lundi, 18 juin 2012
LA ISLAMIZACIÓN FORZADA DE BOSNIA-HERZEGOVINA
LA ISLAMIZACIÓN FORZADA DE BOSNIA-HERZEGOVINA
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Krantenkoppen Juni 2012 (2)
Krantenkoppen
Juni 2012 (2)
SYRIAN CONFLICT THREATENS TO DEGENERATE INTO WORLD WAR.
"Putin has demanded that the CSTO (Collective Security Treaty Organization) ready itself to deploy (...) in Syria (...). Nicolai Bordyuzha, secretary-general of the CSTO, has confirmed that he is ready to deploy 20,000 men trained for this type of mission and immediately available. (...)
The message is clear: Moscow is ready for world war if NATO and the GCC do not comply with the international obligations as defined in the Annan Plan and persist in aiding terrorism."
http://www.champress.net/index.php?q=en%2FArticle%2Fview%2F1692
LE PRESIDENT CHAVEZ PRESENTE UN DRONE FABRIQUE AU VENEZUELA.
"Le Venezuela disposera bientôt d’une flotte de drones. En effet, le président Hugo Chavez a dévoilé, le 13 juin, le Sant Arpia, un appareil fabriqué localement par la Compagnie vénézuélienne d’industrie militaire (Cavim) et développé en coopération avec la Russie, la Chine et surtout l’Iran. (...) Ce drone, d’une longueur de 3-4 mètres, a été assemblé avec des composants fabriqués au Venezuela et les ingénieurs qui ont travaillé à ce projet ont été formés en Iran. (...)
Non armé, le Sant Arpia est doté de caméras qui peuvent transmettre en temps réel des images vidéos. Il est servira ainsi à surveiller les pipelines, les barrages et d’autres infrastructures importantes."
http://www.opex360.com/2012/06/16/le-president-chavez-presente-un-drone-fabrique-au-venezuela/
VENEZUELA'S COOPERATION WITH BIG SISTER CHINA.
"China’s growing economic role in Venezuela is a direct result of Hugo Chávez’s systematic drive to supplant U.S. influence over his country, a trend that is spreading throughout Latin America. This staggering compendium of Sino-Venezuela co-operation projects (…) is emblematic of the shift (…) towards China occurring in a region that Washington has traditionally regarded as its own backyard and which is now hanging the U.S. out to dry. Since 2009, a boost in Sino-Venezuelan cooperation can be remarked in agriculture, energy, housing, telecommunications, trade, transport and tourism."
http://www.voltairenet.org/Venezuela-s-cooperation-with-Big
MEER DAN 60 BASISSEN MET DRONES OP AMERIKAANSE BODEM.
"De meeste Amerikanen denken bij drones aan conflicten in verre continenten. Maar uit een rapport van de organisatie Public Intelligence blijkt dat er in de VS zelf meer dan 60 basissen zijn voor de onbemande vliegtuigen. Op 12 van de 64 basissen zijn bewapende toestellen te vinden, zoals de Reaper en de Predator. (...) Op nog 22 andere locaties is een basis gepland. Volgens Public Intelligence is het erg waarschijnlijk dat (...) er nog meer basissen bestaan in de VS."
http://www.mo.be/artikel/meer-dan-zestig-basissen-met-drones-op-amerikaanse-bodem
L'UNION EURASIATIQUE, PROJET RUSSE CONCURRENT DE L'OCS.
"La création de l'Union eurasiatique est à l'heure actuelle l'objectif prioritaire de la politique étrangère de Moscou, et la Russie devra développer ce projet en tant que principal concurrent de l'Organisation de coopération de Shanghai (OCS). (…) Au milieu des années 2000, la Russie était partisan le plus ardent de l'idée de la transformation de l'OCS en bloc militaro-politique ‘anti-Otan’. Cependant, cette idée n'a pas reçu le soutien des autres membres, la Chine étant le principal adversaire de cette initiative. (...) Le principal concurrent de l'OCS sera apparemment l'Union eurasiatique, priorité de la politique étrangère de la Russie."
http://fr.rian.ru/discussion/20120615/195052802.html
RUSLAND BEREID TOT KREDIET VAN 5 MILJARD EURO VOOR CYPRUS.
"Rusland is bereid om het noodlijdende Cyprus een nieuw krediet te verschaffen tot 5 miljard euro. (...) In december had Cyprus al een Russisch staatskrediet van meer dan 2,5 miljard euro gekregen voor 4,5 jaar aan een rente van 4,5%. (...) Op Cyprus zijn grote Russische olie- en metaalconcerns actief, die een deel van hun geld bij Cypriotische banken plaatsten."
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=DMF20120614_143
RUSSIA INCREASES FLIGHTS OVER ARMENIA.
"Russian fighter jets are conducting an increasing number of training flights over Armenia, a military spokesman said Saturday, sending a clear warning that Russia could intervene at any moment should violence escalate further in the territorial dispute between Armenia and Azerbaijan. (…)
Violence has flared recently along the border of Armenia and Azerbaijan, the former Soviet republics, which have been at war over the disputed territory of Nagorno-Karabakh (…). At least 8 soldiers — 5 Azerbaijanis and 3 Armenians — were killed in clashes along the border last week. (…) Russia maintains a military base in Armenia and regularly sells weapons to Armenia."
http://www.nytimes.com/2012/06/10/world/europe/russia-increases-military-flights-over-armenia.html?_r=1&ref=europe
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dimanche, 17 juin 2012
Il mondo anglosassone costituisce una civiltà totalmente diversa da quella europea continentale
di Francesco Alberoni
Fonte: il giornale [scheda fonte]
Il mondo anglosassone - Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia- costituisce una civiltà totalmente diversa da quella europea continentale. Fino al 1600 non c’era questa separazione. Ha inizio in Inghilterra con Hobbes e Locke, secondo cui lo Stato non sorge dal desiderio di realizzare valori più alti, ma come strumento per garantire ai cittadini la pace e la proprietà. Il sovrano non deve additare al popolo nobili mete, ma solo curarne gli interessi pratici. In seguito Adam Smith mostrerà che la ricchezza delle nazioni è prodotta da chi persegue fini egoistici. Bentham che anche quello che sembra altruismo è in realtà egoismo mascherato. Darwin che nell’evoluzione sopravvive chi ha un vantaggio competitivo sugli altri. Come in economia, dove vince chi sa fare meglio concorrenza.
Questo modo di pensare economicistico è stato esteso a poco a poco alla filosofia, alla sociologia, alla psicologia. Per spiegare come nasce una formazione sociale gli anglosassoni immaginano sempre che la gente si riunisca in vista di un vantaggio, faccia un calcolo dei costi benefici. Non è vero! Le chiese, i partiti, i sindacati, le nazioni si sono tutti formati attraverso movimenti collettivi a cui la gente ha aderito per una spinta ideale, mossa dalla fede. Pensiamo alla nascita del Cristianesimo,dell’Islam,al Risorgimento italiano. Gli anglosassoni non hanno mai fatto una teoria dei movimenti collettivi. E nemmeno una teoria dell’innamoramento perché scientificamente trovano assurdo che due persone si gettino l’uno nelle braccia dell’altro prima di sapere che vantaggio ne avranno, se saranno ricambiati e felici.
Nel Medioevo la gente considerava scientifico solo ciò che era scritto in latino ed aveva l’imprimatur della Chiesa. Gli anglosassoni molto semplicemente leggono solo quello che è scritto in inglese e che è pubblicato da loro. Negli ultimi decenni hanno imposto questo loro modo di pensare anche in Europa. Oggi anche da noi nessuna idea viene considerata scientifica se non è scritta in inglese e approvata dall’accademia anglosassone. L’alta cultura europea, la filosofia, le scienze umane non hanno più niente da dire, sono sparite, ammutolite. Domina solo l’economia coi suoi numeri,ma non ci sono più spiegazioni di ciò che succede veramente, e soprattutto non ci sono più idee, progetti, mete, piani valori.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
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samedi, 16 juin 2012
Il Mediterraneo tra l’Eurasia e l’Occidente: i sommari
Il Mediterraneo tra l’Eurasia e l’Occidente: i sommari
È uscito il numero XXVI (2/2012) della rivista di studi geopolitici “Eurasia”, un volume di 264 pagine intitolato:
IL MEDITERRANEO TRA L’EURASIA E L’OCCIDENTE
Ecco di seguito l’elenco degli articoli presenti in questo numero, con un breve sommario per ciascuno di essi.
IL MEDITERRANEO TRA L’EURASIA E L’OCCIDENTE di Claudio Mutti
“Chi controlla il territorio costiero governa l’Eurasia; chi governa l’Eurasia controlla i destini del mondo”. Questa celebre formula, proposta dallo studioso americano Nicholas J. Spykman (1893-1943) in un libro che apparve postumo mentre era in corso il secondo conflitto mondiale, può aiutare a comprendere il significato geopolitico della “primavera araba”. Ricordiamo che secondo Spykman, esponente della scuola realista, gli Stati Uniti dovrebbero concentrare il loro impegno su un’area fondamentale per l’egemonia mondiale: si tratta di quel “territorio costiero” (Rimland) che, come una lunga fascia semicircolare, abbraccia il “territorio centrale” (il mackinderiano Heartland), comprendendo le coste atlantiche dell’Europa, il Mediterraneo, il Vicino e il Medio Oriente, la Penisola Indiana, l’Asia Monsonica, le Filippine, il Giappone. Non appare perciò infondata una lettura della “primavera araba” alla luce dei criteri geostrategici dettati da Spykman, i quali suggeriscono agli Stati Uniti l’esigenza di mantenere in uno stato di disunione e di perenne instabilità il “territorio costiero” – nel quale rientrano anche le sponde meridionali ed orientali del Mediterraneo.
AL DI LÀ DELL’ETHOS DELL’OCCIDENTE di Fabio Falchi
Nella conferenza “La fine della filosofia e il compito del pensiero” Martin Heidegger non esita ad asserire che «la fine della filosofia significa: inizio della civilizzazione mondiale fondata sul pensiero occidentale-europeo».Tuttavia, se da un lato si deve riconoscere nella tecnoscienza il centro ordinatore della nostra epoca, dall’altro è innegabile che l’Occidente non possa non entrare in relazione con culture “diverse”, in grado di “resistergli” sotto il profilo geopolitico, e che esso stesso rechi in sé ciò che lo “contraddice”, vuoi sotto l’aspetto economico e antropologico (Karl Marx e Karl Polanyi), vuoi sotto quello politico e culturale (Carl Schmitt). Non si dovrebbe allora vedere in ciò, tenendo anche conto che “occidentale” ed “europeo” non sono affatto sinonimi, il segno di «un primo incalzante lampeggiare dell’Ereignis», cioè di una “luce” al di là dell’ethos dell’Occidente?
LA LIBIA CHE È STATA DISTRUTTA di Giovanni Armillotta
Nel saggio si esaminano essenzialmente i processi istituzionali e l’ingegneria costituzionale che hanno presieduto alla fondazione della Prima Repubblica Libica (1969-1977) e della Jamâhîriyya (1977-2011). Analizziamo la tal forma di governo venuta alla luce nella comunità internazionale: le novità e le differenze rispetto ai tradizionali significati della repubblica nei sensi liberal-democratico “occidentale” che democratico-popolare in adozione nei Paesi marxisti posti sia ad Ovest che in Estremo Oriente. Vediamo le cause che hanno favorito l’emergere della Libia quale primo Paese africano ai vertici del prodotto interno lordo procapite, fino al crollo – auspici le liberalizzazioni economiche – della Jamâhîriyya, il cui soffocamento da parte delle potenze postcolonialiste ha fatto precipitare l’ex Stato maghrebino nel tribalismo, nella violenza e nell’integralismo islamico a tutto vantaggio dell’imperialismo e dello sfruttamento dei popoli.
QUO VADIS, TURCHIA? di Aldo Braccio
C’è una duplice possibilità, un diverso destino che incombe sulla Turchia nel medio e lungo termine: sovranità e indipendenza, ovvero essere parte integrante dell’”asse del male” di occidentale invenzione, o essere “serva (alleata di ferro) della NATO”, in prosecuzione dell’impegno filoatlantico imposto al Paese a partire dal secondo dopoguerra. In altri termini, vi è la possibilità di una Turchia ancorata a una concezione unipolare del mondo, a guida occidentale e particolarmente a guida statunitense, e quella di un Paese che fa affidamento su una futura, prossima dimensione multipolare del pianeta e cerca di favorirne l’avvento.
TURCHIA E SIRIA di Aldo Braccio
Il dipanarsi delle relazioni storiche fra queste due nazioni – sorte dalla dissoluzione dell’impero ottomano – è significativo della difficoltà di ricostruire uno stabile centro geopolitico nell’area vicinorientale. Le contraddittorie strategie di Ankara sono oggi all’origine di una nuova fase di tensione che non corrisponde agli interessi e alle aspirazioni né dello Stato turco né di quello siriano e che provoca evidente imbarazzo nell’opinione pubblica dei due Paesi.
BOICOTTAGGIO CONTRO IL REGIME SIONISTA di Claudia Ciarfella
La campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro le politiche del governo israeliano in Palestina, avviata il 9 luglio 2005, costituisce ad oggi il caso più cruciale e delicato di boicottaggio per fini politici e umanitari: la campagna fu lanciata attraverso un appello della società civile palestinese, sottoscritto poi da numerose altre associazioni, sindacati e personalità di spicco in tutto il mondo, e punta a colpire Israele su vari fronti. Il movimento BDS non tenta di salvaguardare solamente la categoria dei palestinesi nei Territori Occupati, bensì mira al rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini arabo-palestinesi di Israele ed, infine, di quelli dei profughi palestinesi, in primis circa il loro diritto al ritorno nelle proprie terre, così come stabilito dalla Risoluzione 194/1948 delle Nazioni Unite. Il grado di incisività della campagna BDS in relazione alla forza politica ed economica di Israele è ancora oggetto di accesi dibattiti.
“TRIPOLI, SUOL DEL DOLORE…” di Alessandra Colla
Dopo una gestazione trentennale, il 29 settembre 1911 le ambizioni colonialistiche del giovane Regno d’Italia sfociano nell’aggressione alla Libia: dichiarata guerra con un pretesto all’Impero ottomano, possessore di quella regione nordafricana, l’Italia si imbarca in un’avventura destinata a segnare irrimediabilmente il corso degli eventi futuri che vedranno protagonista il bacino del Mediterraneo e le terre che vi si affacciano. Sorta di prova generale della guerra 1915-1918, il conflitto italo-turco costituisce da un lato la prima grande campagna di informazione/disinformazione di massa della storia italiana, e dall’altro il terreno ideale per la sperimentazione della nuova tipologia bellica che s’imporrà nel XX secolo: il bombardamento aereo.
LA “PRIMAVERA” DELLA LEGA ARABA di Finian Cunningham
Dal 1945 in poi, la Lega degli Stati Arabi ha sospeso due soli Stati membri: la Libia e la Siria, ambedue nel 2011. L’organizzazione araba ha fornito un sostegno all’azione neocolonialista degli USA e dei loro alleati.
L’EVOLUZIONE NEOOTTOMANA di Federico Donelli
L’articolo analizza il fondamento ideologico e culturale dell’attuale politica estera della Turchia. Definita da molti analisti come una politica di stampo neoottomano, questa, fonda le proprie radici negli anni ottanta e nella carismatica figura di Turgut Ozal che per primo cercò di rilanciare le ambizioni turche attraverso un deciso richiamo del glorioso passato imperiale. L’idea che l’odierna Turchia possa rivivere il ruolo centrale degli antichi fasti ottomani è alla base della dottrina e dell’azione politica del Primo Ministro Erdoğan e del suo ideologo Davutoğlu. In un Vicino Oriente in cui regna un clima di generale instabilità la Turchia è quindi sempre più legittimata a proporsi come il Paese guida della regione.
UN PERICOLO PER L’EURASIA di Andrea Fais
Mentre negli USA e in Europa i canali d’informazione hanno scatenato un clima di entusiasmo per le “primavere arabe”, altrove le reazioni a questi eventi hanno registrato toni contrastanti e umori controversi. Mosca ed Astana avvertono la minaccia di una destabilizzazione che, come auspicato negli USA, potrebbe far saltare le cerniere eurasiatiche comprese tra Egitto e Xinjiang e tra Siria e Tatarstan; Pechino vede nello sconvolgimento del Nordafrica un attacco occidentale all’Unione Africana e ai programmi di sviluppo patrocinati dalla Cina nel Continente Nero.
CHE COSA VUOL DIRE REPUBBLICA ISLAMICA? di Ali Reza Jalali
Il sistema politico iraniano si basa sull’Islam ed in particolare sulla forma sciita, corrente minoritaria per numero di fedeli rispetto all’Islam sunnita. Le istituzioni iraniane quindi sono sottoposte alla tutela di una guida religiosa di alto rango, che ha il compito di intervenire nelle attività dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutico, giudiziario) quando questi si allontanano dai principi islamici. I fondatori della Repubblica Islamica dell’Iran hanno però voluto adattare all’idea tradizionale di Stato islamico i precetti di un moderno sistema costituzionale: questa interessante sfida,che si è concretizzata con la Rivoluzione islamica del 1979, continua oggi ad affascinare gli intellettuali, iraniani e non.
INTRIGO CONTRO LA SIRIA di Alessandro Lattanzio
La Siria è sottoposta a una pressione internazionale, che viene esercitata tramite diversi mezzi: militari, spionistici, terroristici, economici e mediatici. Organizzare una simile operazione ha richiesto molto tempo, grandi risorse ed un’ampia rete internazionale, che comprende sia capi di stato ed ex-ministri, sia docenti, politici e militanti arabi, turchi e occidentali, ovviamente con il necessario sostegno di dissidenti, terroristi e traditori di origine siriana. L’articolo si propone di definire il quadro dell’intrigo contro la Siria.
LA SFIDA DELLA MEZZALUNA TURCA di Vincenzo Maddaloni
Se si pensa che fino ad alcuni mesi fa la marina israeliana e quella turca compivano le manovre congiunte sotto l’egida della NATO, si può capire l’ansia di Tel Aviv quando si è saputo che nei radar della flotta turca le navi e gli aerei israeliani non sono più segnalati come «amici» ma come «ostili». Con i suoi ottantacinque milioni di abitanti a schiacciante maggioranza islamica la Turchia è il secondo paese NATO per potenza militare e ha un forte orgoglio nazionale, memore della storia imperiale ottomana.
GUERRA DI LIBIA: BANCHE, PETROLIO E GEOPOLITICA di Claudio Moffa
Gen. Wesley Clark: “… Una decina di giorni dopo l’11 settembre 2011, andai al Pentagono. Un Generale che aveva collaborato con me mi chiamò: ‘Sir, vi devo parlare un secondo … abbiamo preso la decisione di attaccare l’Iraq’. ‘Una guerra contro l’Iraq? E perché?’ ‘Non lo so! Credo che non sanno più che fare’ . ‘Hanno trovato forse qualche prova di legami tra Saddam e Al Qaeda?’ ‘No, No ..” … Tornai a trovarlo qualche settimana dopo, erano cominciati i bombardamenti in Afghanistan. ‘Stiamo ancora preparandoci ad attaccare l’Iraq?’ ‘Ancora peggio, Sir!’. Prese un foglietto dal tavolo e disse: ‘l’ho appena avuto dalla Segreteria della Difesa. E’ un promemoria che illustra un piano per prendere (to take) 7 paesi in 5 anni’ ” “Cominciamo con l’Iraq, poi la Siria e il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e infine l’Iran” (http://blog.alexanderhiggins.com/2011/05/22/general-wesley-clark-revealsplan-invade-iraq-syria-lebanon-lybia-somalia-sudan-iran-22858/)
LA FUNZIONE EURASIATICA DELL’IRAN di Claudio Mutti
La strategia statunitense, finalizzata a conseguire il controllo del bordo esterno del continente eurasiatico, ha individuato nell’Iran il segmento centrale di quella fascia islamica che rappresenta il potenziale presidio dell’Eurasia sul versante meridionale. Nell’area che va dall’Asia centrale al Vicino Oriente, l’influenza iraniana è in grado di contrastare la penetrazione occidentale, che ha i suoi attuali veicoli nei movimenti settari appoggiati dalle petromonarchie del Golfo. L’asse Mosca-Teheran può risolvere le contraddizioni esistenti tra la Russia e i musulmani dell’Asia centrale e caucasica, contraddizioni alimentate ed utilizzate dall’Occidente per destabilizzare l’area.
LA DESTABILIZZAZIONE DELLA SIRIA di Carlo Remeny
Ma che cosa c’entra la violenza in Siria con la “Primavera araba”, ammesso che di primavera si possa parlare? Nulla. Si tratta, invece, di un attacco ben preparato da Paesi che per anni hanno recitato la parte degli amici di Damasco con l’obiettivo di monitorare la Siria per lanciare al momento opportuno la loro sfida mortale ad una componente fondamentale dell’alleanza tra Iran, Siria e Resistenza libanese, tanto temuta dall’Occidente.
LA PRIMAVERA EGIZIANA DEL 1919 di Lorenzo Salimbeni
Nell’autunno del 1919 l’Egitto, all’epoca sotto protettorato britannico ed ancora unito con il Sudan, fu attraversato da un movimento rivoluzionario che si opponeva al persistere della presenza britannica, nonostante le promesse di piena indipendenza con le quali era stato stimolato il coinvolgimento egiziano nella Prima Guerra Mondiale. Gli insorti ricevettero la solidarietà di Gabriele d’Annunzio e della Lega dei popoli oppressi che stava prendendo corpo nell’ambito dell’impresa che aveva portato il poeta abruzzese a prendere il controllo di Fiume: non mancarono gli abboccamenti fra emissari fiumani ed egiziani, però non vi furono risultati concreti.
STRATEGIA E GEOPOLITICA DELL’AMERICA LATINA, parte seconda, di Miguel Ángel Barrios
Di fronte alle novità geopolitiche di grandezza epocale di cui è apportatore il secolo XX, l’autore si domanda se l’America Latina possa trasmettere un suo specifico contributo ad un mondo multipolare, che affermerà e sottolineerà le differenze, le diversità e le pluralità. Egli ritiene che, perconseguire un tale scopo, sia indispensabile recuperare l’esercizio del pensiero strategico, al fine di riscattarlo e renderlo capace di far fronte alle molteplici sfide della globalizzazione. L’argomentazione si articola dunque in tre parti, tre veri e propri saggi, il primo dei quali (“Approssimazioni teorico-pratiche”) si prefigge di mettere in luce l’importanza del pensiero strategico e dell’azione strategica. L’autore effettua preliminarmente una panoramica storica della strategia, dalla prospettiva in cui prende forma una teoria generale della guerra; quindi egli colloca la strategia, in quanto metodo di ragionamento, nel campo dell’azione sociale.
INTERVISTA AD ALDO COLLEONI, ex Console della Corea del Nord a cura di Marco Bagozzi
A COLLOQUIO CON MASSIMO FINI di Luca Bistolfi
INTERVISTA A FRANCO CARDINI a cura di Enrico Galoppini
INTERVISTA A SERGEI MARTYNOV, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Bielorussia a cura di Stefano Vernole
L’INDIPENDENZA DELL’EGITTO NEI PIANI DELL’ASSE a cura di Stefano Fabei
Alessandro Lattanzio, Songun, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2012. Recensione di Augusto Marsigliante
Domenico Quirico, Primavera araba. Le rivoluzioni dall’altra parte del mare, Bollati Boringhieri, Torino 2011. Recensione di Claudio Mutti
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jeudi, 14 juin 2012
Pourquoi BHL est intouchable
Pourquoi BHL est intouchable
Une bataille judiciaire va-t-elle s’ouvrir entre Marine Le Pen et Bernard-Henry Lévy ? Ce dernier a reproché, mardi, à la patronne du Front national de «faire systématiquement huer, dans ses meetings, des noms à consonance juive». Philippe Bilger, notre blogueur associé, explique pourquoi l’éditorialiste du «Point» a gagné d’avance.
Avec Marine Le Pen, on a le droit de tout se permettre
Il est évident qu’elle n’a pas d’honneur, qu’on a le droit de tout se permettre avec elle. Elle a beau avoir renvoyé aux oubliettes les obsessions de son père sur la seconde guerre mondiale, le nazisme et l’antisémitisme, même si elle a connu une terrifiante rechute à Vienne sans doute à cause d’une fidélité à la part sombre de son père si obstinément présent. Ses paroles et ses déclarations n’ont pas l’ombre d’une importance puisque, comme pour Eric Zemmour ou quelques autres, on lui impute, derrière elles aussi décentes qu’elles soient, pensées forcément mauvaises et, s’il le faut, arrière-pensées nauséabondes. Marine Le Pen est faite comme un rat dans l’étau et la bonne conscience de ses adversaires fanatiques. Pour la politique, elle s’en débrouille.
Elle a fait huer le nom de BHL dans ses meetings. Quoi qu’ait accompli ou dit ce dernier, il est scandaleux de s’en prendre à lui parce que ce ne sont jamais ses actions, ses attitudes et ses invectives qui sont mises en cause mais seulement la donnée qu’il est juif. Il est donc interdit, dans tous les cas, d’avoir un différend avec lui : on est naturellement indigne. Celui qui prétendrait ne pas l’aimer à cause de ses oeuvres, de ses écrits, de ses paroles et, plus généralement, de la haute opinion qu’il a de lui-même et que la révérence médiatique lui permet de cultiver serait inéluctablement de mauvaise foi puisqu’il se méprendrait sur la cause exclusive de son dissentiment : parce que BHL est juif ! Peu importe le fait que lui-même, à tous moments et sur tous les plans, l’évoque. C’est comme cela : il est intouchable.
Triomphe sans gloire
Marine Le Pen n’a pas d’honneur ni de sens de l’honneur. Donc tout outrage est possible, confortable, bienvenu. BHL, lui, a tous les honneurs. Ceux qu’on lui octroie et ceux dont il se pare. Son omniprésence, sa surabondance, son film sélectionné à Cannes en dernière extrémité dans l’urgence, la Libye surexploitée sur le vif, par le livre, par l’image, la rhubarbe et le séné pour Nicolas Sarkozy et lui, sa volonté de se constituer et d’apparaître sans cesse comme un justicier éthique, l’arbitre des élégances morales et des initiatives historiques, le vibrion exemplaire des causes dans l’instant sublimes et durablement perverses – encore la Libye ! –, BHL incontestable, incontesté, applaudi, fêté, encensé, une ou deux critiques négatives sur son film n’altèrent pas sa médiatisation forcenée, BHL une lumière, une clarté pour notre monde sans repères ! On a le droit, même le devoir de dire du bien de lui, ce n’est pas parce qu’il est juif. Du mal : c’est parce qu’il l’est.
Comment BHL aurait-il dû, dans ces conditions, s’abstenir d’accabler MLP ? Il n’avait aucune raison de se gêner puisqu’avec elle on a toute licence, même celle de lui imputer une quelconque responsabilité dans la commission d’actes odieux et qu’elle a jugés très graves avant même l’intimidation de BHL. Il sera assisté, lors de l’audience où tel que je le devine il sera présent, par un avocat remarquable tandis que MLP sera aux côtés d’un conseil obligatoirement choisi par connivence politique et donc perfectible. Parce que d’autres meilleurs, sans doute scandalisés autant qu’elle dans leur for intérieur, se garderaient bien, sollicités, de venir plaider sa cause. On n’est jamais trop prudent, trop lâche !
Je ne doute pas une seconde que BHL saura, si on lui objecte que l’influence de Merah a été peut-être décisive sur le comportement de ces brutes, par un habile retournement démontrer que MLP et Merah doivent être unis dans la même opprobre. Je relève avec intérêt que l’auteur principal présumé des violences s’est présenté à la police mais qu’aucune indication n’est fournie sur son identité et son origine (20 minutes).
A vous dégoûter donc de pourfendre, de dénoncer et d’être injuste puisque, quand on s’appelle BHL, on triomphe sans gloire, on est vainqueur avant le match.
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Krantenkoppen Juni 2012 (1)
Krantenkoppen
Juni 2012 (1)
RUSSIA PREPARES ARMY FOR SYRIAN DEPLOYMENT.
"President Vladimir Putin ordered the general staff to work out a plan for military operations (…) in Syria. The units being prepared for an intervention are the 76th Division of airborne forces (an especially experienced unit of the Russian army), the 15th Army Division, as well as special forces from a brigade of the Black Sea fleet, which has a base in the Syrian port of Tartus.
The details of the operational plan are being prepared by the (…) Collective Security Treaty Organisation, to which most of the post-Soviet states belong, as well as the Shanghai Cooperation Organization, to which China and Russia belong. (…) Deployment depends on the decision of the Russian government and the UN. However, the plans also foresee that the troops might intervene without UN approval."
http://www.informationclearinghouse.info/article31559.htm
BLOEDBAD HOULA MOGELIJK WERK VAN REBELLEN.
"Syrische rebellen zijn verantwoordelijk voor het bloedbad van Houla op 25 mei. Daarbij werden 108 mannen, vrouwen en kinderen vermoord. (…) Als gevolg van Houla wezen bijna alle westerse landen (…) de ambassadeurs (…) van Syrië uit, waardoor het regime van president Assad volledig geïsoleerd raakte.
Maar de Duitse krant Frankfurter Algemeine Zeitung kreeg een heel ander verhaal te horen van Syrische opposanten afkomstig uit de streek, die op basis van geloofwaardige getuigenverslagen het waarschijnlijk verloop van de aanval op Houla reconstrueerden. (…) De slachtoffers zouden voornamelijk alawitische en sjiitische families zijn in het voor 90% soennitische Houla (…), door de rebellen beschouwd als collaborateur. Alles lijkt dus meer op een godsdienstige eliminatie.
Ook de in Damascus wonende Nederlandse Arabist Martin Janssen zet vraagtekens bij de beweringen dat het bloedbad van Houla het werk is van het regime. (…) Hij baseert zich op verscheidene bronnen. De rooms-katholieke organisatie Fides meldt dat steeds meer christenen en alawieten uit de regio naar Libanon vluchten omdat ze geviseerd worden door gewapende bendes. Voorts is er het klooster van Qara, waar veel mensen naartoe gevlucht zijn. (…) En op 25 mei waren er ook 2 Russische journalisten in Houla die vastgesteld zouden hebben dat de meeste slachtoffers alawieten waren. "
SYRIEN: DIE KRIEGSTREIBER BENUTZEN DEN ALTEN MASSAKER-TRICK.
"Das Massaker in Hula erinnert an das ‘Massaker von Racak‘ in Kosovo. (…) Gegenwärtig instrumentalisieren die westlichen Medienbosse ein Massaker, daß sich in dem westsyrischen Marktflecken Hula zugetragen hat.
Die Meldung wurde am Samstag von der westlichen Propaganda-Organisation mit Berufung auf das ‘Syrische Überwachungszentrum für Menschenrechte‘ in London verbreitet. Die Organisation behauptete, daß die syrische Regierungsarmee die Stadt Hula mit Artillerie beschossen habe.
Eine Schuld der syrischen Regierung an dem Massaker ist nicht bewiesen – im Gegenteil. Doch das Ziel der Übung ist nicht die Wahrheitsfindung. Vielmehr benützen die westlichen Kriegstreiber den Vorfall, um die syrische Regierung zu beschuldigen und die eigene Öffentlichkeit auf einen US-Überfall auf das Land vorzubreiten.
Die syrischen Behörden haben kategorisch dementiert, an dem Massaker beteiligt zu sein: (…)‘Getötet wurden Kinder, Frauen und Greise – die syrische Armee handelt nicht auf diese Weise‘. (…)
Die Webseite ‘nocheinparteibuch.wordpress.com’ wies am 28. Mai darauf hin, daß sogar in deutschen Systemmedien berichtet wurde, daß sogenannte Freischärler in Hula von Haus zu Haus gegangen seien und dabei wahllos Menschen, darunter Kinder, ermordet hätten. Die Bilder der ermordeten Kinder würden – zumindest in einigen Fällen – darauf hinweisen, daß sie durch Schüsse oder Stich-, Schnitt- und Hiebwaffen ermordet wurden: ‘Opfer von Artillerie sehen anders aus.‘ Der Blog weist darauf hin, daß der Hinweis auf die sogenannten Freischärler plötzlich wieder aus den Internet-Berichten verschwand.
Fazit: Die Morde wurden von Al-Kaida-nahen, wahhabitischen Extremisten ausgeführt. Diese werden von der NATO und den Golf-Staaten als angebliche syrische ‘Opposition‘ unterstützt."
http://kreuz.net/article.15267.html
MEN MOET STOPPEN MET LEUGENS OVER SYRIE.
Pater Daniël Maes, een 73-jarige pater Norbertijn, woont sinds 2010 in Syrië (…). Tijdens een kort verblijf in België getuigde hij (onder andere in Terzake op de VRT) over de toestand in Syrië. (…):
"Ik zie vooral 2 mechanismen die het Westen gebruikt in de desinformatiecampagne die we ook in het geval van Irak en van Libië hebben gezien. Vooreerst is er de demonisering van de leider, hier dus Assad. Verder het stelselmatig omdraaien van slachtoffer en agressor. De agressors worden in de Westerse pers als slachtoffers voorgesteld en de slachtoffers als agressors. Er zijn me genoeg verhalen bekend van aanvallen door bandieten of terroristen, waarbij er een cameraploeg aanwezig is die alles doorgeeft aan Al Jazeera, die het dan presenteert als een aanval van het regeringsleger. In werkelijkheid wordt het leger door de buitenlandse druk strenge regels opgelegd. In Homs smeekten sommige burgers het leger ‘Kom ons beschermen’. Maar het leger vreesde een grote slachting en wilde eerst de gewapende groepen lokaliseren. (…)
In een opiniestuk op de website deredactie.be (2 juni) citeert Martin Janssen, een arabist die in Damascus woont, uit een rapport over de gebeurtenissen in Houla (bij een bombardement werden daar tientallen volwassenen en kinderen gedood, volgens het Westen het werk van het regeringsleger) dat hij ontving van religieuzen uit het klooster in Qâra, waar pater Maes naar terugkeert: ‘(…) Gewapende rebellen, wier aantal wordt geschat op tussen de 700 en 800 personen, zijn op donderdag 24 mei richting Hama getrokken waar ze het al-Watani ziekenhuis aanvielen en de bewakers doodden. Ooggetuigen verklaren: ‘Vervolgens zijn ze het ziekenhuis binnengevallen waar de gewapende rebellen alle aanwezigen hebben vermoord en nadat ze de lijken naar buiten hadden gesleept, hebben ze het ziekenhuis in brand gestoken. Op video’s is te zien dat de rebellen de lijken hadden gewikkeld in lakens die het Arabische opschrift ‘ministerie van Gezondheid’ hadden’. In Tal Daw, een dorpje in de buurt van Houla, hebben deze gewapende opstandelingen vervolgens hele alawitische families vermoord. Al deze lijken werden vervolgens in Houla voor de moskee verzameld'."
PRIESTER DANIEL MAES BERICHT VANUIT SYRIE.
"Het Westen stelt zich voor als ‘de internationale gemeenschap’ maar vertegenwoordigt in werkelijkheid een steeds kleiner deel van deze internationale gemeenschap. Rusland bv. is ondertussen als werkelijke vriend van Syrië flink aanwezig in het land, weet wat er echt gebeurt en meldt het ook, terwijl het Westen zijn opgeschroefde verontwaardiging met vervalste berichtgeving probeert te etaleren. Meer dan ooit blijven wij hopen op een vrede, vooraleer het Westen met zijn schatrijke corrupte Arabische bondgenoten dit land heeft kunnen ontwrichten. (…)
De grenscontroles verlopen met de gewone drukte. Aan de eerste grenspost in Syrië hangt een grote spotprent tegen de muur: een Amerikaan die Syrië als een ballon probeert op te blazen met daar onder de tekst 'Het vuur dat ze hier aansteken, zal hun as worden'. Ook op weg naar huis is er niets speciaals te merken. Alle beelden en foto’s van de president staan of hangen er nog zoals voorheen. Misschien is er hier of daar een wachtpost bij gekomen. Het doet me denken aan de journalist van Le Vif-L’Express die me 2 dagen voor mijn vertrek nog kwam opzoeken voor een interview. Hij had zelf na Pasen nog Syrië bezocht en er een reportage over geschreven onder de titel: Waar is de revolutie? Hij had niet veel bijzonders gemerkt, tenzij hier en daar wat georkestreerde herrie. En het zijn deze bendes die nu het grote gevaar vormen. (...)
Uiteindelijk zijn het Amerika met Europa en zijn corrupte Golfstaten die Syrië willen destabiliseren om ook hier hun eigen macht te vestigen, zoals ze al in zovele landen gedaan hebben. Tot heden is er in Syrië geen sprake van een opstand tegen de regering of van een burgeroorlog. De VN-waarnemers zijn uiteindelijk alleen maar hier om het leger te verlammen, terwijl de bendes ongestraft verder kunnen doen. Rusland is alom aanwezig maar laat (…) begaan om groter kwaad te vermijden. Het leger laat ook begaan omdat de media de kleinste stap van het leger kunnen misbruiken. Als Kofi Anan met zijn volk weg is, bestaat er een kans dat Syrië met de hulp van Rusland zelf orde op zaken kan stellen en die doodseskaders van de CIA en consoorten uiteindelijk ook overwonnen kunnen worden. Ondertussen leven we hier in een versterkte burcht."
CONFLICT SYRIE OOK INFORMATIEOORLOG.
“Volgens de Franse bisschop Philip Tournyol Clos zijn de opstandelingen vooral buitenlandse strijders. De Grieks-katholieke (Melkitische) Archimandriet deed tegenover het Vaticaanse persbureau Fides verslag van zijn reis naar Syrië. Daar bezocht hij onder meer Damascus, Aleppo en (…) Homs. ‘(…) De realiteit ter plaatse is heel anders dan het desinformerende beeld dat de Westerse media opleggen’, aldus Mgr. Clos.
In (…) Homs hebben de opstandelingen 2 wijken bezet, Diwan Al Bustan en Hamidieh, waar zich ook alle kerken en bisschopshuizen zich bevinden. Volgens de archimandriet bieden die een ‘totaal desolate aanblik’. ‘De kerk van Mar Elian is voor de helft verwoest en die van Onze-Lieve-Vrouw-van-de-Vrede is nog steeds bezet door de rebellen. Alle christelijke huizen zijn door hun bewoners met achterlating van al hun eigendommen verlaten en zijn zwaar beschadigd door de gevechten.’
De wijk Hamidieh is nog steeds in handen van verschillende zwaar bewapende en van elkaar onafhankelijke strijdgroepen die worden betaald door Qatar en Saoedi-Arabië. Alle 138.000 christenen zijn gevlucht naar Damascus en Libanon, terwijl anderen hun toevlucht hebben gezocht op het omliggende platteland. Een priester is gedood en een ander is door 3 kogels geraakt. Er wonen er nog maar een paar, maar de 5 bisschoppen zijn moeten vluchten naar Damascus en Libanon.
‘(…) Het bloedige werk van niet uit Syrië afkomstige avonturiers dreigt het land nog verder te destabiliseren’, aldus Mgr. Clos. Hij beroept zich op de vroegere Franse ambassadeur, Eric Chevallier, die dit soort informatie meldde, maar altijd werd afgewezen. Tegelijkertijd zou er voortdurend informatie in het nadeel van het regime vervalst worden. (…)
‘De Syriërs zijn eenvoudige en vrolijke mensen’, zegt de bisschop. ‘Christenen leven er in vrede en (…) erkennen dat ze zich nog nooit zo vrij hebben kunnen voelen en hun rechten volledig erkend hebben gezien als onder deze regering.’
Volgens Mgr. Philip Tournyol Clos zijn Syrische christelijke en islamitische leiders het erover eens dat ‘de vijanden van Syrië enkele leden van de Moslimbroederschap over hebben gehaald om de broederlijke betrekkingen die vanouds tussen de moslims en christenen bestaan te vernietigen’. ‘Maar dat is ze tot op heden niet geluk en beide gemeenschappen zijn meer eensgezind dan ooit.’
De Syrische soldaten staan nog steeds tegenover buitenlandse strijders, huurlingen, Libiërs, Libanezen, militanten uit de Golf, Afghanen en Turken.”
SANCTIES TEGEN SYRIE DODELIJKER DAN REGIME ASSAD.
"Met hun sancties tegen Syrië en steun voor de rebellen produceren de VN en de westerse landen 'meer slachtoffers dan het regime zelf'. Dit zei de katholieke bisschop van Aleppo, Mgr. Giuseppe Nazzaro (...).
De uit Italië afkomstige franciscaan keerde zich tegen een te snelle veroordeling van het regime van president Assad door de Verenigde Naties. Er is een 'morele plicht' eerst de omstandigheden, achtergronden en aanstichters van de moordpartijen van de afgelopen weken op te helderen alvorens veroordelingen uit te spreken, aldus de apostolisch vicaris van Aleppo. (...)
Nazzaro zei verder dat er momenteel een campagne aan de gang is van Qatar, Saoedi-Arabië en andere Arabische Golfstaten om Syrië te 'vernietigen'."
EEUW LANG GEEN GAY PRIDE IN MOSKOU.
"Russische homo's en lesbiennes mogen de komende 100 jaar geen gay pride organiseren. Dat heeft het stadsbestuur beslist. Eerder al oordeelde een rechtbank dat het verbod op gay pride parades tot mei 2112 wettig is."
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=DMF20120608_101
"DIT IS EEN KATHOLIEK LAND EN GEEN VAN FLIKKERS DIE ZIEKTES EN AFWIJKINGEN PROMOTEN."
"In Kroatië is een zitting van het parlement geschorst omdat meerdere parlementsleden homofobe uitlatingen hadden gedaan. (...) 'Dit is een katholiek, normaal land en geen land van flikkers die ziektes en afwijkingen promoten', zei afgevaardigde Zoran Vinkovic."
http://www.demorgen.be/dm/nl/990/Buitenland/article/detail/1447117/2012/06/01/Dit-is-een-katholiek-land-en-geen-van-flikkers-die-ziektes-en-afwijkingen-promoten.dhtml
7 JUNE 2012: RUSSIA DISPLAYS INTERCONTINENTAL NUCLEAR BALLISTIC SUPERIORITY.
"On Thursday, 7 June 2012, Russia conducted 2 ballistic missile launches. (...)
The Bulava R-30 [is] Russia’s most advanced generation of intercontinental ballistic missiles which represents the future of the Russian missile arsenal. With a range of 8000 km, it can be equipped with 10 hypersonic warheads with a yield between 100 and 150 kilotons each on independently-controlled trajectories. Its flight characteristics and highly sophisticated electronic measurement instruments are technically far more advanced than those of their U.S. rivals, to the point that the missile defense system currently being developed by NATO has already been superseded. (...)
Without an identical show of strength on the part of the Pentagon in the coming days, the successful test launches of the Bulava and Topol have shifted the global ballistic balance in favor of the Russian Federation."
http://www.voltairenet.org/7-June-2012-Russia-displays
SERBIA SAYS 'NYET' TO NATO MEMBERSHIP.
"President-elect Tomislav Nikolic, who is looking for more intensive relations with Russia, has promised that Serbia will never become a member of NATO. (…) He added that he wasn’t sure if Serbia would be admitted into the EU unless ‘we recognize the independence of Kosovo and Metohija.’
Many Serbs are ambivalent, if not outright hostile to the idea of restoring full relations with the EU, not to mention the NATO. In 1999 Belgrade was on the receiving end of a massive 78-day bombing campaign by the alliance (…) aimed at removing Yugoslav forces from Kosovo. ‘Our constitution forbids us to abandon Kosovo and Metohija’, Nikolic said. (…)
Nikolic heaped praise on Moscow, which (…) has never placed demands on the Serbian people. (…) Nikolic went on to thank Russia for supporting Serbia, while stressing that his country ‘would never join NATO’. He also suggested that Putin choose a date to visit the Balkan country. ‘You have earned your prestige with the way you govern Russia. And although Serbia is on a road to the EU … we will be building out our relations with Russia meanwhile’, the Serbian president-elect said at the meeting in Moscow with Putin. (…)
It should be noted that Serbia also ranks high on Russia's list of respected allies, which was proven by the fact that Nikolic was Putin’s first meeting with a foreign leader since being elected. Meanwhile, Russia is ready to allocate the second loan tranche of $800 million to Serbia, Putin assured his Serbian guest. (…) Earlier, Russia already provided a $200 million loan to Serbia in an effort to consolidate the country's budget. (…) Putin also referred to Serbia as Russia’s ‘spiritual brother’."
http://rt.com/politics/serbia-russia-nato-eu-crisis-377/
AZERI'S VERHOGEN PACHTGELD RUSSISCH RADARSTATION MET 4.000%.
"Rusland dreigt een strategisch belangrijk radarstation in Azerbeidzjan, in de zuidelijke Kaukasus, kwijt te spelen. (...) Bakoe verhoogde immers het pachtgeld voor de installatie met meer dan 4.000%. In plaats van de jaarlijkse som van 7 miljoen dollar (...) wil Bakoe plots 300 miljoen dollar (...).
Deskundigen in Moskou wijzen voor de uiterst forse verhoging van het huurgeld met de beschuldigende vinger naar de VS. Washington wil wegens haar conflict met het aan Azerbeidzjan grenzende Iran zelf de regio 'controleren', luidde het. De relaties tussen Moskou en Bakoe verlopen ook niet vlekkeloos, gezien Rusland optreedt als beschermheer van Armenië, de aartsvijand van Azerbeidzjan wegens de conflicten om de enclave Nagorno-Karabach.
Het na de implosie van de Sovjet-Unie afgesloten verdrag voor het radarstation dat een radius van ongeveer 6.000 km controleert, loopt dit jaar af."
COMPUTERS ALS SPION.
"De oorsprong van het virus is nog onbekend. Maar de besmette pc's bevonden zich vooral in Iran. En de Israëlische minister Moshe Ya'alon liet tijdens een interview (...) vallen dat hij het gebruik van dergelijke technieken gerechtvaardigd vindt. (...) Hij voegde eraan toe dat Israël sterk staat op technologisch vlak en dat dit 'allerlei mogelijkheden opent voor ons'. Het Iraanse nieuwsagentschap Fars interpreteert die uitspraken als een schuldbekentenis."
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=IO3QL6H1
RUSLAND ONDERZOEKT OF SUPERJET CRASHTE DOOR SABOTAGE VS.
"In een artikel onder de titel 'Zijn de Amerikanen betrokken bij de crash van de Superjet?' citeert de [Russische massakrant Komsomolskaja Pravda] bronnen binnen de geheime militaire diensten die stellen dat de handelsrivalen van Rusland in de burgerluchtvaartsector belang hebben bij een mislukking van het Soechoj Superjet-project. (...) 'Wij weten dat ze een speciale technologie hebben, net als wij, waardoor signalen vanop de grond geblokkeerd kunnen worden, wat foute analyses van de vluchtparameters oplevert'. De crash vond plaats tijdens een demonstratievlucht om de Superjet 100 te promoten. Dat toestel, het nieuwste model van vliegtuigbouwer Soechoj, is de grote hoop voor de toekomst van de Russische burgerluchtvaart."
http://www.demorgen.be/dm/nl/990/Buitenland/article/detail/1443447/2012/05/24/Rusland-onderzoekt-of-Superjet-crashte-door-sabotage-VS.dhtml
MALI: SELF-DETERMINATION OR RECOLONALISATION?
"The nationalist aspirations of the Tuareg have been manipulated by foreign governments and politicians to undermine Mali's territorial integrity. Islamic extremists in Mali are backed by NATO's allies in the feudal tyrannies of Saudi Arabia and the Gulf States and have been directly supplied by Qatar by air at the northern Mali city of Gao. These ethnic and Islamic insurgencies have brought chaos to northern and central Mali. (…) The insurgencies threaten Mali's territorial integrity and also the stability of North Africa's main regional power, Algeria. (...)
What has happened in Mali makes no sense unless seen in the geopolitical context of neocolonial terrorist aggression by the NATO powers and their allies. The scale of that military and economic aggression is global, reaching from the Korean Peninsula, to the South China Sea, through Afghanistan, Iran, Iraq and Syria, through Somalia, Sudan and Libya, to Mali and its neighbours and across the Atlantic to Latin America. Their mineral wealth and oil and gas reserves make Mali, Niger and Algeria targets for yet another neocolonial NATO intervention. (…)
The confluence of NATO neocolonial aggression in North and West Africa follows a familiar pattern. Like Ivory Coast President Ouatarra, Burkina Faso's President Blaise Compaoré is also a sinister enforcer for the NATO powers. Compaoré came to power in 1987 by betraying and murdering legendary revolutionary leader Thomas Sankara. Ouatarra and Compaoré are determined defenders of (…) French interests in West Africa. Their role is the same as that of ruthless repressive leaders like Paul Kagame of Rwanda and Yowere Museveni in Uganda. They defend NATO country corporate interests in Africa against the expansion of Chinese trade and investment interests. (...)
Algeria views with great suspicion the French government's undisguised desire to get unrestricted use of the Malian military air base at Tessalit near the Algerian border, ostensibly for operations against terrorist groups and organized crime. Algeria's leaders, like other African leaders, may come to regret the passive role they took in relation both to NATO's aggression against Libya and NATO country manipulation of the secession of Southern Sudan.
Surrounded now by unsympathetic or downright hostile governments and extremist Islamic movements, Algeria can hardly welcome the collapse of central authority in Mali. (...)
The NATO powers have shown in Lebanon, Libya and Syria that they will work closely with Islamic extremists if it suits their neocolonial agenda. They do so either directly as they did in Afghanistan in the 1980s or, as they have done more recently, in alliance with the feudal tyrannies of Saudi Arabia and the Gulf States who have directly supported terrorism against the peoples of Lebanon, Libya and Syria.
The double-game played by the NATO powers in relation to Islamic extremist movements is matched by their hypocrisy in addressing organized crime and narcotics in the region. Narcotics, people trafficking and contraband of all kinds are lucrative multinational businesses generating hundreds of billions of dollars a year. That money flows into the Western financial system propping up its virtually insolvent major banks, as even the relevant UN organization has acknowledged."
http://lizzie-phelan.blogspot.com/2012/05/mali-self-determination-or.html
TAALLESSEN EN STRIKTE REGELS IN KRAAKPAND.
"Met hun sociaal engagement gaan de krakers in tegen de Warschause woonpolitiek die wolkenkrabbers boven betaalbaar wonen verkiest. Hun aanhang groeit.
Je zou het niet meteen verwachten in een krakerspand, maar in het Warschause Kolektyw Przychodnia houden ze van regels. Op een poster in de vergaderzaal van het afgedankte tbc-ziekenhuis worden ze een voor een opgesomd. 1. We respecteren andermans werk. We houden alles netjes. 2. Vlees en andere niet-vegetarische producten zijn taboe. 3. Hier is geen plaats voor drugs. 4. Tijdens vergaderingen zijn we altijd nuchter. (...)
Maar hun sociaal engagement heeft het begrip van het stadbestuur er niet groter op gemaakt. Toen de bewoners van Kolektyw Przychodnia enkele weken geleden hun ziekenhuis kraakten, verscheen onmiddellijk de politie op het toneel. Door op het dak te klimmen wisten ze het pand bezet te houden. Het was al de tweede keer in een maand tijd dat de Warschause politie de krakers het leven zuur maakt. In april was ze massaal aanwezig tijdens een poging een ander pand te ontruimen.
Het offensief van het stadsbestuur heeft tE maken met de groei van het aantal kraakpanden. Twee jaar geleden telde Warschau amper 1 pand, vorig jaar 2 en dit jaar 4. Het is niet veel in een stad van 1,7 miljoen inwoners, maar de toekomst oogt positief. Dankzij het optreden van het stadsbestuur hebben de krakers in heel Polen aan sympathie gewonnen. Tot enkele weken geleden hadden weinig Polen zelfs maar van hun bestaan gehoord.
Die positieve commentaren hebben de krakers te danken aan de woonpolitiek van het Warschause stadsbestuur. Dat zou meer aandacht hebben voor de bouw van wolkenkrabbers en winkelcentra dan voor de huisvesting van zijn inwoners. Burgemeester Hanna Gronkiewicz-Waltz, een partijgenote van premier Donald Tusk, wordt er door de krakers van beschuldigd Warschau in handen te geven van gewiekste vastgoedmakelaars. Vooral bij de privatisering van stadseigendom zou veel fout gaan. In plaats van de onteigeningen uit het communistische verleden ongedaan te maken komen de teruggeschonken panden vaak in handen van speculanten die de rechten op het onroerend goed voor een appel en een ei hebben afgekocht van de oorspronkelijke eigenaars.
(...) Met de bouw van kantoren of luxeflats kunnen miljoenen worden verdiend."
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=DMF20120606_00175036
EASTERN RIGHT.
"In part because Orthodox countries did not undergo the Enlightenment, the Orthodox way of thinking about social and political life is so far outside the Western experience that it can sometimes seem barely relevant to American challenges. On the other hand, Orthodoxy’s pre-modern traditionalism can be a rich new source of spiritual and cultural renewal."
http://www.theamericanconservative.com/articles/eastern-right-2/
WIE ZIT ER ACHTER DE 'ONAFHANKELIJKE BLOGSTER' YOANI SANCHEZ?
"De laatste dagen verschenen opnieuw een aantal artikels van de ‘onafhankelijke blogster’ Yoani Sánchez in de pers, o.a. in de gratis krant Metro. Yoani pretendeert er vervolgd te worden omwille van haar vrije mening over het Cubaanse regime. Een beetje duiding over haar persoon en haar geschiedenis ontbreekt in die berichten. Cubanismo vult dit hiaat graag aan.
(...) Yoani Sánchez is een speciaal individu in (...) de Cubaanse dissidentie. Nooit tevoren had een Cubaans dissident zoveel airplay in de media en zoveel internationale erkenning op zo korte tijd. In 2004, 2 jaar nadat ze naar Zwitserland verhuisd was, beslist ze terug te keren naar Cuba. In 2007 wordt ze actief lid van de Cubaanse 'dissidentie' door haar blog 'Generatie Y' op te starten. Ze wordt een fervente criticaster van de regering. Nooit heeft een Cubaans - en misschien wel van de hele wereld - dissident zoveel internationale prijzen verzameld in zo korte tijd. Het aardige daarvan is dat ze daardoor nu al ruimschoots geld heeft om comfortabel te leven op het eiland voor de rest van haar leven. In totaal heeft ze immers 250.000 euro's 'verdiend' met haar blog (…)!
Een gelekt ‘top secret’ bericht uit de SINA (de VS-vertegenwoordiging in Havana) onthult de nauwe relaties van de Amerikaanse regering met Yoani. Michel Parmly, een oud chef van de SINA die regelmatig met haar samen zat in zijn diplomatieke residentie, heeft volgens dit document zijn bezorgdheid geuit over Wikileaks: ‘Ik zou erg gegeneerd zijn moesten de vele gesprekken die ik met Yoani Sánchez had gepubliceerd worden.' (…)
In 2009 heeft de Westerse pers het interview dat ze had met Obama enorm gemediatiseerd. Yoani zei toen dat ze dezelfde vragen schriftelijk had voorgelegd aan Raúl Castro, maar dat die zich niet heeft verwaardigd erop te antwoorden. De Wikileaks-documenten tonen echter aan dat het een ambtenaar van de SINA is geweest, en niet Obama zelf, die de vragen beantwoorde. Straffer nog: de documenten stellen dat Sánchez nooit iets opstuurde naar Castro.
Naast haar blog heeft Yoani ook een Twitteraccount die 214.000 volgers had op 12/02/12. Slechts 32 ervan op Cuba. Zij zelf 'volgt’ meer dan 80.000 personen. Ze presenteert zich als volgt op haar blog: ‘Ik woon in Havana en vertel mijn leven hier in stukjes van 140 karakters. Ik twit via SMS, zonder toegang tot het internet’. Dat is nogal moeilijk te geloven: 80.000 personen volgen enkel via SMS en door één keer per week te internetten in een hotel?
Via www.followervonk.com kan je een analyse maken van de Twitterprofielen. Wat Yoani betreft, kan je zien dat ze sinds 2010 geabonneerd is op meer dan 200 twitteraccounts per dag, met pieken tot 700! Dat kan enkel als je dag en nacht niets anders doet dan twitteren, en dan nog. Het is dus erg waarschijnlijk dat hier een duur PC-programma wordt gebruikt.
Uit de analyse blijkt ook dat 50.000 van de 'volgers' spookaccounts zijn: 27.000 hebben geen foto en 20.000 hebben sinds hun opening minder dan 4 berichten gepost. 3363 volgen niemand en 2897 volgen enkel Yoani of nog 1 account meer. Deze operatie om een opgepompte netpopulariteit te creëren is onmogelijk zonder een goede internetverbinding. Er is goede technische uitrusting en geld voor nodig.
In 2011 verzond Yoani 400 berichten per dag. In Cuba is de prijs voor een SMS 1 CUC, 400 CUC per maand dus, terwijl het gemiddelde maandloon 16 CUC bedraagt ... En er zijn nog meer vragen te stellen natuurlijk: Wie financiert dit alles? Wie creëert de fictieve volgers? Waarom? Welke belangen zitten er achter Yoani?"
http://www.cubanismo.net/cms/nl/artikels/wie-zit-er-achter-de-onafhankelijke-blogster-yoani-s-nchez
HET PLATTELAND VERPAARDT.
"Paarden nemen vandaag 1/3 van het weiland in beslag. Ze vormen pittige concurrentie in de strijd om de landbouwgrond (…). ‘Er is een ongemerkte transformatie bezig die tot een clash zal leiden.'
‘Groentegemeente' lees je bij het binnenrijden van Sint-Katelijne-Waver op een bordje naast de weg. De buurgemeente van Mechelen dankt die titel aan de belangrijke groenteveiling die er staat en aan een lange traditie van tuinbouwbedrijven. Maar als je erdoorheen rijdt, zie je nergens groenten. Je ziet veel serres, dat wel, en nog meer paarden. Kleine weiden met koddige schuilhokjes, een prestigieuze springpaardenfokkerij met alles erop en eraan, villa's met luxestallen, trainingspistes.
‘Het is typisch voor de streek', zegt Greet Lambrecht, die een gemeente verderop een tuinbouwbedrijf heeft met haar man. ‘Vroeger zag je overal tuinbouw, nu zie je overal paarden. Er zijn veel boeren die ermee stoppen en hun grond verkopen. Soms wordt die opgekocht door grotere bedrijven, soms blijft die braak liggen en vaak komen er paardenliefhebbers in de plaats. Nieuwe tuinbouwbedrijven zie je zelden, daarvoor zijn de gronden veel te duur en de winstmarges veel te klein geworden. De hele tuinbouwsector zit in het slop. Je betaalt hier makkelijk 75.000 euro per hectare landbouwgrond. Voor een kapitaalkrachtige paardenliefhebber is dat haalbaar, voor een jonge tuinbouwer niet.'
Het platteland verpaardt, niet alleen in Sint-Katelijne-Waver, maar in heel Vlaanderen (…). Zo'n 155.000 paarden telt Vlaanderen intussen. Niemand heeft iets tegen die beesten, maar hun opmars heeft wel tot een nieuw landschap geleid, en tot spanningen. ‘Paardenhouders zijn vaak typische nieuwe plattelanders, zegt Nicole Vreys, de landschapsarchitecte van de provincie Limburg. ‘Boeren hebben open terreinen, die overlopen in het landschap, terwijl je bij de nieuwe plattelanders net de neiging ziet om alles steriel te maken en af te sluiten, het liefst met hoge geplastificeerde draad en coniferenrijen. (…)'
En dat is niet het enige. ‘Paardenhouders maken gebruik van de landbouwzone, maar ze doen niet aan landbouw. Terwijl dat wel de bedoeling is van die ruimte: eten produceren', zegt Greet Lambrecht. Walter Coen, die een gemengd landbouwbedrijf heeft in het Oost-Vlaamse Machelen, maakt er zich nog drukker in. ‘(…) Ik zie de domste dingen als ik hier rondfiets: paarden, reeën, everzwijnen: allemaal goede landbouwgrond die door rijke mensen aan de landbouw onttrokken wordt. (…) Maar bij landbouwgrond hoort een taak: voedsel produceren.' (…)
We zien niet alleen verpaarding in landbouwgebied, maar ook een heel sterke toename van zonevreemde bedrijven, zoals aannemers, transporteurs, wellnesscentra, noem maar op. (…) 8% van de open ruimte bestaat uit hobbyweiden, voornamelijk voor paarden. Steeds meer voormalige hoeves worden villa's of huisvesten zonevreemde bedrijven. (…) ‘De transformatie gaat heel snel en grotendeels ongemerkt. Maar ze wekt veel spanning op, die tot een clash zal leiden. Je merkt enerzijds dat de landbouwbedrijven afnemen, maar wel grootschaliger en industriëler worden, wat op weinig vertrouwen en sympathie van de bevolking kan rekenen. Anderzijds ontstaan er spontaan allerlei andere activiteiten, die vaak goed gedijen in onze versnipperde ruimte, maar waar geen beleid voor bestaat."
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=DMF20120601_00170108
ZWARE CRIMINELEN MOGEN VOORTAAN PROCES AFKOPEN.
"Openbaar aanklagers mogen voortaan voor misdrijven waarop tot 20 jaar cel staat, deals sluiten met de (…) criminelen. Dat staat in een rondzendbrief die het gebruik van minnelijke schikkingen in strafzaken sterk uitbreidt (…). De rondzend...brief bevat een lijst van misdrijven waarvoor criminelen hun proces mogen afkopen: (…) o.m. corruptie, computercriminaliteit, bepaalde gevallen van slagen en verwondingen, van bendevorming en van diefstallen, en alle vormen van bedrog en oplichting.
(…) De deal kan op elk moment gesloten worden, ook tijdens of zelfs na een proces (…). De schikking kan zelfs lager uitvallen dan de uitgesproken straf en de (…) rechters mogen niet oordelen of de schikking opportuun of proportioneel is. Verdachten die kunnen betalen, behouden ook een blanco strafblad, terwijl andere verdachten in dezelfde zaak nog altijd vervolgd kunnen worden."
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mercredi, 13 juin 2012
Civilization as political concept
Civilization as political concept
Interview with the leader of the International “Eurasian Movement”, a philosopher, and a professor at Moscow State University Alexander Dugin
Interviewed by the Global Revolutionary Alliance’s own Natella Speranskaja
Ex: http://www.granews.info/
- The crisis of identity, with which we faced after the Cold War and the collapse of the communist world, is still relevant. What do you think is capable of lifting us out of this crisis – a religious revival or creation of a new political ideology? Which of the options are you inclined to yourself?
- After the collapse of communism came the phase of the “unipolar moment” (as Charles Krauthammer called it). In geopolitics, this meant the victory of unilateralism and Atlanticism, and because the pole was left alone, the West has become a global phenomenon. Accordingly, the ideology of liberalism (or more accurately, neo-liberalism) is firmly in place crushing the two alternative political theories that existed in the twentieth century – communism and fascism . The Global liberal West has now defined culture, economics, information and technology, and politics. The West’s claims to the universalism of it’s values, the values of Western modernity and the Postmodern era, has reached its climax.
Problems stemming from the West during the “unipolar moment” has led many to say that this “moment” is over, that he could not yet be a “destiny” of humanity.That is, a “unipolar moment” should be interpreted very broadly – not only geopolitical, but also ideologically, economically, axiologically, civilization wide. The crisis of identity, about which you ask, has scrapped all previous identities – civilizational, historical, national, political, ethnic, religious, cultural, in favor of a universal planetary Western-style identity – with its concept of individualism, secularism, representative democracy, economic and political liberalism, cosmopolitanism and the ideology of human rights.Instead of a hierarchy of identities, which have traditionally played a large role in sets of collective identities, the “unipolar moment” affirmed a flat one-dimensional identity, with the absolutization of the individual singularity. One individual = one identity, and any forms of the collective identity (for example, individual as the part of the religious community, nation, ethnic group, race, or even sex) underwent dismantling and overthrow. Hence the hatred of globalists for different kind of “majorities” and protection of minorities, up to the individual.
The Uni-polar Democracy of our moment - this is a democracy, which unambiguously protects the minority before the face of the majority and the individual before face of the group. This is the crisis of identity for those of non-Western or non-modern (or even not “postmodern”) societies,since this is where customary models are scrapped and liquidated. The postmodern West with optimism, on the contrary, asserts individualism and hyper-liberalism in its space and zealously exports it on the planetary scale.
However, it’s not painless, and has caused at all levels it’s own growing rejection. The problems, which have appeared in the West in the course of this “uni-polar moment”, forced many to speak, that this “moment’s” conclusion, has not succeeded in becoming “the fate” of humanity. This, therefore, was the cost of the possibility of passage to some other paradigm…
So, we can think about an alternative to the “unipolar moment” and, therefore, an alternative to liberalism, Americanism, Atlanticism, Western Postmodernism, globalization, individualism, etc. That is, we can, and I think should, work out plans and strategies for a “post-uni polar world “, at all levels – the ideological and political, the economic, and religious, and the philosophical and geo-political, the cultural and civilizational, and technology, and value.
In fact, this is what I call multi-polarity. As in the case of uni-polarity it is not only about the political and strategic map of the world, but also the paradigmatic philosophical foundations of the future world order. We can not exactly say that the “uni-polar moment” has finally been completed. No, it is still continuing, but it faces a growing number of problems. We must put an end to it – eradicate it. This is a global revolution, since the existing domination of the West, liberalism and globalism completely controls the world oligarchy, financial and political elites.
So they just will not simply give up their positions. We must prepare for a serious and intense battle. Multi-polarity will be recaptured by the conquered peoples of the world in combat and it will be able to arise only on the smoking ruins of the global West. While the West is still dictating his will to the rest, to talk about early multipolarity – you must first destroy the Western domination on the ground. Crisis – this is much, but far from all.
- If we accept the thesis of the paradigmatic transition from the current unipolar world order model to a new multi-polar model, where the actors are not nation-states, but entire civilizations, can it be said that this move would entail a radical change in the very human identity?
- Yes, of course. With the end of the unipolar moment, we are entering a whole new world. And it is not simply a reverse or a step back, but it is a step forward to some unprecedented future, however, different from the digital project of “lonely crowds”, which is reserved for humanity by globalism. Multi-polar identity will be the complex nonlinear collection of different identities – both individual and collective, that is varied for each civilization (or even inside each civilization).
This is something completely new that will be created.
And the changes will be radical. We can not exclude that, along with known identities, civilizations, and offering of new ways … It is possible that one of these new identities will become the identity of “Superman” – in the Nietzschean sense or otherwise (for example, traditionalist) … In the “open society” of globalism the individual is, on the contrary, closedand strictly self-identical.
The multi-polar world’s anthropological map will be, however, extremely open, although the boundaries of civilizations will be defined clearly. Man will again re-open the measurement of inner freedom – “freedom for”, in spite of the flat and purely external liberal freedom – “freedom from” (as John Mill), Which is actually, not freedom, but its simulacrum, imposed for a more efficient operation of the planetary masses by a small group of global oligarchs.
- Alexander Gelevich Dugin, you are the creator of the theory of a multi-polar world, which laid the foundation from which we can begin a new historical stage. Your book“The theory of a multi-polar world” has been and is being translated into other languages. The transition to a new model of world order means a radical change in the foreign policy of nation-states, and in today’s global economy, in fact, you have created all the prerequisites for the emergence of a new diplomatic language. Of course, this is a challenge of the global hegemony of the West. What do you think will be the reaction of your political opponents when they realize the seriousness of the threat posed?
- As always in the vanguard of philosophical and ideological ideas, we first have the effect of bewilderment, the desire to silence or marginalize them. Then comes the phase of severe criticism and rejection. Then they begin to consider. Then they become commonplace and a truism. So it was with many of my ideas and concepts in the past 30 years. Traditionalism, geopolitics, Sociology of imagination , Ethnosociology, Conservative Revolution , National Bolshevism, Eurasianism, the Fourth Political Theory, National-structuralism, Russian Schmittianism, the concept of the three paradigms, the eschatological gnosis, New Metaphysics and Radical Theory of the Subject , Conspiracy theories, Russian haydeggerianstvo , a post-modern alternative , and so on – perceived first with hostility, then partially assimilated, and finally became part of mainstream discourse in academia and politics of Russia, and in part, and beyond.
Each of these directions has their fate, but the diagram of their mastering is approximately identical. So it will be also with the theory of a multipolar world It will be hushed up, and then demonized and fiercely criticized, and then they will begin to look at it closely, and then accepted. But for all this it is necessary to pay for it and to defend it in the fight. Arthur Rimbaud said that “the spiritual battle as fierce and hard, as the battle of armies.” For this we will have to struggle violently and desperately. As for everything else.
- In the “Theory of a multipolar world,” you write that in the dialogue between civilizations the responsibility is born by the elite of civilization. Do I understand correctly, it should be a “trained” elite, that is, the elite, which has a broad knowledge and capabilities, rather than the present “elite”? Tell me, what is the main difference between these elites?
- Civilizational elite – is a new concept. Thus far it does not exist. It is a combination of two qualities – deep assimilation of the particular civilizational culture (in the philosophical, religious, value levels) and the presence of a high degree “of drive,” persistently pushing people to the heights of power, prestige and influence. Modern liberalism channels passion exclusively in the area of economics and business, creating a preference for a particular social elevator and it is a particular type of personality (which is an American sociologist Yuri Slezkine called “mercurial type”) .
The Mercurial elite of globalism, “aviakochevniki” mondialist nomadism, sung by Jacques Attali, should be overthrown in favor of radically different types of elites. Each civilization can dominate, and other “worlds”, not only thievish, mercurial shopkeepers and cosmopolitans. Islamic elite is clearly another – an example of this we see in today’s Iran, where the policy (Mars) and economics (Mercury) are subject to spiritual authority, of the Ayatollah (Saturn).
But the “world” is only a metaphor. Different civilizations are based on different codes. The main thing is that the elite must be reflected in the codes themselves, whatever they may be. This is the most important condition. The will to power inherent in any elite, shall be interfaced with the will to knowledge, that is intellectualism and activism in such a multipolar elite should be wedded. Technological efficiency and value (often religious) content should be combined in such an elite. Only such an elite will be able to fully and responsibly participate in the dialogue of civilizations, embodying the principles of their traditions and engaging in interaction with other civilizations of the worlds.
- How can you comment on the hypothesis that the return to a bipolar model is still possible?
- I think not, practically or theoretically. In practice, because today there is no country that is comparable to the basic parameters of the U.S. and the West in general. The U.S. broke away from the rest of the world so that no one on its own can compete with them. Theoretically, only the West now has a claim to universality of its values, whereas previously Marxism was regarded as an alternative. After the collapse of the Soviet Union it became clear that universalism is only liberal, capitalist. To resist Western imperialism there can only be a coalition of large spaces – not the second pole, but immediately multiple poles, each of them with its own strategic infrastructure and with a particular civilizational, cultural and ideological content.
- How real is the sudden transition to a non-polar model? What are the main disadvantages of this model?
- Passage to a non-polar model, about which leaders are increasingly talking of in the Council on Foreign Relations (Richard Haass, George Soros,etc.), means the replacement of the facade of a uni-polar hegemony, the transition from the domination based on military and strategic power of the United States and NATO (hardware ) to dispersed domination of the West as a whole (software). These are two versions – hard-hegemony and soft-hegemony. But in both cases the West, its civilization, its culture, its philosophy, its technologies, its political and economic institutes and procedures come out as the standard universal model. Over the long term, this will indicate the transfer of power to a “world government”, which will be dominated by all the same Western elites, the global oligarchy. It will then discard it’s mask and will act directly on behalf of the transnational forces. In some sense non-polarity is worse than uni-polarity, though, it would seem hard to believe.
Non-polarity itself, and even more sharply and rapidly, will not yet begin. For this, the world must go through the turmoil and trials until a desperate humanity itself cried for the world elite with a prayer for salvation. Prior to that, to weaken the power of the United States, world disasters occur, and war. Non-polar world under the control of a world government, consisting of direct representatives of the global oligarchy, is expected by many religious circles as the coming “of the kingdom of the Antichrist.”
As for the “shortcomings” of such a model, I believe that it is just “a great parody of” the sacred world empire, which Rene Guenon warned of in his work The Reign of Quantity and the Signs of the Times. This will be a global simulacrum. To recognize these “deficiencies” will not be so easy, otherwise opposition “to the antichrist” would be too simple a matter, and the depth of his temptation would be insignificant.
The true alternative is a multi-polar world, everything else – evil in the truest sense of the word.
- The “counter-hegemony” by Robert Cox, who you mention in your book aims to expose the existing order in international relations and raise the rebellion against it. To do this, Cox called for the creation of counter-hegemonic bloc, which will include political actors who reject the existing hegemony. Have you developed the Fourth Political Theory as a kind of counter-hegemonic doctrine that could unite the rebels against the hegemony of the West?
- I am convinced that the Fourth Political Theory fits into the logic of building counter-hegemony, which Cox spoke of. By the way, also inthe proximity of critical theory in the MO theory, and multi-polar world is a wonderful text by Alexandra Bovdunova ,voiced at the Conference on the Theory of a multipolar world in Moscow, Moscow State University on 25-26 April 2012 .
4PT is not a complete doctrine, this is still the first steps toward the exit from the conceptual impasse in which we find ourselves in the face of liberalism, today rejected by more and more people around the world, in the collapse of the old anti-liberal political theories – Communism and Fascism. In a sense, the need for 4PT – is a sign of the times, and really can not be disputed by anyone. Another matter, what will be 4PT in its final form. The temptation appears to build it as a syncretic combination of elements of previous anti-liberal doctrines and ideologies …
I am convinced that we should go another way. It is necessary to understand the root of the current hegemony. This coincides with the root of modernity as such, and it grows from the roots of modernity in all three pillars of political theories – liberalism, communism and fascism. To manipulate them to find an alternative to modernity and liberalism, respectively, and of the liberal hegemony of the West, is in my view, pointless. We must move beyond modernity in general, beyond the range of its political actors – individual, class, nation, state, etc.
Therefore 4PT as the basis of a counter-hegemonic planetary front should be constructed quite differently. Like the theory of a multipolar world 4PT operates with a new concept – “civilization”, but 4PT puts special emphasis on the existential aspect of it. Hence the most important, the central thesis of 4PT that its subject is the actor - Dasein. Every civilization, its Dasein, which means that it describes a specific set of existentials. On their basis, should be raised a new political theory generalized at the following level into a “multipolar federation Of Dasein” as the concrete structure of counter – hegemony. In other words, the very counter-hegemony must be conceived existentially, as a field of war between the inauthentic globalization (global alienation) and the horizon of authentic peoples and societies in a multipolar world (the possibility of overcoming the alienation of civilizations).
- When we talk about cognitive uprising, however first of all, our actions should be aimed at the overthrow of the dictatorship of the West?
- The most important step is the beginning of the systematic preparation of a global revolutionary elite-oriented to multi-polarity 4PT. This elite must perform a critical function – to be a link between the local and global. At the local level we are talking about the masses and the clearest exponents of their local culture (religious leaders, philosophers, etc.). Often, these communities do not have a planetary perspective and simply defend their conservative identity before the onset of toxic globalization and Western imperialism.
Raising the masses and the traditionalist-conservatives to a realized uprising in the context of a complex union of a counter-hegemonistic block is extremely difficult. Simple conservatives and their supportive mass, for example, of the Islamic or Orthodox persuasion are unlikely to realize the necessity of alliances with the Hindus or the Chinese. This will be the play (and they are already actively playing it) of the globalists and their principle of “divide and conquer!” But the revolutionary elite, which is the elite, even within a particular traditionalist elite of society, should take the , heartfelt deep and deliberate feelings of local identity and correlate it within a total horizon of multi-polarity, and 4PT.
Without the formation of such a elite the revolt against the post-modern world and the overthrow of the dictatorship of the West will not take place. Every time and everywhere the West has a problem, he will come to the aid of anti-Western forces, which, however, will be motivated by narrow bills to specific civilizational neighbors – most often, just as anti-Western as they are. So it will be and already is the instrumentalization of globalists of various conservative fundamentalist and nationalist movements. Islamic fundamentalists to help the West is one. European nationalists – is another. So a “unipolar moment” extends not only to exist in itself, but also playing the antagonistic forces against him. The overthrow of the dictatorship of the West will become possible only if this strategy will be sufficient enough to create or make appear a new counter-hegemonic elite. A initiative like Global Revolutionary Alliance – the unique example of really revolutionary and effective opposition to hegemony.
- You have repeatedly said that Eurasianism is a strategic, philosophical, cultural and civilizational choice. Can we hope that the political course chosen by Vladimir Putin (establishment of a Eurasian Union ) Is the first step towards a multipolar model?
- This is a difficult question. By himself, Putin and, especially, his environment, they act more out of inertia, without calling into question the legitimacy of the existing planetary status quo. Their goal – to win his and Russia’s rather appropriate place within the existing world order. But that is the problem: a truly acceptable place for Russia is not and can not exist, because the “uni-polar moment”, as well as the globalists stand for the desovereignization of Russia, eliminating it as an independent civilization, and strategic pole.
This self-destruction seems to suit, Dmitry Medvedev and his entourage (INSOR) for he was ready to reboot and go for almost all of it. Putin clearly understands the situation somewhat differently, and his criteria of “acceptability” is also different. He would most of all psychologically arrange a priority partnership with the West while maintaining the sovereignty of Russia. But this is something unacceptable under any circumstances to the unipolar globalists - practically or theoretically.
So Putin is torn between multipolarity, where he leads the orientation of sovereignty and Atlanticism, where he leads the inertia and the tireless work of a huge network of influence that permeates all of the structure of Russian society. Here’s the dilemma. Putin makes moves in both directions – he proclaims multi-polarity, the Eurasian Union, to protect the sovereignty of Russia, even spoke of the peculiarities of Russian civilization, strengthening vertical power, shows respect (if not more) to Orthodoxy, but on the other hand, surrounds himself with pro-American experts (eg, “Valdai Club”), rebuilds, education and culture under the globalistic Western models, has a liberal economic policy and suffers comprador oligarchs, etc.
The field for maneuver Putin is constantly shrinking. The logic of the circumstances pushes him to a more unambiguous choice. Inside the country this uncertainty of course causes growing hostility, and his legitimacy falls.
Outside the country the West only increases the pressure on Putin to persuade him towards globalism and the recognition of “unilateralism”, specifically – to cede his post to the Westerner Medvedev. So Putin, while continuing to fluctuate between multipolarity and Westernism, loses ground and support here and there.
The new period of his presidency will be very difficult. We will do everything we can to move it to a multipolar world, the Eurasian Union and 4PT. But we are not alone in Russian politics – against us for influence in Putin’s circles we have an army of liberals, agents of Western influence and the staff of the global oligarchy. For us, though, we have the People and the Truth. But behind them – a global oligarchy, money, lies, and, apparently, the father of lies. Nevertheless, vincit omnia veritas. That I have no doubt.
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Pan-European Preservationism
Pan-European Preservationism
By Ted Sallis
Ex: http://www.counter-currents.com/
As a long-time “pan-Europeanist,” I have read a number of critiques of pan-Europeanism focused on that ideology’s alleged opposition to the preservation of differences that exist between various European peoples. Further, it is said that pan-Europeanism believes that all whites are identical and interchangeable; therefore, the pan-European worldview has been viewed as fundamentally incompatible with intra-European ethnoracial activism. These critics do not distinguish between a pan-Europeanism that does value, and wishes to preserve, intra-European differences and a more panmictic version of pan-Europeanism that does not.
I would argue that—at least theoretically—a person can be, at the same time, both pan-Europeanist and Nordicist, or pan-Europeanism and pan-Slavist, pan-Germanist, ethnic nationalist, etc., so long as the all the latter “ists” in question are of a “defensive” nature, and that the pan-Europeanism respects and values narrower particularisms. Of course, even if this is true, it is natural to expect that certain levels of ethnic interests[1] would be more important to an activist than others (e.g., a Russian may be a Russian nationalist first, a pan-Slavist second, and a pan-Europeanist third).
More importantly, even if this melding of activist identities does not often occur in the real world, it should, at minimum, be possible for individuals identifying themselves solely as pan-European or Nordicist or pan-Slavic or pan-German or Basque nationalist-separatist or English/British nationalist to productively and respectfully work together to achieve common objectives, even if there are important points of disagreement remaining between them. Indeed, a British nationalist had the following comments on this subject:
I think it is perfectly feasible for a British Nationalist to have a hierarchy of levels within which he or she operates and thinks when it comes to the rest of the world around us and its structure and integrity. Ethno British Nationalism need not conflict to any severe degree with racial nationalism as I see it to be, because I don’t believe “racial nationalism” seeks to forge the ties mentioned above, just care for and preserve our fellow Nationalists and European peoples by supporting their right to do what we are trying to do.
A calm and rational approach to looking after ourselves first whilst keeping an eye out and an interest in (and a support to) our European counterparts and the order of the world around us is no bad thing in my view, but yes, of course, we have to be careful of what others commonly perceive the definitions to be, and ensure that we split off what to me is “traditional” Nationalism from anything that aims to go further than that.
Does caring about their plight and the wider European nation states and the dwindling European racial presence on planet Earth make me somehow beyond the pale or some wild extremist or supremacist? I do not believe so.[2]
This is reasonable, and stands in contrast to certain British National Party operatives who believe that any concern for the broader race must be detrimental to ethnic nationalism. The opposite is more likely, since a nationalist Britain will more secure in a European, white Europe, and infinitely less secure as a lone white island in a continental sea of color.
Although we should never let the opponents of preservationism define us, it is still interesting that “divide and conquer” is a tactic used against nationalists. One suspects that our opponents would most dread the varied European peoples coming to an agreement on fundamental interests, to work together for Western survival.
Indeed, if we reach the point in which Basque separatists can work with Spanish nationalists, Irish Republican nationalists with Ulster Protestant Unionists, Padanian separatists with Ausonian nationalists, Flemish separatists with Wallonian nationalists, Hungarian nationalists with their Romanian counterparts, pan-Slavists with pan-Germanists, and American pan-Europeanists with American Nordicists—all in the cause of white, Western survival—this will be a development which will give the enemies of white, Western survival cause for grave concern.
Perhaps pan-Europeanism is best viewed as a flexible meme and not as a rigid set of specific polices; it generally promotes the idea of mutual respect among the varied European peoples, and therefore attempts to search for solutions that will allow for the biological and cultural preservation of all Europeans worldwide.
Pan-Europeanism asserts that all persons of European descent should have a “seat at the table” when decisions are made about the fate of the West and its peoples. Pan-Europeanism, properly considered, can be consistent and compatible with concerns about narrower ingroups: Nordicism, pan-Slavism, pan-Germanism, or whatever ethnic or subracial nationalism one wishes to consider.
What pan-Europeanism introduces to these other ideologies is an additional concern for the broader European family. What if an individual does not care about the broader family of Europeans, and has an interest solely in his ethnic group or subrace? There is certainly nothing inherently wrong with that; everyone has the right to define the limits of his ingroup as he sees fit, and invest in that defined ingroup as is appropriate.
However, the purpose of this essay is not to proselytize, but rather to explain how a specific strain of pan-Europeanism is compatible with the preservation of narrower particularisms, and to place the history of pan-Europeanism within the context of the overarching objectives of “White Nationalism.” I will start with the issue of ethnic interchangeability and panmixia, and move on to an examination of other facets of pan-Europeanism, including a very brief historical survey.
Interchangeability & Panmixia
One meme asserts that pan-Europeanism means that all whites are “fungible/interchangeable.” I do not believe that most responsible pan-Europeanists hold that view. I certainly do not. I believe in a mixture of racial conservationism—making certain that extant ethnoracial stocks are preserved in significant numbers in specific territorial states—and racial palingenesis—which supports eugenics as well as the acceptance of new, stabilized Euro-breeds that may occur in the European Diaspora and that can constitute new ethnies and expand the range of European-specific genetic and phenotypic biological diversity.
When the two ideas are in conflict, racial conservatism trumps racial palingenesis, since the original stocks, once lost, can never be recovered. Hybridization, if it occurs in Diaspora regions, should be carefully monitored so as to create productive new stabilized strains while, at the same time, not resulting in the elimination of parental stocks. This pan-Europeanism, which values and wishes to preserve intra-European differences, can be contrasted to other viewpoints.
One can occasionally encounter a more panmictic vision of pan-Europeanism. For example, in his otherwise useful and interesting preface to Norman Lowell’s important book Imperium Europa, Constantin von Hoffmeister writes:
The mixing of different European nationalities should therefore be encouraged. We must support sexual unions between Russian women and German men, Spanish men and Swedish women. Only by radically breaking down the artificial barriers dividing Europe can we create the new breed of man . . .[3]
Von Hoffmeister’s overall pan-European vision is positive, I agree with much of it, and he should be commended for his support of Norman Lowell, who is a real fighter for our race and our civilization. However, I do not agree with the specific viewpoint quoted here, which does not represent the totality of pan-Europeanist thought. I believe that we should not be in the business of encouraging mating between Russians, Germans, Swedes, Spaniards, or any other groups within Europe. One could imagine Russian, German, Swedish, and Spanish nationalists—people who may otherwise agree to the basic premises of pan-Europeanism—objecting quite strongly to the idea of a general panmixia involving their respective peoples.
We already have here in America an experiment in intra-European cross-breeding, which may produce productive and useful stabilized blends—all at relatively minimal costs to ethnic genetic interests due to the relative genetic closeness of Europeans. However, responsible stewardship of our ethnoracial-genetic patrimony requires that we at least maintain the original ethnic stocks in their European homelands. If these stocks are completely hybridized out of existence, the loss would be permanent and irreversible. I do not believe that the genetic diversity that currently characterizes the extant European ethnies should be lost; while additional stocks and additional diversity may be created in the Diaspora through cross-ethnic mating and breed stabilization, the original genetic strains of Europe need to be preserved.
Indeed, it is wrong to completely erase any legitimate differences between peoples, including groups that are relatively highly related: Norwegians and Swedes are not interchangeable, Englishmen and Danes are not interchangeable, Germans and the Dutch are not interchangeable, Italians and Greeks are not interchangeable, Spaniards and Portuguese are not interchangeable, and Russians and Poles are not interchangeable. And while the differences between the major subraces are certainly greater than that between groups within each subrace, one cannot draw a line within Europe and say that one group of differences are completely inconsequential, and another group of differences are absolutely essential. At the intra-continental level, it is a difference of degree. This can be contrasted to the wider gulf that exists between continental groups, differences that are magnified, in a synergistic fashion, by the overlay of the great civilizational divides.
In summary, pan-Europeanism is an ideology which respects, strives to preserve, and fights for the interests of, all peoples of European descent worldwide—whether these peoples are of single ethnic origin or if they are of “combinative” ethnic European ancestry. There is nothing in this definition which asserts that panmixia must take place and certainly nothing which can be characterized as a lack of interest in preserving various ethnies (keeping in mind, of course, that “ethny” is not always the same as “ethnic group”). To say that pan-Europeanists in general do not see an intrinsic value in individual ethnic groups is simply not true. Thus I argue against the assertion that pan-Europeanism means that all whites are “fungible” and “interchangeable” and that this will lead to a panmixia resulting in a complete loss of biological and cultural particularisms. Instead, pan-Europeanism is better viewed as a cooperative effort, aimed toward the objective of Race-Culture preservation and renewal, an effort that recognizes both the differences and the commonalities of Western peoples.
History
A brief history of pan-European racial nationalism is summarized below, to contrast to some assertions concerning the origins of pan-European racial nationalism.
Pre-WWII pan-Europeanism had a varied pedigree, including of course Nietzsche’s call to be a “good European,” and the thoughts of individuals such as William Penn, Napoleon Bonaparte, Victor Hugo, and Giuseppe Mazzini—all focused on a pan-Europeanism that would preserve the diversity of the European peoples within the large context of unity. What about more recent pan-Europeanism?
In Dreamer of the Day,[4] Kevin Coogan describes one strand of pan-European thought that originated from competing visions within National Socialist (NS) Germany. Coogan identifies two SS factions: the so-called völkisch, Germanic, Nordicist “Black SS” whose ideology was based on the work of Hans F. K. Günther; and the pan-European, pan-Aryan “Waffen SS” faction led by SS Brigadier General Franz Alfred Six, SS Lieutenant General Werner Best, and SS Colonel Alfred Franke-Gricksch.
For most of the NS regime, the “Black SS” was dominant; however, after Stalingrad, the need for a pan-European crusade against Bolshevism, as well as a growing realization that the war may be lost and the groundwork for a post-war movement needed to be begun, led to a shift in power to the pan-European SS faction.
One consequence of this change in emphasis was the “rehabilitation” within the SS of the Italian theorist Julius Evola, who was recruited into the Germans’ pan-European program. The Italian connection to this German-dominated movement also leads us to consider Mussolini’s contributions; for example, before he fell into Hitler’s orbit, Il Duce promoted such activities as the pan-European “pan-Fascist” Montreux conference of 1934. In addition, in his last years, during the Italian Social Republic, Mussolini promoted the idea of a unified and socialist/fascist (western) Europe.
After the war, a number of individuals and groups continued to promote a pan-European fascist/racial nationalist perspective. Francis Parker Yockey of course comes to mind, as does Oswald Mosley, with his “Europe a Nation” idea. Indeed, the following description of Mosley’s ideas is of relevance, stressing as it does the fundamental point that a larger scale interest in Europe as a whole does not preclude narrower, national-ethny interests:
In October 1948—the dangerous year of Stalin’s blockade of Berlin—Mosley spoke to an enthusiastic meeting of East London workers and called for “the making of Europe a Nation.” Yet, as he said in later years, making Europe into a nation with its own common government did not make him feel any less an Englishman, and an Englishman of Staffordshire where he was born. All other Europeans, Normans and Bretons, Bavarians and Prussians, Neapolitans and Milanese, would through his idea remain Frenchmen, Germans, and Italians, as would Britons remain Britons, yet they would all think and act together as Europeans.
In those later years he also proposed a three-tier order of governments in Europe, each with a different function. In fact this was taking the best part of the old fascism, the corporate state, and the best of the old democracy, creating something higher and finer than either, through yet another synthesis. The corporate state had envisaged the nation like a human body, having a head, with a brain, with all members of the body working together in political harmony. Thus in Mosley’s vision of the future nation of Europe the first tier, the head, would be a common government—freely elected by all Europeans—for Europe’s defense and to organize a single continental economy. The second tier would be national governments for all national questions—elected as today—and at the third level many local governments for the regions and small nations like Wales and Scotland. They would have the special task of preserving the wide diversity of Europe’s cultural life: regional democracy with a new meaning.
Mosley’s concept of Europe thus went much further than the present “European Community” and was a direct contrast with it, replacing the national jealousies and economic rivalry of today’s “common market” with an essential harmony. “Europe a Nation” included the whole life of the continent from the head organizing a single economy down to the many cultures of Europe. It was perhaps his greatest concept: a new order of governments giving a new meaning to democracy, to be achieved through a synthesis of those two old opponents, pre-war fascism and pre-war democracy.[5]
The journal Nation Europa, founded by Arthur Ehrhardt and Herbert Boehme, with support from Swedish far-Rightist Per Engdahl, also strongly promoted a pan-European “Mosleyite” agenda. Coogan discusses other theorists and activists, but it is well established that modern pan-European racial nationalism in Europe has a pedigree going back to the attempts of pre-war, and war-era, (real) fascists and “fascists” to develop an ideology beyond that of narrow single-state nationalism.
In America, before the war, Lothrop Stoddard in Re-forging America argued for assimilation of the “white ethnics” and the need for white solidarity against the rising tide of color. Similarly, Charles Lindbergh, in a famous pre-war essay on aviation and race stated:
We, the heirs of European culture, are on the verge of a disastrous war, a war within our own family of nations, a war which will reduce the strength and destroy the treasures of the White race, a war which may even lead to the end of our civilization. And while we stand poised for battle, Oriental guns are turning westward, Asia presses towards us on the Russian border, all foreign races stir restlessly. It is time to turn from our quarrels and to build our White ramparts again. This alliance with foreign races means nothing but death to us. It is our turn to guard our heritage from Mongol and Persian and Moor, before we become engulfed in a limitless foreign sea. Our civilization depends on a united strength among ourselves; on strength too great for foreign armies to challenge; on a Western Wall of race and arms which can hold back either a Genghis Khan or the infiltration of inferior blood; on an English fleet, a German air force, a French army, an American nation, standing together as guardians of our common heritage, sharing strength, dividing influence.[6]
Other factors leading to a pan-European White Nationalism in America include the assimilation of the aforementioned “white ethnics”; the “civil rights movement” which counter-posed general white interests with those of Negroes, Levantines, and other “colored” groups; and the mass post-1965 immigration which even more sharply contrasted the differences between white Americans, derived from the Western civilization, and the hordes of others.
A useful simplification suggests that in Europe (where ethnic, single-state nationalism is still a potent force) pan-Europeanism was initially a top-down phenomenon theorized by “far-Right elites,” while in America, it has been predominantly characterized by “bottom-up” growth due to “white ethnic” assimilation coupled to a growing and increasingly militant colored populace. Today’s global pan-Europeanism, joining like-minded activists in Europe and the European Diaspora, is the result of a convergence of these European and American trends.
The growing race/immigration/Islamic problem in Europe, concerns about Turkey in the EU, along with the understandable reaction to the two World Wars and the consequences of intra-European hostility, has led a growth in “bottom-up” pan-Europeanism in Europe; while the increasing theoretical depth of American White Nationalism, and the recognition that America’s race problem is of global scope, has led to increased “top-down” pan-Europeanism in the Diaspora. This convergence, over time, may lead to increased integration between European and Euro-American pan-European nationalists.
From a very broad, sweeping historical perspective, Charlemagne, the Holy Roman Empire, Napoleon, Mussolini, and even Hitler, can be viewed as attempts to restore the earlier unity of the Roman Empire; in other words, these were attempts to build a new empire of the West. For centuries in the modern historical era, Latin was the common language of educated people throughout the West. Orders like the Knights Hospitallers were drawn from various nations of Western Europe, together fighting for Europe and the West. And the contribution of our eastern European brothers to the defense of the West is also a fact of history (e.g., Poles vs. Turks at Vienna). That the theme of Western Unity has existed as an undercurrent throughout Europe since the birth of the modern “Western” or “Faustian” High Culture cannot be denied.
Also of relevance are Greg Johnson’s comments at the Counter-Currents website:
If you go back far enough in history, you find times, such as the high Middle Ages, when there was a sense of the unity of the European race. Petty state nationalism is a far more modern phenomenon. . . . During the high Middle Ages, there was a sense of European Unity as “Christendom” that was not explicitly racial but was implicitly so. The first Crusade in particular was an expression of this sense of unity. Of course even then Christianity was not coextensive with the European race, for there were Nestorian and Arab and African Christians, but the average European did not know that.
If you go back even farther, you find the essential genetic unity of all European peoples. The concept of “whiteness” today can be seen as an attempt to recapture that essential unity. . . . In North America, Australia, New Zealand, and South Africa, the mixing of recently differentiated European stocks is bringing us back to that original unity.
Whiteness also is natural as a unifying concept in the face of non-whites, particularly in the colonies. . . . In the end, though, the political validity of the concept of whiteness has nothing to do with its temporal pedigree, but with the fact that all whites are perceived by our enemies as essentially the same, thus we are treated as the same. Our skin is our uniform in the global struggle for domination.[7]
Which is an effective summary of the fundamental thesis of the current essay.
This historical survey is not meant as an “appeal to authority”; the pan-European idea should today be evaluated on its own merits. However, it is important to contrast the actual historical background with contrary assertions that modern pan-Europeanism is merely the recent invention of ethnically self-interested activists narrowly derived from specific areas of Europe (e.g., Norman Lowell has been unfairly criticized in this regard). Whether or not one agrees with pan-Europeanism, the origins of this worldview have strong roots throughout Europe (at least, Western Europe), and individuals of varied ethnic/subracial European ancestries have championed the idea throughout the centuries—and, in some cases, like the knightly orders, put the idea into practice.
Culture, Civilization, Yockey, & Some Biology
One thread which is often prominent in modern pan-European thought is the work of its foremost post-war proponent: Francis Parker Yockey. It is therefore important to take a brief look at some of Yockey’s relevant statements on this issue.
In The Proclamation of London Yockey wrote:
From the beginning, the Western Culture has been a spiritual unit. This basic, universally formative fact is in the sharpest contrast to the shallow and ignorant outlook of those who pretend that the unity of the West is a new idea, a technical thing which can only be brought about on a limited and conditional basis.
From its very birth-cry in the Crusades, the Western Culture had one State, with the Emperor at its head, one Church and religion, Gothic Christianity, with an authoritarian Pope, one race, one nation, and one people, which felt itself, and was recognized by all outer forces, to be distinct and unitary. There was a universal style, Gothic, which inspired and informed all art from the crafts to the cathedrals. There was one ethical code for the Culture-bearing stratum, Western chivalry, founded on a purely Western feeling of honour. There was a universal language, Latin, and a universal law, Roman law. Even in the very adoption of older, non-Western things, the West was unitary. It made such things into an expression of its proper soul, and it universalized them.
More important than anything else, this Culture felt itself to be a power-unit as against all outer forces, whether barbarians like the Slavs, Turks, and Mongols, or civilized like the Moors, Jews, and Saracens. Embryonic national differences existed even then within the West, but these differences were not felt as contrasts, and could not possibly become at that time the focus of a struggle for power. A Western knight was fighting equally for his Fatherland whether in battle against the Slav or the Turk on the Eastern Marshes of Germany, against the Moor in Spain, Italy, or Sicily, or against the Saracen in the Levant. The outer forces recognized as well this inner unity of the West. To Islam, all Westerners whatever were lumped together as Franks, giaours.
This higher Cultural unity embraced within its rich possibilities the several Nation-Ideas which were to actualize so much of Western history, for it is obviously a part of the divine plan that a High Culture create as phases of its own unfolding, not only higher aesthetic units, schools of music, painting, and lyric, higher religious and philosophical units, schools of mysticism and theology, higher bodies of nature-knowledge, schools of technics and scientific research, but also higher power-units within itself, Emperor versus papacy, Estates versus Emperor and Pope, Fronde versus King, Nation versus Nation. In Gothic times, the intra-Cultural power struggle between Emperor and Pope was always strictly subordinated, by the universal conscience, to the outer tension with the non-member of the Culture, the barbarian and heathen. The Nations existed then, but not as power-units, not as political organisms. The members of the nations felt themselves to be different from one another, but the differences were in no case determining of the whole orientation to life. A Slavic, Turkish, or Moorish attack on Europe was met by forces drawn from all parts of Europe. . . . In this great struggle for the Liberation of Europe, every European of race, honour, and pride belongs with us, regardless of his provenance.[8]
And, importantly, considering the issue of preserving intra-European differences:
Local cultures in Europe may be as diversified as they wish, and they will enjoy a perfect autonomy in the European Imperium . . .
Please note that I do not agree with Yockey’s oft-cited hostility toward Slavs and other eastern Europeans, for these people need to be fully integrated into the pan-European project. Preferably, the eastern Europeans can join their western brethren in the same racial-civilizational entity, but if this is not possible then at least we need to have closely linked and cooperative dual white entities, perhaps analogous to the western and eastern halves of the latter Roman Empire. In any case, we are in this together. Indeed, there are those in Russia who know what is at stake and who are willing to cooperate to save white civilization; for example Dmitry Rogozin.[9]
In Imperium Yockey wrote, at different places throughout the book:
If any Westerner thinks that the barbarian makes nice distinctions between the former nations of the West, he is incapable of understanding the feelings of populations outside a High Culture toward that Culture. . . .
. . . But the greatest opposition of all has not yet been named, the conflict which will take up all the others into itself. This is the battle of the Idea of the Unity of the West against the nationalism of the 19th century. Here stand opposed the ideas of Empire and petty-stateism, large-space thinking and political provincialism. Here find themselves opposed the miserable collection of yesterday-patriots and the custodians of the Future. The yesterday-nationalists are nothing but the puppets of the extra-European forces who conquer Europe by dividing it. To the enemies of Europe, there must be no rapprochement, no understanding, no union of the old units of Europe into a new unit, capable of carrying on 20th century politics. . . .
. . . Against a united Europe, they could never have made their way in, and only against a divided Europe can they maintain themselves. Split! divide! distinguish!—this is the technique of conquest. Resurrect old ideas, old slogans, now quite dead, in the battle to turn European against European. . . .
. . . The touching of this racial-frontier case of the Negro, however, shows to Europe a very important fact—that race-difference between white men, which means Western men, is vanishingly small in view of their common mission of actualizing a High Culture. In Europe, where hitherto the race difference between, say, Frenchman and Italian has been magnified to great dimensions, there has been no sufficient reminder of the race-differences outside the Western Civilization. Adequate instruction along this line would apparently have to take the form of occupation of all Europe, instead of only part of it, by Negroes from America and Africa, by Mongols and Turkestani from the Russian Empire. . . .
. . . Gothic instincts of the Western Culture are still present in the Imperium-Idea. It cannot be otherwise. Also present are the various Ideas which these instincts, within the framework of this Culture, shaped for itself, the religions, the nations, the philosophies, languages, arts and sciences. But they are present no longer as contrasts, but as mere differences.
Gone—forever gone—is any notion that one of these Ideas—national, linguistic, religious, social—has the mission of wiping out another Idea. The adherents of Empire are still distinct from the adherents of Papacy—but this distinction does not rule their minds, for uppermost now is the Idea of Imperium, the return to superpersonal origins, and both of these mighty Ideas have the same spiritual source. The difference between Protestant and Catholic—once excited into a casus belli—has gone the same way. Both continue to exist, but it is inconceivable that this difference could again rend the Western Civilization in twain. There have been also the racial and temperamental differences of Teuton and Latin, of North and South. Once these may have contributed to the furnishing of motives to History—this can they no longer do. Again, both are part of the West, even though different, and the Imperium-Idea monopolizes the motivation of History. . . . The former nations, the religions, the races, the classes—these are now the building-blocks of the great Imperial structure which is founding itself. Local cultural, social, linguistic, differences remain—it is no necessity of the Imperium-Idea that it annihilate its component Ideas, the collective products of a thousand years of Western history. On the contrary, it affirms them all, in a higher sense it perpetuates them all, but they are in its service, and no longer in the center of History.[10]
Again, this is no “appeal to authority”; one is free to agree or disagree with Yockey’s views as one sees fit. However, Yockey’s views can be considered a reasonable summary of pan-Europeanism from a more historical, cultural, civilizational perspective.
So far, this discussion has emphasized culture and civilization, which was Yockey’s specialty. I have often brought up biology and genetics elsewhere; here, I will briefly cite the following. In Lao et al., it is reported that European genetic differentiation mirrors geography and that Europe as a whole is relatively genetically homogeneous:
. . . we found only a low level of genetic differentiation between subpopulations, the existing differences were characterized by a strong continent-wide correlation between geographic and genetic distance. . . . This implies that genetic differences between extant European subpopulations can be expected to be small indeed. . . . Overall, our study showed that the autosomal gene pool in Europe is comparatively homogeneous but at the same time revealed that the small genetic differentiation that is present between subpopulations is characterized by a significant correlation between genetic and geographic distance.[11]
This view is supported by Bauchet et al.:
In line with previous studies, there is low apparent diversity in Europe, with the entire continent-wide sample only marginally more dispersed than single-population samples from elsewhere in the world.[12]
In other words, the extent of genetic diversity in the entire continent of Europe is in the same range as what is found within single ethnic groups of other continents. Certainly, important racial/genetic differences exist between European peoples, particularly along the north-south and east-west axes. Further, researchers can now distinguish the gene pools of quite closely related European peoples; for example, Norwegians vs. Swedes, or French, German, and Italian-speaking Swiss. All these differences are important; nevertheless, the similarities are important as well.
A pan-Europeanism that respects and preserves genetic and cultural differences, while also respecting genetic and cultural similarities, is wholly consistent with ethnic genetic interests. For example, in On Genetic Interests,[13] Frank Salter cites the Civilizations of Huntington[14] as possible core units of ethnic genetic interests for defense against other genetic/civilizational entities. Note that Salter speculated that Huntington’s “Orthodox” eastern European bloc may be considered a subsection of the West.
In summary, Europeans are relatively genetically similar and share a core civilizational history. This is the fundamental foundational basis for pan-Europeanism.
Balancing Particularisms: Broader & Narrower
Specifics of how to balance broader and narrower particularisms are beyond the scope of this essay. However, I point the reader to an examination of pan-European genetic interests1 as “concentric circles” of genetic interests, which is similar to, and partially based upon an analysis of ethnic relations by Kevin MacDonald[15] as well as, of course, the work of Frank Salter.13 MacDonald states:
The problem, then, is how to best create strategies, including control of land areas, which promote ethnic genetic interests in the current environment. There is no precise or entirely natural way to establish the best boundaries for such an endeavor, but it certainly does not follow that such boundaries are arbitrary. It is the sort of problem that is solvable with rational choice mechanisms. For example, in the United States I propose that a grouping of people deriving from Europe, including Eastern and Southern Europe, would be far preferable to a strategy in which there were a large number of separate European groups (e.g., Danish, Scottish, English, Italian, etc.) each acting independently of the others.[16]
Similarly, there is a rational and fitness-preserving pan-East Asian strategy that would follow the same logic as that of pan-Europeanism. Therefore, this Asian strategy would in no way no suggest that the Japanese give up their national identity, or that Koreans or Chinese do the same, or that all Asians intermix and erase all distinctions; nevertheless, they do have fundamentally important shared interests in their larger ethnic commonality. Indeed, Asian racial militants in the USA in some cases do adopt such as pan-East Asian policy. Ethnoracial interests can always be considered from a universalist perspective; i.e., to situate particular European interests within a broader framework.
I suppose that in order to build a united Euro-Western front, a pan-European compact, compromise will be necessary. For example, if US immigration policy greatly restricts Asian and African immigration, that benefits all Americans of European descent. However, if it also restricts non-“Celto-Germanic” immigration (e.g., the 1924 act[17]) that will theoretically benefit some American whites more than others (although full assimilation of these others would make the point moot). Alternatively, if it does not discriminate at all between European immigrants (e.g., pre-1924) that could disadvantage the original founding stock American population. Therefore, I believe that the “1924 immigration act” national origins approach is essentially valid, and Stoddard’s demand that the earlier Euro-American population maintain control and preeminence while assimilating the later Euro-American “ethnics” is perfectly reasonable.
Of course, the fundamental threat to the interests of all Euro-Americans originates from both elite non-Western groups (e.g., those of Asiatic origin) coupled with a mass of alien lower types (e.g., those of African and Latin American ancestries). In Europe itself, the threat also includes mass migration across racial and civilizational divides from north Africa/Middle East as well as from groups similarly invading the USA (e.g., there is a growing “Latino” population in Spain, and of course sub-Saharan Africans are present as well). Certainly, the narrower particularist viewpoint can be expressed in ethnic genetic interest terms, and that it is valid as far as it goes. But it misses the larger point: the threat is not superficial or temporary but fundamental and encompasses the totality of Western civilization and all of the European peoples. The worldwide racial crisis exists and the fundamental issue remains: European-descended populations are threatened with replacement by Third World peoples.
As a general model for balancing broader and narrower particularisms, one could envision—along the lines of Norman Lowell’s Imperium/Dominion split[18]—an overarching pan-European, Western Confederation resting on the framework of internally autonomous states that safeguard their narrower biological and cultural uniqueness. Regardless of these details, the fundamental point remains that all parties to preservationist solutions need to have their voices heard; in particular, all groups that make up the Western family of peoples need to join in this endeavor and participate in the process.
Conclusion
An optimal outcome would be if pan-Europeanists, Nordicists, pan-Slavists, pan-Germanists, ethnic nationalists, and all the other “ists” and “isms” within the white activist framework can work together in a productive fashion to achieve common objectives, even if fundamental points of important disagreement remain. If the majority of such people share a common goal of European, Western survival—albeit with different emphases, strategies, and tactics—then this could be a starting point to consider the possibilities. Given the immensity of the task before us, it would be helpful to at least be “in the same book,” if not “on the same page.”
The following quote from Yockey’s The Enemy of Europe summarizes the palingenetic objective that we could, if we so wished, strive for:
Our European Mission is to create the Culture-State-Nation-Imperium of the West, and thereby we shall perform such deeds, accomplish such works, and so transform our world that our distant posterity, when they behold the remains of our buildings and ramparts, will tell their grandchildren that on the soil of Europe once dwelt a tribe of gods.[19]
That this tribe is not homogeneous, and contains within itself smaller tribes with unique and valued characteristics, is a given. But I believe, nevertheless, that this greater Western tribe does exist—and that together we can achieve great things, if we only can take the essential first steps forward. This essay is an open call for a paradigm shift in the relations of the varied types of (Western) ethnoracial nationalism to each other, a shift in the direction of increased cooperation. For approximately the last ten years there has been (sometimes acrimonious and mostly online) debate between proponents of these various “ists” and “isms” with no furthering of those objectives we all hold in common. Careful consideration of the possibilities for cooperation in areas of overlap should occur, and hopefully, these possibilities will become manifest in real-world collegial, productive endeavors.[20] We can and should be able to move forward together to achieve our common objectives. The status quo has not been productive.
[1] Michael Rienzi, “Pan-European Genetic Interests, Ethno-States, Kinship Preservation, and the End of Politics,” The Occidental Quarterly, vol. 3, no. 1 (Spring 2003): 31–43.
[2] Independent British Nationalist, “What’s in a name? Perhaps some confusion, even on my part,” March 7, 2010, http://independent-british-nationalist.blogspot.com/2010/03/whats-in-name-perhaps-some-confusion.html/ [2]
[3] Constantin von Hoffmeister, “Our Motherland: Imperium Europa,” in Norman Lowell, Imperium Europa: The Book that Changed the World (Imperium Publishing, 2008), 24.
[4] Kevin Coogan, Dreamer of the Day: Francis Parker Yockey and the Postwar Fascist International (Brooklyn: Autonomedia, 1999).
[5] Friends of Oswald Mosley, “Oswald Mosley, Briton, Fascist, European,” http://www.oswaldmosley.com/briton-fascist-european.htm [3] (emphasis added).
[6] Charles Lindbergh, “Aviation, Geography, and Race,” Readers Digest (1939), http://library.flawlesslogic.com/lindy.htm [4]
[7] Greg Johnson, “Explicit White Nationalism,” October 2010, http://www.counter-currents.com/2010/10/explicit-white-nationalism/ [5] (emphasis added).
[8] Francis Parker Yockey, The Proclamation of London, 1949, http://home.alphalink.com.au/~radnat/fpyockey/proclamation.html [6](emphasis added).
[9] “Interview with Dmitry Rogozin,” Nov. 18, 2008, http://rt.com/ Interview/2008-11-18/Interview_with_Dmitry_Rogozin.html [7]
[10] Francis Parker Yockey (“Ulick Varange”), Imperium (Costa Mesa, Cal.: The Noontide Press, 1962).
[11] Lao et al., “Correlation between Genetic and Geographic Structure in Europe,” Current Biology, vol. 18, no. 16 (2008), 1241–48. PMID: 1869188
[12] Bauchet et al., “Measuring European Population Stratification with Microarray Genotype Data,” The American Journal of Human Genetics, vol. 80, no. 5 (2007), 948–56 doi:10.1086/513477
[13] Frank Salter, On Genetic Interests: Family, Ethny, and Humanity in an Age of Mass Migration (Frankfurt am Main: Peter Lang, 2003).
[14] Summarized: http://en.wikipedia.org/wiki/The_Clash_of_Civilizations [8]
[15] Kevin MacDonald, “An Integrative Evolutionary Perspective on Ethnicity,” Politics and the Life Sciences, vol. 20 no. 1 (2001), 67–79. http://www.csulb.edu/~kmacd/PLS2001-3-067.pd [9]f
[16] Kevin MacDonald, “On the Rationality of Ethnic Conflict,” http://www.kevinmacdonald.net/RubinRev.htm [10]
[18] Lowell, Imperium Europa.
[19] Francis Parker Yockey, The Enemy of Europe (York, S.C.: Liberty Bell Publications, 1981), 93.
[20] Some discussion of these issues with respect to white separatism can be found Ted Sallis, “Racial Nationalism and Secession: Ideas, Critiques, Perspective, and Possibilities,” The Occidental Quarterly vol. 10, no. 4 (Winter 2010–2011): 103–115.
Article printed from Counter-Currents Publishing: http://www.counter-currents.com
URL to article: http://www.counter-currents.com/2012/05/pan-european-preservationism/
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mardi, 12 juin 2012
Multipolarity as challenge
Multipolarity as challenge
Interview with political analyst Alexander Latsa by N.Speranskaya for GRAnews
Ex: http://www.granews.info/
The collapse of the Soviet Union meant the cancellation of the Yalta system of international relations and the triumph of the single hegemony - the United States, and as a consequence, transformations of the bipolar world order to a unipolar model. Nevertheless, some analysts are still talking about a possible return to a bipolar model. How do you feel about this hypothesis? Is there a likelihood of emergence of a power capable of challenging the global hegemony?
The collapse of the Soviet Union has indeed led directly to an American domination of the world affairs. When Bush father proclaimed the new world order in the sands of Iraq, many (in the Western world) even thought that it would be so forever, that the history of ideas had stopped and that the world would from now on forever be under American domination.
We can see today that those who thought so were wrong, and it only took a decade for History to take back its rights, leading America into wars that will accelerate its decline, while paradoxically, they were supposed to establish its domination.
During the same decade, Russia was reborn from its ashes and has once again become a strong regional power, a power that has visions of domination of Eurasia, as Vladimir Putin hammered during his first speech as the elected president on May 7, 2012.
We hear a lot more about the Russia / America confrontation than at the beginning of this century but these countries will probably never be anymore the main key players in the world of tomorrow, unlike America and the USSR in the world of yesterday.
Logically, China is today targeted by the American strategists as being a main adversary as it is most likely to become the leading world power during this century, on an economical, financial and demographic level - perhaps even a military one. China should therefore become the biggest competitor of an America in decline, and if nothing is done, the world of tomorrow will be punctuated by the China/America opposition.
Zbigniew Brzezinski openly admits that the U.S. is gradually losing its influence. Here it is possible to apply the concept of "imperial overstretch", introduced by renowned historian Paul Kennedy. Perhaps, America has faced that, what was previously experienced by the Soviet Union. How do you assess the current state of the U.S.?
Zbigniew Brzezinski is getting older and is probably aware of his mistakes, realizing that his outlook for the future world (under an American domination) have not fully come true. I say "not fully” because today the world is still dominated by the American hyper-power. The dollar is still the dominant currency in 2012 and America remains the world's largest economy, although the 2008 crisis seems to have been almost fatal to this financial domination. On the military level, its predominance is also over. Iraq and especially Afghanistan have shown the limits of the American military supremacy. Nobody longer sees America as an invulnerable power as it was the case a decade ago. Curiously though, America just like the USSR chose to die and go to prove their vulnerability to the world in the same location:Afghanistan. I would like to add that this “end of Empire” had already been planned by a French sociologist, Emmanuel Todd, in 2002.
The loss of global influence of the U.S. means no more, no less, as the end of the unipolar world. But here the question arises as - to which model will happen the transition in the nearest future? On the one hand, we have all the prerequisites for the emergence of the multipolar world, on the other – we face the risk of encountering non-polarity, which would mean a real chaos.
In fact, no one knows what direct and indirect consequences the collapse of this superpower may have. Neither do we know if the unilateral post-transition will not be chaotic, nor how this potential chaos will occur. One can really wonder who the future major players will be in a "world of post-American domination."
China and India are likely to become (in that order) the two dominant powers in the Southern Eurasia and in the South East Asia. Russia will likely become the dominant power in Northern and Western Eurasia but it will also probably be a new pole of attraction for the European nations, for cultural, political and religious reasons.
I would also add that if neither China nor Russia nor India have and probably should not have, global ambitions, those powers should have strong regional ambitions in their respective zones of influence, that is to say in Eurasia / Central Asia / South East Asia. And yet this area is obviously a key strategic geopolitical area. Russian, Indian, Chinese and American regional interests will therefore probably continue to cross, and accentuate the new great game between these great powers at the heart of Eurasia. Thus it is doubtful that the transition towards a multipolar world (or at least towards a world that will no longer be under American control) happens in a non-chaotic, at least initially.
The project of "counter-hegemony", developed by Cox, aims to expose the existing order in international relations and raise the rebellion against it. For this, Cox calls for the creation of counter-hegemonic bloc, which will include those political actors who reject the existing hegemony. The basis of the unipolar model imposed by the United States, is a liberal ideology. From this we can conclude that the basis of the multipolar model just the same has to be based on some ideology. Which ideology, in your opinion, can take replace the counter-hegemonic one, capable of uniting a number of political actors who do not agree with the hegemony of the West?
The opposition of the communist and liberal ideologies had the advantage of structuring the world. With the victory of the liberal ideology, through the military and political victory of the Western coalition, there was more or less a sense of global unity because "the world" thought that victory was final and that the ideology of the winner would be "functional". But three decades later (and this has accelerated since the crisis of 2008) the system now appears to be corrupt, probably unsustainable and not adapted to the world.
The liberal ideology has accelerated the globalization process, but this globalization has probably contributed indirectly to the destruction of the Western domination and of the related liberal ideology, that had put the economy at the heart of human history, just as Marxism had somehow done it before.
To have a glance at the emerging powers undoubtedly gives clues about the near future. The new emerging players of the world (BRICS for example), are a group of emerging powers that despite their important cultural, civilizational, geopolitical and demographic differences, also appear to have a lot of similarities. Their emergence is characterized by a type of development that challenges the recommendations of economic liberalism. These powers are characterized by strong state intervention. The BRICs are also societies in transition from an authoritarian tendency (China, Russia) or conservative societies dominated by a cast system (India, Brazil). Consequently they do not accept Western standards i.e. the rule of law and democracy. Their foreign policies are converging to challenge the status quo of the post-Cold War and the Western domination as it is American-centered. BRICS share a core value: a national sovereignty as a basic structural element of the international system. Last, the BRICS systems have focused on societal systems based on traditions, identity and religion. All these are probably indications on the possible BRICS ideologies in construction, that will replace the current reigning ideology.
If we project the multipolar model on the economic world map, then we’ll get the coexistence of multiple poles, and at the same time, will create a complete matrix for the emergence of a new economy - outside of Western capitalist discourse. In your opinion, is the concept of “autarky of big spaces”, suggested by List, applicable for this?
I think we should differentiate the end of the unipolar world, and its corollary - the end of the current Western-centered world - from the globalization process, as the latter will continue. The Western world collapses mainly for political, demographic and economic reasons but also for spiritual ones. Its "code" of operation is clearly not functional anymore, nor adapted to today's world. Globalization will be lethal to the system that helped to accentuate it. Besides, the dominant power since the end of World War II (America) does not have the means anymore to promote its system of values and of thoughts, nor to impose its military domination. Therefore, America cannot control the Western world any longer.
That said, even if the Western world disappeared and even if the weakening of America continued during the first half of this century, globalization will spread culturally and demographically. As an example, in 2030, the world will perhaps count 8.5 billion people, and all the younger generation of the entire planet will read and write, which never happened before. There are human upheavals to come that are probably unprecedented. I do not think the anti-Western ideology is a sufficient vector to build a new world. BRICS though probably give a “first and vague” idea of what tomorrow's world could be: a world of civilizational and identity consolidation. Actually, it will be world made of a self-centered and wide open spaces.
Globalization should therefore widen and force "the worlds of tomorrow" to get more in contact the ones with the others, but one can sincerely doubt that this will happen in a friendly way and without tension. All this will probably be happening in a very chaotic way at first, since there will not be one dominant power able to more or less control, structure or master these flows.
Do you agree that now the fate of the world order is solved in Russia, that is, in the Heartland, to contain and weaken of which aims the Planetary U.S. strategy?
I see several interrelated equations together, and they are all related to the Heartland. First the global takeover of America and its globalist device happened via a projection capacity, that is to say, by extension beyond its borders to its military, economic and political devices, through NGOs and the revolutions of colours for example. This extension occurred through a unique military control of the oceans in History, but also by using the dominated Western Europe as a bridgehead to attack Eurasia. This battle against the USSR for the global control turned (since the fall of the Soviet Union) in a battle against Russia for the control of Eurasia.
Today the U.S. project is weakened by the financial, social, moral and political situation of the country. The expansion of NATO is jammed: the U.S. strategists surely foresaw Russia as a compliant bridgehead to America and that could attack an awakening China. But the reconstruction of Russia since March 2000 and the development of China hamper those plans. This is the reason why Russia is again the main enemy, as it prevents the American’s interference in what is known as the Heartland.
Russia is now the key equation to prevent the unilateral world under American domination, to turn into a bilateral America / China world. Paradoxically, Russia will now have to deal with China in a subtle balance of forces, both friendly but firm.
We are now on the verge of paradigmatic transition from the unipolar world order model to the multi-polar one, where the actors are no more nation-states, but entire civilizations. Recently in Russia was published a book "Theory of multipolar world," written by the Doctor of Political and Social Sciences, Professor Alexander Dugin. This book lays the theoretical foundation, basis, from which a new historical stage can start, and describes a number of changes both in the foreign policy of nation-states and in today's global economy, which involve a transition to the multipolar model. Of course, this also means the emergence of a new diplomatic language. Do you believe that multipolarity is the natural state of the world and that transition to the multipolar model is inevitable?
I do not believe in the unipolar world and it seems to me that a multipolar world is best able to preserve the overall balance. But this requires several consistent players, of equivalent size and weight and whose own interests do not intersect. We know very well that this is not the case. The grandees of today and of tomorrow have their own interests in mind. I do not believe in an eternal honeymoon between non-western victorious countries.
In that sense, Russia may be facing a very difficult equation to contain an explosion in Asia: first, China will probably naturally and very quickly have its own sphere of influence felt in the pre-squared Russian Central Asia, and second, a Western coalition is currently installing a military device on the Western Russian side. Therefore, the collapse of the U.S. in my opinion refers directly to the place of Europe and Russia in the world of tomorrow. I put these two blocks together for several reasons. Neither Russia nor Europe can afford to face each other, as they both have strategic and structural weaknesses. Europe is currently an economic giant but a political and spiritual dwarf. On the opposite, Russia is a political and spiritual giant but also relatively an economic dwarf, apart from its raw materials.
The Europe / Russia relationship is one of the key points of the future. The political, economic and military potential of a European-Russian block, from the Atlantic to the Pacific Ocean, could make it become one of the giants of tomorrow's world.Of course it also means that Europe must accept to become part of a Eurasian block, allied with Russia and all the countries that would choose to ally themselves with Russia too, in the near future.
I spoke of the need to have players of similar size; As a French of Eurasia - and in order for this Eurasian block to constitute itself, I believe in the creation of a Paris-Berlin-Moscow-Astana axis. This huge Euro-Eurasian pole would be a sovereign power and would be essential to contribute to peace on the continent, and why not, in the world.
00:18 Publié dans Actualité, Affaires européennes, Entretiens, Eurasisme, Géopolitique | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : politique internationale, géopolitique, russie, europe, affaires européennes, globalisme, multipolarité, eurasisme | | del.icio.us | | Digg | Facebook
jeudi, 07 juin 2012
Politiquement correct, occidentalisme impérialiste et fondamentalisme sunnite
Politiquement correct, occidentalisme impérialiste et fondamentalisme sunnite
par Costanzo PREVE
I
Ma déclaration écrite que, si j’avais été Français, j’aurais voté pour Marine Le Pen au premier tour, et Hollande contre Sarkozy au second tour ne pouvait m’attirer que des critiques. Je ne prendrai ici en considération que celles qui m’ont été adressées par des amis : Andrea Bulgarelli, Lorenzo Dorato, Alessandro Monchietto, Maria Serban.
Ces critiques sont de trois sortes.
La première porte sur la brutalité avec laquelle j’ai violé le Politiquement correct. Cette violence serait une attitude inconsciente et même provocatrice, puisque le Politiquement correct demeure un code d’accès au seul domaine qui aujourd’hui m’importe vraiment, qui est celui de la philosophie. Du calme ! – me dit-on. C’est une chose que d’être une voix qui chante en solo, comme tu le fais depuis vingt ans, c’en est une autre que de vouloir épater le gauchiste (1), ce que je traduis ici par « scandaliser la gauche ». Par là, je fournirais trop facilement un prétexte à ceux qui prétendent faussement que je serais passé de gauche à droite.
La seconde concerne la pensée même de Marine Le Pen. Celle-ci aurait tout au plus une conception « de droite sociale traditionnelle », se rapportant à une prépondérance « impériale » française rénovée (2), mais sans considérer le moins du monde les rapports sociaux de production entre les classes.
La troisième sorte de critiques vise l’anti-islamisme (3) radical de Marine Le Pen; si radical, qu’il confinerait à la théorie du « choc des civilisations », et aux invectives d’Oriana Fallaci.
Ce troisième type de critiques est fondamental. Je répondrai d’abord brièvement à celles des deux premiers, mais seules celles du troisième type sont importantes.
II
J’ai des amis personnels de droite, du centre, de gauche, apolitiques, laïcs, religieux. Le bon usage de l’amitié ne suppose pas de considérations doctrinales. Mais je n’ai plus d’« amis politiques » de gauche (ni évidemment « de droite ») depuis une bonne quinzaine d’années. Internet donne d’étonnantes possibilités de diffamation, et je tiens pour sottise d’en avoir peur. Dire que l’on peut voter Le Pen représente une violation extrême du politiquement correct du monde des intellectuels, qui depuis une vingtaine d’années a pris pour ennemi d’élection le « populisme raciste », substitué au vieux capitalisme archaïque. Je considère, quant à moi, qu’accepter par introjection les valeurs du Politiquement Correct, c’est offrir la victoire à l’adversaire, qui n’est ni de droite ni de gauche, mais qui est celui qui ne peut en aucune façon supporter les nouveautés « inquiétantes » qui poussent à réviser des synthèses acquises et assimilées. Depuis une quinzaine d’années, je me soucie peu de cet adversaire. Quand bien même il y aurait là l’influence d’un subconscient infantile et provocateur, on m’accordera que je n’ai pas besoin de faire les frais d’une psychanalyse pour savoir quelle est la vérité.
III
L’objection de Lorenzo Dorato est plus importante. À ses yeux, Marine Le Pen « n’a pas un programme de correction politique structurelle et forte, dans un sens solidariste », car « la contradiction économique essentielle du capitalisme n’y est traitée en aucune façon ».
Très juste. Soit. Je suis tout à fait d’accord. Mais Dorato affirme aussi que « cela vaut mieux que n’importe quelle perspective globaliste et européiste des néo-libéraux de droite comme de gauche ». Parfait, Dorato a répondu lui-même à sa propre question ! Que le programme de Marine Le Pen ne puisse « être partagé » par un communiste communautaire (4) et anticapitaliste, cela est absolument évident.
Le fait qui importe est que Marine Le Pen est moins « dans le système » qu’un Mélenchon. Tout ce que le système médiatique unifié diabolise en le qualifiant de populiste et de raciste doit être considéré non pas comme bon a priori, mais du moins comme intéressant. Si Marine Le Pen était victorieuse (ce qui, malheureusement, est improbable), elle ferait un trou dans le mur, et de là il naîtrait peut-être quelque chose. Dorato écrit lui-même que « toute proposition politique qui mette en question les dogmes du néolibéralisme et du capitalisme globalisé est meilleur que la direction politique monstrueuse prise par les classes dominantes depuis une vingtaine d’années ». Par ces lignes, Dorato n’a-t-il pas trouvé tout seul la bonne réponse ?
IV
Venons-en à « l’anti-islamisme ». Sur ce point, mes remarques seront nécessairement pauvres et boiteuses, vu mon ignorance fondamentale de la question. Sur le monde arabe et musulman, mes principales lectures ont été les œuvres de Maxime Rodinson, sur la question du rapport entre l’islam et le capitalisme, et Giancarlo Paciello sur la question palestinienne. Récemment, un gros livre d’Eugène Rogan, Les Arabes, traduit en italien en 2012, m’a beaucoup appris. Les remarques que je vais faire sont d’un dilettante, et politiquement incorrectes. Si j’écris des sottises, ce n’est pas grave. Que celui qui les trouvera me corrige. La seule chose qui soit insensée est de s’autocensurer par peur de violer le politiquement correct. Par là, on est perdant sans même avoir joué.
V
Commençons par une évidence historique, qu’il n’est cependant jamais mauvais de rappeler: avant que les musulmans n’« envahissent » l’Europe, par émigration massive, c’est l’Europe qui a « envahi » le monde arabe et musulman, du Maroc à l’Irak et jusqu’à l’Afghanistan, et c’est l’entreprise politique sioniste qui a chassé de la Palestine ses habitants arabes, tant musulmans que chrétiens. Le monde arabe a dû s’engager dans des guerres de libération particulièrement difficiles et sanglantes. Mais il serait insensé de prétendre culpabiliser les peuples français, anglais, et italien. Si on le veut, on peut fort bien utiliser encore la catégorie, toujours nouvelle, d’« impérialisme ». Cette catégorie est le seul antidote contre le racisme ethnique ou le fondamentalisme religieux; et l’abandon qui s’est fait en Europe de ce concept, depuis une trentaine d’années, a entraîné bien des conséquences regrettables.
VI
L’assimilation de Nasser à un « chef fasciste » a été opérée par la propagande sioniste, et puis ç’a été la même chose avec Saddam Hussein, Kadhafi et Assad. On sait que, depuis 1967, l’État sioniste d’Israël a politiquement, et militairement décidé d’annexer toute la ville de Jérusalem et des tranches de la Cisjordanie rebaptisée « Judée-et-Samarie ». Mais à mon avis (et qu’un expert, me corrige, s’il le veut) le véritable « anti-islamisme » a été postérieur à l’effondrement endogène de la vieille bicoque communiste; il est une suite de 1989 et de la théorie impérialiste du « choc des civilisations », qui, selon la version de Bush, oppose l’Occident et deux cultures (5) qui lui sont « incompatibles »: l’Islam et la Chine.
Vous rappelez-vous Oriana Fallaci ? Si elle avait osé écrire sur les juifs un quart de ce qu’elle a écrit sur les Arabes, elle aurait été arrêtée pour « incitation à la haine raciale », au lieu d’avoir l’honneur des colonnes du Corriere della Sera (6). Et puis tout à coup, à partir environ de 2005, les musulmans sont redevenus « bons »; comme déjà un peu auparavant, sporadiquement, dans les affaires du Kossovo et de Sarajevo. Qu’est-il donc arrivé qui a soudain produit cette volte-face déconcertante ? Elle est à mon avis la clef de la question, et je vais me permettre de faire à ce sujet une hypothèse un peu artisanale.
VII
Dans son roman Kim, Rudyard Kipling parle du « Grand Jeu », en Afghanistan, entre l’Empire britannique victorien et la Russie des tsars. Puisqu’il faut entreprendre un rapide examen de la connexion entre le fondamentalisme sunnite armé (appelé improprement islam politique), l’occidentalisme impérialiste américain, et la stratégie sioniste, commençons donc par le « Grand Jeu » en Afghanistan dans la décennie 1980 – 1990. Après l’intervention soviétique en Afghanistan, l’alliance stratégique entre les services secrets des États-Unis, les monarchies des pétrodollars, et l’armée pakistanaise entra en action. Dans le cadre de cette alliance, les musulmans devinrent « bons » : voir Ken Follet, Les lions du Panshir, dédié à Massoud en 1986, ou le film de Stallone, Rambo III.
Mais ils ne furent « bons » que pendant un temps limité. Il y eut ensuite l’incident de parcours d’Al-Qaïda avec Ben Laden, jusqu’au 11 septembre 2001. Les musulmans devinrent « mauvais » à partir de l’invasion de l’Afghanistan des Talibans, jusqu’à l’attaque de l’Irak en 2003. Cette agression fut si contraire au droit international, si injuste et si éhontée, qu’elle a nécessité toute une couverture symbolique-médiatique « humanitaire » (les peuples contre un féroce dictateur moustachu, puis pendu), associée cependant à un radical « anti-islamisme » (ici encore, à la manière de Fallaci). Il y a même eu des sots d’« extrême gauche » qui dans leur quête tourmentée d’un sujet révolutionnaire de substitution à la décevante classe ouvrière salariée et prolétaire (ou aux invisibles « multitudes »), se sont figurés qu’ils l’avaient trouvé chez les barbus de l’Islam politique armé.
Brève saison d’erreur. Al-Qaïda s’est avéré un sanguinaire mais provisoire « incident de parcours » : si l’on eût bien analysé le rapport entre l’islam et le capitalisme étudié par Rodinson, et quelques autres, on eût compris que l’islamisme fondamentaliste est tout aussi homogène au capitalisme globalisé que l’a été le protestantisme étudié par Weber, avec un élément plus important et plus institutionnel d’assistance sociale obligatoire organisée, mais sur une base purement privée et « tribale ». Au lieu que le nationalisme pan arabe anti-impérialiste lui est au contraire incompatible : il suffit de considérer la férocité avec laquelle l’impérialisme américain, européen et sioniste l’a détruit, comme en Irak, en 2003, en Libye, en 2011, et s’évertue en ce moment à continuer en Syrie. Le cas de l’Iran, nation perse et chiite, doit être considéré séparément.
VIII
C’est pourquoi nous nous trouvons devant un paradoxe, qui, comme tous les paradoxes, paraîtra moins « kafkaïen » dès qu’on l’aura interprété selon sa rationalité secrète, apparemment irrationnelle. D’une part, le fondamentalisme sunnite, avec sa violence et son intolérance, paraît être le milieu culturel le plus insupportable à notre société dont la matrice est occidentale (européenne) et chrétienne avec la modulation des Lumières (et ses nuances de gauche, du centre ou de droite n’importent pas ici). D’autre part, le fondamentalisme sunnite, après l’incident de parcours limité Al-Qaïda – Ben Laden, paraît l’instrument idéal pour normaliser politiquement et militairement les vestiges d’indépendance dans le monde arabe et musulman, entre les mains d’une alliance où l’Arabie saoudite, le Qatar et l’Europe sont subordonnés aux États-Unis.
IX
Dans un pays comme la France, ce paradoxe provoque une espèce de schizophrénie et de paranoïa tout à fait particulière, étant donné la présence de millions de musulmans sur son territoire, dont une part de fondamentalistes sunnites et salafistes, qui n’est pas majoritaire, mais visible et tapageuse. Avec tous ses défauts, la France a été dans l’histoire un pays capable d’assimiler des vagues de millions d’immigrés portugais, espagnols, polonais, italiens, arméniens, et même de l’Afrique noire. Cela avait donné cette civilisation populaire que l’on peut trouver par exemple dans des romans comme ceux de Simenon sur le commissaire Maigret. La seule composante ethnique qui se révèle inassimilable, et qui proclame qu’elle refuse l’assimilation, est celle qui se réfère au fondamentalisme sunnite.
En ce qui me concerne, cela ne me rend pas anti-musulman. Au contraire, et je serais favorable à bien des idées de Tariq Ramadan, si la nouvelle de son recrutement par l’Université du Qatar et la Qatar Foundation ne m’inspirait quelque prudence… Mais si je ne peux partager un certain « anti-islamisme » (7) français, j’en suis d’autant moins scandalisé que je tiens compte de ce caractère inassimilable.
Au moment même où j’écris, je ne sais pas encore qui sortira vainqueur des élections présidentielles en France; mais je vois un grand paradoxe dans la manière sont Sarkozy, d’un côté, cajole électoralement l’« anti-islamisme » (8), tandis que, de l’autre côté (en Libye, en Syrie, etc.), il est le principal allié de l’islam politique, lequel s’est désormais complètement aligné sur l’émir du Qatar, les États-Unis, l’Arabie saoudite : voyez la propagande cynique de la publicité faite par les médias occidentaux au prétendu « printemps arabe ». L’Occident arme politiquement les mêmes forces qui ont atrocement lynché Kadhafi, font exploser des voitures piégées au milieu de la population civile de Damas, et massacrent des enfants juifs français à Toulouse. Recadrer ainsi le problème, ce n’est pas justifier certaines pointes « anti-islamiques » de Madame Le Pen (9); mais c’est comprendre pour le moins, que ces pointes sont un problème mineur.
Le problème majeur, c’est que l’Occident impérialiste a décidé, pour de sordides intérêts néo-colonialistes, de soutenir l’islam politique « modéré » : si modéré, que marchent derrière lui les assassins salafistes qui sont au service de l’Arabie saoudite, du Qatar, et des États-Unis.
Costanzo Preve
traduit de l’italien par Yves Branca
Notes du traducteur
• Avertissement : le texte de cet article, écrit à Turin à la fin avril 2012, comporte des différences de détail avec le texte italien envoyé par l’auteur à quelques correspondants français qui lisent sa langue. Les notes qui suivent rendent compte de la plupart de ces modifications.
Pour le reste, Costanzo Preve m’a honoré de sa confiance pour adapter encore mieux cet article à la conjoncture française, et à la sensibilité française dans cette conjoncture; et rien n’a été modifié sans lui en référer.
1 : En français dans le texte.
2 : Il n’y a ici aucune allusion ni à l’empire colonial français, ni à l’idéologie impériale européenne moderne, mais au souverainisme du Front national, qui est aujourd’hui l’héritier de l’ancienne politique naturelle capétienne rénovée par de Gaulle : le mot « imperiale » reste plus proche en italien de son étymologie latine : l’imperium est le commandement, le pouvoir, l’autorité, et donc la souveraineté.
Sur l’idée « impériale » française, Rodolphe Badinand est lumineux dans son chapitre « Quand la France prétendait à l’Empire » de son essai Requiem pour la Contre-Révolution et autres essais impérieux, Alexipharmaque, 2008.
3 : « Islamisme », chez les Italiens qui, comme Preve, écrivent le mieux leur langue, est seulement un doublet du mot « Islam », comme on le trouve encore en français dans le Littré ou chez Ernest Renan : « La religion de Mahomet », et « l’ensemble des pays qui suivent cette religion ». Le mot « islamiste » n’existe pas encore en italien. Ce terme, « islamista », ne désigne pas, en bon italien, un croyant fanatique, mais seulement un “ islamologue ”.
L’italien distingue plus rigoureusement « Islam », « islam politique » (moderne) et intégrisme ou fondamentalisme islamique. Il n’emploie pas « islamisme » dans ces dernières significations.
On doit donc bien entendre que le terme d’« anti-islamisme » désigne seulement ici une hostilité à l’islam (une « islamophobie », dans l’actuel jargon de la manie « polémique »), prêtée à Marine Le Pen par les interlocuteurs italiens de Preve, auxquels il répond ici. C’est pourquoi j’ai mis ce terme entre guillemets.
4 : Le communisme critiqué et redéfini par Preve est désigné par le terme italien de « comunitarismo », qui, littéralement, devrait se traduire par « communautarisme », et que j’ai provisoirement traduit ainsi, avec note explicative, et quelquefois guillemets, ou italiques; car on connaît la connotation de ce terme en français, qui dépend de la situation même de la France, à laquelle Preve fait allusion à la fin du présent article.
Preve a bien précisé, au début d’une « Autoprésentation » de 2007, que « Monsieur Costanzo Preve a été longtemps un “ intellectuel ” [qui se voulut engagé, puis organique] […], mais aujourd’hui il ne l’est plus. Et de plus, il demande à être jugé, non plus sur la base d’illusoires appartenances à un groupe, mais sur celle, exclusivement, de ses acquis théoriques ».
Entre ces « acquis théoriques », le concept (au sens hégélien du terme) de communauté est absolument central; et ce que Preve appelle communautarisme est non seulement la théorie de la communauté sociale et nationale, mais encore la communauté comme concept. Mais disons d’abord ce que n’est pas le communautarisme, dans cette perspective.
Bien que Preve fasse très clairement raison des formes de communautarisme à rejeter, et des acceptions du terme à réfuter, il importe tout particulièrement de préciser en France, nation formée autour d’un État que les rois appelaient déjà, à la romaine, République (respublica), qu’il ne s’agit pas le moins du monde de « l’utilisation du communautarisme ethnique (ou religieux, ou tribal postmoderne, ou tout cela ensemble), pour ruiner aujourd’hui la souveraineté des États nationaux » (écrit Preve dans son Elogio del comunitarismo – Éloge du « communautarisme »). Preve y comprend le fameux multiculturalisme « emballage pittoresque de la totale américanisation du monde ». La crise de l’État-nation selon le modèle français, qui paraît aujourd’hui m’être plus « producteur de socialité », comme l’écrit Alain de Benoist, a fait en France de communautarisme un terme effrayant, mais il n’y a pas de fumée sans feu, et la réalité qui lui correspond est en effet « effrayante ».
En Italie, c’est une autre acception du terme qui produit des « réactions pavloviennes », comme le dit Preve, qui affectent le mot « communautarisme » d’une connotation « d’extrême droite » se rapportant principalement au fascisme, au nazisme, aux prétendues « métaphysiques » contre-révolutionnaires et traditionalistes (Chamberlain, Guénon, Evola) qui assez confusément s’y sont mêlées. Pour élégantes qu’elles puissent être, comme chez Evola, ces « métaphysiques » ont en commun d’être des reconstructions qui mythifient d’anciennes formes d’autorité par nostalgie d’une communauté hiérarchique « naturelle », en remontant toujours plus « haut », de l’« Idée impériale gibeline » jusqu’à l’Âge d’Or de la « Tradition primordiale », en passant par les Hyperboréens, ou les Mages d’Orient, ou le Chakravartin… Les formes d’autorité politique qui en sont issues dans l’Europe du XXe siècle n’ont vu le jour que par la vertu d’un organicisme plus ou moins teinté de naturalisme romantique, mais qui ne pouvait échapper au modèle rigoureusement matérialiste et individualiste du Léviathan de Hobbes, et a produit des régimes à parti unique « interprète des secrets de l’histoire », comme l’écrit Preve, sous un Conducteur suprême. Le collectivisme issu du marxisme a pris une forme analogue (du « petit père des peuples » au « Conducator »), moins par la sécularisation d’idéaux religieux, que par un déjettement théorique scientiste et positiviste, qui est en soi d’essence religieuse : « Le communisme historique du XXe siècle (1917 – 1991) et en particulier sa première période stalinienne furent en tout point et intégralement des phénomènes religieux » (cf. Preve, Histoire critique du marxisme, IV, 10); et Preve a merveilleusement cerné la parenté secrète de l’organicisme social réactionnaire et du collectivisme stalinien : « Le matérialisme dialectique est une variante positiviste tardive d’un code conceptuel primitif, fondé sur l’indistinction et la fusion du macrocosme naturel et du microcosme social ».
Mercantilisme ultra-libéral « multiculturel » d’aujourd’hui, organicisme social ou collectivisme d’hier : Preve en traite comme de « pathologies du communautarisme », dont le diagnostic conduit négativement à la définition même de ce dernier, puisque toutes nient en pratique, ou en théorie, « la constitution irréversible, et historiquement positive, de l’individu moderne responsable de choix éthiques, esthétiques, et politiques ».
Pour Costanzo Preve, la « communauté » est la société même, et le «communautarisme », la communauté pour soi, et/ou sa théorie, laquelle est une correction des idées marxiennes et marxistes de communisme. Cette correction s’opère par une critique du « matérialisme dialectique », auquel il tente de substituer un idéalisme méthodologique qui implique un retour, qui est un recours, à la philosophie grecque antique et à Aristote : « Comme on le voit, il n’est pas possible même en grec moderne de différencier sémantiquement la “ société ” de la “ communauté ” (respectivement : koinotita, koinonia). Cela ne doit pas nous surprendre, puisque la vie sociale des Grecs était la vie communautaire de la polis, et le mot qu’utilise Aristote pour définir l’homme, politikon zoon (animal politique) pourrait être traduit sans forcer par “ animal social ” ou “ animal communautaire ” […]. Il est bon d’avoir clairement à l’esprit cette origine sémantique et de ne pas penser que le débat commença avec la distinction de Tönnies entre “ société ” (Gesellschaft) et “ communauté ” (Gemeinschaft) – a écrit Preve » dans un article que j’ai traduit pour la revue Krisis (cf. Costanzo Preve, « Communautarisme et communisme », dans Krisis, « Gauche/droite ? », n° 32, 2009).
5 : Le mot italien « Civilta » traduit indifféremment « culture » au sens allemand ou spenglerien de « Kultur » (intériorité spirituelle d’une grande nation à son apogée), et « civilisation » (les formes plus extérieures de la vie civile).
6 : Quotidien milanais qui est l’équivalent italien du journal Le Monde et, autrefois, du Temps.
7, 8, 9 : Voir la note 3.
Article printed from Europe Maxima: http://www.europemaxima.com
URL to article: http://www.europemaxima.com/?p=2174
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mardi, 05 juin 2012
Presseschau - Mai 2012 (1)
Presseschau
Mai 2012 (1)
Anbei einige Links. Bei Interesse anklicken...
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AUßENPOLITISCHES
Investmentfonds kaufen tonnenweise Gold
http://www.unzensuriert.at/content/008447-Investmentfonds-kaufen-tonnenweise-Gold
Etappensieg für Okinawa
Teil der auf der japanischen Insel stationierten US-Marines wird abgezogen
http://www.jungewelt.de/2012/05-02/038.php
(Wieder mal so ein Irrer komplett durchgedreht)
Blutbad im US-Bundesstaat Arizona
Neonazi soll vier Menschen erschossen haben
Kleinkind unter den Opfern!
http://www.bild.de/news/ausland/schiesserei/arizona-neonazi-soll-vier-menschen-erschossen-haben-23958242.bild.html
http://www.hna.de/nachrichten/welt/fuenf-tote-blutbad-arizona-2301861.html
Kommunalwahlen in Großbritannien: EU-feindliche UKIP legt kräftig zu
http://deutschlandecho.org/index.php/2012/05/05/kommunalwahlen-in-grosbritannien-eu-feindliche-ukip-legt-kraftig-zu/
Pleite-Griechen mit österreichischen Orden überhäuft
http://www.unzensuriert.at/content/008297-Pleite-Griechen-mit-oesterreichischen-Orden-ueberhaeuft
Griechenland
Von der Nazi-Truppe zur Partei der Unzufriedenen
http://www.zeit.de/politik/ausland/2012-05/griechenland-rechtsextreme
Griechenland Unheilvolle Morgendämmerung
Die rechtsextreme Partei Chrysi Avgi steht vor dem Einzug ins griechische Parlament. Das Parteiprogramm sieht Schießbefehle gegen Flüchtlinge und Arbeitslager für kriminelle Ausländer vor.
http://www.faz.net/aktuell/politik/ausland/griechenland-unheilvolle-morgendaemmerung-11736252.html
Hellas ante Portas
http://heinzsauren.wordpress.com/2012/05/20/hellas-ante-portas/
Kurioser Streit um Schwedendemokraten
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M505de02c390.0.html
Jagd auf Karl Lueger geht bis nach Vorarlberg
http://www.unzensuriert.at/content/008382-Jagd-auf-Karl-Lueger-geht-bis-nach-Vorarlberg
Italienisches Kommunistenblatt "Il Manifesto" muss schließen
http://www.unzensuriert.at/content/008610-Italienisches-Kommunistenblatt-Il-Manifesto-muss-schlie-en
Israel
Gewalttätige Übergriffe auf afrikanische Immigranten
http://www.hagalil.com/archiv/2012/05/24/uebergriffe/
Fremdenhass
Israelis machen Jagd auf Migranten in Tel Aviv
http://www.welt.de/politik/ausland/article106372274/Israelis-machen-Jagd-auf-Migranten-in-Tel-Aviv.html
"Bagdad ist eine Leiche"
Der irakische Schriftsteller Abbas Khider floh vor Saddam Hussein nach Berlin. Nun ist er zurück in seiner Heimat und entsetzt. Ein Gespräch
http://www.welt.de/print/die_welt/literatur/article106339823/Bagdad-ist-eine-Leiche.html
Moçambique
Die Rückkehr der Kolonialherren
Seitdem Portugal in der Wirtschaftskrise steckt, wandern nicht mehr Afrikaner aus Moçambique in das Land der einstigen Kolonialmacht aus, sondern Portugiesen in die frühere Kolonie. Willkommen sind die Neuankömmlinge nicht.
http://www.faz.net/aktuell/politik/ausland/mocambique-die-rueckkehr-der-kolonialherren-11760187.html
Ostafrika: Ritualmorde an Albinos an der Tagesordnung
http://www.unzensuriert.at/content/008285-Ostafrika-Ritualmorde-Albinos-der-Tagesordnung
(Na dann kann ja alles nicht besonders wild sein…)
Lage verfolgter Christen undramatischer als angenommen
Experten berichten im Menschenrechtsausschuss des Bundestages über Nahost und Nordafrika
http://www.24pr.de/article/Lage+verfolgter+Christen+undramatischer+als+angenommen/173662.htm
Südafrika
Entblößter Zuma zieht vor Gericht
"Künstler oder Idiot"
Ein Gemälde sorgt für Diskussionen in Südafrika. Präsident Zuma klagt gegen die öffentliche Darstellung seiner Geschlechtsteile. Aber letztlich geht es auch um Rassenprobleme, Meinungsfreiheit und Demokratie
http://www.monopol-magazin.de/artikel/20105439/Suedafrikas-Praesident-Zuma-Kunstwerk-verbieten.html
23 Ermordete in Mexiko
Drogenmafia hängt Leichen an Autobahnbrücke auf
http://www.focus.de/panorama/welt/23-ermordete-in-mexiko-drogenmafia-haengt-leichen-an-autobahnbruecke-auf_aid_747840.html
INNENPOLITISCHES / GESELLSCHAFT / VERGANGENHEITSPOLITIK
Olaf Henkel zu den Wahlen in Frankreich und Griechenland
Die Folgen könnte Frankfurt spüren
http://www.freie-waehler-frankfurt.de/artikel/index.php?id=302
EU-Ausländer haben Anspruch auf deutsche Sozialhilfe
http://www.welt.de/politik/deutschland/article106259773/EU-Auslaender-haben-Anspruch-auf-deutsche-Sozialhilfe.html
Heftige Kritik an Sarrazin-Auftritt bei Günther Jauch
http://www.welt.de/fernsehen/article106346383/Heftige-Kritik-an-Sarrazin-Auftritt-bei-Guenther-Jauch.html?wtmc=stickyticker2
Sarrazin: „Der Euro stiftet Unfrieden in Europa!“
http://www.unzensuriert.at/content/008563-Sarrazin-Der-Euro-stiftet-Unfrieden-Europa
(Zu Sarrazin)
Deutschland halt´s Maul!
http://www.blu-news.org/2012/05/20/deutschland-halts-maul/
Sarrazin geißelt „deutsche Reflexe“
von Ronald Gläser
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M50c6b42633d.0.html
Thilo Sarrazin
Kommentar: Erfolgsrezept Populismus
Das Rezept des Thilo Sarrazin ist bedenklich einfach, und es hilft nur einem: Thilo Sarrazin. Von Manfred Brackelmann
http://www.op-online.de/nachrichten/politik/kommentar-buch-thilo-sarrazin-2327833.html
Joschka Fischer: Deutsche sollen zahlen
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M57de71f6ad6.0.html
(Zu den „Piraten“)
Identitätssuche
Seid ihr noch eine Partei, oder lebt ihr schon?
http://www.freitag.de/politik/1218-seid-ihr-noch-eine-partei-oder-lebt-ihr-schon
Die Piratenpartei verstehen – drei Kernbotschaften der Piraten
http://substanz.davidherzog.ch/?p=2160
Augen zu und durch
Keine Partei stößt auf so viel Misstrauen wie die Berliner Piraten. Dabei haben sie jede Menge gute Ideen für die Politik der Zukunft. Sie müssen bloß durchhalten.
Von Juli Zeh
http://sz-magazin.sueddeutsche.de/texte/anzeigen/36648/1/1
Der Koalitionspoker wird kreativer
Die neue Farbenlehre
http://www.n-tv.de/politik/Die-neue-Farbenlehre-article6203716.html
(Zum „Fachkräftemangel“)
Ganz „gechillt“ zum Abitur!
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M55c31326552.0.html
Baumholder
Nach dem Goldrausch
Kalter Krieg, schummrige Bars und Kneipenschlägereien – 60 Jahre lang brachten Tausende US-Soldaten die große weite Welt nach Baumholder. Jetzt sollen sie abgezogen werden – und in der Kleinstadt wird es dunkel.
http://www.fr-online.de/panorama/baumholder-nach-dem-goldrausch,1472782,15217036.html
Müllentsorgung
Parkwächter oder Pädagogik: Städte kämpfen gegen Müll
http://m.faz.net/aktuell/rhein-main/muellentsorgung-parkwaechter-oder-paedagogik-staedte-kaempfen-gegen-muell-11732715.html
Grüner verlangt "Patriotismus ohne Deutschland"
http://www.welt.de/kultur/literarischewelt/article7099471/Gruener-verlangt-Patriotismus-ohne-Deutschland.html
2013 - so sähe Deutschland nach Regierungsübernahme der „Piraten“ aus…
http://www.youtube.com/watch?v=M0dq6lZHNVo&list=UU4rJzokl6-XaUmZmDFd1_Og&index=1&feature=plcp
Nationalsozialismus Opas Krieg
Ein junger Historiker interviewt seinen Großvater, steigt ins Archiv und prüft die Erinnerungen. Die Geschichte eines ungewöhnlichen Buches
http://www.zeit.de/2012/19/Zweiter-Weltkrieg-Zeitzeuge
„Anständig gehandelt - Widerstand und
Volksgemeinschaft 1933 - 1945“
Sonderausstellung im Haus der Geschichte vom 9. Mai 2012 bis zum
31. März 2013
http://www.hdgbw.de/ausstellungen/wechselausstellung/anstaendig-gehandelt-widerstand-und-volksgemeinschaft/
Hanau: Schweigemarsch als mahnende Erinnerung
„Nur weil sie Juden waren“
http://www.op-online.de/nachrichten/hanau/nur-weil-juden-waren-2338564.html
LINKE / KAMPF GEGEN RECHTS / ANTIFASCHISMUS
(Wen interessiert das und warum wird das veröffentlicht???)
BKA zeigt: So machten die NSU-Terroristen Urlaub
Berlin - Das Bundeskriminalamt hat auf seiner Internetseite private Fotos der Mitglieder der Zwickauer Terrorzelle veröffentlicht. Die Bilder zeigen das Terroristentrio Uwe Böhnhardt, Uwe Mundlos und Beate Zschäpe im Urlaub.
http://www.op-online.de/nachrichten/deutschland/nsu-bka-veroeffentlicht-urlaubsbilder-nazi-trios-2309821.html
Zwickauer Terrorzelle: Gericht hebt Haftbefehl auf
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M54ff0026bb6.0.html
(Zur Kampagne gegen Burschenschaften…)
Fundamentale Entsolidarisierung
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5f0abf90638.0.html
Piraten und die Presse
Die Freiheit der Rechten
Auf dem Parteitag der Piraten wird ein Journalist der rechten Zeitung „Junge Freiheit“ geschnitten. Weil sich die Sprecherin bei ihm dafür entschuldigt, kriegt sie nun Ärger.
http://www.taz.de/Piraten-und-die-Presse/!92517/
„Druck auf Zeitungshändler steigern“
Von Felix Krautkrämer
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M530df527821.0.html
Niedersächsische Verfassungsschützer haben „Antinationale“ im Visier
http://www.unzensuriert.at/content/008299-Niedersaechsische-Verfassungsschuetzer-haben-Antinationale-im-Visier
(Zum 1. Mai-Krawall)
Die Revolution wird Tradition
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M54d038b8c0c.0.html
1. Mai in Berlin Behörden vermuten terroristischen Akt hinter Rohrbomben-Fund
Am 1. Mai wurden bei einer Demo in Berlin drei Sprengsätze gefunden. Inzwischen stellen die Behörden einen Zusammenhang zwischen den Funden her und sprechen von Terrorismus.
http://www.zeit.de/gesellschaft/zeitgeschehen/2012-05/berlin-rohrbombe-terror
Linksextremisten greifen Polizisten mit Säure an
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M521194d83dc.0.html
Der 8. Mai am Heldenplatz
http://www.sezession.de/32145/der-8-mai-am-heldenplatz.html
Mediaprint bei Strache-Hetze dabei
http://www.unzensuriert.at/content/008463-Mediaprint-bei-Strache-Hetze-dabei
Liest Udo Pastörs Metapolitika/Diskuswerfer und VoxPopuli?
http://deutschlandecho.org/index.php/2012/05/02/liest-udo-pastors-metapolitikadiskuswerfer-und-voxpopuli/
Anti-Nazi-Demonstration
Wissler soll 3000 Euro Strafe zahlen
http://www.fr-online.de/rhein-main/anti-nazi-demonstration-wissler-soll-3000-euro-strafe-zahlen,1472796,15131626.html
Kolumne zur Politik von rechts
Lieber Neofaschismus!
Fast überall in Europa sind rechtsextreme Parteien auf dem Vormarsch. Es herrscht rassistische Sehnsucht.
http://www.fr-online.de/meinung/kolumne-zur-politik-von-rechts-lieber-neofaschismus-,1472602,15144020.html
Computerhacker greifen PI und Pro an
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M50ad5aafd61.0.html
Neuer hinterhältiger antifa-Anschlag gegen Kirche der Piusbrüder in Stuttgart
http://michael-mannheimer.info/2012/05/11/neuer-hinterhaltiger-antifa-anschlag-gegen-kirche-der-piusbruder-in-stuttgart/
Farbbeutel gegen Fassaden – In Stuttgart las Manfred Kleine-Hartlage
http://www.sezession.de/32243/farbbeutel-gegen-fassaden-in-stuttgart-las-manfred-kleine-hartlage.html#more-32243
Gesinnungsjournalismus macht Jagd auf Frei.Wild
http://www.unzensuriert.at/content/008429-Gesinnungsjournalismus-macht-Jagd-auf-FreiWild
EKD fordert verstärkten Kampf gegen Rechtsextremismus
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M50c53464c4d.0.html
(ein anderes Gedenken an die Bücherverbrennung)
Das bewaffnete Wort
http://www.besseres-hannover.info/wordpress/?p=1890
CDU-Politiker Eichelbaum: Linkspartei verherrlicht Kommunisten
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5315cab3380.0.html
(Zu Jelpke)
Nur ein roter Soldat ist ein guter Soldat
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5492f3935ab.0.html
Strafe für Willi van Ooyen wegen Anti-Nazi-Demo
http://www.welt.de/print/welt_kompakt/frankfurt/article106319817/Strafe-fuer-Willi-van-Ooyen-wegen-Anti-Nazi-Demo.html
Aachener Polizeipräsident suspendiert Pro-NRW-Funktionär
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5e17d6797a7.0.html
Blockupy Linksextremismus
Ein Resümee der linksextremen Festtage am Main
http://www.blu-news.org/2012/05/20/blockupy-linksextremismus/
Nach Protesten - Blockupy-Bündnis will weitermachen
http://www.fnp.de/fnp/region/hessen/nach-protesten-blockupybuendnis-will-weitermachen_rmn01.c.9865206.de.html
Buch zur Occupy-Bewegung
Ansichten eines aufgeschlossenen Anarchisten
http://www.sueddeutsche.de/politik/buch-zur-occupy-bewegung-ansichten-eines-aufgeschlossenen-anarchisten-1.1362106
Großfeuer in Coburg während Landsmannschafter-Treffen
http://www.unzensuriert.at/content/008664-Gro-feuer-Coburg-w-hrend-Landsmannschafter-Treffen
Coburg
Linksextremisten prügeln 81 Jahre alten Mann ins Krankenhaus
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M59a19ad41e7.0.html
Schweiz
Gewalt fast nur von Linksextremisten
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M57edf82ccc9.0.html
Antifa-Video zum „Tag der deutschen Zukunft“ (Hamburg, 2.6.12)
http://www.youtube.com/watch?v=TISrbmTQynY
und die Mobilisierungs-Videos von www.tddz.info
http://www.youtube.com/watch?v=LIRyDS429Yo
http://www.youtube.com/watch?v=Ujr_eeYvheo
EINWANDERUNG / MULTIKULTURELLE GESELLSCHAFT
Frankfurt, Mikrokosmos der Neuen Weltordnung - Manfred Kleine-Hartlage
http://www.youtube.com/watch?v=7IPYrIF5uy8
Nachlese: Veranstaltungen in Frankfurt und Stuttgart
http://korrektheiten.com/2012/05/11/nachlese-veranstaltungen-in-frankfurt-und-stuttgart/
Manfred Kleine-Hartlage in Stuttgart
http://www.kybeline.com/2012/05/11/manfred-kleine-hartlage-in-stuttgart/
Neue Weltordnung will die Auflösung
G. Andreas Kämmerer: Eine Nachlese zu Manfred Kleine-Hartlage
http://www.blu-news.org/2012/05/15/neue-weltordnung-will-die-auflosung/
Religion und Demografie
http://www.blume-religionswissenschaft.de/reli_demo.html
Ausländer dürfen nicht deutsche Namen annehmen
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M57636d5c087.0.html
(Ein Beispiel für die irreführende Berichterstattung der SPD-Presse. Zitat: „Die Polizei in Bochum hat einen jungen Mann festgenommen, der eine Bomben-Attrappe in der Nähe einer Moschee versteckt hatte. Bei der Kundgebung der rechtspopulistischen Pro NRW vor der Moschee kam es anschließend zu Auseinandersetzungen.“ Von wem die Gewalt ausging, wird in der Überschrift nicht erwähnt, und später erfährt man im Kleingedruckten von dem „Bombenleger“: „Der vorläufig festgenommene junge Mann wird offenbar der linken Szene zugeordnet.“…)
Bomben-Attrappe
Krawall zwischen Pro-NRW-Anhängern und Gegnern bei Kundgebung in Bochum
http://www.derwesten.de/staedte/bochum/krawall-zwischen-pro-nrw-anhaengern-und-gegnern-bei-kundgebung-in-bochum-id6617591.html
Lassen auch Salafisten heute die Antifa die „Arbeit“ machen?
http://www.freiheitlich.me/?p=7711
(auch dies ein Schmankerl…)
Solingen: Salafisten prügeln auf Antifaschisten ein
https://linksunten.indymedia.org/de/node/59620
(Zitat: „Nordrhein-Westfalens Innenminister Ralf Jäger (SPD) warf den Rechtsextremisten im WDR-Fernsehen vor, die gewalttätigen Salafisten gezielte provoziert zu haben.“ Würde er also auch Gewalt von NPD-Anhängern verstehen, wenn diese sich durch eine Demo provoziert fühlen?)
Nordrhein-Westfalen
Erneut Ausschreitungen bei Aktionen von Salafisten und Islam-Gegnern
http://www.tagesspiegel.de/weltspiegel/nordrhein-westfalen-erneut-ausschreitungen-bei-aktionen-von-salafisten-und-islam-gegnern/6595310.html
http://www.youtube.com/watch?v=wRHMHB_EzHA
Gericht erlaubt "Pro NRW" das Zeigen von Mohammed-Karikaturen
http://www.derwesten.de/politik/gericht-erlaubt-pro-nrw-das-zeigen-von-mohammed-karikaturen-id6630356.html
(Sehr interessante Leserdebatte…)
Ausnahmezustand und Souveränität – ProNRW demonstrierte
http://www.sezession.de/32125/ausnahmezustand-und-souveranitat-pronrw-demonstrierte.html
Salafisten rufen für den 8. Mai zur “Endschlacht” auf!
http://sosheimat.wordpress.com/2012/05/07/salafisten-rufen-fur-den-8-mai-zur-endschlacht-auf/
Schwere Panne bei Pro-NRW-Kundgebung
Mutmaßlicher Hintermann der Bali-Anschläge trickst Polizei aus
http://www.focus.de/politik/deutschland/tid-25733/schwere-panne-bei-pro-nrw-kundgebung-mutmasslicher-hintermann-der-bali-anschlaege-trickst-polizei-aus_aid_749546.html
Salafisten
Kommissar aus Duisburg wegen Salafismus suspendiert
http://www.derwesten.de/region/kommissar-aus-duisburg-wegen-salafismus-suspendiert-id6634263.html
Islamist war beim NRW-Verfassungsschutz
Erst wurde er wegen seiner Nähe zum radikalislamischen Salafismus suspendiert: Jetzt stellt sich heraus, dass ein Essener Polizist auch für den Verfassungsschutz gearbeitet haben soll.
http://www.welt.de/politik/deutschland/article106270877/Islamist-war-beim-NRW-Verfassungsschutz.html
Pro NRW-Demo: Mutmaßlicher Terrorist unter Hardcore-Salafisten
http://www.net-tribune.de/nt/node/107254/news/Pro-NRW-Demo-Mutmasslicher-Terrorist-unter-Hardcore-Salafisten
Pro NRW
Die Rückkehr der rechten Zündler
http://www.zeit.de/politik/deutschland/2012-05/koeln-salafisten-pro-nrw
Generalbundesanwalt gegen Islamisten
Ermittlungen nach Mordaufruf
http://www.taz.de/Generalbundesanwalt-gegen-Islamisten/!93745/
Islamisten eskalieren Konflikt um „Pro NRW“
„Tötet alle Pro-NRW-Mitglieder“
http://www.taz.de/Islamisten-eskalieren-Konflikt-um-Pro-NRW/!93689/
Muslimische Begräbnisse
SPD für Bestattung ohne Sarg
http://www.fr-online.de/rhein-main/muslimische-begraebnisse-spd-fuer-bestattung-ohne-sarg,1472796,15203848.html
(Für mehr Willkommenskultur…)
Muslimische Bestattungen
Kommentar: Überfällige Änderung
Eigentlich sollte es eine Selbstverständlichkeit sein, dass Menschen dort, wo sie ihren Lebensmittelpunkt hatten, ihre letzte Ruhe finden können. Von Petra Wettlaufer-Pohl
http://www.op-online.de/nachrichten/hessen/kommentar-muslimischen-bestattungen-2310138.html
Mord-Aufruf gegen in Deutschland lebenden Rapper
Teheran - Weil er in einem Song den zehnten Propheten der schiitischen Muslime beleidigt haben soll, muss der iranische Rapper Shahin Najafi um sein Leben fürchten.
http://www.op-online.de/nachrichten/deutschland/todesdekret-gegen-iranischen-rapper-deutschland-2311515.html
Bürgerstreife für Chemnitz-Ebersdorf!
http://www.sezession.de/32218/burgerstreife-fur-chemnitz-ebersdorf.html#more-32218
Deutscheopfer.de: Die Bewusstlosen
http://www.sezession.de/32255/deutscheopfer-de-die-bewustlosen.html#more-32255
Fest in Mandern nimmt gewaltätigen Verlauf - Ursache unklar
Kirmes: Verletzte durch Schlägertrupp
http://www.wlz-fz.de/Lokales/Blaulicht/Kirmes-Verletzte-durch-Schlaegertrupp
http://eder-diemel-tipp.de/2012/05/14/pol-kb-bad-wildungen-mandern-schlagertrupp-bei-kirmes/
(hier wird betont "auch Deutsche" seien angeblich unter den Schlägern)
http://www.hna.de/nachrichten/kreis-waldeck-frankenberg/korbach/mandern-noch-keine-spur-schlaegertruppe-2318103.html
Bocholt: Wegen Rauchverbots Gast erstochen
http://newpi.wordpress.com/2012/05/26/bocholt-wegen-rauchverbots-gast-erstochen/#more-1208
Frankfurt
Jagd auf Schläger aus der City
Polizei fahndet nach Gewalttäter, der zwei junge Männer zu Boden prügelte
http://www.fnp.de/fnp/region/lokales/frankfurt/jagd-auf-schl-ger-aus-der-city_rmn01.c.9678160.de.html
Polizei fasst Schläger von Konstablerwache
http://www.fr-online.de/polizeireport-frankfurt/polizei-fasst-schlaeger-von-konstablerwache,11245052,16109878.html
http://www.ffh.de/news-service/ffh-nachrichten/nController/News/nAction/show/nCategory/rheinmain/nId/13245/nItem/polizei-schnappt-mutmasslichen-brutalo-schlaeger.html
KULTUR / UMWELT / ZEITGEIST / SONSTIGES
Dem baukulturellen Erbe Zukunft geben.
Sieben Punkte, damit München München bleibt
http://muenchen-mitdenken.de/vorschlag/dem-baukulturellen-erbe-zukunft-geben-sieben-punkte-damit-muenchen-muenchen-bleibt
Nordhausen: Ein Dachziegel für Altendorf 48
http://nordhausen.thueringer-allgemeine.de/web/lokal/wirtschaft/detail/-/specific/Nordhausen-Ein-Dachziegel-fuer-Altendorf-48-274390494
Sanierung alter Häuser
So bleiben Denkmäler lebendig
http://www.br.de/fernsehen/bayerisches-fernsehen/sendungen/unkraut/energie-umwelt-energiewende-denkmalschutz100.html
Leipziger Familie restauriert Völkerschlacht-Quartier Wir retten die Blücher-Mühle
http://www.bild.de/regional/leipzig/voelkerschlacht-bei-leipzig/leipziger-familie-restauriert-die-bluecher-muehle-24105600.bild.html
Oldenburg soll schöner werden
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5f6d2ace26d.0.html
Stuttgarts aktuelle Stadtzerstörung
http://www.german-architects.com/de/pages/page_item/21_12_stadtzerstoerung
(Brüx - Eine verschwundene Stadt. Einst geopfert für den Braunkohleabbau)
Stary Most, Old city Most, Das Verschwundene Brux _1238-1982
http://www.youtube.com/watch?v=lFOwPrpY-Vs
Bayern drängt Deutsch zurück
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5158af90a6f.0.html
Islamische und neudeutsche Vornamen
http://www.sezession.de/32215/islamische-und-neudeutsche-vornamen.html#more-32215
(Gender-Propaganda)
Schwarze Magie in der Wiener Straßenbahn
http://www.sezession.de/32089/schwarze-magie-in-der-wiener-strasenbahn.html
(Antideutsches von der Bauhaus-Uni Dessau)
Wo wohnt das Böse im Schland?
http://www.spiegel.de/karriere/berufsstart/was-mit-werbung-wo-wohnt-das-boese-im-schland-a-761215.html
http://www.tlz.de/web/zgt/kultur/detail/-/specific/Schland-Ein-Projekt-der-Bauhaus-Universitaet-Weimar-219718892
(offenbar senil)
Englischer TV-Astronom: „Nur ein toter Kraut ist ein guter Kraut“
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5f04549061f.0.html
Israelischer Botschafter bedrängt Schriftstellerverband
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5d58e3b837c.0.html
"Zug nach Auschwitz"-Durchsage schockt Fahrgäste
http://www.welt.de/vermischtes/article106259974/Zug-nach-Auschwitz-Durchsage-schockt-Fahrgaeste.html
Vorwurf Antisemitismus
"Basic Instinct"-Autor attackiert Mel Gibson
http://www.spiegel.de/panorama/leute/0,1518,827256,00.html
„Sitze nicht zwischen Antisemiten“
Rolf Hochhuth verlässt die Akademie der Künste
http://www.focus.de/kultur/kunst/sitze-nicht-zwischen-antisemiten-rolf-hochhuth-verlaesst-die-akademie-der-kuenste_aid_748351.html
Die Theodizee der politischen Korrektheit II
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5f6aea89923.0.html
Sarah Kuttner und die Negerpuppe
http://newpi.wordpress.com/2012/05/25/sarah-kuttner-und-die-negerpuppe/#more-1191
(Das neueste Geschenk des EU-Filz…)
Verbraucher Schadstoffe im Spielzeug: Bundesregierung verklagt EU
http://www.zeit.de/news/2012-05/11/verbraucher-schadstoffe-im-spielzeug-bundesregierung-verklagt-eu-11120007
Fiat-Money = Schuldgeld - Prof. Dr. Franz Hörmann
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=vDyYe4iss4A
Automatisierungsdividende für alle
Roboter müssen unsere Rente sichern
http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/automatisierungsdividende-fuer-alle-roboter-muessen-unsere-rente-sichern-11754772.html
(Zur Zeitschrift „Vice“)
Globalistische Kulturszene
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm.154+M5f7ee37d35f.0.html
Reisen mit der "Hindenburg"
"Das Schiff war wie ein großer Kindergarten"
http://einestages.spiegel.de/external/ShowTopicAlbumBackground/a24724/l18/l0/F.html#featuredEntry
Aus dem Maschinenraum
Und hinter tausend Masken kein Gesicht
„Anonymous“ ist nicht nur eine Protestbewegung, sondern längst auch eine Marke. Wie alle erfolgreichen Marken wird sie kopiert und kann missbraucht werden.
http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/aus-dem-maschinenraum/aus-dem-maschinenraum-und-hinter-tausend-masken-kein-gesicht-11762376.html
(Zum Urheberrechts-Streit)
Wer den Apfel küsst
http://www.perlentaucher.de/blog/270_wer_den_apfel_kuesst
(Jetzt müssen die „Nazis“ wieder herhalten…)
Urheberrecht – Was die Piraten mit den Nazis WIRKLICH gemeinsam haben
http://www.journalistenwatch.com/2012/05/13/urheberrecht-was-die-piraten-mit-den-nazis-wirklich-gemeinsam-haben/
Nashornhörner verschwinden aus Naturkundemuseen
http://www.stern.de/panorama/nashornhoerner-verschwinden-aus-naturkundemuseen-1826097.html
Der Feminismus und die "freie Begegnung der Geschlechter"
http://www.heise.de/tp/artikel/36/36916/1.html
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Azerbaïdjan: pas de sanctions!
Bernhard TOMASCHITZ:
Azerbaïdjan: pas de sanctions!
L'Azerbaïdjan est candidat à l'adhésion à l'OTAN!
L’emprisonnement de Ioulia Timochenko, chef de l’opposition ukrainienne, fait que Kiev, juste avant la Coupe européenne de football, essuie un feu roulant de critiques. Ce n’est pas le cas de l’Azerbaïdjan où a eu lieu, le 26 mai, la finale du concours de l’Eurovision. Le président autoritaire Ilham Aliyev n’a rien à craindre: le ministère allemand des affaires étrangères a fait savoir qu’il n’y aurait pas de “campagne systématique” contre cette ancienne république soviétique.
Pourtant l’Azerbaïdjan devrait faire rugir de colère cet Occident si zélé à défendre les droits de l’Homme: les manipulations électorales y sont à l’ordre du jour tout comme les entorses lourdes à ces mêmes droits de l’Homme. Amnesty International estime que le nombre de prisonniers politiques est de 75 à 80; quant à l’organisation indépendante “Reporters sans frontières”, qui établit une liste des pays selon qu’ils accordent ou non une liberté de la presse pleine et entière, elle classe l’Azerbaïdjan à la 162ème place sur les 179 Etats qui ont été passés au crible de la grille d’analyse. L’Ukraine, elle, est au 116ème rang. Ensuite, il me paraît opportun d’ajouter que le clan Aliyev a fondé une sorte de dynastie post-communiste (Ilham Aliyev a succédé à son père Heydar en octobre 2003).
Mais contrairement à l’Ukraine, l’Azerbaïdjan n’a commis aucune grosse faute: il ne s’est jamais heurté de front aux intérêts géostratégiques des Etats-Unis. Enfin, ce pays caucasien, riche en ressouces et d’une grande importance stratégique, se trouve, depuis l’effondrement de l’Union Soviétique, tout en haut sur la liste des Etats prioritaires bénéficiant de l’aide américaine. Dans un rapport de planification stratégique édité par l’organisation d’aide au développement USAID, inféodée au ministère américain des affaires étrangères, on a pu lire le constat suivant dès juin 2000: “L’Azerbaïdjan possède d’énormes réserves prouvées de pétrole et de gaz naturel. De plus, il se situe dans une zone géostratégique cruciale entre la Russie et l’Iran”. Par voie de conséquence, Washington ne néglige rien pour mettre Bakou de son côté, tandis que les Azéris louvoient, depuis leur indépendance en 1991, entre les Etats-Unis et la Russie. Si les plans américains réussissent, Washingon pourra tuer deux mouches d’un seul coup de savatte: d’une part, la Russie sera encore un peu plus houspillée hors du Caucase mériodional; ce sera le deuxième revers après la Géorgie. D’autre part, les Américains pourraient créer une pierre d’achoppement entre Moscou et Téhéran.
Le but principal des stratèges de Washington est donc de favoriser une adhésion à l’OTAN de l’Azerbaïdjan. Le 3 juin 2009, dans le magazine “Eurasianet”, qui s’affiche sur la grande toile, on pouvait lire un article de Shahin Abbasov, conseiller du spéculateur en bourse Georges Soros, financé par l’”Open Society Institute Azerbaidjan”, où l’auteur évoquait une rencontre avec un responsable très haut placé de l’OTAN, dont il ne citait pas le nom, selon qui l’Azerbaïdjan aurait plus de chance d’adhérer rapidement à l’OTAN que la Géorgie. “Il y a quelque temps, au quartier général de l’OTAN à Bruxelles comme à Bakou, on pensait que la Géorgie serait la première à adhérer au Pacte nord-atlantique et que l’Azerbaïdjan ne suivrait qu’ultérieurement”. Mais la donne a changé depuis la guerre entre la Géorgie et la Russie en août 2008; voilà pourquoi “l’Azerbaïdjan pourrait plus vite devenir membre de l’OTAN que la Géorgie ou l’Ukraine”. Ensuite, dit-on dans l’article, l’Azerbaïdjan dispose de “quelques atouts particuliers”, notamment ses “liens culturels étroits” avec la Turquie, partenaire à part entière de l’OTAN et son importance stratégique cardinale sur le tracé prévu de l’oléoduc Nabucco.
Mais avant que les démarches ne soient entreprises en vue de l’adhésion de l’Azerbaïdjan au Pacte nord-atlantique, il faut d’abord briser les bonnes relations qui existent entre Bakou et Moscou. La Russie a conservé, depuis la fin de l’Union Soviétique, la station de radar de Gabala en Azerbaïdjan, une station de haute importance stratégique. Le bail se termine à la date du 24 décembre 2012. A l’heure actuelle, les deux Etats négocient un prolongement de ce bail jusqu’en 2025, mais Bakou exige comme prix de la location non plus la somme de sept millions de dollars par an mais celle de 300 millions! Jusqu’en novembre 2011, on parlait de quinze millions de dollars.
Apparemment le prix a été réévalué à la hausse afin que Gabala soit trop cher pour la Russie et qu’ainsi la voie soit ouverte à l’OTAN. En janvier 2010, le politologue Vafa Guluzade, conseiller de l’ancien président Heydar Aliyev, soulignait dans un article: “Le territoire et le peuple de l’Etat d’Azerbaïdjan s’avèrent idéaux pour une coopération avec l’OTAN. Le pays dispose d’une situation géostratégique favorable, sa population est éduquée et capable de se servir de nouvelles technologies. L’Azerbaïdjan dispose aussi de terrains d’aviation militaires, qui pourraient servir de bases à l’OTAN”.
Bien sûr, il faut également tenir compte de solides intérêts économiques. A ce propos, on a pu lire les lignes suivantes dans le texte qui exposait en juin 2000 la planification stratégique de l’USAID: “La participation de firmes américaines dans le développement et l’exportation du pétrole et du gaz naturel azerbaïdjanais s’avère importante pour la diversification des importations américaines d’énergie et pour la promotion des exportations américaines. Les Etats-Unis soutiennent l’utilisation de divers tracés d’oléoducs pour faciliter l’exportation du pétrole d’Azerbaïdjan”. Il s’agit surtout de contourner la Russie et l’Iran dans l’acheminement du pétrole et du gaz naturel. Le tracé Bakou/Tiflis (Tbilissi)/Ceyhan achemine déjà le gros du pétrole de la zone caspienne via la Géorgie en direction de la côte méditerranéenne de la Turquie. Cet oléoduc est contrôlé par un consortium anglo-américain sous la direction du géant pétrolier britannique BP.
D’autres tracés d’oléoducs devront être construits à court ou moyen terme. On est actuellement en train de boucler les négociations quant à la construction de l’oléoduc TANAP (“Trans-Anatolian Pipeline”) qui devrait acheminer le gaz naturel azerbaïdjanais en Europe via la Turquie. Le projet TANAP, qui aura coûté sept milliards d’euro, devrait avoir une capacité de 16 milliards de m3 par an, ce qui constitue une concurrence majeure pour la Russie, et aussi, bien sûr, pour l’Iran.
Bernhard TOMASCHITZ.
(article paru dans “zur Zeit”, Vienne, n°21-22/2012; http://www.zurzeit.at/ ).
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jeudi, 31 mai 2012
L’Ukraine boycottée ou la vengeance de l’Occident
Bernhard TOMASCHITZ:
L’Ukraine boycottée ou la vengeance de l’Occident
L’Ukraine est menacée de boycott, non pas pour le sort infligé à Madame Timochenko mais pour l’orientation pro-russe du Président Ianoukovitch
Le prolongement des accords russo-ukrainiens sur la présence de la flotte russe en Mer Noire a heurté les Etats-Unis
Quelques semaines avant le début des matches pour la coupe européenne de football, l’Ukraine, pays hôte, est mis sous pression. Le président de la Commission de l’UE, Barroso, a renoncé à sa visite lors des matches, de même que plusieurs hommes politiques en vue d’Europe occidentale. Quant au ministre allemand des affaires étrangères, Westerwelle, il a adressé quelques remontrances au gouvernement de Kiev: “Le gouvernement ukrainien doit savoir que le chemin vers l’Europe passe par un pont qui repose sur deux piliers: la démocratie et l’Etat de droit”.
Le motif officiel de ces tensions croissantes est la détention de Ioulia Timochenko. L’ancienne première ministre a été condamnée l’automne dernier à sept années de prison pour corruption, parce qu’elle avait conclu un accord gazier avec la Russie, que les juges ont considéré comme défavorable à l’Ukraine. Ces accords ont entraîné une perte de quelque 137 millions d’euros. L’Occident a sévèrement critiqué ce jugement: il critique le Président pro-russe Viktor Ianoukovitch d’avoir voulu se débarrasser d’une adversaire mal aimée. “En infligeant une sentence sévère à l’encontre de Madame Timochenko, le gouvernement Ianoukovitch a rejoint la liste, toujours plus longue, des gouvernements qui utilisent le droit pénal pour l’appliquer à d’anciens dirigeants. Des anciens premiers ministres, des présidents, des ministres et des chefs de l’opposition —tous adversaires politiques de ceux qui sont au pouvoir— sont désormais traduits en justice ou menacés de poursuites judiciaires”, écrit Arch Puddington, vice-président de “Freedom House”, une boîte américaine spécialisée en propagande. Toute une batterie de nouveaux reproches ont fait déborder le vase: la “princesse du gaz” Timochenko se verrait refuser des traitements médicaux en prison, elle y serait maltraitée, etc.
Mais en fait cet assaut propagandiste et médiatique contre l’Ukraine, qui est un pays où la notion d’Etat de droit est différente de celle en vigueur en Occident, a d’autres motivations: il vise le Président Ianoukovitch. Il y a deux ans, quand celui-ci a battu le pro-occidental Viktor Iouchtchenko qui, aux côtés de Ioulia Timochenko, était la deuxième icône de la “révolution orange” soutenue par les Etats-Unis, la politique ukrainienne a changé de cap. Iouchtchenko avait voulu rejoindre l’OTAN: cette intention ukrainienne a été rayée de l’ordre du jour dès l’accession à la présidence de Ianoukovitch. Les relations avec la Russie se sont normalisées, alors qu’elles avaient été fort tendues jusqu’alors. Quand Ianoukovitch a prolongé le contrat de location des bases navales russes en Crimée, à Sébastopol, dont le terme était prévu pour 2017, il a en quelque sorte franchi une ligne rouge.
Dès l’accession de Ianoukovitch à la présidence, le 7 février 2010, le tir de barrage a commencé. Le publiciste américain Walter Russell Mead, habituellement modéré dans ses propos, écrivait, dès le lendemain, que la victoire de Ianoukovitch “constituait un nouveau camouflet à l’idée que le monde tout entier deviendrait rapidement démocratique”. Plus incisif fut le politologue new-yorkais Alexander J. Motyl au cours de l’été 2010 dans les colonnes de la célèbre revue “Foreign Affairs”. D’après Motyl, Ianoukovitch choisirait ses ministres comme un “patron” et privilégierait des hommes et des femmes issus de la minorité russe de l’Est de l’Ukraine, ce qui mettrait le “consensus national en danger”.
On ne s’étonnera guère que Motyl critique surtout le prolongement du bail de location des bases navales de la flotte russe de la Mer Noire. D’après lui, ce prolongement serait une décision irréfléchie, prise à la hâte, sans qu’il n’ait été tenu compte des “effets géopolitiques potentiels pour l’Ukraine”. En prolongeant ce bail, Ianoukovitch aurait “bradé” la sécurité de l’Ukraine en “livrant à la Russie, pour un certain temps, le contrôle informel de la Crimée, des voies maritimes incontournables et des ressources gazières qui la jouxtent”.
Pour les Etats-Unis, le prolongement du bail constitue un revers considérable pour leurs ambitions géopolitiques en Europe orientale. Même si l’adhésion de l’Ukraine n’est plus aujourd’hui à l’ordre du jour, Washington a désormais les mains liées jusqu’en 2042. Avec une base russe sur son territoire national, l’Ukraine n’adhèrera pas au Pacte nord-atlantique; quant à un rejet unilatéral du bail de la part de l’Ukraine, la Russie ne l’acceptera pas. De cette façon, les Etats-Unis éprouveront les plus grandes difficultés à contrôler ce que les géopolitologues de tradition anglo-saxonne nomment le “Heartland”, soit l’espace-noyau eurasien. En 1919, en effet, le géographe britannique Sir Halford J. Mackinder écrivait, suite à la première guerre mondiale, la révolution russe et l’occupation par les troupes allemandes de l’Ukraine après le traité de paix germano-soviétique de Brest-Litovsk: “Qui gouverne l’Europe orientale, domine l’espace-noyau. Qui gouverne l’espace-noyau, domine l’ïle mondiale (l’Europe, l’Asie et de nombreuses portions de l’Afrique). Qui gouvernne l’île mondiale, domine le monde”.
Les Etats-Unis avaient réussi à dominer momnetanément cet espace-noyau, auquel appartient au moins l’Ukraine orientale, grâce à la “révolution orange” qu’ils avaient mise en scène de l’automne 2004 au printemps 2005. A l’époque, l’ambassadeur des Etats-Unis en poste à Kiev, John Herbst, avait joué dans ce jeu un rôle déterminant. Les affaires étrangères américaines écrivent à son sujet: “Lorsqu’il était en fonction, il a travaillé à l’amélioration des relations américano-ukrainiennes et a contribué au déroulement d’élections présidentielles correctes (“fair”). A Kiev, il a vécu la “révolution orange”. Auparavant, John Herbst avait été ambassadeur des Etats-Unis en Ouzbékistan, où il a joué un rôle décisif dans l’installation d’une base américaine appelée à soutenir l’Opération ‘Enduring Freedom’ en Afghanistan”.
Les Etats-Unis n’ont pourtant pas réussi à maintenir sur le long terme l’Ukraine dans leur sphère d’influence. Cet échec s’explique pour plusieurs raisons: le duo Iouchtchenko/Timochenko s’est rapidement dissous; les conditions de vie des Ukrainiens n’ont pas pu être améliorées pour l’essentiel et la politique pro-américaine de Iouchtchenko a accentué le vieux clivage entre Ukraine de l’Est et Ukraine de l’Ouest. Mais cet échec n’exclut pas une nouvelle révolte colorée qui pourrait à nouveau changer la donne. Car n’oublions pas ce qu’écrivait Motyl il y a deux ans: “Si Ianoukovitch maintient le cours qu’il poursuit aujourd’hui, il pourrait provoquer une deuxième révolution orange”. Le cas Timochenko pourrait en donner le prétexte.
Bernhard TOMASCHITZ.
(article tiré de “zur Zeit”, Vienne, n°19/2012; http://www.zurzeit.at/ ).
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SERBIA EN EL BUEN CAMINO
TOMISLAV NIKOLIC PRESIDENTE.
SERBIA EN EL BUEN CAMINO.
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dimanche, 27 mai 2012
TOMISLAV NIKOLIC PRESIDENTE. SERBIA EN EL BUEN CAMINO.
TOMISLAV NIKOLIC PRESIDENTE. SERBIA EN EL BUEN CAMINO.
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NATO. "1984" rivisitato. Quando "La guerra è pace"
NATO. "1984" rivisitato. Quando "La guerra è pace"
di Ross Ruthenberg
Global Research
Considerando lo stato attuale della pace nel mondo e della politica della Responsabilità di Proteggere (R2P) della NATO e per mantenere un giusto senso di equilibrio, il libro di George Orwell "1984" dovrebbe essere rivisitato periodicamente. Nello spirito del vertice NATO di Chicago, vi presento alcune citazioni di quel libro di testo-per-domani:
* "Se il Partito poteva impossessarsi del passato e dire, di questo o quell'av-venimento, che non era mai accaduto, ciò non era forse ancora più terribile della tortura o della morte?."
* "Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d'azione del pensiero? Hai mai pensato, Winston, che entro il 2050, al massimo, nessun essere umano potrebbe capire una conversazione come quella che stiamo tenendo noi due adesso? Sarà diverso anche tutto ciò che si accompagna all'attività del pensiero. In effetti il pensiero non esisterà più, almeno non come lo intendiamo ora. Ortodossia significa non pensare, non dover pensare. Ortodossia è incoscienza. "
* "Gli uomini di governo di tutte le epoche hanno sempre tentato d'imporre una concezione del mondo assolutamente arbitraria ai loro seguaci".
* Poi il volto del Grande Fratello si dissolse, per lasciare il posto ai tre slogan del Partito, vergati in lettere maiuscole:
LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L'IGNORANZA È FORZA"
* Una volta che gli capitò di accennare alla guerra contro l'Eurasia, lei lo lasciò di stucco affermando con noncuranza che secondo lei questa guerra non esisteva. Le bombe a razzo che cadevano tutti i giorni su Londra erano probabilmente sganciate dallo stesso governo dell'Oceania, «per mantenere la gente nella paura». Un'idea del genere non lo aveva mai neanche sfiorato."
* Lo scopo di condurre una guerra è sempre quello di poter partire da posizioni di vantaggio nella guerra successiva.
* Lo scopo essenziale della guerra è la distruzione, non necessariamente di vite umane, ma di quanto viene prodotto dal lavoro degli uomini. La guerra è un modo per mandare in frantumi, scaraventare nella stratosfera, affondare negli abissi marini, materiali che altrimenti potrebbero essere usati per rendere le masse troppo agiate e, a lungo andare, troppo intelligenti.
* Il Ministero della Pace si occupa della guerra, il Ministero della Verità fabbrica menzogne, il Ministero dell'Amore pratica la tortura, il Ministe-ro dell'Abbondanza è responsabile della generale penuria di beni. Queste contraddizioni non sono casuali, né si originano dalla semplice ipocrisia: sono meditati esercizi di Bipensiero. È infatti solo conciliando gli opposti che diviene possibile conservare il potere all'infinito."
* Ha detto anche che sbagliavano ad equiparare l'alleanza militare ad una "macchina da guerra". "Se questa è la base per le proteste, in realtà è basata sulla mancanza di conoscenza. La nostra organizzazione è un movimento per la pace."
[Oh, aspetta! Questo non è il Ministero della Verità che parla, è il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen! [1]]
Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen
Io e tanti altri abbiamo fatto fatica a capire perché abbiamo bisogno di una "macchina da guerra" mondiale nella società di oggi e, finalmente, Fogh Rasmussen, leader titolare della NATO, ha fornito l'illuminazione:
La NATO è un "movimento per la pace"!
Ora capisco che la NATO lanciando il più grande numero di bombe dalla seconda guerra mondiale, in Jugoslavia nei primi anni '90 in realtà stava solo coprendo la zona con lanci di pace.
Adesso è chiara la recente iniziativa di pace della NATO in Libia, vale a dire esercitare semplicemente la loro responsabilità di proteggere, utilizzando gli strumenti della pace, come missili, bombe, ecc
La missione decennale della NATO in Afghanistan in realtà appare chiara come una missione di "diffusione della pace" vicino e lontano, mentre rimproverava duramente gli indigeni, se non capivano.
Poi c'è in corso la marcia verso la pace in Siria sostenuta da Stati Uniti e NATO, con l'aiuto di molti amici della Siria come l'Arabia Saudita. Non sembra che il leader della Siria, Assad, se la beva che la Guerra è Pace e la pace è ciò che viene riversato su di lui e il suo paese, proveniente dalla Turchia, Iraq, ecc
La Russia non dovrebbe essere preoccupata per l'accerchiamento di sistemi missilistici Aegis dispiegati intorno a loro, in quanto si tratta semplicemente di un "amichevole anello di pace".
Infine, beh, non proprio alla fine, come ci ricorda "1984" "Lo scopo di condurre una guerra è sempre quello di poter partire da posizioni di vantaggio nella guerra successiva." (promemoria: la guerra è pace), cosa che rende ormai chiaro a me e, auspicabilmente, ai milioni di cittadini iraniani che dovrebbero solo tenere duro durante le numerose sanzioni debilitanti imposte su di loro, perché la pace è in arrivo!
La NATO e gli amici/partner ora stanno anche preparando le loro offerte di pace e gli strumenti di consegna, perché pienamente consapevoli della responsabilità di proteggeri! Pace a tutti!
"Tutto è svanito nella nebbia. Il passato è stato cancellato, la cancellazione è stata dimenticata, la menzogna è diventata verità".
Ross Ruthenberg è un analista politico di di Chicago rossersurf@comcast.net
Nota
[1] Estratto da: "The stage is set for summit, protests", di Bob Secter, reporter del Chicago Tribune, 20 maggio 2012
Andy Thayer, uno degli organizzatori, ha detto che lui e i suoi colleghi Giovedi hanno incontrato brevemente un alto ufficiale della NATO chee gli ha detto: "siamo molto consapevoli dell'immensa violenza e dell'oppressione che gli Stati Uniti e gli Stati Uniti nella loro veste NATO, fanno al mondo, e che nessuna parola della NATO o pronunciamento del vertice stesso potranno mettere in ombra questo ".
Parlando al comitato di redazione del Tribune Sabato, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha detto che riconosce il diritto dei manifestanti di esprimersi, ma ha detto anche che sbagliavano ad equiparare l'alleanza militare ad una "macchina da guerra".
"Se questa è la base per le proteste, in realtà è basata sulla mancanza di conoscenza. La nostra organizzazione è un movimento per la pace.", ha detto Rasmussen, ex primo ministro della Danimarca.
"Durante più di 60 anni, la NATO è stata il fondamento della sicurezza in Europa e Nord America. E grazie alla NATO, abbiamo mantenuto la pace e la stabilità in Europa durante quel lungo periodo, dalla 2° Guerra Mondiale. E' il più lungo periodo di pace nella storia d'Europa. Questo è un bel successo. Questo è quello che io chiamo un movimento per la pace", ha detto.
Citando il ruolo della NATO nel contribuire a riunificare l'Europa, sviluppare nuove democrazie dopo la caduta del comunismo e sviluppare azioni per proteggere i civili in Libia, Rasmussen ha detto: "Non è giustificato chiamare la NATO una macchina da guerra. Ma ancora una volta, in una società libera, è un diritto costituzionale esprimersi - anche se le vostre dichiarazioni non sono giustificate o errate o imprecise ".
http://www.chicagotribune.com/news/local/ct-met-hd-nato-chicago-0520-20120520,0,1571541.story
Fonte: Global Research 21 Maggio 2012
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.it
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mercredi, 23 mai 2012
Ces ministres de François Hollande qui ont été formés par les Américains
Washington sur Seine ?
Ces ministres de François Hollande qui ont été formés par les Américains
Ex: http://mbm.hautetfort.com/
La French American Fondation est connue pour sa formation, les "Young Leaders", réservée à une dizaine de jeunes surdiplômés chaque année. Sur les huit socialistes sélectionnés comme Young Leaders depuis François Hollande en 1996, six rentrent dans son gouvernement cette semaine. Le plus "atlantiste" n'est pas toujours celui qu'on croit...
Sur les huit socialistes sélectionnés comme Young Leaders depuis François Hollande en 1996, six rentrent dans son gouvernement cette semaine. Crédit Reuters
Exit Alain Juppé, Valérie Pécresse, Nathalie Kosciusko-Morizet, Laurent Wauquiez, Jeannette Bougrab... Place à François Hollande, Pierre Moscovici, Arnaud Montebourg, Marisol Touraine, Najat Vallaud-Belkacem, Aquilino Morelle (plume du Président), etc.
« Enfin des têtes nouvelles ! » entend-t-on ici ou là. Nouvelles ? Tout est relatif, quand on sait décrypter la liste ci-dessus : en fait, tous ces « Young Leaders » de l’UMP ont laissé la place à des « Young Leaders » du Parti socialiste. Car François Hollande et Pierre Moscovici depuis 1996, Marisol Touraine et Aquilino Morelle depuis 1998, Arnaud Montebourg depuis 2000 et Najat Vallaud-Belkacem depuis 2006, sont tous des « Young Leaders ». Tous ont été minutieusement sélectionnés et « formés » par ce très élitiste réseau Franco-Américain, inconnu du grand public, sponsorisé entre autres par la banque Lazard. En d’autres termes, ils ont tous postulé et se sont fait parrainer pour être admis à suivre ce programme phare mis en place par la FAF, la French American Fondation. La FAF est elle-même un organisme à cheval sur Paris et New-York, créée en 1976 conjointement par les présidents Ford et Giscard d’Estaing. A noter qu’entre 1997 et 2001, John Negroponte présida la FAF, avant de devenir entre 2005 et 2007, sous Georges Bush, le premier directeur coordonnant tous les services secrets américains (DNI), dirigeant l’US States Intelligence Community (qui regroupe une quinzaine de membres, dont le FBI et la CIA).
Crée en 1981, ce programme Young Leaders permet de développer « des liens durables entre des jeunes professionnels français et américains talentueux et pressentis pour occuper des postes clefs dans l’un ou l’autre pays ». Pressentis par qui ? Par un très strict comité de sélection, composé majoritairement d’anciens Young Leaders, qui ne retient qu’une dizaine d’admis par an. Seuls 13 hommes ou femmes politiques ont été admis depuis 1995, soit moins d’un politique par an en moyenne. Ces heureux « élus » sont choisis comme d’habitude parmi l’élite française : seuls 4% des Young Leaders français ne sont pas diplômés de l’ENA ou pas titulaires d’au moins un diplôme Bac+5, les trois quarts sont des hommes, à 80 % Parisiens... Autant dire qu’on reste en famille avec ce gratin issu de nos grandes écoles. Une spécificité française, qui, comme le souligne un rapport de la FAF, assure « une fonction de "reproduction sociale" de la "classe dominante " […] dans un pays où la simple notion de leadership renvoie aux "diplômes" et non aux qualités intrinsèques de la personne comme c’est souvent le cas outre-Atlantique ». Bref, notre nouveau président et ses nouveaux ministres cités ici sont de purs produits de nos grandes écoles, « ces acteurs influents (qui) personnifient la "pensée dominante" depuis de nombreuses décennies » selon la FAF.
Dès que l’on parle de réseaux d’influence, certains de leurs membres crient aux « obsédés du complot » et s’empressent généralement de préciser que le rôle de telles organisations est marginal et informel. Pour ce qui est de l’efficacité des « Young Leaders », les chiffres parlent plus que tous les longs discours : sur les 8 socialistes sélectionnés comme Young Leaders depuis François Hollande en 1996, 6 rentrent dans son gouvernement cette semaine. (Ne restent sur la touche, pour le moment, que Bruno Le Roux, qualifié par beaucoup de « ministrable », et Olivier Ferrand, l’ambitieux président du think-tank Terra Nova ayant permis l’élection de François Hollande aux élections primaires ; deux candidats impatients de rejoindre leurs camarades Young Leaders au gouvernement). Beau tir groupé, comme s’en enorgueillit à juste titre le site américain (http://www.frenchamerican.org : «The French-American Foundation is proud to have five Young Leader in the cabinet of President François Hollande, himself a Young Leader in 1996”), tandis que le site français n’en dit pas un mot (http://www.french-american.org). Il est vrai que, depuis l’affaire DSK, chacun aura compris que les deux pays n’ont pas la même culture de la transparence…
En septembre 2006, lors de sa visite aux États-Unis, Nicolas Sarkozy avait prononcé un discours à la French American Foundation (FAF), rappelant la nécessité de « rebâtir la relation transatlantique », paraphrasant ainsi les statuts de la fondation dont l’objectif est de « renforcer la relation franco-américaine considérée comme un élément essentiel du partenariat transatlantique ». A ceux nombreux qui me demandent, à l’occasion de la visite de François Hollande à Barack Obama, « pourquoi est-ce que les journalistes ne nous parlent pas de ça, à propos de François Hollande, au lieu de nous parler de son séjour d’étudiant et de son goût des cheeseburgers dont on a rien à faire? ». Qu’ils demandent donc la réponse aux journalistes qui ont l’art de nous servir ces hamburgers, préparés par les communicants, en prenant leurs lecteurs pour des cornichons ! Qu’ils la demandent en particulier aux Young Leaders des médias, aujourd’hui actionnaires ou directeurs des principales rédactions, ces copains de promo de certains de nos nouveaux ministres pour certains d’entre eux : de Laurent Joffrin (Nouvel Observateur) à Denis Olivennes (Europe 1, Paris Match et du JDD), en passant par Matthieu Pigasse, Louis Dreyfus et Erik Izraelewicz (Le Monde)… Et la liste hommes de médias Young Leaders est longue, comme on peut la lire plus intégralement dans l’enquête très documentée « Ils ont acheté la presse » de Benjamin Dormann, sur l’envers du décor de ces réseaux d’influence auxquels appartiennent désormais tant d’hommes clés des médias (ce qui explique que la presse évite d’en faire écho).
A New-York, la venue de François Hollande et de sa nouvelle équipe était attendue sereinement. Vu de la FAF, « Welcome à la Hollande team » ; on reste en terrain connu, tout est sous contrôle, on est même fier d’avoir autant de ses poulains dans la place, nous l’avons vu. Que les angoissés se rassurent : « le changement, ce n’est pas pour maintenant », n’en déplaise à Jean-Luc Mélenchon, l’allié peu atlantiste du Président !
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lundi, 21 mai 2012
Kosovo : un centre de formation pour les opposants syriens à Vucitrn
Kosovo : un centre de formation pour les opposants syriens à Vucitrn
Ex: http://mbm.hautetfort.com/
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Photo: RIA Novosti
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« Les opposants serbes suivent une formation au Kosovo », confirme le journaliste militaire Milovan Drecun dans une interview accordée à la Voix de la Russie. Rappelons que depuis plusieurs jours les médias parlent des liens existant entre l’opposition syrienne et les autorités kosovares. Il s’agit, entre-autres, de former les terroristes dans un centre situé au Kosovo. Milovan Drecun a mené sa propre enquête.
« Lors de mon enquête demi-secrète que j’ai menée aux alentours de la ville de Vucitrn, j’ai vu de mes propres yeux plusieurs étrangers avec une peau brune du type syrien. Ils avaient des longues barbes que portent d’habitude les islamistes radicaux. Ces gens-là se promenaient librement dans les rues. Lorsque j’ai interrogé les Albanais locaux, ils m’ont expliqué que ces gens passaient pratiquement tout leur temps à l’Académie de la police du Kosovo. Celle-ci n’est pas un simple établissement de formation des policiers. Les enseignants qui y travaillent, faisaient partie, il y a plusieurs années seulement, des commandos britanniques SAS (Special Air Service). Je suis certain que l’Académie héberge un centre de formation pour les opposants étrangers, notamment pour les islamistes radicaux. La formation prend deux ou trois semaines en petits groupes. On leur y apprend à manipuler les explosifs et les différents types d’armes. Des membres du mouvement de moudjahid Abou Bekir Sidiq qui coopère étroitement avec Al-Qaïda, ont été repérés dans le centre. On y a également vu des membres du mouvement islamiste radical de la Macédoine qui s’apprêtent à aller en Syrie pour aider les opposants au régime du président en place ».
Selon Milovan Drecun, les résultats de son enquête ne furent pas une surprise pour lui.
« Le centre de formation à Vucitrn est directement supervisé par certains services secrets occidentaux, avant tout, britanniques et américains. Ils ont transformé l’Académie de la police en centre de formation des opposants syriens, avant tout, des islamistes radicaux parmi lesquels on trouve des membres d’Al-Qaïda venus des pays différents, en premier lieu, des pays de la région. Après cette formation, ils seront envoyés en Syrie pour y organiser des actes de sabotage et des attentats. C’est-à-dire qu’a été mis en place un camp où l’on forme les gens qui vont perpétrer des actes de violence en Syrie contre le président syrien et que ce camp est dirigé par les services secrets britanniques et américains. Il ne faut pas oublier qu’Hashim Tahci et Ramush Haradinaj sont des fantoches manipulés par Washington et Londres. Ils suivent à la lettre les directives reçues des représentants américains au Kosovo. Si leurs maîtres le souhaitent, ils feront tout pour aider l’opposition syrienne ».00:05 Publié dans Actualité, Affaires européennes | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : kosovo, balkans, syrie, europe, affaires européennes, monde arabe, monde arabo-musulman, proche orient, politique internationale, actualité | | del.icio.us | | Digg | Facebook
La revue de presse de Pierre Jovanovic
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Ex: http://www.jovanovic.com/
JP MORGAN: 1) LE REMAKE DE LA LTCM
du 14 au 18 mai 2012 : Oyez oyez lectrices, lecteurs, une violente attaque sur le donjon de la Morgan va accélerer le processus de désintégration progressive des marchés financiers, grâce à la folie furieuse de Jamie Dimon qui a laissé ses traders prendre des positions totalement folles via des credit default swaps sur des... credit default swaps (autrement dit des CDS dit "synthétiques"). L'action a déjà perdu presque 10% soit 14 milliards de dollars en valeur boursière. Le Telegraph a même écrit: "JP Morgan's 2bn loss was an accident waiting to happen. Senior executives at JP Morgan were given repeated warnings about the controversial unit responsible for a shock 2bn trading loss at the bank, it can be disclosed.".La valse des permutations de paiements à déjà coûté à la banque la modeste somme de 2 milliards qui pourrait monter à 10 milliards pour une raison très simple, tous les autres traders savent maintenant que la JP Morgan est blessée.
Les requins de Wall Street vont donc s'acharner sur la bête blessée pour en tirer le plus grand profit. En effet, ces 2 milliards ont simplement changé de mains :-) Les autres banquiers, comme les politiques, ne lui feront plus de cadeaux. Ni de crédit. La Morgan a refait l'erreur de la LTCM: une fois que les autres savent ce que vous faites et connaissent vos positions, ils vont vous pousser dans les cordes et vous mettre KO par triangulation de tirs groupés de mortiers et autre artilleries lourdes financières. Et tout en vous jouant à la baisse. A Park Avenue, ils ont tous mis leurs casques lourds. La bataille pour liquider les positions actuelles de Bruno Iksil va être épique. Comme le note un fin observateur, "s'ils le font, ils sont foutus, s'ils ne le font pas, ils seront blâmés". Une situation vraiment impossible. Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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JP MORGAN: 2) LES DEGRADATIONS DES AGENCES
du 14 au 18 mai 2012 : Elles ont été immédiates. Reuters a titré: "JPMorgan's 2 billion loss hits shares, credit, image". Bong. Non seulement la Morgan a déjà perdu 2 milliards, mais en plus, le jour d'après, la banque a été dégradée dans son intégralité par les agences Standard and Poors et Fitch, cette dernière ayant estimé que la banque a eu ces pertes parce qu'elle n'avait pas eu assez de liquidités pour tenir. Cette dégradation implique que la Morgan SERA OBLIGEE DE POSTER DES CETTE SEMAINE AU MOINS 10 MILLIARDS DE DOLLARS DE GARANTIES POUR TOUS SES ENGAGEMENTS. Rien que la Morgan Stanley Bank, plus petite, si elle est encore dégradée de deux crans, sera obligée de poster elle aussi 10 milliards de dollars de garanties à ses contre-parties. CQFD. La question qui demeure: jusqu'à quelle somme la Morgan est "too big to fail"? Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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JP MORGAN: 3) L'AVENIR DE JAMIE DIMON
du 14 au 18 mai 2012 : Jamie Dimon peut remercier sa directrice du risque, Ina Drew (elle surveillait Bruno Iksil - salaires annuels: environ 15 millions de dollars par an, lire ici Bloomberg), Javier Martin-Artajo et Achilles Macris (ça ne s'invente pas, le talon d'achille, on y est!!!) qui ont laissé cette situation dégénérer... Mais tout le monde sait que leur situation a dégénéré depuis bien plus longtemps et que, comme Kerviel, ils ont toujours pensé que tout allait se remettre en place très vite et que leurs pertes allaient cesser. Las, les électeurs en Grèce ont fini par ruiner leurs plans et par ricochet leurs positions suicidaires... Et comme Dimon se bat depuis 2 ans contre la régulation (voir plus bas), eh bien là il vient de perdre le crédit que tous les politiques (Obama, sénateurs, etc.) lui accordaient un peu partout dans le monde. Ils vont se déchaîner et sans doute imposer cette fois la fameuse taxe Tobin sur les transactions financières. Dimon ne pourra plus se présenter comme le chevalier blanc de la haute finance... Il était le dernier banquier debout : - ) Il vient de poser un genou à terre.
Sachez aussi que toutes les autres méga-banques ont des positions semblables, et qu'on les verra exploser elles aussi, les unes après les autres, en fait à chaque élection dans un pays européen en colère... Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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JP MORGAN: 4) L'ETRANGE BALLET DES "EX" MORGAN
du 14 au 18 mai 2012 : Dans le livre Blythe Masters, j'avais donné la liste de tous ceux et celles qui avaient travaillé dans son équipe et qui avaient diffusé les CDS dans les autres banques. Cela ne vous surprendra donc pas de découvrir (via Bloomberg, NYT, WSJ, etc.,) que parmi les fonds qui ont pris des positions opposées à celle de Bruno Iksil, on trouve des ex de la JP Morgan!!!
Blue Mountain, hedge funds (à côté du siège de la JPM) de 7 milliards, a été lancé par un Andrew Feldstien et Jeremy Barnum, deux ex de l'équipe.
Bluecrest lancé par un ex Morgan, Michael Platt.
CQS Capital du fameux Michael Hintze, décoré par Benoît XVI, si, si, a joué contre la Morgan.
Lucidus Capital un fonds londonien peu connu.
Hutchin Hill avec David Gulkowitz, un quant new yorkais.
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L'ARNAQUE DE L'EXTREME GAUCHE: EN FRANCE COMME EN GRECE !
du 14 au 18 mai 2012 : Ozzo nous montre dans cet article d'Europegrece que "l'extrême-gauche grecque veut davantage d'immigration" exactement comme le Front de Gauche, pour qui l'avenir de la France passe par une immigration de masse. Même par temps de crise économique massive, quand le chômage est au plus haut? C'est grâce à eux que les Grecs votent pour l'Aube Dorée. Et rien ne vous dit qu'on ne verra pas émerger en France un parti similaire, à côté duquel Marine Le Pen apparaîtra comme une gentille sympathisante du Parti Socialiste...
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CA Y EST, C'EST L'EXODE VERS L'ANGLETERRE...
du 14 au 18 mai 2012 : Les riches quittent la Hollande de l'Ouest, ie, la France. C'est ce que nous apprend le Telegraph, et c'est du sérieux. Les classes moyennes, elles, restent en France, et vont se faire saigner par la prochaine hausse, inévitable, des impôts pour payer l'embauche de 60.000 fonctionnaires. "High earners say au revoir to France As summer draws near, thoughts of the well-heeled Parisian turn to Le Grand Départ". On vient simplement d'apprendre que cette décision (super-taxe) prise par Hollande est due à la concurrence que lui faisait Melenchon. Comme quoi, Hollande n'avait rien dans son programme. Heureusement que Melenchon est là pour lui souffler dans les oreilles. Les agents immobiliers anglais vont lui dresser une statue... Lire ici l'article de Emma Rowley, Anna White et Helia Ebrahimi. Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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MELENCHON, NOTRE NOUVEAU DICTATEUR
du 14 au 18 mai 2012 : Samedi, j'ai vu par hasard le discours de Melenchon en direct. Clairement, sa décision montre qu'il ne peut plus se passer des caméras. Il faut dire que c'est une drogue nécéssaire à tout politique qui se respecte. J'aime bien le personnage, mais comme beaucoup (y compris Laurent Ruquier!!!), je n'ai pas compris son obsession de ne parler que de Marine le Pen... Et ce qui m'a bien fait rire, c'est que maintenant Melenchon prend des postures (se mettre de profil à gauche et à droite avec l'index levé bien haut, poings et coudes levés, jeu d'épaules, poings dressés, la bouche, etc.) qui rappellent furieusement des personnages des années 30. J'ai regardé du coup les discours de Lénine, Mussolini et d'Hitler, et c'est assez clair, ses postures viennent de là : -) Allez Jean-Luc, on veut tous vous voir à Hénin Beaumont face à Marine. Vous êtes la nouvelle idole tv car visuellement, vous nous rappellez trop de personnages historiques (ainsi que Charlie Chaplin dans le Dictateur). Sans doute que vous allez, vous aussi, devenir historique :-)
Regardez bien sa conférence, allez directement à 15 minutes (ou 21 minutes), et observez bien sa gestuelle, c'est assez fabuleux. C'est sûr, Melenchon va vraiment faire führer. Vive les législatives, on veut la suite. Quelqu'un peut-il le doubler en allemand ou en italien?
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LE QUATAR A ACHETE UNE ILE GRECQUE + CARLOS SLIM
du 14 au 18 mai 2012 : Ben oui, ca y est, l'Etat grec a commencé la grande braderie. Claire Valdini a révélé dans Arabian Business que "Qatar royal buys Greek island ... A member of Qatar's royal family has purchased a greek island for 5 million euros, according to a local report. The 1,236-acre island, named Oxia, was initially advertised by owners the Greek-Australian Stamoulis family for 6.9m Greek daily Ekathimerini reported, citing unnamed sources". La journaliste ajoute, ce que vous savez, que la troïka pousse la Grèce à tout privatiser...
Notez que les Quataris achètent dès que cela va mal... et justement ils ont aussi acheté la France, ce qui techniquement veut dire que notre pays est dans la même situation que la Grèce... Même le milliardaire Carlos Slim a commencé à racheter l'Europe, regardez: "Carlos Slim offered 3.4 billion dollars to increase his stake in ailing Dutch Telecom Royal KPN, sparking speculation that the world's richest man could start to snap up beaten-down European assets" (j'ai perdu le lien). Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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L'INTERVIEW DE NIKOS MICHALIOKAS DANS ATHENES NEWS
du 14 au 18 mai 2012 : On en parle beaucoup, mais personne n'a daigné écouter ce que Michaloliakos, le chef de l'Aube dorée avait à dire... Coup de chance, je suis tombé dessus dans Athenes News, et clairement la lecture en vaut la peine. Constat, j'ai le sentiment d'avoir déjà entendu tout cela, il y a longtemps, en particulier chez... Georges Marchais! Lire ici A-News. Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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LES BANQUES KIDNAPPENT VOS DEPOTS...
du 14 au 18 mai 2012 : Du factuel d'un lecteur: "j'ai reçu au mois de Mai une grosse paie, que je pouvais voir crédité sur mon compte dès le 27 Avril; mais impossible de retirer de l'argent. Il est là, mais je ne peux faire aucune transaction avec. Pont du 1er mai oblige, j'attends le 2 mai pour retirer 400 euros dans mon agence de la XX à Carpentras (84) afin de pouvoir m'acheter une télé neuve.
Au distributeur, je suis limité à 300 euros par semaine. A cause de ça que je suis allé au guichet. Quelle ne fut pas ma surprise et ma colère quand la bonne femme au guichet m'a dit "désolé on ne donne plus d'argent liquide au guichet veuillez utiliser le distributeur". Ces banques sont de vraies pourritures, et comme vous le dites souvent cela va mal finir, si cela continue. De simple employés, ils seront "victimes" de la politique de leur banque, je sens que des agences vont bientôt brûler si rien ne change". Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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LE PORTUGAL SUPPRIME LES JOURS FERIES !
du 14 au 18 mai 2012 : Eh oui, c'est la crise... "Le parlement portugais a adopté une loi pour supprimer quatre jours fériés dans l'année pour améliorer la compétitivité du pays". Ha ha ha... J'en ai eu mal au bide... Et plus la crise va s'aggraver, les Portugais supprimeront ensuite des jours dans l'année... On se retrouvera ainsi avec une année de 360 jours. Et ensuite ils supprimeront le dimanche... Je ne savais pas que les Portugais étaient drôles... ha ha ha au secours, lectrices, lecteurs, dites-moi que je ne suis pas en train de devenir fou !!! Lire ici le Figaro. Merci à tous les lecteurs portugais : -) Revue de Presse par Pierre Jovanovic © www.jovanovic.com 2008-2012
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dimanche, 20 mai 2012
Hollande et l’Otan, la continuité dans le changement
Hollande et l’Otan, la continuité dans le changement
Léon Camus
Ex: http://mbm.hautetfort.com/
Le nouveau président français participera au sommet du G8 à Camp David les 18 et 19 mai puis à celui de l’Otan à Chicago, les 20 et 21. Un programme chargé mais qui devrait confirmer ce que chacun subodore : Hollande incarnera – avec brio on l’espère – « le Changement c’est maintenant », mais dans la continuité. L’annonce claironnée d’un retrait définitif d’Afghanistan devrait être en conséquence l’illustration magistrale de cette maxime… Car, quoiqu’il en dise, M. Hollande ne retirera pas le contingent français d’Afghanistan d’ici la fin de l’année, pour la bonne et simple raison qu’il ne le pourra pas. D’abord parce que cela est matériellement impossible, parce qu’a priori la préparation logistique d’une telle évacuation ne s’improvise pas 1 . Il faut affréter les avions gros porteurs que la France ne possède pas et pour ce faire « budgéter » l’évacuation. Qui plus est les Français ne seront pas autorisés à n’en faire qu’à leur tête : ils ne sont pas seuls, notamment ce ne sont pas eux qui décident en fonction de leurs humeurs ou de leurs caprices… dans le domaine de la guerre la réalité n’est pas escamotable derrière les pétitions de principe idéologiques, celles que l’échec sanctionne à tout coup !
Les forces hexagonales – plus ou moins 3500 hommes – occupent en effet une place déterminée dans un dispositif, lequel serait forcément remis en question dans sa totalité si un élément venait à en être retiré sans une soigneuse et longue planification préalable. De ce seul point de vue la France ne peut pas partir sauf à mettre en difficulté l’ensemble du dispositif de la Force internationale d’assistance et de sécurité - FIAS – conduite par l’Otan, sous commandement américain et sous couvert d’un mandat des Nations Unies. Une question cruciale d’ailleurs se pose, celle du nécessaire transfert des « responsabilités de sécurité » aux Afghans sans laquelle toute cette misérable guerre eut été totalement inutile. Or, dans la région de Surobi, la Kapisa, zone opérationnelle affectée à la France, représente un terrain particulièrement difficile à tenir, en raison notamment de sa grande complexité ethnique et tribale 2. Logiquement, ce transfert aurait dû avoir lieu dès l’été 2011, mais les Américains s’y sont catégoriquement opposés… et sans ménagement. En principe la décision en revient au gouvernement fantoche afghan, mais en principe seulement. Il a suffi que l’armée américaine rajoute une condition sine qua non - la présence d’un axe routier national dans le secteur, ici absent - pour décider que le retrait français n’était ni opportun ni faisable. Rompez !
Un retrait ni stratégiquement opportun ni techniquement faisable
Dans une telle occurrence, la France manquerait doublement à ses engagements et aux devoirs qu’elle s’est à elle-même imposée en tant qu’État membre de l’Organisation des Nations unies, et en tant que signataire du Pacte de l’Alliance Atlantique, traité fondateur de l’Organisation du même nom. Ce faisant Paris sortirait de la légalité et de la Communauté internationale 3. Est-ce seulement envisageable ?
Reste que nos politiques ne sont pas à ça près. Toutes les foucades et les coups de canif dans les traités sont toujours possibles. Au demeurant c’est avec beaucoup d’inconséquence que M. Hollande a pratiqué ici, à l’instar de son prédécesseur, la technique de l’effet d’annonce, se réservant d’éventuellement corriger le tir une fois installé dans les ors de la République. Cela augure pourtant mal de la suite des événements en ce que cela ouvre le bal quinquennal sur une duperie. Doit-on dire aussi que cela n’a pas été lancé en l’air, au cours de la campagne des présidentielles, par simple légèreté ?
M. Hollande est entouré de conseillers qui savent exactement de quoi il retourne. Le contraire n’est d’ailleurs pas imaginable et serait au final particulièrement inquiétant. Il est surprenant d’ailleurs qu’au cours de la campagne le candidat sortant et futur perdant n’ait pas relevé avec toute la vigueur nécessaire l’irréalisme du projet et de l’intention, lui qui en connaissait les ressorts cachés aux yeux de l’opinion ! Il est vrai que les questions extérieures, les crises en cours au Proche-Orient et en Asie centrale, les profondes mutations qui affectent de précaires équilibres internationaux, n’ont guère été évoquées tout au long d’une campagne électorale d’une consternante platitude… à l’image des deux compères qui se sont affrontés sans jamais franchir les limites de la bienséance consensuelle et surtout sans jamais aborder les questions de fond, celles qui engagent l’avenir d’une Nation ! De ce point de vue personne n’a noté le peu de distance séparant l’un de l’autre candidat, complices dans la sauvegarde d’un système fondé sur le mensonge par omission. Le silence n’est-il pas la meilleur façon de masquer les choses qui ne ce cas « n’existent pas » ?
Ni M. Hollande, ni M. Obama ne perdront la face
Inutile de dire que l’élection de M. Hollande a suscité de vives inquiétudes à Bruxelles siège de l’Otan. Vu de loin les socialistes français apparaissent soit comme des sauveurs (pour les Grecs par exemple ce qui est du plus haut comique), soit comme des croquemitaines. Il est vrai que les « riches » taxés à 75% au-delà d’un revenu de 1 million d’€ l’an, revêt une dimension surréaliste aux yeux du premier libéral (progressiste) américain venu pour lequel un imposition à 30% constitue une limite indépassable voire intransgressible.
Le Secrétaire américain adjoint à la Défense, à l’Europe et l’Otan, James Townsend a ainsi déclaré à propos des velléités françaises de départ précipité d’Afghanistan « J’ai parlé avec leur ministre de la défense Le Drian [il s’agit du shadow minister, la personnalité pressentie pour occuper le poste]. Ils se trouvent dans une situation avec laquelle beaucoup d’hommes politiques sont confrontés suite à une élection. Ils vont devoir gouverner. Ils vont se retrouver devant un sommet pour lequel beaucoup de travail a été accompli par les Alliés pour essayer de s’assurer que nous sommes tous unis sur la marche à suivre… Au sommet, nous ferons une déclaration relative à l’Afghanistan… Or le nouveau gouvernement français, au moment où il arrive au pouvoir, va devoir entrer dans un fleuve qui coule déjà… et l’Alliance veut s’assurer qu’une présence sera maintenue en continu après 2014 ». Le programme est clair, le plan est tracé et Hollande n’aura guère le loisir de discuter, il lui faudra, d’une façon ou d’une autre, obtempérer.
Gageons que dans ces conditions M. Hollande saura à Chicago se montrer accommodant et que le calendrier du retrait français sera aménagé de façon à concilier les divers intérêts et impératifs d’ordre stratégique, organisationnel, technique et politique qui entrent en ligne de compte… Dans cette perspective il est à parier qu’une fois de plus le départ des soldats français sera strictement calé sur le départ des GI’s américains dont l’annonce sera un puissant argument de campagne en vue d’une éventuelle réélection de l’actuel titulaire de la Maison-Blanche.
Un argument massue, en premier lieu parce que les dépenses induites par l’occupation de l’Afghanistan deviennent insupportables : en juillet dernier, soit en dix ans, il apparaissait que les États-Unis avaient gaspillé approximativement 320 milliards d’€. Et puis aujourd’hui, il s’agit de clore le plus en douceur possible ce nouveau chapitre désastreux de l’histoire militaire américaine… Au plan militaire disons-nous, parce que les bénéfices géopolitiques éventuels des dévastations afghanes ne se comptabilisent pas sur le court terme ! Finalement, parce qu’il est temps de clore ce théâtre d’opérations afin de pouvoir, le cas échéant, ouvrir d’autres fronts de guerre. L’Iran par exemple contre lequel l’offensive a été reportée d’une année sous la pression des états-majors tant israéliens qu’américains . 4
Quant à la France prise dans l’actuelle tourmente de la dette souveraine, elle se trouve confrontée aux mêmes difficultés financières que les États-Unis… Il y a un an, 27 000 militaires français étaient déployés à l’étranger, or le budget 2011 limitait à 640 millions d’€ les dépenses liées aux opérations extérieures. Budget qui en réalité aura certainement atteint le milliard d’€ en fin d’année. De cela évidemment, les finalistes de la course à la présidence se sont bien gardés de parler. On comprend mieux aussi pourquoi M. Hollande semble pressé de clore le peu reluisant épisode afghan qui aura causé la morts de 82 soldats en pure perte si l’on considère la récente offensive Taleb sur Kaboul… non en raison d’un prurit moral aigu, tout bonnement parce que la France n’en a plus les moyens.
L’agitation tient lieu d’action
Le 12 juillet 2011, emboîtant le pas au président Obama 5, M. Sarkozy annonçait à l’occasion d’une visite surprise à Kaboul le retrait accéléré des 4000 militaires français d’Afghanistan. Un quart devait être rapatriés avant la fin de 2012, le retrait définitif étant prévu en 2014. Presque un an plus tard ce sont toujours quelque 3500 hommes qui sont encore présents sur le sol afghan. M. Hollande fera-t-il mieux ? Rien n’est moins certain ! Au mieux il tiendra l’échéancier de M. Sarkozy – donc rien de nouveau – soit le rapatriement de 1300 hommes d’ici la fin de l’été 2012… Une procédure renouvelée d’alignement sur le désengagement Yankee que les Socialistes auraient eu du mal à désavouer puisque le PS s’était prononcé, en novembre 2010, lui aussi, pour un « retrait coordonné avec le désengagement américain ». Un plan américain d’évacuation (dicté a priori essentiellement par des considérations de fiasco militaire quasi intégral, un coût monstrueusement exorbitant et un refus grandissant de l’opinion publique américaine qui s’est moulé à bon escient sur des considérations de politique intérieure liée à l’élection présidentielle américaine de novembre 2012, tout autant que sur le calendrier politique français, ce qui convenait autant au candidat malheureux Sarkozy qu’au vainqueur Hollande à présent héritier de dispositions dont il n’hésitera pas à se prévaloir, n’en doutons pas.
Quant au retrait américain proprement dit il relève du grand art tout autant que du tour de passe-passe : M. Obama claironnait en juillet 2011 l’annonce du départ d’Afghanistan d’un premier contingent de 5000 GI’s sur cent mille (les derniers ne devant revenir au pays pas avant 2015)… Il fallait cependant voir dans cette amorce spectaculaire de reflux, à la fois un aveu de plate déconfiture et une habile manipulation : si effectivement à l’été 2012, 33 000 personnels sont censées avoir quitté les vallées de l’Hindou Koush, cela n’interviendra qu’après que le même Obama eut augmenté en décembre 2009 les effectifs américains basés en Afghanistan de quelque 30 000 hommes. Retrait claironné et conçu bien évidemment pour son rendement électoral basé sur un principe analogue à celui des soldes : les prix augmentent au préalable afin de rendre plus alléchant le rabais ensuite consenti 6.
Intérêts convergents Obama/Hollande
Ce pourquoi le Sommet de Chicago pourrait voir se préciser un nouveau calendrier de retrait coordonné entre les divers membres de l’Otan empêtrées dans une confrontation aussi asymétrique que sanglante, rebaptisée pour les besoins de la cause « assistance et sécurité » ! Une telle annonce permettrait à n’en pas douter au président Démocrate américain de redorer un blason que l’exécution extra judiciaire d’un pseudo Ben Laden n’est pas parvenue à faire mieux briller. Mais jusqu’où pourra-t-il également aller au-delà de l’effet d’annonce ?
Notons que par une certaine ironie de l’histoire, les prétentions du président français à s’affranchir de toutes règles de bonne conduite internationale (mandat des Nations Unies oblige : lorsque l’on accepte une mission de paix et de stabilisation l’on est présumé aller jusqu’au bout, non ?) et du respect des traités, pourrait servir à M. Obama de prétexte à hâter le mouvement tant le « fardeau de l’homme blanc » 7 se fait désormais politiquement écrasant (« mais qu’allaient-ils faire dans cette galère ? »). Cela avons-nous dit, pour redéployer éventuellement ses troupes sur d’autres fronts présentant un caractère d’urgence accrue : Iran, Syrie… Algérie peut-être si tout y bascule à nouveau comme en 1991 après des élections dont les résultats laissent assez perplexes.
Et puis plus une centaine de milliers de « contractors », personnels de sécurité et mercenaires de tous poils, occupent le terrain pour un certain temps encore. Au moins aussi longtemps que la manne financière issue de l’exportation massive d’héroïne perdurera. Et le flux n’est apparemment pas prêt de se tarir dans un pays devenu le premier État narcotrafiquant de la planète par l’ampleur de production (de 7 à 8000 Tonnes/an… à comparer au 180 T produites la dernière année d’existence – 2001 - de l’Émirat islamique afghan !).
Guerre de l’opium
Grâce à l’action civilisatrice de l’Otan sous la houlette de la démocratie universelle façon Wall Street, l’Afghanistan fournit à présent 90% de la production mondiale de produits opiacés qui, selon la version politiquement correcte, servirait exclusivement à financer la résistance afghane… en réalité et « accessoirement » les chefs de guerre et tribaux liés de l’actuel clan au pouvoir, celui des Karzaï ! Ce pourquoi, le 5 avril 2012, Alexandre Grouchko, vice-ministre russe des Affaires étrangères dénonçait sans ambages le rôle de l’Otan dans le trafic d’héroïne en provenance d’Afghanistan… trafic causant en Russie plus de 30 000 décès l’an, tout en favorisant la pandémie sidaïque et en permettant au crime organisé de prospérer comme jamais.
Ce qu’établit formellement un rapport rendu public le 21oct. 2009, intitulé « Toxicomanie, criminalité et insurrection » de l’Office des Nations Unies contre la drogue et le crime (UNODC)… « L’opium afghan : une menace transnationale…[le rapport] décrit quelles conséquences dévastatrices les 900 tonnes d’opium et 375 tonnes d’héroïne sorties clandestinement d’Afghanistan chaque année ont en termes de santé et de sécurité dans les pays situés le long de la route des Balkans et de la route eurasienne en direction de l’Europe, de la Fédération de Russie, de l’Inde et de la Chine. Il y explique comment la drogue la plus meurtrière au monde a donné naissance à un marché d’une valeur de 65 milliards de dollars où s’approvisionnent 15 millions de toxicomanes, marché qui cause jusqu’à 100 000 décès par an, qui favorise la propagation du VIH à une vitesse encore jamais vue et qui, surtout, finance des groupes criminels, des insurgés et des terroristes. Environ 40 % de l’héroïne afghane (soit 150 tonnes) passe clandestinement au Pakistan, à peu près 30 % (105 tonnes) en République islamique d’Iran et 25 % (100 tonnes) en Asie centrale ».
Au sommet de l’Otan de Bucarest en 2008, le président Medvedev avait offert de remettre à disposition les lignes ferroviaires russes pour assurer le transport depuis ou vers l’Europe du matériel non militaire en provenance ou en direction d’Afghanistan. Le 5 avril 2012, Alexandre Grouchko, lequel devrait devenir dans les prochains jours le représentant permanent de la Russie auprès de l’Otan, déclarait donc dans un entretien à l’Agence de presse Ria Novosti que ce fret sera désormais régi par un nouveau Protocole en vertu duquel les convois de l’Otan pourront faire l’objet de fouilles approfondies par les services de sécurité russes affectés à la lutte contre les narcotrafics. Des dispositions qui ne devraient pas calmer le jeu Est-Ouest à l’heure où les tensions se révèlent particulièrement vives entre Washington et Moscou à propos de l’installation, en Europe orientale et en Mer Baltique, d’un système antimissile prétendument destiné à contrer une attaque balistique iranienne… mais perçu, à juste titre, comme un quasi casus belli, par le président Poutine et ses conseillers militaires.
La Russie a déjà par le passé et à plusieurs reprises dénoncé le rôle de l’Otan, notamment en présentant le dossier au Conseil de Sécurité, dans le trafic d’héroïne, sachant que 193 000 hectares dévolus à la culture du pavot sont situés à 92 % dans les zones contrôlées par les forces du Pacte atlantique ! On comprendra à ce titre que Vladimir Poutine regarde son pays comme cible d’une authentique « agression par l’héroïne », autrement dit une version actualisé des « Guerres de l’opium » que les Britanniques livrèrent à la chine des Qing au milieu du XIXe siècle, et entend agir et réagir en conséquence…
Afghanistan nouveau Vietnam ?
On jugera à l’aune des informations qui viennent d’être données ci-dessus, la déclaration, le 24 janvier, du général allemand Carsten Jocobson, porte-parole de l’Otan pour l’Afghanistan, soulignant le « succès remarquable » obtenu par les troupes d’occupation au cours de l’année 2011.
Pourtant, à titre indicatif, en tant que « marqueur » de ce tonitruant « succès », les chiffres afférents aux décès de soldats (fournis par l’Onu elle-même) font état d’une hausse de 39% des incidents armés en 2011, alors que les insurgés se montrent de plus en plus capables de monter des coups d’éclat, comme l’attaque à Kaboul de l’ambassade américaine. À telle enseigne que l’Otan a semble-t-il retiré ses officiers des ministères afghans. La haine des uniformes étrangers paraît à présent rassembler et unir le peuple afghan. Quant à la nouvelle armée afghane, elle se sent trahie par la précipitation - devenue sensible - à vouloir partir de leurs bons alliés, faisant que les désertions maintenant se multiplient…
Succès si remarquable que l’on se bouscule désormais au portillon pour évacuer un pays intenable où les forces afghanes formées par les occidentaux, retournent de plus en plus fréquemment leurs armes contre leurs supposés sauveurs fourriers de la démocratie et de la libération de la Femme ! Ainsi, depuis le début 2012, 17 soldats de l’Otan ont en effet été exécutés par des policiers ou des soldats afghans 8. Assassinats qui sont devenus une menace aussi importante que les attentats suicides ou les bombes improvisées. En près de trois mois ces actes représentent 20% des pertes. Le 20 janvier dernier ce sont quatre soldats français qui trouvent la mort sous les coups d’un déserteur. Le 26 mars un officier afghan abat deux soldats à l’entrée d’une base. Le 6 mai un soldat de l’Otan était tué par un individu portant l’uniforme afghan, une semaine auparavant, dans la province de Kandahar, un agent des forces spéciales afghanes retournait son arme contre ses alliés, tuant un soldat américain, deux militaires afghans et un interprète… En dépit de ses 130000 soldats, l’Isaf associée aux troupes de l’Opération « Liberté immuable » spécifiquement américaine, rencontre à l’évidence un franc et « remarquable succès »… auquel l’histoire devra associer M. Sarkozy et son « suppléant » M. Hollande, lesquels auront bien mérité de l’internationale des marchands de mort, narcomafias, industries de l’armement, mercenariat en tout genre !
Dans un tel contexte, les Américains pourront-ils tenir encore longtemps sans dévoiler totalement au monde l’ampleur de leur échec ? Auront-ils le loisir d’évacuer leurs troupes en bon ordre. Les morts se multiplient au sein des forces de l’Otan et de leurs supplétifs afghans à telle enseigne que les statistiques sérieuses et exhaustives sont introuvables. Aucune publicité n’est faite relatives aux pertes coalisées et pour cause. Nous sommes loin des décomptes macabres et bidouillés qu’égrènent mécaniquement les communiqués de presse ayant trait à la Syrie : l’on sait apparemment mieux ce qui se passe chez les autres que chez soi !
Notes
(1) Ce sont 1500 conteneurs et 1200 véhicules dont quelque 500 blindés lourds ainsi que 14 hélicoptères qui doivent être rapatriés en France. Les forces françaises doivent en outre compter avec un dispositif logistique engorgé par le retour au pays de 23000 soldats américains d’ici fin septembre.
(2) De ce point un départ français rapide de Kapisa est jugé comme extrêmement problématique et risqué en raison d’un fort aléatoire transfert d’autorité à des forces afghanes éminemment fragiles dans une province caractérisée par son instabilité. En tout état de cause, la mise en œuvre de la « transition » en Kapisa, devrait prendre au minimum 18 mois pendant lesquels la coalition devra épauler les forces afghanes. La Kapisa, à 2 heures de la capitale, constitue « l’axe naturel de contournement de Kaboul sur lequel se rencontre une forte présence de trafiquants et de talibans »… mosaïque ethnique, c’est en vérité « un coupe-gorge… une zone quasi contrôlable ». En avril 2012, le général Emam Nazar, commandant de la 3e brigade de l’Armée afghane, évaluait à 800 le nombre d’insurgés présents en Kapisa, parmi lesquels de nombreux moudjahidin étrangers, « pakistanais et arabes ».
(3) Le Monde 10 mai. Philip Gordon responsable de l’Europe au département d’État est venu recadrer à Paris M. Hollande et son équipe diplomatique, avec pour unique préoccupation l’Afghanistan et le sommet de l’Otan à Chicago, rappelant de manière brutale devant la Commission des affaires étrangères du Sénat, le principe adopté au Sommet de Lisbonne « in together, out together »… une rupture unilatérale avec les engagements de l’Alliance est donc totalement hors de question. « Notre principe de base a été ensemble dedans, ensemble dehors. A Lisbonne, l’Alliance entière et l’ISAF entière ont décidé conjointement que les troupes devraient rester et accomplir leur mission jusqu’à la fin de 2014 ».
(4) Dans les colonnes du quotidien progressiste israélien Haaretz, le 29 avril 2012, l’ancien directeur du Shin Bet, le contre-espionnage hébreu, Yuval Diskin montait au créneau contre le bellicisme affiché du Premier ministre Netanyahu et de son ministre de la Guerre, Ehud Barak, déclarant n’avoir aucune « confiance dans les dirigeants actuels » incapables à ses yeux « de gérer un événement aussi majeur qu’une guerre régionale ou un conflit contre l’Iran…Je ne crois ni au Premier ministre, ni au ministre de la Défense. Je n’ai surtout pas confiance dans une direction politique susceptible de prendre des décisions sur des présupposés messianique ». Propos appuyés par Meir Dagan, également directeur retraité, mais du Mossad, ce dernier faisait également écho au chef d’état-major, Benny Gantz, celui-ci étant allé jusqu’à dire que l’Iran ne cherchait pas à se doter de l’arme atomique [AFP 25 avril 2012]… « Si le guide suprême iranien l’ayatollah Ali Khamenei le veut, son pays ira de l’avant dans l’acquisition de la bombe atomique, mais la décision doit être prise en premier ». Quant au “messianisme “ de certains dirigeants israéliens dénoncé par une hiérarchie militaire (laquelle semble dotée d’un sens des réalité très supérieur à celui des politiques), il a de quoi laisser songeur : le 27 janvier 2010, lors du 65e anniversaire de l’arrivée fortuites des troupes soviétiques au camp d’Auschwitz, M. Netanyahou déclarant accomplie la prophétie contenue au chapitre 37 du livre d’Ézéchiel, laissait entendre que les annonces des chapitres 38 et 39 restaient à accomplir… à savoir l’assomption du Peuple élu à l’issue d’une guerre sans laquelle l’arrivée si attendue du « Messie » ne pourrait intervenir. http://www.mfa.gov.il/MFA/Governmen....
(5) 11 Juin 2011. Deux heures après les déclarations du président Obama sur le retrait des troupes d’Afghanistan, l’Élysée annonçait que le France « engagera un retrait progressif de renforts envoyés en Afghanistan, de manière proportionnelle et dans un calendrier comparable au retrait des renforts américains ». On remarquera que le document accessible sur le site de la présidence française n’est pas datée et reste introuvable dans la nomenclature de communiqués. http://www.elysee.fr/president/les-.... M. Sarkozy ayant quadruplé les effectifs français pour atteindre 4000 hommes, la mort de 4 soldats français le 20 janvier 2012, avait une fois de plus relancé la question d’un retrait anticipé… au mieux fin 2013, au lieu de 2014 comme prévu par l’Otan.
(6) On relira utilement l’article de L. Camus « Afghanistan : la débâcle américaine » publié par Médiapart le 13 juillet 2011 ://blogs.mediapart.fr/blog/kafur-altundag/130711/afghanistan-la-debacle-americaine
(7) Poème de l’écrivain britanno-franc-maçon Rudyard Kipling publié la première fois en février 1899 avec pour sous-titre « Les États-Unis et les îles Philippines ». Une exaltation sans équivoque de l’empire en marche vers la conquête mondiale sous couvert – déjà – de « libération » des peuples.
(8) 22 victimes en 2011. Un rapport officiel du Pentagone (mai 2011 - publié en juin 2011 par le Wall Street Journal), présente ces « incidents » comme des « actes isolés », commis par des taliban infiltrés, des déséquilibrés ou des islamistes radicaux. Entre mai 2007 et mai 2011, sur l’ensemble du territoire afghan, ce sont au moins 58 personnels des armées occidentales qui ont trouvé la mort dans 26 attaques de soldats ou de policiers afghans soit 6 % de la totalité des pertes de coalition pendant cette même période. Le rapport précise cependant que ces attaques sont le symptôme le plus visible d’un mal plus profond lié à la « crise de confiance » et à « l’incompatibilité culturelle » existant entre les forces de sécurité afghanes et leurs homologues américaines.
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Zuerst Magazin: Interview mit Alexandr Dugin
Zuerst Magazin: Interview mit Alexandr Dugin
ex: http://www.zuerst.de/
Herr Dugin, Rußland wird seit Monaten mit einem Trommelfeuer westlicher Kritik überzogen – vor allem nach der Wiederwahl Wladimir Putins zum Präsidenten der Russischen Föderation. Politiker und Medien behaupten, die Wahlen seien gefälscht gewesen, Putin sei kein Demokrat und verletze die Menschenrechte…
Dugin: Wladimir Putin gehört wohl zu den wirklichen Größen in der internationalen Politik. Seine Politik ist zudem sehr speziell, das mögen viele Politiker und Journalisten im Westen vielleicht nicht verstehen. Einerseits handelt es sich bei Putin um einen liberalen, durchaus pro-westlichen Politiker, andererseits ist er ein starker Verfechter der russischen Souveränität und Unabhängigkeit. So tritt er gegenüber den USA und ihrer geopolitischen Interessen stark auf. Er ist also gleichzeitig liberal-demokratisch und souveränistisch. Putin ist zudem ein absoluter politischer Realist und kein Phantast. Putin wäre eigentlich der perfekte Partner für jedes westliche Land, welches sich ebenfalls der Souveränität einen so hohen Stellenwert einräumt. Aber der Westen hat längst dem politischen Realismus eine Absage erteilt.
Wie meinen Sie das?
Dugin: Sehen Sie, der Westen glaubt heute doch, daß alle liberalen Demokratien unter Aufgabe ihrer Souveränität zu einer Art Supernation unter US-Führung verschmelzen sollen. Das ist doch die Idee der Globalisierung. Doch das ist mit Wladimir Putin nicht zu machen, er wehrt sich dagegen und verteidigt die russische Souveränität. Zudem erkennt er nicht den Hegemonialanspruch der USA an. Das ist der wahre Grund, weshalb er aus dem Westen so scharf attackiert und dämonisiert wird. Und das ist auch der Grund, weshalb der Westen so massiv die Opposition in Rußland unterstützt – es geht um Einfluß und westliche Hegemonie.
Macht Putin also Ihrer Ansicht nach alles richtig?
Dugin: Natürlich nicht. Fehler wurden beispielsweise bei den vergangenen Parlamentswahlen gemacht. Diese waren nicht so transparent, wie sie hätten sein sollen und müssen.
Die westliche Kritik richtete sich aber vor allem auf die Präsidentenwahlen…
Dugin: Da war ja genau das Gegenteil der Fall: Diese Wahlen waren sehr transparent. Die große Mehrheit der Wähler unterstützt nun einmal Putin, auch wenn es der Westen nicht verstehen kann oder will. Nur eine Minderheit, die pro-amerikanisch, ultra-liberal und anti-souveränistisch eingestellt ist, wurde vom Ausland unterstützt, damit sie Putin angreift. Darum geht es. Sehen Sie, Putin kann in der Innenpolitik gut oder schlecht sein, das spielt für den Westen keine Rolle. Sein Eintreten für die Souveränität – und nicht nur für die von Rußland – sowie für eine multipolare Welt macht ihn zum Angriffsziel des Westens.
Auch die Ukraine ist schweren medialen Angriffen aus dem Westen ausgesetzt. Vor allem die Inhaftierung von Julia Timoschekow wird kritisiert. Geht es dort um die gleichen Dinge wie in Rußland?
Dugin: Die Situation in der Ukraine ist eine völlig andere, obgleich die Kritik aus dem Westen ebenfalls auf die Souveränität des Landes abzielt.
Der ukrainische Präsident Wiktor Janukowytsch gilt in den etablierten westlichen Medien als „pro-russisch“…
Dugin: Das ist aber falsch. Janukowytsch versucht das politische Gleichgewicht zwischen Rußland und der Europäischen Union zu halten. Natürlich ist er nicht so pro-westlich, wie es Timoschenkow war. Aber was den Westen stört, ist daß Janukowytsch sich wieder an Rußland angenähert hat. Das widerspricht den transatlantischen Interessen. Julia Timoschenkow hingegen ist heute ein Symbol für die sogenannte „Orangene Revolution“ – die vom Westen materiell und ideologisch unterstützt wurde - in der Ukraine. Im Westen gilt sie deswegen als Heldin.
Vor allem die Haftbedingungen von Julia Timoschenkow stehen in der Kritik. Es ist die Rede davon, daß diese einen schweren Verstoß gegen die Menschenrechte darstellen…
Dugin: Der Begriff der Menschenrechte wird vom Westen immer wieder gerne dafür genutzt, um auf mißliebige Regierungen Einfluß auszuüben. Spricht man über Hegemonie und Interessen, hat man für seine Politik weniger Unterstützung als wenn man über die Menschenrechte spricht. Das ist der Punkt.
Sie erwähnten die „Orangene Revolution“ in der Ukraine im Jahr 2004. Waren die Proteste und Demonstrationen gegen Putin in Moskau vor einigen Wochen ebenfalls ein Versuch einer solchen „Farbrevolution“?
Dugin: Absolut.
Warum erst jetzt und nicht schon früher?
Dugin: Das Timing ist sehr interessant. Und es gibt dafür eine sehr einfache Erklärung. Präsident Dmitri Medwedew wurde vom Westen als eine Art zweiter Gorbatschow betrachtet. Die Hoffnung des Westens war, daß Medwedew in einer zweiten Amtszeit als Präsident entscheidende ultra-liberale Reformen umsetzen würde und sich der EU und den USA annähern. Als aber Medwedew erklärte, er werde das Präsidentenamt für Putin freimachen und stattdessen wieder Regierungschef werden, war das der Start für die „Revolution“ in Rußland.
Die Proteste und Demonstrationen richteten sich doch angeblich gegen die mutmaßlichen Wahlfälschungen und gegen die fehlende Transparenz bei den Präsidentenwahlen…
Dugin: Nein, das ist Unsinn. Es ging einzig und allein darum, eine Rückkehr Wladimir Putin ins Präsidentenamt zu verhindern. Und wieder mischten dabei viele westlich beeinflußte Gruppen und Nichtregierungsorganisationen mit. Dabei wurde dieser Protest gegen Putin noch ausgeweitet, was durch die Mißerfolge Putins natürlich einfacher wurde. Er war vor allem in sozialen Belangen nicht sehr erfolgreich und es gibt nach wie vor große Probleme mit der Korruption im System Putins. Das sind tatsächliche Schwachpunkte seiner Politik. Aber nochmals: Die Revolte gegen Putin war und ist inspiriert und unterstützt von ausländischen Kräften und hat nichts mit diesen Schwachpunkten zu tun – es geht einzig und allein um Putins souveränistische Ausrichtung, die bekämpft werden soll.
Medwedew gilt als pro-westlich?
Dugin: Die russische Politik ist etwas komplizierter, als man im Westen allgemein annimmt. Lassen Sie es mich so erklären: Wir haben auf der einen Seite den Souveränisten und politischen Realisten Wladimir Putin, auf der anderen Seite sind die ultra-liberalen, vom Westen geförderten „Revolutionäre“ und Transatlantiker. Zwischen diesen beiden Positionen steht Medwedew. Übrigens spielen auch die Oligarchen wie beispielsweise Boris Abramowitsch Beresowski, der in London lebt, auf Seiten der ultra-liberalen Revolutionäre eine wichtige Rolle.
In diesem Zusammenhang wird auch immer wieder der inhaftierte Michail Chodorkowski genannt. In den westlichen Medien gilt er mittlerweile als eine Art liberaler, demokratischer Märtyrer. Wie sehen Sie das?
Dugin: Er steht für das organisierte Verbrechen in Rußland. Es ist kaum vorstellbar, daß ein Mann wie Chodorkowski in einem westlichen Land nicht in Haft säße. Er ist genauso kriminell wie die vielen anderen Oligarchen, die in sehr kurzer Zeit und sehr viel Geld gekommen sind.
Warum sitzen dann die anderen nicht im Gefängnis?
Dugin: Das ist wieder ein Kritikpunkt an Putin: Die Oligarchen, die ihm gegenüber loyal sind, sind auf freiem Fuß.
Was war Chodorkowskis Fehler?
Dugin: Chodorkowski machte sich zunehmend für pro-westliche Positionen stark, sprach sich unter anderem für eine starke Abrüstung der russischen Armee aus. Er unterstützte westlich-liberale Kräfte in Rußland. Für Chodorkowski war eine russische „Entwaffnung“ ein wichtiger Weg, das Land für die westlich-liberale Entwicklung zu öffnen. Unabhängigkeit und Souveränität sollten gegen eine größere Bindung an den Westen eingetauscht werden. Als reichster Mann Rußlands verkündete Chodorkowski sogar, er könne nicht nur Parlamente, sondern auch Wahlergebnisse kaufen. Chodorkowski ging sogar noch weiter: Er erpreßte Putin damit, daß er das größte Erdölunternehmen Rußlands „Jukos“ an die Amerikaner verkaufen würde.
Damit stand Chodorkowski also im Widerspruch zu Putin…
Dugin: Genau das ist der Punkt. Chodorkowski hat Putin quasi öffentlich den Krieg erklärt. Und Putin reagierte und ließ den Oligarchen vor Gericht stellen, wo er natürlich nicht wegen seiner politischen Ansichten, sondern wegen seiner Verbrechen verurteilt wurde. Für den Westen ist Chodorkowski natürlich ein Held. Denn er wollte es mit Putin aufnehmen und Rußland zum Teil des Westens machen. Daher behaupten nun verschiedene westliche Regierungen, Medien und NGOs, Chodorkowski sei ein politischer Häftling. Und genau das ist Unsinn. Kritik verdient aber die Tatsache, daß so viele andere Oligarchen bei uns noch immer frei herumlaufen, obwohl sie die gleichen Verbrechen begangen haben wie Chodorkowski. Diese sind nur deshalb frei, weil sie nicht gegen Putin agieren. Genau das ist die große Ungerechtigkeit und nicht die Haftstrafe Chodorkowskis.
Hat Putin bei Chodorkowskis sozusagen die Notbremse gezogen?
Dugin: Genau so kann man das sagen. Bevor Chodorkowskis die Möglichkeit hatte, die Kontrolle der wichtigsten Ressourcen Rußlands an das Ausland zu vergeben, hat ihn Putin gestoppt.
Sie sprechen von den pro-westlichen Gruppen und NGOs, die in Rußland die Putin-Gegner unterstützen und in der Ukraine, aber auch in Georgien die „bunten Revolutionen“ unterstützt haben. Wer steht hinter diesen Organisationen?
Dugin: Eine wichtige Rolle spielt hierbei der US-Milliardär George Soros, der über seine Stiftungen pro-westliche Gruppen in Rußland massiv unterstützt. Dazu kommen andere US-Stiftungen, wie beispielsweise „Freedom House“, die ihrerseits mit etwa 80 Prozent mit Geldern der US-Regierung finanziert wird. „Freedom House“ sorgt für die Verbreitung der Schrift The Politics of Nonviolent Action des US-Politologen Gene Sharp, auf die sich die Revolutionäre in der Ukraine explizit berufen. Viele andere Gruppen und Organisationen, teilweise direkt von der US-Regierung oder den europäischen Regierungen finanziert, engagieren sich in Rußland und in den Ländern der ehemaligen Sowjetunion. Es gibt es regelrechtes Netzwerk. Sie alle eint ein Ziel: die Destabilisierung Rußlands, damit das Land ein Teil des westlichen Systems wird.
Ist das eine neue Form des Krieges?
Dugin: So kann man das betrachten. Die bunten Revolutionen sind eine neue Form des Krieges gegen souveräne Staaten. Die Angriffe wirken auf allen Ebenen der Gesellschaft. In diesem neuen Krieg kämpft man nicht mit Kanonen, sondern mit Propaganda, Geld und weit verzweigten Netzwerken, mit denen man versucht, die Entscheidungszentren des Gegners lahmzulegen. Eine der wichtigsten Waffen dieses neuen Krieges ist der Begriff der „Menschenrechte“.
Herr Dugin, vielen Dank für das Gespräch.
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La Turchia minaccia rappresaglie contro chi coopera con Cipro
La Turchia minaccia rappresaglie contro chi coopera con Cipro
Il governo di Amkara vuole mantenere il controllo sulla parte settentrionale dell’isola e garantirsi anche quello sulle risorse energetiche
Andrea Perrone
Ankara minaccia chi coopera con Nicosia.
Il ministero degli Esteri turco ha chiesto ai consorzi partecipanti a una gara d’appalto per le prospezioni di idrocarburi sui fondali al largo della Repubblica greca di Cipro di ritirarsi, se non vogliono essere esclusi da ogni progetto energetico in Turchia. “Invitiamo i Paesi e le compagnie petrolifere interessati a comportarsi con buon senso, rinunciando a ogni attività in questa zona di mare all’origine delle divergenze legate alla questione cipriota, ritirandosi dalla gara d'appalto in questione”, è scritto in un comunicato del ministero.
Secondo il ministero, le società saranno ritenute “responsabili” della tensioni che potrebbero sorgere nella regione se avvieranno una cooperazione con il governo greco-cipriota “in spregio dei diritti dei turchi-ciprioti”. “Diritti” questi, o presunti tali, nati dopo aver calpestato quelli dei greco-ciprioti, legittimi proprietari delle terre invase quasi quarant’anni fa, nel lontano 1974 quando Ankara prese il controllo manu militari della parte settentrionale dell’isola. “Sarà escluso comprendere le compagnie che avranno cooperato con l’amministrazione cipriota greca nei progetti energetici futuri in Turchia”, ha proseguito il comunicato. La Repubblica di Cipro greca, membro dell’Ue, ma non riconosciuta dalla Turchia, ha annunciato venerdì che 15 società e consorzio hanno presentato offerte su 12 blocchi di esplorazione e sviluppo di petrolio e gas al largo dell’isola del Mediterraneo orientale. La Turchia ha espresso più volte la sua opposizione a queste esplorazioni, che ritiene “illegali”. Attualmente Ankara è l’unica capitale a riconoscere la Repubblica turca di Cipro nord e finora i tentativi di pacificazione e i progetti di creare uno Stato federale non ha sortito alcun effetto, perché i greco-ciprioti non intendono rinunciare ai loro diritti e alle loro proprietà perduta con l’invasione dell’area settentrionale dell’isola.
Per quanto riguarda invece il contendere sulle risorse energetiche tutto ha avuto inizio alla fine dicembre 2011, quando la major statunitense Noble Energy Inc. incaricata dal governo di Nicosia di fare delle esplorazioni nelle sue acque territoriali, aveva annunciato che il giacimento al largo delle coste di Cipro poteva contenere 8 miliardi di metri cubi di gas naturale. Ai primi di aprile del 2012 si è così svolto il secondo turno per l’assegnazione delle licenze per la prospezione nelle acque cipriote che ha attirato l’interesse – senza precedenti – di oltre 70 aziende internazionali fra cui molte statunitensi, israeliane, cinesi e russe. Le ricerche messe in campo da Nicosia avevano provocato la collera di Ankara, che le aveva giudicate illegali e che per tutta risposta ha iniziato le sue prospezioni nelle acque che considera pertinenti alla parte nord di Cipro, quella occupata nel 1974. Da fine aprile, poi, la società petrolifera statale turca Tpao ha iniziato le sue prospezioni nell’area off-shore di Gazi Magusa alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas naturale. Ora la società petrolifera turca ha poi siglato un accordo con la major petrolifera anglo-olandese Shell per l’esplorazione del Mediterraneo nel sud della Turchia e queste le nuove prospezioni rischiano di aggravare ulteriormente le tensioni con Cipro e l’Unione europea, che nonostante tutto continua a sperare nell’ingresso della Turchia nel club dei Ventisette. E per questo nel contenzioso è intervenuta per l’ennesima volta l’Ue, che con un comunicato del commissario all’Allargamento, Stefan Fuele, ha espresso il suo appoggio ai greco-ciprioti e quindi al legittimo governo di Nicosia, affermando che la Repubblica di Cipro “ha il diritto di condurre esplorazioni di gas e petrolio nel Mediterraneo, nonostante le minacce turche” e sottolineando che l’Unione europea riconosce i diritti sovrani di tutti gli Stati membri. Belle parole, ma intanto Ankara continua a fare quel che vuole sapendo che le lobby euro-atlantiche sono dalla sua parte.
19 Maggio 2012 12:00:00 - http://rinascita.eu/index.php?action=news&id=14969
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samedi, 19 mai 2012
Contre la proportionnelle
Contre la proportionnelle
par Georges FELTIN-TRACOL
Le 19 février 2012, lors d’une émission de « Méridien Zéro » consacrée à une « Histoire non-conformiste de l’élection présidentielle », Emmanuel Ratier critiqua la constitution de la Ve République, condamna le mode de scrutin majoritaire et en appela à l’établissement de la proportionnelle (1).
Dans le « camp national », il n’est pas le seul à la réclamer. À l’occasion des « clans de la presse » en première partie du « Libre-Journal de la Résistance française » sur Radio Courtoisie qu’Emmanuel Ratier anime un mercredi sur quatre, un autre de ses invités réguliers, Jérôme Bourbon, directeur du coruscant hebdomadaire Rivarol, défend lui aussi ce point de vue.
Il est exact que le scrutin majoritaire uninominal à deux tours déforme considérablement les résultats électoraux. Ainsi, aux élections législatives de juin prochain, il est très probable que le Front national n’ait que un, deux, voire aucun député, alors que sa présidente, Marine Le Pen, a recueilli à la présidentielle 6 421 426 suffrages (17,90 %). Dans le même temps, grâce à un accord électoral passé avec les socialistes, Europe Écologie – Les Verts peut espérer obtenir une trentaine de sièges malgré les 828 345 voix (2,31 %) de leur candidate, Éva Joly. Déjà, cinq ans plus tôt, François Bayrou, alors troisième homme de la présidentielle avec 18,57 % (6 820 119 voix), n’eut finalement que quatre députés !
Le scrutin majoritaire appliqué actuellement dans l’Hexagone crée de l’injustice politique et organise une réelle discrimination civique en rejetant des portions importantes du corps électoral. Tous les spécialistes des systèmes électoraux relèvent judicieusement que « cette injustice se double d’une certaine immoralité, dans la mesure où nombre de marchandages sont possibles à l’heure des désistements (2) ». Le scrutin proportionnel gomme ces travers et reflète le « corps des représentés, exprimant toutes les variétés, toutes les nuances physiques, idéologiques, économiques du corps social considéré (3) ». Mais, outre les problèmes arithmétiques de répartition des sièges entre les listes selon le plus fort reste, la plus forte moyenne, la méthode d’Hondt ou le quotient rectifié, la proportionnelle comporte de grands inconvénients tels que susciter l’instabilité ministérielle, favoriser des coalitions gouvernementales précaires et renforcer les partis politiques. Un peu comme leurs prédécesseurs ultra-royalistes sous la Seconde Restauration qui, à leur corps défendant, acclimatèrent en France le régime parlementaire anglomorphe alors qu’ils se présentaient en chantres de l’Ancien Régime (magnifique exemple d’hétérotélie historique), Emmanuel Ratier, Jérôme Bourbon et d’autres défendent avec passion le scrutin proportionnel afin que leur famille politique puisse être représentée à l’Assemblée nationale. Cependant, « il serait inexact de tenir le système proportionnel pour plus démocratique que d’autres, souligne Carl Schmitt. Les divisions qu’il introduit ne sont certes pas territoriales mais elles n’en traversent que plus fortement l’État entier (4) ».
Ce dysfonctionnement majeur a été perçu par un autre observateur attentif de l’Occident, Alexandre Soljénitsyne. De son exil forestier du Vermont, il soulignait que « les élections à la proportionnelle avec scrutin de liste renforcent exagérément le pouvoir des instances des partis, qui constituent les listes de candidats, l’avantage allant alors aux grands partis organisés (5) ». Du fait de son principe qui ne peut concevoir que des listes, la proportionnelle avantage la partitocratie et la forme partisane avec une nette prédilection pour des candidats médiocres et serviles envers leur direction. Le révolutionnaire conservateur allemand et le dissident russe avaient compris que « ce sont […] les partis qui règnent au sein du Parlement en faisant et défaisant les majorités et les gouvernements sans tenir compte de l’opinion publique. Le régime des partis c’est également et surtout l’irresponsabilité des partis d’où la crise qu’ils provoquent dans le fonctionnement du régime parlementaire (6) ». Profondément partitocratique, la proportionnelle attise les coteries personnelles et attire les groupes de pression.
Il est néanmoins vrai qu’en France, le système partitocratique a su proliférer et s’implanter grâce au scrutin majoritaire. Est-ce pour autant une raison pour instituer une représentation proportionnelle ? Le raisonnement dans ces circonstances repose souvent sur une démonstration binaire et franchement manichéen. D’autres solutions existent pourtant au-delà des scrutins majoritaire à deux tours et proportionnel. Citons par exemple le vote préférentiel, le scrutin proportionnel à deux tours en vigueur aux élections municipales et régionales, le système proportionnel personnalisé allemand, le vote alternatif ou préférentiel appliqué en Australie ou le vote unique transférable en cours en Irlande et que les libéraux-démocrates britanniques ont tenté d’introduire sans succès à la Chambre des Communes. Ce mode de scrutin original assure à chaque parti « une représentation proportionnelle à sa force réelle et les électeurs ont élu les candidats de leur choix (7) ».
Mais tous ces systèmes électoraux entérinent l’existence des partis politiques. Or ce sont ces nuisances politiciennes qui perturbent par leur présence même l’ordre de la Cité. Ne faut-il pas dès lors envisager une alternative démocratique impartiale, c’est-à-dire sans la présence parasitaire et nocive de formations politiques, électorales ou politiciennes ? N’est-il pas temps de s’extraire des schémas vieillots, carrément obsolètes même, de la « représentation nationale » et d’abandonner le système représentatif ?
En effet, plutôt que de soutenir la proportionnelle, œuvrons en faveur d’une démocratie post-moderne. Ses fondements en seraient l’interdiction effective des partis politiques (comme en Iran), la généralisation de la pratique référendaire à chaque échelon administratif territorial avec des choix autres que les habituels « oui » ou « non » (des projets plutôt) – plus loin donc que la Suisse -, la révocation et le mandat impératif pour les magistrats (les exécutants gouvernementaux des décisions populaires), l’instauration du vote parental (8) et l’introduction massive du tirage au sort (embryon de clérocratie).
Imaginée par François Amanrich, président du Mouvement des clérocrates de France, la clérocratie est une solution d’avenir souhaitable dont les effets – hasardeux – seraient préférables à l’actuel système électif avec ses candidats pré-sélectionnés par les appareils militants pour leur obéissance, leur naïveté et leur avidité au gain (9). Les partis politiques ne servent à rien, faisons plutôt confiance aux aspirations du peuple incarné par ses citoyens. À la condition bien sûr qu’on entende par « citoyen » « l’enfant né de parents tous deux citoyens (10) ».
Georges Feltin-Tracol
Notes
1 : « Histoire non-conformiste de l’élection présidentielle » à « Méridien Zéro », le 19 février 2012, animée par le Lieutenant Sturm et Pascal G. Lassalle en compagnie d’Emmanuel Ratier et de Georges Feltin-Tracol. Le passage évoqué débute vers la vingt-cinquième minute.
2 : Jean-Marie Cotteret et Claude Emeri, Les systèmes électoraux, P.U.F., coll. « Que sais-je ? », n° 1382, Paris, 1983, p. 55.
3 : Id., p. 56.
4 : Carl Schmitt, Théorie de la Constitution, P.U.F., coll. « Léviathan », 1993, p. 378.
5 : Alexandre Soljénitsyne, Comment réaménager notre Russie ? Réflexions dans la mesure de mes forces, Fayard, Paris, 1990, p. 76.
6 : Gwénaël Le Brazidec, René Capitant, Carl Schmitt : crise et réforme du parlementarisme. De Weimar à la Cinquième République, L’Harmattan, coll. « Logiques juridiques », Paris, 1998, p. 133.
7 : Jean-Marie Cotteret et Claude Emeri, op. cit., p. 80.
8 : cf. Frederico Fubini et Danilo Taino, « Et si l’on accordait le droit de vote aux enfants ? », Corriere della Sera, repris dans Courrier international du 8 au 14 décembre 2011. Sur l’histoire du vote parental (ou familial), on peut se reporter – avec précaution car hostile à cette véritable idée d’avant-garde – à Jean-Yves Le Naour (avec Catherine Valenti), La famille doit voter. Le suffrage familial contre le vote individuel, Hachette, Paris, 2005. L’Autriche a abaissé le droit de vote à 16 ans et ces jeunes nouveaux électeurs apprécient beaucoup le parti populiste F.P.Ö.
9 : Le tirage au sort comme mode de désignation commence à être examiné avec attention par des juristes, des journalistes et des citoyens. Outre Georges Feltin-Tracol, « Plus loin que Simone Weil » et « La clérocratie comme alternative politique » dans Orientations rebelles (Les Éditions d’Héligoland, 2009) et Étienne Chouard (cf. son site <http://etienne.chouard.free.fr/> et son texte « Tirage au sort ou élection ? Démocratie ou aristocratie ? Qui est légitime pour faire ce choix de société ? Le peuple lui-même ou ses élus ? » repris par Polémia, le 29 avril 2012), un « grand » quotidien vespéral a évoqué cette idée révolutionnaire radicale à la fois traditionnelle et post-moderne dans ses pages intérieures : Pierre Barthélémy, « Et si on tirait au sort nos députés ? », Le Monde, 24 mars 2012, et Pierre Mercklé, « La démocratie au hasard », Le Monde, 28 avril 2012.
Dans son article d’improbablologie et en s’appuyant sur un modèle de calcul inspiré de la physique statistique, Pierre Barthélémy explique qu’une « Chambre aléatoire à 100 % est un échec retentissant. Certes, les projets de loi adoptés profitent tous au plus grand nombre, mais les 500 députés virtuels par ce modèle sont tellement indépendants les uns des autres que la plupart des textes n’obtiennent pas la majorité suffisante pour être votés ! Efficacité presque nulle ». Preuve rationnelle que la clérocratie est incompatible avec le système représentatif.
10 : Aristote, La politique, Vrin, introduit et traduit par J. Tricot, Paris, 1995, III, 2, p. 172.
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Krantenkoppen Mei 2012 (1)
Krantenkoppen
Mei 2012 (1)
9 MAY: VICTORY DAY PARADE ON MOSCOW'S RED SQUARE.
DE NAVO IS IN CRISIS.
"De NAVO bevindt zich in een diepe crisis. (...) De economische crisis laat zich voelen. De NAVO-norm voor militaire bestedingen is 2% van het BNP. Bij de Europese NAVO-leden halen alleen Groot-Brittannië en Griekenland nog die drempel en de trend vertoont een dalende lijn. Maar er is meer aan de hand dan louter een gebrek aan middelen. De Koude Oorlog is ver verleden tijd en de angst om aangevallen te worden, ooit de primaire bestaansreden van het Westerse militaire bondgenootschap, is al lang verdwenen.
Nu blijkt dat de dure en onproductieve ISAF-missie in Afghanistan allesbehalve succesvol verloopt, verliest de NAVO ook haar legitimiteit als interventie-apparaat. Voor de gemiddelde Europeaan en Amerikaan is dit een ver-van-ons-bedshow geworden. De bondgenoten en hun partners houden in Afghanistan de knip op de beurs en zijn een race begonnen naar de nooduitgang.
(...) Een succes kan de Libië-operatie ook niet worden genoemd. Slechts 8 van de 28 NAVO-lidstaten waren bereid om aan deze oorlog te participeren. Weinig landen deelden het enthousiasme van Frankrijk en Groot-Brittannië om ten strijde te trekken. Duitsland toonde zijn ontevredenheid (...) door zijn troepen terug te trekken die in NAVO-verband in het Middellandse Zeegebied opereerden.
De bestaansreden van de NAVO is flinterdun geworden en de cohesie staat onder grote druk. Dat blijkt ook uit de grote meningsverschillen rond nucleaire wapens, die angstvallig binnenskamers worden gehouden. (...) Het is geen geheim dat niet alleen de bevolking, maar ook verschillende NAVO-regeringen daar helemaal anders over denken. Drie van de 5 landen die tactische atoombommen op hun grondgebied herbergen - België, Nederland en Duitsland - hebben al openlijk te kennen gegeven dat ze die bommen liever kwijt dan rijk zijn. Het gaat om militair nutteloos geworden relikwieën uit de Koude Oorlog. Duitsland, en op een omfloerste manier ook België, heeft de verwijdering ervan zelfs in het regeerakkoord geschreven. (...)
Tot overmaat van ramp zit nu ook het Europese rakettenschild in de problemen: grote vertragingen, stijgende kosten en 'kritische' technische problemen. Ook de Russische tegenkanting maakt veel Europeanen weinig enthousiast.
Samengevat: de NAVO kampt met een gebrek aan vijanden en aan middelen. Het is symbolisch dat twee derde van het geld voor de Chicago-top bijeengeraapt wordt bij privébedrijven. (...) Bij de bevolking zal dit alles uiteindelijk tot maar 1 conclusie leiden: de NAVO, weg ermee!"
http://www.dewereldmorgen.be/artikels/2012/05/11/de-navo-in-crisis
MOLDAVIE: UNE JEUNESSE 'ALTERNATIVE' MADE IN USA.
"Ils sont jeunes, créatifs, dynamiques, promeuvent la culture alternative dans une ancienne république soviétique et … sont financés par la CIA! (…)
Je m’étonne qu’un lieu réputé alternatif accueille ainsi des activités à visées commerciales. Mais apparemment, le fait que la soirée «underground» soit sponsorisée par une multinationale du thé ne dérange personne. (…) Les jeunes [sont] (…)pour la plupart d’étudiants qui ont entre 16 et 25 ans. J’aperçois un écran où défilent les noms des partenaires de la soirée. En plus d’Ahmad Tea, il y a «Kineters» et «Papergirl».
Papergirl, c’est l’organisation du jeune (…) qui s’occupe des ateliers artistiques. Quant à Kineters, il s’agit d’un collectif «promouvant la ‘culture alternative’ à travers le monde». Ce collectif (…) est né lors des manifestations d’avril 2009 (la «Révolution Twitter») au cours desquelles des milliers de jeunes moldaves sont descendus dans la rue pour contester [les] (…) élections. Une multinationale, un collectif lié à l’opposition anti-communiste ... Je m’interroge de plus en plus sur le sens des ateliers Papergirl.
Papergirl est né à Berlin en 2006. C’est un projet artistique qui (…) consiste à réaliser des œuvres d’arts et à les distribuer gratuitement dans la rue. En Moldavie, des ateliers ont été spécialement organisés pour offrir aux artistes un environnement propice à la création. Selon les membres de Papergirl, c’était une nécessité car les artistes moldaves n’auraient pas spontanément participé au projet. (…)
Une belle idée, mais financée comment? «Nous avons reçu et recevons encore beaucoup de soutien de l’endroit où j’ai travaillé. Le directeur de cette organisation internationale est américain et, heureusement, il comprend et soutient notre enthousiasme. Ainsi, nous avons une pièce à notre disposition, du matériel de projection, des espaces de rangement, etc.» Cet «endroit» (…) n’est autre que l’American Council for International Education (ACIE).
Cette organisation, créée pendant la guerre froide, a officiellement pour but de faciliter les échanges culturels entre les USA et divers pays, principalement de l’ex-URSS. En réalité, il s’agit d’un des nombreux instruments qu’utilisent les Etats-Unis pour répandre leur influence dans des zones (…) qui ne se soumettent pas à leurs intérêts économiques. Parmi les partenaires et financiers de l’ACIE, on retrouve sans surprise l’USAID et la Fondation Soros, 2 organismes liés à la CIA qui se sont entre autres récemment illustrés par leur soutien aux opposants vénézuéliens et syriens.
(…) Papergirl reçoit également directement de l’argent de l’Ambassade des Etats-Unis. «Pour nos dépenses (…) nous avons fait une demande de bourse à l’Ambassade US et nous comptons faire de même cette année. C’est en fait comme ça que l’on obtient les fonds pour acheter tout ce dont nous avons besoin.»
(…) On peut cependant s’interroger sur les raisons qui incitent l’Ambassade US et l’ACIE à soutenir ce projet. Il y a quelques années, Ana a participé à un programme d’échange aux USA. Elle en est revenue conquise: «(…) L’Amérique m’a donné la force de poursuive mes propres rêves avant tout. (…) J’ai trouvé l’inspiration et la motivation pour inciter d’autres personnes à explorer la vie sous des perspectives qui comptent vraiment.» De retour en Moldavie, c’est à travers l’art qu’elle a choisi d’exprimer son besoin de «liberté». Il n’est pas étonnant qu’elle ait reçu pour cela le soutien des institutions US: c’était l’occasion d’entretenir des liens avec la jeunesse de Chisinau, de lui donner une image positive des Etats-Unis et de l’orienter indirectement vers des activités d’un autre type qu’artistiques: l’«Académie pour jeunes leaders féminines» ou encore les sessions «Business pour la jeunesse», organisées par l’ACIE et dont notre amie n’est autre que la chargée de communication.
C’était aussi l’occasion de promouvoir, sous le couvert d’activités culturelles, une idéologie individualiste profitable au monde de l’entreprise. Ana m’a d’ailleurs confié voir dans les membres de Papergirl «de jeunes leaders qui, lorsqu’ils auront grandi, auront Papergirl en tête et seront plus ouverts à tout ce qui est créatif et coloré.» (…)
La Moldavie (…) reste aujourd’hui profondément divisé entre mouvements pro-russes et pro-occidentaux. Le Parti des Communistes de la République de Moldavie (PCRM), arrivé démocratiquement au pouvoir en 2001, a incarné un instant la première tendance. Il a cependant rapidement changé de cap, affirmant dès 2002 vouloir intégrer l’UE et entamant par la suite des partenariats avec l’OTAN. Entre 2003 et 2008, son président Vladimir Voronin a envoyé 4 contingents militaires en Irak, ce qui lui a valu d’être félicité par Bush en personne. D’un autre côté, le PCRM s’est illustré par une politique économique qui a pu laisser ses partenaires occidentaux – en particulier US – sur leur faim. (…)
serait-ce donc pour contrer l’influence des «rouges», jugés trop peu conciliants, que les USA sont actifs auprès de la jeunesse de Chisinau?"
http://www.michelcollon.info/Moldavie-une-jeunesse-alternative.html?lang=fr
PALESTINIAN CHRISTIANS AGAINST THE OCCUPATION.
"Two Sundays ago, ‘60 Minutes’ [broadcasted] a hard-hitting, but honest piece which (…) helped to expose the terrible harm the Israeli occupation (…) is doing to Christian Palestinians in the Holy Land.
I am a Palestinian Christian, now a U.S. citizen (…). I was born in East Jerusalem (…). My family, like almost all the other Palestinians who fled - Christians and Muslims alike - became refugees, losing their fields, orchards, homes and practically everything else, to Israel. Israel defied the international consensus and a U.N. resolution calling on it to allow the Palestinian refugees to return. (…)
Why is it that any Jew from any country in the world can claim full rights of citizenship as soon as he sets foot in Jerusalem, while I, whose family roots in Jerusalem go back many centuries, am barred from living with full human rights in my hometown? (…)
There is no doubt that Arab Christians face problems in the Middle East. The worst examples were during the Lebanese civil war and in the aftermath of the war in Iraq, when political and economic stability collapsed. Israel's attacks on Lebanon played a major role in destabilizing that country and Israeli hawks cheered the loudest for the U.S. invasion which destabilized Iraq. (…)
To say that Hamas is the cause of the declining Christian population in the occupied Palestinian territories is standing the truth on its head. Our people are fleeing their homeland because the Israelis are confiscating the land of Palestinians - Muslims and Christians alike - to build Jewish-only settlements and the Apartheid Wall which is ghettoizing many Palestinian communities. Palestinian Christians are leaving because of Israeli checkpoints and barriers that severely restrict the freedom of movement of Palestinians, destroying their economy and preventing their access to their holy places in Jerusalem. They are leaving because Israel diverts Palestinian water resources in a way that gives illegal Jewish settlements the right to enjoy swimming pools while the fields of Palestinian farmers next door go fallow for lack of water. (…)
To suggest that Palestinian Christians are doing well under Israeli domination couldn't be further from the truth."
LA HONGRIE QUITTE LE PROJECT NABUCCO.
"Le groupe gazo-pétrolier hongrois MOL sort du projet Nabucco, (...) a annoncé le Premier ministre hongrois Viktor Orban. (...) Destiné à acheminer le gaz naturel de la mer Caspienne vers l'Europe (...) en contournant la Russie, le projet Nabucco (3.900 kms de longueur) est soutenu par l'Union européenne et les Etats-Unis."
http://french.ruvr.ru/2012_04_24/Hongrie-Nabucco-gaz-Union-Europeenne/
JAPAN TO RESTART 2 NUCLEAR REACTORS.
"The government of Japan and the power companies are dedicated to restarting the reactors (...) for 2 reasons. First, they believe that the longer the nuclear plants remain offline, the harder it will be to eventually restart them. So they are determined to restart the reactors just to keep them viable. This is a political choice. The second reason is because the power companies have invested so much money into the nuclear power plants (half of their assets for some of them) that they do not want to see those investments become worthless. So to preserve the value of their assets, they will push very hard to restart the nuclear reactors, whether they are safe or not. This is an economic choice. But the people of Japan are almost entirely against restarting the nuclear plants and that is why they remain offline. They don't believe the assurances of the government, the power companies and also the media."
http://rt.com/news/nuclear-japan-reactors-fukushima-196/
JAPAN IS IN DANGER OF EXTINCTION.
"Every hour (...) there are 30 less Japanese in the world. By the end of this year, there will be 200,000 less and by the year 2050, Japan will have lost nearly a quarter of its population. Such is the legacy of a country which has so eagerly embraced materialism and the Culture of Death. (...) The problem is simple: Japanese women have virtually stopped having babies."
http://www.lifesitenews.com/news/the-asian-tiger-japan-is-in-danger-of-extinction
SYRIAN 'OPPOSITION' STUDIES TERROR TACTICS IN KOSOVO: FREE SYRIAN ARMY (FSA) AND KOSOVO LIBERATION ARMY (KLA) JOIN HANDS.
"A delegation of Syrian rebels has made a deal with Pristina authorities to exchange experience on partisan warfare. The Syrian opposition is sending militants to Kosovo for adopting tactics and being trained to oust President Bashar Assad’s regime. (…) So far, a poorly-organized Syrian opposition has proven unable to self-organize and form a steady front against the forces of President Assad. Terror tactics (…) allow them to kill military and governmental officials, but do not help to hold positions against a regular army. (…) Syrian opposition leaders have promised to immediately recognize Kosovo once they seize power in the country. (…) The training camp on the Albanian-Kosovo border that has welcomed Syrian attendees was originally organized by the US to help the KLA train its fighters. (...) The KLA used to have up to 10% of underage fighters in its ranks.
There were numerous reports of the KLA having contacts with Al-Qaeda, getting arms from that terrorist organization, getting its militants trained in Al-Qaeda camps in Pakistan and even having members of Al-Qaeda in its ranks fighting against Serbs. (...) The war in the region was marked with mass atrocities and executions of the civilian population. Most of the Serbs that used to live in Kosovo became refugees. (…)
The same horrors that were witnessed during the war in Kosovo are now apparently being prepared for the multi-confessional Syrian population by the Syrian Liberation Army trained in Muslim Kosovo."
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=30686
19,000 SYRIAN REFUGEES RETURN HOME FROM TURKEY.
"The Turkish government has announced that nearly 19,000 Syrian refugees who fled violence into neighboring Turkey have now returned home."
http://www.presstv.ir/detail/2012/05/12/240805/syrian-refugees-return-turkey/
MALAYSIAN TRIBUNAL FINDS BUSH GUILTY OF WAR CRIMES.
The second Kuala Lumpur War Crimes Tribunal, part of an initiative by former Malaysian premier Mahathir Mohamad, in a unanimous vote on Saturday found Bush and 7 of his associates, including former Vice President Dick Cheney and former De...fense Secretary Donald Rumsfeld guilty of torture and war crimes. (...)
'I hope people in the world will take notice and they should actually ... these are basically murderers and they kill on large scale', the former Malaysian premier maintained.
The symbolic court was first held in November 2011 during which Bush and former British Prime Minister Tony Blair were found guilty for committing crimes (...) during the Iraq war."
http://presstv.com/detail/2012/05/12/240810/malaysian-tribunal-finds-bush-guilty-war-crimes/
ERDOGAN: TURKISH SOLDIERS WILL HELP ALBANIANS LIBERATE THEIR LANDS.
"Erdoğan declared that Turkey will support its Albanian brothers with its troops (...). He added that the Albanian people has the right to (...) the creation of a Great Albanian State (...)."
THE SECRET LIFE OF YOUR CELL PHONE.
"Concerned that mobile phone networks are becoming surveillance tools, the American Civil Liberties Union recently asked hundreds of local law enforcement agencies whether they've tracked people's movements through their cellphones. Most o...f those that responded said they had, usually obtaining the information from mobile phone companies without a warrant. The practice has become so routine, the ACLU found, that phone companies are sending out catalogs of monitoring services with detailed price lists to police agencies. The alarming findings should persuade Congress to clarify that the government can't follow someone electronically without showing probable cause and obtaining a warrant. (...)
Mobile phone networks collect another type of data that wire-line networks don't: they register a phone's location continuously as long as it's turned on, even when it's not in use. Those records can be exceptionally revealing; as the ACLU put it, the potential insights range 'from which friends you're seeing to where you go to the doctor to how often you go to church'. (...)
The fact that phone companies are collecting fees for providing this information raises the additional question of whether their financial interests trump their customers' privacy interests."
DE SPION BOVEN UW HOOFD: WANNEER DOET DE DRONE ZIJN INTREDE IN ONZE SAMENLEVING?
"Het potentieel van (...) drones voor militaire en bewakingsdoeleinden is eindeloos. Dit kan zowel positieve als negatieve gevolgen hebben. (...) Drones zijn zonder twijfel de makkelijkste manier om een vijand uit te schakelen dankzij hun vaak onvoorstelbare nauwkeurigheid en effectiviteit. YouTube-videos (...) tonen doelwitten die bijna als insecten worden weggevaagd. (...)
Sommige onbemande vliegtuigen zijn even groot als een Boeing 727 en blijven tot 5 jaar lang in de lucht, andere lijken op modelvliegtuigjes (...). De elementaire werking van drones is ook niet zo ingewikkeld als velen veronderstellen. De bekende schrijver Francis Fukuyama bouwde zelfs zijn eigen surveillance-drone, een quad-helicopter met camera (...). Fukuyama (...) stelt zich wel degelijk vragen omtrent de wenselijkheid van drones: 'De visie van een wereld waarin iedereen een potentiëel doelwit is van een anonieme vijand is geen aangename gedachte' (...).
Maar de technologie achter de drones kan ook voor positieve doeleinden worden gebruikt. (...) In Amerika traceren en elimineren drones ongewenste roofdieren, ze monitoren olielekken en berekenen de schade na natuurlijke rampen. (...) Steven Gitlin van AeroVironment voorspelt dat surveillance-drones in de toekomst dagdagelijks gebruikt zullen worden om peuters of mentaal gehandicapten in de gaten te houden.
Ongeveer 70% van de controles die de EU uitvoert op gesubsidiëerde landbouwers vindt nu al plaats via satellieten en spionagevliegtuigen. Onregelmatigheden kunnen leiden tot het verlies van de subsidie. Scotland Yard gaat deze zomer (...) met camera’s uitgeruste (...) drones inzetten om de veiligheid op de Olympische Spelen van Londen te garanderen.
De spionagefunctie van drones is echter potentieel Orwelliaans. Onze steden zijn nu al gesatureerd met steeds meer geavanceerde camera’s. Vanuit dit opzicht bieden drones nog meer mogelijkheden voor Big Brother. In zijn boek 1984 (...) schreef Orwell al dat 'de Gedachtenpolitie iedereen de hele tijd in de gaten houdt'; een voorspelling die nu realiteit dreigt te worden.
Er bestaat wel degelijk publieke oppositie tegen de drones, maar in de 3 landen waar de technologie het verst gevorderd is (de VS, het VK en Israël) blijven de voorstanders aan de winnende hand. De reden is duidelijk: de overheid gebruikt de drones om vijanden makkelijk uit de weg te ruimen tegen een minimale kost.
Maar wat als in de toekomst de negatieve aspecten van drones duidelijk worden? Wat als de technologie wordt gebruikt om ons, zoals in 1984, continu in de gaten te houden, of wat als vijandelijke regimes dezelfde technologie tegen ons zullen inzetten?"
ARMY MANUAL FOR RE-EDUCATION CAMPS APPLIES TO US CITIZENS.
"The callous plans to populate military camps in the US and abroad are not only authentic, but indeed establishes blueprints for putting the country’s own citizens into guarded Army detainment centers.
They always tell the media that it’s for disasters — domestically — or foreign wars and putting people in camps like Abu Ghraib in Iraq or Camp X-Ray in Cuba (...) The Pentagon refit old military bases into camps through the Emergency Centers Establishment Act to prepare them for, quote, 'emergencies', but there is way more than the government isn’t saying. (...) They were training with the role players to put American political dissidents in them.
(...) Marines [were] training to confiscate firearms on the West Coast and to put Americans both on the left and the right into camps and even segregate them according to their different political persuasions. (...) Now we have an Army document that dovetails with huge increased spending, hiring tens of thousands of people in the military to specifically be internment camp officers."
http://rt.com/usa/news/army-manual-camps-citizens-593/
DE ZAAK DSK: OPGEZET SPEL?
"Is DSK er in mei vorig jaar door zijn politieke opponenten ingeluisd, toen hij in New York werd gearresteerd omdat hij een kamermeisje zou hebben aangerand? Hijzelf beweert van wel en hij krijgt bijval van Edward Jay Epstein, een gerenommeerd Amerikaans onderzoeksjournalist die een boek over de zaak-DSK heeft geschreven.
Dominique Strauss-Kahn vermoedde al vóór het incident in het Sofitel van New York, dat op 14 mei vorig jaar een einde maakte aan zijn politieke ambities, dat zijn politieke tegenstanders — Sarkozy en zijn UMP — het op hem gemunt hadden. Hij had achterhaald dat zijn (…) mobilofoons werden afgeluisterd en zijn e-mails werden onderschept. Een goede vriendin van hem, die voor de UMP van Sarkozy werkte, had op het hoofdkwartier van die partij achter een kopieermachine een uitgeprinte e-mail van DSK aan zijn vrouw, Anne Sinclair, gevonden. Er waren zoveel aanwijzingen dat zijn doen en laten werd gevolgd dat DSK zijn veiligheidsmensen in het voorjaar van 2011 opdroeg al zijn mobilofoons van een ingewikkelde codering te voorzien, zodat hij niet langer kon worden afgeluisterd.
Toen na enkele weken bleek dat die codering zijn gsm's naar de bliksem hielp, liet hij ze weer verwijderen. Maar in de ochtend van 14 mei belde hij vanuit zijn kamer in het Sofitel in New York zijn veiligheidsadviseur in Parijs op, met de vraag om zijn IMF-Blackberry opnieuw te coderen zodra hij weer thuis was, omdat hij zeker was dat die was gekraakt. Hij had namelijk weer een sms-je van zijn vriendin bij het UMP gekregen over onderschepte mails. (…) Toen hij 's middags, na zijn ‘ontmoeting' met het kamermeisje Nafissatou Diallo, uitcheckte, vergat hij die Blackberry mee te nemen. Het toestel is nadien verdwenen en nooit teruggevonden.
De onderzoeksjournalist Edward Jay Epstein (77), van wie morgen het boek 'Three days in May (sex, surveillance and DSK)' verschijnt, is niet de eerste de beste. Hij is de auteur van onder meer 'Inquest', een invloedrijk boek over het onderzoek van de Warren Commission naar de moord op JFK, en van verscheidene boeken over de praktijken van de CIA. Voor 'Three Days in May' (…) dook hij zelf in het dossier DSK en hij sprak uitvoerig met Strauss-Kahn zelf (…). Beiden zijn het erover eens dat DSK's ontmoeting met het kamermeisje in zijn suite wellicht geen opgezet spel was, maar wat erna gebeurde wel: ‘Zoveel toevalligheden, dat kan geen toeval meer zijn.'
Het begint (...) al voordat DSK incheckt in het Sofitel. Hij had een kamer geboekt, maar had niemand laten weten wanneer hij zou aankomen. Op de beelden van de beveiligingscamera voor de ingang van het hotel is te zien hoe, een minuut voor DSK in een taxi wordt voorgereden, een man in een pak het hotel komt buitengelopen, druk pratend in een mobilofoon. Die man is Brian Yearwood, hoofd technische dienst van het hotel. Hij geeft zijn gsm aan de portier, die even een gesprek voert, de gsm teruggeeft en meteen zenuwachtig de straat oploopt, in alle voorbijrijdende taxi's binnenglurend. Hij loopt zelfs een eind de straat in, buiten beeld van de camera, en komt dan als een bezetene teruggelopen achter de taxi waar DSK in zit, om het portier te openen en 's mans bagage uit de koffer te halen. Wie had het hotel op de hoogte gebracht van zijn komst? Alvast DSK zelf niet.
(…) Op de beelden van die bewuste 14 mei is daardoor ook te zien hoe Brian Yearwood DSK de hele tijd ongemerkt volgt, terwijl hij zich naar de lobby begeeft, incheckt en de lift naar zijn kamer neemt. Yearwood stelt zich geen enkele keer aan de hoge gast voor en duikt zelfs weg in een nis als DSK zijn kant op kijkt. (…) In ieder geval gedroeg Yearwood, die op 14 mei eigenlijk een dag vrij had maar expliciet had gevraagd om te komen werken, zich wat later ook verdacht. Nadat kamermeid Diallo, die na te zijn aangerand door DSK nog 2 keer zijn suite betrad voor ze hulp zocht bij collega's, toch de manager van het hotel had ingelicht, belde die in het bijzijn van Yearwood de politie. Onmiddellijk na dat telefoongesprek liep Yearwood weg en stapte een stapelruimte binnen waar een veiligheidsagent klaarblijkelijk op hem zat te wachten. Ze wisselden enkele woorden uit en deden dan een overwinningsdansje: high fives, omhelzingen, schouderklopjes. Toeval? Toen hen tijdens het gerechtelijk onderzoek werd gevraagd wat hen tot dat vreugdedansje had bewogen, antwoordden ze allebei dat ze het zich niet konden herinneren.
De rechtstreekse overste van Brian Yearwood bij Sofitel is overigens John Sheehan, hoofd veiligheid en beveiliging. Sheehan had ook een dag vrij op 14 mei, maar uit de telefoongegevens die Epstein voor zijn research kon inkijken, blijkt dat hij die ochtend rond half elf in een kwartier 13 sms'en naar Yearwood stuurde. Rond één uur 's middags reed hij dan zelf naar het hotel en belde intussen naar het hoofdkantoor van Accor in New York. Accor is het moederbedrijf van Sofitel — het is een Frans bedrijf met hoofdzetel in Parijs. Het hoofd van de dienst veiligheid voor de hele Accor-groep, en dus de rechtstreekse overste van Sheehan, is René-Georges Querry, een voormalige Franse politiecommissaris. Tot voor enkele jaren werkte Querry bij de politie erg nauw samen met Ange Mancini, die tegenwoordig de inlichtingendienst leidt van ... Nicolas Sarkozy. Terwijl Sheehan naar het hoofdkwartier van Accor in New York belde, zat Querry samen met Sarkozy in de presidentiële box naar een voetbalwedstrijd te kijken. Of Querry daar op de hoogte werd gebracht van wat er zich in het Sofitel afspeelde, heeft Epstein niet kunnen achterhalen. Querry zelf ontkent het in alle toonaarden.
En dan is er nog (…) de verdwenen Blackberry van DSK. Strauss-Kahn vergat die in zijn kamer en belde vanaf de luchthaven naar het hotel om dat te melden, wat tot zijn arrestatie leidde. De Blackberry was op dat moment al verdwenen, want toen de politie de kamer doorzocht, bleek het toestel onvindbaar. Nadat DSK was uitgecheckt en vóór de politie aankwam, hebben maar 2 mensen de kamer nog betreden: het kamermeisje en (…) Brian Yearwood.
Te veel toeval? (…) ‘Ik heb nooit beweerd dat DSK in New York in de val is gelokt', zegt Epstein zelf. ‘Ik ben er wel van overtuigd dat zijn tegenstanders hem schaduwden en dat ze daardoor meteen na de feiten in de hotelsuite alles in gang konden steken om hem aan te galg te praten’.”
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=EE3PDON4
DIE INTERNATIONALEN POLIT-VERBRECHER SIND SOLIDARISCH.
"Die Milliardärin, Gasprinzessin und ehemalige ukrainische Ministerpräsidentin Julia Timoschenko (51) sitzt gerade im Gefängnis. Sie wurde letztes Jahr zu 7 Jahren Knast und umgerechnet 137 Millionen Euro Schadensersatz verurteilt. Ihr Vergehen: Amtsmißbrauch in Zusammenhang mit einem Gas-Geschäft. Gegenwärtig laufen weitere Ermittlungen gegen sie. Sie wird verdächtigt, 295 Millionen Euro veruntreut und Drahtzieherin bei der Ermordung ihres Konkurrenten Yevhen Schtscherban († 1996) gewesen zu sein.
Frau Timoschenkos Verurteilung löste in der EU große Empörung aus. Sogar die Unterzeichnung eines Assoziierungsabkommens mit der Ukraine wurde ausgesetzt. (…) Frau Timoschenko wurde nach ihrer Inhaftierung 'ganz plötzlich ganz kompliziert krank' (…). Sie braucht nach eigenen Angaben ärztliche Behandlung – und zwar im EU-Ausland. Dorthin hat sich bereits ihr Ehemann seit einiger Zeit als politischer Asylant abgesetzt, um sich der Strafverfolgung in der Ukraine zu entziehen. (…)
In Absprache mit Bundeskanzlerin Angela Merkel sagte auch Bundespräsident Joachim Gauck eine Reise in die Ukraine ab. Auch er will dagegen protestieren, daß Politverbrecher – anders als in Deutschland – in der Ukraine damit rechnen müssen, im Gefängnis zu landen."
http://www.kreuz.net/article.15103.html
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jeudi, 17 mai 2012
L'Europe est en proie à une islamisation forcée à ses portes
Des manifestations qui témoigneraient de l’émergence d’un islam radical en Macédoine
Les Albanais de Macédoine se sont rassemblés dans plusieurs villes du pays vendredi (11 mai) pour protester contre l’arrestation de suspects lors d’une opération de police dans une affaire de quintuple meurtre. La presse régionale a interprété ces manifestations comme un signe de la radicalisation des islamistes du pays.
Des milliers de personnes d'ethnie albanaise ont manifesté contre l'arrestation de trois hommes accusés d'avoir tué cinq Macédoniens le mois dernier.
Les photos montrent de nombreux manifestants qui brandissent des drapeaux saoudiens, certains portant des T-shirts avec des inscriptions comme « L'Islam dominera le monde ».
Le 13 avril dernier, les corps de cinq pêcheurs macédoniens ont été découverts près d'un lac du village de Smiljkovci, au nord de Skopje. Quatre des victimes avaient autour de 20 ans. Le cinquième homme avait environ 40 ans. Le 1ermai, la police a arrêté 20 personnes suspectées du quintuple meurtre, y compris des islamistes radicaux qui se seraient battus aux côtés des talibans en Afghanistan.
Les manifestants ont scandé des slogans tels que « UCK » (l'ancien mouvement de libération du Kosovo dans les années 1990), « On se retrouvera dans les montagnes » et « La Grande Albanie ». Ils auraient également jeté des pierres aux forces de police, a rapporté le SETimes.
Ce site d'information a en outre affirmé que les manifestants avaient attaqué les bureaux de la municipalité de Skopje dont le maire, Izet Medziti, appartient au parti albanais de l'Union démocratique pour l'intégration (DUI). « Ils ne veulent clairement pas coexister : leurs slogans trahissent l'objectif d'abuser de l'Islam pour créer un Etat purement ethnique qui alimenterait les conflits dans la région. Les slogans en faveur du Parti démocratique des Albanais trahissent également l'implication de certains partis politiques qui souhaitent profiter de cet abus de la religion », a déclaré au SETimes Ivan Babanovski, ancien professeur d'études stratégiques et de sécurités.
L'agence de presse serbe Tanjug a rapporté que les manifestants portaient des bannières critiquant le gouvernement macédonien et le premier ministre, Nikola Gruevski, qu'ils ont qualifiés de « terroriste » et de « Chetnik » en référence au mouvement nationaliste serbe qui a usé de la tactique de la terreur contre les musulmans. Ils ont traité les membres des forces de police de meurtriers.
Sur leurs bannières, les manifestants ont également écrit que les Serbes et les Macédoniens étaient responsables du meurtre des cinq hommes.
Des manifestations auraient également eu lieu dans les villes de Gostivar et Tetovo.
Nombreux sont les experts et les Macédoniens qui pensent que ces manifestations ont pour but de déstabiliser la Macédoine en amont du sommet de l'OTAN à Chicago les 20 et 21 mai prochains. L'adhésion à l'OTAN de la Macédoine a été bloquée en 2008 suite à un conflit toponymique entre Athènes et Skopje.
Certains experts craignent aujourd'hui que les Albanais de Macédoine tentent à nouveau de créer un Etat albanais à l'ouest du pays.
Selon des professionnels de la sécurité, environ 5000 islamistes aguerris des guerres en Bosnie-Herzégovine, au Kosovo et du précédent conflit en Macédoine vivent dans la région.
Dvezad Galijašević, un membre de l'équipe d'experts d'Europe du Sud-est pour la lutte contre le terrorisme et le crime organisé, a déclaré à SETimes que les adeptes du wahhabisme étaient bien plus nombreux. Il a expliqué que les pays de la région devraient rompre les circuits financiers du wahhabisme et arrêter les leaders et les membres les plus importants de ces mouvements qui promeuvent la violence.
EurActiv.com - traduit de l'anglais par Amandine Gillet
00:17 Publié dans Actualité, Affaires européennes, Géopolitique, Islam | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : politique internationale, islam, islamisme, macédoine, fyrom, balkans, europe, affaires européennes | | del.icio.us | | Digg | Facebook
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