samedi, 30 mai 2009
Il Novecento: Ernst Jünger, un testimone del secolo
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L’occhio del fotografo e la penna dello scrittore si muovono in una lunga carrellata, in cui le bellissime immagini commentate ora ironicamente ora con preoccupazione partono dalla sezione “Il crollo degli antichi ordinamenti” e si concludono con quella “Imperialismo”, costruendo una mappa del mondo del dopoguerra che, sfuggito oramai alla struttura tradizionale, segue una logica, quella della Tecnica, che è indipendente da ogni sistema economico e politico. E’ il tema della Mobilitazione Totale, al centro di un altro volume di Maurizio Guerri, Ernst Jünger. Terrore e libertà (Agenzia X, pag.270, euro. 18,00, anch’esso con un’ampia ricognizione fotografica), un’analisi sostanzialmente filosofica che confronta l’originaria ideologia dello scrittore tedesco con gli sviluppi del mondo moderno, prendendo in esame alcuni temi specifici della sua opera: il concetto di bellezza come di oggetto mostrato da uno sguardo che ne penetra e ne taglia gli strati fino alla profondità; le clessidre, segni di un tempo circolare in cui ogni attimo è diverso dall’altro; il corpo, che secondo il modello greco si educa al dolore e alla morte, una morte che è scopo più alto della vita; segni di una filosofia della vita e dell’azione, che va alla ricerca di un equilibrio interiore, di una zona di calma all’interno dell’individuo, di un quid la cui leggerezza permetta di affrontare anche gli “attimi pericolosi”. E al di sopra di tutto le moderne trasformazioni sociali e politiche che partono da quello che si suole chiamare “Operaio” o “Lavoratore” (o “Milite del lavoro”, come meglio lo definì Cantimori), l’individuo che si dissolve attraverso la struttura organizzativa della Mobilitazione To-tale, modo che trasforma l’economia di pace in quella bellica e viceversa. Dopo le vicende del secondo conflitto mondiale, in cui Jünger perse anche il figlio George, mandato in un battaglione di disciplina e caduto combattendo a Carrara, la Mobilitazione Totale diventa il modo di vivere di una cultura che va ampliandosi su scala mondiale e che trasforma le singolarità nazionali in forme anonime di colonizzazione culturale. Siamo nel 1960, Marcuse non è ancora divenuto il filosofo del Sessantotto, né McLuhan ha ancora i suoi migliori testi di critica al “villaggio globale”, ma il vecchio combattente prussiano prevede gli scenari futuri, e cerca di trovare risposte. Allo stesso modo, di fronte al terrore della Mobilitazione Totale, alle guerre mondiali divenute “guerre civili” su scala planetaria, al “sacrificio” dei soldati che hanno combattuto ma anche dinnanzi ad un mondo in cui la guerra è permanente, lo spazio simbolico del Bosco diventa il centro di calma dell’individuo, "luogo della libertà" metafisica in cui si muove il Ribelle, cioè l'individuo che dovrà battersi ogni giorno per conquistare e ri-conquistare la libertà alle forme di controllo planetario. |
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00:05 Publié dans Littérature | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : littérature, lettres, littérature allemande, lettres allemandes, allemagne, 20ème siècle | | del.icio.us | | Digg | Facebook
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