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lundi, 10 janvier 2011

Geheimplan: Wie der Milliardär Chodorkowski für Washington in Russland die Macht an sich reissen sollte

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Geheimplan: Wie der Milliardär Chodorkowski für Washington in Russland die Macht an sich reißen sollte

F. William Engdahl

 

Der Schuldspruch im Prozess gegen den ehemaligen russischen Öl-Oligarchen Michail Chodorkowski hat weltweit Kritik hervorgerufen. Merkwürdigerweise verschweigen westliche Medien den wahren Grund dafür, warum Putin den ehemaligen Chef des größten russischen Ölkonzerns Yukos verurteilen ließ.

Mehr: http://info.kopp-verlag.de/hintergruende/geostrategie/f-w...

Drieu la Rochelle, poeta della decadenza

Drieu La Rochelle, poeta della decadenza

Pierre Drieu La RochelleVi sono scrittori che impersonano nella loro esistenza e nelle opere un’epoca intera con tutte le sue contraddizioni. Pierre Drieu La Rochelle è stato uno di questi enfants du siècle. E il fascino dei suoi romanzi è legato non solo alla loro efficacia letteraria, ma anche al fatto che lo scrittore francese è diventato il simbolo di una generazione, quella degli “anni ruggenti”, divisa fra una vita disordinata e la ricerca di un ordine personale e sociale. Personaggi e romanziere si sono identificati agli occhi dei lettori sino a perdere ogni distinzione. E così doveva avvenire perché tutta la sua narrativa è un lungo monologo autobiografico in cui fantasia e confessione si intrecciano inestricabilmente.

 Qualcuno lo ha definito il fratello di F.S. Fitzgerald, il poeta della decadenza, della disintegrazione di una civiltà. E la definizione è, in parte, esatta. Drieu infatti è fra gli scrittori francesi che hanno avvertito più tragicamente e intensamente la crisi dell’uomo occidentale. “Il suo spirito era abituato – ha scritto in un romanzo – a confrontare la vecchiezza di oggi, che si dibatte con scosse secche e nervose, alla giovinezza creatrice con le sue armonie calme e piene”.

Le sue opere letterarie più significative, come Drôle de voyage, Fuoco fatuo, Rêveuse bourgeoise, Gilles, sono tutte modulate su questo tema della decadenza. I personaggi ne sono partecipi e rivelano nelle loro vicende l’incapacità di avere rapporti costanti e normali con gli altri, donne, uomini e ambienti, in un’alternanza di desideri e delusioni, di decisioni e di rinnegamenti; spinti continuamente a fuggire, a evitare ogni legame per timore di dovere “scegliere”.

Le pagine più compiute della sua narrativa, in genere scostante come scostante era lo stesso scrittore, sono appunto quelle in cui Drieu esprime questa atmosfera di crisi attraverso un ritmo linguistico che passa da un periodare secco e duro a una prosa densa e contorta. Ma parlare in Drieu di un’unità e costanza stilistica sarebbe, a parer nostro, inesatto: per lui infatti lo stile era un puro strumento che doveva adattarsi alla materia che trattava. Mentre, per fare un esemio, Fuoco fatuo e La commedia di Charleroi sono costruiti in un linguaggio scabro ed essenziale, Drôle de voyage e la prima parte di Gilles, che descrivono invece una corruzione di sentimenti e un clima di disfacimento, sono modulati su un ritmo più contorto, denso, colmo di echi e di riferimenti. Ma il caso più significativo è quello di Rêveuse bourgeoise,dove l’autore, dovendo rievocare in chiave fantastica la storia della sua famiglia e l’ambiente della media borghesia durante la belle époque, adotta consapevolmente il linguaggio del naturalista.

Pierre Drieu La RochelleLa modernità di Drieu sta, a parer nostro, nella struttura costante di tutta la sua opera che, al di là delle differenze stilistiche sottolineate, fonde nel tessuto narrativo materiali di diversa estrazione, descrizioni di vicende, meditazioni interiori, annotazioni storiche e di costume, costruendo un vero e proprio tipo di “romanzo-saggio”. Ma, a differenza di altri narratori, Drieu descrive senza definire: tutta la sua narrativa manca cioè di corposità veristica, i personaggi non hanno volto, sono centri nervosi, temperamenti – o forse anime – e i loro rapporti non sono quasi mai visti direttamente, ma attraverso lo schermo dei loro riflessi emotivi.

Faremmo però un torto al romanziere francese se lo riducessimo a un puro descrittore della decadenza. La consapevolezza della decadenza non era per lui un alibi, una giustificazione per accomodarsi nella poltrona di un nichilismo senza speranza. In lui era viva l’esigenza di una rivolta per modificare una situazione personale e sociale che giudicava negativa. L’aveva già sperimentata durante la prima guerra mondiale, che gli ispirò il suo racconto più compiuto, quella Commedia di Charleroi, in cui i temi della guerra moderna come simbolo della decadenza, il desiderio di rivolta, l’eroismo e la paura si mescolano in un impasto linguistico di derivazione surrealista, spezzato, rotto, in cui passato e presente, azione e meditazione formano vari piani narrativi intrecciati fra di loro in una struttura armonica.

Questo bisogno però di una rivolta, invece di esprimersi, come sarebbe stato proprio per uno scrittore, in una ricerca e in un approfondimento interiore, lo spinse verso l’azione pubblica, nell’evasione dell’impegno politico attivo che si concluse, come si sa, nella sua adesione al fascismo e nel tragico suicidio. Ma – ed è bene sottolinearlo per comprendere appinero la sua personalità – negli ultimi anni lo scrittore francese stava maturando una meditazione che lo allontanava sempre di più, da un punto di vista psicologico, dalla politica, dagli aspetti più contingenti della storia, e lo portava a cercare certezze non condizionate dagli avvenimenti. L’ultimo Drieu, che fra l’altro ha scritto quella stupenda confessione che è Racconto segreto, viveva ormai orientato verso una prospettiva metafisica, nella lettura di San Paolo, dei Vangeli e dei testi sacri orientali.

Pol Vandromme ci offre in questo saggio un ritratto prevalentemente psicologico di Drieu nella sua epoca, molto importante per capire i temi fondamentali delle sue opere, e nello stesso tempo sottolinea i motivi originali di questo autore che ha anticipato, pur nei limiti della sua formazione culturale, non solo una certa letteratura dell’incomunicabilità del dopoguerra, ma anche una corrente letteraria francese, quella che è passata alla storia degli anni cinquanta come la scuola degli ussari e degli enfants tristes.

Presentazione di: Pol Vandromme, Pierre Drieu La Rochelle, Borla, Torino 1965, pp. 7-10

Louis Ferdinand Céline sur Radio Courtoisie

 

Louis Ferdinand Céline sur Radio Courtoisie

dimanche, 09 janvier 2011

Nordzypern: Türkisches Militär räumt Kirchen

Saint Panteleimon1.jpg

Ex: http://www.pi-news.net/2011/01/nordzypern-tuerkisches-mil...

Nordzypern: Türkisches Militär räumt Kirchen

Im türkisch besetzten Teil der Mittelmeerinsel wurden seit Heiligabend
mindestens sieben orthodoxe Kirchen vom türkischen Militär betreten. Die
Soldaten haben die Gottesdienste abgebrochen und die Gläubigen (hier sind
die Christen gemeint) hinausgeworfen. In mindestens einem Fall wurde ein
Priester zum Ablegen seiner liturgischen Gewänder gezwungen.

(Von Florian Euring „La Valette“)

Die Regierung Zyperns hat gegen diese gesetzwidrigen Akte der
separatistischen Regierung des türkisch besetzten Nordens bei UN und EU
protestiert. Stefanos Stefanou, zyprischer
Regierungssprecher, bezeichnete die Handlungsweise als vollkommen
inakzeptabel und verurteilenswert. Sie stellt eine Verletzung des
Grundrechts auf freie Religionsausübung dar.

Außerdem bezeichnete er das Vorgehen als Anzeichen für den repressiven
Charakter des Okkupationsregimes. Es wird befürchtet, dass das türkische
Regime Nordzyperns eine vollkommene „Dehellenisierung“ und damit
Entchristianisierung des besetzten Teils der Insel anstrebt.

Dieses Verhalten nährt weiter die Zweifel an der EU-Tauglichkeit der Türkei.
Es sei denn, man wünscht sich eine Entchristianisierung und Islamisierung
der EU.

Dominique Venner sur l'identité nationale

 

 

Dominique Venner sur l'identité nationale (1 + 2)

Krantenkoppen - Januari 2011 / 04

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Krantenkoppen
 
Januari 2011 - 04
 
Marie-Rose Morel: "Ik overweeg euthanasie"
Voormalig politica Marie-Rose Morel strijdt nog steeds tegen kanker. Ze geeft de hoop niet op, maar zegt wel euthanasie te overwegen.
http://www.clint.be/actua/binnenland/marie-rose-morel-ik-...
 
De SS'er won het NK
Midden jaren dertig was Cor Wals een van de populairste Nederlandse wielrenners. Hij won onder meer de zesdaagsen van Rotterdam en Amsterdam. Wals groeide uiteindelijk echter uit tot de meest gehate Nederlandse wielrenner aller tijden.
http://www.nusport.nl/rob-de-haan/2415527/sser-won-nk.html
 
Beringse schepen Koçak legt klacht neer tegen Joods Actueel
De Beringse sp.a-schepen Selahattin Koçak heeft klacht neergelegd wegens laster en eerroof tegen het maandblad Joods Actueel en zijn hoofdredacteur Michael Freilich. Die had Koçak beschuldigd van antisemitisme en negationisme op basis van een interview dat de schepen van Turkse origine gaf in P-Magazine.
http://www.hln.be/hln/nl/957/Belgie/article/detail/120394...
 
Twintigduizend asielaanvragen in 2010
In 2010 zijn 19.941 asielaanvragen ingediend, het hoogste aantal sinds 2002. Dat meldt het Commissariaat-generaal voor de Vluchtelingen. Bij die cijfers worden ook de meervoudige aanvragen gerekend, dat zijn aanvragen ingediend door personen voor wie eerder al een beslissing werd genomen.
http://www.standaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=DMF...
 
Turken zien Israël en VS als grootste gevaar
De Verenigde Staten en Israël zijn de landen die het grootste gevaar vormen voor Turkije, volgens de inwoners van dat land. Dat blijkt uit een enquªte door het strategisch en sociaal onderzoeksbureau MetroPoll uit Ankara.
http://www.refdag.nl/nieuws/buitenland/turken_zien_israel...
 
Vreemdelingenbewaring mag anderhalf jaar
De rechtbank in Utrecht heeft in een vreemdelingenzaak geoordeeld dat vreemdelingenbewaring in Nederland anderhalf jaar mag duren. Dat maakte de rechtbank woensdag bekend. De rechtbank gaat hiermee in tegen een uitspraak van de rechtbank Roermond van deze week.
http://www.refdag.nl/nieuws/binnenland/vreemdelingenbewar...
 
België wil pedofiele priester uitzetten
De Belgische autoriteiten willen een pedofiele priester het land uitzetten die zich jarenlang vergreep aan eskimokinderen. Pater Eric Dejaeger werd begin deze week opgepakt door de politie omdat hij illegaal in België verblijft, meldde het Vlaamse tijdschrift P-Magazine woensdag.
http://www.refdag.nl/nieuws/buitenland/belgie_wil_pedofie...
 
‘Gier is spion van Mossad’
Wetenschappers van de universiteit van Tel Aviv maken zich deze dagen ernstig zorgen om het lot van een vale gier die volgens bronnen in Saudi-Arabië zou zijn ontmaskerd als spion van de Israëlische geheime dienst Mossad. Het dier zou zijn ,,opgepakt'' bij een stad in Saudi-Arabië, zo meldde onder meer de BBC.
http://www.spitsnieuws.nl/archives/buitenland/2011/01/gie...
 
Fransen en Duitsers blieven islam niet
Een groot deel van de Duitsers en de Fransen beschouwt de islam als een bedreiging. Dat blijkt uit onderzoek van kwaliteitskrant Le Monde. Vooral het falen van de integratie van de moslimgemeenschap is tegen het zere been van onze mede-Europeanen.
http://www.spitsnieuws.nl/archives/buitenland/2011/01/fra...
 
Kiev: opblazen Stalinbeeld is terreurdaad
De Oekraïense autoriteiten beschouwen het opblazen van het omstreden standbeeld van de voormalige Sovjetdictator Josef Stalin in de stad Zaporizjia tijdens de jaarwisseling als een terreurdaad. Dat heeft de openbaar aanklager van de staat woensdag laten weten.
http://www.brabantsdagblad.nl/algemeen/bdbuitenland/79164...
 
Antisemitisme: niet overdrijven
Het Joods Agentschap heeft vastgesteld dat er in 2010 opvallend meer Belgische joden naar Israël zijn geëmigreerd. Dat zou het gevolg zijn van zowel economische als antisemitische motieven. Een en ander doet denken aan de uitspraken van de Nederlandse oudpoliticus Frits Bolkestein, die vorige maand de Nederlandse joden adviseerde om naar Israël of de VS te verhuizen, omdat West- Europa niet meer veilig voor hen zou zijn.
http://gva.typepad.com/standpuntantwerpen/2011/01/antisem...
 

Drieu on the Failure of the Third Reich

Drieu on the Failure of the Third Reich

Michael O'MEARA

drieu.jpgThe powers threatening our people became hegemonic in May 1945, when the liberal-Communist coalition known as the “United Nations” imposed its dictatorship on defeated Germany.

This dictatorship—whose defining characteristic, East and West, is its techno-economic worship of the Jewish Moloch—was subsequently imposed on the rest of Europe and, in the form of globalization, now holds the whole world in its grip.

For white nationalists, the defeat of National Socialist Germany is both the pivotal event of the twentieth century and the origin of their own movement—to save the white race from the rising tide of color.

White nationalists resume, in effect, the struggle of the defeated Germans. But they do so not uncritically.

As an idea and a movement, National Socialism (like Fascism) was a product of the late nineteenth-century political convergence that brought together elements from the revolutionary anti-liberal wing of the labor movement and elements from the revolutionary anti-liberal wing of the nationalist right. Hitler’s NSDAP was the most imposing historical offshoot of this anti-liberal convergence, but one not always faithful to its origins—which bears on the fact that Hitler shares at least part of the responsibility for the most devastating defeat ever experienced by the white race.

It’s not enough, then, for the present generation of white nationalists to honor his heroic resistance to the anti-Aryan forces.

Of greater need, it seems to me, is to identify and come to terms with his failings, for these, more than his triumphs, now effect our survival as a people.

The following is an excerpt from a piece that Pierre Drieu La Rochelle wrote in the dark days after August 1944, after the so-called “Liberation” of Paris and before the suicide that “saved” him from De Gaulle’s hangman.

It was written in haste, on the run, and never completed, but is nevertheless an illuminating examination of Hitler’s shortcomings (even where incorrect).

The central point of Drieu’s piece (and it should be remembered that he, like many of France’s most talented thinkers and artists, collaborated with the Germans in the hope of creating a new European order) is that Germany alone was no match for the combined powers of the British Empire, the United States, and the Soviet Union.

Only a Europe recast on the basis of National Socialist principles, he believed, could triumph against this coalition and the Jews who inspired and guided it.

Hitler’s petty bourgeois nationalism, critiqued here by Drieu, prevented him from mobilizing the various national families of Europe in a common front, proving that his distillation of the anti-liberal project was inadequate to the great tasks facing the white man in this period.

* * *

From Drieu’s “Notes sur l’Allemagne”:

I was shocked by the extreme political incompetence of the Germans in 1939, 1940, and 1941, after the victories [which made them Europe’s master]. It was in this period that their political failings sealed the fate of their future military defeat.

These failings seem even greater than those committed under Napoleon [in the period 1799-1815, when the French had mastered Europe]. The Germans obviously drew none of the lessons from the Napoleonic adventure.

Was German incompetence the incompetence of fascism in general? This is the question.

The imbecilic maxim guiding Hitler was: “First, wage and win the war; then, reorganize Europe.” This maxim contradicted all the lessons of history, all the teachings of Europe’s greatest statesmen, particularly those of the Germans, like Frederick and Bismarck. It was Clausewitz who said war is only the extension of politics.

But even if one accepts Hitler’s maxim, the German dictator committed a number of military mistakes:

1. Why did he wait six months between the Polish campaign and the French campaign?

2. Why did he squander another ten months after the French campaign?

3. Why in late 1940 did he wage a futile aerial assault on England, instead of striking the British Empire at its most accessible point, Gibraltar?

After July 1940 [when no European power opposed him on the continent], he could have crossed Spain, destroyed the [English] naval base at Gibraltar, and closed off the Mediterranean.

The armistice with Pétain [which led to the establishment of the Vichy regime] was [another] German disaster. If the French had followed [Paul] Reynaud [the last Premier of the Third Republic who advocated continued resistance from France’s North African colonies], the Germans would have been forced to do what was [militarily] necessary to win the war.

For once master of Gibraltar, Hitler would have rendered [the English base at] Malta useless, avoided the Italian folly in the Balkans [which doomed Operation Barbarosa in Russia], and assured the possibility of an immediate and relatively uncostly campaign against [English occupied] Egypt. Instead of bombing London, he should, have seized Alexandria, Cairo, and Suez.

This would have settled the peace in the Balkans, avoiding the exhausting occupations of Greece and Yugoslavia, [it would have cut England off from her overseas empire, and guaranteed Europe’s Middle Eastern energy sources].

These military failings followed from Hitler’s total lack of imagination outside of Germany.

He was [essentially] a German politician; good for Germany, but only there.

Lacking political culture, education, and a larger tradition, having never traveled, being a xenophobe like many popular demagogues, he did not possess an understanding of what was necessary to make his strategy and diplomacy work outside Germany.

All his dreams, all his talents, were devoted to winning the war of 1914, as if conditions [in 1940] were still those of 1914. . . He thus underestimated Russian developments and totally ignored American power, which had already made itself felt in the Great War.

He did understand the importance of the tank and the airplane [whose military possibility came into their own after 1918], but not in relationship to the enormous industrial potential of Russia and America.

He neglected [the role of] artillery, which was a step back from 1916-1918.

He is least reproachable in his estimation of submarine warfare, whose significance was already evident in 1916. But even here, the Anglo-Saxons [i.e., the Anglo-Americans] deployed their maritime genius in a way difficult for a European continental to anticipate.

Hitler’s political errors [, however,] were far worse and more thorough-going than his military errors. He hardly comprehended the problem, seeing it in terms of 1914—in terms, that is, of diplomacy, national states, cabinet politics, and [rival] chancelleries. His understanding of Europe did not even measure up to that of old aristocrats like Bismarck and Wilhelm II, who never forgot the tradition of solidarity that united Europe’s dynasties, courts, and nobilities. . .

It’s curious that this man who knew how to inspire the masses in his own country, who always maintained the closest contact with his people, never, not for a second, thought of extending his [successful] German policies to the rest of Europe. He [simply] did not understand the necessity of forging a policy to address Europe domestically and not just internationally.

Diplomats and ambassadors had lost command of the stage after 1940—it was now in the hands of political leaders capable of winning the masses with the kind of social policies that had succeeded in Germany and could succeed elsewhere.

Hitler didn’t understand this. After his armies invaded Poland, France, and elsewhere, he never thought of implementing the social and political practices that had worked in Germany . . . He never thought of carrying out policies that would have forged bonds of solidarity between the occupied and the occupiers. . .

These failures lead me to suspect that the Germans’ political stupidity . . . owed something to fascism—that political and social system awkwardly situated between liberal democracy and Communist totalitarianism.

In the fascist system there was something of the “juste milieu” that could only lead to the miserable failure awaiting the Germans. [A French term meaning a “golden mean” or a “happy medium,” “juste milieu” is historically associated with the moderate centrist politics (or anti-politics) of bourgeois constitutionalists—first exemplified by France’s July Monarchy (1830-48) and subsequently perfected in the American party system].

The Germans have no political tradition. For centuries, most of them inhabited small principalities or cities where larger political forces had no part to play.

However, there was Vienna and Berlin. In these two capitals, politics was the province of a small [aristocratic] caste. The events of 1918 [i.e., the liberal revolutions that led to the Weimar and Viennese republics] abruptly dislodged this caste, severing its ties from the new governing class.

Everything that has transpired in the last few years suggests that Germany remains what it was in the eighteenth century . . . a land unable to anchor its warrior virtues in politically sound principles . . .

[Part of this seems due to the fact that] the German is no psychologist. He is too much a theoretician, too intellectually speculative, for that. He lacks psychology in the way a mathematician or metaphysician does. German literature is rarely psychological; it develops ideas, not characters. The sole German psychologist is Nietzsche [and] he was basically one of a kind. . . Politically, the Germans [like the French] are less subtle and plastic than the English or the Russians, who have the best psychological literature and hence the best diplomacy and politics.

Hitler’s behavior reflected the backward state of German, and beyond that, European attitudes.

This son of an Austrian custom official inherited all the prejudices of his father’s generation (as had Napoleon). And like every German nationalist of Austrian extraction, he had an unshakable respect for the German Army and the Prussian aristocracy. Despite everything that disposed him against it, he remained the loyal Reichwehr agent he was in Munich [in 1919]. . . If he subsequently became a member of a socialist party [Anton Drexler’s German Workers’ Party]—of which he promptly became the leader—it was above all because this party was a nationalist one. Nationalism was always more important to him than socialism—even if his early years should have inclined him to think otherwise . . .

Like Mussolini, Hitler had no heartfelt commitment to socialism. [Drieu refers here not to the Semitic socialism of Marx, with its materialism, collectivism, and internationalism, but rather to the older European corporate socialism, which privileges the needs of family, community, and nation over those of the economy] . . . That’s why he so readily sacrificed the [socialist] dynamism of his movement for the sake of what the Wehrmacht aristocracy and the barons of heavy industry were willing to concede. He thought these alone would suffice in furnishing him with what was needed for his war of European conquest. . .

Fascism failed to organize Europe because it was essentially a system of the “juste milieu” —a system seeking a middle way between communism and capitalism. . .

Fascism failed because it did not become explicitly socialist. The narrowness of its nationalist base prevented it from becoming a European socialism . . .

Action and reaction: On the one side, the weakness of Hitlerian and Mussolinian socialism prevented it from crossing national borders and becoming a European nationalism; on the other, the narrowness of Mussolinian and Hitlerian nationalism stifled its socialism, reducing it to a form of military statism. . .

Source: Pierre Drieu La Rochelle, Textes retrouvées (Paris: Eds. du Rocher, 1992).

samedi, 08 janvier 2011

We're Living the End of the Roman Empire

We’re Living the End of the Roman Empire

Marc ROUSSET

Translated by Michael O’Meara

Ex: http://www.counter-currents.com/

satyricon-22913367.jpgHere’s the question: “Are we living in 370 AD, 40 years before Alaric sacked Rome?,” or: “Are we living in 270 AD, just before the drastic redressment of the Illyrian emperors, who staved off catastrophe to prolong the empire’s life for another two centuries?”

Why the comparison? Today, the non-European rate of births in France is 17 percent. If nothing changes — and with Sarkozy’s 250,000 immigrants/year or the Socialists’ 450,000 — this rate will increase to 30 percent by 2030 and 50 percent by 2050! The tipping point of this sociological upheaval has practically already been reached. Without the most drastic measures, our society’s cancer will grow at such an exponential rate that it will inevitably culminate in an ethnic civil war.

The success of Thilo Sarrasin’s book in Germany (more than 600,000 copies sold to date) shows that contrary to what our naive human-rightists affirm, the problem is very real and threatens the survival of our societies. Auguste Comte said: “Know in order to foresee and foresee in order to act” [Savoir pour prévoir et prévoir pour pouvoir]. The truth is: If yesterday France lost her empire, today she is in the process of losing her language, her civilization, her industry, her sovereignty, her people.

More than the danger posed by [the Third World's] migration, there’s the materialistic and individualistic egoism of our generation, and the problem of retirees, which has caused the French to get irresponsibly in debt, to practice a scorched-earth policy, to cut down her fruit orchards for kindling wood, to sacralize acquired rights rather than the Holy Ghost (as the academician, Chantal Delsol, puts it).

It’s difficult to understand what’s happening today, if you know nothing of Rome’s fall — which warns us of what’s coming. In the period of Rome’s decline, the Barbarians were within the walls, and their brothers were laying siege to the city ramparts; European man was killing himself demographically, taking refuge in a frenzy of individualistic and materialistic well-being, not seeing the coming catastrophe, persuaded that his petty ordinary life would last an eternity. Our so-called elites are just as blind as Ammianus Marcellinus, who in 385 wrote in Book XIV of his History that: “Rome is destined to live as long as there are men.” Twenty-five years later, Alaric sacked the eternal city.

The parallels between our era and the end of the Roman Empire are evident in the social values we uphold, in the primacy we attribute to money, in immigration, demographic decadence, an unwillingness to assume our own defense, and, finally, in the irruption of Christianity, which can be compared to the new human-rights religion.

Napoleon claimed that: “The first among all virtues is devotion to the fatherland.” We are now very far from such virtues; the Republic’s Baras and Bigeards [i.e., heroic patriots of the late 18th and mid 20th centuries] seem more and more anachronistic to us. High school students today no longer study the poems of José-Maria de Heredia; they’re uneducated, uncultivated, and already demonstrating for their retirement — for their old-age! The Romans never had anything to fear as long they practiced dignitas (honor), virtus (courage and conviction), pietas (respect for tradition), and gravitas (a natural austerity). According to pietas, every citizen was perpetually indebted to the ancestors he acquired at birth; this made him less concerned with his rights than with his duty to transmit the acquired heritage. Pietas imbued the Romans with the energy to perpetuate themselves and to survive. By the end of the Empire, the Romans had lost these qualities.

The Romans also knew the reign of money, corruption, a market society devoid of patriotism, a society in which each thought only of his own situation. Civil servants were corrupted. Well-connected  incompetents were appointed commands. There was a generalized shortage of recruits for the army . . . Generals would come to the rescue of a besieged city only if a ransom was forthcoming. Soldiers in frontier forts abandoned themselves to agriculture or commerce rather than arms. Regular troops were frequently depicted as being drunk, undisciplined, pillaging to provide for their families.  Soldiers at times were even the victims of their commanders’ lies.

The Romans progressively abandoned all effort to defend themselves from the Barbarians. To do so would have entailed mobilizing the native population. The constitution of self-defense militia were extremely rare. The Empire could no longer rely on its citizen-soldiers, for soldiering had become a trade for professionals. Representatives of the ruling class thus either took flight before the Barbarians or else collaborated with them. City inhabitants may have fortified their walls, but they abandoned them whenever the Barbarians promised to spare their lives.

Today, in France, the defense budget, which represented 5.1 percent of the GDP under General de Gaulle, is now at 1.8 percent and tending toward 1.5 percent. With Sarkozy, France rejoined NATO, but he no longer talks about establishing a European Defense Force . . .  Ninety percent of the regiments have been dissolved and our armed forces lack the men to restore order if the banlieues [immigrant suburbs] should ever explode. Non-European immigration costs the French state 36 billion euros/year, but it can’t even come up with 3 billion to open a second airport to relieve Paris’ Charles-de-Gaulle Airport. France, in a word, more and more renounces its own defense.

Julien Freund reminds us that a civilization ought never to make an abstraction of its military defense. All of history refutes such a stance. “Athens was not solely home to Socrates and Phidias, it was also a military power, whose distinction was maintained by strategic geniuses like Miltiades, Cimon, and Themistocles” (Julien Freund, La Décadence [Paris: Sirey, 1982], 288).

Rome, again like Europe today, knew demographic decline. The historian Pierre Chaunu has passionately called attention to this in face of the present indifference. A declining natality is one sign that life has been rejected for the sake of playing in the present and ignoring the future, expressing in this way a refusal to defend our civilizational values. “The beautiful Region of Campanie [near present-day Naples], that never saw a Barbarian,” one reads in the Codex Theodosianus, “had more than 120,00 hectares where there was neither a chimney nor a man” (Michel de Jaeghere, “Le Choc des civilization,” in Comment meurt une civilization [Paris: Éds. Contretemps, 2009], 211). If the Roman population was close to 70 million under Augustus, it was no more than 50 million at the end of the Third Century.

The Romans also experienced the ravages of an unconscious migratory policy, when Alaric’s troops pillaged much of Italy and especially following the disaster at Adrianople — which was a far more catastrophic defeat than Hannibal’s victory at Cannae. Barbarian soldiers and officers in the Roman Legions were incapable of resisting the call of their blood, whenever their compatriots emerged victorious on Roman soil. Alaric’s troops never ceased expanding, as escaped Germanic slaves, prisoners of war, and colons rallied to his banner.

The height of this migratory policy was the disaster of Rome’s eastern army at Adrianople in August 378.

In 375, the Goths, driven by the Huns, were pushed to the banks of the Danube, where . . . their chief, Fritigernus, begged the Romans for permission to cross the river in order to peacefully settle on the Empire’s soil. The ill-advised Eastern emperor, Valens, looked on the Goths as possible mercenary recruits for his own armies — though some Roman officers warned that they were actually invaders and ought to be crushed. “These critics,” Eunapius tells us, “were mocked for knowing nothing of public affairs.”

The Goths crossed the river with the greatest possible disorder and without proper Roman precautions, as this massive alien population, with its wives, children, and arms, took refuge within the Empire. In the Winter of 377, they cut to pieces the Roman troops “guarding” them, taking their horses and arms. Rome’s Barbarian mercenaries in the vicinity of Andrinople then joined the Gothic rebels. In 378 the emperor Valens mobilized his army against them. But once encamped on the outskirts of Andrinople, it was encircled by the Goths; less than a third of the Roman troops managed to avoid extermination. As for Valens, he was burned alive in a barricaded farmhouse, where he had taken refuge. The myth of the invincible Roman Legions came here to an end, as Rome commenced her death agony . . .

Byzantium, the Eastern half of the Roman Empire, which would last another thousand years, was quick to draw the lessons and proceeded to massacre all her soldiers of Gothic origin. In 400, the population of Constantinople similarly massacred its Gothic population. In the course of the Fifth Century the Byzantine army purged its ranks of Barbarians. Henceforth, it would be dominated by native elements.

Voltaire asked himself why the Romans in the Late Empire were incapable of defending themselves from the Barbarians, while under the Republic they had triumphed over Gauls and Cimbri. The reason, he argued, was due to the irruption of Christianity and its effects on both pagans and Christians. Among these effects, he mentioned the hatred of the old religion for the new; the theological disputes that replaced defensive concerns; the bloody quarrels provoked by Christianity; the softness that crowded out the old, austere values; the monks who supplanted farmers and soldiers; the vain theological discussions that took precedent over curbing Barbarian incursions; the divisive fragmentation of thought and will. “Christianity gained the heavens, but it lost the Empire” (Freund, 112).

Symmachus is famous for having publicly protested, when the Christians, supported by the emperor Theodosius, removed the altar of Victory from the Senate in 382. One can’t help but also think of the recent predictions by Jean Raspail in The Camp of the Saints, which criticizes both the Catholic Church and the new religion of human rights for Europe’s blindness and irresponsibility in face of the dangers posed by the extra-European immigration.

In order not to experience the same fate as the Roman Empire, France and other West European countries, lacking a Joan of Arc or Illyrian emperors, have need today of a new De Gaulle, a new Putin.

 

 

Source: “Nous vivons la fin de l’Empire romain!” http://www.europemaxima.com/?p=1782

Dr. Tomislav Sunic on overcoming differences & on American theology

Dr. Tomislav Sunic on overcoming differences

Dr. Sunic on American theology

Du terrorisme, des forces du mal et de Dostoïevski

Krantenkoppen - Januari 2011 / 03

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Krantenkoppen
 
Januari 2011 / 03
 
Politiemedewerker verdacht van ontucht
Een politiemedewerker van het district West-Veluwe Vallei wordt verdacht van het plegen van ontucht met een minderjarige jongen uit Ede. Tegen de man is aangifte gedaan.
http://nos.nl/artikel/209375-politiemedewerker-verdacht-v...
 
Aanklacht pedofilie Bormann jr
Martin Bormann, oudste zoon van de gelijknamige secretaris van Adolf Hitler, heeft zich in 1960 vergrepen aan de destijds twaalfjarige Victor M.
De Gelderlander 5-1-2011
 
Pakistaanse gouverneur gedood door eigen lijfwacht
De gouverneur van de Pakistaanse provincie Punjab, Salman Taseer, is doodgeschoten vlakbij zijn woning in de Pakistaanse hoofdstad Islamabad. De schutter is een van Taseers eigen beveiligers.
De Schutter riep 'God is groot' tijdens de moord.
http://www.ad.nl/ad/nl/1013/Buitenland/article/detail/561...
 
Met de bouw van een hek tegen illegalen wil Griekenland de EU en ­– met name – Turkije onder druk zetten.
De aanhoudende  toestroom van illegalen uit ­ – met name – Afghanistan, Pakistan, Irak en Noord-Afrika is tenslotte een Europees probleem. Het gros van de migranten zoekt elders in Europa zijn geluk.
Turkije heeft de visumplicht voor Marokkanen en Algerijnen afgeschaft, en verhindert de mensen die hiervan gebruikmaken niet om door te reizen naar Griekenland – in weerwil van Turkse toezeggingen om deze praktijk te beëindigen. Dit element zou best betrokken kunnen worden bij de onderhandelingen over toetreding van Turkije tot de EU.
http://opinie.volkskrant.nl/artikel/show/id/7528/Een_symb...
 
Frankrijk wist laatste herinnering aan maarschalk Pétain
Frankrijk begint 2011 met een schone lei. Nergens is nog een straat te vinden die vernoemd is naar Maarschalk Pétain. De laatste Rue Pétain, een straatje van 200 meter in Tremblois-lès-Carignan, een dorpje hoog in de Franse Ardennen, is omgedoopt tot de Rue de la Belle Croix.
In de Tweede Wereldoorlog speelde Pétain een heel andere rol. Hij werd de premier van de Franse 'vrije zone'. Zijn in Vichy gevestigde regering werkte nauw samen met de Duitsers. Vorig jaar nog kwamen documenten aan het licht die zijn persoonlijke rol bij de vervolging van de Joden aantoonden.
http://www.volkskrant.nl/vk/nl/2664/Nieuws/article/detail...
 
Joden verlaten ons land
Het aantal Belgische joden dat vorig jaar naar Israël emigreerde is met 63 procent gestegen tot 250. Dat blijkt uit cijfers van het Joods Agentschap, melden de Corelio-kranten. De reden is zowel economisch als "een gevoel van onbehagen".
http://www.hln.be/hln/nl/957/Belgie/article/detail/120364...
 
Groen! en N-VA over leefloners
Zowel N-VA als Groen! laten van zich horen over de opvallende stijging in het aantal mensen dat van een leefloon geniet. Zoals bekend zijn er 375 equivalent-leefloners (asielzoekers) die een beroep doen op het OCMW en is het aantal niet-Belgen dat beroep doet op een leefloon groter dan de Belgen.
http://www.nieuwsblad.be/article/detail.aspx?articleid=BL...
 
Korpschef: boerkaverbod niet uitvoeren
De Amsterdamse korpschef Bernard Welten gaat het boerkaverbod niet handhaven als het door de Kamer komt. "Ik voel me niet altijd een instrument van de overheid dat onmiddellijk doet wat er gevraagd wordt”, vertelt hij in het NTR-programma 5 Jaar Later.
http://www.spitsnieuws.nl/archives/binnenland/2011/01/kor...
 
Bisdom in geldnood door misbruik
Het aartsbisdom van Milwaukee in de Amerikaanse staat Wisconsin heeft uitstel van betaling aangevraagd. De kosten van de schadevergoedingen voor slachtoffers van seksueel misbruik lopen te snel op voor de kerk. Dat meldt The New York Times.
http://www.spitsnieuws.nl/archives/buitenland/2011/01/bis...
 
Oppositie in Rusland? Oppakken!
Het was weer een zware dag voor de oppositie in democratisch Rusland. De Russische politie heeft dinsdag in Moskou zeker 35 oppositieleden gearresteerd die betoogden buiten de gevangenis waar oppositieleider Boris Nemtsov vastzit. Dat berichtte het Russische persbureau RIA Novosti.
http://www.spitsnieuws.nl/archives/buitenland/2011/01/wee...
 

vendredi, 07 janvier 2011

Petites réflexions éparses sur l'Ecole de Francfort

Robert STEUCKERS :

Petites réflexions éparses sur l’Ecole de Francfort

 

Exposé prononcé à Gand, salle universitaire « Blandijn », novembre 2008, à l’occasion d’une conférence du Dr. Tomislav Sunic sur les répercussions de l’Ecole de Francfort en Amérique et en Europe, conférence organisée par l’association étudiante KVHV

 

L’Ecole de Francfort est un vaste sujet, vu le nombre de théoriciens importants pour les gauches européennes et américaines qu’elle a fournis. Nous ne pourrons pas aborder tous les aspects de cette école de Francfort. Nous allons nous limiter, comme le Dr. Sunic, aux critiques qu’adressent généralement les mouvements conservateurs européens à cette école de pensée qui a modernisé considérablement les idéologies avancées par les gauches, entre les années 20 et 70 du 20ème siècle. On peut dire qu’aujourd’hui bon nombre de dirigeants européens et américains ont été directement ou indirectement influencés par l’Ecole de Francfort, dans la mesure où ils ont été impliqués dans le mouvement de mai 68 ou dans ses suites immédiates.

 

Les critiques conservatrices de l’Ecole de Francfort s’articulent autour de plusieurs éventails de thématiques :

 

L’Ecole de Francfort aurait forgé les instruments destinés à dissoudre littéralement les fondements des sociétés, de manière à permettre à de petites élites intellectuelles et politiques de prendre le pouvoir, afin d’agir non pas selon des traditions avérées (selon le « mos majorum » romain) mais de manière purement arbitraire et expérimentale, sans la sanction de l’expérience. Il s’agit donc clairement de contre-élites, qui n’entendent pas poursuivre des traditions politiques, demeurer dans un cadre bien établi, mais bouleverser de fond en comble les traditions pour installer une nouvelle forme de pouvoir, qui ne doit plus rien au passé. Pour y parvenir et pour éliminer toute résistance des forces traditionnelles, il faut dissoudre ce qui existe et ce qui fait l’armature des sociétés. On a insinué que les tenants de l’Ecole de Francfort ont coopéré avec l’OSS américaine pendant et immédiatement après la seconde guerre mondiale pour briser les ressorts des sociétés européennes, et surtout de la société allemande. L’idée n’est pas neuve : dans Sun Tzu, on trouve des consignes au Prince pour faire plonger la société de l’ennemi en pleine déliquescence, la neutraliser, l’empêcher de renaître de ses cendres et de passer à la contre-offensive. L’Ecole de Francfort aurait donc été l’instrument des Américains pour appliquer à l’Allemagne et à l’Europe un principe de l’Art de la guerre de Sun Tzu.

 

De l’homme unidimensionnel à la société festiviste

 

OneDimDtBig400pxh.jpgMalgré l’instrumentalisation des corpus doctrinaux de l’Ecole de Francfort et malgré les désastres que cette instrumentalisation a provoqué en Europe, les idées diffusées par l’Ecole de Francfort véhiculent des thèmes intéressants qui, eux, n’ont pas été inclus dans la vulgate, seule responsable des dégâts sociaux et anthropologiques que nous déplorons depuis quelques décennies en Europe. Quand un Herbert Marcuse (1898-1979) nous parle de l’homme unidimensionnel, pour déplorer sa banalisation dans les sociétés industrielles modernes, il ne fait qu’énoncer un état de choses déjà déploré par Nietzsche. L’homme unidimensionnel de Marcuse partage bien des traits en commun avec le « dernier homme » de Nietzsche. Dans « Eros et la civilisation », Marcuse évoque le refoulement du désir dans les sociétés modernes, exactement comme le déploraient certains mouvements de jeunesse alternatifs allemands entre 1896 et 1933 ; cette option philosophique de vouloir libérer les instincts refoulés, en imitant les groupes marginaux ou exclus des sociétés même au détriment des majorités politiques et parlementaires, a eu, avec l’appui de tout un attirail d’interprétations freudiennes, un impact important sur la révolte étudiante des années 67-68 en Allemagne, en France et ailleurs en Europe. Marcuse condamnera toutefois l’usage de la violence et se fera apostropher comme « mou » par certains échaudés, dénommés « Krawallos ». Entre la théorie écrite et la pratique mise en œuvre par les services à partir des années 60 du 20ème siècle, il y a une nette différence. Mais c’est la vulgate, la version instrumentalisée, sloganisée à l’usage des Krawallos, qui a triomphé au détriment de la théorie proprement dite : c’est au départ d’une hyper-simplification du contenu d’ « Eros et la civilisation » que l’on a fabriqué la société festiviste actuelle, une société festiviste incapable de forger un Etat digne de ce nom ou de générer un vivre-ensemble harmonieux et créatif. Tout comme dans le « Meilleur des mondes » d’Aldous Huxley, on vend des drogues et l’on favorise la promiscuité sexuelle pour endormir les volontés.

 

adorno.jpgOutre Marcuse, idole des festivistes de mai 68, l’Ecole de Francfort a surtout aligné, en Allemagne, deux figures notoires, Theodor W. Adorno (1903-1969) et Max Horkheimer (1895-1973). Ces deux philosophes ont été les principaux représentants de la philosophie allemande dans les années 50. Adorno a déployé une critique de l’autoritarisme qui, selon lui, aurait toujours structuré la pensée allemande et, partant, européenne et américaine, faisant courir le risque de voir émerger de nouveaux fascismes à intervalles réguliers dans l’histoire. Il va vouloir déconstruire cet autoritarisme pour enrayer à l’avance toute émergence de nouveaux fascismes. Pour y procéder, il élaborera un système de mesure, consigné dans son célèbre ouvrage, La personnalité autoritaire. On y apprend même comment mesurer sur « l’échelle F » le degré de « fascisme » que peut receler la personnalité d’un individu. Le livre contient aussi un classement des citoyens en « Vorurteilsvollen » et « Vorurteilsfreien », soit ceux qui sont « pleins de préjugés » et ceux « qui sont libres de tous préjugés ». Ceux qui sont pleins de préjugés comptent aussi les « rebelles » et les « psychopathes », les « fous » et les « manipulateurs » dans leurs rangs. Ceux qui sont libres de tout préjugé comptent tout de même des « rigides », des protestataires, des impulsifs et des « easy goings » (« ungezwungene Vorurteilsfreie ») dans leurs rangs, qui sont posés comme sympathiques, comme mobilisables dans un projet « anti-autoritaire » mais dont l’efficacité n’est pas parfaite. Le summum de la qualité citoyenne ne se trouve que chez une minorité  de « Vorurteilsfreien » : les « genuine Liberalen », les « hommes de gauche en soi » qui échappent aux tendances libidineuses et au narcissisme (bref, ceux qui devraient gouverner le monde après la mise au rencart de tous les autres). Ce livre sur la personnalité autoritaire a connu un succès retentissant aux Etats-Unis mais aussi dans la République Fédérale Allemande. Mais ce n’est pas un ouvrage philosophique : c’est un instrument purement manipulatoire au service d’une ingénierie sociale destinée à dompter la société, à contrôler pensées et langages. On peut donc parfaitement interpréter l’impact de cet ouvrage d’ingénierie sociale dans une perspective orwellienne : l’émancipation (par rapport à la personnalité autoritaire) est le terme enjoliveur qui couvre une nouvelle façon, subtile, d’asservir et d’opprimer les masses.

 

Des « genuinen Liberalen » à l’humanité nouvelle

 

Comment supputer la manipulation chez des « genuinen Liberalen », posés par Adorno comme des apolitiques qui ne réagissent que lorsque les injustices sont là, flagrantes, et se dressent alors contre elles sans tenir compte des déboires que cela pourrait leur procurer ? Le « genuiner Liberaler » est un bon naïf, écrit Adorno, comment pourrait-il dès lors manipuler ses concitoyens ? On se le demande, effectivement : non, ce n’est pas lui qui va manipuler, c’est lui qui servira de modèle aux manipulateurs car, eux, ont besoin de naïfs. En effet, le « fascisme » (sous quelque forme que ce soit) n’était plus présent aux Etats-Unis ou en Allemagne, quand Adorno sortait son livre de presse. Rien ne permettait d’envisager son retour offensif. Ce n’est donc pas un fascisme organisé en escouades de combat que cherchent à éliminer Adorno et tous ses disciples armés de « l’échelle F ». Il s’agit bien plutôt de détruire les réflexes structurants de toute société traditionnelle normale, surtout quand elles sont de nature « agnatiques » (centrées autour du patriarche ou du pater familias). Patriarches et pères de famille détiennent forcément une autorité (qui peut être bienveillante ou sévère selon les cas), que ce soit, comme l’a montré Emmanuel Todd, dans la famille centre-européenne (germanique et souvent catholique), dans la famille juive ou dans la famille musulmane nord-africaine (où elle a, selon Todd, des aspects plus claniques). C’est leur pouvoir patriarcal qu’il s’agit de démonter pour le remplacer par des figures alternatives, non clairement profilées : la virago célibataire, la mère fusionnelle, l’ado libre, l’adulescent bambocheur et irresponsable, la grand-mère gâteau, la divorcée agitée de frénésies de toutes sortes, le tonton homosexuel, le grand frère hippy (ou beatnik) ou deux ou trois figures de référence de cet acabit, qui vont déboussoler l’enfant plutôt que l’édifier. Bref nous aurons là la « nouvelle humanité » soi-disant « tolérante » (1), dont ont rêvé beaucoup de ces dissidents qui souhaitaient bouleverser les hiérarchies naturelles et immémoriales : les dissidents « levellers » ou les « Founding Fathers » puritains qui s’en iront au Nouveau Monde créer une « Jérusalem Nouvelle » avant de pendouiller les sorcières de Salem (2), les utopistes ou les phalanstériens en marge de la révolution française ou les communistes soviétiques des années 20, avant la réaction autoritaire du stalinisme. Les pères posés comme « autoritaires » a priori, par certains zélotes de « l’échelle F », sont évidemment un frein au développement échevelé de la société de consommation, telle que nous la connaissons depuis la fin des années 50 en Europe, depuis la fin des années 40 aux Etats-Unis. Les planificateurs de la consommation tous azimuts ont constaté que les pères (autoritaires ou simplement prévoyants) maintenaient généralement les cordons de la bourse plus serrés que les marginaux prodigues et flambeurs, individualités très appréciées des commerçants et des publicitaires. Qui dit structures patriarcales dit automatiquement volonté de maintenir et de préserver un patrimoine de biens meubles et immeubles, qui ne sont pas immédiatement voués à la consommation, destinée, elle, à procurer le bonheur tout de suite. L’élimination de l’autorité patriarcale et la libération sexuelle vont de paire pour assurer le triomphe de la société de consommation, festiviste et flambeuse, par ailleurs fustigée par certains soixante-huitards qui furent tout à la fois, et souvent à leur corps défendant, ses critiques et ses promoteurs.      

 

hork.jpgOutre la composition de cet instrument de contrôle que fut le livre d’Adorno intitulé La personnalité autoritaire (Studien zum autoritären Charakter), les deux philosophes de l’Ecole de Francfort, installés dans l’Allemagne d’après-guerre, en rédigent le principal manifeste philosophique, Die Dialektik der Aufklärung (= « La dialectique des Lumières »), où ils affirment s’inscrire dans la tradition des Lumières, née au 18ème siècle, tout en critiquant certains avatars ultérieurs de cette démarche philosophique. Pour Horkheimer et Adorno, la science et la technologie, qui ont pris leur élan à l’époque des Lumières et dans les premiers balbutiements de la révolution industrielle avec l’appui des Encyclopédistes autour de d’Alembert et Diderot, ont pris au fil du temps un statut marqué d’ambigüité. La technologie et la science ont débouché sur la technocratie, affirment Horkheimer et Adorno dans leur manifeste, et, dans ce processus involutif, la raison des Lumières, d’idéelle est devenue « instrumentale », avec le risque d’être instrumentalisée par des forces politiques ne partageant pas l’idéal philosophique des Lumières (sous-entendu : les diverses formes de fascisme ou les néoconservatismes technocratiques d’après 1945). Le programme promu par La personnalité autoritaire peut être interprété, sans sollicitation outrancière, comme un instrument purement technocratique destiné à formater les masses dans un sens précis, contraire à leurs dispositions naturelles et ontologiques ou contraire aux legs d’une histoire nationale particulière. Alors qu’ils inventent un instrument de nature nettement technocratique, Adorno et Horkheimer critiquent la technocratie occidentale sur des bases sociologiques que nous pouvons pleinement accepter : en effet, les deux philosophes s’inscrivent dans un filon sociologique inauguré, non pas par Marx et ses premiers fidèles, mais par Georg Simmel et Max Weber. Ce dernier voulait lancer, par ses travaux et ceux de ses étudiants, « une science du réel, nous permettant de comprendre dans sa spécificité même la réalité en laquelle nos vies sont plongées ». Pour Simmel et Weber, le développement des sciences et des technologies apporteront certainement une quantité de bienfaits aux sociétés humaines mais elles provoqueront simultanément une hypertrophie des appareils abstraits, ceux de la technocratie en marche, par exemple, ceux de l’administration qui multipliera les règles de coercition sociale dans tous les domaines, conduisant à l’émergence d’un gigantesque « talon d’acier » (iron heel) ou d’une cage d’acier, qui oblitèreront la créativité humaine.

 

Quelle créativité humaine ?

 

L’oblitération de la créativité humaine, telle qu’elle avait été pensée par Simmel et Weber, est le point de départ d’Adorno et Horkheimer. Mais où divergent donc conservateurs critiques de l’Ecole de Francfort et adeptes de cette école ? Dans la définition qu’ils donnent de la créativité humaine. La créativité selon Adorno et Horkheimer est celle d’une intelligentsia détachée de toutes contraintes matérielles, d’une freischwebende Intelligenz, planant haut au-dessus de la réalité, ou d’assistants sociaux, de travailleurs sociaux, qui œuvrent à déconstruire les structures sociales existantes pour créer de toutes pièces un vivre-ensemble artificiel, composé selon les rêves utopiques de sociologues irréalistes, qui glosent ad libitum sur le travail ou sur le prolétariat sans jamais travailler concrètement (Helmut Schelsky) ni trimer dans une véritable usine (les ouvriers d’Opel à Rüsselheim en Allemagne ont chassé les Krawallos qui voulaient les aider dans leur tâche prolétarienne, tout en préparant des comités de contestation, des happenings ou des bris de machine). Le reproche d’abonder dans le sens de cette frange « bohémienne » de la bourgeoisie ou de la Bildungsbürgertum avait déjà été adressé par les conservateurs et les pangermanistes à Nietzsche (« philosophe pour femmes hystériques et pour artistes peintres ») et aux romantiques, qualifiés d’ « occasionnalistes » par Carl Schmitt. On peut constater, dans l’histoire des idées, que la critique de la technocratie a souvent émergé dans les rangs conservateurs, inquiets de voir les traditions oblitérées par une nouvelle pensée pragmatique étrangère à toutes les valeurs traditionnelles et aux modes de concertation hérités, qui finissent alors noyés dans des dédales administratifs nouveaux, posés comme infaillibles. La critique d’Adorno et d’Horkheimer n’est pourtant pas conservatrice mais de gauche, « libérale » au sens anglo-saxon du terme. Adorno et Horkheimer veulent donner plus d’impact dans la société à la freischwebende Intelligenz, aux bohèmes littéraires et artistiques ou aux nouveaux sociologues et pédagogues (Cohn-Bendit) héritiers des plus fumeux et des plus farfelus des « Lebensreformer » (des « réformateurs de la vie ») qui pullulaient en Allemagne entre 1890 et 1933. Le but de cette manœuvre est de maintenir une sorte d’espace récréatif et festif (avant la lettre) en marge d’une société autrement gouvernée par les principes des Lumières, avec, dans le monde du travail, une domination plus ou moins jugulée de la « raison instrumentale ». Cet espace récréatif et festif serait un « espace de non-travail » (Guillaume Faye), survalorisé médiatiquement, où les individus pourraient donner libre cours à leurs fantaisies personnelles ou s’esbaudir dans une aire de garage au moment où l’automatisation des usines, la désindustrialisation ou les délocalisations postulent une réduction drastique de la main-d’œuvre. L’ « espace de non-travail » dore la pilule pour ceux qui sont condamnés au chômage ou à des emplois socio-culturels non productifs. Adorno et Horkheimer situent donc la créativité humaine, qu’ils valorisent, dans un espace artificiel, une sorte de jardin de luxe, en marge des tumultes du monde réel. Ils ne la situent pas dans les dispositions concrètes et ontologiques de la nature biologique de l’homme, en tant qu’être vivant, qui, au départ de son évolution phylogénétique, a été « jeté là » dans la nature et a dû s’en sortir. Critique allemand de l’Ecole de Francfort, le Dr. Rolf Kosiek, professeur de biologie, stigmatise le « pandémonium » de cette tradition sociologique de gauche parce qu’elle ne se réfère jamais à la biologie humaine, à la concrétude fondamentale de l’être humain en tant qu’être vivant. En utilisant le terme « pandémonium », Kosiek reprend quasiment mot pour mot le jugement de Henri De Man, présent à Francfort dès les débuts de l’Institut de sociologie ; dans ses mémoires, De Man écrit : « c’était une bande d’intellectuels rêveurs, incapables de saisir une réalité politique ou sociale ou de la décrire de manière succincte – c’était un pandémonium ».

 

Les écoles biologiques allemandes et autrichiennes, avec Konrad Lorenz, Irenäus Eibl-Eibesfeldt, Rupert Riedl et Wuketits ou les vulgarisateurs américains et anglais Robert Ardrey et Desmond Morris ont jeté les bases d’une sociologie plus réaliste, en abordant l’homme, non pas comme un bohème intellectuel mais comme un être vivant, peu différent dans sa physiologie des mammifères qu’il côtoie, tout en étant, en revanche, très différent d’eux dans ses capacités intellectuelles et adaptatives, dans ses capacités mémorielles. Arnold Gehlen, lui, est un sociologue qui tient compte des acquis des sciences biologiques. Pour Gehlen, l’homme est une créature misérable, nue, sans force réelle dans la nature, sans les griffes et les canines du tigre, sans la fourrure et les muscles puissants de l’ours. Pour survivre, il doit créer artificiellement les organes dont la nature ne l’a pas pourvu. Il invente dès lors la technique et, par sa mémoire capable de transmettre les acquis, se dote d’une béquille culturelle, capable de pallier ses indigences naturelles. D’où la culture (et la technique) sont, pour Gehlen, la vraie nature de l’homme. La créativité, celle qu’oblitère la technocratie (Simmel, Weber, Adorno, Horkheimer) qui provoque aussi la « mort tiède » (Lorenz) par la démultiplication des « expériences de seconde main » (Gehlen), est, pour la sociologie biologisante de Gehlen, la réponse de l’homme, en tant qu’être vivant, à un environnement systématiquement hostile. L’invention de la technique et la culture/mémoire donne à l’homme une plasticité comportementale le rendant apte à affronter une multiplicité de défis.

 

Cette créativité-là est aujourd’hui oblitérée par l’ingénierie sociale de la technocratie dominante, ce qui a pour risque majeur de détruire définitivement les forces qui existent en l’homme et qui l’ont toujours rendu capable d’affronter les dangers qui le guettent par la puissance « pro-active » de son imagination concrète, inscrite désormais dans ses dispositions ontologiques. L’homme à la créativité oblitérée ne peut plus faire face au tragique qui peut à tout instant survenir (la « logique du pire » de Clément Rosset).

 

Konrad Lorenz parlait de « tiédeur mortelle » et Gehlen d’une hypertrophie d’ « expériences de seconde main », où l’homme n’est plus jamais confronté directement aux dangers et aux défis auxquels il avait généralement fait face au cours de toute son histoire.

 

Pour l’Ecole de Francfort, la créativité humaine se limite à celle des bohèmes intellectuelles. Pour les autres, la créativité englobe tous les domaines possibles et imaginables de l’activité humaine, pourvu qu’elle ait un objet concret.

 

Habermas : du patriotisme constitutionnel à l’aporie complète

 

habermas1.jpgHabermas, ancien assistant d’Horkheimer puis son successeur à la tête de l’Institut de Francfort, devient, dès la fin des années 60, la figure de proue de la seconde génération de l’Ecole de Francfort. Son objectif ? Pour éviter la « cristallisation » des résidus de l’autoritarisme et des effets de l’application de la « raison instrumentale », une « cristallisation » qui aurait indubitablement ramené au pouvoir une nouvelle idéologie forte et autoritaire, Habermas s’ingéniera à théoriser une « praxis de la discussion permanente » (s’opposant en cela à Carl Schmitt qui, disciple de l’Espagnol Donoso Cortès, abominait la discussion et la « classe discutailleuse » au bénéfice des vrais décideurs, seuls aptes à maintenir le politique en place, les Etats et les empires en bon ordre de fonctionnement). La discussion et cette culture du débat permanent devaient justement empêcher les décisions trop tranchées amenant aux « cristallisations ». Les évolutions politiques devaient se dérouler lentement dans le temps, sans brusqueries ni hâtes même quand les décisions claires et nettes s’avéraient nécessaires, vu l’urgence, l’ Ernstfall. Cette posture habermasienne ne plaisait pas à tous les hommes de gauche, surtout aux communistes durs et purs, aux activistes directs : sa théorie a parfois été décrite comme l’incarnation du « défaitisme postfasciste », inaugurant, dans l’après-guerre, une « philosophie de la désorientation et des longs palabres ». Habermas est ainsi devenu le philosophe déréalisé le plus emblématique d’Europe. En 1990, il déplore la réunification allemande car celle-ci « met en danger la société multiculturelle et l’unité européenne qui étaient toutes deux depuis quelque temps déjà en voie de réalisation ». La seule alternative, pour Habermas, c’est de remplacer l’appartenance nationale des peuples par un « patriotisme constitutionnel », préférable, selon lui, « aux béquilles prépolitiques que sont la nationalité (charnelle) et l’idée de la communauté de destin » (Habermas s’attaque là aux deux conceptions que l’on trouve en Allemagne : l’idéal nationalitaire de romantique mémoire et l’idéal prussien a-national de participation à la vie et à la défense d’un type particulier d’Etat, à connotations spartiates). Le « patriotisme constitutionnel » est-il dès lors un antidote à la guerre, à ces guerres qu’ont déclenché les patriotismes appuyés sur les deux « béquilles » dénoncées par Habermas, soit l’idéal nationalitaire et l’idéal prussien ? En principe, oui ; en pratique, non, car en 1999 quand l’OTAN attaque la Serbie sous prétexte qu’elle oppresse la minorité albanaise du Kosovo, Habermas bénit l’opération en la qualifiant « de bond en avant sur la voie qui mène du droit des gens classique au droit cosmopolite d’une société mondiale de citoyens ». Et il ajoutait : « les voisins démocratiques (c’est-à-dire ceux qui avaient fait leur l’idée de « patriotisme constitutionnel ») ont le droit de passer à l’action pour apporter une aide de première nécessité, légitimée par le droit des gens ». Contradiction : le « constitutionalisme globaliste de l’OTAN » a sanctifié un réflexe identitaire ethno-national, celui des Albanais du Kosovo, contre le réflexe ethno-national des Serbes. L’OTAN, avec la bénédiction d’Habermas, a paradoxalement agi pour restaurer l’une des béquilles que ce dernier a toujours voulu éradiquer. Tout en pariant sur un élément musulman, étranger à l’Europe, importation turque dans les Balkans, au détriment de l’albanité catholique et orthodoxe, avant de l’être pour la « serbicité » slave et orthodoxe. Le tout pour permettre à l’US Army de se faire octroyer par le nouvel Etat kosovar la plus formidable base terrestre en Europe, Camp Bondsteele, destiné à remplacer les bases allemandes évacuées progressivement depuis la réunification. Camp Bondsteele sert à asseoir une présence militaire dans les Balkans, tremplin pour le contrôle de la Mer Noire, de la Méditerranée orientale et de l’Anatolie turque. Ces déclarations d’Habermas vieillissant ressemblent étrangement à l’agitation de ces chiens qui tentent de se manger la queue. 

 

L’itinéraire d’Habermas débouche donc sur une aporie. Voire sur d’inexplicables contradictions : le « patriotisme constitutionnel », destiné à ouvrir une ère de paix universelle (déjà rêvée par Kant), aboutit en fin de compte à une apologie des « guerres justes » qui, autre oxymoron, promeuvent parfois de bons vieux nationalismes ethniques.

 

Conclusion : L’Ecole de Francfort est une instance qu’il faut étudier avec le regard de l’historien, pour pouvoir comprendre les errements de notre époque, les déraillements de ces deux dernières décennies où, justement, les soixante-huitards marqués par le corpus philosophico-sociologique de cette école, ont tenu le pouvoir entre leurs mains dans la plupart des pays occidentaux. Pour les amener à un bel éventail d’impasses et, plus récemment avec les expéditions en Afghanistan et en Irak (guerres justes selon Habermas), à un certain hybris, tandis que plusieurs puissances chalengeuses, dont la Chine, non contaminée par le fatras francfortiste et guérie des élucubrations de la révolution culturelle maoïste, entamaient une marche en avant. L’Europe doit se débarrasser du « pandémonium » pour pouvoir redresser la barre et, plus prosaïquement, survivre sur le long terme. On ne se débarrasse pas des vieux corpus classiques : ils sont irremplaçables. Toute tentative de les balancer par-dessus bord pour les remplacer par des constructions inventées et bricolées par des sociologues irréalistes conduit aux impasses, aux apories et aux bouffonneries.

 

Robert STEUCKERS.

(novembre 2008)     

 

Notes :

 

(1)    On ne se rend jamais assez compte que le terme « tolérance » a subrepticement changé de sens au fil de ces dernières décennies. Au départ, la tolérance signifiait que l’on tolérait l’existence d’un fait que, sur le fond et sur le plan des principes, l’on condamnait (on condamnait le protestantisme mais on le tolérait par l’Edit de Nantes, édit de tolérance). On tolérait certains faits parce qu’on n’avait pas les moyens matériels de les combattre et de les éradiquer. Ainsi, la prostitution, condamnée sur le fond, était tolérée comme exutoire social. On parlait dans ce sens de « maisons de tolérance » pour désigner les bordels. Quand nous demandions, déjà dans le sens actuel du mot, à nos professeurs d’être « tolérants », ils nous répondaient invariablement : « La tolérance, mon petit monsieur ? Mais il y a des maisons pour cela ! ». Aujourd’hui, le terme « tolérant » signifie accepter le fait dans ses dimensions factuelles (et inévitables) comme sur le plan des principes.

 

(2)    Les « Founding Fathers », qui sont des « pères » comme leur nom l’indique, retrouveront rapidement les réflexes de l’autorité patriarcale, dictée par la Bible juive. La parcimonie, vertu puritaine par excellence et pratiquée jusqu’à la caricature, deviendra un modèle de l’américanisme, qu’Adorno cherchera à déconstruire au même titre que le fascisme allemand, pour faire advenir une humanité atomisée, disloquée par la libération sexuelle qui dissoudra son noyau familial de base, une humanité atomisée prônée par Marcuse, Fromm et Reich, pour faire advenir le règne des individualités plus ou moins originales et farfelues, déconnectées et ahuries par les médias, mais toutes clientes dans les chaines de supermarchés.

 

Bibliographie :

Theodor W. ADORNO, Studien zum autoritären Charakter, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1973.

Max HORKHEIMER /  Theodor W. ADORNO, Dialektik der Aufklärung, Fischer, Frankfurt am Main, 1969.

Max HORKHEIMER, Traditionnelle und kritische Theorie – Vier Aufsätze, Fischer, Frankfurt am Main, 1968.

Max HORKHEIMER, Zur Kritik der instrumentellen Vernunft, Athenäuml/Fischer, Frankfurt am Main, 1974.

Rolf KOSIEK, Die Frankfurter Schule und ihre zersetzenden Auswirkungen, Hohenrain, Tübingen, 2001.

Eddy Hermy over de monetaire hegemonie

Eddy Hermy over de monetaire hegemonie (april 2010)

Krantenkoppen - Januari 2011 / 02

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Krantenkoppen
 
Januari 2011 / 02
 
NRC: 6 op 10 coffeeshops mogelijk dicht
In gemeenten met veel coffeeshops moeten ten minste zes op de tien van deze ondernemingen hun deuren sluiten als het kabinet het beleid uitvoert om 350 meter tussen coffeeshops en scholen te houden. Dat blijkt uit eigen onderzoek van NRC Handelsblad, dat dinsdag werd gepubliceerd.
http://www.refdag.nl/nieuws/binnenland/nrc_6_op_10_coffee...
 
PVV wil EU-ambassade in Jeruzalem
De toekomstige ambassade van de Europese Unie in Israël moet in Jeruzalem komen. De huidige diplomatieke vertegenwoordiging van de unie zou eigenlijk al meteen verplaatst moeten worden van Ramat Gan bij Tel Aviv naar de hoofdstad.
http://www.refdag.nl/nieuws/binnenland/pvv_wil_eu_ambassa...
 
Werkloosheid Duitsland stijgt
De werkloosheid in Duitsland is in december met 85.000 gestegen tot 3,016 miljoen ten opzichte van een maand eerder. Dat maakte het Duitse federale arbeidsbureau dinsdag bekend.
http://www.refdag.nl/nieuws/economie/werkloosheid_duitsla...
 
Linkse christenen hebben bij ChristenUnie niks te zoeken
Bijdrage van historicus Ewout Klei. Hij schrijft een proefschrift over het Gereformeerd Politiek Verbond
http://www.trouw.nl/nieuws/politiek/article3363568.ece/Li...
 
Verhaegen naar de rechtbank wegens Hitler-vergelijking
Germinal Beerschot-erevoorzitter Jos Verhaegen stapt naar de rechtbank. Reden is dat hij te zien is op een affiche van 'Der Untergang'. Dat is een film over Adolf Hitler.
http://www.voetbalkrant.com/nl/nieuws/lees/2011-01-04/ver...
 
Historie De rechten op Mein Kampf vervallen in 2015
Wat gebeurde er eigenlijk met de erfenis van Adolf Hitler?
Maar het waardevolste deel van Hitlers erfenis blijven natuurlijk de rechten op zijn boek Mein Kampf. Ook die horen toe aan de deelstaat Beieren, die zijn handen vol heeft aan wereldwijd onderzoek naar eventuele schendingen van het auteursrecht. Dit duurt in ieder geval nog tot 2015, omdat de rechten pas 70 jaar na de dood van de auteur vervallen.
http://www.depers.nl/buitenland/535606/Rechten-Mein-Kampf...
 
Rabbijn beveelt
Gij vrijt veilig met niet-joden
Rabbijn Lior dook nog eens in een boek van achthonderd jaar geleden en las: Joodse vrouwen mogen geen niet-joods zaad tot zich nemen.
Niet-joods zaad is streng verboden. Want Joodse vrouwen die dit ontvangen zouden kinderen kunnen krijgen met genetisch verkeerde trekken
http://www.depers.nl/buitenland/535565/Gij-vrijt-veilig-m...
 
Daniël Stassart ongelukkig over federaal beleid
'Asielzoekers hebben het beter dan veel van onze eigen mensen, daar heb ik het moeilijk mee'
http://www.nieuwsblad.be/article/detail.aspx?articleid=BL...

Lili Marlene par Suzy Solidor

 

 

Lili Marlene de Suzy Solidor

jeudi, 06 janvier 2011

Interview of Dr. Tomislav Sunic

Interview of Dr. Tomislav Sunic

Presseschau - Januar 2011 (1)

kiosque.jpg

Presseschau

Januar 2011 (1)

Liebe Angemailte,
da die Presseschau offenbar nicht mehr erscheint, werde ich wohl meine Lieferungen an den Administrator auch einstellen. Im Dezember habe ich noch gesammelt und liefere das Ergebnis in dieser "Presseschau spezial". Wie es dann weitergeht, weiß ich noch nicht, zumal man selten weiß, welchen guten Nutzen eigene Aktivitäten eigentlich haben. Mal abwarten.
Euch allen ein frohes neues Jahr 2011!
C.W.

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Wikileaks-Gründer: Julian Assange
Der Gegenverschwörer
http://www.sueddeutsche.de/digital/wikileaks-gruender-jul...

E-Mail an Studenten: US-Unis warnen vor Karrierekiller WikiLeaks http://www.spiegel.de/unispiegel/jobundberuf/0,1518,73385...

Wikileaks: Nichts verschweigen - Der Kommentar http://www.faz.net/s/Rub7FC5BF30C45B402F96E964EF8CE790E1/...

Titanic sieht in der Terrorgefahr vor allem Belustigungspotential...
http://www.titanic-magazin.de/wolff-terrorquiz.html

Extremismus
3000 Festnahmen bei Unruhen in Russland
http://www.zeit.de/news-122010/19/iptc-bdt-20101219-351-2...

Volkspartei der Beamten
Die Grünen auf dem Vormarsch
Eine Analyse
http://www.rp-online.de/politik/deutschland/Die-Gruenen-a...

Elsässer wirbt für Dialog zwischen Linken und Rechten
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm....
http://nohoearmy.wordpress.com/2010/12/08/querfrontdiplom...
http://nohoearmy.wordpress.com/2010/11/27/nationale-querf...

Hells-Angels-Aussteiger
"Auch Richter und Beamte sind erpressbar"
http://www.hr-online.de/website/rubriken/nachrichten/inde...

Bundestag
Abgeordnete bedienen sich bei Verdienstkreuzen selbst
http://www.welt.de/politik/deutschland/article11516180/Ab...

Schröder verteidigt Extremismusklausel/ Roth spuckt Gift und Galle
http://www.blauenarzisse.de/index.php/aktuelles/2197-schr...

Claudia Roth geht gegen „Blaue Narzisse“ vor
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm....

Würzburger Bahnhofsbuchhändler vor dem Ende
http://www.mainpost.de/regional/franken/Wuerzburger-Bahnh...

DVU segnet Parteifusion ab: Zweckehe unter Nazis ist besiegelt
http://news.suite101.de/article.cfm/dvu-segnet-parteifusi...

Erneute Kreuzschändung in Egelsbach...
Christliches Symbol erneut geschändet / Evangelische Gemeinde Egelsbach „holt es heim“
Huhn ans Kreuz genagelt
http://www.op-online.de/nachrichten/egelsbach/egelsbach-h...

Linke will Gedenkfeier zur Bombardierung Dresdens boykottieren
Linke fordern "schnellstmögliche" Umgestaltung der Denkmäler auf dem Dresdner Heidefriedhof
http://www.freiepresse.de/NACHRICHTEN/REGIONALES/7551286....

Preisgekrönter Kurzfilm "Der kleine Nazi"
http://www.zdf.de/ZDFmediathek/beitrag/video/1218310/Prei...

"500 Menschen" (fast alle nach `45 geboren) demonstrieren wegen Bahn-Zwangsarbeitern? Wohl eher: 500 "Antifanten" (und eine Handvoll Vorzeige-Opas) suchen händeringend ein Thema, um einmal mehr deutsche Institutionen anzustänkern...
"Zug der Erinnerung": 500 Menschen demonstrieren gegen Bahn
http://nachrichten.t-online.de/-zug-der-erinnerung-500-me...
http://www.br-online.de/studio-franken/aktuelles-aus-fran...
http://www.hannover-entdecken.de/content/view/16574/1/
http://www.s-o-z.de/?p=34155

Polizisten bei Mega-Schneeballschlacht in Leipzig-Connewitz verletzt
http://www.myheimat.de/leipzig/blaulicht/polizisten-bei-m...

Leipzig
Schneeballschlacht artet in Straßenschlacht aus
http://www.spiegel.de/panorama/0,1518,731933,00.html

Ausschreitungen und Randale nach Punkkonzert in Berlin
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm....

Unbekannte überkleben Straßenschilder in Berlin
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm....

Stauffenberg-Gedenktafel in Bamberg geschändet
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm....

“Ich bin gerne der nette Rechte von nebenan”: Im Gespräch mit Markus Fries, Landtagskandidat der NPD Baden-Württemberg
http://deutschlandecho.wordpress.com/2010/12/03/ich-bin-g...

Heile Welt: Jugendgewalt in Berlin wird nicht mehr erfasst
http://noricus.wordpress.com/2010/11/23/heile-welt-jugend...

Starke Vorbehalte gegenüber Muslimen
http://www.welt.de/print/die_welt/politik/article11362738...

(Bertelsmann-)Studie widerlegt Vorurteile über Migranten
Untersuchung aus Deutschland: Wenn es um Familie und Beruf geht, herrscht zwischen Zuwanderern und Einheimischen Übereinstimmung.
http://kurier.at/nachrichten/2059901.php

...und die nächste Jubelmeldung des Anti-Sarrazin-Rückschlags...
Dreieich. Schülerinnen der Max-Eyth-Schule geben ein interreligiöses Kochbuch heraus
Beim Kochen klappt das Miteinander
http://www.op-online.de/nachrichten/dreieich/beim-kochen-...

Das Vorurteil gegen stinkende Butter
http://www.jungefreiheit.de/Single-News-Display-mit-Komm....

Antisemitismus unter Migranten
Mit Graffiti aus dem Ghetto
http://www.spiegel.de/kultur/literatur/0,1518,735148,00.h...

Eine Lichterkette bleibt aus...

Herkunft und Prägung jugendlicher Gewalttäter dürfen kein Tabu sein
Schockierender Brutalüberfall auf Radfahrer im Park
http://www.freie-waehler-im-roemer.de/index.php?id=44&...

Die "Frankfurter Rundschau" nennt die Täterherkunft nicht
Raubopfer erholt sich
http://www.fr-online.de/frankfurt/raubopfer-erholt-sich/-...

Gehbehinderte Seniorin überfallen - Offenbach
(hf) Aus welchem Holz muss man geschnitzt sein, um eine so schändliche Tat zu begehen: Am Sonntagabend überfielen zwei junge Männer eine gehbehinderte 67-Jährige, die gegen 18.15 Uhr in der Waldstraße mit ihrem Gehwagen unterwegs war. Die Offenbacherin wartete zwischen Bismarck- und Marienstraße, also direkt unter der Bahnunterführung, auf den Bus. Die beiden um die 18 Jahre alten Südländer warteten ebenfalls an der Bushaltestelle und rauchten Zigaretten. Plötzlich kamen die schlanken Gauner auf die Frau zu, entrissen ihr die Handtasche und liefen über die Bismarckstraße in Richtung des Hauptbahnhofs davon. Einer trug eine blau-weiß karierte Jacke mit weißer Kapuze und eine blaue Jogginghose; er sei um die 1,75 Meter groß gewesen. Sein Komplize sei etwas größer und mit dunkelgrau karierter Jacke und dunkler Jeans bekleidet gewesen. Kaum weniger verwerflich ist der Überfall auf eine junge Frau aus Nidderau, der sich bereits am Freitagabend in der Marienstraße ereignete. Die 28-Jährige wurde gegen 19.45 Uhr in der Marienstraße, Nähe Hauptbahnhof, von einem etwa 20 Jahre alten Mann angegriffen. Der 1,70 bis 1,75 Meter große und als Südländer beschriebene Täter schlug der Frau von hinten in die Nierengegend, so dass sie stürzte. Als sie wehrlos am Boden lag, versuchte ihr der schlanke Räuber die Handtasche zu entreißen. Mit letzter Kraft hielt sie die Tasche fest, so dass der Unhold ohne Beute in Richtung Sprendlinger Landstraße flüchtete. Der Ganove war zur Tatzeit mit einer Jeans und einer schwarzen Lederjacke bekleidet. Die Kriminalpolizei bittet um weitere Hinweise unter der Rufnummer 069/8098-1234.
http://www.presseportal.de/polizeipresse/pm/43561/1733873...

Bei Demjanjuk oder anderen angeblichen Kriegsverbrechern (es werden ja ohnehin nur die Täter der Verliererseite verurteilt; zudem mit nach über 60 Jahren äußerst unsicherer Beweisbasis) gilt in der heutigen Justiz, daß man wegen vielfachen Mordes bereits verurteilt wird, bloß weil man beteiligt bzw. anwesend war. Bei gegenwärtigen Gewaltverbrechern hingegen gilt diese Beteiligung offenbar nicht als Tatargument. Hier waltet regelmäßig Milde.
Bei dieser Meldung wurde mir wieder mal schlecht und ich ärgerte mich über das Urteil (zum Glück geht die Staatsanwaltschaft in Revision)...
http://www.rp-online.de/niederrheinnord/moers/nachrichten...
(Wohlgemerkt: Die haben dem Mann mit Tritten den Schädel zertrümmert, bis er tot war; selbst schwerste Körperverletzung also ist offenbar teils mit 40 Stunden in einem Kindergarten zu hocken abgegolten)

Festnahmen nach Schlägerei in Frankfurt
http://www.op-online.de/nachrichten/frankfurt-rhein-main/...

Fälscherwerkstatt in Offenbach ausgehoben - zwei Bulgaren in Haft
http://www.op-online.de/nachrichten/offenbach/faelscherwe...

Angeklagte in Wettskandal freigelassen
http://www.zeit.de/sport-newsticker/2010/12/14/261930xml

Philosophin des Individualismus: Ayn Rand
Sie sah den Übermenschen als Unternehmer
http://www.faz.net/s/Rub5C2BFD49230B472BA96E0B2CF9FAB88C/...

S21-Reliquien
Die Spur der Steine
http://www.fr-online.de/wirtschaft/spezials/stuttgart-21/...

So geht Mühlhausen mit einem Denkmal um
Abriss Fast 500 Jahre stand das Rosenzweighaus in Mühlhausen bei Höchstadt. Bis heute früh. Der Bagger machte das Denkmal platt.
http://www.infranken.de/nachrichten/lokales/erlangenhoech...

Zur Vertiefung:
http://www.infranken.de/nachrichten/lokales/erlangenhoech...
http://www.infranken.de/nachrichten/lokales/erlangenhoech...

Städtebau: In Ostpreußen werden die Altstädte neu erfunden
http://www.welt.de/kultur/article11862176/In-Ostpreussen-...

Rainer Langhans: "Ich werde im Dschungelcamp meditieren"
http://jetzt.sueddeutsche.de/texte/anzeigen/515536

...wenn das das "echte Leben" ist, dann ist Flucht angesagt...
"Lindenstraßen"-Erfinder Hans W. Geißendörfer: "Wir zeigen das echte Leben"
http://www.hna.de/nachrichten/panorama-lokal/lindenstrass...

Außergewöhnlicher Film verstört und begeistert: Walhalla Rising
http://www.blauenarzisse.de/index.php/rezension/2192-auss...

Wandervogel

 

Wandervogel

Zupfgeigengretel

Wir wollen zu Land ausfahren

mercredi, 05 janvier 2011

Appel pour la création d'écoles enracinées

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Appel pour la création d’écoles enracinées

par Claude BOURRINET

Je n’ignore pas combien, d’un certain point de vue, notre combat peut paraître désespéré. Et, entre nous, il n’est pas inconcevable qu’il soit déjà perdu, le point de non-retour ayant été largement dépassé depuis les années 70. Et en poussant le pessimisme jusqu’au bout, il se peut bien même que ce point ait été déjà atteint, que l’Europe ait initié son suicide, dans l’ivresse d’une fausse liberté, (il est de beaux suicides), à la fin du Moyen Âge, dès qu’elle eut adopté l’individualisme, l’économisme et la libre pensée, et rejeté, de fait, sinon en le déclamant, les âges « gothiques », c’est-à-dire une conception holiste, hiérarchisée et sacrale de l’univers. Nous en payons cruellement le prix, et nous voyons très bien le fil qui conduit dans le présent à cet avènement d’une modernité mortifère. Si bien que si Valéry disait que nous savons maintenant que les civilisations peuvent périr (c’est quasiment fait pour la nôtre, et cette agonie s’est déclenchée lors de la grande boucherie de 14-18), nous n’ignorons plus que la planète même n’est pas bien vaillante, l’enfer sur terre ressemblant par moment à un tableau de Jérôme Bosch : démographie galopante, nihilisme, perte de repères, avidité destructrice, guerres endémiques par le feu, menace d’apocalypse nucléaire, mépris des valeurs, hormis celles de la bourse. C’est vraiment le règne de la mort.

À ce compte, la simple cuisine politicienne paraît bien dérisoire. Pour en venir à la France, qui ne saurait plus se concevoir sans les peuples européens, avec qui nous partageons le même destin (sans nier notre spécificité), si les déclarations de l’évêque d’Avignon,  Mgr Jean-Pierre Cattenoz, sont justes, à savoir qu’elle va devenir musulmane dans vingt ou trente ans, le pire est à prévoir, et même la guerre civile (et la guerre tout court, car les U.S.A. ne laisseront pas tomber les Kossovos de notre bon pays). L’alternative est simple : survivre ou crever. Car l’islam est la négation de la France et de l’Europe, lesquelles, mêmes réduites par l’athéisme militant, n’ont interprété le monde que comme l’incarnation de l’Esprit. C’est pourquoi l’héritage de l’antiquité païenne, dans sa façon jubilatoire et tragique d’aborder la vie, ne jure pas avec la conception chrétienne de l’existence. Les deux, au demeurant, supposent, en même temps et contradictoirement, un grand amour de l’être, et l’exigence sublime de le dépasser.

Si l’on jette un coup d’œil historique sur le destin de la pointe occidentale de l’Eurasie, on s’aperçoit que plusieurs fois elle fut sur le point d’être emportée par des catastrophes, et qu’elle sut faire face. La grande peste de 1348 mit un frein à l’expansion romane et gothique, et imposa une vision plus pessimiste de la vie. Cependant, l’Europe reprit son élan un siècle plus tard, pour s’illustrer dans les arts et les sciences. Le Bas-Empire est une période plus sombre, malgré le sursaut héroïque de Dioclétien, à la fin du IIIe siècle. D’après Pierre Chaunu, la population des Gaules, jusqu’au Xe siècle, passa de 10 à 1. Une chute vertigineuse, nullement compensée par l’apport barbare, qui ne représentait que 5 % de la population lors des Grandes Invasions au Ve siècle. La féodalité, vêtue d’un grand manteau d’églises, fut une réponse à ce défi civilisationnel, puisqu’il permit de ramasser les forces, les énergies, autour de chefs entreprenants, et surtout fut le terreau sur lequel, peu à peu, grandit l’État royal, qui s’appuya sur les barons, comme lors de la reconquête du Poitou par Philippe Auguste, au XIIIe siècle. Plus significative fut la préservation, dont on ne mesure pas toujours l’importance et l’héroïsme, d’une partie du trésor antique par les moines des multiples scriptoria qui ont essaimé sur la terre européenne.

Nous sommes parvenus à un abîme semblable. Cette situation extrême ne nous laisse guère le choix.

Agir. Mais au nom de quoi ? Pour quoi ? Pour quelle finalité ?

La mémoire a été tellement éradiquée par l’Oligarchie, aidée puissamment par les semi-savants, que nous n’avons plus souvenir de nous, nous sommes redevenus des petits enfants prématurément vieillis, gâteux et capricieux.

La tâche de réactiver cette mémoire est vitale, car elle doit redonner sens au combat, et peut-être même en faire naître le désir chez certains. Il ne s’agit pas de rester au simple plan du ressentiment.

Christianisme ? Paganisme ?

Je n’aime pas les -ismes ? Il faut prendre la question autrement, par l’éternel. Et l’éternel, c’est la supériorité de l’esprit sur la matière, ce qui, dans un pays comme la France, qui n’est pas un désert, passe par l’empreinte charnelle des générations qui l’ont faite.

Je rêverais d’un périodique, sur papier ou en numérique, qui s’appellerait Empreintes européennes. Car ce titre ferait le lien entre une identité, une action (l’action étant le propre de l’Occident) et une matière (nos paysages, notre façon d’être, etc.). Ce serait un support qui offrirait occasion d’enquêtes : le lien entre rédacteurs et lecteurs serait fort, et se fonderait, entre autre, sur un programme, par exemple des recherches thématiques ponctuées par des rencontres, des séminaires, etc., et conclues par des restitutions synthétiques.

Il est évident que la « France » officielle est obsolète, ruinée, notamment son enseignement. Il devient urgent de constituer un enseignement parallèle. Pourquoi pas, dans un premier temps, dans chacune de nos régions, voire dans des localités plus restreintes, les querelles de chapelles écartées,  puis, à terme, une fédération d’« écoles » ? Afin de recommencer pour ainsi dire les universités du Moyen Âge…

Claude Bourrinet


Article printed from Europe Maxima: http://www.europemaxima.com

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Athene plant bouw van hek aan grens met Turkije

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Athene plant bouw van hek aan grens met Turkije

       
ATHENE 01/01 (DPA) = Om de eindeloze stroom van vluchtelingen uit Turkije
tegen te houden, is Griekenland van plan een afrastering te zetten
langs het grootste deel van de 206 kilometer lange grens met Turkije.
Dit heeft de Griekse minister van Burgerbescherming, Christos
Papoutsis, volgens het Griekse persbureau ANA gezegd.
    "De samenwerking met de grenswachten uit andere EU-staten verloopt
goed", zei Papoutsis. "Nu zijn we van plan een hek te bouwen om de
illegale migratie tegen te gaan." Als voorbeeld zal de afsluiting
gelden die de Verenigde Staten langs de grens met Mexico opgetrokken hebben.
    Onduidelijk blijft wat de houding van de Europese Commissie
tegenover dit plan is. De Europese Unie voert toetredingsgesprekken met
Turkije.
    Meer dan 80 procent van de illegale migranten in de EU komt de Unie
ondertussen via Griekenland binnen. Ongeveer 300.000 mensen
verblijven illegaal in Griekenland. Ze komen vooral uit Afghanistan, Irak
en Noord-Afrikaanse landen. Griekenland krijgt hulp van EU-beambten
om de landsgrenzen met Turkije te controleren en vluchtelingen in
opvangkampen onder te brengen.

Prof. BerndRabehl - Die 68er Revolution

 

Prof. Bernd Rabehl - Die 68er Revolution

00:20 Publié dans Entretiens | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : mai 68, bernd rabehl, allemagne, entretiens, années 60 | |  del.icio.us | | Digg! Digg |  Facebook

Sur la Chine

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Robert STEUCKERS :

 

Sur la Chine

 

Conférence prononcée à Gand, le 21 avril 2010, àla tribune de l'association étudiante KASPER

 

Mesdames, Messieurs, Chers amis,

 

Je suis un peu honteux de venir prononcer ici une brève conférence sur la Chine, alors que dans l’espace linguistique néerlandais, nous avons deux éminents spécialistes de la question : le Professeur Koenraad Elst et Alfred Vierling. Tous deux auraient accepté votre invitation et vous auraient fourni une conférence passionnante. Ce sont eux qui auraient dû se trouver à ma place ce soir. Vous me dites qu’ils sont indisponibles et que je dois les remplacer : je tenterai donc de faire du mieux que je puis en vous donnant les clefs nécessaires pour comprendre les ressorts philosophiques, idéologiques et politiques de ce géant qui défie aujourd’hui la superpuissance américaine. Pour donner corps à mes arguments, je me référerai aux ouvrages de Jean-François Susbielle, géopolitologue français contemporain, auteur de plusieurs ouvrages, dont Les Royaumes combattants – Vers une nouvelle guerre mondiale (First Editions, 2008). Dans ce livre consacré aux grandes puissances effectives et émergentes (dont le Brésil), Susbielle décrit de manière particulièrement didactique les linéaments profonds de l’histoire chinoise, le passage de la Chine maoïste à celle de Deng Xiaoping, prélude au formidable développement économique chinois auquel nous assistons aujourd’hui. Je serai donc, ce soir, le simple porte-paroles de Susbielle, dont je recommande vivement trois ouvrages consacrés à la Chine ou aux rapports entre la Chine et les autres puissances mondiales : celui que je viens de citer puis Chine-USA : la guerre programmée et La morsure du dragon.

 

La première chose qu’il convient de dire en parlant de la Chine, c’est qu’elle possède une histoire très longue, qui s’étend sur une période entre trois et cinq millénaires. La mémoire chinoise est donc très profonde, bien plus profonde que celle de l’Occident, qui a trop souvent érigé l’oubli et l’amnésie historique au rang de vertus. Ma tâche n’est donc pas aisée et il va falloir me montrer très succinct.

 

« La Chine, c’est quoi ? »

 

Première question : la Chine, c’est quoi ?

C’est un monde en soi, bien balisé, parfois volontairement hermétisé par rapport à son environnement. Ce monde souvent clos, qui pratique l’ouverture seulement quand ses intérêts immédiats le postulent, est doté de quelques valeurs bien spécifiques, mises en exergue par une historienne des religions, Karen Armstrong, dont l’ouvrage The Great Transformation s’est inspiré de la méthode du philosophe allemand Karl Jaspers (1). Ce dernier avait forgé le concept de « période axiale » de l’histoire (Achsenzeit der Geschichte). Toute « période axiale » de l’histoire est une période, selon Karl Jaspers et Karen Armstrong, où émergent les valeurs structurantes et impassables d’une civilisation, celles qui lui donnent ses caractéristiques principales. Pour la Chine, selon Karen Armstrong, ces principales caractéristiques sont :

-          le culte des ancêtres, donc de la continuité, chaque Chinois se sentant dépositaire d’un héritage qu’il doit conserver ou enrichir, sous peine de perdre la face devant ses ascendants, qui le jugent depuis un au-delà ;

-          la centralité de la Chine dans le monde (2) ;

-          une culture essentiellement paysanne, où les sciences et les technologies ne jouent qu’un rôle secondaire ;

-          l’absence de toute vision linéaire de l’histoire : tout recommence ou recommencera un jour pour répéter une fois de plus ce qu’il y a toujours eu auparavant ; la Chine ne connaît donc pas de ruptures brutales, de césures irréversibles dans le temps, en dépit des apparences, des radicalités révolutionnaires comme la révolte de Tai Ping, le mouvement des Boxers, la révolution moderniste de Sun Ya Tsen, la prise du pouvoir par les communistes de Mao ou la révolution culturelle des années 60, suivie par la rupture tout aussi radicale, bien que plus douce, de Deng Xiaoping face à l’établissement maoïste.

 

Toujours pour répondre à notre question initiale, « La Chine, c’est quoi ? », passons maintenant aux caractéristiques géopolitiques de la Chine en tant qu’espace géographique sur la planète Terre. Pour le général autrichien Jordis von Lohausen, la Chine, c’est :

Sur le plan géographique :

-          la masse géographique la plus compacte d’Asie orientale ;

-          la plaque tournante entre a) le Japon et l’Inde ; b) entre la Russie et l’Australie ; c) entre le désert de Mongolie et l’archipel malais ;

Sur le plan stratégique, elle est une forteresse naturelle entre :

-          la forêt vierge au sud ;

-          les glaciers du Tibet ;

-          les déserts du nord et de l’ouest ;

-          l’océan à l’est ;

Cette situation particulière dans l’espace est-asiatique explique pourquoi la Chine demeure inchangée dans le fond, en dépit des transformations superficielles de nature idéologique. Elle a en permanence à faire face aux défis que lance cet espace naturel.

 

Sur le plan politique, la Chine est (ou était) :

-          la principale puissance représentant la race jaune dans le monde ;

-          la puissance prépondérante des peuples de couleur qui défiaient l’ordre mondial blanc, au temps de Mao (et aujourd’hui, sous d’autres oripeaux idéologiques, en Afrique noire) ;

-          la puissance principale du tiers-monde (aujourd’hui la notion de « tiers-monde » n’a plus la même signification que dans les années 60 ou 70 du 20ème siècle) ;

-          la puissance sur le territoire de laquelle se déroulait la « révolution villageoise » (au nom de l’idée de « civilisation paysanne » née à la période axiale de l’histoire chinoise).

Aujourd’hui, la Chine ne revêt plus entièrement cet aspect de puissance principale des races non blanches ou du tiers-monde. Elle représente un capitalisme dirigé (différent du capitalisme du libre marché tel qu’on le connaît dans l’américanosphère occidentale), expurgé de toutes velléités d’interpréter ou de déformer le monde tel qu’il est par le biais d’une idéologie trop rigide ou trop caricaturale, que cette idéologie soit le marxisme à la Mao ou l’idéologie américaine et cartérienne des « droits de l’homme ». L’exagération maoïste en matière de slogans idéologiques a été corrigée par le pragmatisme confucéen de Deng Xiaoping : la Chine ne vise plus à transformer les structures traditionnelles des peuples, en plaquant sur des réalités non chinoises des concepts maoïstes ; elle ne cherche pas non plus à imiter les Américains qui veulent imposer leur propre vision de la « bonne gouvernance » à tous les peuples du monde. La Chine laisse à chacun le soin de gérer son pays à sa guise : elle se borne à entretenir des rapports diplomatiques de type classique et à avoir de bonnes relations commerciales avec un maximum de pays dans le monde. La Chine est désormais sevrée des messianismes d’inspiration communiste ou de ce que l’on appelait dans les années 60 et 70 du 20ème siècle, des messianismes du tiers monde.

 

Pour définir la Chine et répondre encore une fois à notre question initiale, mettons en exergue la différence majeure entre l’Europe et la Chine :

-          L’Europe est une entité centrifuge, sans unité durable, tiraillée entre une multitudes de pôles régionaux ; elle est devenue un espace civilisationnel privé de valeurs « orientantes » communes ;

-          La Chine est une unité, protégée par la nature : face à la Russie, des montagnes et des déserts la protègent ; face au Sud indien (également centrifuge), des montagnes et une zone de forêts vierges la protègent ; face à l’Amérique, c’est l’immensité de l’Océan Pacifique qui la protège, tout autant que sa propre profondeur territoriale, une profondeur territoriale que ne possédait pas le Japon lors de sa confrontation aux Etats-Unis pendant la seconde guerre mondiale.

 

Une succession de grandes dynasties

 

Dans ce pays protégé par la nature, une histoire particulière va se dérouler.

L’histoire de la Chine est surtout l’histoire de grandes dynasties, comme le souligne très opportunément Jean-François Susbielle.

Au début de l’histoire chinoise, nous n’avons pas d’unité mais une juxtaposition conflictuelle de « royaumes combattants » qui s’affrontent dans des guerres interminables (comme en Europe !). Cette période s’étend de 500 à 221 avant J.C. C’est à cette époque, comme en Grèce ou en Judée, qu’émerge la fameuse « période axiale » de l’histoire chinoise, selon Karen Armstrong. C’est aussi l’époque où trois grands penseurs chinois écrivent leurs œuvres :

-          Confucius (Kong Fuzi) qui dit que la vertu doit régner et qu’un Etat fonctionne de manière optimale s’il favorise une véritable méritocratie (il n’y a dès lors pas de système de classes dans l’idéal de Confucius) ;

-          Lao Tzi (Lao Tsö), fondateurs des filons taoïstes et auteur du Tao Te King ;

-          enfin, Sun Tzu, auteur de l’Art de la guerre, préconisant la ruse.

On oublie généralement Han Fei, auteur d’un manuel pour le Prince. Les principales valeurs de la société chinoise émergent à cette époque, avant l’apparition de l’empire proprement dit, en réaction au chaos généré par les hostilités permanentes entre « royaumes combattants ». Ce chaos et cette désunion seront dès lors les modèles négatifs à ne pas imiter, à proscrire. Notons, avec Karl Jaspers et Karen Armstrong, que la période axiale de l’histoire chinoise est contemporaine de Socrate et de Platon en Grèce et de Bouddha en Inde. La République de Platon et les conseils de Han Fei au Prince méritent une lecture parallèle.

 

Après la période anarchique des « royaumes combattants », le premier empereur surgit sur la scène chinoise : Qin Shi Huang Di (-221 à -207). Il donne son nom à la Chine : « Qin » se prononce « Tchine ». Son œuvre est d’avoir uni les sept royaumes combattants, d’avoir commencé les travaux de la Grande Muraille, d’avoir introduit l’écriture et un système de poids et de mesures, d’avoir énoncé les premières lois. Il s’oppose aux disciples de Confucius, dont il fait brûler les textes, exactement comme le feront les adeptes de Mao lors de la « révolution culturelle » dans les années 60 du 20ème siècle.

 

De -207 à 220 après J.C., vient la période Han. Ce seront 400 années d’expansion, où la Chine atteindra les dimensions qu’elle a actuellement, excepté le Tibet et le Sinkiang. Après cette période de développement, viennent quatre siècles d’anarchie, sans plus aucune unité. C’est le retour des « royaumes combattants ».

 

Carte_Chine_Tang.gifLa restauration vient avec la dynastie Tang, de 618 à 907, véritablement âge d’or de la civilisation chinoise. Les empereurs sont alors les alliés des Ouïghours contre les autres peuples turcs. L’influence chinoise s’étend jusqu’en Ouzbékistan. Elle s’exerce aussi sur la Corée, le Vietnam et le Cambodge. De 907 à 960 survient une nouvelle période de chaos, mais qui ne sera que de courte durée.

 

En 960, par un coup d’Etat, les Song arrivent au pouvoir, rétablissent l’unité et inaugurent une ère de prospérité généralisée, où les sciences chinoises inventent la machine à imprimer, la boussole et certains navires de haute mer. La Chine a bien failli devenir une puissance maritime dès cette époque. En 1279, cette ère de prospérité prend fin par l’invasion mongole.

 

china-yuan-large.pngDe 1279 à 1368, c’est la domination d’une dynastie mongole, les Yuan. Pékin devient la capitale de l’empire sous Qubilaï Khan. Entre 1274 et 1281, les Mongols avaient tenté d’inclure le Japon dans leur orbe mais les vents du Pacifique, les kamikazes, s’étaient levés et avaient détruit la flotte mongole en mer, évitant au Japon une conquête violente et préservant, du coup, sa spécificité en Asie orientale. Les Mongols douteront dorénavant de leur propre invincibilité et les Japonais acquerront un sentiment d’invulnérabilité qu’ils garderont jusqu’en 1945.

 

Après la dynastie mongole des Yuan, vient la dynastie des Ming (1368-1644). Elle acquiert le pouvoir suite à une révolte paysanne contre les Mongols, donc à une insurrection de la substance han autochtone face à un pouvoir étranger. Ming, chef de cette insurrection générale des populations rurales chinoises, devient empereur et règne sur environ 100 millions de sujets. Comme il n’y a plus de danger qui vient du Nord, la Chine des Ming se tourne alors vers la mer : Yong Ze envoie l’Amiral Zheng He sur les mers en 1405. Ce Zheng He est un géant de deux mètres de haut ; il est musulman et eunuque. Les arsenaux de l’Empire lui fournissent des navires de 150 mètres de long (ceux de Colomb n’en avaient que 30). L’objectif est-il la conquête de terres ? Non. C’est une entreprise de « relations publiques » : Zheng He doit présenter la Chine et ses richesses dans le vaste monde. Cette orientation maritime sera de courte durée : dès 1433, l’Empereur décide d’interdire la construction de navires. Car les Mongols reviennent à la charge : toutes les ressources de l’Empire doivent dès lors être mobilisées pour conjurer ce danger venu du nord.

 

Carte_Chine_Ming.gifLes fonds alloués aux immenses navires de Zheng He sont consacrés à la Grande Muraille, à l’agriculture, aux champs de riz, à l’irrigation, aux canaux. La Chine n’aura plus de grands projets mondiaux : elle revient à ses valeurs paysannes, nées lors de la période axiale de son histoire. Durant l’ère Ming, des contacts auront lieu entre Européens et Chinois par l’intermédiaire de l’Ordre des Jésuites. Matteo Ricci, jésuite italien, amorce une politique de conversion, faisant, dès ce moment-là, du christianisme un facteur qui compte en Chine. C’est aussi l’époque où notre compatriote, le Père Verbist, deviendra le principal astronome de la cour chinoise. Pour convertir la Chine, il aurait fallu forger un syncrétisme. Le Pape a refusé. L’Empereur n’a pas compris ce refus pontifical. Le christianisme sera interdit en 1724.

 

Le siècle de la honte

 

Après les Ming, ce sera la dynastie Qing qui règnera sur la Chine, de 1644 à 1911. Les Qing sont Mandchous. Ils font fermer les ports pour mettre la Chine à l’abri des pirates du Pacifique. La Chine se ferme en même temps à tout commerce extérieur. En 1800, elle compte déjà 350 millions d’habitants. Elle connaît pour la première fois dans son histoire le problème de la surpopulation, entrainant des tensions sociales et infléchissant le pays dans son ensemble vers une phase de déclin. Le 19ème siècle sera ainsi, pour les Chinois, le « siècle de la honte ». En 1793, Georges III d’Angleterre veut inaugurer des relations avec l’Empire chinois : il envoie un certain Lord MacCartney pour négocier à Pékin. Mais cet ombrageux Ecossais refuse de se prosterner devant l’Empereur, qui, ensuite, refuse d’entretenir des relations avec l’Angleterre. Les Anglais vont venger l’affront fait à la dignité de leur ambassadeur en faisant entrer de l’opium en contrebande en Chine, où la consommation de cette drogue était interdite. L’objectif était de briser la volonté chinoise d’autarcie en pourrissant la population, en lui ôtant tout ressort. Les Anglais vendent tant d’opium qu’une majorité de Chinois sombre dans la toxicomanie. Petit à petit la balance commerciale penche en faveur de la Grande-Bretagne. En 1839, les Chinois réagissent : le haut fonctionnaire impérial Lin Zexu fait détruire les stocks d’opium qui se trouvent à Canton et fait arrêter des négociants étrangers : les Anglais déclarent la guerre. Ce sera la première guerre de l’opium. Elle durera trois ans et se soldera par une victoire britannique. En 1842, Hong Kong est cédé pour 99 ans à la Couronne britannique. Celle-ci se ménage également des facilités dans un grand port comme Shanghai (où le quartier européen jouit d’extra-territorialité). En 1858, Français et Anglais mènent la deuxième guerre de l’opium, forçant, après leur victoire, la Chine à libéraliser son commerce et à s’ouvrir aux missions catholiques françaises (nous ne sommes pas encore à l’époque de la IIIème République maçonnique). Les soldats des deux puissances européennes pillent le palais d’été de Pékin et détruisent la bibliothèque impériale. 

 

Taiping2.png

Pour affaiblir encore le pouvoir impérial, Français et Anglais favorisent le soulèvement des Tai Ping. De 1853 à 1864, à l’appel d’un leader converti à une sorte de christianisme protestant, de larges strates de la population se soulèvent contre les empereurs mandchous, entendent abolir toutes les formes d’esclavage et toutes les modes jugées désuètes (comme l’atrophie des pieds des filles et les longs cheveux pour les hommes) et introduire comme idéologie d’Etat un fondamentalisme chrétien et protestant. Cette guerre civile fera vingt millions de morts, soit 5% de la population. En fin de compte, les Français et les Anglais volent au secours de l’Empereur, dès le moment où le pouvoir éventuel des révolutionnaires s’avère anticipativement plus dangereux que celui, écorné, de la dynastie mandchoue. Les Occidentaux abandonnent leur golem. Plus tard, les Boxers reprennent le relais : ils ne sont plus chrétiens, comme les adeptes de Tai Ping, ils s’adonnent aux arts martiaux chinois et cultivent une xénophobie sourcilleuse, y compris contre les importations utilitaires des Européens, comme le chemin de fer et le télégraphe. La Chine ne connaît pas une « Ere Meiji » comme le Japon à partir de 1868. En 1911, la Chine devient une république, mais l’avènement de cette république sera suivi de trente-sept années de chaos, de guerres civiles, sur fond d’occupation japonaise. Les nationalistes s’opposeront aux communistes, mais tous s’entendront pour se débarrasser du dernier représentant de la dynastie mandchoue, Pu Yi.

 

 

 

 

 

De la prise du pouvoir par les communistes à l’alliance américaine

 

En 1949, la Chine devient communiste sous la houlette de Mao Tse Toung, qui met un terme aux luttes entre factions, en exilant les derniers partisans de Tchang Kai Tchek sur l’île de Formose, qui deviendra Taiwan. En 1958, les troupes de Mao envahissent définitivement le Tibet dont la conquête progressive avait commencé quelques années plus tôt. 1958 est aussi l’année de la rupture avec l’Union Soviétique. Le pouvoir de Mao étant battu en brèche par d’autres forces à l’intérieur du PC chinois, le « Grand Timonier » déclenche une « révolution culturelle » en 1966, qui s’inspire partiellement de la révolte de Tai Ping (les maoïstes disent « oui » à ses tentatives de modernisation mais « non » à son christianisme) et de la révolte des Boxers (les maoïstes refusent l’anti-modernisme technophobe des Boxers mais acceptent leur refus de toute influence étrangère). En 1968 et 1969, les armées chinoises s’opposent aux armées soviétiques en Mandchourie, le long du fleuve Amour. Les Chinois ont le dessous et songent à changer d’alliance : les Soviétiques sont accusés systématiquement de « révisionnisme », de propager un marxisme édulcoré, dépouillé de sa vigueur révolutionnaire. En 1972, la Chine renoue avec les Etats-Unis et devient l’alliée de revers de Washington contre l’URSS de Brejnev. Les règles de la géopolitique triomphent dès cette année-là des discours idéologiques.

 

Les problèmes actuels de la Chine sont :

1)     Le Tibet, qui fut, à certains moments de l’histoire, un grand empire qui comprenait également de vastes territoires han, dans l’est de la Chine proprement dite. Le Tibet possède donc une identité différente de la Chine et celle-ci recèle dans ses provinces orientales des éléments qui ne sont pas purement han.

2)     Le Sinkiang, ou « Turkestan chinois », où vivent les Ouïghours turcophones et musulmans, anciens alliés des empereurs Tang, aujourd’hui ennemis du pouvoir établi à Pékin (qui considère dès lors cette volteface ouïghour comme une trahison  à l’endroit de l’histoire chinoise).

Les problèmes du Tibet et du Sinkiang sont des problèmes réels, indubitablement, mais ils servent surtout, dans le contexte actuel, à miner la cohésion de la partie centrale de l’Eurasie. L’indice le plus patent de cette stratégie de fractionnement est la présence d’agitateurs fondamentalistes wahhabites au Sinkiang. Le conflit entre les Etats-Unis et les réseaux de Ben Laden est peut-être réel dans la péninsule arabique ou en Afghanistan mais complètement fictif ailleurs, quand il s’agit d’affaiblir la Russie, la Chine ou leurs alliés en Asie centrale. En Tchétchénie, au Daghestan et au Sinkiang, les réseaux wahhabites travaillent bel et bien pour la stratégie de balkanisation de l’Eurasie, voulue par Washington. C’est potentiellement le cas en Tatarie et en Bachkirie aussi.

 

La réforme de Deng Xiaoping : une perestroïka sans glasnost

 

Le sinologue et géopolitologue français Jean-François Susbielle analyse le rôle de Deng Xiaoping dans le renouveau chinois, après la parenthèse maoïste. Dès 1977, Deng Xiaoping tolère que s’expriment des voix critiques et abolit le culte de la personnalité qui avait quelque peu ridiculisé le maoïsme. Deng Xiaoping se veut surtout un pragmatique. Jugeons-en par ces quelques citations que Susbielle met en exergue :

« Il n’est pas important que le chat soit blanc ou gris : il doit capturer les souris ». Cette citation montre que Deng Xiaoping ne juge pas l’idéologie importante : seules comptent la pratique et l’efficacité.

« La pratique est le seul critère de vérité ».

« Pas de débat : c’est là mon invention ».

« Il faut traverser la rivière en tâtant chaque pierre du pied ».

Sun Tzu : « Dissimuler ses intentions et ses forces ».

 

L’entrée de la Chine dans l’ère postcommuniste est différente que celle qu’avait préconisé Gorbatchev en URSS, rappelle fort opportunément Susbielle. Celui-ci avait annoncé la « glasnost » (la transparence) et la « perestroïka » (la restructuration). La Chine, elle, a opté pour la « perestroïka » sans la « glasnost ». Par conséquent, elle a échappé à la crise russe qui a sévi pendant dix ans avant que Poutine ne prenne les choses en mains. Les Chinois semblent meilleurs disciples de Carl Schmitt que les Russes : ils évitent toute culture stérile du débat, de la discussion interminable (Donoso Cortès), et maintiennent les arcanes de leur politique à l’abri des regards (le secret selon Schmitt). L’objectif de Deng Xiaoping est de revenir à la situation optimale de la Chine à la fin du 18ème siècle. A cette époque, la Chine, l’Inde et le Japon comptaient à trois pour 50% de l’économie mondiale. La Chine, en outre, représentait 35% de la population mondiale et 28% de la production.

 

Deng-Xiaoping.jpgAtteindre l’objectif que s’est fixé Deng Xiaoping passe par une restructuration des relations entre peuples de la masse continentale eurasienne. L’instrument de cette restructuration est le « Groupe de Shanghai », d’une part, et le BRIC (Brésil, Russie, Inde, Chine), d’autre part. Face à ces relations inter-eurasiennes ou eurasiennes/latino-américaines, l’américanosphère table sur une instrumentalisation militante et offensive de l’idéologie des droits de l’homme. Pour l’idéologie occidentale, qui s’estime affranchie de toute croyance de nature religieuse, les droits de l’homme sont des principes intangibles au même titre que ceux des théologiens fondamentalistes chrétiens ou musulmans. En réalité, derrière cette nouvelle religion occidentale, rigide parce que refusant toute interprétation différente ou toute adaptation pragmatique, se profile un cynisme mu par des intérêts économiques et géopolitiques. Le Président américain Jimmy Carter avait recréé cette idéologie de toutes pièces pour miner la cohésion de l’URSS ou pour subvertir tous les Etats hostiles aux Etats-Unis et tous les régimes insuffisant dociles. La Chine a toujours bien perçu cette nouvelle idéologie occidentale comme un instrument d’immixtion permanente dans les affaires des autres pays. Elle a riposté en estimant que chaque aire dominée par un hégémon particulier (ou chaque espace civilisationnel) devait pouvoir interpréter les droits de l’homme à sa manière, selon ses propres critères et donc, in fine, selon des critères nés lors de la « période axiale » de l’histoire spécifique de cette aire civilisationnelle. La Chine a opté pour le polycentrisme des valeurs et pour la pluralité des interprétations des droits de l’homme. Ceux-ci ne peuvent servir à subvertir les fondements des civilisations autres que l’Occident.

 

Dans l’Océan Pacifique, la Chine nouvelle du capitalisme dirigé cherche à s’emparer de Formose (Taiwan) et des îles de la Mer de Chine méridionale : elle risque là une confrontation directe avec l’Amérique. Face à l’Inde, autre géant économique potentiel au marché intérieur immense, la Chine garde un contentieux dans l’Himalaya. En 1962, une guerre sino-indienne avait tourné à l’avantage des Chinois, maîtres du Tibet, qui occupent depuis lors une partie du territoire indien, située très haut dans la chaine de l’Himalaya. L’Inde, quand elle était entièrement dominée par le Parti du Congrès, était un allié tacite de l’URSS, qui lui fournissait des armes contre le Pakistan musulman allié des Etats-Unis et contre la Chine, hostile au « révisionnisme » soviétique. L’Inde reçoit toujours des armes russes mais elle commence depuis peu à en recevoir des Etats-Unis. Le Pakistan, ennemi héréditaire de l’Inde, reste un allié de la Chine même si le fondamentalisme islamiste menace les intérêts chinois dans le Sinkiang. En Afrique, la Chine risque aussi une confrontation directe avec les Etats-Unis, car les deux puissances briguent les richesses minérales du continent noir et les richesses halieutiques de ses mers (dont l’Europe a également besoin). Avec la Russie, tout va bien pour le moment mais il y a un risque potentiel : la conquête progressive de l’espace sibérien par le trop-plein démographique chinois. Certes, la Chine et la Russie subissent un déclin démographique ; la Chine n’a jamais eu l’intention de conquérir la Sibérie mais la donne peut changer sous la pression des faits.

 

Sur le plan économique, l’accroissement démesuré de l’industrie chinoise crée une pollution de grande ampleur, contraire à l’éthique chinoise traditionnelle de gestion optimale et mesurée de l’environnement. Actuellement la Chine pollue plus que les Etats-Unis. Pour l’Europe, le danger chinois vient de la délocalisation et du dumping qui en découle. Mais là la balle est dans notre camp : c’est à nous à prendre des mesures contre les délocalisations (en Chine et ailleurs), contre ceux qui les pratiquent au détriment de nos propres tissus sociaux.

 

Conclusion : l’histoire de la Chine démontre la récurrence potentielle de tous les problèmes qui peuvent affecter une civilisation. L’histoire de la Chine est centripète, tandis que celle de l’Europe est centrifuge. Malgré ses faiblesses passagères, comme celle qui l’a marquée profondément pendant le « siècle de la honte », la Chine a tous les réflexes mentaux pour retomber sur ses pattes. L’Europe est dépourvue d’une telle force. L’anarchie et le chaos règnent dans les esprits en Europe. L’Europe attend toujours son Qin Shi Huang Di. Il aurait pu être Charles-Quint mais ce ne fut pas le cas car l’Empereur né en 1500 dans les murs de cette bonne ville de Gand a été torpillé par son rival François I, par les émeutiers protestants et les manigances du pape Clément. En attendant, malgré l’illusion que procure une UE sans projet, l’Europe n’a toujours pas dépassé le stade des guerres entre « duchés combattants ».

 

Robert STEUCKERS.

 

Notes :

(1)    Karl Jaspers patronnera également la thèse d’Armin Mohler sur la « révolution conservatrice » allemande entre 1918 et 1932. Armin Mohler parle, tout comme le promoteur de sa thèse de doctorat, de « période axiale » de l’histoire, où les valeurs dominantes, en l’occurrence celles de la révolution française et des Lumières qui l’ont précédée, sont battues en brèche par de nouvelles valeurs, qui appelle de nouvelles formes politiques.

(2)    La centralité de la Chine dans le monde implique que les Chinois estiment ne pas avoir d’ancêtres dans d’autres parties du monde. Sur le plan de la raciologie, cette prise de position actuelle, découlant tout naturellement de l’idée de la centralité de la Chine née à la période axiale de l’histoire chinoise, implique le polygénisme. Les Chinois n’acceptent donc pas la théorie monogéniste de l’émergence de l’homme en Afrique, au départ de « Lucy ».

 

Bibliographie :

-          Jean-François SUSBIELLE, Les royaumes combattants – Vers une nouvelle guerre mondiale, First Editions, Paris, 2008.

-          Jordis von LOHAUSEN, Mut zur macht – Denken in Kontinenten, Vowinckel, Berg am See, 1979.

-          Karen ARMSTRONG, The Great Transformation – The World in the Time of Buddha, Socrates, Confucius and Jeremiah, Atlantic Books, London, 2006.

-          SPIEGEL SPECIAL, China – Die unberenchenbare Supermacht, Nr. 3/2008.

-          COURRIER INTERNATIONAL, n°995 (26/11 au 02/12 2009).

Julien Freund devant l'ennemi

ARCHIVES – 1980

 

Jean-François GAUTIER :

Julien Freund devant l’ennemi

 

« Pas de politique sans ennemi », dit le Prof. Julien Freund. Il analyse la décadence de l’Europe : ennemie d’elle-même, elle s’oppose aux valeurs qui l’ont forgée.

 

freund.jpg« Un âge historique, celui de la Renaissance, est en train de se désagréger. L’Europe est désormais impuissante à assumer le destin qui fut le sien durant des siècles. Nous assistons à la fin de la première civilisation de caractère universel que le monde ait connu ».

 

Sous le titre « La fin de la Renaissance », M. Julien Freund vient de publier un livre qu’il aurait pu tout aussi bien intituler « La décadence européenne ». L’expression revient souvent sous sa plume au fil des pages. Mais cet ancien professeur de la faculté de Strasbourg ne prêche pas le désarroi. Son livre ne veut être qu’un constat. Il est aussi un plaidoyer pour le « vieil esprit » européen.

 

Cheveux blancs coiffés en brosse, lunettes d’écaille, lèvres fines et large sourire, M. Freund est l’un des maîtres de la philosophie politique en Europe. Bien loin des modes de l’intelligentsia marxiste. Dans le restaurant des grands boulevards où je le rencontre, il dénombre en riant les éditeurs qui ont refusé son livre. Théoricien de la politique, il ne s’étonne pas d’avoir quelques ennemis.

 

C’est une notion capitale, me dit-il. Sans le sens de l’ennemi, il n’y a plus d’amis, plus d’alliances, et plus de politique.

 

La carrière de M. Freund a commencé bien loin des bibliothèques universitaires. Socialisant, il avait rejoint dès janvier 1941 le réseau « Libération ». Quelques mois d’opérations et c’est l’emprisonnement pour deux ans.

 

Une expérience extraordinaire m’assure-t-il. Dans la cellule de droite, Emmanuel Mounier, abîmé en prières, récitait son rosaire. A gauche, Jean Nocher rimait des poèmes érotiques sur Paname. Et moi, au milieu, je relisais Spinoza.

 

      Quels étaient les contacts avec le « personnaliste » Mounier ?

 

 Très réduits. Il aimait les discussions sérieuses mais il manquait de rigueur. Je lui ai demandé un jour des précisions sur ses idées en économie. La réponse a été nébuleuse, il m’a avoué qu’il en parlait parce qu’il fallait en parler.

 

A la Libération, M.  Freund est conseiller municipal de Sarrebourg, secrétaire départemental de l’UDSR, rédacteur de L’Avenir lorrain et professeur de lycée. En 1947, il abandonne du jour au lendemain toute activité politique.

 

La déception de la IV° République a été immense, explique-t-il. En prison, je rêvais une politique. Je me suis rendu compte qu’elle était inapplicable. Il fallait penser autre chose.

 

Après l’agrégation de philosophie, en 1949, M. Freund commence une thèse sur les problèmes politiques. Il emprunte une pile de livres à l’université de Strasbourg. Parmi  ceux-ci, La notion du politique du théoricien allemand Carl Schmitt.

 

Un ouvrage sidérant, dit le Prof. Freund (il en préfacera vingt-deux ans plus tard la traduction française chez Calmann-Lévy). Ce fut une révolution, un enthousiasme extraordinaire.

 

Trente ans après, il revit encore son « illumination » d’étudiant. Comme Descartes découvrant son « cogito », il avait trouvé l’idée maîtresse de sa pensée dans la distinction de l’ami et de l’ennemi que Schmitt met à la base de toute politique.

 

Il oublie la salle de restaurant où nous nous trouvons, précise tel aspect de sa pensée, s’aide d’un geste rapide, comme s’il saisissait une idée dans l’air.

 

Je n’avais en tête que « l’adversaire », celui que l’on souhaite toujours récupérer. Schmitt m’apprenait que toute l’impuissance de la politique résidait là.

 

      A qui en avez-vous parlé ?

 

A Paul Ricoeur, le futur doyen de Nanterre, qui enseignait alors à Strasbourg. Je croyais que Schmitt était mort. Ricoeur m’a dit : « Il vit toujours en Allemagne et c’était un nazi ». Ce fut une douche glacée.

 

Comment le résistant socialiste pouvait-il retrouver sa propre pensée dans celle de son ennemi ? M. Freund a lu et relu l’ouvrage, « quarante fois en neuf ans », précise-t-il. En 1959, il écrit à Carl Schmitt, le rencontre à Colmar et devient son ami. Dans sa préface à La notion du politique, il notera plus tard : « On a pris l’habitude de juger son œuvre non pour elle-même mais d’après les fautes que l’on impute à l’homme (…). Parce que la sottise est très répandue, même en milieu intellectuel ».

 

La thèse de M. Freund a elle-même dérangé dans l’Université, à cause de l’un de ses présupposés fondamentaux : « Pas de politique sans ennemi ». Son premier directeur de travaux, Jean Hippolyte, spécialiste de Hegel et l’un des maîtres de la Sorbonne, refusa au nom du pacifisme de présider un jury de thèse sur un tel sujet. M. Freund trouva alors en Raymond Aron un nouveau « patron ».

 

En 1965, peu avant la soutenance, Aron me demanda si Hippolyte ne pouvait pas faire partie du jury. J’ai bien entendu accepté, en précisant qu’il n’était pas mauvais  d’avoir son ennemi en face de soi. Je crois qu’Aron l’a interprété comme une idée fixe.

 

      La réaction d’Hippolyte ?

 

Il est venu. Il a reconnu en pleine Sorbonne s’être trompé dans son premier jugement sur mon travail. Il a ajouté que, si j’avais eu raison dans mes conclusions sur la nature du politique, il ne lui restait plus qu’à cultiver son jardin.

 

      C’était honnête de sa part.

 

Je lui ai surtout répondu qu’il avait commis deux erreurs. La première, il l’avait reconnue. La seconde était de croire que la bienveillance supprime l’ennemi. Erreur grave, car vous pouvez manifester toute l’amitié que vous voudrez, ce n’est pas vous qui désignez l’ennemi, c’est lui qui vous désigne. Et il vous empêchera de cultiver votre jardin.

 

Hippolyte répondit : « Dans ce cas, il ne me reste que le suicide ».

 

Réponse typique d’un intellectuel pacifiste, commente M. Freund. Il préférait s’anéantir plutôt que de reconnaître la réalité.

 

M. Freund retrouve là l’un des thèmes de La fin de la Renaissance. Pour lui, la décadence de l’Europe a partie liée avec la haine de soi-même dont l’Occident fait preuve  dans ses relations complexées avec le tiers monde ; et au reniement de sa puissance, qui est le moteur de la diplomatie européenne.

 

M. Valéry Giscard d’Estaing souhaite, dans sa préface au livre de son ami Samuel Pisar (Transactions entre l’Est et l’Ouest, Dunod), « la mise en œuvre concrète de la coexistence sous la forme la plus pratique des relations humaines : le commerce ». Il ajoute, pour s’en féliciter : « La grandeur des relations commerciales est qu’il n’y a ni succès ni défaite ».

 

Giscard croit que le dialogue avec Brejnev suffit, me dit le Prof. Freund. Il n’a pas compris ce qu’est un ennemi. La politique n’est pas un problème de concordances de vues. Son enjeu  est vital au sens exact du terme : c’est votre vie  que l’ennemi menace.

 

      Qui le dit en Europe ?

 

Pas grand monde. Contrairement à ce que l’on croit, l’intellectualisation des problèmes est une forme de la décadence européenne. Elle perd tout sens de la stratégie, de la tactique sur le terrain. De Gaulle possédait ce sens-là, Adenauer aussi. Helmut Schmidt, que je connais bien, l’avait aussi. Mais Giscard l’a convaincu. Sans lui, il ne serait jamais allé à Moscou.

 

      Vous n’avez plus d’admirations politiques ?

 

Personne depuis De Gaulle. Mais Teng Hsiao-ping  m’impressionne. Le procès avec la veuve de Mao est un bouleversement. Teng a le sens du risque, et surtout des conséquences du risque. Avec un tel goût de l’aventure, il peut faire quelque chose.

 

La femme du dieu vivant au banc des accusés, Confucius réhabilité, tels seraient les leviers de M. Teng pour rouvrir l’aventure chinoise. Un passé limité aux péripéties du dieu vivant Mao, la Longue Marche s’épuisant depuis la révolution culturelle, il fallait faire remonter la mémoire en deçà pour débloquer l’avenir. M. Teng  pense-t-il à tout cela ? M. Freund ne prend pas le temps de détailler ses intuitions sur la stratégie chinoise.  

 

L’Europe, poursuit-il, c’était cela. Une manière de parier sur l’avenir sans rechercher d’abord un « consensus ». C’était aussi la ruse, une vertu maintenant discréditée. On la confond avec la perfidie, la bassesse ou la laideur morale. Mais que vous donne votre ennemi, si ce n’est l’intelligence de la ruse ? Sans elle, vous perdez.

 

M. Freund me dit avoir eu Tocqueville devant les yeux en écrivant son dernier livre et, à un moindre degré, Spengler. Il cite aussi Machiavel. Méditations sur les anciens ?

 

      Elle est indispensable, répond-il.

 

Les enseignants s’imaginent que de débrider l’imagination des enfants suffit à leur former l’intelligence. Ils oublient la mémoire, sans laquelle il n’y a plus ni passé ni avenir. Rappelez-vous Nietzsche : « L’avenir appartient à celui qui a la plus longue mémoire ». Tout cela commence avec l’histoire, la littérature, la récitation. Apprendre La Fontaine, c’est l’embryon de la mémoire nietzschéenne.

 

      Le terme « conservateur » est décrié. Vous le revendiquez ?

 

Conservateur, réactionnaire, tout ce que vous voulez. On me le dit parfois en forme d’insulte. L’important, Descartes l’a vu dans sa IV° méditation : dans toute création, il y a un phénomène de conservation. L’application pratique est évidente : celui qui est incapable de conserver ne crée plus rien.

 

      La leçon est-elle valable pour l’Europe ?

 

Plus que jamais. L’intelligentsia a perdu le sens de la méditation, de la pensée qui revient sur elle-même pour se reprendre. S’il y a encore des chances pour l’Europe, il faut d’abord les discerner selon le vieil esprit de la Renaissance. Notre histoire est celle de la conquête d’un espace. L’Europe ne peut pas se contrôler si elle ne contrôle d’abord son espace.

 

      Avec l’aide d’une couverture américaine ?

 

Là, il faut être précis. Les Russes ont hérité de l’esprit européen de la Renaissance. Ils ont le sentiment d’une aventure illimitée devant eux. A terme, cela signifie qu’ils veulent nous contrôler. Si nous n’avons pas les moyens de nous défendre seuls, une alliance est nécessaire.

 

      N’est-ce pas une dépendance ?

 

L’alliance n’est pas une subordination. Elle le devient si, en défendant l’Europe, nous nous donnons un rôle de couverture des avant-postes américains. Ce n’est pas le cas puisqu’il s’agit de « notre »  espace. Kissinger l’avait compris. Il avait une conception européenne des problèmes stratégiques. A cause de cela, les Européens étaient furieux contre lui. Alors qu’il a appris l’essentiel du Général De Gaulle.

 

Dehors, lorsque je quitte le Prof. Freund, il remet son béret, devenu un autre lui-même « depuis le jour où il a été interdit par les Allemands ». Il y a du collégien provocateur chez cet homme rieur et affable. Et une  terrible lucidité. Dans son livre, il est une question à laquelle il ne répond pas : « Les Européens, demande-t-il, seraient-ils capables de mener une guerre ? ».

 

Jean-François GAUTIER.

(ex : « Valeurs actuelles », 22 décembre 1980).

 

mardi, 04 janvier 2011

The Red Cross bans Christmas

by STEVE DOUGHTY, Daily Mail

ChristmasRollCallMED.jpgChristmas has been banned by the Red Cross from its 430 fund-raising shops.

Staff have been ordered to take down decorations and to remove any other
signs of the Christian festival because they could offend Moslems.

The charity's politically-correct move triggered an avalanche of criticism
and mockery last night - from Christians and Moslems.

Christine Banks, a volunteer at a Red Cross shop in New Romney, Kent, said:
'We put up a nativity scene in the window and were told to take it out. It
seems we can't have anything that means Christmas. We're allowed to have
some tinsel but that's it.

'When we send cards they have to say season's greetings or best wishes. They
must not be linked directly to Christmas.

'When we asked we were told it is because we must not upset Moslems.'

Mrs Banks added: ' We have been instructed that we can't say anything about
Christmas and we certainly can't have a Christmas tree.

' I think the policy is offensive to Moslems as well as to us. No reasonable
person can object to Christians celebrating Christmas. But we are not
supposed to show any sign of Christianity at all.'

Labour peer Lord Ahmed, one of the country's most prominent Moslem
politicians, said: 'It is stupid to think Moslems would be offended.

'The Moslem community has been talking to Christians for the past 1,400
years. The teachings from Islam are that you should respect other faiths.'

He added: 'In my business all my staff celebrate Christmas and I celebrate
with them. It is absolutely not the case that Christmas could damage the Red
Cross reputation for neutrality - I think their people have gone a little
bit over the top.'

The furore is a fresh blow to the image of what was once one of Britain's
most respected charities.

The British Red Cross lost friends this year over its support for the French
illegal immigrant camp at Sangatte and its insistence on concentrating large
efforts on helping asylum seekers.

Yesterday officials at the charity's London HQ confirmed that Christmas is
barred from the 430 shops which contributed more than £20million to its
income last year.

'The Red Cross is a neutral organisation and we don't want to be aligned
with any political party or particular philosophy,' a spokesman said.

'We don't want to be seen as a Christian or Islamic or Jewish organisation
because that might compromise our ability to work in conflict situations
around the world.'

He added: 'In shops people can put up decorations like tinsel or snow which
are seasonal. But the guidance is that things representative of Christmas
cannot be shown.'

Volunteers, however, said they believed the Christmas ban was a product of
political correctness of the kind that led Birmingham's leaders to order
their city to celebrate 'Winterval'.

Rod Thomas, a Plymouth vicar and spokesman for the Reform evangelical
grouping in the Church of England, said: 'People who hold seriously to their
faith are respected by people of other faiths. They should start calling
themselves the Red Splodge. All their efforts will only succeed in
alienating most people.'

Major Charles Heyman, editor of Jane's World Armies, said: 'There is really
nothing to hurt the Red Cross in Christmas, is there? Would the Red Crescent
stop its staff observing Ramadan?

'In practice, the role of the Red Cross is to run prisoner- of-war
programmes and relief efforts for civilians. Those activities require the
agreement of both sides in a conflict in the first place. Celebrating
Christmas in a shop in England could hardly upset that.'

Major Heyman added: 'Moslems are just as sensible about these things as
Christians. The Red Cross is just engaging in a bit of political
correctness.'

British Red Cross leaders have, however, not extended the ban to their own
profitable products. Items currently on sale include Christmas cards
featuring angels and wise men and Advent calendars with nativity scenes.

The spokesman said: 'The Red Cross is trying to be inclusive and we
recognise there are lots of people who want to buy Christmas cards which
they know will benefit us.'

The charity's umbrella body, the Swiss-based International Red Cross, has
also had politically-correct doubts about its famous symbol. But efforts to
find an alternative were abandoned in the face of protest and ridicule five
years ago.

00:20 Publié dans Actualité | Lien permanent | Commentaires (0) | Tags : actualité, croix rouge, noël, fête de noël | |  del.icio.us | | Digg! Digg |  Facebook

Krantenkoppen - Januari 2011/01

kranten_1.jpg

Krantenkoppen
 
Januari 2011/01
 
India lanceert shariabeurs voor moslims
De effectenbeurs in Mumbai heeft maandag een beursgraadmeter gelanceerd speciaal voor bedrijven die zich houden aan de islamitische shariawetgeving. De beursuitbater in Mumbai wil op die manier meer moslims naar de beursvloer lokken.
http://www.refdag.nl/nieuws/economie/india_lanceert_shari...
 
„Dit jaar 2000 christenen gedood in Nigeria”
Nigeria was in 2010 het gevaarlijkste land voor christenen. Gewelddadige acties hebben dit jaar aan tweeduizend christenen in het Afrikaanse land het leven gekost.
http://www.refdag.nl/nieuws/dit_jaar_2000_christenen_gedo...
 
Kenteken met NSB „vervelend incident”
Toegegeven, het bericht in deze krant was een beetje overdreven. Geen honderden, maar slechts honderd Nederlandse auto’s hadden bijna rondgereden met de letters NSB in het nummerbord. „Een heel vervelend incident”, geeft woordvoerder Hans van Geenhuizen van de Rijksdienst voor het Wegverkeer (RDW) toe.
Pijnlijk was ook dat volgens kentekenfreaks op internet 85 Volkswagens en 15 Audi’s voorzien zouden worden van kentekenplaten met NSB. Beide merken behoren tot het Duitse VAG-concern. Dat dankt zijn ontstaan zo’n beetje aan de Volkswagen Kever, geïnitieerd door nazileider Adolf Hitler.
http://www.refdag.nl/nieuws/binnenland/kenteken_met_nsb_v...
 
Gbagbo dreigt met oorlog tegen immigranten
President Laurent Gbagbo heeft zondag een dreigement geuit tegen de miljoenen migranten uit andere West-Afrikaanse landen die in Ivoorkust wonen. Een woordvoerder van Gbagbo zinspeelde op een burgeroorlog tegen hen als landen in de omgeving militair ingrijpen in Ivoorkust.
http://www.refdag.nl/nieuws/buitenland/gbagbo_dreigt_met_...
 
Vrouw in boerka pleegde aanslag Pakistan
Zeker 46 mensen zijn dit weekeinde om het leven gekomen tijdens een terreuraanslag in het noordwesten van Pakistan. Meer dan honderd anderen raakten gewond. Dader was een vrouw, die een boerka droeg. Het was de eerste keer sinds 2007 dat een vrouwelijke extremist een aanslag pleegde in het land in Zuid-Azië.
http://www.refdag.nl/nieuws/buitenland/vrouw_in_boerka_pl...
 
‘Helft van Duitsers wil D-mark terug’
Negen jaar na de invoering van de euro verlangt nagenoeg de helft van de Duitsers terug naar de oude D-mark. Dat blijkt uit een enquªte in opdracht van de Duitse krant Bild, waarvan de uitslagen maandag in de krant worden gepubliceerd.
http://www.refdag.nl/nieuws/economie/helft_van_duitsers_w...
 
Meerderheid Zweden wil dat koning aftreedt
Bijna twee derde van de Zweden wil dat koning Carl Gustaf aftreedt en de troon afstaat aan zijn dochter prinses Victoria. Dat bleek zaterdag uit een opiniepeiling.
http://www.refdag.nl/nieuws/buitenland/meerderheid_zweden...
 
Russen demonstreren tegen racisme
In Moskou hebben een paar duizend mensen gedemonstreerd tegen etnisch geweld. De afgelopen weken waren er diverse rellen waarbij nationalisten en voetbalsupporters het voorzien hadden op mensen uit de Kaukasus.
http://nos.nl/artikel/207648-russen-demonstreren-tegen-ra...
 

CU mijdt manifestatie „links-progressief blok”
De ChristenUnie doet op 16 januari niet mee aan de manifestatie van de PvdA tegen het kabinetsbeleid. Fractievoorzitter André Rouvoet heeft de uitnodiging van zijn PvdA-collega Job Cohen maandag afgeslagen.
http://www.refdag.nl/nieuws/cu_mijdt_manifestatie_links_p...
 
„Premier Albanië betrokken bij wapensmokkel”
 De Albanese premier Sali Berisha was een van de belangrijkste wapensmokkelaars tijdens de oorlog in Kosovo eind jaren negentig. Dat meldde de Servische krant Politika maandag.
http://www.refdag.nl/nieuws/buitenland/premier_albanie_be...
 

Dubai wil expatquotum
Dhabi Khalfan Tamim, de hoogste politiebaas op Dubai, heeft voorgesteld om een quotum in te stellen om de expatbevolking in de Verenigde Arabische Emiraten aan banden te leggen.
Hij geeft naar eigen zeggen enkel aan dat hij zich zorgen maakt over het verlies van de eigen identiteit, het cultureel erfgoed en de taal, omdat buitenlanders zich niet aan de cultuur van de Emiraten aanpassen.
http://www.spitsnieuws.nl/archives/buitenland/2010/12/dub...
 
Aanvaller krijgt nazi-zwaard toch niet terug
Een 39-jarige man uit Veendam moet toch afscheid nemen van het bijzondere nazi-zwaard waarmee hij zijn buurman deze zomer te lijf ging. Dat heeft de rechtbank in Groningen besloten.
http://www.ad.nl/ad/nl/1012/Binnenland/article/detail/558...
 
Cel voor herstellen maagdenvlies
De autoriteiten in Saoedi-Arabië hebben een Soedanese verpleegster gearresteerd omdat ze maagdenvliezen in hun oorspronkelijke staat herstelde.
http://www.ad.nl/ad/nl/1013/Buitenland/article/detail/558...
 
Krakershonden slachten geiten en schapen af
Zeker vier geiten en drie schapen zijn op Tweede Kerstdag in Soest bruut afgeslacht door honden van een stel krakers.
http://www.telegraaf.nl/binnenland/8599974/__Krakershonde...
 
Neanderthalers aten groenten en graan
De neanderthalers aten - net als de moderne mens - niet alleen vlees, maar ook granen, groenten en vruchten.
http://www.telegraaf.nl/buitenland/8600688/__Neander-_tha...
 
Terreurgroep Al-Shabaab dreigt met aanslag in Amerika
Als de Amerikaanse president Barack Obama zich niet bekeert tot de islam, zal het islamitische terreurnetwerk Al-Shabaab uit Somalië een aanslag plegen in Amerika.
http://www.elsevier.nl/web/Nieuws/Buitenland/285017/Terre...
 
Politiechef op non-actief gezet na voorbarige tweet
Districtchef Gerda Dijksman van de politie zuidwest-Drenthe is op non-actief gesteld. De reden is haar gedrag op twitter.
http://www.elsevier.nl/web/Nieuws/Nederland/285030/Politi...