Ok

En poursuivant votre navigation sur ce site, vous acceptez l'utilisation de cookies. Ces derniers assurent le bon fonctionnement de nos services. En savoir plus.

mardi, 08 janvier 2013

Sinofobia, la Siria e la “sinistra degenerata”

Avril-2011-Chine-Russie_galleryphoto_paysage_std.jpg

Sinofobia, la Siria e la “sinistra degenerata”

Ex: http://aurorasito.wordpress.com/

La sinofobia e la “sinistra degenerata”
Vi è una sezione incredibilmente piccola della sinistra degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, che sostiene la Cina come paese socialista (Workers World Party, Freedom Road Socialist Organization e il Party for Socialism and Liberation sono i tre gruppi marxisti più noti). Vi è una sezione leggermente più grande, della sinistra, che ha una visione ambivalente della Cina e dell’influenza cinese, inclusi ma non limitati al revisionista  Partito Comunista USA e il rifondatore Committee for Correspondence on Democracy and Socialism. Tuttavia, la maggior parte della sinistra degli Stati Uniti ha una visione del tutto negativa della Cina. Gruppi come International Socialist Organization (ISO) e l’International Marxist Tendency condividono la stessa visione della Cina del Wall Street Journal (WSJ) e dell’Economist, che la trattano da paese a capitalismo di stato. Inoltre, di norma l’ISO arriva oltre equiparando la Cina a una potenza imperialista uguale agli Stati Uniti. Anche la Segretaria di Stato Hillary Clinton potrebbe trovare un terreno comune con questa posizione, dato il suo commento in un vertice in Tanzania, lo scorso anno, secondo cui la Cina persegue una politica di “nuovo colonialismo” in Africa. Clinton ha fatto questi commenti senza un pizzico di ironia, così come non vi è alcuna ironia in “Record dell’imperialismo della Cina“, un articolo apparso sul Socialist Worker del 2009. Questo è ovviamente un parere condiviso da The North Star, che chiama la Cina “elemento di sostegno essenziale, forse il supporto essenziale, al dominio capitalista internazionale“. (2) Ciò è un importante punto di partenza per comprendere le basi teoriche della “sinistra degenerata” di cui The North Star fa parte.
Significativamente, nell’ultimo pezzo di Binh non vi è alcuna menzione della deterrenza militare o politica fornita da Cina e Russia sulla Siria. Nel pezzo originale, difendendo l’intervento della NATO in Libia e Siria, Binh fa menzione dell’opposizione della Cina e della Russia all’intervento in stile Libia, dicendo: “Paradossalmente, la vittoriosa campagna della NATO in Libia ha reso una futura campagna USA/NATO in Siria meno probabile. Russia e Cina sono ora determinate a bloccare qualsiasi tentativo di applicare il modello libico in Siria al Consiglio di sicurezza, e l’amministrazione Obama non è disposta a sfidarle avviando un’azione militare unilaterale in stile Bush, per il momento.” Cinque mesi più tardi, il ruolo di Cina e Russia non merita neanche una menzione, anche se Binh ridicolizza la sinistra anti-imperialista che risponde a nuovi segni di aggressione. Al contrario, la spiegazione della riluttanza di Washington ad intervenire direttamente per conto dei ribelli, si riduce a tre punti principali: (1) Washington non ha le truppe necessarie per invadere e occupare la Siria, (2) il Senato degli Stati Uniti limita la capacità di Obama di lanciare una no-fly zone, e (3) gli Stati Uniti fondamentalmente non vogliono vedere rovesciato Assad, perché la ribellione è pro-palestinese e i palestinesi sostengono la ribellione.

Il ruolo della Cina e della Russia come contrappesi all’imperialismo
Cominciamo con il secondo argomento sulla mancanza di sostegno politico interno, al Senato degli Stati Uniti, a una no-fly zone. L’argomento di Binh è risibile dato che Stati Uniti, Francia, e le altre potenze imperialiste hanno già spinto per una no-fly zone attraverso le Nazioni Unite, come hanno fatto un anno fa, per lanciare l’assalto alla Libia, a giugno. Se avessero affrontato le stesse astensioni di Cina e Russia, come è successo con la no-fly zone in Libia, non vi è motivo di ritenere che l’intervento militare non si sarebbe già verificato. Tuttavia, la Cina e la Russia hanno, infatti, posto il veto al Consiglio di sicurezza dell’ONU verso la no-fly zone, riducendo notevolmente la percezione  di un consenso internazionale verso le operazioni militari straniere in Siria.
Ad agosto, il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, “ha avvertito l’occidente a non intraprendere azioni unilaterali contro la Siria, affermando che la Russia e la Cina sono d’accordo che violazioni del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, vanno vietate.” (3) Sia la Cina che la Russia continuano a supportare la Siria e a spezzare le sanzioni dell’occidente al governo di Assad, con la Russia che si fa avanti aiutando effettivamente il governo siriano nel conflitto. Sia la Cina che la Russia continuano a chiedere una soluzione politica della crisi siriana, e sconfessano esplicitamente la strategia dell’esercito libero siriano di prendere il potere attraverso la guerra. E sia la Cina che la Russia si sono opposte all’escalation degli Stati Uniti, tra cui il recente collocamento di missili Patriot sul confine turco-siriano.
La Cina e la Russia risponderebbero militarmente se l’occidente intervenisse unilateralmente in Siria? E’ difficile dirlo, anche se la Russia è molto più pronta a lanciare un contrattacco per difendere il governo di Assad. Il punto più saliente è che la Cina e la Russia hanno esercitato la loro influenza in contrappeso all’imperialismo occidentale, riguardo la Siria. Le potenze imperialiste occidentali possono ancora intervenire militarmente in Siria, ma vi assicuro che uno dei più grandi ostacoli che li ha tenuti a bada, finora, sono la Cina e la Russia. Che cosa dovremmo pensare dell’astensione della Cina e della Russia al voto per la no-fly zone in Libia, alle Nazioni Unite nel 2011, che ha facilitato il barbaro assalto della NATO contro il popolo libico e la caduta di Muammar Gheddafi? Ritengo che sia la Cina che la Russia la ritengano  un fallimento; un passivo ‘rimorso del compratore’. Martin Beckford del Telegraph ha segnalato questo, “nelle prime settimane dell’attacco della NATO: la Cina, che affronta spesso critiche per la soppressione dei propri movimenti democratici interni, ha detto che “deplora” l’azione militare e rispetta la sovranità della Libia. Un comunicato del Ministero degli Esteri ha dichiarato: “La Cina ha preso atto degli ultimi sviluppi in Libia, ed esprime rammarico per gli attacchi militari contro la Libia. Speriamo che la Libia sia in grado di ripristinare la stabilità nel più breve tempo possibile ed evitare ulteriori vittime civili, a causa dell’escalation del conflitto armato”, ha aggiunto.” (4) La reazione della Russia è stata simile.
La Cina ha raramente usato il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza, e la Russia post-1991 ha seguito questa strada e, nonostante ciò, entrambe hanno supportato in silenzio nazioni indipendenti come la Siria. Tuttavia, l’entità e la ferocia dell’assalto alla Libia ha spinto il Partito Comunista Cinese (PCC) a cambiare posizione, riassumendo la sua inazione come un fallimento di cui “rammaricarsi”.

Scemo e più scemo: la sinofobia e il cinismo fuori luogo della sinistra degenerata
Binh e quelli del The North Star saranno pronti a sottolineare gli interessi  commerciali in Siria di Cina e Russia, insieme alla loro stretta relazione economica con l’Iran. Yusef Khalil dell’ISO, ha descritto il veto della Cina e della Russia a una no-fly zone sulla Siria, come “una [mossa] per proteggere i propri interessi imperialisti nella regione.” (5) La questione della Russia è un argomento altrettanto importante, ma la dovremo riservare per un’altra volta. Certo, la Cina è partner commerciale della Siria e il più grande titolare estero nella partecipazione al petrolio siriano. (6) Dopo l’embargo paralizzante fissato dall’Occidente, la Cina ha continuato ad acquistare petrolio siriano, minando gravemente il successo della ‘guerra delle sanzioni’. (6) Tuttavia, questo inevitabile contro-argomento è difettoso e ridicolo come l’intera premessa secondo cui la Cina sia un paese imperialista. Adel al-Toraifi, capo- redattore di al-Majalla News, dipana gli argomenti di tutti coloro che sostengono che la posizione della Cina sulla Siria sia basata su considerazioni economiche: “…La Cina ha avuto rapporti commerciali con la Siria, e una forte cooperazione economica con il regime di Bashar al-Assad dal 2001, dopo che entrambe le parti hanno firmato un accordo di cooperazione economica e tecnica, il che significa che la Cina è il terzo più importante partner commerciale della Siria. Tuttavia, il volume degli scambi commerciali tra i due paesi, pari a 2,2 miliardi di dollari nel 2010, è nulla in confronto allo scambio commerciale tra la Cina e gli Stati del Golfo, che supera i 90 miliardi di dollari all’anno. Quindi la Cina non è troppo preoccupata per la perdita della Siria come partner economico, ma il problema non è la perdita di utili o di affari, in particolare gli interessi cinesi sono protetti opponendosi alle mosse statunitense ed europea per promuovere un cambiamento di regime nel Medio Oriente.” (7)
Sostenendo che la Cina, un paese che in linea di massima non ha esercitato il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza, improvvisamente segua un capriccio e sostenga un partner commerciale minore come la Siria, sfida la logica. Solo una analisi cruda dei numeri di base, rivela che la Cina aveva oltre 20 miliardi di investimenti nella Libia del governo di Gheddafi, quasi dieci volte l’ammontare degli investimenti in Siria. (8) Il petrolio è un fattore determinante nella diversa linea  della Cina sulla Siria, rispetto la Libia? Ma neanche ci si avvicina. La Siria è un piccolo  produttore di petrolio, per gli standard del Medio Oriente, meno dell’1% delle esportazioni di petrolio siriane va in Cina (meno di 4.000 barili al giorno). (9) La Cina ha importato più di 15000 barili di petrolio libico al giorno con Gheddafi, ovvero circa 37,5 volte la quantità importata dalla Siria. (10)
Potremmo continuare a svelare l’argomento dell’interesse economico della Cina attraverso altri confronti economici. Per il bene del lettore, però, andiamo al sodo: la Cina ha molto meno motivi di partecipare alla difesa della Siria dalle aggressioni occidentali, di quanto abbia fatto con la Libia, ma le due domande hanno suscitato risposte diverse. La sinistra degenerata e la destra degli Stati Uniti condividono un cinismo comune verso le azioni cinesi negli affari mondiali. Tuttavia, la destra usa cinicamente la sinofobia come una tattica di pura propaganda volta a suscitare il nativismo negli Stati Uniti. La sinistra degenerata, d’altra parte, sembra davvero credere a questa farsa, ripetendo le stesse bugie a danno del movimento mondiale anti-imperialista.

La sinofobia della sinistra degenerata la spinge a saltare nel neo-conservatorismo
La politica estera della Cina è un eco lontano dal supporto critico dell’Unione Sovietica alle lotte di liberazione nazionale in tutto il mondo. In realtà, è importante per gli anti-imperialisti notare e criticare gli errori di politica estera commessi da Pechino, durante il conflitto cino-sovietico, che fin troppi gruppi statunitensi del nuovo movimento comunista hanno abbracciato acriticamente. Tuttavia, la sinistra degenerata che paragona la Cina a un interessato concorrente mondiale imperialista degli Stati Uniti, ha trascurato  totalmente le effettive dinamiche in gioco.
Poiché la maggior parte della sinistra occidentale vede nel commercio globale solo un affare diretto da multinazionali, vede il ruolo della Cina nel mercato mondiale come parte della stessa macchina imperialista, contro cui protesta nei propri paesi. Un elemento di opportunismo politico gioca in questa analisi, anche se si considerano le fiammate sinofobe palesemente alimentate da molti sindacati degli Stati Uniti. La sinistra degenerata ha un atteggiamento cinico nei confronti della Cina, anche quando fa qualcosa di incredibilmente lodevole come porre il veto alla risoluzione per la no-fly zone, derivante principalmente dal suo abbraccio della propaganda sinofoba. The North Star, insieme ad altri blog come Politics in the Zeroes, continuano a tacciare la Cina per il “massacro” di Piazza Tiananmen, dicendo che negli USA non sarebbe accaduto. (11) Naturalmente la Cina è sempre falsamente indicata quale potenza imperialista, per il suo rapporto con il Tibet, nonostante gli interessi feudali e imperialisti che alimentano il movimento Free Tibet. (12)
Con tutte le sue contraddizioni, la Cina rimane un paese socialista. Le leve fondamentali dell’economia sono ancora controllate dallo Stato, che è controllato solo dal partito comunista ed è orientato verso gli operai e i contadini. Un settore capitalista si è sviluppato in Cina, dalle riforme di Deng Xiaoping che rispecchiavano la nuova politica economica di Lenin, ma questo settore è del tutto dipendente dallo stato socialista. E anche se la Cina non è più un fautore verbale della rivoluzione mondiale, molti definirebbero questo revisionismo, la sua linea sulla questione siriana dimostra l’impegno costante del PCC nell’anti-imperialismo e nello sviluppo indipendente. Respingendo la Cina e tutta l’esperienza socialista del 20° secolo, la sinistra degenerata accetta già le premesse di base dell’elite di destra e borghese degli Stati Uniti. Naturalmente non si ferma solo alla Cina.
Se si respinge la Cina quale capitalismo di stato, o anche come stato imperialista, allora si deve andare oltre, rifiutando gli stati nazionalisti borghesi, come il governo di Assad in Siria o il governo di Gheddafi in Libia. Ogni tentativo di sostenere contro l’aggressione occidentale questi governi, da parte della Cina, o anche la Russia, viene visto come un’azione inter-imperialista, secondo la sinistra degenerata. Con ciò, i cosiddetti marxisti dei vari gruppi possono rispolverare Lenin, citando fuori contesto alcune sue denunce della Seconda Internazionale, e riprendendole oggi. Alcuni, come Binh, saltano Lenin e arrivano a Malcolm X, stracciando “con ogni mezzo necessario” in modo così grossolanamente fuori contesto, usando uno dei leader più rivoluzionari della liberazione nazionale, per giustificare lo stesso imperialismo contro ha combattuto.
Tutti si compiacciono nella loro soddisfazione di opporsi alla tirannia, nemmeno più il capitalismo, ma il concetto metafisico della tirannia, per conto di un immaginario movimento dei lavoratori ‘dal basso’. Questo ultimo punto, riguardo la semplicistica e completamente anti-dialettica visione del mondo della sinistra degenerata, è molto importante per capire il suo rapporto con il neo-conservatorismo. Perché la Siria è uno stato borghese, con una economia capitalistica, il degenerato vede il governo di Assad e le sue azioni nel vuoto politico. Non vi è alcuna comprensione dialettica delle contraddizioni primarie e secondarie, che rivelano che la lotta delle nazioni oppresse contro le nazioni che opprimono sono la contraddizione principale che affronta il popolo siriano. Invece, Assad è visto dalla sinistra degenerata allo stesso modo con cui Saddam (Hussein) era visto dall’amministrazione Bush: un tiranno che nega la libertà e la democrazia alla propria gente. Secondo questa visione del mondo, Assad non può essere progressista in qualsiasi contesto, perché guida uno stato borghese. Non importa che sia un nazionalista in opposizione all’imperialismo occidentale! Non importa che l’economia siriana sia ancora in gran parte controllata dallo Stato! Non importa che sostenga le lotte di liberazione nazionale in Palestina e in Libano! Opprime il suo popolo; una frase particolarmente condiscendente verso qualsiasi cosa che possa far parlare di sé la gente. E naturalmente non c’è discussione o differenziazione verso i popoli colpiti dalla repressione dello stato siriano (collaboratori e simpatizzanti dell’imperialismo, terroristi).
La Cina è anche uno dei fattori in questa visione tautologica del mondo. Per il degenerato di sinistra, la solidarietà internazionale da uno Stato, ogni Stato, è categoricamente impossibile, perché ritiene che più o meno tutti gli Stati siano capitalisti. Si consideri la tautologia qui all’opera: quando la Cina vieta una risoluzione sulla no-fly zone, è una tirannia che supporta una tirannia. Quando la Cina non vieta la risoluzione sulla no-fly zone in Libia, fornisce un “supporto essenziale, forse il supporto essenziale, al dominio capitalista internazionale.” (2) Quando la Russia posiziona delle navi per compensare i missili Patriot degli Stati Uniti in Turchia, è una potenza imperialista che salvaguarda i suoi interessi strategici e commerciali. Se la Russia non si oppone all’intervento occidentale in Libia, è un partner silenzioso del progetto imperialista. … O forse dobbiamo affrontare la Cina, e la Russia, dialetticamente considerando il loro ruolo in relazione all’imperialismo in un determinato momento della storia!
E’ una sorpresa che molti trotzkisti del 20° secolo, che hanno costruito le loro misere carriere politiche “denunciando tutte le istanze del socialismo come capitalismo di Stato, siano diventati dei neo-conservatori nell’era Reagan?* Cominciamo a capire il caso vergognoso di Christopher Hitchens, guerrafondaio sull’Iraq, quando ci rendiamo conto del suo odio per tutti i paesi socialisti esistenti, che vede come potenze capitaliste e imperialiste, non migliori rispetto agli Stati Uniti.

La Siria, la Cina, gli Stati Uniti e la sinistra
L’intervento militare in Siria sembra più probabile ogni giorno. Tragicamente, la risposta della sinistra degli Stati Uniti sembra ridursi sempre più ad ogni guerra o azione militare lanciata dall’amministrazione Obama. Con i suoi importanti legami economici con gli Stati Uniti e il mercato mondiale, la Cina potrebbe assumere un ruolo più attivo facendo pressione economica sulle potenze imperialiste, affinché non intervengano. In definitiva se la NATO è stata dissuasa da un intervento in stile Libia, sulla questione delle armi chimiche, la presenza militare russa nel Golfo avrà probabilmente più a che fare con ciò. Il punto più saliente è che la sinistra degenerata continua a fiancheggiare le potenze imperialiste, a parole (The North Star) o con i fatti (ISO). La sinistra degli Stati Uniti deve scartare queste teorie fallite e abbracciare l’anti-imperialismo, se spera di costruire una resistenza militante a questi attacchi criminali, un anti-imperialismo che invii un messaggio unificato di supporto ad Assad e all’autodeterminazione siriana, in questo periodo di crisi, come abbiamo scritto lo scorso fine settimana.
Tuttavia, la sinofobia della sinistra degenerata continua a perseguitare i movimenti degli Stati Uniti, impossibilitati a distinguere l’amico dal nemico. Anche la russofobia, un argomento da affrontare un’altra volta, alimenta una visione semplicistica del mondo, aliena dalla teoria leninista dell’imperialismo. In realtà capitalista, la Russia non è ancora una potenza imperialista e, soprattutto, fa da contrappeso all’imperialismo insieme alla Cina. Il coinvolgimento sia della Cina che della Russia nella crisi in Siria ha diverse contraddizioni, ma gli anti-imperialisti riconoscerebbero che questi due paesi hanno reso la sottomissione del popolo siriano al capitale finanziario occidentale più difficile. Né la Cina né la Russia sono i leader del movimento mondiale anti-imperialista. Questa distinzione appartiene alla lotta delle masse  per l’autodeterminazione e la rivoluzione in Colombia, India, Palestina, Filippine, e in tutto il mondo. Ma la sinistra degli Stati Uniti deve riconoscere che la Cina è un amico, non un nemico, del movimento anti-imperialista, e inizierà a vedere questioni come la Siria molto più chiaramente.

Return to the Source ha difeso l’orientamento socialista della Cina e il suo ruolo nel commercio mondiale, e chi è interessato a un esame più approfondito deve fare riferimento a Cina e il socialismo di mercato: Una questione di Stato e rivoluzione.
* In nessun modo questa affermazione dovrebbe essere preso come un atto di accusa a tutti i gruppi che professano il patrimonio ideologico di Lev Trotzkij. Per quanto imperfetto, come noi crediamo, sulla linee e la strategie di organizzazione, molti di questi gruppi, come il Socialist Equality Party, hanno perlopiù confermato una posizione anti-imperialista sulla Siria.

Note
(1) Pham Binh, The North Star, ““Red Line” or Empty Threat? How the Left Gasses Itself on #Syria”, 6 dicembre 2012
(2) Gabriel Levy, The North Star, “The Trouble With Economic Growth”, 2 ottobre 2012
(3) Reuters, “Russia, China warn West against Syria intervention”, 21 agosto 2012
(4) Martin Beckford, The Telegraph, “Libya attacks criticised by Arab League, China, Russia and India”,  21 marzo 2011
(5) Yusef Khalil, Socialist Worker, “A Turning Point in Syria”, 31 maggio 2012
(6) Joel Wuthnow, The National Interest, “Why China would intervene in Syria”, 16 luglio 2012
(7)Adel al-Toraifi, al-Majalla, “Does China truly support Bashar al-Assad?” 16 febbraio 2012
(8) Michael Kan, The African Business Journal, “China’s Investments in Libya
(9) Energy Information Administration, “Country Analysis Briefs: Syria”, Updated August 2011
(10) Deborah Brautigam, “China in Africa: The Real Story, “China’s Oil Imports From Libya”,  23 marzo 2011
(11) Malcolm Moore, The Telegraph, “Wikileaks: No Bloodshead Inside Tianamen Square, cables claim”, 4 giugno 2011
(12) Michael Parenti, “Friendly Feudalism: The Tibet Myth”, gennaio 2007

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora