lundi, 29 janvier 2007
Il principe Eugenio, eroe europeo
Gilberto Oneto:
Il principe Eugenio, un eroe europeo
La cultura europea è da sempre oggetto di attacchi feroci di nemici che vogliono distruggerla. I suoi avversari sono interni ed esterni. Dentro c’è sempre qualcuno pieno di odio, rancore o invidia che non ama questa civiltà antica come il mondo e ricca di risorse spirituali e morali che sembrano inesauribili e che anche dopo periodi di prostrazione ritrovano ogni volta nuova energia. Fuori c’è sempre qualcuno pieno di odio, rancore o invidia che non sopporta la bellezza della nostra cultura, le nostre ricchezze e il nostro modo di vivere. Gli attacchi sono continui e negli ultimi secoli hanno assunto una ciclicità secolare. A cavallo fra il ’700 e l’800 è il giacobinismo a sovvertire dal suo stesso cuore la vecchia identità europea; esattamente un secolo dopo esso si evolve nella peste comunista che avvilisce e prostra gran parte del continente. Il nemico esterno più "fedele" e costante è l’Islam che da quattordici secoli aggredisce l’Europa da più parti e cerca di annientarne la grande civiltà. Alla fine del ’600 le sue orde sanguinarie sono arrivate fino al cuore pulsante dell’Europa più vera e assediano Vienna ma è ancora una volta a cavallo del secolo (esattamente trecento anni fa) che gli Europei ritrovano l’antico vigore dei padri e cominciano a ricacciarli verso le loro tane anatoliche, e l’artefice e il simbolo di quei giorni è un padano: il Principe Eugenio di Savoia. Oggi, a tre secoli da quegli avvenimenti, a due dalla rivoluzione giacobina e a uno da quella bolscevica, tutti questi nemici si ripresentano tutti assieme, con un nuovo compare: il mondialismo che ha posto il suo covo in America settentrionale e che da lì spinge i suoi tentacoli dappertutto utilizzando nella sua lotta contro l’Europa i suoi nemici di sempre, fatti uscire come zombies dai sepolcri in cui li avevano relegati la storia e la volontà dei nostri popoli. Oggi però gli schieramenti non sono più chiaramente delineati (con le insegne crociate da una parte e quelle islamiche dall’altra, con i rossi comunisti o i blu giacobini da una parte e i difensori bianchi delle libertà o gli insorgenti dall’altra): il nemico è fra di noi, è dentro di noi, controlla le nostre città, i nostri mezzi di comunicazione, le nostre scuole. Anche la Chiesa (che di questa difesa d’Europa è sempre stata uno dei più robusti baluardi) è disorientata e infiltrata; i Musulmani poi non sono dall’altra parte del muro o del fiume ma sono incistati nelle nostre case e nei nostri paesi. Sappiamo però (e per fortuna) che la vera forza delle tribù d’Europa viene fuori proprio quando il pericolo è massimo e quando tutto sembra perduto: è l’antico spirito di Salamina, di Teutoburgo, di Poitiers, di Lepanto e di Lipsia. Gli esempi e i riferimenti storici che ci possono dare coraggio e fiducia sono moltissimi ma uno più di tutti gli altri sembra essere particolarmente adatto ai giorni che stiamo vivendo. Eugenio di Savoia era nato a Parigi nel 1663, debole e malaticcio era stato avviato alla carriera ecclesiastica ma non ne voleva sapere. Appassionato di armi, si era presentato a Luigi XIV che lo aveva respinto dicendo che non aveva bisogno di "abatini". Si era allora rivolto agli Asburgo che gli avevano invece dato fiducia: come un altro grande padano, Raimondo Montecuccoli, diventerà uno dei migliori condottieri dell’armata imperiale impegnata contro i Turchi. L’Impero aveva appena respinto i Musulmani che, nel 1683, avevano assediato Vienna ma che continuavano a minacciare il cuore dell’Europa cristiana. Sotto gli ordini di Eugenio (diventato il leggendario Prinz Eugen) l’esercito cristiano batte i Turchi a Zenta l’11 settembre del 1697, a Peterwardein nel 1716 e a Belgrado nell’anno successivo. Nel 1706 era anche intervenuto a sostegno del cugino Amedeo II, spezzando l’assedio di Torino e mettendo in fuga i Francesi: un grande giorno per lui che si vendicava del disprezzo con cui i Francesi (amici dei Musulmani) l’avevano trattato e che contribuiva coi fratelli "bogianen" a salvare la sua Piccola Patria di origine. Il principe Eugenio era diventato (assieme alle navi veneziane) il vero protettore d’Europa dalle aggressioni turche (e dai tradimenti interni), era una sorta di reincarnazione di San Giorgio, difensore della Cristianità e patrono della Padania. Non potremmo oggi trovare un esempio più calzante. Figlio fedele delle Alpi padane (con lui c’erano sempre ufficiali e soldati arruolati nella Lombardia storica), al servizio dell’Impero asburgico (erede legittimo del più autentico spirito d’Europa, di Ambigato e di Carlo Magno), è stato il più audace e forte nemico delle orde islamiche che aggredivano l’antica terra dei padri. In questi tempi in cui la nostra Heimat padana e la grande patria europea sono ancora una volta assalite dagli Islamici, sono devastate da traditori e disfattisti, sono indebolite da mille cedimenti, e aggredite dal nuovo devastante potere mondialista, non potremmo trovare un riferimento più entusiasmante nella nostra lotta: il Principe Eugenio, piemontese e padano, fedele soldato dell’Austria e fiero nemico degli aggressori islamici. di Gilberto Oneto06:05 Publié dans Histoire | Lien permanent | Commentaires (0) | | del.icio.us | | Digg | Facebook
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