Dominique Venner, Le choc de l'histoire
dimanche, 14 juillet 2013
Eu-Rus. Il protagonismo dei popoli europei e una nuova sinergia con la Russia
Eu-Rus. Il protagonismo dei popoli europei e una nuova sinergia con la Russia
Aymeric Chauprade è uno degli autori di geopolitica più importanti della nuova generazione. Animatore della Revue française de géopolitique è anche presidente della Accademia Internazionale di Geopolitica. Chauprade afferma le ragioni del multipolarismo: sostiene che per riequilibrare il sistema di rapporti internazionale sia necessario un nuovo protagonismo dei popoli europei, che solo può avvenire in virtù di una forte intesa con la Russia.
La Russia appunto. La vecchia rappresentazione secondo la quale Mosca esprimeva un potere “asiatico” ed ostile, separato dal nostro vivere occidentale da un limes invalicabile (la cortina di ferro) appare vecchia. Una rappresentazione ossidata e tossica. Archiviata per sempre l’ideologia marxista, la Russia torna ad essere nazione europea, per paesaggio, etnia, lingua, cultura e religione. Ed è naturale che gli spiriti più intuitivi del nostro tempo si prodighino per sostenere la vera, autentica “integrazione” per la quale valga la pena di battersi. L’integrazione tra Est e Ovest dell’Europa; il respiro simultaneo dei “due polmoni dell’Europa”, come li definiva con parola ispirata Giovanni Paolo II.
Il 13 giugno Chauprade ha rivolto un’allocuzione ai deputati della Duma russa. “Signore e signori della Federazione Russa – ha esordito l’autore – è un grande onore essere qui per un patriota francese che come me guarda al popolo russo come a un alleato storico”. Poi Chauprade ha proseguito con affermazioni forti di stampo sovranista: “Il nuovo bipolarismo mette di fronte, in un confronto che si amplificherà, da un lato questo totalitarismo globale, che ha distrutto la famiglia e la nazione, riducendo la persona ad un consumatore schiavo di pulsioni mercantili e sessuali e dall’altro i popoli traditi dalle loro elite, assopiti davanti alla perdita di sovranità e all’immigrazione di massa, ma che di fronte all’attacco contro la famiglia iniziano a risvegliarsi”.
Nel clou dell’intervento l’elogio di Vladimir Putin: “Signore e signori deputati, è con il presidente Putin e tutte le forze vive della Russia, che il vostro paese ha intrapreso una ripresa senza precedenti, militare, geopolitica, economica, energetica e spirituale che ispira ammirazione nei patrioti francesi! I patrioti del mondo intero, gelosi dell’indipendenza dei popoli e delle fondamenta della nostra civiltà, in questo momento hanno gli occhi puntati verso Mosca”.
L’idea che la Russia di Putin rappresenti oggi “il polo” per coloro che si riconoscono nel retaggio e nel futuro della civiltà europea è una impressione condivisa.
Chi scrive, nel suo piccolo, ha concepito l’idea di un progetto denominato Eu-Rus e ne ha cominciato a parlare, alla maniera dei ragazzini … su facebook[1].
La “Eu” di Eu-Rus contiene le stesse lettere della sigla UE (Unione Europea) sia pur in un ordine diverso ed evoca anche la radice greca “eu” che nella lingua di coloro che per primi pensarono l’Eu-r-opa[2] significa bene (come nelle parole composte “eudemonia”, “euritmia”, “euforia”, “eucaristia” e – si spera di no – “eutanasia”).
L’intenzione è quella di realizzare con gli amici che sono interessati un network di intellettuali motivati dall’ideale della integrazione Europa – Russia.
Gli spunti di riflessione e di impegno sono tanti:
1. Affermare l’esigenza di una comunità energetica comune, attraverso la realizzazione dei gasdotti North Stream e South Stream.
2. Battersi affinché in tutto il continente si affermi il programma portato avanti da Putin di socializzazione delle fonti energetiche. Socializzazione versus privatizzazione selvaggia.
3. Auspicare il sorgere di un area di libero scambio comune tra Europa e Russia, di integrazione delle risorse tecnologiche e imprenditoriali. I grandi corridoi orizzontali che in questi anni si stanno costruendo devono essere prolungati fino a Mosca e devono diventare strade a doppia corsia: sulla corsia che va verso Occidente scorrono le risorse energetiche e del sottosuolo, sulla corsia che va verso Oriente scorre il Know How che l’Europa Occidentale oggi può mettere a disposizione.
4. Riaffermare i principi della rivoluzione nazional-democratica gaullista: capi di governo eletti direttamente dal popolo, come oggi avviene in Francia e in Russia; con un radicale ridimensionamento di tutti i poteri non-eletti (commissari UE, governi tecnici, ONG …)
5. Rilanciare la politica di coesistenza pacifica con i paesi arabo-islamici secondo la linea perseguita sia pur tra difficoltà e/o incertezza dall’Italia con Mattei, Moro, Craxi, Andreotti.
6. Sviluppare anche l’idea di una graduale integrazione militare delle nazioni europee, una integrazione che coinvolga tutte e due le potenze dotate di arsenale nucleare del continente: la Francia e la Russia.
7. Sostenere un ideale di multipolarismo basato sul principio del Balance of Power per evitare le derive belliciste che inevitabilmente derivano dal predominio mondiale di una “Unica Superpotenza”.
8. Affermare una politica sull’emigrazione corrispondente alle esigenze dei lavoratori e dei disoccupati europei, una politica che non segua gli interessi di coloro che mirano ad abbassare il costo del lavoro con l’immissione continua di nuovi soggetti nel sistema economico, ma che segua le indicazioni del formidabile discorso alla Duma di Vladimir Putin del 4 febbraio 2013.
9. Auspicare l’adozione di una politica per la famiglia corrispondente alle esigenze demografiche dell’Europa.
10. Approfondire il dialogo culturale meditando sulle esperienze spirituali dei grandi pensatori russi: Soloviev, Bulgakov, Dostoevskij, Florensky.
11. Per la stessa ragione contribuire al dialogo ecumenico tra chiesa cattolica romana e chiese ortodosse d’Oriente.
12. Rimeditare in chiave post-moderna il tema della III Roma.
Due sono gli errori da non commettere nello svolgimento di questa impostazione:
1. sviluppare i temi con un taglio “estremista”. La geopolitica autentica confina con la diplomazia e non con l’ideologia. La calma, la moderazione, l’equilibrio sono una sostanza migliore rispetto ai fumi dell’ideologia.
2. sviluppare il progetto con una foga polemica contro altri soggetti internazionali. Qui non si vuole essere anti islamici o antioccidentali o anticinesi. Si vuole semplicemente essere nietzschianamente “buoni europei” e dunque elaborare il tema della fratellanza naturale e storica tra i popoli che sono figli della Grande Madre Europa.
Siamo felici che questo progetto possa partire a bordo della nave pirata di Barbadillo. Ne parleremo nelle prossime settimane con gli amici che condividono, nella piena libertà delle loro equazioni personali, le idee di fondo del progetto.
[1] Vedi la pagina https://www.facebook.com/pages/Eu-Rus/489924397713156
[2] Europa era la splendida fanciulla orientale amata da Zeus (nella radice etimologia,Eu-Op, il riferimento ai grandi occhi splendenti). Il grande dio del cielo per sedurla si trasformò in Toro e condusse la fanciulla dalla sponda orientale a quella occidentale del Mediterraneo, nella terra che avrebbe preso da lei il nome
@barbadilloit
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samedi, 13 juillet 2013
Digitale dementie
Jongeren door internetcontacten steeds minder empathisch - Straling mobieltjes: Verhoogd risico op hersentumor, hartaandoening, Alzheimer, MS , Parkinson, autisme
De snelle omschakeling naar een digitale samenleving blijkt steeds vaker grote en veelal permanente gevolgen te hebben voor onze lichamelijke en geestelijke gezondheid.
Artsen in Zuid Korea, het land dat al sinds de jaren '90 voorop loopt bij de invoering van computers, maken zich zorgen over een nieuwe en snel groeiende aandoening die vooral jongeren aantast: digitale dementie. Het blijkt dat het geheugen van steeds meer jonge mensen door het veelvuldig en langdurig gebruik van pc's, spelcomputers en smartphones ernstig wordt aangetast, zozeer dat er zelfs sprake lijkt van een hersenbeschadiging of psychiatrische ziekte. Sommige jongeren kunnen niet eens meer een telefoonnummer onthouden.
De vooruitstrevende digitalisering van de Zuid Koreaanse samenleving, zowel op de werkplek, de scholen als in de privésfeer, blijkt een zorgwekkende keerzijde te hebben. 'Het te vaak gebruiken van smartphones en (spel)computers belemmert de ontwikkeling van het brein,' zegt Byun Gi-won, wetenschapper van het Balance Brain Centre in Seoul. 'Zware gebruikers ontwikkelen met name de linkerkant van hun brein, waardoor de rechterkant onaangesproken of onderontwikkeld blijft.'
Extreem vroege dementie, emotionele onderontwikkeling
De rechterkant van het brein is verbonden met het concentratievermogen. Als deze helft zich niet voldoende ontwikkelt krijgen mensen grote problemen met opletten en hun geheugen, wat in maar liefst 15% van de gevallen kan leiden tot het extreem vroeg intreden van dementie. Daarnaast zijn deze aangetaste mensen vaak emotioneel onderontwikkeld, waarbij kinderen hogere risico's lopen dan volwassenen omdat hun hersenen nog niet volgroeid zijn.
Volgens het ministerie van Wetenschap, ICT en Toekomstplanning bezit ruim 67% van de Zuid Koreanen een smartphone, het hoogste percentage ter wereld. Onder tieners is dit 64%, een gigantische groei ten opzichte van de 21,4% in 2011. Zuid Korea was het eerste land ter wereld waar ook op de basisscholen massaal papier en schoolbord werden vervangen door computers.
'Schade hersenen onomkeerbaar'
De Duitse neurowetenschapper dr. Manfred Spitzer schreef in 2012 het boek 'Digitale Dementie'. Hierin waarschuwde hij ouders en leraren voor de gevaren als kinderen te veel tijd doorbrengen met hun laptop, smartphone of andere elektronische apparaten. De schade die wordt aangebracht aan de hersenen is volgens Spitzer onomkeerbaar, reden waarom hij opriep tot een verbod op het gebruik van digitale apparaten op Duitse scholen.
'Kinderlijk gedrag' door sociale netwerken
Lady Greenfield, een gezaghebbende professor synaptische farmacologie aan het Lincoln college in Oxford (Engeland), waarschuwde in 2009 in het Britse Hogerhuis (1e Kamer) dat door de ervaringen die kinderen op sociale netwerksites opdoen zij 'verstoken blijven van samenhangende taal en lange-termijn betekenis. Als gevolg zullen de hersenen van de kinderen, als ze straks volwassen zijn, nog steeds op een kinderlijke manier functioneren.'
Volgens haar veroorzaken sociale netwerksites een verkorting van de aandachtsboog van kinderen. 'Als het jonge brein al vroeg wordt blootgesteld aan een wereld van snelle aktie en reactie, van plotseling opflitsende nieuwe beelden en foto's door een simpele druk op een knop, dan raken de hersenen er aan gewend om binnen zulke korte tijdsperiodes te reageren. Maar als er dan in de echte wereld niet onmiddellijk reacties volgen, dan krijgen we afwijkend gedrag en noemen dat vervolgens 'attentention-deficit (hyperactivity) disorder', AD(H)D.'
Erosie van eigen identiteit
Greenfield zei dat meer computeren en minder lezen van boeken leidt tot het verlies van empathie, van inlevingsvermogen. De professor vindt het vreemd dat de maatschappij de erosie van onze identiteit als gevolg van sociale netwerksites 'enthousiast omarmt'. Volgens haar leiden sites als Facebook en Hyves ertoe dat mensen het onderscheid tussen hun online identiteit en de 'echte wereld' beginnen te verliezen. Greenfield stelt dat de volwassenen van de volgende generatie daarom hun identiteit zullen ontlenen aan de reacties van anderen op henzelf.
Sociale netwerksites kunnen een 'constante herbevestiging geven dat er naar je geluisterd wordt, je (h)erkend wordt, belangrijk bent,' vervolgde Greenfield. 'Dit is echter gelijktijdig gekoppeld aan een vervreemding van de druk van een écht face-to-face gesprek, een echte real-life conversatie, die veel 'gevaarlijker' is, omdat je geen gelegenheid hebt om een tijdje over een slim of gevat antwoord na te denken.' (5)
Narcistisch gedrag, gebrek aan empathie
Dr. Ablow, Amerikaanse psychiater en New York Times auteur van diverse bestsellers, schreef in 2010 dat veelvuldig chatten ertoe leidt dat mensen op den duur steeds slechter in staat zijn om diepgaande 'real life' relaties aan te gaan, omdat men gewend is internetcontacten die 'moeilijk' doen simpel weg te klikken.
Ook hij schreef de explosie van AD(H)D onder jongeren mede toe aan de verschuiving onder jongeren naar digitale contacten. 'Veel moderne jongeren vertonen narcistisch gedrag en denken dat zij de sterren van hun eigen digitale levens'soap' zijn... De veel grotere slachting zal bestaan uit de stille vernietiging van de waardevolle interpersoonlijke alchemie die we 'menselijke relaties' noemen. Die zijn gebaseerd op empathie en het besef dat je altijd te maken hebt met iemand die een gevoel heeft en daarom met respect behandeld moet worden,' aldus Ablow.
Mensen online als wegwerpartikelen behandeld
'Nu dreigen we echter een belangrijke grens over te gaan door buitengewoon 'giftige' boodschappen tot ons te nemen die het tegenovergestelde zeggen, namelijk dat mensen wegwerpartikelen zijn, wier enige waarde is dat ze misschien maar enkele minuten onze aandacht kunnen vasthouden.' Naast dr. Ablow waarschuwen psychiaters over de hele wereld dat met name jongeren steeds minder in staat lijken om complexe, duurzame relaties aan te gaan, omdat het hen aan voldoende empathie (inlevingsvermogen) ontbreekt. (2)
Ook de snelle verruwing op blogs en forums in de afgelopen jaren, waaronder helaas ook deze site, is een duidelijk bewijs van deze digitale afstomping en ontaarding. Steeds meer mensen hebben er moeite mee om op normale, beschaafde en respectvolle wijze op artikelen of andere bezoekers waar zij het niet mee eens zijn te reageren. Velen zijn niet (meer) in staat met inhoudelijke en onderbouwde argumenten te reageren en grijpen daarom terug op ordinaire verwensingen en grove scheldpartijen.
Hartaandoening, Alzheimer, MS, Parkinson, hersentumor
Na Japanse, Australische, Finse, Zweedse en Zwitserse wetenschappers concludeerde in 2009 ook het European Research Institute for Electronic Components in Boekarest dat de straling die door mobieltjes wordt afgegeven onder andere kan leiden tot hartaandoeningen en nierstenen. Onderzoekers van de universiteit in het Zweedse Lund ontdekten dat ook de hersenen kunnen worden aangetast, waardoor mensen sneller Alzheimer, Multiple Sclerosis en Parkinson kunnen krijgen. Australische wetenschappers waarschuwden dat in het jaar 2020 zo'n 2 miljard (!) mensen een hersentumor kunnen ontwikkelen door het veelvuldig bellen met mobieltjes. (4)
Inmiddels is er ook bewijs geleverd dat de sterke groei van autisme mede wordt veroorzaakt door de forse toename van RF (Radio Frequentie) straling in de atmosfeer, die schade aanricht aan de hersenen van ongeboren en jonge kinderen. Het aantal baby's met autisme groeide van 1 op de 150 in 2002 naar ongeveer 1 op de 50 tien jaar later.
In juni 2011 classificeerde de Wereld Gezondheid Organisatie (WHO) de straling die door de inmiddels bijna 7 miljard mobieltjes (2011: 4,6 miljard) op de wereld wordt geproduceerd dan ook als 'mogelijk kankerverwekkend'. Hiermee werden mobieltjes in dezelfde categorie geplaatst als lood en chloroform. De WHO concludeerde dat frequente blootstelling aan straling van mobieltjes gelinkt kan worden aan kwaadaardige hersentumoren.
Straling verstoort DNA reparatie
In een recente presentatie toonde ook Devra Lee Davis, voormalig wetenschapper aan de National Academy of Sciences, de gevaren van mobieltjes aan. Davis dacht aanvankelijk dat de straling geen kwaad kon, totdat ze na uitvoerig onderzoek tot geheel andere conclusies kwam. De impact op het lichaam wordt niet veroorzaakt door het lage energieverbruik van mobieltjes, maar door de pulserende straling die ze uitzenden en die de reparatie van beschadigd DNA in het lichaam kan verstoren.
Davis zei ook dat mobieltjes de oorzaak zijn van kankertumoren die ontstaan op plaatsen die veel bloot staan aan direct contact (ook met kleding ertussen) met het apparaat. Epidemioloog en gezondheidswetenschapper George Carlo, oprichter van het Science and Public Policy Institute, stelde al jaren geleden dat de industrie nooit serieus onderzoek heeft verricht naar de gevolgen van mobiele straling. Na een 6 jaar durend onderzoek dat $ 28 miljoen kostte concludeerde Carlo in 1999 dat de straling dermate ernstig is, dat in 2010 jaarlijks zo'n 500.000 Amerikanen kanker zouden krijgen als direct gevolg van het gebruik van mobiele telefoons.
'Nieuwe generatie smartphonechips zeer schadelijk'
Vorig jaar sloegen Amerikaanse wetenschappers alarm over de nieuwe generatie microchips die voor smartphones wordt ontwikkeld. Volgens dr. Boian Alexandrov van het Center for Nonlinear Studies van het Alamos National Laboratory in New Mexico kunnen de terahertz (Thz) golven die deze chips uitzenden het menselijke DNA beschadigen en zelfs vernietigen. Deze technologie wordt nu al dagelijks toegepast bij het scannen van passagiers op luchthavens. Dr. Alexandrov vreest dat als deze chips in smartphones worden toegepast, er in de toekomst miljoenen mensen ernstig ziek zullen worden of zelfs zullen sterven. (3)
Xander
(1) The Telegraph
(2) Xandernieuws 05-03-2010
(3) Xandernieuws 11-05-2012
(4) 02-01-09: Opnieuw bewijs dat mobieltjes schadelijk zijn voor gezondheid
(5) 27-02-09: Hersenexpert: Sociale netwerksites leiden tot 'kinderlijk gedrag'
Zie ook o.a.:
01-01-13: Nomofobie -angst dat je mobieltje het niet doet- in opmars
08-04-09: Duitse wetenschappers waarschuwen tegen schadelijke effecten zendstations digitale TV
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vendredi, 12 juillet 2013
« CÉLINE, un exemple de radicale insoumission »
« CÉLINE, un exemple de radicale insoumission »
par Dominique VENNER (2013)
Ex: http://www.lepetitcelinien.com
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jeudi, 11 juillet 2013
Ernst Jünger et la révolution conservatrice
Dominique Venner, Le choc de l'histoire
00:05 Publié dans Entretiens, Littérature, Nouvelle Droite, Révolution conservatrice | Lien permanent | Commentaires (1) | Tags : entretien, dominique venner, nouvelle droite, ernst jünger, lettres, littérature, littérature allemande, lettres allemandes, révolution conservatrice, allemagne, weimar | | del.icio.us | | Digg | Facebook
mercredi, 10 juillet 2013
E. A. Poe scopritore di una nuova malattia dello spirito: la modernità
E. A. Poe scopritore di una nuova malattia dello spirito: la modernità
Il pubblico, specialmente il pubblico europeo, possiede una percezione parziale dell’opera di Edgar Allan Poe: la sua notorietà come scrittore di racconti del mistero e del terrore è così grande, ampliata anche dal cinema che si è impossessato di quei soggetti, da aver messo decisamente in ombra un altro aspetto della sua produzione: quella lirica.
Leggere le poesie di Poe, immaginando di ignorare l’identità del loro autore, rappresenta una delicata e suggestiva escursione in una provincia artistica leggiadra e nostalgica, pervasa dal rimpianto della Bellezza ideale che il mondo materiale, e specialmente il mondo moderno, con le sue brutture e il suo affarismo, sembra avere irrimediabilmente compromesso; si resta un po’ sorpresi nel confrontare questo poeta delicato e un po’ platonizzante, che vibra al più lieve tocco della Bellezza, sensibile come un rametto di mimosa, al cupo autore di racconti orrorifici come La maschera della morte rossa, Il cuore rivelatore o La caduta della Casa Usher.
D’altra parte, c’è un tratto caratteristico e inconfondibile nelle liriche di Poe, dal notissimo – e forse troppo celebrato – poemetto Il Corvo (The Raven) alla raffinata, nitida poesia A Elena (To Helen), lieve come un impalpabile sogno ad occhi aperti – o magari chiusi, chi può dirlo?, l’atmosfera onirica si presta a tali giochi di specchi fra realtà e fantasia -: vogliamo dire l’attenzione alla pulizia stilistica, la sapienza della struttura lessicale e compositiva, la ricercatezza formale, simile ad un prezioso lavoro d’intarsio e di compasso; tanto da suggerire l’idea che non di poesia sentimentale si tratti, romanticamente intesa, ma di una poesia intellettualistica, razionalmente pensata ed impostata, secondo i canoni rigorosi del “secolo dei lumi”.
È un’impressione che va ridimensionata, tenendo conto che nel Poe lirico esiste un sapiente gioco di contrappunti e di armonie fra la dimensione istintiva, passionale, sentimentale – o, come lui dice, immaginativa -, e quella logica, razionale, “scientifica”; e che il pregio maggiore delle sue poesie consiste proprio nel sapiente dosaggio e nel raro equilibrio che egli riesce ad ottenere fra le ragioni del cuore e quelle della mente; nella linea, del resto, di altri grandi pre-romantici, a cominciare dal nostro Ugo Foscolo, e specialmente il Foscolo dei sonetti.
Abbiamo accennato alla “scientificità” dei procedimenti poetici di Poe, pur subordinati ad una concezione generale del fatto estetico che è d’impostazione idealistica, per la quale le cose sono le ombre o i riflessi di una realtà ulteriore, sovrannaturale o, comunque, non umana, secondo la lezione del mito platonico della caverna, ma anche dello Shakespeare dei sonetti, dei “romances” come La tempesta e di alcune struggenti e delicate commedie, a cominciare da Sogno di una notte di mezza estate (A Midsummer Night’s Dream), della quale ci siamo già occupati a suo tempo (cfr. il nostro precedente saggio Malinconia e platonismo nel Sogno d’una notte di mezza estate di Shakespeare).
Ebbene, il rapporto con la scienza è un’altra preziosa chiave di lettura per accostarsi alla produzione lirica di Poe. Egli non è nemico della scienza, anche se, sulla scia di altri grandi lirici anglosassoni, in particolare del “visionario” William Blake, le rimprovera aspramente di aver gettato un’ombra desolata sul mondo, strappando il velo della poesia e imbruttendo la realtà, ingrigendo gli orizzonti della vita; ma tale rimprovero non è rivolto alla scienza in quanto tale, per la quale, anzi, egli nutre un vivo e sincero interesse e al cui metodo logico ritiene che anche il poeta debba attingere, per non parlare del prosatore (e si pensi ai suoi racconti di genere investigativo, come I delitti della Rue Morgue, caratterizzati da un rigoroso impianto razionale e deduttivo); bensì alla scienza presuntuosa e arrogante, in definitiva allo scientismo, che pretende di assolutizzare il proprio sapere e di ridurre al rango di saperi di seconda scelta quelli propri alle altre forme di conoscenza del reale, a cominciare dall’arte medesima.
Poe, dunque, non rifiuta la scienza in se stessa, così come, si potrebbe aggiungere, non rifiuta la modernità in quanto tale; ne rifiuta semmai la bruttezza, il cinismo, l’utilitarismo esasperato, il produttivismo cieco, il materialismo grossolano, la pretesa totalizzante a livello estetico, etico e filosofico; rifiuto deciso, intransigente, donchisciottesco, se si vuole, e quindi ingenuo e velleitario, ma non per questo meno sincero, non per questo meno sofferto e umanamente significativo, perché testimonia la crisi e il dramma di una civiltà faustiana che si vede presa nella propria vertigine ed esita, brancolando, sull’orlo dell’abuso, a imboccare sino in fondo la strada di un “progresso” senz’anima, foriero di sempre nuove, sconvolgenti sottomissioni dell’anima alle ferree leggi del Logos calcolante e strumentale.
E che altro è, del resto, la “caduta” della Casa Usher, se non la nemesi di un progresso disumano e accecato dall’umano orgoglio, che non riconosce limiti né misura alla propria “hybris” e che pretende di farsi legge e norma infallibile e inderogabile di ogni agire umano, di ogni pensare, di ogni sentire, come se nulla vi fosse oltre a ciò che la mente razionale può accumulare, manipolando gli enti senza sosta, sovvertendo le leggi naturali, capovolgendo il giusto rapporto fra la vita e il suo insopprimibile bisogno di bellezza?
Tutto questo appare evidente nella “protesta” di Poe, ché di una autentica protesta si tratta, ora esplicita, come nei racconti, ora implicita, come nelle poesie; ma sempre si tratta di una pretesta ferma e intransigente, non tanto in nome della nostalgia del passato pre-moderno (tentazione che, peraltro, fa sovente capolino, specie nelle liriche, in particolare sotto le forme di un richiamo alla grazia impareggiabile del mondo classico), quanto piuttosto in nome di una umanità che, pur confusa e smarrita, non è disposta ad abdicare a se stessa, al proprio sentimento di ciò che è umano, ai diritti sacrosanti della “imagination”, della fantasia creatrice di bellezza.
Così sintetizza la questione Tommaso Pisanti nel suo saggio introduttivo all’opera poetica del grande scrittore americano, E. A. Poe poeta (E. A. Poe, Tutte le poesie, a cura di T. Pisanti, Roma, Newton Compton Editori, 1982, 1990, pp. 15-21):
«Già da fanciullo “mentre era azzurro tutto l’altro cielo”, Poe vide una nuvola prender forma di demone (“of a demon in my view” (“Alone”). E lungo una tale direzione si svilupperà, più tardi, la “selvaggia visionarietà di “The Haunted Palace” (Il Palazzo stregato) e – meno compatta – quella di “Dream-Land” (Terra di sogno), col terribile, soffocante senso di una duplicità e anzi ambigua e stregata “doppiezza” angelico-demonica. Perché se il “demonico” s’accumula in Poe inizialmente come per un’intensificazione della disperazione stessa, interviene e subentra poi anche una specie di contorto sadismo “dello spirito” e dell’immaginazione, che conosce le sue orge non meno di quello fisico-corporeo. Poe vede insomma la vita come divorata e spazzata via dal gigantesco “Verme trionfante” di “The Conqueror Worm”: e ne piangono gli angeli stessi, “pallid and wan”, “pallidi ed esangui”.Nell’intollerabile tensione, Poe si volgerà anche alla Vergine, invocherà Maria: in “Catholic Hymn” (corretto poi in “Hymn”), con suggestione forse dantesca o byroniana (“Don Juan”, III st. 101 ss). Naturalmente, è sempre da tener presente quanto d’impulsivo, d’immediato, quanto dell’istinto e della multilateralità dell’attore-istrione e, al limite, di mistificatorio è in Poe. Il poeta vive, “trasognato, giorni estatici” (“And all my days are trances”), dirà in “A una in Paradiso”. Certo, Poe fu “evasivo”, “disimpegnato”: ma nel senso della “immaginazione angelica”, disincarnata, indicata da Allan Tate. Il suo esplorare la surrealtà non si risolve poi infine, tuttavia, in una più sottile conoscenza d’una più globale, estesa realtà? […]
Le poesie riservano tutto un più largo spazio, rispetto ai racconti, a quella componente dell’ardore per la Beltà, a un mito d’armonie remote e perdute […]: ardore e mitopoiesi classico-platonica soffusi d’ombre orfico-pitagoriche, e con qualche finale riverbero, magari, pur sempre goticheggiante.Una componente, questa, fondamentale, che stacca comunque Poe dalla dimensione, diciamo, soltanto “gotica” e romantico-hoffmaniana per accostarlo anche al nitore d’una linea e d’una mitizzazione classico-neoclassica, alla linea di Hölderlin, di Keats, di Foscolo: come nella splendida, esemplare “To Helen” […], pubblicata già nel 1831 e poi continuamente ricesellata. […]
E a difesa dei vecchi miti e, leopardianamente, degli “ameni inganni”, anche Poe lamenta, nel sonetto “Alla scienza”, che il “progresso” abbia tutto ingrigito e livello, che la Scienza con le sue ali “grevi” (“dull”) abbia “sbalzato Diana dal suo carro” e “scacciato l’Amadriade dal bosco” e “strappato la Naiade al flutto / l’Elfo al verde prato e me stesso infine / al sogno estivo all’ombra del tamarindo”. Ma è solo un’accentuazione particolare : giacché Poe è in realtà vivamente sensibile allo sviluppo scientifico, nella misura in cui esso è, innanzi tutto, collegato con una “mind” lucido-geometrica e anche per quanto può offrire, di nuove aperture e di nuovi strumenti, all’esplorazione e all’osservazione sottilmente operate dall’occhio e dalla mente umani (e nella mente umana). Insieme al rimpianto quindi Poe ingloba in sé un attento, tenace interesse nei riguardi della lucidità dei metodi e dei procedimenti, una ferma attenzione alla rigorosità del linguaggio matematico-scientifico, al linguaggio del pensiero e delle definizioni, che possono offrirgli materiali e stimoli proprio per il lato di rigorosità e di definizione laicizzante che egli intende dare alla sua macchina stilistica. […] Si tratta, naturalmente, di un uso “strumentale” della scienza, proprio al fine di ristabilire quella riunificazione tra il sensibile e il soprasensibile che è il supremo proposito di Poe e il supremo proposito della poesia, secondo Poe: nel quale resta nettissima, s’intende, l’avversione alla scienza come pretesa sistematica di spiegazione e interpretazione puramente ed esclusivamente logico-razionale. […]
Anche se, alla base, è la “prescienza estatica” che dà il primo scatto, è all’intelletto e alla “tecnica” che tocca poi partecipare per il fattuale concretarsi della poesia. “Non vi è peggior errore che il presupporre che la vera originalità sia semplicemente questione d’impulso e d’ispirazione. Originalità è combinare in modo attento, paziente e comprensivo”. Poe è insomma tutt’altro che immerso nella totalità romantica, resta anzi legato ad eredità settecentesche, “è un razionalista del Settecento con inclinazioni occultistiche”, ha perfino scritto il Wellek. […]
Il senso della “combinazione” non deve tuttavia indurre ad eccessive, facili accuse di “cerebralismo” e “meccanicità”. Lawrence scrisse perfino che Poe “è quasi più scienziato che artista”. Ma i meccanismo che Poe mette in movimento puntano a un “effetto”, cioè a risultati: d’eccitazione e d’intensa emotività.
Poe fu insomma scopritore- può dirsi ancora, e concludendo, con Emilio Cecchi – “di una provincia che non è quella del’orrido, dell’ossessivo, ma è semplicemente la nuova provincia dell’arte d’oggi. Solo una delle nuove province, a voler precisare. E fra tentativi e approssimazioni, se si vuole. Ma è innanzi tutto in se stessa, nella sua intrinseca composizione che la poesia di Poe va riletta e ripensata: una lampeggiante associazione di “gotico”, di tradizione classicista e di inquietanti fosforescenze anticipatrici, sì, ma già “poesia” per se stesse.»
In questo senso, e sia pure forzando, ossia andando oltre, la stessa interpretazione del Cecchi, ci sembra di poter concludere che Poe, e specialmente il Poe lirico, tanto meno conosciuto, ma non meno interessante del Poe narratore, si possa considerare come lo scopritore non solo di una nuova provincia dell’arte, ma di una nuova malattia dello spirito: la modernità.
Negli stessi anni di Kierkegaard, anch’egli leva la sua voce per protestare contro il cancro della società massificata, petulante, presuntuosa, che, forte dei propri successi tecnici ed economici, pretende di imporre il suo dominio tirannico sui regni dello spirito e sui diritti inalienabili dell’io individuale. Poe, dunque, fratello in spirito di Kierkegaard: chi l’avrebbe detto? Eppure è così.
Certo, la protesta di Poe è quella di un poeta: non possiede né la forza, né il rigore del grande filosofo danese. Davanti alla bruttezza che minaccia la vita fin nelle sue intime radici, Poe non sa cercare rifugio se non nelle braccia della donna idealizzata; ed ecco le numerose donne angelicate: Elena, Elizabeth e le altre. Fragile rifugio, quale potrebbe cercare un bambino spaventato da un brutto sogno: «Io vivevo tutto solo / in un mondo di dolore, / e la mia anima ristagnava immobile, / finché la bella e gentile Eulalia non diventò mia timida sposa» («Eulalia»). Ma la vita, è altra cosa…
* * *
Tratto, col gentile consenso dell’Autore, dal sito Arianna Editrice.
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mardi, 09 juillet 2013
Plaidoyer pour une décroissance de l'éphémère
Plaidoyer pour une décroissance de l'éphémère
Chems Eddine Chitour*
Ex: http://metamag.fr
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lundi, 08 juillet 2013
La Russie, le fournisseur d’armement idéal pour la Suisse
La Russie, le fournisseur d’armement idéal pour la Suisse
par Albert A. Stahel,
Institut für Strategische Studien, Wädenswil
Ex: http://www.horizons-et-debats.ch
Alors qu’avant 1992 l’Union soviétique possédait encore une excellente industrie de l’armement qui développait et produisait des armes modernes, ce secteur fut laissé à l’abandon sous la présidence de Boris Eltsine. L’exportation d’armes russes fut limitée pendant de nombreuses années à des livraisons d’armes provenant des arsenaux de l’armée russe. Toute nouvelle production fut interrompue.
Ce n’est qu’avec l’accession au pouvoir de Vladimir Poutine que le secteur de l’armement a recommencé à être soutenu par l’Etat. Au cours des dernières années, l’industrie de l’armement de la Fédération de Russie a développé et mis en service diverses armes modernes. En font partie la série des systèmes de missiles guidés S-300 contre les avions et des missiles guidés balistiques sol-sol, dont la plus ancienne version S-300PS fut mise mis en service dans les années 1982/83.1 En 1998, la version améliorée S-300VM était à disposition et en 2007 la S-400 Triumph. La S-400 a une portée de 250 kilomètres. Avec ce système des missiles guidés, on prévoit d’intercepter et de détruire à l’aide d’une ogive conventionnelle des armes balistiques à courtes et à moyennes distances (portée de 5500 km). Un développement plus récent est le missile guidé 40N6 d’une portée de 400 km, qui devrait être disponible en 2013. Le S-500 Prometheus, d’une portée de 500 à 600 km, est également en train d’être développé. Cet engin permettra même d’intercepter et de détruire des missiles guidés balistiques intercontinentaux sol-sol (d’une portée de plus de 5500 km, dotés d’une ogive nucléaire). Pour tous ces systèmes de défense, on a également développé les radars de désignation et de poursuite d’objectifs correspondants.
Si ces indications sont exactes – en raison de la tradition de l’industrie d’armement russe dans le développement d’armes anti-aériennes on ne peut pas en douter –, les performances de la S-400 dépassent de loin celles du missile guidé de défense américain Patriot PAC-3. Le PAC-3 possède une portée de 15 à 45 kilomètres contre des cibles aériennes et des cibles balistiques.
Depuis la mise hors service irréfléchie des missiles guidés anti-aériens Bloodhound sous le conseiller fédéral Ogi en 1999, la Suisse n’a plus de système de défense aérienne contre des cibles de longues portées. Avec l’acquisition du système de défense S-400, la Suisse serait protégée non seulement contre des avions de combats mais aussi contre des missiles guidés balistiques.
La Russie produit également d’autres équipements militaires, qui pourraient être intéressant pour un petit Etat en raison de leur rapport qualité–prix. Cela comprend notamment la série des avions de combat polyvalents Su-27 de Sukhoï. Depuis le manœuvre spectaculaire du Cobra de Pougatchev à l’Aéroport Paris-Le Bourget en 1989, d’autres types d’avions (chasseurs et chasseurs-bombardiers) ont été développés par Sukhoï sur la base du Su-27. Il s’agit notamment des modèles Su-30, -33, -35, -35S et -37. Mais le Su-27, qui a été mis en service en 1984, jouit – avec sa vitesse maximale de Mach 2.35 et un rayon d’action de 3530 km – toujours d’une excellente réputation au niveau international. Il y a quelques années, les Su-30 de l’armée de l’air indienne se sont avérés supérieurs aux F-15 américains lors d’un exercice de combat aérien.
La Suisse en tant que petit Etat, qui est de plus en plus traité d’Etat-voyou et soumis au chantage par de soi-disant «amis», ainsi que le Conseil fédéral et le Parlement seraient bien avisés à l’avenir de prendre au sérieux l’offre d’armement de la Russie.
Contrairement aux «amis» occidentaux, les dirigeants russes ont toujours traité la Suisse avec respect au cours des dernières années. Compte tenu des siècles de bonnes relations et d’amitiés entre la Suisse et la Russie – mentionnons l’amiral Pierre le Grand, le Genevois F. J. Lefort (1656–1699), le colonel et éducateur du Grand-duc Alexandre, le Vaudois F. C. de Laharpe (1754–1838) et le général et conseiller militaire de divers tsars, le Vaudois Antoine-Henri Jomini (1779–1869) –, ce pays est pour la Suisse le fournisseur d’armes idéal en ces temps difficiles. •
1 Jana Honkova, Current Developments in Russia’s Ballistic Missile Defense, The Marshall Institute, 2013, p. 10/11.
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El último José Antonio
Desde un impresionante acervo documental inexplicablemente inédito, revisando críticamente cuanto se ha publicado, es la historia de aquellos meses de prisión, juicio y ejecución seguidos con precisión. Y la respuesta del historiador a los grandes interrogantes: ¿Quiénes fueron los responsables? ¿Por qué fracasaron los intentos de liberación? ¿Qué sublevación apoyó y cómo afrontó la guerra civil? ¿Qué papel jugaron personajes como Prieto, Azaña, Largo Caballero o Franco? ¿Cómo fue realmente el juicio político de José Antonio?…
SOBRE EL AUTOR:
Francisco Torres García, catedrático de Instituto, historiador, profesor de Educación Secundaria. Cursó sus estudios en la Universidad de Murcia. Conferenciante habitual es autor de numerosos artículos de historia que se han incluido en revistas especializadas como Historia 16, Historia y Vida, Aportes… Además, es un prolífico columnista cuyos trabajos han sido reproducidos en Diario Ya, Alerta Digital, Tradición Digital, FN, Arbil, Blau División o La Nación. Formó parte del grupo de tertulianos del programa de radio “La Quinta Columna” presentado en Radio Intercontinental por Eduardo García Serrano y ha intervenido en programas de televisión como “España en la memoria”. En su blog, laestanteria.blogia.com, es posible encontrar su particular punto de vista sobre la evolución política española.
Ha publicado diversos libros como La División Azul 50 años después (1991), ¿Por qué Juan Carlos? Franco y la restauración de la Monarquía (1999), Franco o la venganza de la historia (2000), Esclavos de Stalin. El combate final de la División Azul (2002) en colaboración con Ángel Salamanca. En breve aparecerá también su trabajo Las Lágrimas Azules. La División Azul: del frente a la retaguardia.
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LE PHILOSOPHE, LE VOYOU ET LE LEGIONNAIRE
Un parallèle risqué est-il possible ?
Michel Lhomme*
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