lundi, 07 janvier 2013
Solidarité Kosovo...
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Chi ha ucciso Slobodan Miloševic e perché
Chi ha ucciso Slobodan Miloševic e perché
L’improvvisa morte sospetta del presidente jugoslavo e serbo Slobodan Miloševic in una cella del tribunale dell’Aja, continua a suscitare interrogativi tra i ricercatori e i media indipendenti sei anni dopo. Robin de Ruiter, pubblicista e storico olandese cresciuto in Spagna, ha scritto un libro affascinante (di prossima pubblicazione in Serbia, ma non ancora disponibile in italiano), che non mette in discussione se l’ex presidente della Serbia sia stato ucciso a L’Aia, ma si concentra sui mandanti e gli esecutori di questo crimine.
Demonizzazione brutale tesa all’omicidio premeditato
De Ruiter utilizza fatti verificabili per smantellare il mito occidentale del “macellaio dei Balcani”, ed esamina le ragioni dietro la brutale propaganda di demonizzazione volta a trasformare l’ex presidente serbo in un mostro, insieme all’intera nazione serba. Utilizzando un metodo semplice, mettendo insieme il ritratto di una persona reale e i fatti storici, andando oltre le caricature grottesche create dall’occidente, l’autore presenta una forte prova sulla ragione principale per cui la NATO e e le potenze occidentali guidate da Washington, hanno voluto far tacere per sempre Miloševic.
Contrariamente a quanto sostenuto in generale e alle premesse dell’imputazione del tribunale dell’Aja, “l’obiettivo politico di Miloševic era mantenere il Kosovo all’interno dei confini della Serbia e impedire alla maggioranza albanese di scacciare la minoranza serba dal Kosovo. Non vi era alcun incitamento all’odio nazionalista, né è stata effettuata una pulizia etnica. Al contrario, i membri del Partito socialista di Milosevic hanno sempre sottolineato i vantaggi della multietnicità per la Serbia“, scrive Robin de Ruiter. L’autore, che si sentiva obbligato a scrivere questo libro “per amore della verità”, cita una serie di giuristi, storici e giornalisti investigativi indipendenti che l’hanno aiutato nella sua ricerca approfondita, mettendo insieme il materiale presentato.
Un aspirina al giorno toglie il medico di torno
L’11 marzo 2006, alle 10:00, a 65 anni, Miloševic veniva trovato morto nella sua cella situata a Scheveningen, all’Aja, Paesi Bassi, mentre il suo processo per presunti crimini di guerra era in pieno svolgimento, con la presentazione delle prove della difesa. Secondo i patologi olandesi, la causa della morte fu un arresto cardiaco. Oltre alla autopsia, un’analisi tossicologia venne richiesta. Secondo i funzionari dell’Aja, la salute di Miloševic aveva iniziato a peggiorare bruscamente e progressivamente quando era iniziato il processo, ed era sotto costante supervisione da parte di “personale medico altamente qualificato”.
L’autore, tuttavia, ha scoperto il fatto che solo un medico generico e un infermiere componevano l’intera squadra del centro di detenzione dell’Aja composto da ‘personale medico altamente qualificato’. De Ruiter rivela anche che la ‘terapia’ che Miloševic ricevette durante il primo anno di detenzione, consisteva in una singola aspirina al giorno, nonostante il fatto che fosse noto che soffrisse di problemi cardiaci e di pressione alta. L’avvocato di Miloševic, Zdenko Tomanovic, afferma che d’allora la salute del suo cliente venne sistematicamente erosa.
Quando il presidente Miloševic morì, lo specialista russo Dr. Leo Bokeria, del famoso Istituto Bakulev, rivelò ai media: “Negli ultimi tre anni abbiamo sempre insistito, senza successo, che Miloševic venisse ricoverato in un ospedale per essere correttamente diagnosticato. Se a Miloševic fosse stato consentito l’accesso a una qualsiasi clinica specialistica, avrebbe avuto un trattamento adeguato e avrebbe vissuto molti anni.”
All’inizio di maggio 2003, un gruppo di tredici medici tedeschi inviarono al tribunale un testo, esprimendo la loro preoccupazione per la salute di Miloševi? e l’assenza di un trattamento adeguato. Ma tutti i suggerimenti dei medici specialisti vennero scartati e una terapia adeguata rimase indisponibile. Inoltre, non vi fu alcuna risposta a questa e ad altre proteste scritte dallo stesso gruppo di medici.
Farmaci sconosciuti nel sangue di Miloševic
Dopo un anno di trattamento della miracolosa aspirina quotidiana come panacea per malattie cardiovascolari, un gruppo di medici messo su dai burocrati del tribunale emise la seguente diagnosi: danni secondari a vari organi e pressione estremamente alta che in determinate condizioni potrebbe portare a ictus, arresto cardiaco e coronarico o morte prematura. In contrasto con questi risultati, il procuratore generale dell’Aja Carla del Ponte, che sembrava saperne di più, affermò che secondo lei Miloševic “stava eccezionalmente bene”.
L’analisi medica nel 2005 aveva mostrato la presenza di sostanze chimiche “sconosciute” presenti nei sangue di Miloševic, che annullavano gli effetti dei farmaci per la pressione alta. A causa di questa scoperta, Miloševic chiese di essere curato da specialisti russi. Anche se il governo russo il 18 gennaio 2006 offrì la garanzia che Miloševic sarebbe stato messo a disposizione del tribunale, dopo le cure, la richiesta di Miloševic venne negata a febbraio. Poche settimane dopo era già troppo tardi: Miloševic subì l’annunciato e atteso infarto. Tra gli altri, De Ruiter cita la conclusione della rivista olandese Obiettivi: “Il fatto stesso che i giudici [Robinson, Kwon e Bonomy] si rifiutassero di dar seguito alla sua richiesta di cure, è sufficiente motivo per sporgere denuncia contro il Tribunale per omicidio premeditato.”
Ulteriori sospetti vennero sollevati dal fatto che le ripetute richieste della famiglia di Miloševic, di un’autopsia indipendente al di fuori dei Paesi Bassi, vennero negate e ignorate. Robin de Ruiter cita anche la dichiarazione di Hikeline Verine Stewart di Amnesty International, che ha sottolineato che la morte prematura di Miloševic era stata conseguenza diretta dei farmaci controindicati trovati nel suo sangue. “Siamo certi che siano la causa della morte. La morte per cause naturali è assolutamente fuori questione“, disse.
Purè di patate con rifampicina
L’autore prende in esame una serie di speculazioni circa l’avvelenamento prolungato dell’ex presidente, nel centro di detenzione di Scheveningen, e conclude che sono tutt’altro che infondate. Nel 2002 si scoprì che a Miloševic venivano somministrati farmaci sbagliati che alzavano la pressione già alta. De Ruiter cita il quotidiano olandese NRC Hadelsblad dal 23 novembre 2002: “Slobodan Miloševic assumeva farmaci sbagliati nel centro di detenzione di Scheveningen, che aumentavano la sua pressione sanguigna. Questo fu il motivo per cui il processo all’ex presidente jugoslavo dovette essere sospeso all’inizio di novembre. Uno dei commentatori del tribunale sosteneva questo non era un errore. Rifiutò ulteriori commenti.”
Una delle prove che dimostra che Miloševic è stato probabilmente avvelenato durante il suo processo, fu un incidente alla fine di agosto 2004, quando il personale di Scheveningen fu assai allarmato dopo aver scoperto che un altro detenuto aveva ricevuto la cena di Miloševic. Nel settembre 2004, durante il processo, Miloševic citò questo episodio: “Per tre anni i medici di qui mi hanno considerato in salute e in grado di condurre la mia difesa. E poi qualcosa di veramente strano ha avuto luogo: tutto ad un tratto un ‘medico indipendente’ arrivato dal Belgio, paese in cui ha sede la NATO, annunciava che la mia salute non era abbastanza buona perché continuassi la mia difesa. E tutti i medici qui furono improvvisamente d’accordo in modo unanime su ciò [...] Sentitevi liberi di raggiungere le vostre conclusioni, ma vi prego di tenere presente che sto usando farmaci che i medici hanno prescritto. Io non sono molto sicuro di quello che sta succedendo qui, ma potrei chiamare il personale di guardia a testimoniare su tutto ciò che è accaduto quando mi è stato dato un pasto preparato per una persona dell’altro lato del corridoio. Ci fu un grande clamore per darmi del cibo che era stato preparato specificatamente per me, anche se tutti i pasti sembrano esattamente uguali. Non ne ho fatto un problema, non avevo idea di ciò che stava accadendo. Ma ho alcune ipotesi che possono essere giustificate o meno, ma non vi è una chiara prova… ” A quel punto, il giudice Robinson fece tacere Miloševic chiudendo il suo microfono.
Questo incidente allarmante non è mai stato discusso o indagato. Nel frattempo, la salute di Miloševic continuava a deteriorarsi rapidamente e quotidianamente. Aveva riferito un malessere quotidiano, una terribile pressione dietro gli occhi e nelle orecchie. L’ex ambasciatore canadese James Bissett testimoniò, dopo aver visitato il presidente serbo Milosevic a Scheveningen, che improvvisamente era diventato terribilmente rosso in faccia e che si prese la testa fra le mani. Miloševic disse che la testa riecheggiava quando parlava, come una pentola di metallo.
Nel marzo 2006, Miloševic espresse le sue preoccupazioni per l’ennesima volta: “Nel corso di cinque anni di detenzione non ho preso un solo antibiotico, non ho avuto infezioni, tranne un’influenza e ancora, nel referto medico del 12 gennaio 2006 [che ricevette due mesi dopo] diceva che vi era un farmaco nel mio sangue, usato per trattare la tubercolosi e la lebbra, la Rifampicina.” Commentando questi risultati dei test che avevano rilevato la rifampicina, altamente tossica, nel sangue di Miloševic, Verine Stewart disse: “E’ un mistero inspiegabile perché dessero a Miloševic e ai suoi avvocati i risultati dei suoi test medici del 12 gennaio, solo due mesi dopo, il 7 marzo.”
Un’altra domanda rimasta senza risposta era perché la morte di Milosevic venne scoperta così tardi, nel più sicuro centro di detenzione, il più tecnologicamente avanzato e dotato di telecamere in ogni cellula, e con controlli ogni mezz’ora. Alla conferenza stampa seguente Carla del Ponte sostenne che non vi furono controlli ogni mezz’ora, durante la notte in cui Miloševic morì. Inoltre, per qualche ragione, tutte le telecamere erano spente quella notte. Quando gli chiesero perché, Del Ponte semplicemente rispose che “non era responsabile delle cose che accadono in prigione“.
L’ambasciatore tedesco: le accuse a Miloševic non valgono la carta su cui sono scritte
Nel frattempo, secondo De Ruiter, emerse una serie di dichiarazioni ufficiali dal mondo del diritto internazionale e degli esperti di crimini di guerra, che sottolineava che il processo a Miloševic, in un primo momento annunciato come il ‘processo del secolo’, si era trasformato in un processo segreto. Secondo l’ex ambasciatore tedesco Ralph Hartmann, “già nel suo discorso di apertura, Miloševic ha rivelato fatti sensazionali, dimostrando il ruolo attivo di Stati Uniti, Germania ed altri paesi della NATO giocato nello smembramento e nelle guerre della ex-Jugoslavia. Si può ignorare la verità, ma non la si può sconfiggere“. Mentre il processo progrediva divenne evidente che l’accusa del tribunale dell’Aja valeva solo la carta su cui era scritta.
Meglio … se muore nella sentenza
Molti giuristi, in tutto il mondo, criticarono la sciarada dell’Aja, sottolineando pubblicamente che il tribunale dell’Aja chiaramente non aveva alcuna prova reale contro Miloševic e che le accuse contro di lui sfumavano senza tanti complimenti. Un certo numero di commentatori, alcuni dei quali citati da De Ruiter, in realtà avevano sottolineato che l’unico modo per l’Aja di uscire da quella situazione era che Miloševic morisse.
“Sarebbe meglio se Miloševic muore mentre si è ancora in ballo, disse James Gaw, esperto e consulente del tribunale per i crimini di guerra dell’Aja. Perché, se il processo continua fino alla fine l’unica cosa che può eventualmente essere condannata è una violazione secondaria della legge”, disse Gaw. L’autore conclude che il tribunale può senza dubbio essere accusato di omicidio colposo, e forse anche di omicidio premeditato per cui, come alcuni resoconti dei media hanno affermato, dovrebbe rispondere. Non vi è alcun dubbio che la responsabilità per la morte di Miloševic ricada in pieno sul Tribunale dell’Aja e su Washington, scrive de Ruiter.
Effetto boomerang
Il 25 agosto del 2005 il procuratore dell’Aja Geoffrey Nice, annunciava che Miloševic non era più accusato del tentativo di creare la mitologica ‘Grande Serbia’. La rimozione di un elemento importante dell’accusa contro il presidente serbo aveva leso radicalmente l’intera costruzione. In effetti, le fondamenta su cui tutte le accuse dell’Aja contro Slobodan Miloševic riposavano e si reggevano tutti insieme, era la premessa che tutto ciò che aveva fatto Miloševic avrebbe avuto un unico obiettivo: creare la ‘Grande Serbia’.
Dolorosamente, il Tribunale comprese che la possibilità di ottenere una condanna anche nominalmente credibile, stava diventando sempre più esigua. L’avvocato olandese NMP Steijnen disse: “Il caos è sempre più evidente. Le accuse cominciano a rivoltarsi contro i pubblici ministeri, come un boomerang. Il tribunale teme che Miloševic e i suoi testimoni riveleranno il ruolo svolto dall’occidente nello smembramento della Jugoslavia, e come l’occidente ha sistematicamente diffuso bugie sulla presunta unità serba per la ‘Grande Serbia’, ed i crimini commessi dalla NATO nella guerra di aggressione contro la Jugoslavia e la Serbia e, quindi, che Miloševic e i suoi testimoni avrebbero in conclusione dimostrato chi doveva essere trascinato davanti ai giudici. Miloševic presentò più e più volte, e con l’aiuto di testimoni occidentali, le prove patenti che il Kosovo non affrontava una ‘catastrofe umanitaria’, alla vigilia del bombardamento NATO della Jugoslavia nel 1999. Non era Miloševi? che stava perdendo il processo, ma il tribunale“.
In un articolo, il signor Steijnen scrisse: “Nel corso degli anni del processo, in 466 sessioni, i pubblici ministeri portarono centinaia di testimoni contro Milosevic, accumulando più di 5.000 documenti su di lui, e non hanno dimostrato nulla. Questa assenza di dati reali, la condiscendente contrattazione dell’azione penale verso sospetti che si rifiutarono di testimoniare contro Miloševic per ottenere riduzioni di pena in cambio, tutto ciò poteva solo danneggiare il tribunale. Gli adoratori del tribunale, nel loro ruolo di reporter, fecero attentamente di tutto per impedire al pubblico di sapere che Miloševic, con i suoi testimoni, aveva inflitto colpi mortali ai ciò che restava delle accuse.”
Seri motivi per un omicidio a sangue freddo
De Ruiter prende atto che il tribunale dell’Aja era già in guai seri, ma le cose sarebbero di molto peggiorate quando sarebbe stato finalmente il turno di Miloševic per la sua difesa. I testimoni che avrebbero testimoniato in difesa di Miloševic, senza eccezione, erano eminenti, autorevoli e credibili, e avrebbero causato gravi mal di testa al tribunale, soprattutto se si tiene presente il fatto che diverse testimonianze dell’accusa ‘erano state smontate e dimostrate delle falsità, a volte fino al punto di diventare ridicole e grottesche.
La situazione era diventata estremamente tesa quando, alla fine di febbraio 2006, Miloševic aveva annunciato che avrebbe chiamato Wesley Clark e Bill Clinton alla sbarra. Aveva intenzione di dimostrare, al di là di ogni dubbio, che gli Stati Uniti avevano condotto una guerra illegale contro la Jugoslavia, e consapevolmente e volutamente bombardato obiettivi civili, presentando in tal modo il vero crimine contro l’umanità. Secondo De Ruiter, l’intenzione di Miloševic non era solo inaccettabile per la NATO, ma anche per il tribunale, che sarebbe stato completamente distrutto se tali prove venivano presentate.
James Bissett, ambasciatore del Canada nell’ex Jugoslavia dal 1990-1992, disse: “Sono sempre stato scettico nei confronti di tribunale, perché sono convinto che è uno strumento utilizzato dagli Stati Uniti e dai loro alleati per mascherare i propri errori nella tragedia dei Balcani. Il tribunale serve per presentare Miloševic e la nazione serba come i responsabili di tutti i mali che colpirono quello sfortunato paese.” Il Generale russo Leonid Ivashov disse: “Slobodan Miloševic era l’unico che potesse testimoniare nettamente e in modo chiaro sul ruolo che gli Stati Uniti hanno svolto nel sanguinoso smembramento della Jugoslavia degli anni novanta, e che potrebbe farlo completamente e fino al più piccolo dettaglio. Questo è esattamente ciò per cui aveva combattuto mentre era sotto processo.” Secondo il Generale Ivashov, se Miloševic veniva dichiarato innocente, tale sentenza avrebbe avuto conseguenze di vasta portata sia per il tribunale che per la NATO. Il Generale Ivashov ritiene che fu questo il motivo dell’omicidio di Miloševic. “Si tratta di un assassinio politico su mandato”, disse Ivashov.
“Slobodan Miloševic è morto nella sua cella proprio nel momento in cui la sua difesa era in pieno svolgimento. Era preoccupato per la sua salute, ma bruciava dal desiderio di esporre la verità su ciò che era realmente avvenuto nei Balcani. Non aveva motivo di suicidarsi. D’altra parte, il tribunale dell’Aja aveva un motivo evidente e considerevole per l’omicidio. La NATO, creatrice e finanziatrice del tribunale, stava perdendo il controllo del caso Miloševic. Miloševic doveva essere messo a tacere prima di poter esercitare il proprio diritto di parlare?”, si chiede Ruiter.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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samedi, 22 décembre 2012
La grande Albanie : un projet américain contre le monde orthodoxe ?
La grande Albanie : un projet américain contre le monde orthodoxe ?
par Alexandre LATSA
Le Premier ministre albanais Sali Berisha a prôné l’octroi de la nationalité albanaise à tous les Albanais, où qu’ils résident. Cette déclaration a été faite lors d’une visite de la ville de Vlora où l’indépendance de l’Etat Albanais a été prononcée, il y a juste 100 ans. A l’époque l’Albanie venait tout juste de se libérer du joug ottoman.
Cette déclaration fait suite a une autre déclaration, commune cette fois, que Sali Berisha avait fait avec son homologue Kosovar Hashim Thaçi il y a quelques semaines, promettant l'union de tous les Albanais. L’endroit était, il faut le dire bien choisi, puisque l’immense majorité des habitants du Kosovo y est aujourd’hui d’origine albanaise, ce qui n’a pas toujours été le cas.
Lors de la guerre des Balkans en 1913, les serbes constituent encore la majorité de la population. En 1941, le Kosovo est rattaché à la Grande Albanie (déjà) sous protectorat fasciste italien. Après la guerre, le maréchal Tito interdira l’immigration albanaise car la Yougoslavie ne pouvait selon lui être forte qu’avec une Serbie la plus faible possible. En 1974, c’est du reste lui qui attribue au Kosovo le statut de province autonome, statut qui sera supprimé par Slobodan Milosevic en 1989, alors que les Serbes ne représentent déjà plus que 15 % de la population.
Lorsqu’en 2008 le Kosovo se déclare indépendant, prés d’une décennie après l’intervention militaire occidentale, peu de commentateurs mettent le doigt sur l’Albanité dominante de ce nouveau petit état. L’heure est au contraire à la fête pour ce peuple soi disant oppressé et qui accède enfin à la liberté. Au sein de la plupart des pays Occidentaux et de l’Union Européenne, la reconnaissance est instantanée, sans que ne se pose la question du traitement de la minorité serbe et de l’avenir qui lui était réservé, malgré le terrible précédent de 2004, lorsque les chrétiens avaient été victimes de pogroms, les églises brulées, et les droits humains les plus élémentaires bafoués. Il est vrai que l’Europe, pardon l’UE, avait à cette époque d’autres priorités : l’organisation essentielle d’une gaypride a Belgrade.
Il aura donc fallu seulement quatre ans pour que la farce de l’indépendance du Kosovo apparaisse enfin publiquement. Seulement quatre ans pour que le Premier ministre albanais donne raison aux nationalistes serbes qui ont eux toujours affirmé affronter non pas les Kosovars (les habitants de la région du Kosovo étant des serbes) mais bel et bien des Shqiptars, dans un nouvel épisode du conflit ancestral qui oppose depuis prés de 6 siècles dans les Balkans les Slaves orthodoxes aux fils de convertis de l’empire Ottoman. Le soutien occidental à la création du Kosovo et l’acharnement contre la Serbie peuvent sembler complètements inexplicables. Pourtant de 1991 à 2008, une seule et même logique a animé les stratèges américains: la destruction de la Serbie, afin que celle-ci soit la plus faible possible a l’avenir, au moment historique inévitable ou elle allait de nouveau se tourner vers la Russie. Bien sûr, il fallait dans le même temps une Russie également affaiblie au maximum. Si de 1991 à 2000 une guerre militaire et médiatique a été menée contre la Serbie de Milosevic en vue de son anéantissement, dans le même temps, c’est une guerre économique et morale qui était menée contre la Russie d’Eltsine. La croisade contre le monde communiste s’est transformée en croisade contre le monde orthodoxe, et contre son centre névralgique et politique le plus souverain : la Russie. Le théoricien du containment russe en Eurasie, Zbigniew Brezinski, affirmait lui-même en 2007 que: « Le principal ennemi de l’Amérique était désormais l’église orthodoxe russe». La création de la grande Albanie peut sans doute être vue dans ce sens historique et géostratégique. Elle est une nouvelle allumette jetée, une allumette qui pourrait créer une étincelle et déclencher un nouvel incendie dans le brasier balkanique. Cet incendie aurait pour conséquence d’affaiblir un peu plus l’Europe, mais aussi de déstabiliser un peu plus le monde orthodoxe (Macédoine, Grèce, Monténégro, Serbie…) et de freiner son rapprochement avec la Russie. Par ricochet, c’est donc l’influence russe en Europe de l’Est qui serait remise en cause, et donc son rapprochement avec l’Europe de l’Ouest. Ce faisant, l’Amérique aurait atteint une nouvelle fois son objectif essentiel : éviter un rapprochement continental et européen entre les mondes catholiques et orthodoxes.00:07 Publié dans Actualité, Affaires européennes, Géopolitique | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : albanie, kosovo, balkans, europe, affaires européennes, géopolitique, politique internationale | | del.icio.us | | Digg | Facebook
vendredi, 26 octobre 2012
Karadzic si difende e risponde ai suoi carnefici
Karadzic si difende e risponde ai suoi carnefici
Dinanzi alla Corte dell’Aja il leader serbo-bosniaco non getta la spugna e affronta i giudici sostenendo la sua assoluta innocenza dai capi d’accusa che gli vengono mossi
Andrea Perrone
Il leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic (nella foto) non demorde, accetta la sfida e si difende con tutte le sue forze davanti al Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi) dell’Aja dalle accuse che gli vengono mosse ingiustamente. In Bosnia, ha dichiarato l’imputato, “ho fatto tutto quanto potevo per evitare la guerra” e “non ho mai pensato che potesse verificarsi un genocidio”. Il 67enne nonostante la detenzione non teme la Corte dei giudici euro-atlantici e si difende da solo, assistito da un gruppo di legali, iniziando ad esporre quella che viene definita l’introduzione alla replica contro i dieci capi di accusa a suo carico, tra cui è incluso anche il presunto genocidio di 8.000 civili musulmani a Srebrenica (luglio 1995) e l’assedio di Sarajevo durante la guerra in Bosnia del 1992-95. Karadzic ha respinto con coraggio ogni accusa e reclamato, al contrario, di meritare “riconoscimenti per le cose buone” che ha fatto. Ma il leader dei serbo-bosniaci è stato ancora più chiaro e senza troppi giri di parole ha affermato di non essere la mente di un efferato crimine contro l’umanità come quello di Srebrenica, ma “un uomo mite e tollerante, con una grande capacità di ascolto degli altri”. Così l’ex leader dei serbo-bosniaci si è difeso come un leone, senza remore, nell’aula del Tpi dell’Aja. Dato il ruolo svolto durante la guerra civile ed interetnica in Bosnia “non dovrei essere accusato, ma ricompensato per tutte le buone azioni che ho compiuto: ho fatto tutto quanto in mio potere per evitare la guerra e ridurre le sofferenze umane”, ha commentato Karadzic, sicuro di sé e della sua verità, durante l’udienza trasmessa in diretta televisiva dai canali internazionali, ma non dalle principali emittenti serbe. Un elemento interessante questo, che dimostra come nonostante vi sia un presidente nazionalista come Tomislav Nikolic alla guida della Repubblica di Serbia e un governo di coalizione tra socialisti e nazionalisti alcune notizie e informazioni subiscono un pesante controllo e vengono censurate irrimediabilmente. Il leader era stato arrestato a Belgrado a luglio 2008, dopo oltre 13 anni di latitanza. Forte della laurea in psichiatria, si continua a difendere da solo, senza timore, assistito da un gruppo di legali, dai dieci capi di accusa a suo carico. Un altro capo d’accusa mosso contro di lui per genocidio in altrettante municipalità bosniache, diverse però da Srebrenica, è decaduto durante il procedimento dimostrando che le accuse erano infondate. Vestito in modo molto elegante con un completo scuro, Karadzic in aula si è mostrato calmo e disinvolto. “Né me né nessuno ha mai pensato che si sarebbe compiuto un genocidio”, ha tuonato senza paura al cospetto dei giudici Onu. Il capo dei serbo-bosniaci ha a sua disposizione 300 ore per organizzare la sua difesa, le stesse impiegate dall’accusa tra aprile 2010 e maggio 2012. Dopo l’introduzione tenutasi ieri e della durata di quattro ore, Karadzic convocherà come suo primo testimone, Andrei Demurenko, colonnello russo in forza all’Onu che fu capo di stato maggiore a Sarajevo durante l’assedio. Con questa mossa il capo dei serbi vuole far cadere anche l’accusa di nei suoi confronti di aver condotto un lungo assedio ai danni di Sarajevo e dei suoi cittadini dal 1992-1995, non curante dei danni e dei morti che questo avrebbe causato. D’altronde i colpevoli di una guerra ingiusta e fratricida vanno cercati altrove, esattamente a Washington dove tutto ebbe inizio quando si decise di frammentare la Repubblica di Jugoslavia con il consenso di alcuni Stati europei, che ambivano a mettere anche loro le mani su alcuni Paesi dei Balcani occidentali, in ossequio naturalmente ai voleri dell’impero a stelle e strisce.
17 Ottobre 2012 - http://rinascita.eu/index.php?action=news&id=17327/
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mercredi, 24 octobre 2012
Rébellion 55 !
SOMMAIRE
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mardi, 02 octobre 2012
Le numéro 55 de la revue Rébellion
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mardi, 18 septembre 2012
De oorlog tegen Europa begon in Servië
Chris ROMAN:
De oorlog tegen Europa begon in Servië
Inleiding :
Zo’n 10 jaar geleden zei Zbigniew Brzezinski, stichtend lid van de Council of Foreign Relations, één van de organen van de wereldregering :“Er staat meer op het spel dan het eenvoudige lot van Kosovo. Het is niet overdreven te stellen dat een mislukking van de NAVO tegelijkertijd het eindde zou betekenen van de geloofwaardigheid van het mondiale Amerikaanse leiderschap.”
We kunnen vaststellen dat Europa een ware agressiegolf ondergaat van de Verenigde Staten. Laten we er onmiddellijk aan toevoegen dat we hier zeker niet het hele Amerikaanse volk stigmatiseren, maar wel hun leidende klassen, zoals hoge politieke verantwoordelijken, industriëlen, geldschieters en bankiers, strategen, inlichtingendiensten, enzovoort. Sinds het begin van de jaren 1900 kunnen zij hun wereldlijke machtswellust niet meer voor de opmerkzame toeschouwer verbergen. Eén van de door hen gebruikte tactieken is die van divide et impera. De buitenlandse politiek van de VS bestaat uit het vasthouden van de Amerikaanse hegemonie en het uitschakelen van geo-economische concurrenten. Dit zeker in West-Europa. De buitenlandse politiek richt zich in de eerste plaats tegen de belangen van Europa. Binnen de door Samuel Huntington gestelde Westerse zone zijn de VS tegenstanders-concurrenten van Europa. Een tegenstander die zeer gevaarlijk kan zijn, want hij aarzelt geen seconde om alle mogelijke middelen in te zetten om zijn doel te bereiken, ook de meest gruwelijke. Een gevaarlijke tegenstander die er alles zal aan doen om Europa te verhinderen zich te “emanciperen” en zo vanonder de Amerikaanse vleugels weg te glippen. De zogenaamde “Westerse” wereld – De VS, West-Europa en de Slavisch-Orthodoxe wereld – zouden, gezien de huidige wereldsituatie en de enorme kracht die uitgaat van de islamitische wereld, de handen bij elkaar moeten steken. Dit gebeurt niet. Integendeel. De VS ondersteunen bepaalde islamistische regimes zoals Saoedi-Arabië en Pakistan. Bin Laden is een product van de Amerikaanse veiligheids- en informatiediensten. De Amerikaanse regering houdt halsstarrig vast aan haar pro-islamistische koers, zeker in Europa . Dit wordt opgelegd door de CIA, het Pentagon en de internationale bankiers, lobby’s zoals de ADL, enzovoort. Voor alle duidelijkheid : ik gebruik de term “islamistisch” en niet “islamitisch’, omdat ik wens te benadrukken dat de meeste moslims in vrede willen leven, in eigen land blijven en met rust willen gelaten worden. De islamisten zijn een extremistische minderheid.
Het doel van de VS was niets minder dan het verzwakken van de Sovjetunie. Ondanks het anti-Americanisme van de islamisten en de Arabo-moslimwereld, blijven de Amerikaanse machthebbers de islamistische extremisten ondersteunen, met als doel het huidige Rusland te omsingelen en in te sluiten. We kunnen gerust stellen dat onze “Amerikaanse geallieerde” zich zeer weinig loyaal en weinig solidair met Europa opstelt. Door de zijde te kiezen van Turkije, Saoedi-Arabië, de islamitische republieken van de voormalige Sovjetunie tégen Rusland en daardoor ook tégen West-Europa, en door zich systematisch aan de zijde te scharen van weinig democratische islamistische regimes zoals Afghanistan, Koeweit, Bosnië, Kosovo, Albanië en dit ten nadele van anti-islamistische regimes, zoals Rusland, Iran, Irak en Servië, hebben de VS elke vorm van solidariteit met Europa verbroken en verraden.
Door te kijken naar de anti-orthodoxe en pro-islamistische koers van de VS, kunnen de Europeanen de NAVO terecht beschouwen als een verdedigingsmechanisme dat enkel de belangen verdedigt van de Amerikaanse geo-economische belangen en moet Europa beseffen dat de NAVO het Oude Continent in geen enkel geval kan beschermen tegen gelijk welke dreiging. Integendeel, het is de NAVO die niet zal aarzelen om een Europees land aan te vallen. We hebben Servië als voorbeeld. De NAVO viel in 1999 een Europees christelijk land aan om een door islamistische immigranten bewoonde provincie ter hulp te komen. De NAVO is niets anders dan het meesterstuk op het Amerikaanse schaakbord om de wereldheerschappij te behouden.
De VS-regeringen en -lobby’s zijn zich zeer bewust van het feit dat een ééngemaakt en onafhankelijk Europa hen op alle terreinen, zoals economie en militair, binnen de kortste keren zal voorbijsteken. De Amerikaanse strategen willen ten allen prijze verhinderen dat Europa één wordt, dat de twee “longen” van Europa – de westerse en de orthodoxe - goede maatjes worden met elkaar. Daarom willen de VS ons verzwakken door Turkije binnen de Europese Unie te sleuren en door Rusland van ons weg te duwen.
Om dit te bereiken, volgen de VS een dubbele weg. Ten eerste : De NAVO tot voor de poorten van Rusland brengen alsook het laten ‘integreren’ binnen de ‘westers-europese wereld’ van anti-Russische staten; Ten tweede : zoveel mogelijk Rusland verzwakken en haar wegduwen richting Azië, om het land weg te houden van het westelijk deel van Europa. Hierbij hoort het reactiveren van de “Koude Oorlog”.
Elke bom op Belgrado of Pristina zorgt ervoor dat de oude wonden tussen de Europese ‘longen’ zich opnieuw openen. Europa werd ooit verdeeld door het Grote Schisma van 1054 , Yalta (4 tot 11 februari 1945). Door de val van de Berlijnse Muur bestond echter de hoop op een hereniging van het gehele Oude Continent. Maar de internationale bankiers beslisten er anders over : er moet opnieuw een Muur komen, een Gordijn van Yzer en Bloed, om de twee Europese blokken van elkaar weg te houden.
De Russische socioloog Alexander Zinoviëv spreekt van ‘Occidentisme’. We kunnen ook het begrip ‘Atlantisme’ gebruiken. Het begrip ‘het Westen’ dient voor niets anders meer dan het bedriegen van onszelf en ons in de pas te laten lopen van lugubere Amerikaans-zionistische plannen. De prijs die Europa zal betalen voor de verkeerde strategische keuze, zal zeer hoog zijn. Onze regeringen zijn vazallen van de VS, Europa is in twee blokken verscheurd, aan onze zuidelijke grenzen wachten miljoenen gelukzoekers om ons demografisch deficit op te vullen. We bevinden ons in een tang : in het zuiden islamististen die het met ons niet zo goed voor hebben; en bij ons ‘McWorld’, het ‘Amerikaans westen’ dat culturen vernietigt, zoals de Amerikaanse socioloog Benjamin Barber het stelt. Het gevaar is groot dat het Europa als meerduizendjarige beschaving dat we nu kennen zal verdwijnen, indien we niet zeer snel iets ondernemen. Andere slachtoffers zijn de islamitische volkeren uit de Arabo-islamitische wereld. Ook zij lijden onder de VS-steun aan islamistische regimes. In de plaats van ons bij te staan sticht de VS binnen de Europese grenzen verschillende ‘Afghanistans’ die zich op twee à drie uren vliegen van Rome, Parijs of Brussel bevinden.
De gevolgen van de ‘Westerse’ oorlog tegen Servië, met de afscheuring van Kosovo als gevolg, zijn enorm. De posities van de “islamistische internationale’ werden versterkt. De ‘wereld mijn dorp’ waar alles één is, zoals sommige links-liberalen stellen, is nog niet voor morgen. Wel is het zo dat er twee werelden zijn : de westerse – om bij het ‘westen’ te behoren moet een bepaald land niet in het ‘westen’ liggen zoals Japan, Australië of Nieuw-Zeeland – en de niet-Westerse, zoals Rusland, Wit-Rusland, Servië, China, Noord-Korea, Venezuela, Cuba, Iran, Syrië en ga zo maar door. Een aantal van de opgesomde landen behoren tot de zogenaamde “As van het Kwaad”. Dit begrip werd door George Bush op 29 januari 2002 tijdens de State of Union voorgesteld. Irak en Libië staan niet meer op de lijst. Het begrip werd uitgedacht door de tekstschrijver van Bush, de miljonair David Frum. Deze laatste werd geboren in een Canadees-joods gezin. Hij ging naar de Yale-universiteit, waar zowat alle leden van Skull & Bones uit voortkomen. Oorspronkelijk bedacht hij “As van de Haat”, maar daar zouden teveel neo-cons zichzelf kunnen mee vereenzelvigen.
Voor de VS-strategen is het “kamp van de opstandigen” in staat om de hele Amerikaanse economisch-militaire strategie, met een raketschild als kers op de taart, op zijn minst in vraag te stellen. De VS willen zich indekken tegen raketaanvallen vanuit Rusland en China. Vanuit de “schurkenstaten (dixit de neo-cons) kunnen er immers geen ernstige raketaanvallen komen. Daarvoor is de reikwijdte van hun raketten te klein. Zij kunnen enkel Israël raken, maar dat is zeker het probleem van de Europeanen niet. Rusland en China landen bedreigen de Amerikaanse wereldheerschappij. Daarom dient het Amerikaanse schild. Daarom moeten er raketten komen in Polen en Tsjechië.
Het Westen valt Joegoslavië aan :
Indien we naar de conflicten kijken in voormalig Joegoslavië, Tsjetsjenië en andere ex-Sovjet-Republieken zoals Nagorno-Karabach, dan zien we steeds een conflict tussen de Slavisch-orthodoxe wereld en het islamo-Turks imperialisme. De Slavische wereld ‘geniet’ daarboven nog eens van een aanval in de rug van het Amerikaans-economisch systeem, welke zo snel mogelijk Rusland wil omvormen tot hun 51 ste staat. De Franse geo-politicoloog François Thual zegt duidelijk dat de interne conflicten in de Balkan gebruikt worden om bepaalde landen uit de regio weg te houden.
De vicieuze cirkel van oorlogen in voormalig Joegoslavië werd niet enkel aangestoken door de separatistische moslims maar eveneens door katholieke Slaven (Kroatië, Slovenië), gesteund door Duitsland. Toen beide katholiek-slavische landen zich afscheidden, wilden de moslims hun voorbeeld volgen. Bosnië was de eerste steen van een reeks domino’s. Bosnië kreeg de volle steun van de VS, Duitsland en zowat de gehele islamitische wereld. Er ontstond een tegennatuurlijke alliantie : moslims en katholieken verenigden zich tegen de Orthodoxe Serviërs.
Het multi-religieuze Joegoslavië barstte uit elkaar met de onafhankelijkheid van het door het ‘Westen’ gesteunde Slovenië en Kroatië tot gevolg. Duitsland was het eerste land dat Slovenië en Kroatië erkende (december 1991). Dit gebeurde nog voor de erkenning van beide landen door de EU. De rol van Duitsland in de erkenning door de EU was fundamenteel. De UNO stemde op 25 september 1991 een wet die alle mogelijke wapenleveringen aan alle partijen in Joegoslavië verbood. Duitsland leverde toch in het geheim wapens en munitie aan Kroatië. Hierdoor werden 25.000 Serviërs uit Slavonië verjaagd (oktober 1991). In de regio Slavonska Pozega werden 25 Servische dorpen met de grond gelijk gemaakt. In december 1991 stemden 11 van de 12 EU-lidstaten voor het behoud van de Joegoslavische staat. Duitsland slaagde erin na een lange nachtelijke vergadering de EU te chanteren. Bonn was immers belangrijk voor de invoering van de euro en dreigde zelfs het gehele Verdrag van Maastricht te kelderen. Duitsland zorgde ervoor dat de EU zowel Kroatië als Slovenië erkende. Voor het eerst sinds de Tweede Wereldoorlog toonde Duitsland opnieuw haar Ost-Politik. Enorme anti-Servische gevoelens speelden hierbij de hoofdrol. Sinds 1914 tot op heden heeft Duitsland (alsook Oostenrijk) nog niet kunnen afrekenen met haar oude anti-Servische demonen. De eenheid van Joegoslavië werd opgeofferd om de eenheid van de EU te bewaren. Als reactie op de Kroatische onafhankelijkheid eisten de Serviërs in Kroatië onafhankelijkheid voor hun regio. Deze Servische republiek, de Krajina, werd door de EU … niet erkend. Wat aan de Kroaten, Slovenen, Bosnische moslims en Albanese Kosovaren werd toegestaan, werd verboden aan de Serviërs. De westerse media toonde de Serviërs als ‘indringers’. Het Oostenrijks-Hongaars Rijk had hen drie eeuwen daarvoor naar daar verhuisd om een buffer te vormen tegen de aanvallen van de Turken. Het in de hoek drummen van de Serviërs leidde naar een hevige anti-Kroatisch reactie. De vuile politiek van de EU leidde naar duizenden onschuldige doden, zowel Kroaten als Serviërs, en de verdrijving van 300.000 Serviërs uit Slavonië en Krajina in mei en augustus 1995. Duitsland, Oostenrijk, Hongarije, Polen maar ook Chili en Bolivië leverden wapen aan de Kroaten. De rijke Kroatische diaspora in de VS organiseerde enorme geldinzamelingen om voor Zagreb wapens te kopen. Daardoor konden de Kroaten de duizenden Serviërs verjagen uit gebieden waar zij al zeer lang woonden. Nadien kreeg Servië ook steun, meer bepaald van Rusland, Bulgarije, Roemenië en Griekenland. Moskou leverde alleen al voor 300 miljoen dollar aan tanks. Hoewel, op zich is dit niet zoveel. De steun van Rusland viel al vlug weg. De Russische president Jeltsin stak totaal in de zak van de VS en de VS-gezinde oligarchen. Moskou deed niets toen de NAVO in 1995 het Servische deel van Bosnië aanviel. Daardoor kon de Kroatisch-islamitische alliantie het halen op de nationalistische Serviërs.
Vanaf april 1992 wilden de VS Joegoslavië onherroepelijk uit elkaar. Op 10 maart 1992 bevindt James Baker, Amerikaans staatssecretaris, in Brussel en vraagt aan alle ministers van Buitenlandse Zaken om Bosnië te erkennen. Op 7 april 1992 krijgt hij zijn zijn : Bosnië wordt door het Westen erkend. Sindsdien stoken de Amerikanen steeds ruzie. In maart 1992 zeggen ze de moslim Alija Izetbegovic zijn eerder aangegane akkoord van Lissabon te verwerpen. Dit akkoord hield een opdeling in van Bosnië volgens etnische lijnen. 44% zou islamitisch gebied worden. Onder druk van de Amerikanen zegt hij het akkoord op dat hij eerder had ondertekend met de Kroaten (Mate Bobben) en de Serviërs (Radovan Karadzic). Washington zet alles in op islamitisch Bosnië. Om de zaak aanvaardbaar te maken voor de massa, misbruiken ze het drama van de explosie van een bakkerij in Sarajevo (16 doden). Hoewel de verantwoordelijkheid voor het drama totaal bij de moslim-Bosniërs ligt – duidelijk gesteld door het hoofd van de Blauwhelmen, de veiligheidsdiensten van Frankrijk en Engeland en de vertegenwoordiger van de EU – slagen de VS er dank zij CNN in om de Serviërs te barbariseren. Ja, de Serviërs krijgen de schuld van iets wat zij niet hebben gedaan. Daarop stemt de Veiligheidsraad voor sancties tegen Servië. Die Veiligheidsraad geeft de NAVO en dus aan Washington toestemming om de sancties hard te maken. De VS eisen rechten op voor de Bosnische Kroaten, Bosnische moslims en Albanezen, maar weigeren diezelfde rechten aan Bosnische Serviërs. Deze Bosnische Serviërs worden geregeerd door een moslim en hebben niet het recht om de Servische nationaliteit te hebben of in Servië te mogen stemmen, wat de Kroaten wel gegund wordt. Op 21 en 22 september 1997 stelt zelfs Henri Kissinger zich vragen bij de leefbaarheid van Bosnië. Hij zegt dat Bosnië pas leefbaar wordt indien één van de strijdende partijen de totale overwinning behaalt. Bosnië ‘libaniseert’ zich spoedig. De drie kampen bestrijden elkaar, elk met zijn buitenlandse steun.
De moslims eisen zowat alles op : zij baseren zich op hun demografische groei. In 1961 maakten de Serviërs 43% uit van de bevolking, de moslims 26% en de Kroaten 22%. In 1991, vlak voor de onafhankelijkheid maakten de Serviërs 31% uit van de bevolking, de moslims 44% en de Kroaten 17%. Samuel Huntington stelt : “De expansie van één groep leidt tot de verdrijving van de andere”. De Bosnische moslims krijgen enorme steun van Saoedi-Arabië en nog niet zo lang geleden van Iran. Turkije gebruikt enorme diplomatieke druk om het Westen te doen kiezen voor de moslims van Bosnië. Bosnië maakte tot 1876 deel uit van het Ottomaanse Rijk. Izetbegovic kreeg in Riad in 1993 de mooie som van 93.333 dollar. Koning Faycal van Saoedi-Arabië keek toe en zag dat het goed was. Hij kreeg deze som voor zijn “uitmuntend islamiserend werk”. Zijn eerste actie bestond uit het toetreden tot de Organisation of the Islamic Conference, zwaar ondersteund door Saudi-Arabië. Nochtans zijn de christenen in Bosnië in de meerderheid. Izetbegovic voerde de sharia in. Het leger en de politie werden geïslamiseerd, straatnamen veranderden van naam. Voorbeeld : de Maarschalk Titostraat werd de Mula-Mustapha-Baseskijastraat (een moslimtheoloog uit de 18de eeuw). Vele kerken, zowel orthodoxe als katholieke, werden vernietigd. Duizenden Serviërs en Kroaten werden verjaagd. De Kroaten zijn nu zelf slachtoffers van hun voormalige islamitische bondgenoten. Zij luisterden naar het dictaat van de VS. De prijs is hoog.
In Zagreb – Kroatië – staat daarentegen de grootste moskee van Joegoslavië. Sarajevo is in twee stukken gedeeld : een Kroatisch en een islamitisch. In het islamitische deel kan men er Albanezen, Tsjetsjenen, Turken, Afghanen, Pakistanen ontmoeten, allen genaturaliseerd als dank voor de bewezen diensten.
Yossef Bodansky, zich in Angelsaksische veiligheidsmiddens begevend, zegt dat Kosovo en Albanië haarden van islamistisch terrorisme en toegangspoorten tot Europa zijn voor islamistische extremisten.
De islamistische extremisten vonden elkaar in Afghanistan. Zij kwamen “broeders in nood” helpen in Kosovo en Albanië om de islamitische as Sarajevo-Tirana te verstevigen. Deze militaire islamistische as loopt van Albanië over Macedonië, Montenegro, Bosnië tot in … Milaan ! Het doel van deze islamistische as in Europa en meer bepaald de Balkan is :
- een commercieel bruggenhoofd opzetten dat op enkele stappen van West-Europa ligt;
- het verstevigen van de islamitische as Sarajevo-Tirana, om zo politieke druk te kunnen uitoefenen;
- het organiseren van spionage basissen om zo West-Europa te infiltreren.
In 1997 steunde Teheran (toen een ander, door de VS aan de macht, gebracht regime dan vandaag !) het terreurnetwerk van de UCK. Het UCK kreeg granaten, machinegeweren, aanvalsgeweren, nachtkijkers en communicatiemateriaal om een lijn aan te leggen tussen Tirana en Kosovo.
Albanië en Kosovo, een nieuw Europees Afghanistan ?
Voor Saudi-Arabië is Groot-Albanië (Albanië, Kosovo, delen van Macedonië, Griekenland en Montenegro) islamitisch gebied, een Dar-al-Islam. Saudi-Arabië betaalt de bouw van vele moskeeën in Kosovo. Tegelijkertijd vernietigde het UCK er tot nu toe al meer dan duizend kerken, kloosters en orthodoxe kerkhoven, dit ondanks de aanwezigheid van de KFOR-troepen. De KFOR-troepen bouwden samen met de UNMIK (UNO-Missie in Kosovo ) en de EU aan nieuwe moskeeën, en dit terwijl de Albanezen op hetzelfde ogenblik honderden kerken vernietigen … .
De eerste stap die het UCK ondernam, was de strijd voor de Kosovaarse afscheuring van Servië. In 1999 was deze stap eigenlijk al geregeld. Door de vlucht van duizenden Serviërs werd de regio etnisch gezuiverd. De drie maanden durende NAVO-bombardementen waren daarin van zeer groot belang.
De tweede stap is de afscheuring van een deel van Macedonië, het noordwesten van Griekenland en van Montenegro, immers al onafhankelijk, tot groot jolijt van sommige bekrompen Vlaams-nationalisten. Zo zal Groot-Albanië tot stand komen. Met het verlies van Montenegro verliest Servië haar havens en haar gunstige ligging aan zee. De overwinning van het UCK in Kosovo stimuleert deze door de VS gesteunde terreurgroep om verder te gaan in genoemde gebieden met veel Albanezen.
In Tetovo, Macedonië, leven Macedoniërs een Albanezen op gespannen voet. De “Democratische Albanese Partij” maakt onder grote druk van de VS deel uit van de regering.
De nieuwe republiek Macedonië ondervond weinig tot geen gevolgen van de Oorlogen in Joegoslavië begin jaren 90. Dat veranderde toen in 1998 een extreem-nationalistische orthodoxe regering onder premier Gregoriefski aan de macht kwam en bovendien oorlog uitbrak in Kosovo. Veel etnische Albanezen vluchtten uit Kosovo, waarvan een deel naar Macedonië waar al een etnisch-Albanese minderheid woonde. De Albanezen in Macedonië, georganiseerd in de UCK-M, streefden naar onafhankelijkheid. Dit leidde ertoe dat er in 2001 in Macedonië een korte maar hevige strijd woedde tussen etnische Albanezen en het Macedonische regeringsleger. Als gevolg hiervan stopte het geweld en werd door Macedonische en etnisch-Albanese leiders het Akkoord van Ohrid ondertekend.
Besloten werd dat de NAVO zou assisteren bij het innemen van de wapens van de etnische Albanezen. Deze missie kreeg de naam Task Force Harvest (oogst). De NAVO werd gevraagd om Macedonië na beëindiging van TFH te ondersteunen bij het vredesproces en de parlementsverkiezingen van 15 september 2002. Hierop stationeerde de NAVO de vredesmacht Task Force Fox in Macedonië. Nadat de verkiezingen naar tevredenheid verlopen waren werd deze missie opgevolgd door een kleinere EU-vredesmacht “Concordia”, die later weer werd opgevolgd door een EU politie-missie met de naam “Proxima”, die een jaar (tot 15 december 2004) actief zou zijn. Vlak voor die tijd werd de missie met één jaar verlengd (Proxima II). Deze missie eindigde op 15 december 2005.
“De moslims in de Balkan weten dat ze op Bill Clinton kunnen rekenen”, zo schreef Denise Artaud, VS-deskundige. Islamitisch Bosnië en Kosovo hebben zich na de val van het Ottomaanse Rijk kunnen ontwikkelen dankzij de steun van de VS. Het UCK werd door de CIA opgeleid en ondersteund. Maar ook door Amerikaanse veteranen, ex-legerofficieren en bedrijven zoals Armor Holdings, Airscan, MPRI (Military Professional Resources Incorporated). De MPRI werkt onder controle van Amerikaanse geheime diensten en wordt ingezet bij delicate opdrachten zoals het sturen van huurlingen en raadgevers. Tijdens de Kroatisch-Servische oorlog leidde deze organisatie in Duitsland (Garmisch) de Kroatische officieren op.
Het bewijs dat de VS niet tussenbeide kwamen omwille van de mensenrechten werd geleverd op 3 augustus 1995. Het Kroatische leger voerde Operatie Storm (oluja) uit, alles georganiseerd door de MPRI. Doel was het verdrijven van alle Serviërs uit Krajina, dit met medewerking van de UNO en de logistieke steun van de NAVO. De VS-diplomaten en politici hebben een algemeen kenmerk : arrogantie. Peter Galbraith verklaarde op arrogante wijze dat hij de eerste was die het gezuiverde Knin binnen reed.
Peter Galbraith heeft meerdere posities bekleed binnen de Amerikaanse regering en bij de Verenigde Naties. In de jaren 1993 tot 1998 was hij als ambassadeur voor Amerika in Kroatië actief betrokken bij het Kroatische en Bosnische “vredesproces”.
In de jaren tachtig heeft hij gerapporteerd over het zogenaamde gebruik van chemische wapens tegen de Koerden in Noord-Irak (met toenmalig akkoord van de CIA !), wat uiteindelijk heeft geleid tot het instellen van Amerikaanse sancties tegen Saddam Hussein.
Washington traint het UCK
In Bosnië leidde de MPRI het islamitisch leger op. Voor de opleidingen in Kroatië en Bosnië tikte de factuur voor de MPRI zo’n 600 miljoen dollar aan. Washington vertelde de wereld dat de MPRI er was “om de overgang naar democratie bij te staan”. Het programma heette Train & Equip.
Volgens het gespecialiseerde blad Soldiers of Fortune deed in Kosovo niet alleen MPRI mee, maar ook de firma Duncorp. MPRI en Duncorp leidden rechtstreeks de terroriisten van het UCK op. Dit gebeurde in Albanië, waar de NAVO een stevige basis heeft. Het UCK kon tegelijkertijd genieten van zowel Amerikaanse als islamitische steun. James Rubin, VS-woordvoerder, had zelf besloten om de radicale Hashim Taci te steunen en niet de veel gematigder Ibrahim Rugova. Op 15 maart 2005 overleefde Rugova een bomaanslag. Nadien zou hij officieel stervan aan kanker. we kennen allemaal de truc van de geheime diensten om een klein beetje uranium in één of andere zetel in te planten, opdat de lastigaard onopvallend door kanker zal sterven. Is dit Rugova overkomen ? De CIA weet er waarschijnlijk meer van. Volgens Greg Copley, directeur van het Amerikaanse blad Defence and Foreign Affairs Strategic Studies “is het duidelijk dat vanaf 1992 de VS en de Duitse regering het UCK actief hebben gesteund. Zonder de steun van Clinton zou het UCK zeker de slagkracht niet hebben die ze nu bezit ”. Het UCK is de lokale geallieerde van de NAVO. De terreurgroep deelt aann de NAVO alle belangrijke Servische stellingen mee. Generaal wesley Clarck rekende op het UCK voor het geval er op Servië een NAVO-aanval met grondtroepen zou komen. De Amerikanen hadden zelf niet veel zin in een man tegen man gevecht met de Serviërs. Clinton was tegen een grondaanval. Hij wilde zich houden aan de “nul doden aan westerse zijde”-doctrine. Vandaar de laffe bombardementen op vrouwen en kinderen en daarom vanop onbereikbare hoogte.
We weten nu zeker dat de CIA, de SAS en de NAVO met het UCK samenwerkten sinds zeker 1999 met als doel van dat UCK een infanterieleger te maken. Ben Works van het SRI (Strategic Rechearch Institute) zegt duidelijk : “De politiek van de VS bestaat in het helpen van Bin Laden. De politiek van Clinton bestaat uit het garanderen van nog meer terrorisme.” De Amerikaanse kolonel Harry Summers zei in die tijd : “De Amerikanen gedragen zich in Kosovo als de verdedigers van terroristische groepen, die nochtans onze aartsvijanden zijn.”
Zowel Henry Kissinger, Samuel Huntington, Yossef Bodansky en Noam Chomsky stelling zich de vraag : “Waar zijn de VS het enige niet-moslimland dat zo de belangen van de moslimlanden verdedigt en zich manoeuvreert in de richting van de moslimlanden ?” Eén van de doelstellingen is het creëren van een soort westerse en pro-westerse islam, gemaakt dank zij de Turks-Amerikaanse as. Deze idee werd in Amerikaanse loges uitgebroed. De islam op zich is een gevaar voor de Israëlische staat, dus moet die islam omgevormd worden tot pro-westers. Er zijn in Europa nationalistische partijen die het maçonnieke discours vanuit de VS gratis overnemen. Maar hier kunnen de VS en hun bondgenoten zich lelijk vergissen. Mooi meegenomen is dan het gegeven dat de VS het terrein al bezet waar anders hevig anti-westerse stromingen zich zouden kunnen nestelen.
Ook is het zo dat de VS in zwart-wit termen van goed en kwaad denken. Het Kwaad is iedereen die de belangen van de VS op één of andere manier tegenwerkt.
Voor de VS is Europa van zeer groot geopolitiek belang. Het is voor hen de toegang tot het gehele Euro-Aziatische continent. De helft van de Amerikaanse handel gebeurt met Europa. Zeker meet Duitsland, Engeland en Nederland. Om dit te bekomen creëerden ze de Atlantische As. Daarbovenop is hun hulp aan de constructie van de EU in de jaren ‘50 niet zonder reden. Daarom moet, volgens de VS, elke vorm van nationalisme binnen de EU teniet gedaan worden. De VS willen een EU als vazal en uitvoerder van hun belangen, maar schuwen een sterk onafhankelijk Europa. De Amerikaanse advocaten van Jean Monnet fluisterden hem in het oor de anti-trust-wet zodanig op te stellen dat de Amerikaanse staalindustrie geen hinder zou ondervinden van de later opgerichte EGKS. Voor de VS is de EU een zwakke partner, wat ze willen. Een steeds maar ouder wordende bevolking, en technologisch meer en meer achterstand oplopend op de rest van de wereld. Daarbij komt nog dat door het verplicht aanvaarden van de EU-regels alle landen hun soevereiniteit verliezen, waardoor ze zaken moeten aanvaarden die hen eigenlijk meer kwaad dan goed doen. Hoe meer landen bij de EU, hoe zwakker dit continent, redeneren ze daar over de plas. Door de vrije uitwisseling van mensen en goederen is een interne controle vrijwel onbestaande en ideaal voor de maffia van de internationale bankiers. Dank zij de VS ( en de zwakte en de corruptie van de EU-ambtenaren) heeft Europa zelfs geen leger. Europa is enorm afhankelijk van de NAVO, het privé leger van de Bilderbergers. Het kan ongelooflijk klinken, maar de kracht van Europa bestaat uit de verdeeldheid. Anders zouden alle landen in koor op de Amerikaanse deuntjes dansen. Europa heeft duizenden jaren geschiedenis geschreven. Nu dreigt Europa de geschiedenis langs een achterpoortje te verlaten.
De NAVO is niet enkel een militair instrument, maar een macht om een bepaalde politieke en economische aanwezigheid te behouden. Dit onder voorwendsel ons te beschermen. Zbigniew Brzezinsky zegt dat Europa een geostrategisch bruggenhoofd is op het Euro-Aziatische continent gericht naar het Nabije en het Midden-Oosten. Nog belangrijker dan de alliantie met Japan, want Europa is de toegang tot het gehele Euro-Aziatische continent. Vlak daar onder ligt Afrika. Europa is het punt waar de belangrijkste energieën ter wereld zich elkaar ontmoeten. Europa is letterlijk een Amerikaans protectoraat. Haar afwezigheid tijdens het debat over Joegoslavië spreekt boekdelen. Haar zwakheid tegenover de VS werd zeer duidelijk tijdens de Amerikaanse aanval op een Europees land, op Servië. In de plaats van de Amerikanen van antwoord te dienen en duidelijk te stellen dat dit een Europese kwestie is die door Europeanen moet worden opgelost, collaboreerde de EU mee met de vrouwen en kinderen dodende NAVO, steeds in handen van een Amerikaan, ook de Europese afdeling. Brzezinsky vreest een autonoom Europa. Dit grootse Europa, het Euro-Russische Europa, kan, zoals de naam het zelf aangeeft, een alliantie sluiten met een stabiel Rusland en zelf een eigen super defentieapparaat uitbouwen. Brzezinsky gaat verder : “Hierdoor zou de NAVO-aanwezigheid in Europa onnuttig worden. Maar indien de Atlantische as zich verwijdert, is het gedaan met de Amerikaanse voorrechten op het Euro-Aziatisch continent. Met een sterk Europa is het gedaan de Atlantische Oceaan te beheersen alsof ze enkel aan de VS behoort. En daarmee wordt het penetratievermogen van de VS in het Euro-Aziatische continent enorm ingeperkt. Gelukkig heeft Europa ons nodig omwille van haar verdediging. De westelijke staten (van Europa) blijven in grote mate een protectoraat van de VS. Deze staten herinneren zich zeer goed wat het is om een vazal te zijn van een Rijk.” Daarom stellen ze alles in het werk om Oost en west-Europa tegen elkaar op te zetten en Rusland te omsingelen. De VS voeren heden de meeste anti-Europese strategie uit sinds de val van de Sovjetunie.
De strategie van het omsingelen van de orthodoxe wereld en meer bepaald Rusland :
Het aanhouden van een pro-islamitische koers, als onderdeel van de Amerikaanse buitenlandse politiek, alsook het toepassen van de “roll-back” tactiek (het terugdringen) van de orthodoxe wereld, de strategie van de groene gordel, staat voor het omcirkelen van Rusland en haar broedervolkeren, door middel van het ondersteunen van de islamitische ramkoers van Turkije , de Turkstalige landen van de voormalige Sovjetunie en die van de Kaukassus en de Balkan. De islamitische gordel is hoofdzakelijk gericht tegen de Orthodoxie. Hiervoor worden drie islamitische machten gebruikt :
- Saudi-Arabië, als geldschieter van de anti-slavische islamisten in Tsjetsjenië, Afghanistan, Bosnië, Kosovo, Albanië, UCK, enzovoort;
- Turkije, zuidelijke pijler van de NAVO, overal het ‘turkiseren’ ondersteunend;
- Pakistan en Afghanistan, basis voor de internationale soennitische islam.
De Amerikanen hebben steeds de islamisten rond Rusland gesteund. Tijdens het bestaan van de Sovjetunie en erna. Tussen 1994 en 1998 steunden de VS de Taliban in Afghanistan. Na het ‘verraad’ van Gulbuddin Hekmatyar, een Pashtun van de Kharoti-stam, als gevolg van de Golfoorlog, plaatste de VS hem op de zwarte lijst (19 februari 2003). Plots werd zijn groep “een bende terroristen”. Want de Taliban werd geacht de orde te handhaven op de firma Unocal kon beginnen met het graven van kanalen om daar nadien pijpleidingen te leggen. Daardoor zouden van Turkmenistan over Afghanisstan olie en gas naar Europa moeten stromen. Om de Taliban bij de publieke opinie gunstig te stemmen, werd verteld dat ze de drugstraffiek zouden doen stoppen. Afghanistan is immers de allergrootste producent van hard-drugs. De Taliban controleren meer dan 90% van de drugsproductie in het land. De CIA sloot er de ogen voor. We kunnen ons de vraag stellen in hoeverre de CIA niet zelf in de drugshandel is ingeburgerd.
Later handhaafden de VS een embargo tegen Afghanistan. Bin Laden, een CIA-product, keerde zich tegen zijn meesters.
De geostrateeg Bruno Colson legt uit dat de politiek van de VS eruit bestaat systematisch potentiële rivalen te verzwakken of uit te schakelen, of ze nu vriend of vijand zijn, opdat deze staat haar supermacht behoudt. Op 8 maart 1992 verscheen er in de New York Times een versie van de Defence Planning Guidance die de Amerikaanse Veiligheidsstrategie uitlegde. Er werd samengewerkt met de NSA, een Amerikaanse veiligheidsdienst die vele malen sterker is dan de CIA. De Amerikaanse missie bestaat erin nooit toe te staan dat één of andere rivaal in West-Europa, Azië of de GOS het hoofd recht zodat de Amerikaanse economische belangen in het gedrang komen. Er staat eigenlijk letterlijk dat Europa en Japan – gealllieerden ! – klein moeten worden gehouden. Het rapport stelt letterlijk : “Wat belangrijk is, is het gevoel dat de internationale orde ondersteund wordt door de VS en dat die VS om de orde te bewaren op elk moment moet kunnen ingrijpen wanneer een collectieve actie niet mogelijk is.” U begrijpt nu waarom de VS zich achter de UNO schuilen om Irak aan te vallen. “De UNO staat machteloos en aldus nemen de VS de zware taak op zich om zelf en alleen aan te vallen.” De Amerikaanse leiders zeggen ons dat hun wereldheerschappij nodig is om de mensheid democratie en vrede te verzekeren. Papa Bush noemde dit de Nieuwe Wereldorde.
Heerschappij over Eurazië, constante in de Angelsaksische geopolitiek :
In zijn boek “Het Grote Schaakbord” legt Brzezinski uit dat voor de VS de heerschappij over Eurazië, gaande van West-Europa tot China, van hoogste belang zijn. Een sterke aanwezigheid op het Euro-Aziatisch continent garandeert wereldheerschappij. Zeker dank zij de daar aanwezige grondstoffen. De VS zijn een supermacht dank zij de aanwezigheid in de drie randzones van het continent. Eurazië is het enige terrein waar een eventuele rivaal van de VS zou kunnen verschijnen. Daar bevindt zich de sleutel van de Amerikaanse geopolitiek. De gedachtengang van Brzezinski wordt al jaren door de Engelsen uitgevoerd. De evolutie van de geopolitieke geschiedenis wordt bepaald door een botsing van continentale machten meet maritieme machten. Men kan ook spreken over Thalassocratie. Een thalassocratie (thálassa = zee; krateín = macht hebben over, heersen) is de naam die reeds in de Griekse oudheid werd gebruikt om een maatschappij aan te duiden die de macht had op zee of deze toch nastreefde. Essentieel voor een thalassocratie was natuurlijk een vloot, die zowel een handels- alsoorlogsvloot kon zijn.
De Britten stelden zich reeds de vraag : “Wat zou er met de maritime machten gebeuren indien het grote Eurazische continent zich zou verenigen in één blok en een hele Armada verbergen ?” Het antwoord is devide et impera. “De NAVO is het middel om te verhinderen dat het blok ooit één wordt,” zegt generaal Gallois. Volgens geopolitieker Halford John Mackinder (1861-1947) is het ergste wat er kan gebeuren deDrang nach Osten van Duitse keizer Willem II of een continentale alliantie van Duitsland met Rusland. Deze kunnen de wereldsuprematie van de Angelsaxen beëindigen. Daarom pleit Mackinder voor een gordel van staten tussen Duitsland en Rusland om het militair sterke Duitsland in een eerste tijd te absorberen. Maar de Bolsjewieken veranderen de geopolitiek in Europa. Vanaf 1943 bepleit Mackinder de theorie van “Heartland” . Voor hem is dit de gehele voormalige Sovjetunie met Centraal- en Oost-Europa aan de rand. Mackinder stelt : “Wie Oost-Europa beheerst, beveelt het hart van de wereld. Wie het hart van de wereld beheerst, beveelt het eiland van de wereld. Wie het eiland van de wereld beheerst, beveelt de wereld.” Oost-Europa is aldus één van de meest strategische gebieden. De Balkan verbindt het Heartland met de Middellandse Zee. Maar Centraal- en Oost-Europa zijn de sleutel tot eenheid van het grote continent. Men kan duidelijk begrijpen waarom de zeemachten Groot-Brittannië en Amerika aan Rusland een vloot hebben willen onthouden en de toegang tot warme zeeën in de Kaukassus, Centraal-Azië en de Balkan. Ook de Britse geopolitieker Homer Lea gaat uit van de land-zee-verhouding. In zijn boek “The Day of the saxons” pleit hij voor het indijken van Rusland. De Russen mogen zelfs niet onrechtstreeks de Bosporus en de Dardanellen beheersen. Tijdens de Krimoorlog werd zijn theorie toegepast. Engeland en Frankrijk steunden de Turken tegen de Russen. Het doel van de orthodoxe Tsaar was om het Heilige land te bevrijden en Constantinopel opnieuw in te nemen. Vandaar konden de Russen doorstoten naar de Indische Oceaan. De Westerse mogendheden schrokken van de gedachte dat de Russische hoofdstad Sint-Petersburg kon verhuisd worden naar de Middellandse Zee. De Vrede van Parijs kwam op 30 maart 1856 (met tsaar Alexander II) tot stand tijdens een congres in Parijs en bezegelde het einde van de Krimoorlog. Rusland werd teruggedrongen op de Zwarte Zee en mocht langs de kusten geen oorlogshavens meer bouwen. Rusland gaf ook zijn belang op de christenen in het Ottomaanse Rijk te beschermen. De machten beloofden elkaar de integriteit van het Ottomaanse Rijk te behouden. Moldavië en Walachije (die in 1858 zouden worden verengd als Roemenië) en Servië werden erkend als autonoom onder de bescherming van de Europese machten.
Het staat vast dat de Angelsaksische mogendheden doorheen de hele geschiedenis alles hebben gedaan om Rusland tegen te werken. Zij steunden steeds de vijanden van Rusland. Een ander voorbeeld van Britse steun is de Russisch-Japanse oorlog. Zowel Groot-Brittannië als Japan maakten zich zorgen om de groeiende macht van Rusland in Mantsjoerije. Op 30 januari 1902 sloten zij een bondgenootschap. Hierin werd overeengekomen dat indien één van beide landen in een oorlog werd meegesleept ter verdediging van haar regionale belangen, de andere natie niet alleen neutraal zou blijven maar er alles aan zou doen om te vermijden dat het conflict zou uitbreiden. Indien andere landen aan de oorlog zouden gaan deelnemen – men dacht aan Frankrijk en Duitsland – dan zou dit land haar bondgenoot ter hulp komen. In feite vergemakkelijkte dit verdrag van 1902 de verwerving van Korea door Japan en versterkte het haar verlangen om het gevecht aan te gaan tegen de Russen in Mantsjoerije.
In een boek “Vertelsels en legenden van de ethische oorlogvoering” legt auteur Daniël Bensaïd de ware redenen uit van de aanval op Joegoslavië. Dank zij deze oorlog hebben de Amerikanen de hand kunnen leggen op een regio waarvan zij beseffen dat zij die in handen moeten hebben om een eventuele opmars van Rusland te dwarsbomen. Het doel van de VS ligt helemaal in dezelfde lijn als die van de Engelsen in de 19de eeuw.
In zijn boek “Rusland na het jaar 2000” schrijft Guennady Zjoeganov, leider van de Russische Communistische Partij (In Rusland zijn de Communisten eveneens nationalisten), over de Russisch-Amerikaanse strijd voor de controle van het Heartland “dat de uitkomst van deze strijd over het lot van de wereld zal beslissen. Het Westen wordt aldus verplicht om de Russische heerschappij in de Euro-Aziatische kern te breken”. Zjoeganov is een uitmuntend geopolitieker. Dit kan eveneens gezegd worden van de ultra-nationalist Vladimir Zjirinovsky. Henri Kissinger zegt dat “men Rusland moet aanmoedigen zich enkel op haar eigen grondgebied bezig te houden. Een land dat zich uitstrekt over 11 tijdszones, van Sint-Petersburg tot Vladivostok, heeft niet veel last van claustrofobie.” Een rapport van de Amerikaanse Landsverdediging van 1992 stelt dat de VS-regeringen er rekening mee houden dat de omcirkeling van Rusland tot een hevige toename van Russisch-nationalisme kan leiden. Maar die risico’s nemen ze er graag bij. Het rapport bevestigd dat er Amerikaanse nucleaire wapens op Rusland gericht blijven“want Rusland is de enige macht ter wereld die in staat is de Amerikaanse wereldheerschappij te doorbreken”.
Dit document van 1992 houdt het plan in om alle landen van het voormalige Warchaupackt op te zetten tegen Rusland. U begrijpt nu waarom het raketschild in Polen en Tsjechië voor dienen. Niet voor het stoppen van de raketten van Hamas en Hezbollah (die trouwens kleine Russische raketten zijn). Met de uitbreiding van de NAVO richting Oost-Europa knaagt Amerika stilletjes aan de invloedssferen van Moskou.
Brzezinski (CFR) zei dat “de NAVO moet uitgebreid worden naar het Oosten om elke dreiging van Rusland in Oost-Europa tegen te gaan”. Ook daarom eisen de Amerikanen dat Turkije bij de EU komt. Dan is Rusland zowel economisch als militair omsingeld. Turkije bij de EU is slecht voor Europa maar goed voor de geopolitieke belangen van de VS. Om de omsingelingen tegen te gaan rekent Rusland op Servië, Griekenland, Iran en Armenië.
Kissinger schrijft : “Indien we falen bij het uitbreiden van de NAVO richting Oost-Europa, dan kan dit leiden naar gevaarlijke geheime akkoorden tussen Rusland en Duitsland”. Bondskanselier Kohl had al zo’n geheim akkoord overwogen en met de Russen besproken.
De ware reden voor de Amerikaanse interventie in Kosovo :
Charles de Gaulle, voormalig Frans president en aanhangers van de Euro-Russische as, omschreef de NAVO als volgt : “Navo : Organisatie opgedrongen aan de Atlantische Alliantie die niets meer is dan de militaire en politieke onderwerping van West-Europa aan de VS”.
De strategie van de NAVO-interventie in Servië lijkt soms onsamenhangend, zelfs leeg. Officieel bombarderen ze om “een menselijke catastrofe te vermijden”. De NAVO heeft niet enkel de menselijke catastrofe kunnen vermijden maar heeft die zelfs uitgelokt. De luchtaanvallen – de Angelsaxen zijn de tientallen laatste jaren niet beroemd omwille van hun moed man tegen man te vechten - lokten van Servische kant begrijpelijkerwijze harde tegenreacties op. De NAVO-aanvallen zorgen voor een exodus van Albanezen, veel materiële schade maar ook veel doden. De NAVO bombardeerde zelfs vluchtende Albanezen.
De Franse generaal Salvan zegt zelf dat de bombardement Milosevic groen licht geeft om Kosovo op te ruimen.
We kunnen er niet omheen : ofwel is het nooit het doel van de NAVO geweest mensen te redden ‘van de gruwelijke Serviërs’ ofwel zijn ze bij de NAVO vreselijk naïef en onkundig. Indien we uitgaan van de eerste stelling, dan stellen we vast dat het doel steeds is veranderd en dat de acties incoherent zijn. Het doel van de oorlog tegen Servië is nooit heel duidelijk gesteld, waardoor de Amerikanen een zeer ruime speelmarge hebben waardoor zij hun eigen doel steeds voor ogen konden houden. De media, allen vazal van de internationale bankiers, vertelden ons verschillende doelen :
- de Albanese bevolking in Kosovo beschermen (dixit Blair, Chirac, Clinton, Schröder);
- een algemene destabilisatie van de Balkan vermijden (dixit Chirac);
- Slobodan Milojevic verplichten de akkoorden van Rambouillet te aanvaarden, die voor de Serviërs naar collectieve zelfmoord leiden. (Tijdens de besprekingen zijn Madeleine Albright : “We’ll bomb them”)
- eisen van het veertrek van de Serbo-joegoslavische troepen uit Kosovo;
- het verbieden van elke grove handeling van een dictator tegen een minderheid (dixit Blair);
- het rechtvaardigen van het bestaan van de NAVO, die toen haar 50-jarig bestaan vierde;
- het militair potentieel van Joegoslavië vernietigen. Dit houdt ook de vernietiging in van het gehele militair-economische potentieel van het land.
Sommigen zeggen dat de NAVO aanviel “omdat Europa zelf passief en zwak handelde”; “De Amerikanen zijn naïef zoals kleine kinderen”; “De Amerikanen streden in de Balkan op om de publieke opinie weg te leiden van de sexschandalen van Clinton en Lewinsky”;
Eric de la Maisonneuve, Frans hoofd van de Société de Stratégie, zegt :”De niet-strategie van de NAVO maskeert perfect de strategie van de Amerikanen. De sinds 1994 in de Balkan door de Amerikanen geleide operaties beantwoorden aan een ware strategie. De Kosovaarse Albanezen worden gebruikt voor de Amerikaanse strategie.” Doorheen de hele geschiedenis van de moderne tijd zien we dat de vijand steeds op voorhand wordt gediaboliseerd met als de massa in te pompen dat ‘de aanvallen op de duivel’ gewettigd zijn.
Toen de piloten opdracht kregen een rijdende colonne te bombarderen maar meldden dat er geen tanks maar burgers en tractors waren, gaf het NAVO-opperbevel : “toch bombarderen”. Deze communicatie tussen en verontwaardigde piloot en de NAVO-top in Kosovo werd afgeluisterd en wereldkundig gemaakt.
Geopolitieke doelstelling en Amerikaanse strategie in de Balkan en Europa :
1. De stichting van een Groot-Albanië om de Balkan te destabiliseren:
Milosevic is al een tijdje weg. We kunnen zien dat het UCK haar eigen doelstellingen heeft kunnen bereiken : etnische zuivering van Kosovo (er wonen bijna geen Serviërs meer), onafhankelijkheid, het invoeren van een andere munt (jaren geleden was de Deutsche Mark er de munt !) en het onmogelijk maken aan de Serviërs om hun grondgebied – want Kosovo is Servisch – te controleren.
Het doel van de Albanese separatisten is niet enkel een onafhankelijk Kosovo, maar eveneens de aansluiting bij Albanië , samen met delen van Macedonië, Griekenland en Montenegro. Op dit ogenblik wordt Macedonië het meest bedreigd want de mot zit er intern al diep in. Meer dan 30% van de bevolking is van Albanese origine. In 1997 trainden de FARK , de milities van Rugova en concurrent van het UCK, al in de Macedonisch-Kosovaarse grenstreek. Dit deden ze samen met Turkse officieren. De Amerikanen keken welwillend toe. Washington besloot toen al om Macedonië als achtertuin te gebruiken voor haar operaties.
De onafhankelijkheid van Kosovo dient als dominoeffect om de andere Albanezen in de andere landen aan te sporen hetzelfde te doen. Nu wordt duidelijk waarom het UCK bij de onafhankelijkheid van Kosovo massaal op straat kwam met Albanese … en Amerikaanse vlaggen ! De andere grote winnaars zijn Turkije en Duitsland.
De VS hebben vanaf 1999 steeds het UCK gesteund. Richard Holbrooke zei dat de Serviërs verantwoordelijk waren voor etnische botsingen van 2000. Toen stapten 50.000 Albanezen op naar het door Serviërs bewoonde deel van Kosovska Mitrovica, een stad in het Noorden van Kosovo, met als doel de stad te zuiveren van Serviërs. De stad had eind 2003 een geschat inwonertal van 68.929, bestaande uit zo’n 80% etnische Albanezen in het zuiden van de stad, zo’n 10-15% etnische Serven in het noorden van de stad en zo’n 2% Bosniakken, die in het noorden en het zuiden wonen.
Om de rust in de stad te bewaren en de Albanezen en Serven uit elkaar te houden zijn enkele duizenden KFOR-militairen en UNMIK-politietroepen in de stad gelegerd. De grens tussen de Albanezen en de Serven verloopt over de rivier de Ibar.
Servië heeft aan de rand met Kosovo troepen geplaatst. De VS stellen dat de NAVO of KFOR in Servië zelf (ten noorden van Kosovo !) kan optreden in Servië “het zou aandurven misdaden te plegen tegen de Albanezen” in Kosovo ! Iedereen weet dat het UCK er in opdracht op uit is de Serviërs tot harde represailles uit te lokken. Daarom dat het UCK er zijn hand niet voor omdraait om op te treden op een wijze waar zelfs de grootste tiran uit de geschiedenis nog iets kan van leren.
2. Het stichten van een NAVO-protectoriaat in Centraal-Europa, Balkan en Albanië:
De bescherming van de Franse KFOR-troepenmacht, samen met de Turks-Duits-Amerikaanse samenwerkingen de Balkan, en door de internationale gemeenschap gelegitimeerd dankzij de UNO en de daarbij horende administratie in Kosovo, laat het westers protectoraat van de NAVO toe dat de VS de Russisch-orthodoxe wereld aan haar zuidflank omsingelen en alzo de toegang beletten tot de Middellandse Zee. Tegelijkertijd bezetten ze het geostrategische kruispunt waar drie werelden elkaar ontmoeten : de Middellandse Zee, de Turko-islamitische wereld een de Slavisch-orthodoxe wereld. De NAVO zal er voor minstens 20 tot 30 jaar aanwezig zijn en haar positie versterken.
3. Het heroprichten van een nieuw Ijzeren Gordijn tussen West-Europa en de Slavisch-Orthodoxe wereld :
De Amerikaanse strategie bestaat uit het aanbrengen van een duurzame breuk tussen west-Europa en de Slavisch-Orthodoxe wereld, en dit zowel op politiek, psychologisch, economische en geostrategisch vlak. De VS willen west-Europa er van overtuigen dat ze meer gemeen hebben met hun Amerikaanse beschermheren dan met hun Slavische broeders en buren.
- De NAVO wordt direct gelinkt aan de UNO omwille van Amerikaanse heerschappij over het Westen;
- het verdedigen van de belangen van de Amerikaanse oliemaatschappijen;
- om bovenstaande te bekomen : Rusland afsnijden van de rest van de wereld, desnoods met stromen van bloed.
De aanval op Servië (en Irak) is eveneens een waarschuwing aan tegenpruttelende staten zoals Rusland, Wit-Rusland, China, India, en anderen.
Het nieuwe Gordijn van Yzer en Bloed zet beide delen van Europa nog meer tegen elkaar op dan e voorbije 50 jaar.
4. Het stichten enclaves, aparte entiteiten en islamitische “abcessen” binnen Europa :
Het doel is dubbel :
- destabiliseren van Europa door het creëren van een “islamistisch, pro-Turks en separatitisch abces” en dit in het hart van het Oude Continent; Op dit punt botsen de westerse, islamitische en de Orthodoxe beschaving. De NAVO heeft dan een goede reden om iedereen te komen beschermen.
- Amerika zich door de Arabische staten “laten vergeven” voor de onvoorwaardelijke steun aan Israël, steun die washington meer en meer in de problemen brengt. Washington wil een goede toegang tot de meer dan een miljard moslims, die wel antiwesters zijn maar toch – in de ogen van het Amerikaanse grootkapitaal – consumenten. En niet vergeten : onder hun voeten bevindt zich 75% van de oliereserves ter wereld.
5. De EU compromitteren een ervoor zorgen dat dat er een Atlantische vrijhandelszone komt alsook een bruggenhoofd naar het Euro-Aziatisch continent :
De VS willen de Europeanen doen inzien dat ze “onbekwaam” zijn om zelf een buitenlandse politiek te voeren en zelf een gemeenschappelijke defensie in stand te houden, die los staat van Washington. De NAVO, en aldus Washington, moeten dan instaan voor de verdediging van het Oude Continent. De EU is dan niets anders dan een bruggenhoofd voor het Euro-Atlantisch Blok.
Conclusie :
Dank zij de Amerikaanse bemoeienissen in Europa voelen vele Europeanen geen binding met heet Oude Continent. In tegendeel : sommigen plooien zich – als reactie – terug op kleine grenzen omdat ze binnen zeer die kleine grenzen nog één of andere vorm van identiteit ontdekken. Het gevaar bestaat erin dat ze zich daardoor de meest bekrompen mentaliteit aanmeten. Kleine volksentiteiten zijn een must, maar men moet beseffen dat men samen leeft met de buurman, ook al heeft die in de loop der geschiedenis meer dan eens oorlog gevoerd tegen ons volk.
Rusland werd steeds vakkundig ver weg gehouden van het theater in West-Europa. Sommigen zeggen dat Rusland geluk heeft gehad en niet veel hinder heeft ondervonden van de bedreigingen die Europa boven het hoofd hangen. maar dat is vergeten dat de Russen ook hun deel van de koek hebben gekregen.
Zij hebben Europa indertijd verdedigd tegen de aanvallen van de Tartaro-Mongolen. (De Litouwers sloten zich bij de Slag van Koelikovo, 8 september 1380, aan bij de Mongolen). Maar zij hebben ook veel bloed verloren in Afghanistan en verdedigen heden Europa tegen het islamisme in Tsjetsjenië.
Vladimir Volkoff zegt duidelijk dat de Amerikaanse bezetting in de eerste plaats een zorg is voor Europa. Daarom moet er geen as komen van Washington over Brussel naar Tel Aviv. Ook geen as van Portugal tot de Oeral; maar een as van Gibraltar tot Vladivostok, omdat dit laatste één geografisch geheel is.
Enkel deze laatste as betekent de laatste overlevingskans voor Europa. Enkel deze laatste As kan Europa, en daardoor de hele wereld, behoeden voor toestanden neergeschreven door Georges Orwell’s 1984.
We staat voor de keuze : met de internationale bankiers en slavernij of met Rusland en de vrijheid. Ik heb al gekozen.
Kris Roman
Woordvoerder Euro-Rus (www.eurorus.org)
Gent, 3 maart 2008
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lundi, 18 juin 2012
LA ISLAMIZACIÓN FORZADA DE BOSNIA-HERZEGOVINA
LA ISLAMIZACIÓN FORZADA DE BOSNIA-HERZEGOVINA
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jeudi, 31 mai 2012
SERBIA EN EL BUEN CAMINO
TOMISLAV NIKOLIC PRESIDENTE.
SERBIA EN EL BUEN CAMINO.
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dimanche, 27 mai 2012
TOMISLAV NIKOLIC PRESIDENTE. SERBIA EN EL BUEN CAMINO.
TOMISLAV NIKOLIC PRESIDENTE. SERBIA EN EL BUEN CAMINO.
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lundi, 21 mai 2012
Kosovo : un centre de formation pour les opposants syriens à Vucitrn
Kosovo : un centre de formation pour les opposants syriens à Vucitrn
Ex: http://mbm.hautetfort.com/
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Photo: RIA Novosti
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« Les opposants serbes suivent une formation au Kosovo », confirme le journaliste militaire Milovan Drecun dans une interview accordée à la Voix de la Russie. Rappelons que depuis plusieurs jours les médias parlent des liens existant entre l’opposition syrienne et les autorités kosovares. Il s’agit, entre-autres, de former les terroristes dans un centre situé au Kosovo. Milovan Drecun a mené sa propre enquête.
« Lors de mon enquête demi-secrète que j’ai menée aux alentours de la ville de Vucitrn, j’ai vu de mes propres yeux plusieurs étrangers avec une peau brune du type syrien. Ils avaient des longues barbes que portent d’habitude les islamistes radicaux. Ces gens-là se promenaient librement dans les rues. Lorsque j’ai interrogé les Albanais locaux, ils m’ont expliqué que ces gens passaient pratiquement tout leur temps à l’Académie de la police du Kosovo. Celle-ci n’est pas un simple établissement de formation des policiers. Les enseignants qui y travaillent, faisaient partie, il y a plusieurs années seulement, des commandos britanniques SAS (Special Air Service). Je suis certain que l’Académie héberge un centre de formation pour les opposants étrangers, notamment pour les islamistes radicaux. La formation prend deux ou trois semaines en petits groupes. On leur y apprend à manipuler les explosifs et les différents types d’armes. Des membres du mouvement de moudjahid Abou Bekir Sidiq qui coopère étroitement avec Al-Qaïda, ont été repérés dans le centre. On y a également vu des membres du mouvement islamiste radical de la Macédoine qui s’apprêtent à aller en Syrie pour aider les opposants au régime du président en place ».
Selon Milovan Drecun, les résultats de son enquête ne furent pas une surprise pour lui.
« Le centre de formation à Vucitrn est directement supervisé par certains services secrets occidentaux, avant tout, britanniques et américains. Ils ont transformé l’Académie de la police en centre de formation des opposants syriens, avant tout, des islamistes radicaux parmi lesquels on trouve des membres d’Al-Qaïda venus des pays différents, en premier lieu, des pays de la région. Après cette formation, ils seront envoyés en Syrie pour y organiser des actes de sabotage et des attentats. C’est-à-dire qu’a été mis en place un camp où l’on forme les gens qui vont perpétrer des actes de violence en Syrie contre le président syrien et que ce camp est dirigé par les services secrets britanniques et américains. Il ne faut pas oublier qu’Hashim Tahci et Ramush Haradinaj sont des fantoches manipulés par Washington et Londres. Ils suivent à la lettre les directives reçues des représentants américains au Kosovo. Si leurs maîtres le souhaitent, ils feront tout pour aider l’opposition syrienne ».00:05 Publié dans Actualité, Affaires européennes | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : kosovo, balkans, syrie, europe, affaires européennes, monde arabe, monde arabo-musulman, proche orient, politique internationale, actualité | | del.icio.us | | Digg | Facebook
jeudi, 17 mai 2012
L'Europe est en proie à une islamisation forcée à ses portes
Des manifestations qui témoigneraient de l’émergence d’un islam radical en Macédoine
Les Albanais de Macédoine se sont rassemblés dans plusieurs villes du pays vendredi (11 mai) pour protester contre l’arrestation de suspects lors d’une opération de police dans une affaire de quintuple meurtre. La presse régionale a interprété ces manifestations comme un signe de la radicalisation des islamistes du pays.
Des milliers de personnes d'ethnie albanaise ont manifesté contre l'arrestation de trois hommes accusés d'avoir tué cinq Macédoniens le mois dernier.
Les photos montrent de nombreux manifestants qui brandissent des drapeaux saoudiens, certains portant des T-shirts avec des inscriptions comme « L'Islam dominera le monde ».
Le 13 avril dernier, les corps de cinq pêcheurs macédoniens ont été découverts près d'un lac du village de Smiljkovci, au nord de Skopje. Quatre des victimes avaient autour de 20 ans. Le cinquième homme avait environ 40 ans. Le 1ermai, la police a arrêté 20 personnes suspectées du quintuple meurtre, y compris des islamistes radicaux qui se seraient battus aux côtés des talibans en Afghanistan.
Les manifestants ont scandé des slogans tels que « UCK » (l'ancien mouvement de libération du Kosovo dans les années 1990), « On se retrouvera dans les montagnes » et « La Grande Albanie ». Ils auraient également jeté des pierres aux forces de police, a rapporté le SETimes.
Ce site d'information a en outre affirmé que les manifestants avaient attaqué les bureaux de la municipalité de Skopje dont le maire, Izet Medziti, appartient au parti albanais de l'Union démocratique pour l'intégration (DUI). « Ils ne veulent clairement pas coexister : leurs slogans trahissent l'objectif d'abuser de l'Islam pour créer un Etat purement ethnique qui alimenterait les conflits dans la région. Les slogans en faveur du Parti démocratique des Albanais trahissent également l'implication de certains partis politiques qui souhaitent profiter de cet abus de la religion », a déclaré au SETimes Ivan Babanovski, ancien professeur d'études stratégiques et de sécurités.
L'agence de presse serbe Tanjug a rapporté que les manifestants portaient des bannières critiquant le gouvernement macédonien et le premier ministre, Nikola Gruevski, qu'ils ont qualifiés de « terroriste » et de « Chetnik » en référence au mouvement nationaliste serbe qui a usé de la tactique de la terreur contre les musulmans. Ils ont traité les membres des forces de police de meurtriers.
Sur leurs bannières, les manifestants ont également écrit que les Serbes et les Macédoniens étaient responsables du meurtre des cinq hommes.
Des manifestations auraient également eu lieu dans les villes de Gostivar et Tetovo.
Nombreux sont les experts et les Macédoniens qui pensent que ces manifestations ont pour but de déstabiliser la Macédoine en amont du sommet de l'OTAN à Chicago les 20 et 21 mai prochains. L'adhésion à l'OTAN de la Macédoine a été bloquée en 2008 suite à un conflit toponymique entre Athènes et Skopje.
Certains experts craignent aujourd'hui que les Albanais de Macédoine tentent à nouveau de créer un Etat albanais à l'ouest du pays.
Selon des professionnels de la sécurité, environ 5000 islamistes aguerris des guerres en Bosnie-Herzégovine, au Kosovo et du précédent conflit en Macédoine vivent dans la région.
Dvezad Galijašević, un membre de l'équipe d'experts d'Europe du Sud-est pour la lutte contre le terrorisme et le crime organisé, a déclaré à SETimes que les adeptes du wahhabisme étaient bien plus nombreux. Il a expliqué que les pays de la région devraient rompre les circuits financiers du wahhabisme et arrêter les leaders et les membres les plus importants de ces mouvements qui promeuvent la violence.
EurActiv.com - traduit de l'anglais par Amandine Gillet
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mercredi, 16 mai 2012
Fyrom: ancora violenze interetniche
Fyrom: ancora violenze interetniche
Le milizie albanesi si riarmano. Sale la tensione con i macedoni
Andrea Perrone
Ex: http://www.rinascita.eu/
Sale ancora la tensione interetnica nella Fyrom, dopo la strage di Pasqua. E così undici anni dopo la guerra di riaccendono le tensioni interetniche tra macedoni e albanesi, tanto che sono previste una serie di manifestazioni in contemporanea tra maggioranza slava e minoranza albanese. è comunque importante ricordare che gli albanesi nella Fyrom rappresentano circa il 30 per cento della popolazione, pronti a realizzare armi in pugno la “Grande Albania”.
La situazione è quindi in rapida evoluzione e le tensioni non sono escluse. Come ha riferito venerdì il portale specializzato Balkaninsight, “attivisti albanesi stanno utilizzando di Tweeter e Facebook per organizzare proteste a Skopje, Tetovo, Gostivar, Deba, Struga subito dopo la preghiera di mezzogiorno del venerdì”, ovvero in città dove è prevalente la presenza albanese. Il riferimento è alla maxi operazione del primo maggio scorso, che ha portato all'arresto di una ventina di presunti estremisti islamici, ex combattenti in Afganistan e Pakistan, ma detentori di passaporto di Skopje. Tra questi, secondo le autorità macedoni, vi sarebbero anche alcuni dei presunti autori dell’ormai tristemente nota strage di Pasqua, in cui morirono quattro giovani macedoni e un quinto adulto, uccisi da colpi d’arma da fuoco, presso un laghetto alle porte di Skopje. Secondo indiscrezioni quel crimine venne compiuto proprio da albanesi. D’altronde le tensioni interetniche non sono una novità per questo Paese dei Balcani, ma a preoccupare è l’escalation di violenze nei primi mesi del 2012 dovrebbe far ripensare a quello che è il contesto macedone, dove vivono circa due milioni di abitanti un quarto dei quali albanesi stabiliti principalmente nel nord. Anche i dati sono fonte di tensioni etniche che si riverberano nell’ambito della politica, tanto che il censimento dello scorso ottobre è stato annullato per le diverse interpretazioni di metodologia tra i due partiti di governo, il Vmro del premier conservatore Nikola Gruevski e il Dui di Ali Ahmeti, che da leader dell’Uck macedone, sigla del terrorismo albanese, durante gli scontri del 2001 è diventato il punto di riferimento della minoranza albanese. In più non bisogna dimenticare che le milizie albanesi sono ancora una realtà in grado di seminare paura, tra queste spicca l’Aksh, esercito nazionale albanese, un gruppo paramilitare che ha come obiettivo l’unificazione di Kosovo, Albania e parte della Macedonia. Per non smentirsi, infatti, poche settimane fa, il 17 marzo, l’Aksh ha emesso un comunicato in cui afferma di aver riattivato le sue strutture militari. A conferma che il sogno della “Grande Albania” potrebbe non essere una visione onirica, ma la dura realtà.
12 Maggio 2012 12:00:00 - http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=14830
00:10 Publié dans Actualité, Affaires européennes | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : politique internationale, fyrom, macédoine, balkans, europe, affaires européennes, actualité | | del.icio.us | | Digg | Facebook
lundi, 14 mai 2012
LA ALTERNATIVA NACIONALISTA GANA LAS LEGISLATIVAS EN SERBIA.
LA ALTERNATIVA NACIONALISTA GANA LAS LEGISLATIVAS EN SERBIA.
Ex: http://enricravello.blogspot.com/
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jeudi, 10 mai 2012
KOSOVO, UNA REALIDAD IGNORADA
KOSOVO,
UNA REALIDAD IGNORADA
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samedi, 05 mai 2012
Endzeiten: Die Balkanisierung Europas und Jüngers Anarch
Endzeiten: Die Balkanisierung Europas und Jüngers Anarch
Hier & Jetzt (Ausgabe 18; Frühjahr 2012)
http://www.hier-und-jetzt-magazin.de/
Dr. Tomislav Sunic
Das Wort „Endzeiten“ erinnert an die biblischen Voraussagen über einen linearen Zeitverlauf, der in ein apokalyptisches Ende der Welt einmünden soll. Diese Idee ist typisch für den Offenbarungsmenschen, dessen Denken aus semitischen Quellen gespeist wird: „Dann sah ich einen neuen Himmel und eine neue Erde. Der erste Himmel und die erste Erde waren verschwunden, und das Meer war nicht mehr da. Ich sah, wie die Heilige Stadt, das neue Jerusalem, von Gott aus dem Himmel herabkam“ (Offb. 21,1-4).
Schicksalszeit und lineare Zeit
Heute offenbart sich dieser „semitische Geist“ im Glauben an ständigen wirtschaftlichen Fortschritt und dessen ideologischen Ablegern: Kommunismus und Liberalismus. Doch man begegnet auch im europäischen Erbe dem Begriff der Endzeiten, obgleich die europäischen Endzeiten seit immer zyklischer Natur gewesen sind. In seinem Werk beschreibt Ernst Jünger die Schicksalszeiten im Gegensatz zu heutigen technokratischen, geradlinigen und meßbaren Zeiten. Kann es für Europäer noch schlimmer werden, als es schon ist? „Das Schicksal darf geahnt, gefühlt, gefürchtet, aber es darf nicht gewußt werden. Verhielte es sich anders, so würde der Mensch das Leben eines Gefangenen führen, der die Stunde seiner Hinrichtung kennt“ (1).
Für viele Menschen in Osteuropa – und besonders für die Systemkritiker – war einst das kommunistische System das Sinnbild der Endzeiten, das nachfolgende Spätzeiten unbedingt ausschließen sollte. Der Zeitverlauf schien im Kommunismus für immer verriegelt. Nach der Katastrophe von 1945 waren viele intelligente Europäer der Ansicht, daß nicht nur das Ende einer* Welt hereingebrochen war, sondern das Ende der Welt schlechthin. Für postmoderne Europäer stellt sich nun die Frage: Wo liegen die lokalen europäischen Endzeiten und wo liegt die globale Endzeit? Vielleicht sind die europäischen Endzeiten schon lange vorbei – und vielleicht sind alle Europäer schon seit Jahrzehnten tief im genetischen Verfall begriffen. Vielleicht sind Europäer am Ende schon etwas, das diesen Namen gar nicht mehr verdient? Das Problem für Europäer liegt in der richtigen Benennung der heutigen Systemzeiten, die zwar, wenn in großem historischem Zeitraum gesehen, keine Rolle spielen, aber deren peinliche Dauer für ein Menschenalter eine Ewigkeit bedeutet. Wie sollen wir diese Zeit bewerten?
Die Zeitwahrnehmung, besonders im Ernstfall, wird am besten auf dem Balkan bemessen, einem Teil Europas, der ständig den großen tektonischen Einflüssen ausgesetzt ist. Balkanisierung ist nicht nur eine Frage geopolitischer Entortung. Balkanisierung heißt auch: eine geistesgeschichtliche Entartung, wobei sich verschiedene politische Identitäten vermischen und ständig von anderen Identitäten ersetzt werden. Jedoch, angesichts der heranrückenden Katastrophen, kann jede Balkanisierung auch ein scharfes Überlebenstalent hervorrufen. Dieses Talent kann man nur als gelassener Einzelgänger ohne irgendwelche politischen Verbindungen mit der heutigen Welt üben. Wenn nötig, sollte man, wie es seit Jahrhunderten auf dem Balkan ist üblich ist, als Bauer leben, aber im Notfall auch schnell zur Waffe greifen können.
Die zwei Seiten der Balkanisierung
Heute jedoch gibt es zwei verschiedene Seiten der Balkanisierung. Auf der einen Seite gibt es in Europa noch immer den abgenutzten Haß zwischen artverwandten Europäern. Auf der anderen Seite kann man in ganzem Europa die herankommenden Kleinkriege mit Nichteuropäern als eine Art Neubalkanisierung betrachten. Im Lichte der ständigen Völkerwanderungen aus der Dritten Welt in der Richtung Europas sind alle Europäer Balkanesen geworden oder sollten sogar Balkanesen sein: Nicht unbedingt im negativen Sinne, sondern auch im positiven Überlebenssinne. Wer inmitten der wilden Tiere lebt, muß auch selbst ein Tier werden. Wie der italienische Soziologe, Vilfredo Pareto, treffend vor einhundert Jahren prophezeit hat: „Wer zum Lamm wird, findet bald einen Wolf, der einen auffrißt.“ (2).
Balkanisierung und interethnische Kleinkriege in Europa scheinen unvermeidlich zu sein, obgleich wir noch nicht wissen, welche Gestalt diese Balkanisierung und Kleinkriege annehmen werden. Man sollte sich wieder an den merkwürdigen Charakter des Anarchs von Ernst Jünger aus seinem Roman Eumeswil* erinnern. Der Protagonist Martin Venator alias Anarch, lebt in der multikulturellen Kasbah sein Doppelleben; er ist kein Rebell, kein Dissident und hat sich auch sehr gut ins System eingefügt. Jedoch in seinem Versteck hat er neben seinen Büchern auch Waffen. Er haßt das System. Jüngers Roman kann auch als Bildungsroman für die heutigen Generationen der jungen Europäer gelten, ähnlich dem jüngsten Balkankrieg, der auch eine didaktische Rolle für viele kroatischen Kämpfer spielte.
Totalüberfremdung –Gefahr und Chance
Kulturfremde Einwanderung nach Europa verlangt deswegen von uns eine neue Definition von uns selbst. Und hier sind wir Zeuge einer großen Geschichtsironie: Unser heutiges ethnisches Bewußtsein und Kulturbewußtsein wächst im Verhältnis zu den Wellen der Ankunft nichteuropäischer Zuwanderer nach Europa. Je mehr hereinkommen, desto mehr sind wir uns unserer eigenen Herkunft bewußt. Können die heutigen europäischen Nationalisten kulturell und ethnisch eine Vorstellung von sich selbst haben, ohne sich vom Anderen abzugrenzen? Die Endzeiten setzen immer die Ausgrenzung des Andersartigen voraus. Das erinnert an die kroatische Alt-Rechte, die ihr Kroatentum fast ausschließlich auf dem Anti-Serbentum aufbaut. Gäbe es irgendeine nationale oder rassische Identität ohne die wahrgenommene oder die vorgestellte Gefahr von anderen nationalen oder rassischen Identitäten? Übrigens sind solche negativen kleinstaatlichen Identitäten, die alle Europäer schmerzvoll erleben mußten, heute überholt und nutzen den Europäern nicht mehr. Heute sollte man die Zeiten mit anderen Mitteln messen, um den neuen Feinden besser zu begegnen.
Historisch gesehen haben die entgegengesetzten Euronationalismen und Balkanismen in Mittel- und Osteuropa nie eine konvergierende Wirkung für die europäischen Völker gehabt. Sie sind schädlich gewesen und müssen deshalb abgelehnt werden. Alle bisherigen Methoden der nationalen Selbstbestimmung – wie die Zugehörigkeit zu seinem Stamm oder einem eigenen Staat auf Kosten der benachbarten europäischen Staaten und Stämme, z. B. Polen gegen Deutsche, Serben gegen Kroaten oder Iren gegen Engländer – haben sich als katastrophal erwiesen. Solche exklusiven Nationalismen legitimieren nur das neomarxistische und -liberale Experiment des Multikulturalismus. Cui bono?
Einiges darf man hier nicht übersehen: Die alten europäischen Nationalismen und Balkanismen haben alle sehr viel an europäischen Menschenleben gekostet. Was jetzt den Europäern übrigbleibt, ist nur ihre gemeinsame ethnokulturelle Identität, unabhängig davon, ob sie in Australien, Kroatien, Chile oder Bayern leben. Ironischerweise bietet heutzutage ein neubalkanisiertes Europa und Amerika gutes Terrain für ein gemeinsames biopolitisches Erwachen. Angesichts der massiven Flut nichteuropäischer Einwanderer werden sich mehr und mehr Europäer ihrer eigenen ethnokulturellen und rassischen Herkunft bewußt. Die unmittelbare Gefahr der Totalüberfremdung bietet jetzt eine Chance, das große Ganze zu sehen und die frühere Kleinstaaterei abzuschütteln. Jetzt erleben alle Europäer täglich gefährliche Berührungen mit „neueuropäischen“ Völkerschaften, die ihnen total art- und kulturfremd sind. Was heißt heute ein Deutscher, ein Franzose, ein Amerikaner zu sein, da mehr als 10 Prozent der Bundesbürger und mehr als 30 Prozent der Amerikaner nichtweißer Herkunft sind?
Kommunistischer Völkermord oder Multikultimord?
Die meisten autochthonen Europäer und weißen Amerikaner sind informiert über die gefährlichen Folgen der Neubalkanisierung, aber selten geben sie sich die Mühe, über deren Ursachen nachzudenken. Ziehen wir zuerst ein paar Parallelen zwischen kommunistischem Terror und heutigem Überfremdungsterror. In diesem Zusammenhang können die Schilderungen des mörderischen Wirkens der Kommunisten in Osteuropa und besonders auf dem Balkan nach dem Zweiten Weltkrieg als Beispiel dienen, um die heutige Lage der Totalbalkanisierung und -überfremdung in ganz Europa besser zu begreifen. Freilich, die Thematisierung der Zeitgeschichte in Europa bzw. im heutigen Kroatien ist, ähnlich wie in Deutschland, nicht erwünscht und bleibt deshalb oftmals sogenannten „Rechtsradikalen“, „Revanchisten“ und „Revisionisten“ vorbehalten. Deswegen besteht auch für einen gelassenen kroatischen oder deutschen Anarch die Gefahr, daß er jedesmal, wenn er einen kausalen Nexus zwischen den kommunistischen Völkermorden vor und nach 1945 in Osteuropa und dem heutigen Überfremdungsmord herstellt, als „Rechtsextremist“ gebrandmarkt wird. Der Einzelne und sein Doppelgänger Anarch müssen daher ein gutes Einfühlungsvermögen in die Seele des Andersartigen haben und immer vorausdenken.
Im Zuge des Terrors, den die Kommunisten nach dem Zweiten Weltkrieg von Kärnten bis Mazedonien durchführten, spielten ideologische Gründe, also der berühmte „Klassenkampf“, eine mindere Rolle. Viel bestimmender war ein pathologischer Neid der Kommunisten und ihre Erkenntnis, daß ihre antikommunistischen und nationalistischen Feinde, insbesondere kroatische, slowenische und volksdeutsche Intellektuelle, intelligenter waren und eine höhere moralische Integrität besaßen. Solch eine Partisanengesinnung bzw. solche philo- und paläokommunistischen Gedankengänge sind typisch für die heutigen außereuropäischen Zuwanderer, wenngleich sie noch nicht im Stande, sind ihren Neid und ihren Haß gegen die Autochthonen in einen direkten Konflikt umzuwandeln. Die kommunistischen Völkermorde nach dem Zweiten Weltkrieg hatten Einfluß auf den Rückgang der kulturellen und genetischen Fortentwicklung in Kroatien und anderswo in Osteuropa. Die kroatische Mittelschicht und eine große Anzahl intelligenter Menschen wurden einfach ausgelöscht und konnten nicht ihr Erbe, ihre Intelligenz und ihre Schaffenskraft an ihre Nachkommen weitergeben.
Balkanisierung und Multi-Kulti als kommunistische Ersatzideologie
Wo also liegen die Parallelen zum neuen Überfremdungsterror in Westeuropa? Man muß feststellen: Das, was die früheren Kommunisten mit ihrem Terror in Mittel- und Osteuropa nicht vollenden konnten, erreicht die heutige liberale „Superklasse“ mit ihrer sanften Ersatzideologie des Multikulturalismus. Der ständige Zuzug von Nichteuropäern führt zum Niedergang des europäischen Genpools. So sieht man deutlich die krassen Auswirkungen der Gleichheitsideologie und ihres größten Vollstreckers, des Kommunismus, der einst lehrte, daß alle Menschen gleich seien. Im Liberalismus wird das Mordinstrument zwar anders benutzt, die Folgen sind aber denen im Kommunismus gleich. Das liberale System glaubt, daß alle europäischen Völker in einem neokommunistischen bzw. liberal-multikulturellen Suprastaat von nichteuropäischen Stämmen stets ersetzt werden können und wie Verbrauchsmaterial ständig reproduziert werden sollten. Balkanisierung und Multikulturalismus funktionieren heute als Ersatzideologie für den verbrauchten und diskreditierten Kommunismus. Beide Systeme sind bei den Zuwanderern aus der Dritten Welt beliebt, aber auch bei den weißen Linksintellektuellen des Westens, die immer auf der Suche nach neuer Politromantik sind. Der Kommunismus ging in Osteuropa zugrunde, weil er sich als Neomarxismus in der Praxis viel besser in Westeuropa verwirklicht hat.
Die Schuld an der Balkanisierung Europas und Amerikas tragen die Kapitalisten. Es liegt in ihrem Interesse, eine billige millionenstarke Reservearmee zur Arbeit nach Deutschland und Westeuropa zu holen, so daß sie immer wieder die Löhne der einheimischen Arbeitnehmer herabsenken können. (3) Diese importierten und zugewanderten Arbeitskräfte in Europa haben niedrige Intelligenz, wenig Sozialbewußtsein und gar kein Gespür für die europäische Kultur. Deswegen sind sie besser manipulierbar. Und deswegen sollte man die weiße kapitalistische „Superklasse“ als Hauptfeind betrachten. Der Händler hat keine Identität. Einem deutschen Börsenmakler oder einem kroatischen Ex-Kommunisten und heutigen Spekulanten ist es völlig egal, wo seine Heimat liegt – so lange er Geld verdient. Schon der Urvater des Kapitalismus, der berüchtigte, jedoch hochgepriesene Adam Smith, schrieb: „Der Kaufmann ist nicht unbedingt der Bürger irgendwelchen Landes.“ (4)
Der Fehler der Nationalgesinnten in Europa und den USA ist die Verwechselung von Ursachen und Wirkung des Multikultisystems: Nicht die vorderasiatischen oder afrikanischen Einwanderer tragen Schuld an der drohenden Balkanisierung Europas, sondern die Systempolitiker und ihre sogenannte kapitalistische „Superklasse“. Hinzu kommt auch die weit verbreite Meinung, daß der Islam mit seiner angeblich gefährlichen und gewalttätigen Religion der Hauptfeind ist. Man sollte hier aber zwischen Religion und ethnischer Herkunft differenzieren. Zudem sollte man sich auch daran erinnern, daß das jüdische Alte Testament nicht gerade friedensstiftende Prosa ist. Und auch wenn man das Evangelium liest, sollte man sich an den Terror des Dreißigjährigen Krieges erinnern, der unter dem Zeichen der christlichen Konfessionen geführt wurde. Aber auch sonst ist Religionskritik nicht geeignet, um Masseneinwanderung zu kritisieren. Die meisten der 30 Millionen illegalen Einwanderer in Amerika sind fromme Katholiken aus Lateinamerika, die päpstlicher sind als der Papst, obgleich sie den Europäern nicht artverwandt sind und einer anderen Rasse und einem anderen Kulturkreis angehören.
Das Kapital will Balkanisierung, da das Kapital keine Heimat kennt. Es kennt nur die Mobilität der Arbeitskräfte über nationale Grenzen hinweg. Deshalb soll der neue Anarch nicht schockiert sein über die stillschweigende und heilige Allianz zwischen dem Kommissar und dem Händler, zwischen dem Big* Business* und der Linkschickeria. Die Linke spricht sich für die Masseneinwanderung aus, da die Einwanderer für sie heute das Ersatzproletariat bedeuten. Für den Kapitalisten ist es vorteilhaft, Menschen aus der Dritten Welt nach Europa zu holen, weil diese den Interessen des Kapitalismus dienen. Das Kapital mit seinen Schmugglern von Menschen und Gütern auf der einen und die Antifas, Päderasten, Menschenrechtsaktivisten und christlichen Aktivisten auf der anderen Seite: das sind heute die echten Wortführer für die Abschaffung der Grenzen und die Lautsprecher für ein multirassisches, multikulturelles und wurzelloses Europa. Der Kapitalist zielt auf den Abbau des Wohlfahrtsstaates, da ihm jeder Staat zu teuer ist. Ein linker Antifa will den Nationalstaat ebenso abschaffen, da für ihn jeder Staat nach Faschismus riecht. Trotz des offiziellen Zusammenbruchs des Kommunismus sind die kommunistischen Ideen der Gleichmacherei und der Glaube an den Fortschritt mehr als je lebendig im heutigen liberal-multikulturellen Europa, wenn auch in anderer Form und unter anderen Namen – und dies sogar unter vielen Menschen, die sich selbst als Antikommunisten deklarieren.
Identität in den Spätzeiten
Wie soll unsere neue Identität heißen? Der neueuropäische Anarch muß sich bemühen seine Kultur und sein Rassebewußtsein zu erhalten. Der Rassebegriff kann nicht geleugnet werden, auch wenn dieser Begriff heute kriminalisiert wird. Man kann seine Religion, seine Gewohnheiten, seine politischen Ansichten, sein Territorium, seine Nationalität, und auch seinen Paß wechseln, aber man kann seinen Erbanlagen nunmal nicht entfliehen. Die Soziobiologie wird in den politischen Analysen der liberalen Medien mit Spott und Ekel bedacht, wenngleich der Anarch wissen sollte, insbesondere wenn der Ausnahmezustand ausgerufen wird, daß er zuerst zu seinem eigenen Stamm und zu seiner Sippe zu halten hat. Sollte er es vergessen, wird der „Andersartige“ nicht zögern, ihn schnell an seine Sippe oder an seine Rasse zu erinnern. Der jüngste Krieg in Jugoslawien war ein klares Vorzeichen dessen, wie man seine „neue Identität“ erwirbt bzw. wie man ein Zufalls- oder „Berufs“-Kroate wird. (5)
Jedoch Rassebewußtsein allein genügt in den Endzeiten nicht als Hilfsmittel für vollkommene Identität. Rasse muß immer in größerer, in geistiger Weise verinnerlicht werden. Rasse ist nicht nur ein biologisches Gegebenes – Rasse heißt auch geistige Verantwortung. Es gibt viele, viele Weiße in Europa und Amerika, die geistig total degeneriert sind – trotz eines gutaussehenden „nordischen“ Körpers. Ein solcher Körper ist jedoch keinesfalls Garant für einen ebensolchen Charakter. Schon Ludwig Clauß schrieb: „Seelenkundlich eine Rasse erforschen, bedeutet zunächst: den Sinn ihrer leiblichen Gestalt erkennen. Dieser Sinn aber ist nur aus der seelischen Gestalt verstehbar.“ (6)
Um europäische Identität wiederherzustellen, muß der heutige Anarch zunächst den Kapitalismus demontieren. Zweitens muß er auch die Gleichheitslehre des Christentums kritisch überprüfen. Nichteuropäische Einwanderer wissen genau, daß sie nur im christlich geprägten Europa mit seiner Spätreligion der Menschrechte und seinem Nationalmasochismus gut und sorglos leben können. Gefühle des Selbsthasses gibt es weder bei ihnen noch den Politikern in ihren Heimatländern. Jene Weiße, jene Waldgänger, die in den Ländern der Dritten Welt gelebt haben, wissen sehr gut, was rassische Ausgrenzung und Diskriminierungen gegen die eigene Bevölkerung in den Ländern der Dritten Welt bedeutet. Ein Mestize aus Mexiko oder ein Osttürke aus Ankara weiß genau, welchem rassischen und kulturellen Kreis er in seiner Heimat gehört. Er hat nichts zu suchen bei den „Türken“ aus der Oberschicht, die ihn ständig ausgrenzen und die auf ihre eigene albanische oder ihre bosnische Herkunft sehr stolz sind und sich dazu in der Öffentlichkeit bekennen. Im Gegensatz dazu bieten Deutschland bzw. Amerika diesen Mischlingen aus der Dritten Welt die Möglichkeiten an, die ihnen aufgrund ihrer Herkunft in ihrer Heimat für immer versperrt bleiben.
Das Großkapital der weißen Oligarchie in Europa, gepaart mit Schuldgefühlen der Spätchristen auf der einen Seite und linken Befürwortern der Rassenpromiskuität auf der anderen Seite, sorgen für die volle Legitimität der Abermillionen nichteuropäischer Zuwanderer. Wenn die Europäer wieder eine eigene Identität aufbauen wollen, sollten sie zuerst den Kapitalismus und die Freimarkttheologie demythologisieren. Auslandsimmigration kommt dann sofort zum Stillstand! Denn Einwanderer haben dann kein Motiv mehr, in den Ländern der Andersartigen zu leben und daran große Erwartungen zu knüpfen.
Optimistisch betrachtet, ist der Liberalismus am Ende. Sein Experiment mit den abstrakten Dogmen des Multikulturalismus, seinem wirtschaftlichem Fortschritt und seiner ethnisch undefinierten Bevölkerung ist gescheitert. Sowohl in Europa als auch in den USA zeigt sich täglich, daß das liberale Experiment tot ist. Es gibt dafür genügend empirische Beweise. Nun ist es ein typisches Merkmal von dahinsiechenden politischen Klassen, in weihevollen Worten über ihre Unfehlbarkeit, über ihre Ewigkeit, über die Wahrhaftigkeit ihres Systems zu dozieren – gerade in dem Moment, wenn ihr System auseinanderfällt. Solch selbstgefälliges Wunschdenken hat man unzählige Male in der Geschichte erlebt. Die fingierten Selbstvorstellungen der heutigen herrschenden Klassen über die Endzeiten und das „Ende der Geschichte“ ähneln der Denkweise der politischen Klasse in der ehemaligen DDR und der Sowjetunion kurz vor ihrem Zusammenbruch. In Sommer 1989 noch gab es große Paraden in der DDR, wobei die dortigen Politiker von der Unzerstörbarkeit des Kommunismus schwärmten. Wenige Monat später fiel die Mauer – und das System war tot. Und somit kam auch das Ende einer Welt und das Ende einer Runde europäischer Schicksaalzeiten. Die heute herrschende Klasse in Deutschland und der EU weiß gar nicht, wohin sie will und was sie mit sich selbst tun soll. Sie ist viel schwächer, als sie es zeigen will. Der Anarch lebt wieder in einer höchst spannenden historischen Zeitleere, und es hängt von seiner Willenskraft ab, welchen Sinn er dieser Zeitleere geben wird.
Netzseite: www.tomsunic.info
Fußnoten :
1. Ernst Jünger, An der Zeitmauer, (Cotta- Klett Verlag, 1959), Seite 25.
2. Vilfredo Pareto, "Dangers of Socialism", The Other Pareto (St. Martin's, 1980), Seite 125.
3. Alain de Benoist, « L'immigration, armée de réserve du capital », Eléments, Nr. 138 (April- Juni 2011).
4 Adam Smith, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, 2 Vol. (Edinburgh, Printed, at the Univ. Press, for T. Nelson, 1827) p. 172.
http://www.econlib.org/library/Smith/smWN11.html
5. Tomislav Sunic, La Croatie, un pays par défaut? (Avatar, 2010).
6. Ludwig Clauß, Rasse und Charakter, (Verlag Moritz Diesterweg, Frankfurt a. M. 1942), Seite 43.
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mardi, 27 mars 2012
Per non dimenticare il 24 Marzo 1999
di Andrea Salomoni
Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]
Il 24 Marzo del 1999, iniziarono i bombardamenti "democratici" sulla Jugoslavia e la criminale aggressione contro il suo popolo; mentre il 10 giugno venivano stipulati gli accordi di pace a Kumanovo, e dopo 13 anni ecco che la verità faticosamente si fa largo anche a livello ufficiale:...Altro che “genocidi e fosse comuni mai trovate”, “diritti umani negati” e “pulizie etniche” mai avvenute, se non dopo l’occupazione della NATO, e compiuta dalle bande criminali dell’UCK nei confronti dei serbi e di tutte le minoranze non albanesi, oltre che contro gli albanesi jugoslavisti. A dodici anni dalla fine dell’aggressione la verità lentamente emerge, altro che “ingerenza umanitaria”, ecco a cosa miravano i criminali bombardamenti “terapeutici” sulla Jugoslavia. Erano semplicemente mire imperialiste, soltanto che ora non lo diciamo più noi "complottisti" come facciamo dal 1999, adesso ci sono le prove e le dimostrazioni. Sotto trovate una cartina della Serbia Montenegro, con indicati gli obiettivi e gli interessi che la NATO ha richiesto al nuovo governo, docile vassallo dell’occidente, come condizione per entrare nella lista d’attesa per la Partnership per l’organizzazione atlantica e per poter aspirare ad entrare un giorno, nell'Europa dei padroni. La cartina vale forse più che tutte le analisi, ipotesi, disquisizioni teoriche fin qui fatte, nella sua fredda sinteticità è come l’esibizione dell’arma del delitto, tutte le menzogne, le falsità, gli alibi degli aggressori, crollano come un castello di carte. La cartina è su ciò che si discusse tra i vertici NATO e il nuovo governo serbo montenegrino; rappresenta gli obiettivi e gli interessi ritenuti “necessari” dall’Alleanza atlantica e dagli USA: porti, aeroporti, caserme, siti logistici per installazioni radar, zone considerate strategiche per basi, ecc. ecc. Nella regione balcanica, ora che sono state portate la libertà e la democrazia…occidentali, ovviamente, la situazione di agibilità e sovranità, per i popoli e stati è sinteticamente questa:
in Ungheria l’ex base sovietica di Tasar è ora la principale base militare americana fino alla Russia;
in Albania sono state posizionate le basi navali più grandi, oltre all’aeroporto vicino a Tirana;
in Macedonia sono state occupate dalle truppe Nato le due più grandi caserme del paese a Tetovo e a Kumanovo, oltre all’aeroporto di Petrovac, Skoplije e al poligono militare di Krivolak;
la Bosnia Erzegovina è stata adibita per l’aviazione: l’aeroporto di Dubrovac, Tuzla è diventato base aerea Nato, così come a Brcko e Bratulac, sono state messe due basi terrestri;
i maggiori porti della Croazia sono stati adibiti per le unità navali, mentre all’aeroporto vicino Pula c’è ora una base dell’Alleanza oltre al poligono di Slunj vicino Djakova.
Dalla Romania è stata presa la base navale di Costanza, l’aeroporto militare vicino a Bucarest, le basi terrestri vicino Timisoara, a Costanza, Kluza e Vlaskoj, ma ne sono richieste altre tre per ultimare il dislocamento delle truppe nella regione.
In Bulgaria è stata collocata una base navale a Varna e una terrestre a Sarafovo Infine in Kosovo vi è Camp Bondstel a Urosevac e un'altra base a Gnjlane. Da questo scenario geo-militare dei Balcani una cosa salta immediatamente all’occhio, in quest’elenco manca solamente un paese, che ancora non risulta “occupato” da basi straniere, ed è la Serbia Montenegro, ex Repubblica Federale Jugoslava; ecco svelato l’arcano dei mille contorcimenti mass mediatici, inventati per giustificare l’aggressione e lo smantellamento di quell’ultmo pezzo di Jugoslavia, che aveva una gravissima colpa per questi tempi: quella di pretendere e difendere la propria indipendenza e sovranità e quella di non volere truppe straniere a casa propria. E questo nel ventunesimo secolo è una colpa gravissima, perché si diventa un ostacolo “de facto” ai piano geo-strategici dell’imperialismo americano, e non può essere ammesso. O si accetta o si viene spazzati via, certo le motivazioni pro forma vengono trovate e pianificate attraverso la disinformazione strategica, c’è sempre un buono e sacro motivo democratico per aggredire un popolo o un paese “ non asservibile” con pressioni o dollari. Qui come in Iraq, come in Palestina, Libia, Libano, Siria, Iran, Cuba, Corea del Nord, Venezuela, Bielorussia ecc. ecc perché la lista è continuamente suscettibile di cambiamenti o aggiornamenti, a seconda degli eventi che accadono. E così si può tranquillamente capire come, nelle trattative tra un nuovo governo serbo montenegrino, creato, sponsorizzato e finanziato per arrivare al potere, scalzando un governo di unità nazionale che impediva questi scenari in terra serba, la discussione è come fosse una riunione amministrativa di riscossione di quanto dovuto. Ai “Quisling” locali il governo amministrativo, alla NATO ed agli USA il potere di decidere e comandare, a casa di altri. Il ministro della difesa, nei colloqui di Londra per poter entrare nella Partnership Nato ha ricevuto le seguenti richieste, ritenute necessarie per “armonizzare” le relazioni tra la nuova Serbia e l’occidente:
la stazione radar di Kopaonik, la più avanzata tecnologicamente dell’esercito serbo ed anche strategica per qualsiasi minima concezione difensiva del paese e quella di Pesterska;
basi aeree a Batajnica vicino Belgrado, Zlatibor, Kraljevo, Nis e Visoravan:basi terrestri a Novi Sad, Pancevo, e Nis;
le basi navali di Herceg Novi e Bar sulla costa montenegrina.
Oltre alla richiesta di una consistente riduzione degli effettivi dell’esercito federale, a cui l’ossequiente nuovo governo “libero” ha risposto con una proposta di passare da 70.000 militari a circa 35.000. Quindi trasformare quello che era l’esercito più forte e organizzato di tutti i Balcani, in una poco più di milizia territoriale, debole e quindi sottomessa e ubbidiente. Già, perché una delle clausole presupponeva anche la presenza di “esperti militari” statunitensi nei vertici degli Stati Maggiori serbo montenegrini.
E qualcuno osa chiamare tutto questo…libertà?
Queste trattative e richieste sono la dimostrazione che le aggressioni ai popoli e paesi “renitenti o resistenti”, non cessano con il rumore dei bombardamenti “intelligenti”, ma proseguono con la distruzione degli stati sociali, delle condizioni di vita dei lavoratori e della popolazione, con le politiche di privatizzazioni e svendite delle ricchezze nazionali, nell’immiserimento che investe la stragrande maggioranza della società, ed infine con l’asservimento militare, ultimo passaggio per annientare completamente qualsiasi inversione di tendenza politica, essendo coscienti che il malessere e il disagio sociali, prima o poi si trasformeranno in lotte e conflittualità.
Così saranno garanti della pace sociale e degli interessi di coloro, che nel frattempo parallelamente, si sono formati ed arricchiti : le borghesie “compradore” locali, veri e propri pirati e banditi in doppiopetto, ma legati a doppio filo con gli interessi del capitale straniero; che sono altro da quella borghesia nazionale che perlomeno, aveva trovato un alleanza con le forze patriottiche e popolari, per resistere all’invasione e asservimento economico, politico e sociale del paese, in un ottica di interesse nazionale.
Questi gli obiettivi e le richieste fatte dalla NATO, al governo della Serbia Montenegro, per diventare uno Stato “democratico, libero ed europeo”.
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mercredi, 25 janvier 2012
Les Serbes sont déçus par l’UE!
Les Serbes sont déçus par l’UE!
Entretien avec l’ambassadeur de Serbie à Vienne, Milovan Bozinovic
Propos recueillis par Bernhard Tomaschitz
Q.: Excellence, le statut de candidat membre de l’UE a été remis à une date ultérieure. Qu’en pensez-vous?
MB: La déception des Serbes est très grande, bien entendu. Toutefois, il convient de compléter la décision prise: nous avons rempli tous les critères que l’on nous a demandés de satisfaire, tout comme aux autres pays qui veulent adhérer à l’UE. Or c’est un motif non spécifique aux critères d’élargissement qui justifié le report de la candidature serbe. Il s’agit du rapport que nous entretenons avec la province autonome du Kosovo —c’est ce statut qu’elle détient à nos yeux. Mais pour la plupart des pays de l’UE, cette province constitue entretemps un Etat indépendant.
Q.: Pourrait-on aboutir, à moyen ou long terme, à la tractation suivante: la Serbie adhère à l’UE mais, en contrepartie, elle doit reconnaître le Kosovo comme Etat indépendant?
MB: C’est là un débat qui a été ouvert par quelques Etats qui veulent durcir les critères de l’adhésion serbe. Je rappelle qu’en octobre 2010, nous étions convenu d’un accord avec l’UE qui stipulait que le rapprochement de la Serbie ne serait en aucun cas lié au développement des relations serbo-kosovars. Et voilà que tout d’un coup —les réalistes le savaient déjà depuis longtemps— ces motifs prennent de plus en plus d’importance, ce qui constitue une dégénérescence des principes et critères préalablement convenus. Tel est le sentiment que partagent les Serbes aujourd’hui.
Q.: C’est surtout l’Allemagne qui pense que la Serbie ferait valoir son influence auprès des Serbes du Kosovo. Mais quelle influence exerce réellement Belgrade?
MB: Le Kosovo n’est pas un territoire où la Serbie exerce sa propre souveraineté. C’est donc un paradoxe de partir du principe que la Serbie exerce encore une quelconque influence sur les événements là-bas, uniquement parce que les Serbes de la région de Mitrovica se sentent citoyens de la Serbie.
(entretien paru dans “zur Zeit”, Vienne, n°1/2012; http://www.zurzeit.at ).
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mardi, 24 janvier 2012
La Russie envoie des convois d’aide aux Serbes du Kosovo
Bernhard TOMASCHITZ:
La Russie envoie des convois d’aide aux Serbes du Kosovo
La Russie refuse de se laisser expulser des Balkans par les Etats-Unis et l’UE. Elle se tient encore et toujours aux côtés des Serbes, et, plus particulièrement, du côté des Serbes du Kosovo. Vers la mi-décembre 2011, un convoi russe chargé de vivres et d’autres nécessités est arrivé à Mitrovica, une ville peuplée de Serbes au Nord du Kosovo. Avant d’avoir atteint la localité, le Kremlin et l’administration d’EULEX de Pristina s’étaient querellé ferme au niveau diplomatique pendant plusieurs jours. Derrière cette avanie se profile bien sûr l’UE qui détient de facto les droit de souveraineté dans cette province rebelle du Sud de la Serbie.
Mais ce n’est pas tant le convoi en lui-même qui a suscité la mauvaise humeur des eurocrates bruxellois, c’est surtout le refus des Russes de se voir flanqués d’une escorte de militaires d’EULEX. Les Russes, par la voix d’Aleksandr Konuzine, ambassadeur de la fédération de Russie à Belgrade, ont déclaré qu’ils ne se sentaient “nullement menacés” dans les zones serbes du Kosovo. De plus, Konuzine a reproché à la mission de l’UE d’ “avoir outrepassé son mandat qui implique la neutralité”. Car, aux yeux des Russes, l’eurocratie bruxelloise s’engage beaucoup trop aux côtés des Albanais du Kosovo tandis qu’elle ne tient aucun compte des intérêts serbes.
Le convoi russe n’est pas un simple exemple de solidarité entre peuples-frères slaves. C’est bien davantage: Moscou entend empêcher toute politique du fait accompli dans les Balkans. En effet, le Sud-est de l’Europe est, pour les Etats-Unis, la dernière “plage blanche” sur la carte du monde, que Washington veut faire disparaître: les Etats qui ont pris la succession de l’ex-Yougoslavie doivent impérativement être imbriqués dans les “structures euro-atlantistes”, c’est-à-dire dans l’UE et dans l’OTAN. Et cette volonté américaine vise aussi la Serbie, alliée traditionnelle de la Russie.
Bernard TOMASCHITZ.
(article paru dans “zur Zeit”, Vienne, n°1/2012; http://www.zurzeit.at ).
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vendredi, 09 décembre 2011
La Russie envoie 284 tonnes d'aide humanitaire aux Serbes du Kosovo
La Russie envoie 284 tonnes d'aide humanitaire aux Serbes du Kosovo
Ex: http://fr.novopress.info/
MOSCOU (NOVOpress) – Un porte-parole du ministère russe des Situations d’urgence a annoncé qu’un convoi contenant 284 tonnes d’aide humanitaire était parti mercredi matin de Noguinsk (région de Moscou) à destination du Kosovo. Des groupes électrogènes, des couvertures, des vivres, de la vaisselle et des meubles composent le convoi, qui devrait arriver le 12 décembre prochain. D’autre part, 36 tonnes de vivres, réchauds et vaisselle ont été envoyés par avion, en novembre dernier, a rappelé le porte-parole.
Cette aide humanitaire est envoyée sur fond de tensions extrêmes au Kosovo, entre Serbes et musulmans albanais. Les Serbes du Kosovo, abandonnés voire combattus par la K-For et l’Otan, cherchent à bénéficier de la protection de la Russie, dans la grande tradition de la solidarité orthodoxe.
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mardi, 06 décembre 2011
Unruheherd Kosovo
Unruheherd Kosovo
Brüssel darf die Lage der Serben nicht länger gleichgültig sein
Ex: http://www.andreas-moelzer.at/
Der Kosovo ist und bleibt ein Unruheherd am Balkan. Vor allem im Norden des Landes kommt es wiederholt zu Zusammenstößen zwischen Serben und der internationalen KFOR-Schutztruppe, und jüngst sprach der serbische Innenminister Dacic sogar von Krieg. Denn bei einem eventuellen Angriff der Albaner auf die Kosovo-Serben würde Belgrad eingreifen, ließ Dacic wissen.
Somit wird immer deutlicher, daß der Kosovo weiter denn je davon entfernt ist, ein „multi-ethnischer Staat“ zu werden, wie man es sich in westlichen Staatskanzleien ausgedacht hatte. Daß die Europäische Union nun vor dem Scherbenhaufen ihrer Kosovo-Politik steht, ist jedoch nicht weiter verwunderlich. Denn es war ein Kardinalfehler, daß Brüssel der einseitigen und völkerrechtswidrigen Unabhängigkeitserklärung der Kosovaren nicht nur tatenlos zugesehen, sondern sie dazu geradezu ermutigt hat. Und nicht minder schwer wiegt die einseitige Haltung der Europäischen Union zugunsten der Kosovo-Albaner, während die berechtigten Interessen der Serben keinerlei Berücksichtigung finden.
Wenn die Europäische Union eine Eskalation verhindern will, dann wird sie gut beraten sein, sich endlich um einen wirksamen Schutz der verbliebenen Serben zu kümmern, anstatt im Zuge des Beitrittsprozesses Druck auf Belgrad zur Anerkennung der Unabhängigkeit des Kosovo auszuüben. Insbesondere wäre in einem ersten, aber wichtigen Schritt dafür zu sorgen, daß den Serben eine möglichst weitreichende Unabhängigkeit gewährt wird, damit sie ihre Angelegenheit so selbständig wie nur möglich regeln können. Zusätzlich muß endlich der Schutz der über den Kosovo verstreuten historischen serbischen Kulturgüter sichergestellt werden. Schließlich sind die wiederkehrenden Angriffe auf serbische Kirchen und Klöster nichts anderes als ein Akt von Kulturbarbarei und müssen abgestellt werden. Auch wenn es sich noch nicht bis nach Brüssel herumgesprochen hat: Die serbische Kultur gehört seit Jahrhunderten zu Europa.
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jeudi, 24 novembre 2011
Le piège kosovar
Bernhard TOMASCHITZ:
Le piège kosovar
L’Europe des eurocrates soutient la politique pro-kosovar des Etats-Unis et nuit aux intérêts de notre Europe!
Le Kosovo ne parvient pas à se stabiliser. Les Serbes du Nord de ce nouveau pays bloquent les routes pour obliger les douaniers kosovars-albanais à se retirer et à ouvrir ainsi les postes frontières avec la Serbie. Les Serbes du Kosovo veulent que la situation dans la zone frontière redevienne comme avant le 25 juillet, c’est-à-dire sans la présence de douaniers kosovars-albanais. Les Serbes entendent ainsi empêcher toutes les mesures visant à consolider l’indépendance du Kosovo albanais, proclamé unilatéralement en février 2008.
La communauté internationale veut aider à construire un “Etat multi-ethnique” viable dans cette ancienne province du Sud de la Serbie: elle tente de l’imposer par une armée internationale, la KFOR, et par la mission EULEX, mandatée par l’UE pour établir un “Etat de droit”. En agissant de la sorte, la communauté internationale se place résolument du côté des Albanais. Ce ne devrait pas être un motif d’étonnement: les Etats-Unis, qui donnent toujours et partout le ton, ne viennent-ils pas de déclarer sans ambages en juin dernier, qu’une éventuelle partition du Kosovo n’était pas envisageable. “Une partition du Kosovo pourrait entraîner des effets à l’échelle locale qui pourrait s’avérer négatifs pour toute la région”, a déclaré Philip Gordon, vice-ministre des affaires étrangères, responsable pour les affaires européennes. Et il concluait: “Cette position est claire pour les Etats-Unis et elle le restera”. La Russie, on peut s’y attendre, ne comprend guère la position adoptée par les Etats-Unis et l’UE. La Russie est une alliée traditionnelle de la Serbie. Alexandre Lukachevitch, porte-paroles du ministère russe des affaires étrangères, voit là “des conséquences négatives considérables pour tout règlement futur de la question kosovar”, vu “le soutien accordé aux ambitions démesurées des Albanais du Kosovo”.
Malgré l’absence totale de succès de l’Etat kosovar, Américains et eurocrates s’accrochent au statu quo présent et oublient que le Kosovo dépend financièrement de la communauté internationale et est entièrement aux mains de la criminalité organisée. Mais les Etats-Unis tirent profit de cette situation à plus d’un titre: d’abord, les Albanais du Kosovo constituent un gage pour pouvoir, le cas échéant, punir Belgrade si les Serbes adoptent un comportement jugé déviant, comme par exemple un alignement trop prononcé sur Moscou. Washington a depuis longtemps décidé que la Serbie devait être inféodée aux “structures euro-atlantiques”, ce qui ôterait à la Russie son allié le plus sûr en Europe. Ensuite, la question kosovar offre à Washington la possibilité de saboter tout rapprochement entre l’UE et la Russie.
Par ailleurs, il s’agit d’attiser les conflits ethniques et religieux dans les Balkans et de les faire durer car, de cette façon, les Etats-Unis pourront arguer de la nécessité de leur présence dans la région. Manifestement, les Américains poursuivent le plan d’installer au beau milieu du Kosovo le fameux “Camp Bondsteel”, une base militaire capable d’abriter 5000 soldats sur une surface de 386 hectares, et d’en faire un élément permanent de leurs dispositifs en Europe. Pour les Américains, il sera plus facile de parachever leur politique balkanique si cette région comporte des constructions étatiques fragiles et instables comme la Bosnie-Herzégovine et le Kosovo, dont ils pourront faire des vassaux obéissants, qui exécuteront sans trop tergiverser les ordres de Washington. En juin dernier, Gordon, vice-ministre des affaires étrangères aux Etats-Unis, a déclaré, à propos de la Bosnie, qui devrait adhérer à long terme à l’OTAN comme tous les autres Etats des Balkans: “Des Balkans où il y aurait des frontières tracées autour de chaque groupe ethnique nous conduiraient à la catastrophe. En tous les cas de figure, ce n’est pas là un projet que nous soutiendrons”.
Finalement, les Etats-Unis tentent d’établir en Europe des Etats dits “multi-ethniques”, comme la Bosnie ou le Kosovo qui sont majoritairement musulmans, afin que deux corps étrangers soient implantés au sein de la communauté des Etats européens avec la circonstance supplémentaire qu’ils attireront à eux les “sociétés parallèles” (soit les “diasporas mafieuses”) de confession musulmane qui étendent leurs réseaux dans toute l’Europe (avec l’appui d’Erdogan, Gül et Davutoglu, ndt) et disposeront ainsi de deux sanctuaires.
Au vu de tous ces faits, il apparaît incompréhensible que l’eurocratie bruxelloise soutienne sans sourciller la politique kosovar des Etats-Unis. James Bissett, ancien ambassadeur dans l’ex-Yougoslavie, s’est exprimé à ce sujet: “Depuis qu’il prétend s’être libéré de la Serbie, le Kosovo est devenu un Etat failli avec un taux très élevé de chômage, où dominent la corruption et la criminalité, avec des dirigeants qui sont profondément impliqués dans l’importation d’héroïne et d’armes ainsi que dans le trafic de chair humaine”. A cette forte parole de Bissett s’ajoute encore une flopée de reproches à l’adresse de Hashim Thaçi, chef du gouvernement du Kosovo, qui s’est livré au trafic d’organes et à d’autres activités illégales.
Malgré ces accusations graves, Thaçi et d’autres dirigeants kosovars sont carressés dans le sens du poil par les eurocrates et les Américains, car les anciens combattants de l’UÇK, l’armée de l’ombre avant l’indépendance du Kosovo, sont considérés comme des “héros” de la démocratie. Il est intéressant d’observer que l’UÇK est bien vite passé du statut de paria à celui d’allié bénéficiant d’une haute considération. En 1998 encore, un rapport du ministère américain des affaires étrangères considérait que cette armée clandestine kosovar était “terroriste” et constituait un élément-clef dans le commerce illicite de drogues en échange d’armes, trafic qui avait contribué chaque année “à transporter des drogues pour une valeur totale de deux milliards de dollars américains en Europe occidentale”.
Il n’a pourtant pas fallu attendre un an pour que l’UÇK bénéficie de l’aide américaine dans la guerre de l’OTAN contre la Serbie, guerre contraire au droit des gens. D’après le “London Sunday Times”, des agents des services secrets américains ont avoué avoir aidé l’armée de libération du Kosovo, c’est-à-dire l’UÇK, à s’entraîner. A cette époque déjà, on soupçonnait les Etats-Unis de vouloir établir une base militaire fort importante au Kosovo.
Bernhard TOMASCHITZ.
(Article paru dans “zur Zeit”, Vienne, n°45/2011, http://www.zurzeit.at/ ).
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jeudi, 17 novembre 2011
Serbes du Kosovo: un passeport russe pour se protéger
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mardi, 13 septembre 2011
Quand les Bulgares campaient devant Constantinople...
Erich KÖRNER-LAKATOS:
Quand les Bulgares campaient devant Constantinople...
Lors de la Première Guerre Balkanique, la capitale ottomane a failli tomber
Le 14 mars 1896, le Prince bulgare Ferdinand visite la capitale de l’Empire ottoman, à l’invitation du Sultan Abdul Hamid. Le souverain turc met le palais impérial à la disposition de son hôte. Ce bâtiment magnifique, avec ses élégantes et fines colonnades blanches, se trouve au beau milieu d’un parc à la végétation luxuriante. Le soir de la première journée, l’hôte d’Etat est debout au sommet des excaliers et jette un regard pensif sur les quais de la ville, où se dressent de somptueux palais, sur le Bosphore et sur la Mer de Marmara et sur les Iles du Prince qui se profilent à l’horizon. C’est sans nul doute à ce moment-là que le prince a rêvé pour la première fois d’un empire bulgare, dont la capitale serait Byzance...
Il songe au premier empire des Bulgares, centré sur le cours inférieur du Danube. Les Bulgares s’étaient fixés là après que les Khazars les aient chassés du bassin de la Volga. En l’an 705, les Bulgares surgssent à l’improviste et campent devant les tours de Constantinople. Justinien II, l’’Empereur aux abois, octroie le titre de “Basileus” au Khan des Bulgares, hissant du même coup le chef de ce peuple de fiers cavaliers au même rang que lui-même et les assiégeants lèvent le camp.
En dépit de la christianisation des Bulgares, l’Empire Romain d’Orient se vengera quelques siècles plus tard. L’Empereur Basile II bat la horde des Bulgares en 1014 au pied de la montagne Belasica. Il fait crever les yeux à quatorze mille prisonniers; il épargne un seul oeil à un homme sur cent, pour que les borgnes puissent les reconduire au pays. L’empereur vainqueur reçoit le surnom, l’ “epitheton”, de “Bulgaroctonos”, le “tueur de Bulgares”.
Neuf cents ans plus tard, de nombreux conflits ensanglanteront les Balkans : en effet, en 1912, éclate la Première Guerre Balkanique. Une alliance balkanique voit le jour avec la bénédiction de la Russie. L’amorce de cette alliance est le traité du 13 mars 1912, signé entre la Serbie et la Bulgarie. Quelques mois plus tard, la Grèce et le Monténégro y adhèrent. A la fin de l’été, la situation est tendue au maximum. La Turquie décrète la mobilisation générale le 29 septembre et le Sultan masse ses troupes le long de la frontière bulgare. Suite à ce déploiement des armées ottomanes, l’Alliance balkanique déclare la guerre à la Sublime Porte, le 17 octobre. C’est la Bulgarie qui fournira le plus d’efforts dans cette guerre, surtout sur le théâtre thrace. Sofia est de fait le partenaire de l’alliance qui dispose des troupes les plus nombreuses et les plus qualifiées.
Les alliés balkaniques ont la tâche facile face aux unités turcques coupées de leur hinterland en Macédoine. Les Serbes et les Monténégrins conquièrent la Sandjak de Novi Pazar. Salonique capitule le 8 novembre devant les Grecs. Malgré que les Grecs aient reçu officiellement la capitulation, les Bulgares forcent le passage et entrent, eux aussi, dans la ville portuaire du nord de l’Egée. Ce coup de force provoque les premières lézardes dans l’Alliance balkanique.
La situation est différente en Thrace. Le Sultan fait avancer des troupes toujours plus nombreuses vers le front. Mais c’est sans effet. Les troupes du Roi Ferdinand, commandées par le Général Savov, infligent plusieurs défaites aux Turcs et, en quelques heures, Constantinople est menacée par les soldats du “Tsar de Sofia”. Les troupes démoralisées du Sultan ne peuvent faire face et vaincre la machine militaire bulgare, organisée par ceux que l’on appelait alors les “Prussiens des Balkans”.
Les péripéties de la campagne militaire font que Ferdinand, qui a fait accrocher au mur de sa chambre un tableau représentant Sainte Sophie, pense que son rêve va très bientôt se réaliser. Le monde entier applaudit avec enthousiasme aux victoires des Bulgares. A la mi-novembre, les armées bulgares atteignent la “Ligne Tchadaldja”, à une journée de marche de Constantinople. Les défenseurs de la capitale ottomane se barricadent. Les officiers ottomans haranguent leurs soldats et leur expliquent l’enjeu du combat: rien moins que l’héritage de la famille d’Osman. En mobilisant leurs forces dans un suprême effort, les Turcs se cabrent. Le front se stabilise après une bataille sanglante, qui a lieu les 17 et 18 novembre. Les assaillants acceptent alors une proposition d’armistice, suggérée par les Turcs les 13 novembre. Le 3 décembre 1912, les représentants de l’Alliance balkanique (à l’exception des Grecs) et ceux du Sultan signent un accord d’armistice.
Ferdinand accepte car un ennemi inattendu vient de surgir et menace tous les protagonistes du conflit: le choléra. Ferdinand renonce alors à son voeu très cher: faire dire une messe dans Sainte Sophie car on lui avait prédit un jour qu’il mourrait de cette terrible maladie. Cette sombre prophétie ne s’est pas réalisée. Bien au contraire: Ferdinand survivra à ses deux fils et mourra de vieillesse, âgé de près de 90 ans, dans le château de Cobourg, le 10 septembre 1948.
Lors des négociations de paix en décembre et janvier 1912/1913, on s’est rapidement aperçu que toutes les puissances impliquées, à l’exception de l’Autriche-Hongrie, jalousaient le succès des Bulgares. Le Roi de Grèce est aigri, suite à l’affaire de Salonique et, de surcroît, il aurait ben voulu entrer lui-même dans Constantinople. En plus, le prince héritier Constantin a épousé une soeur de Guillaume II, Empereur d’Allemagne; celui-ci déteste Ferdinand. De manière totalement inattendue, la Roumanie entre en scène. Elle s’était tenue à l’écart de la guerre mais le Hohenzollern, qui occupe le trône à Bucarest, réclame une compensation pour sa neutralité, qui a permis de couvrir les arrières des Bulgares: il veut le Sud de la Dobroudja, même si cette région n’est pas peuplée de Roumains. La Russie, à son tour, qui est pourtant l’ancienne puissance protectrice de la Bulgarie, se montre jalouse du petit peuple frère slave. En tant que “Troisième Rome”, elle estime être la seule puissance en droit de reconquérir Constantinople, devenue capitale ottomane, pour la gloirede la chrétienté.
Les négociations n’aboutissent à rien. Un coup d’Etat éclate à Constantinople. Les Bulgares, les Serbes et les Grecs reprennent alors les armes et, le 3 février 1913, la guerre reprend. Au cours de cette deuxième phase du conflit balkanique, les Ottomans chercheront à reprendre l’initiative, mais leur tentative de débarquer au nord des Dardanelles échoue. Les armées serbes et bulgares prennent la forteresse d’Andrinople (Edirne) à la fin du mois de mars. Les Grecs, pour leur part, occupent Yanina.
Une guerre de position s’installe en vue de Constantinople. Les Bulgares sont une nouvelle fois minés par une épidméie de choléra et ne peuvent plus lancer d’offensive. Un nouvel armistice est signé: c’est le prélude à la Paix de Londres de mai 1913. Les Bulgares ont certes agrandi leur territoire, mais Constantinople, but de Ferdinand, demeure turque, très loin de ses frontières.
Erich KÖRNER-LAKATOS.
(article paru dans “zur Zeit”, Vienne, n°13/2006; http://www.zurzeit.at/ ).
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samedi, 10 septembre 2011
La diplomatie des mosquées
La diplomatie des mosquées
Les jours précédents le même professeur de géopolitique, devenu maître d'œuvre de la politique extérieure d'Ankara s'était rendu dans deux autres pays des Balkans. Au Kossovo, il avait accompli ses dévotions d'abord à la mosquée impériale de Pristina. Celle-ci est également connue sous le nom de "Mehmed Fatih", en l'honneur du conquérant de Constantinople Mehmet II qui en avait ordonné la construction en 1461. Puis, dans le même territoire majoritairement albanais, il avait visité l'élégante mosquée édifiée au XVIIe siècle par Sofi Sinan Pacha et dont une légende veut qu'elle aurait été bâtie avec les matériaux du monastère des Saints-Archanges. Enfin en Roumanie, il avait accompli les mêmes gestes en un lieu édifié en 1910, aujourd'hui centre de l'implantation islamique locale, à la frontière bulgare, la mosquée "Hinkar" de style maure mais dont les guides aiment à souligner qu'elle copie son homologue de Konya, capitale des derviches tourneurs en Anatolie.
Commentant ce qu'il appelle la "diplomatie des mosquées" le journal pro gouvernemental turc Zaman Today (1)⇓ souligne que, jusqu'en 2002, les diplomates turcs visitaient traditionnellement leurs compatriotes mais que, depuis l'arrivée au pouvoir de l'AKP ils se tournent désormais au-delà des Turcs, au mépris de la laïcité, vers l'ensemble de leurs coreligionnaires.
Ne doutons pas une seconde que, pour un nombre non négligeable de Turcs, le souvenir de ce grand passé impérial représente une perspective de réimplantation dans les Balkans. Davutoglou, du reste, avait fait sensation à l'automne 2009 en y proclamant "Sarajevo est notre ville". Il s'agissait là, remarquions-nous à l'époque, du premier membre d'une phrase qu'il complétait en ajoutant, à l'attention des musulmans balkaniques : "Istanbul est votre Ville". (2)⇓
La même semaine écoulée, les journalistes français présents à Tirana pour la rencontre de podosphère entre les "bleus" et l'équipe nationale albanaise ne remarquaient guère un incident ayant justifié l'intervention de la Police. En effet, les irrédentistes locaux avaient déployé dans le stade une immense banderole de 30 mètres sur 40 figurant une carte de la Grande Albanie occupant des territoires actuellement situés dans divers pays voisins dans le sud de la Serbie, au Monténégro, ou dans l'ancienne république yougoslave de Macédoine. Le moment venu, ce genre d'étincelles, montées en épingle, pourrait justifier une intervention de l'armée turque, sans même que soit levée l'hypothèque du PKK, et avec la bénédiction du Département d'État.
Il était évidemment beaucoup plus encourageant, pour nos excellents moyens hexagonaux de désinformation, de mettre en exergue les quelques gestes, attendus depuis des années et promis désormais par le chef du gouvernement Erdogan en faveur des minorités non-musulmanes qui n'ont pas encore fui le pays. Quelques hôpitaux et écoles en bénéficieront. Un bon point, pensera-t-on. Il faut se pencher attentivement sur "Zaman" pour relever qu'au moins deux catégories de chrétiens échapperont apparemment à cette libéralisation : les Syriaques et les Turcs protestants (3)⇓. Les premiers souffrent sans doute de témoigner de l'injustifiable annexion du sandjak d'Alexandrette, les seconds indiscutablement coupables de prosélytisme.
Certes on peut se féliciter de voir normaliser certains aspects des relations entre l'État turc et les organismes de bienfaisance ou religieux arméniens, grecs ou juifs. Mais on n'omettra pas non plus de remarquer que cela aussi fait partie des traditions ottomanes et des théories islamiques : les gens du Livre ont droit à un statut spécial à la fois protégé et inférieur. Ils payent un impôt particulier et sont généreusement "dispensés" du service militaire. Beaucoup d'autres choses leur sont interdites, mais ils survivent. Les lecteurs de mon livre sur "La Question turque et l'Europe" ont compris que les crimes commis au XXe siècle ont été inspirés, dans ce pays comme ailleurs, par les adeptes d'une idéologie jacobine. Aujourd'hui le mouvement de Fethullah Gulen, qui inspire le pouvoir AKP, milite pour un retour aux principes antérieurs à la république et, donc, à une plus grande tolérance à l'égard des chrétiens. On ne doit pas l'ignorer.
L'expert géopolitique Ahmet Davutoglou a jusqu'à maintenant échoué dans son programme poudre aux yeux "pas de problèmes avec nos voisins". Les problèmes existants ne sont pas résolus. D'autres sont même apparus. Mais il ne renoncera pas à sa vision tridimensionnelle de l'expansion turque, à la fois vers le Proche Orient en posant au protecteur des Arabes, vers l'Asie centrale en rivalisant avec les Russes, et en utilisant contre l'Europe les minorités islamiques.
Ne nous méprenons pas sur les bonheurs passagers de l'économie turque actuelle. Ce triple rêve tourne évidemment le dos aux derniers lambeaux des principes légués par Mustafa Kemal. Mais il confirme encore plus la grave erreur que développent encore les négociations d'adhésion de ce pays aux institutions encore fragiles de l'Union européenne.
JG Malliarakis
Apostilles
- cf. Zaman Today du 4 août 2011 article "Ahmet Davutoğlu conducts ‘mosque diplomacy’ in Balkans".⇑
- cf. L'Insolent du 4 janvier 2010 "Comment les Turcs regardent leurs alliances".⇑
- cf. cf. Zaman Today du 4 août 2011 article "Non-Muslims praise law to return properties, await its implementation".⇑