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jeudi, 29 août 2013

GERMANIA E RUSSIA NELLA GUERRA FREDDA

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GERMANIA E RUSSIA NELLA GUERRA FREDDA

Marco ZENONI

Ex: http://www.eurasia-rivista.org

L’anteguerra

A riavvicinare Germania e Unione Sovietica, dopo l’allontanamento successivo all’ingresso della Germania nella Società delle Nazioni (SdN), fu soprattutto la questione polacca. Polonia e Germania, quest’ultima mai accontentatasi del riposizionamento geografico voluto a Versailles e – in particolare – della creazione ex tunc della città libera di Danzica, firmarono un patto di non aggressione nel 1934, garantendosi la reciproca neutralità nei 10 anni a venire. La Polonia, naturalmente, era conscia delle mire del terzo Reich e per questo tentò sempre l’avvicinamento a Francia e Inghilterra, in cerca di una strozzatura geopolitica nei confronti dei tedeschi. Peraltro, l’ostilità dei polacchi nei confronti del vicino sovietico, fece sì che nessun accordo militare venisse stretto con i sovietici e che, anzi, la Polonia si allontanasse allo stesso modo sia dal vicino orientale che da quello occidentale, rifiutando una modifica allo status quo e dunque ponendo le basi per l’imminente guerra, che poi diverrà mondiale. Tale posizione, dovuta sì ad alcune particolarità storiche e culturali ma, soprattutto, dall’influenza degli alleati anglosassoni e, in particolare, quella statunitense. Le potenze talassocratiche, infatti, non avevano che da trarre vantaggio da un’eventuale guerra che, chiaramente, non fosse mondiale nelle intenzioni iniziali, ma spingesse le frizioni fino ad uno scontro tra Germania e Unione Sovietica. L’intento primario era infatti quello di spingere le due potenze continentali ad affrontarsi. Per Stalin, tuttavia, questa rimaneva un’ipotesi da scacciare, o quanto meno ritardare il più possibile[1]. Furono queste le condizioni geopolitiche che portarono al patto Molotov-Ribbentrop. Una mutua assicurazione dunque, utile a Stalin per prendere tempo e alla Germania per assicurarsi da eventuali colpi di mano. Tale patto, seppur evidentemente siglato solo in funzione tattica, mise in allarme l’Inghilterra, la quale intervenne, interferendo in entrambi i trattati (polacco-tedesco e tedesco-sovietico), attraverso l’Accordo di reciproco aiuto, siglato con la Polonia – in palese infrazione di quello siglato fra Polonia e Germania, ma anche del Patto Molotov-Ribbentrop. L’intento dell’Inghilterra era quella di costruire una frattura geografica fra le due potenze eurasiatiche, in modo da impedirne l’avvicinamento e in particolar modo di impedire eventuali intese fra i polacchi e il terzo reich. Lo stesso Stalin, difatti, almeno inizialmente, attribuì le colpe della guerra completamente ad Inghilterra e Francia, e non alla Germania[2].


Oltre al noto patto, tuttavia, Germania e Unione Sovietica si legarono anche dal punto di vista commerciale, attraverso un accordo firmato l’11 febbraio 1940. Si arrivò tuttavia alla guerra, una guerra fratricida sulle terre eurasiatiche, che contrappose frontalmente le due potenze continentali. A seguito della guerra, che costò ai sovietici oltre 22 milioni di morti, la frattura fra i due paesi pareva insanabile. L’Armata Rossa marciò fino a Berlino, con spirito vendicativo. I tedeschi venivano visti come un invasore, da schiacciare senza pietà.

Il Dopoguerra

 

ostpolitik.jpgGli animi si placarono,  lasciando spazio al pragmatismo e al calcolo geopolitico. Nel 1945, a Jalta, avvenne la definitiva spartizione della Germania, contrapponendo di fatto da una parte gli alleati (Stati Uniti, Francia e Inghilterra) e dall’altra i sovietici. Il 1948 fu l’anno del piano Marshall, un piano economico presentato come l’inevitabile aiuto dall’oltreoceano per il risanamento delle economie europee, in realtà un mezzo economico indispensabile per il rafforzamento dell’economia statunitense ma, soprattutto, un importante collante per la formazione dell’alleanza occidentale, legata prima economicamente e poi militarmente (e politicamente) attraverso la struttura della NATO.


La divisione della Germania fu ultimata nel 1952, quando la frontiera fu definitivamente chiusa. Da quel momento l’avvicinamento della Germania dell’Ovest al sistema d’alleanze occidentale proseguì spedita. Eppure dei tentativi in funzione di una Germania unita furono mossi. Nel 1952 fu infatti Stalin stesso a proporre l’idea di una Germania unificata, a prezzo però di una sovranità limitata in politica estera: una neutralità imposta e irreversibile. Nei piani di Stalin questo avrebbe permesso la formazione di un cuscino neutrale nel cuore dell’Europa, il che avrebbe per altro sottratto la Germania dalle maglie dell’alleanza atlantica, che ne avrebbe fatto un bastione antisovietico nel cuore dell’Europa, a ridosso dell’oriente, cosa che infatti puntualmente si verificò. Il piano di Stalin fu rigettato, gli alleati occidentali dimostrarono ben presto di avere scarso interesse per una Germania unificata, non al prezzo di una neutralità che avrebbe sottratto un’importante pedina, difensiva, ma all’occorrenza anche offensiva, direttamente puntata ad Oriente, e situata nel cuore dell’Europa continentale. Per la Germania, vittima della frattura insanabile fra Est e Ovest, non poté che profilarsi la sola soluzione della divisione politica e geografica. Due Stati, dunque, per un’unica nazione. Nel 1961 tale divisione fu rimarcata attraverso la costruzione del muro, simbolo della contrapposizione frontale fra i due schieramenti.


Il primo cancelliere della Repubblica Federale Tedesca fu Konrad Adenauer, un fervente anticomunista, che tuttavia fu invitato già nel 1955 a Mosca, a seguito degli accordi di Parigi, che riconoscevano la sovranità della RFT e ufficializzavano il riconoscimento da parte Sovietica della Repubblica Federale. Adenauer fu un grande sostenitore dell’alleanza atlantica e tra gli animatori più vivaci (assieme all’omologo italiano, Alcide de Gasperi) della costituzione della Comunità Europea, tale di nome, ma meramente occidentale di fatto. Nel 1950 era infatti già stata pronunciata la cosiddetta “dichiarazione Schuman”, che prese nome dall’allora ministro degli esteri francese, Robert Schuman, e che proponeva di mettere da parte l’astio che correva fra i due vicini, ponendo le basi per una collaborazione che fosse prima economica, tramite la comune gestione delle risorse del carbone e dell’acciaio, e successivamente anche politica. Furono questi i primi passi che condussero la Germania nell’alleanza occidentale, senza alcun tipo di ripensamenti. Allo stesso Adenauer risale oltretutto la teoria dell’ “Alleinvertretungsanspruch” ovvero al diritto esclusivo della Repubblica Federale Tedesca di parlare a nome dei tedeschi. Per il cancelliere, infatti, la Germania Est altro non era che una zona d’occupazione sovietica e, in quanto tale, non meritava né il riconoscimento, né tanto meno di parlare a nome dei tedeschi. A tale posizione si aggiunse per altro la “dottrina Hallstein”, fatta propria dal cancelliere, la quale prevedeva che ogni apertura di paesi terzi alla Repubblica Democratica Tedesca, il che ne implicava il riconoscimento, era un torto alla Repubblica Federale e come tale non sarebbe stato tollerato. La parola fu mantenuta, tanto che ben presto furono tagliati i rapporti con la Jugoslavia e con Cuba.


L’aggressività occidentale, che non portò alcun risultato né al fine di attenuare gli animi, né a quello dell’unificazione tedesca, maturò in Willy Brandt, il lungimirante cancelliere che succedette ad Adenauer, la convinzione che il muro (metaforico, ma anche fisico) opposto dall’oriente fosse una reazione all’eccessiva aggressività occidentale. Con l’ascesa al cancellierato di Brandt i rapporti tra la Germania Federale e l’Unione Sovietica presero finalmente un’altra piega, giungendo ad una distensione che (escludendo naturalmente la DDR), non si aveva dall’anteguerra. “Il nostro interesse nazionale non ci consente di stare in mezzo fra est e ovest. Il nostro paese ha bisogno della collaborazione con l’occidente e dell’intesa con l’oriente”[3], da queste poche parole, pronunciate da Brandt stesso, si deducono quelli che poi furono i punti cardine dell’Ostpolitik. Non una vera e propria apertura verso l’oriente, ma una distensione, un’intesa al fine di raggiungere, per tappe, alcuni obbiettivi programmatici. Una politica sovranista che potrebbe in qualche modo essere paragonata (e forse ne fu influenzata) a quella gollista. La politica di apertura verso l’oriente, tuttavia, procedette solo dopo aver ribadito il pieno inserimento della repubblica federale all’interno del sistema occidentale, della NATO e della piena amicizia e intesa con la Francia, già consolidata da anni dalla struttura della CECA e, dopo gli accordi di Roma del ’57, dalla Comunità Economica Europea. Per quanto riguarda l’oriente, di fatto, quella che si avanzava era una proposta di dialogo: si chiese all’Unione Sovietica di rinunciare al diritto dell’intervento, in precedenza ribadito dai sovietici, e in cambio si riconosceva lo status quo venutosi a formare dopo la guerra oltre il muro. In particolare il riferimento era alla Polonia, con cui in quegli anni, sempre in linea con la ostpolitik, fu concordato un trattato bilaterale che assicurò l’accettazione da parte tedesca dei confini occidentali della Polonia. Vi fu inoltre, per la prima volta, il riconoscimento dell’esistenza di due Germanie. Il tutto venne siglato con l’accordo germano-sovietico del 1970, firmato a Mosca da Brandt e Kossyghin, indispettendo inevitabilmente gli Stati Uniti, nonostante le rassicurazioni più volte ribadite e dimostrate. Con l’intento della distensione, al fine di costituire un ordine pacifico europeo, si arrivò dunque al congresso di Helsinki (1973-75), un processo diplomatico multilaterale, che portò ad un notevole avvicinamento, al prezzo di alcune pragmatiche rinunce da una parte e dall’altra. Priorità dell’Unione Sovietica era il riconoscimento delle frontiere post-1945, intento degli alleati occidentali era invece indebolire il patto di Varsavia attraverso lo strumento della causa dei “diritti umani”, un punto che la coalizione sovietica aveva sino ad allora visto come un’intollerabile ingerenza[4]. E’ attraverso Mosca (1970) ed Helsinki (1975) che, infine, la repubblica federale tedesca riconobbe la frontiera dell’Oder-Neisse. La RFT per altro rinunciò alla “Alleinvertretung” e, di conseguenza, all’intento politico dell’unione tedesca. Pur rinunciando, almeno nel breve termine, alla riunificazione dello Stato tedesco, Brandt non volle rinunciare all’unificazione della nazione. Per far ciò necessitava del consenso e della collaborazione della repubblica democratica e, dunque, dell’Unione Sovietica. Per questo motivo si potrebbe dire che la ostpolitik fu de facto ed inevitabilmente una “Russlandpolitik”[5]. Condizione posta dall’Unione Sovietica per la collaborazione, e la distensione, fu l’adesione della Germania al trattato di non proliferazione nucleare. Successivamente, la dirigenza sovietica dichiarò, tramite Leonid Brezhnev, la propria approvazione per la nuova politica estera condotta dalla RFT, questo nonostante effettivamente la DDR non venisse riconosciuta (nel 1970 erano 26 gli Stati che la riconoscevano), il che provocò qualche malumore a Berlino Est.


Fino a quel momento la dirigenza sovietica aveva preferito l’immobilismo nei confronti della Germania dell’Ovest, questo permetteva di tenere la Repubblica Federale Tedesca in uno stato di soggezione e d’inferiorità, attraverso una propaganda costante oltrecortina[6], distogliendo anche le attenzioni dai problemi e dalle contraddizioni interne. Tuttavia, alla Ostpolitik tedesca i sovietici fecero allora corrispondere una “Westpolitik”. Il cambiamento di rotta fu spinto dalla necessità che i paesi occidentali riconoscessero lo Status Quo ad oriente, in particolare il riconoscimento della nuova Polonia uscita dalla seconda guerra mondiale e modificata nei suoi confini occidentali. Essendo questi gli anni in cui la Cina andava rompendo con l’URSS, dopo aver elaborato la strumentale categoria di “socialimperialismo”, per avvicinarsi agli Stati Uniti, il riconoscimento delle frontiere occidentali era una pedina fondamentale per placare gli animi su tale fronte, potendosi concentrare con maggior equilibrio nelle questioni orientali. Moralmente inoltre il riconoscimento poteva essere sventolato come una vittoria, essendo state così imposte le conseguenze della guerra allo Stato che si era frontalmente contrapposto a quello sovietico.


Pur essendo il fine dell’Ostpolitik, da parte dei tedesco-occidentali, quello di distendere i due fronti, in modo da riequilibrare anche la situazione tedesca, e quello dei sovietici di indebolire geopoliticamente l’asse antisovietico, consci del peso politico ed economico della Germania (che nel frattempo andava crescendo in maniera sorprendente), Brandt mostrò un certo senso strategico nel suo riavvicinamento all’Unione Sovietica, come dimostrò parlando alla Radio, a Mosca, il 12 agosto del 1970: “La Russia è indissolubilmente legata alla storia europea, non solo come avversario o come pericolo, ma anche come partner, storicamente, politicamente, culturalmente ed economicamente”[7]. Si può dunque dire che dopo la dottrina Adenauer-Hallstein, venne a prevalere la “dottrina Brandt”: promuovere il cambiamento attraverso l’avvicinamento[8]. Bisogna tuttavia aggiungere che nella sua politica fu probabilmente anche condizionato da Günter Guillaume, quello che in breve divenne uno dei suoi uomini più fedeli, secondo alcuni il “braccio destro” , ma che presto si rivelò una spia della Stasi, inviato con non ben precisati compiti da Markus Johannes Wolf , il quale, tuttavia, dichiarò in un’intervista successiva che l’intento non era quello di gettare in disgrazia il cancelliere[9] (quest’ultimo dovette infatti dare le dimissioni, in seguito all’”affare Guillaume”. Una vicenda tutt’oggi poco chiara e su cui poca luce è stata fatta.

Conclusioni

L’ostpolitik fu una politica realista, fu un calcolo pragmatico che prese le mosse dall’accettazione dello status quo, condizione preliminare, conditio sine qua non per distendere i rapporti con l’Est. Questa politica guardava ai vertici, alle dirigenze, indipendentemente dalle possibilità sovversive di determinati movimenti filoccidentali. A testimoniarlo vi è il rifiuto della Repubblica Federale di aderire alle sanzioni mosse dagli Stati Uniti contro la Polonia, per la repressione dei movimenti “rivoluzionari”, i quali godevano in gran parte della simpatia e delle potenze occidentali. Tale fase politica inoltre, come ampiamente previsto dai suoi promotori, permise alla Germania di ritagliarsi un proprio spazio politico, restituendole il peso geopolitico ed economico adeguato, per la preoccupazione e il sospetto degli alleati occidentali.


A conti fatti, pur non ottenendo grandi cambiamenti in ambito geopolitico, l’ostpolitik fu il momento di massima distensione tra la Germania e l’Unione Sovietica, sin dalla rottura in seguito all’Operazione Barbarossa. Un avvicinamento che, seppur apparentemente sotto controllo, mise in allarme alcuni settori, in particolare delle due potenze talassocratiche. D’altronde queste interferirono nei rapporti tedesco-sovietici anche nel primo dopoguerra e nel 1939. A dimostrazione che un’alleanza fra le due potenze continentali, l’unione fra due forze economiche e politiche, non fu e tutt’ora non è ben vista dalle potenze egemoni.

Marco Zenoni è laureando in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia


[1] http://www.eurasia-rivista.org/dietro-le-quinte-della-guerra-tra-la-germania-e-la-polonia/1015/ [1]
[2] http://www.eurasia-rivista.org/il-patto-di-non-aggressione-tedesco-sovietico/1645/ [2]
[3] cfr. “Affari esteri”, n. 5 – 1970. P. 130
[4] Cfr. Eurasia, n.2 – 2011
[5] Ibidem
[6] Ibidem.
[7] Cfr. “Affari esteri”, n.8 – 1970. P. 11
[8] Cfr. “Affari Esteri”, n.8 – 1970.
[9] http://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/1533707/Markus-Wolf.html [3]

Европа, глобализация и метаполитика

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Европа, глобализация и метаполитика

Г-н Стойкерс, мы хотели бы начать наше интервью с описания текущей ситуации в ЕС, особенно в Северо-Западном регионе. Что вы могли бы рассказать нам об этом?
 
Ситуация в странах Бенилюкса представляет собой то, что я мог бы назвать тупиком: Нидерланды как мультикультурное государство с католическим большинством, хотя пару десятилетий назад ситуация была иной, с сильным меньшинством протестантов, включая кальвинистов, которые дали нации само ее рождение в 16-м и 17-м веках, атеистами, которые в настоящее время отвергают все формы религиозной веры, и мусульманским меньшинством из марокканской и турецкой общин иммигрантов, пытается категорически отвергнуть ислам, так как большинство иммигрантов не ведут себя должным образом в соответствии к голландскими стандартами и вообще не представляются достойными ислама, который будет соответствовать общей тенденции голландцев к порядочности, честной игре, респектабельности и мягкости. Нидерланды, в связи с доминирующей длительное время кальвинистской элитой, в настоящее время демонстрируют тенденцию подражать худшим британской или американской моделям, даже если католики, которые сейчас составляют большинство, склонны быть более восприимчивыми к немецкой или другой континентальной модели, будь то левые или правые. Исламофобский центр притяжения партии PVV ("партия свободы") Герта Вилдерса вынуждает голландское правительство следовать британской и американской внешней политике, хотя позиция бывшего исламофобского политического лидера Нидерландов Пима Фортейна, который был католиком-гомосексуалистом и был убит бандитом-псевдоэкологом, была направлена против интервенции Голландии в чьи-либо дела - он высказывался против военной акции в отношении сербов и за полный вывод голландских подразделений, которые были направлены в Боснию: это может и было реальной причина для его убийства, а не довольно агрессивная позиция по отношению к мусульманам, которую он занимал в своих политических выступлениях и брошюрах. Нидерланды, несмотря на то, что являются моделью государства в текущем кризисе ЕС, так как его финансовое положение относится к зоне евро и, кажется, остается довольно устойчивыми, но все же не без риска, потому что как и Испания, там есть спекулятивный пузырь в сфере недвижимости, который может взорваться в любой момент. Одна вещь, которую мы не должны забывать за рубежом: Нидерланды, вместе с Фландрией в Бельгии, постоянно производят огромное количество книг во всех видах гуманитарных наук, это темы, которые нас интересуют, но это, к сожалению, в значительной степени игнорируется в регионах, не говорящих по-голландски, где эти работы никогда не переводились и не цитировались в научных трудах, несмотря на то, что голландские и фламандские интеллектуалы в целом понимают, и читают, по крайней мере, на четырех языках и, следовательно, в состоянии сделать замечательный синтез.
 
Бельгия сейчас - это еще одно мультикультурное государство, разделенное языковыми границами, которые рассекли две основные католические общины - говорящих по-голландски фламандцев и франкоязычных валлонов (есть также небольшая община говорящая по-немецки на востоке страны, рядом с немецкой границей). В настоящее время фламандцы, как и голландцы, подвержены сильной тенденции подражать англосаксонской модели, а валлоны находятся под глубоким влиянием французских образов мышления. А немцы, конечно, под сильным влиянием немецких идей и дебатов. Эти "низкие Страны" представляют собой невероятное лоскутное одеяло из идей: вы более нигде не найдете таких больших потоков идей, широко распространенных среди населения и, наоборот, вы найдете все, левых или правых радикалов, иногда выражающих очень оригинальными способами, однако из этого широкого круга идей не получается никакой социальной сплоченности. Даже в рамках основных политических партий (либеральная, христиане-демократы, социалисты), тенденции довольно многочисленны как среди лидеров, так и боевиков. Основной тренд, конечно, поддерживает западную точку зрения в рамках НАТО, хотя все оппозиционные элементы, исторически (Хармель) или в настоящее время (Коллон) могут сильно критиковать идеологию и практику НАТО. Кроме того, люди на самом деле не заинтересованы в операциях, начатых в Ираке, Афганистане, Ливии или Сирии. Они не поддерживают армию, отправленную в этих страны, куда вторглось НАТО (конечно потому, что армия больше не является по призыву), так же, как Пим Фортейн требовал вывода голландских войск из бывшей Югославии. Лично я думаю, и я повторяю это снова, что это и было главной причиной его убийства, а не преднамеренный акт сумасшедшего активиста, чьи идеи парадоксально обосновали проНАТОвскую позицию преемника Фортейна в голландском популистском идеологическом течении, т.к. Герт Вилдерс, чей отец родился в католической провинции Лимбург близ немецкого города Аахен, и мать которого является индуской из Индии, скорее всего, довольно враждебны к мусульманам. Лояльность сына по отношению к матери может объяснить некоторые исламофобские подходы его партии...
 
В "низких странах" вы можете воспринимать множество изолированных реакций против Системы. Как пример можно привести усилия самого известного за рубежом политолога, воодушевленного Хомским, такого как экс-маоистский активист Мишель Коллон во франкоязычной Бельгии. Бельгия, тем не менее, является довольно проблемной страной, даже учитывая то, что три "низких страны" относятся к сильнейшим экономическим государствам в рамках ЕС. Последствия кризиса и рецессии сейчас ощутимы в Бельгии, когда цены на продукты питания и первой необходимости намного выше, чем во Франции и Германии, а общая покупательная способность населения резко снизилась. Бельгия сохраняет свою относительную стабильность только из-за гигантских клиентов соседей, которым является Германия, покупающая товары в Бельгии для производства других товаров в Германии для реализации на русских и китайских рынках. Так что Германия, и в "переводе", как сказал бы учитель математики, Бельгия и Нидерланды, - это основные партнеры Евразийского альянса стран БРИКС, даже если НАТО-ориентированная трэш-элита не хочет так считать, несмотря на экономические и коммерческие факты и цифры. Таким образом, "маленькая Бельгия" разделяет часть немецкого пирога в Евразии: в высоко коммерческих закрытых собраниях хорошо знают об этом и некоторые умники мечтают о выздоравливании позиции Бельгии, как было до 1914 года в России (когда Россия была главным торговым партнером Бельгии между 1890 и 1914 гг.), и даже в Китае, куда регулярно направляются коммерческие миссии.
 
В заключение этих коротких мыслей о "Низких странах", я хотел бы предложить русским друзьям создать небольшое закрытое собрание по голландским и фламандским исследованиям с целью сбора полезной информации, чтобы никто другой больше в долгосрочной перспективе не смог получать прибыль.
 
- Сейчас в Южной Европе воодятся меры жесткой экономии, это чувствуется на Северо-Западе? И что насчет всеевропейской солидарности или концерте наций в контексте кризиса?
 
Вы, наверное, знаете в России, что трагедия в Европе в том, что северные нации имеют не высокое мнение о их южных соседях, и политический мыслитель, такой как Жан Тириар, который остается источником вдохновения для меня и для профессора Дугина, сильно сожалел об этом. Большинство людей в Северной Европе говорят, что надо заставить Испанию, Грецию, Португалию и Италию принять эту политику жесткой экономии, однако, думая таким образом, они отказываются принимать во внимание простой факт, что спекуляции банкиров с Уолл-стрит против более хрупких стран Южной Европы являются спекуляцией против ЕС в целом и это была попытка уничтожить евро в качестве альтернативной валюты к доллару, которую некоторые страны БРИКС могли бы принять в качестве средства для регулирования международной торговли. Атлантистская слепота мешает лидерам ЕС воспринимать эти спекуляции американских банкиров как крайне смертоносное оружие в новых невоенных формах войны, так же, как шпионаж против европейских лабораторий и инженерных бюро через систему "Эшелон", столь же захватывающие бунты иммигрантов во французских пригородах, приводящие к партизанской войне против полиции и, наконец, устранение Ширака (который совершил два основных греха: дальнейшее развитие французского автономного ядерного оружия в 1995 году, в соответствии с видением де Голля, и поддержка идеи альянса между Парижем, Берлином и Москвой во время англо-американского нападения на Ирак в 2003 году) и замена его сумасшедшим политиком, таким как Николя Саркози, который несколько месяцев спустя вновь ввел Францию в верховное командование НАТО, как отправка "femens" пытающихся высмеять политиков или архиепископов, так же, как создание из ничего "оранжевых революций" и т.д. На самом деле, как вы и предлагаете, широкая и крепкая солидарность предпочтительнее для Европы, чем текущая трепка для южан, с которой мы экспериментируем этими днями, особенно учитывая, что три основных полуострова в Средиземноморском регионе имеют высокое стратегическое значение и являются потенциальными трамплинами для вторжения в Центр и Север европейского субконтинента. Одной главной идеей могла бы быть просто поддержка стран Южной Европы в новой политике, состоящей из отказа возвращать банкам кредиты и перезапуск нового направления, как было с победой сделано в Исландии. Это, конечно, разрушит все догмы неолиберализма. Но разве это не конечная цель нашей борьбы? 
 
Более или менее официальный журнал ЕС "Мир Европы", представил в своем весеннем выпуске 2013 г. две позиции по поводу кризиса. Автором одной является Ханс-Олаф Хенкель, президент Федерации немецкой промышленности (BDI), общепризнанный адвокат по вопросу евро: теперь он предлагает создать «Северный евро", что приводит к концу обещанную общеевропейскую солидарность. Затем глава Европейского института при Лондонской школе экономики Поль де Гров в том же номере "Мир Европы»" поет дифирамбы в пользу "фискального союза", такого, как и в Соединенных Штатах, даже если процесс создания для этого займет время, для того, чтобы избежать выдачи правительствами еврозоны долга в евро, не имея возможности контролировать валюту, что, в соответствии с де Гров, "мешает правительству дать гарантию держателям облигаций, что наличные всегда будут иметься для оплаты их запросов" (стр. 28). Даже если мы будем довольно подозрительными в отношении того, что главным образом предлагает неолиберальная Лондонская школа экономики, эта стратегия, предложенная де Гров, укрепила бы европейское единство и позволила бы избежать спекуляций в отношении более слабых стран. Де Гров называет предлагаемую им систему "Объединением долгов правительств еврозоны" с учетом, что "самое слабое (правительство) будет защищено от разрушительных последствий страха и паники, которые возникают на финансовых рынках, и, что в теории это может ударить по любой из стран-членов" (например, Нидерландам, если пузырь на рынке недвижимости даст некоторым банкирам возможность спекулировать против этого "славного государства"). Только таким образом Европа может стать полноправным игроком на многополярной шахматной доске и будет защищена от оружия спекуляций, что представляет постоянный риск, когда вы остаетесь приклеенным к евро-атлантическому региону, где «союзники» не являются союзниками, и как сказано в доктрине Клинтона, являются просто "чужеродной публикой", которую можно при случае отлупить, если вдруг кто-то напугает Вашингтон, что эти «союзники» могут стать вскоре стать реальными конкурентами.
 
А уполномоченные голоса в Германии предсказывают плохое будущее для экономичной сверхдержавы в самом центре Европейского субконтинента. Как консерваторы, такие как граф Кристиан фон Кроков, так и социалисты в лице Тило Саррацина перечисляют проблемы Германии в настоящее время в лице: 1) провала системы образования, которая в настоящее время не в состоянии генерировать необходимое количество технических или научных элит; 2) демографического упадка; 3) идеологического тупика; 4) отказа иммигрантов ассимилироваться или даже интегрироваться; 5) не управляемого кризиса государства всеобщего благосостояния и т.д. Кризис, охвативший Грецию или Испанию - это только прелюдия к большому кризису, который ударит по всей Европе, включая Германию, в ближайшие десятилетия, если не произойдет полного изменения в сознании людей.
 
- Является ли экономика судьбой Европы или есть более глубокие причины для объединения (или разъединения) всех европейских народов?
 
Европа, конечно, гармонизировала свою экономику после Второй мировой войны, а пять или шесть мрачных лет после 1945 г. были бедствием для наших стран, это трагический период заброшенности в нашей истории, как американско-британский историк Кит Лоу называет его в своей последней книге. это были такие же годы страданий, как и в бывшем Восточном блоке и в Советском Союзе. Германия представляла собой груду развалин, Франция и Италия также были слишком разрушены ковровыми бомбардировками (хотя и в меньшей степени, чем Германия) и разрушениями в связи с военными операциями были усеяны все страны. Мы не можем отрицать настоящий европейский патриотизм среди одних из первых архитекторов европейского объединительного процесса (таких как Шуман, Аденауэр и де Гаспери): их очевидной целью было сделать из Европы, на этот раз через экономику, а не военным путем, то, что Карл Шмитт называл "Большим пространством" ("Grossraum"). Но из-за дегенеративных процессов индуцированного массового потребления и "чувственного" материалистического отношения (я использую здесь слово "чувственное" так, как это было придумано Питиримом Сорокиным), где идеология мая 1968 была вершиной, частично в связи с постоянными, но тихими усилиями бывшего агента OSS (Офис стратегических служб США, предшественник ЦРУ - прим. пер.) Герберта Маркузе, стойкое видение объединенной Европы (или даже "Еврафрики") уступило место своего рода общей капитуляции, оставив руководство евроатлантической зоны в США, - это процесс, который вот-вот будет окончательно достигнут сейчас, когда американцы пытаются контролировать весь африканский континент через недавно созданное командование АФРИКОМ, чтобы вначале избавиться там от китайского присутствия, что сейчас сопровождается французской помощью для янки в Мали! Sic Transit Gloria Mundi! Можно согласиться с многими наблюдателями в том, что "чувственный" менталитет и приоритет материальных ценностей были специально спровоцированы американскими аналитическими центрами, которые на практике являлись воплощением идей Сунь Цзи, в соответствии с которыми вы должны ослабить ваших потенциальных врагов или конкурентов с помощью пробуждения среди них менталитета сибаритов.
 
Сейчас банковская практика, являющаяся двигателем экономики, построена на количестве, а не качестве, на материалистическом мировоззрении, которое как только возникает, то быстро устраняет все остальные ценности, как показал Жюльен Фройнд, и избавляется от всех этических или исторических чувств ответственности. Каждая форма торжествующего материализма побуждает людей больше не чувствовать себя связанными со своими соотечественниками и подстрекает их не уважать религиозные этические обязанности по отношению к другим, будь это те же убеждения, какие они разделяют, или, как говорит христианская или толстовская этика, человеческие существа должны уважаться как таковые, без иного рассмотрения. Именно в этом смысле отказ от всех национально-политических или религиозных связей, что заметил Артур Меллер ван ден Брук, который вместе со своей женой Люси Кэррик, перевеодил на немецкий язык Достоевского, уже через несколько десятилетий либерализма (т.е. "чувственной" материалистической идеологии, которую русский экономист и социолог Сергей Николаевич Булгаков (1871-1944) называл "буржуазностью", - неологизм, направленный на определение утилитарной идеологии британского либерализма) заметил, что люди просто умирают в качестве подлинного ценностно-рожденного сообщества и превращаются в кучу рассеянных индивидуумов, что происходит сейчас в наших странах. Европа должна быть вначале объединена посредством общей «культуры», общей системы образования, и на втором этапе мы бы придумали общую конституционную и гражданскую систему права, уважающую этнические и языковые общины ("реальные сообщества" ) на всей территории субконтинента. Таковы все прерогативы индоевропейской "Первой Функции", в соответствии с французским академиком Жоржем Дюмезилем, которые могли быть изложены в самом начале будущего процесса объединения. Позтом должна быть создана "Вторая функция" посредством создания автономной военной системы, а не в зависимости от структуры НАТО (как это было полностью юридически возможным в каждой западноевропейской стране), в том числе европейской сети производства современного оружия, чтобы не зависеть от военных поставок из-за рубежа. Только после создания общей культуры, образования, системы права и обороны, мы могли бы думать о различных процессах объединения на экономическом уровне. Первое, что нужно сделать, - это обозначить рамки для всех нематериалистических ценностей, что было бы реальной основой подлинной "идейной" (Сорокин) цивилизации, которую вы хотите продвигать. Исключением в европейском контексте будет конец сороковых годов и начало пятидесятых годов, где попытки унифицировать субконтинент по экономическому уровню были сведены минимуму и проводились по сути, т. e. преобразования в угольной и сталелитейной промышленности (EGKS / СЕСА).
 
- После Второй мировой войны США установили довольно сильное влияние на Западную Европу, которая трансформировалась в младшего партнера по евроатлантическому политическому сообществу с так называемыми "общими ценностями". Как "евроатлантизм" действует сейчас в Европе?
 
Процесс привязки Западной Европы, а теперь всех бывших стран СЭВ к США был долгим и достаточно сложным, чтобы понять это во всех ее аспектах (и объяснить их в коротком интервью), но можно без каких-либо колебаний сказать, что этот вопрос никогда еще не был систематически изучен. Скажем, если говорить в двух словах, что первая попытка Соединенных Штатов по ментальной колонизации европейцев (их самых опасных потенциальных врагов) происходила путем  погружения европейской кинематографической промышленности в океан голливудских постановок. Сражение было, таким образом, "метаполитическим". Голливуд должен был полностью заменить европейскую киноиндустрию. Франция, которая уже разработала хорошую киноиндустрию до 1939 года, подвергалась шантажу со стороны американцев в 1948 году: если французские кинотеатры не брали хотя бы 80% голливудских постановок, которые будут транслироваться во всей Франции, страна не получит денег по Плану Маршалла, и в решающий момент послевоенной истории Франции, когда бунты и забастовки парализовали страну, когда запасы продовольствия в крупных городах были дефицитом, мы можем безучастно задать вопрос: не выполняли ли коммунисты, организовавшие забастовки, и которые должны были действовать на благо Москвы, задания американских спецслужб, которые добивались того же с целью заставить Францию принять американский "диктат" по кредитам и показу голливудских фильмов? В 50-е годы социал-демократы были главными тайными союзниками США, так как они были выбраны в качестве партнеров американскими демократами вокруг Франклина Делано Рузвельта, чья политика Нового курса в 30-е годы стала образцом для социалистов во всех странах Европейского субконтинента. Метаполитическое влияние социализма и социал-демократии в Европе привело к тому, что американские демократы всегда лучше воспринимались в Европе, чем республиканцы: вспмоним Кеннеди, Клинтона (который организовал больше войн, чем его республиканские предшественники Рейган или Буш-старший), Обаму (который продолжает войны Буша-младшего, в результате чего есть еще более многочисленные жертвы в Афганистане и Пакистане...). Я хотел бы воспользоваться возможностью, чтобы назвать здесь две важных книги для понимания механизма колонизации Европы Соединенными Штатами: Richard F. Kuisel, Seducing the French – The Dilemma of Americanization, University of California Press, Berkeley/Los Angeles, 1993; Reinhold Wagnleitner, Coca-Colonization and the Cold War – The Cultural Mission of the United States in Austria after the Second World War, The University of North Carolina Press, Chapel Hill, 1994.
 
Но стратегии, разработанные для европейских стран, не работают должным образом: Франция при де Голле оставила НАТО и утверждала оригинальную дипломатию во всем мире, частично вдоль линии, определенной Движением Неприсоединения, как это было предложено в знаменитой декларации де Голля в Пномпене (Камбоджа) в 1966 году. Эта новая французская дипломатия, при поддержке министров Кув де Мюрвиль и Жобера, нашла место и в развитии высокой технологической отрасли французской аэронавтики, где производились, среди прочих, и знаменитые истребители Mirage III, которые дали Израилю победу в июне 1967 года. Эти самолеты были проданы по всему миру и являлись серьезными конкурентами американских эквивалентов. Германия, несмотря на ее полное уничтожение в 1945 году и миллионов людей, которые остались военнопленными в Европе (один миллион только во Франции!), в Советском Союзе и в Америке, смогла полностью восстановиться, в частности, в связи с мужеством женщин, которые помогали восстанавливать города, так называемых "Trummerfrauen" или "дам руин", и двигалась к реальному экономическому чуду в конце 50-х годов, что вызвало восхищение даже среди бывших антифашистов. Германия имела и имеет слабое место: у нее больше нет авиационной промышленности, но там хорошо развита автомобильная промышленность, пожалуй, лучшая в мире. Соединенные Штаты потеряли много преимуществ на автомобильных рынках в Европе в связи с возрождением знаменитых немецких марок автомобилей: даже американские потребители начали покупать немецкий Volkswagen, Mercedes или BMW, так же, как сейчас делают новые богачи в китае или России. Поэтому Соединенные Штаты, ранее благоприятствовавшие европейскому объединительному процессу для того, чтобы получить огромный рынок для своей продукции, стали тайно отказываться от Европы как единого экономического блока и организовали коммерческую войну против многих видов продуктов питания, таких как сыры марки "камамбер" или "Грюйер", бананов из французских островов в Карибском море и т.д. За европейскими высокотехнологичными компаниями, такими, как фабрика по производству солнечных панелей, шпионили с помощью системы "Эшелон", а некоторым бывшим членам СЭВ было предложено вступить в ЕС и НАТО, с учетом того, что европейцы будут бесконечно платить за содержание нового военного блока, направленного на "сдерживание" России. Европейцы платили за поддержание слабых стран, а американцы выигрывают из стратегических преимуществ новой ситуации, не платя ни копейки. Последний акт войны - это, конечно, спекуляции против слабых экономик Южной Европы с целью нанесения удара по слабому "средиземноморскому подбрюшью" субконтинента.
 
Согласно геополитику Роберту Штраус-Хюпе, который ранее был сотрудником "Журнала геополитики" генерала Карла Хаусхофера ("Zeitschrift fur Geopolitik") в его родной Германии, но вынужденного покинуть Рейх после прихода Гитлера к власти, потому что он был частично еврейского происхождения и должен был выехать в Америку, где он стал советником в военном аппарате США, Европа и Германия в ее средней части всегда будут потенциально сильнее, чем США, по нескольким причинам, среди которых он считал превосходство системы образования и "расовую однородность". С помощью заговора в мае 68-го, придуманным бывшими офицерами OSS, такими как Герберт Маркузе (еще один немецкий эмигрант) и многих других, удалось уничтожить или, по крайней мере, серьезно подорвать европейскую систему образования. Ввоз мигрантов, которые не имеют серьезного уровня образования в своих странах, был направлен на парализацию системы социального обеспечения и конкурентоспособности европейских государств, которые тратили невероятно огромные бюджеты на то, чтобы помочь этим новым массам безработных, чтобы они выжили в повседневной жизни, вместо того, чтобы создавать, например, хорошую военную или аэрокосмическую промышленность. Вторая цель массовой иммиграции состояла в том, чтобы иметь возможность манипулировать этими массами для того, чтобы вызвать серьезные гражданские беспорядки в странах, которые могли бы, по тем или иным причинам, иметь свободные связи с Америкой: это было откровенно сказано  бывшим послом США в Париже Чарльзом Ривкиным (которого не нужно путать с экономистом Джереми Ривкиным), который начал проводить политику поддержки лидеров агрессивных молодежных группировок в парижском пригороде, обещая им американскую, саудовскую или катарскую поддержку. Беспорядки и поджоги в пригороде Парижа в ноябре 2005 года были местью американских неоконсерваторов, направленную на отстранение "нелояльного Ширака" от власти и замены его человеком, который забрал максимум голосов от партии Ширака и от  "Национального фронта" Ле Пена, т.е. Николя Саркози, пообещавшего французам "кархеризацию пригородов" и исключение "racaille" (сброда) ("Karcher" - это бренд, полученный от существительного, Karcher-машины используются для того, чтобы удалить пыль или грязь со стен домов с помощью мощных водяных струй). Ничего подобного сделано не было, но Саркози после прихода к власти  втянул Францию в НАТО и повел войну против Ливии, так что Конгрессу в Вашингтоне не нужно было голосовать за военные кредиты... Парижские беспорядки 2005 г. были использованы для содействия мутному политику, который использовал агрессивную и истеричную риторику для того, чтобы коренным образом изменить голлистскую политическую ориентацию своей страны в пользу американской мировой стратегии. Объективные наблюдатели могут увидеть то, насколько могут быть полезны безработные массы в "чужеродной публике" (Билл Клинтон), которая, хоть и является «союзником», но иногда вызывает противоречия.
 
Американское влияние закрепляется через музыкальное направление, моду, средства массовой информации и учреждения, которые всегда передают американскую интерпретацию мировых событий. Во Франции лучшим примером являются так называемые "новые философы".  Эта куча болтунов, несущих глупости и являющиеся производителями бреда, определяют повестку дня французской политики с конца семидесятых годов. Главная фигура из этой связки, несомненно, Бернар-Анри Леви, который имеет косвенно левый или псевдо-богословский или псевдо-республиканский (французский стиль) "ветренный язык" (это выражение было придумано Режи Дебре) и поддерживает все американские или израильские ходы на международной шахматной доске, изображающий всех врагов Америки как если бы они были опасными фашистами, ядовитыми диктаторами или консервативными популистами, националистами или палео-коммунистами. Во Франции Бернар-Анри Леви ведет систематическую кампанию против всех возможных претендентов во внутренней политике, а не только против националистов вокруг Ле Пен. Таким образом, "общие ценности" так называемого "атлантического сообщества ценностей" в настоящее время представляют сочетание консервативных атлантистов (когда некоторые наивные католики или протестанты считают, что Вашингтон является своего рода новой защитой для доброжелательного Рима, как теоретизировал интересный студент покойного Карла Шмитта, Эрих Вугенлин, который мигрировал в Соединенные Штаты во времена Гитлера), социалисты всех мастей, связанные с американскими демократами в традиции Рузвельта, манчестерские либералы, которые верят в религиозное кредо наследников Адама Смита, левое крыло либералов в стиле Кон-Бендит, которое стремится содействовать развитию растеканию антиценностей 68 мая для того, чтобы постоянно ослаблять Европу в пользу Соединенных Штатов, троцкисты второй волны, которые подменили большевистское понимание "перманентной революции" реальной практикой "перманентной войны" Бжезинского на "евразийской шахматной доске" (см. полемические книги и статьи Роберта Кагана), перманентной войны вокруг территории Афганистана, направленную на локализацию и уничтожение России, воспринимаемую как наследницу царей и Сталина. Есть, конечно, и «анти-ценности", ценности "Небытия", как Жан Парвулеско полемически называл их, против которых мои друзья и я боролись с самого начала нашей общественной деятельности. Они действительно являюбся ценностями "небытия", так как невозможно построить прочное государство или империю, опираясь на них (например, с точки зрения Парвулеско из его работы "Конец времен евразийской империи»). Усилия Бернар-Анри Леви имеют своей основной и единственной целью не допустить возвращения реальных политических ценностей, таких, каторые Карл Шмитт и Жюльен Фройнд (как и многие другие), описывают в их драгоценных произведениях.
 
- Вы ощущаете больше «свободы» в Европе после того, как Обама заявил о появлении "тихоокеанской оси" США?
 
Нет. Конечно, нет. Но, возможно, мы можем сказать, что постоянное давление  Западной Европе теперь больше не требуется, потому что наши страны являются политически мертвыми после стольких десятилетий "либерализма", как сказал бы Артур Меллер ван ден Брук. Верно также и то, что после трагических и ужасных событий в Ливии в 2011-2012 годах, когда Леви был советником Саркози, вместо французских генералов армии (!), фигура "новых философов" потерял свое влияние на общественное мнение. Ливийский вопрос вызвал среди других изменений во внутренней политики Франции ухудшение положения Саркози, предавшего видение де Голля международной политики, где Франция должна была играть роль независимой страны перед другими сверхдержавами. Один из последних провалов Леви совершил в апреле 2012 года, когда говорил об Алжире, который сейчас обхаживается Соединенными Штатами, чтобы присоединить его к неофициальному "Южному НАТО" вокруг главного союзника США Марокко, в том числе посредством угроз, как в Сирии, направленных на сохранение военизированного Фронта национального освобождения у власти с начала независимости страны в 1962 году - как о не арабской и мусульманской, а как о еврейской и французской стране! Эта жесткая атака определенным образом символизирует то, что Алжир хотел быть арабской, панарабской и арабской националистической страной в рамках сообщества арабских стран, несмотря на то, что большинство алжирцев берберского и кабильского происхождения. Арабская связь с алжирскими националистами, которые в шестидесятые года говорили на диалекте, сильно отличавшимся от классического арабского языка, должна была вытащить новую независимую страну из изоляции для участия в Движении неприсоединения и сделать ближе к насеритской версии панарабского идеала. Хотя очень интересная политическая фигура, такой как бывший президент Алжира Хуари Бумедьен, остался чисто политическим мыслителем, который мог генерировать команды очень способных дипломатов в семидесятых и восьмидесятых (до ужасной гражданской войны "Кровь десятилетия" с 1992 по 2003). Эти дипломаты могли, например, решить проблемы между Ираном и Ираком в 1975 году, когда суда с нефтью могли спокойно проходить в арабской части залива. Иран был представлен шахом, а Ирак Саддамом Хусейном. Мохаммед Сахнун, советник президента Шадли (преемник Бумедьена), был главой геополитической школы в Алжире и возглавлял дипломатическую миссию для решения проблем в районе Больших озер в Африке. Сахнун призвал к Евро-Африканскому союзу в целях изгнания Соединенных Штатов с Черного континента, особенно из стран Африканского Рога, регионе, который является стратегическим плацдармом для Индийского океана, описанным наследником Макиндера как "Сердцевиное море" перед Россией как "Сердцевинной Землей". Еще интереснее то, что Сахнун предполагал более тесное сближение с Тихоокеанским регионом на международной шахматной доске "культур", что предполагало возвращение к своим корням и отказ от ложных соблазнов убогих современных идеологий. Сахнун - это реальное противоядие от конфликта, который рассматривал в перспективе поздний Самуэль Хантингтон, автоматически воспринимавший культуры как антагонистов. Его идеи находят отклик в работах его японского альтер эго, Мориюки Мотоно, советника бывшего премьер-министра Накасонэ, который также признавал сближение тихоокеанских "культурных областей" но, на этот раз, через соседние "пересекающиеся регионы", которые помогут соседям лучше понимать друг друга просто потому, что они имеют в своих духовных ценностях наследие, общее для обеих соседних культур.
 
Бумедьен изучал арабскую литературу и, конечно, был благочестивым мусульманином, но он никогда не использовал религию в качестве эмблемы своего «специфического алжирского социализма». Когда Леви говорит, что Алжир не является мусульманской страной, он также нападает на салафитов из широкого спектра мусульманско ориентированных политических сил в Алжире. Сказать, что Алжир является как еврейским, так и французским, это значит, что Алжир не в состоянии помочь себе и требует повторной колонизации евреями и французами, которые были изгнаны оттуда в 1962 году. Леви добавил, что в краткосрочной перспективе в Алжире начнется «Арабская весна», как в Ливии и Сирии. Это, конечно, явная угроза для независимой страны, которая уже экспериментировала с гражданской войной, где погибло сотни тысяч людей. Но это было уже чересчур: Леви не воспринимается больше всерьез. Даже бельгийская ежедневная газета "Le Soir" (от 25 апреля 2013) в статье под названием “la Syrie ne fait plus recette”  ("Сирия не приносит больше наличных денег"), выразила сожаление, что инициативы по сбору денег для сирийских повстанцев в Бельгии потерпели неудачу. Таким образом, вся идеология, которую Леви и его чумные прихвостни пытаются насильно навязать, теряет в настоящее время свое влияние: люди более в ней не заинтересованы.
 
Эта атака против Алжира подводит меня непосредственно к вашему вопросу: целью атлантистов является включение Алжира в своего рода "Южное НАТО», присоединяя бывшую испанскую Сахару - Марокко и Мавританию как своего рода по новому оформленные колонии к официально антиколониальному Алжиру так, чтобы Алжир мог бы получить свою геополитическую мечту, будучи одновременно частью Средиземноморской и Атлантической силой. Проблема в том, что расстояние между Средиземным морем и берегом мавританской Атлантики довольно большое: более трех тысяч километров песчаной пустыни, с плохой коммуникацией шоссе или железной дороги, без какой-либо экономической пользы и под постоянной угрозой марокканской армии, которая может в любое время выйти с Атласских гор и нанести ответный удар когда захочет. Этот дар не является даром. Цель США - это контроль всей бывшей Французской Западной Африки, от Дакара в Сенегале до Сомали и Джибути для того, чтобы защищать добычу на нефтяных месторожденях в Нигерии, Камеруне и Чаде и предотвращать усиление китайского влияния в Черной Африке. Так что ваш вопрос, чувствуют ли европейцы себя более "безопасно" или "свободно", так как Обама решил отдать приоритет тихоокеанской оси, наверное, будет отрицательным, так как сдерживание Китая в Тихом океане подразумевает присутствие США в Африке и создание " Южного НАТО" как приложения к главному затвору - АФРИКОМу, что даст возможность полностью опоясать Европу на меридиональном фланге. Если Китай потеряет свои позиции Африке, то она будет значительно ослаблена и не в состоянии покупать столько товаров в Европе, как в настоящее время. Германия также будет ослаблена и Бельгия рискует быть в такой же ситуации, как Греция и Испания, чей государственный долг достаточно велик, тем более, что нужно принимать меры после более двух обанкротившихся банков в 2008 году (Fortis и Dexia / Belfius): запланированный обвал в еврозоне будет доведен до конца, и "Северный евро" останется лишь мечтой палео-националистов в Германии и Северной Европе. Нельзя забывать, что Бельгия и особенно Валлония - регионы угля и стали, пострадали от иранской исламской революции, которые помешали консолидации ядерной энергетики и сотрудничества сталелитейной промышленности, которое шах начал с Францией, Германией и Бельгией. Так называемая Исламская революция в Иране была для всех нас тяжелым последствиям, так что, даже если бы мы отказались от всех форм агрессии против современного Ирана, и если мы уважаем позиции президента Ахмадинежада на евразийской шахматной доске и в Латинской Америке (когда он сотрудничал с Чавесом), мы не разделяем некоторые взгляды и бывшего маоистского журналиста Мишеля Коллон об истории Ирана до исламской революции 1978-79 гг. Мы не забываем, что те же "новые философы" и троцкисты, который проповедовали против шаха на улицах Парижа, Брюсселя и Берлина в 1977-78 гг., в настоящее время пытаются подстрекать народ против Ахмадинежада точно так, как они это делали против Милошевича, Путина, Лукашенко, Каддафи и других! Цель состоит в том, чтобы предотвратить всякое сотрудничество между Европой и Ираном, будь то имперский или исламский режим, поэтому мы отстаиваем позиции шаха семидесятых, и мы поддерживаем все инициативы, направленные на предотвращение бесполезной и преступной войны против Ирана Ахмадинежада.
 
Тихоокеанская ось Обамы, таким образом, воздействует на южный фланг Европы. Где бы они ни ударили, они поражают нас всех. Давление на Китай в Африке означает также и удар по Европе.
 
- Что вы думаете о таких аутсайдерах для ЕС, как Турция, Сербия и некоторые постсоветские страны - Молдова, Беларусь и Украина?
 
Турция является чрезвычайно интересной страной для изучения, и она очаровывала меня в два незабываемых периода в моей жизни: 1) во время долгой поездки, которую наши учителя по философии и латыни организовали для нас летом 1972; 2) мое последующее чтение страниц Арнольда Тойнби о Вифинии, Византийской империи и Османской византийской стратегии, согласно Тойнби, который был "византологом", силе, которая господствовала в небольшой бывший римской провинции Вифинии возле Босфора, из которой можно действовать во всех направлениях: Черному морю, Балканах, Кавказу, Сирии, Египте и Северной Африке и даже за ее пределами, если есть достаточное количество материальных и человеческих ресурсов. Может быть поэтому американский стратег Эдвард Люттвак недавно написал книгу о византийской стратегии, где описано время, когда Византийская империя была еще мощным содружеством, контролирующим все бывшие провинции первой Римской империи так же, как оттоманы позже проводили ту же геостратегическую линию. Оттоманы не смогли выполнить задачу: их морское могущество стало уязвимым после битвы при Лепанто (1571 г.) а окончательное падение стало фактом после того как они не смогли взять Вену в 1683 году. После страшного поражения перед стенами Вены начался период их распада, хотя они и сохраняли свою власть на Балканах, в Сирии, Палестине, Ираке и Египте до русско-турецкой войны 1877-78 гг., балканских восстаний 1912 - 13 гг. и поражения 1918 года. По мнению их лидера Мустафы Кемаля Ататюрка исламско-османскому варианту пришел конец, а оставшееся турецкое государство должно было следовать другим путем. Он должен был сначала избавиться от исламского прошлого и найти новую идентичность, которая в соответствии с идеями Ататюрка, должна была быть хеттской идентичностью (поэтому он открыл археологический музей в Анкаре). Выбирая хеттскую идентичность, Ататюрк намеревался идентифицировать свою страну, уменьшенную до анатолийской части бывшей Османской империи и лишенную всех иракских нефтяных месторождений, с индо-европейскими народами, которые пришли из Европы завоевать Анатолию, где они оставили удивительную цивилизацию, и индуцировали геостратегические линии, которые были захвачены римлянами и крестоносцами, прошедших через Сирию и Месопотамию. Хеттская ярость продолжалась недолго и в современной Турции была заменена на политическую мифологию антиисламской военной элиты пантюркизма или пантуранизма, направленную на объединение всех тюрко-говорящих людей в одно гигантское государство от эгейского моря до Китая. Эта пантюркистская идеология была явно антисоветской, так как основные тюрко-говорящие страны, которые пантюркисты хотели захватить, были в советских руках в Центральной Азии. В 1942 году, когда немцы могли бы взять Сталинград и сократить свои маршруты поставок, а американцы организовали пути снабжения через железные дороги в Иране, а в Северной Атлантике из Нью-Йорка в Мурманск, создав огромные колонны "Кораблей Свободы", везущие боеприпасы и снаряжение для Советской Армии, турецкие офицеры из окружения главы генерального штаба генерала Чакмака предложили в Берлине осуществить вторжение на Кавказе, но их схема была настолько заумной, что немцы отвергли ее, опасаясь появления еще более опасного сверхгосударства на Востоке.
 
Эрдоган принял участие в открытии новой эры турецкой политики, поскольку он официально отверг не религиозные хеттский и пантуранский/пантюрский проекты в пользу возобновления османской исламской схемы. Его целью было уничтожение бывшей военной элиты и замены ее на новую благочестивую "буржуазию", которая процветала бы экономически в новом развивающемся регионе на юго-востоке современной Турции. Мы не можем вмешиваться во внутренние дела Турции и диктовать туркам каким образом они должны думать. Будь-то официальная кемалистская идеология или неооттаманская исламская, мы не заботимся и просто слушаем то, что говорят турецкие политики. Но когда Эрдоган приезжает в Германию или Бельгию и настоятельно призывает турецких людей, живущих в наших странах не ассимилироваться (которых я могу понять, потому что Европа в настоящее время переживает опасный и вредный период распада) и образуют своего рода «пятую колонну» в Eвропе с целью установления контроля, мы не можем с этим согласиться. Мы не согласны также с сирийской политикой, которую Эрдоган использует для поддержки повстанцев, за которыми стоит Запад и Катар против режима Баас и Башара Асада. Было бы лучше, если бы Турция, следуя своей изначальной политике дружеских отношений с Сирией до пророческого визита Эрдогана и Гюля в Дамаск в августе 2011 года, когда они пытались навязать министрам мятежных "Братьев-мусульман" для гипотетически следующего сирийского правительства. Связи, которые современный президент Турции имеет в банковском мире Эмиратов и, скорее всего, Катара, конечно, являются еще одной проблемой, которая может поставить под угрозу будущие плодотворные отношения с Европой и Россией. Министр иностранных дел Турции Эрдогана Ахмет Давутоглу по прозвищу "профессор" хотел разработать нео-османскую внешнюю политику, которую мы могли бы приняли в его первой версии, так как он хотел «ноль проблем с соседями" и первым начал положительную политику в отношении Сирии, Ирана, Ливии и других держав на Ближнем и Среднем Востоке. Но эта ориентация не имела будущего, к сожалению. Конечно, с европейской, австрийской, всеправославной и русской точек зрения, мы не можем принять расширение неоосманской схемы на Балканах, что поддерживалось США, Саудовской Аравией, Катаром и так называемыми исламскими финансами, с помощью которых, по-видимому, поднялся и Гюль. Даже если профессор Дугин и его итальянский друг Клаудио Мутти были под сильным влиянием идей Леонтьева, который предпочитал османское владычество на Балканах, чем сближение псевдоправославных минигосударств с сильным влиянием современных западных идей, все изменилось во второй половине ХХ века, и, конечно, сейчас для всех нас лучше поддерживать на Балканах хорватскую или сербскую геополитику.
 
Это подводит нас к Сербии. Эта страна является "основной зоной" на Балканах. Даже если немцы имели общую тенденцию поддерживать Хорватию вместо Сербии в 90-х годах, австрийский геополитик барон фон Йордис Лохаузен поддерживал Сербию в конце своей жизни и даже говорил об оси "Вена-Белград", направленную на связывание дунайской Европы с эгейским побережьем кратчайшими речными и сухопутными путями. Хорватия имеет другую точку зрения на геополитику: геополитические линии Адриатического и Средиземного моря и единственный конфликт с Сербией был за "окно" на реке Дунай в Вуковаре, где проходили ожесточенные бои между хорватскими войсками и сербской армией. В 1995 году хорватская армия завоевала регион Краина, которая была населена сельскими жителями сербского происхождения, и являлась стратегическим балконом, угрожающим гаваням Далмации, которые ранее были хорватско-венецианскими. Драмы Вуковар и Краины, конечно, оставили горький осадок в бывшей Югославии, но они не были ключевой областью, которая бы так опасно угрожала Сербии, как это позже произошло с движением за независимость Косова, начатое албанским ополчением из Армии освобождения Косово. Косово до османского нашествия в 14 веке было чисто сербской провинцией, где произошла трагическая битва на "поле черных дроздов", и в которой стояли древнейшие православные монастыри. Независимость Косово, безусловно, это самое странное увечье сербской территории, о котором мы должны сожалеть. Как вы, возможно, знаете, я был другом и Томислав Сунича, хорватского мыслителя, и Драгоша Калаича, художника и традиционного сербского философа, который издавал сербскую версию журнала "Элементы". Я также дружу с Юре Вуич, хорватским геополитиком и политологом, который недавно опубликовал книгу об атлантизме и евразийстве, для которой я написал предисловие: Вы прокомментировали эту книгу и мое предисловие на одном из ваших сайтов. Сунич, Вуич и Калаич выступали на летних курсах нашей организации "Евро-Синергия" во Франции, Италии и Германии. Сунич написал книгу об американском зле на хорватском и Калаич ("Amerikanski Zlo") на сербском языке. В 1999 году вместе с Лораном Озон во Франции, я выступал против интервенции НАТО в Югославии, и я говорил с Калаичем и его итальянским другом Архимедом Бонтемпи в Милане вместе с мэром города, чтобы объяснить, что война против Сербии была войной против Европы, целью которой была блокада всех речных перевозок по Дунаю и уничтожение инфраструктуры на Адриатическом море, где истребители НАТО сбрасывали дополнительные бомбы в море, убивая итальянских рыбаков. Мы направили письма галантному американскому сенатору сербского происхождения Бобу Джурджевичу и, со своей стороны, левые профессора Мишель Коллон и Жан Брикмон сделали то же самое: Коллон помнит все это вокруг диспетчеризации контринформации по Сербии, когда после первого первого акта сопротивления в Интернете и своей речи в Брюсселе и Брикмоне он был жестоко избит бандитами из Брюссельской полиции и брошен на всю ночь в грязную камеру, потому что он стоял перед зданием НАТО в столице Бельгии, точно так же, как несколько лет спустя поступил итальянский член Европейского парламента и бывший министр юстиции Марио Борджезио, который выступал против бомбардировки Белграда - ему тоже досталось, хотя он и был пожилым человеком, его избили дубинками и бросили в клетку: посольству Италии пришлось отправить своих клерков в бельгийское правительство, чтобы оно немедленно его освободило.
 
Косово является центральной частью того, что Калаич называл "исламской цепью государств", которую американцы и саудовцы установили на Балканах для того, чтобы построить кордон между Центральной Европой и восточной частью Средиземного моря, в результате чего Греция оказалась изолированной, а все возможные союзники России в этой области ослаблены. В Косово будет находиться огромнейшая военная база Соединенных Штатов в Европе - "Кэмп Бондстил", который была построена компанией "Халлибартон", куда переедет значительная часть американского гарнизона в Германии. О цели этой политики можно прочитать в книге сэра Найджела Бэгнэлла об "иллирийцских операцях" римлян между 229 и 227 г. и между 215 и 205 г. до н.э. В этих исторических исследованиях бывшего начальника британского Генштаба должным образом подчеркивается важность центральных районов Балкан: книга была написана в 1990 году и его немецкий перевод датируется 1995 годом, т.е. всего за четыре года до бомбардировки Сербии (Sir Nigel Bagnall, Rome und Karthago – Der Kampf ums Mittelemeer, Siedler, Berlin, 1995). Контроль над этой центральной косовско-сербской частью Балкан позволяет любой сверхдержаве угрожать или контролировать Италию и воспользоваться трамплином в Анатолию и дальше на восток, так же, как древние македонцы делали во времена Александра Македонского в канун своего вторжения в Персидскую империю. Османы, как только они смогли контролировать те же области в 14 веке, стали постоянной угрозой для Италии, Центральной Европы и региона Черного моря (Понтийского). Значит нетронутая Сербия, возможно, была бы территорией, которая бы объединила Центральную Европу (Австрию имперского наследия) и Россию (с Всеправославной точки зрения) в борьбе для изгнания всех иностранных держав из Балкан, Восточного Средиземноморья, Адриатическое моря и Причерноморья.
 
В настоящее время ЕС и США пытаются шантажировать Сербию, обещая быстрое членство в ЕС, если Сербия признает Косово как независимое государство. Я надеюсь, что Сербия не собирается отказываться от своей традиционной позиции и по-прежнему будет рассматривать Косово как потерянную провинцию, которая однажды снова станет сербской.
 
Если мы не слышим почти ничего о Молдове здесь, в Западной Европе, то Беларусь описывается в наших основных средствах массовой информации как шутовская диктатура палео-коммунистических фанатиков. Беларусь все же входит в центральную часть балто-черноморской линии Север-Юг. Есть три таких линии Север-Юг в Европе: 1) Линия Рейн / Рон, соединяющая сухопутные пути от Северного до Средиземного моря; 2) Балтийско/ Адриатическая линии от Штеттина или Гданьска / Данцига до Триеста в Италии или Пулы в Хорватии; эта область будет в краткосрочной перспективе будет связана прямой железной дорогой, соединяющей Данциг и Равенну в Северной Италии, город, который был столицей Остготского Королевства в Италии, которая была завоевана византийским полководцем Велизарием в 536 г. В Средние века король Богемии Отакар II Пржемысл (1253-1278 гг.) хотел создать царство, соединяющее Балтийское и Адриатическое моря: будущая скоростная железная дорога  между Гданьском / Данцигом и Равенной осуществит его мечту; 3) Балтийско-Черноморская линия никогда не была единым целым, за исключением, возможно, кануна вторжения гуннов в Центральную Европу и Римскую империю, поэтому эту линию иногда называют "готической осью". Польско-Литовское государство пыталось восстановить эту ось на основе Балтийско-славянской Ягеллонской династии, но проект не удался из-за османского завоевания современных украинских территорий за Одессой и Крымским полуостровом. В 18 веке императрица России Екатерина мечтала вместе с немецким философом Иоганном Готфридом Гердером создать в этом пространстве между Литвой и Крымом мир, который был бы новой германо-балто-славянской Элладой по образцу древней Греции. Новое просвещенное общество было бы создано в этом регионе для разделения Западной и Центральной Европы от России, то есть, одновременно была бы "областью пересечения" в соответствии с японским "культурологическим" философом Мориюки Мотоно (см. выше), который воспринимает "пересекающиеся области" как объединяющие факторы, а не разделяющие силы. Сама важность Беларуси как центральной части этого потенциала "пересекающейся области" и "Балто-черноморская" линии должны препятствовать европейским СМИ в постоянном очернении Беларуси и ее президента Лукашенко и вместо этого должны быть найдены все возможные положительные подходы к белорусскому фактору.
 
Во время так называемой «оранжевой революции» (2004-2005 гг.) мы опасались, что украинское государство может присоединиться к НАТО и изолирует Крымскую военно-морскую базу Черноморского флота России, что являлось одной из целью Збигнева Бжезинского, которой он хотел достичь. Для Бжезинского падение Украины означало бы полное и окончательное достижение его долгосрочной разработанной стратегии, так как это окончательно ослабило бы Россию и сделало Черное море американо-турецким озером. Благодаря победе анти-оранжевых партий в Киеве и Харькове проект Бжезинского был обречен на провал, что он признал, говоря, что его давняя политика состоявшая в разрушении России путем поддержки моджахедов в Афганистане, сепаратистских сил в мусульманских республиках бывшего Советского Союза и украинских националистов, не может быть выполнена в срок и что Соединенные Штаты теперь изменят стратегию и попытаются вступить в союз с Россией, чтобы создать большой альянс "Северного полушария" с Северной Америкой, Европой, Россией и Турцией (см. одну из своих последних книг «Стратегическое видение», опубликованную в Соединенных Штатах в марте 2012 года).
 
- Вы думаете, что некоторые из этих стран могли бы присоединиться к НАТО или ЕС по политическим мотивам, как Румыния и Болгария сделали во время так называемого расширения НАТО?
 
Турция уже является членом НАТО и одним из наиболее важных членом альянса из-за старого стратегического положение своей территории, занимающей пространство между Черным морем, Балканами, регионом Сирии, Восточным Средиземноморьем и Египтом. Но нет абсолютно никакой необходимости в новых странах в НАТО, так как этот альянс был создан в то время, когда коммунизм был еще довольно опасной идеологией, которая якобы хотела экспортировать «мировую революцию» и поджечь весь остальной мир. Этой идеологии больше не существует, кроме как в форме "троцкизма" теперь умело замаскированного в неоконсерватизме, где «перманентная революция» (Троцкий) стала "перманентной войной" (Каган): реальной «коммунистической опасностью» в настоящее время является Америка как троцкистская/неоконсервативная супердержава, еще более опасной, чем был Советский Союз. И даже в последние годы «холодной войны», американский контроль над Европой стал крепче, после того, как "век рынка", который принес американские истребители во все ВВС Западной Европы вместо французских Mirage или шведского истребителя Viggen или новых истребителей, созданных на совместном шведско-французское предприятии. Этот инцидент доказал, что наша политическая элита была гнилой и коррумпированной, и что они неосознанно совершили измену, и что мы не были свободными и постоянно предавались выродившимися политиками, все это побудило нас отказаться от НАТО как кабальной организации (рабы не имеют права на ношение оружия). Таким образом, с самого начала нашей деятельности мы были враждебны НАТО, а Жан Тириар действовал так еще около десяти лет до нас. Мы могли создать несколько бельгийских политических традиций, которые никогда не могли быть реализованы: когда НАТО было создано в соответствии с импульсом бельгийского министра-социалиста Поля-Анри Спаак, консерваторы среди бельгийских политиков издевались над попыткой построения такого союза и прозвали его "Спаакистан". Они не хотели включать Бельгию и бельгийскую колонию Конго в такую "спаакистанскую" конструкцию. Позже католический премьер-министр и будущий министр иностранных дел Пьер Армель пытался выскользнуть из тисков Америки, предложив новые двусторонние отношения между малыми странами содружества НАТО и малыми странами Организации Варшавского договора, т. e. между Бельгией и, например, Польшей или Венгрией (как католическими странами, а Венгрия, как и Бельгия принадлежала к Австрийской империи). Эти идеи, которые было невозможно реализовать из-за полного несоответствия Бельгии, все же еще живы в дебатах внутри страны: Профессор Рик Коолсэт и дипломатический тележурналист Ян Балью продолжили эту критическую традицию бельгийских интеллектуалов и дипломатического персонала, которые никогда не уставали критиковать американскую политику на международной шахматной доске.
 
В 1984 году у меня была возможность встретиться на Франкфуртской книжной ярмарке с бывшим дивизионным генералом немецкой армии Йохеном Лёзером, который был последним молодым офицером, эвакуированным на самолете Ju52 из Сталинграда после потери руки. Лёзер испытывал отвращение к колониальному поведению американцев и, в том числе, по вопросу размещения ракет "Першинг", направленных на позиции Варшавского договора, рискуя спровоцировать советский ответный удар по немецкой земле. Следовательно Германия, Восток и Запад, возможно, были бы стерты с карты земли из-за ковровой бомбардировки ядерным оружием. Нейтралитет политики, основанной на моделях Австрии, Швейцарии, Финляндии, Швеции и Югославии, поэтому, был единственной рациональной возможностью. Нейтральная центральная зона в Европе, должна была, в соответствии с Лёзером, быть увеличена до Восточной и Западной Германии, Польши, Чехословакии, Венгрии, Нидерландов, Бельгии и Люксембурга. Швейцарско-югославская бункеризированная система обороны должна была обезопасить весь регион. Перестройка Горбачева сделала такого рода спекуляции бесполезными. Через год генерал Гюнтер Кисслинг, немецкий делегат-офицер в штаб-квартире НАТО в Касто (Бельгия) также испытывал отвращение к тому факту, что офицеры высшего ранга всегда являлись американскими или британскими, несмотря на то, что европейские армии были более многочисленны в силах НАТО; Кисслинг впоследствии выступал за внешнюю политику, основанную на идеях Армеля. Наши позиции с самого начала истории наших журналов "Orientations" и "Vouloir", основывалась на этом рациональном и политическом, а не идеологическом образе мышления и наша враждебность к поджигателям войны из Вашингтона исходит из этих объективных формулировок.
 
- В одной из своих статей, опубликованных в 1998 году вы написали о приоритете народа (Volk) над абстрактным государством. Что вы думаете об этой позиции сейчас, когда у нас есть постмодернистская смесь с социальными сетями, национализм на дистанции и потоки мигрантов?
 
Я не помню точно, о какой статье вы говорите. Но все же чувство принадлежности, чувство долга и, в случае необходимости, жертвы, возможно только тогда, когда вы погружены в кровь и почву или если вы "в связке" ("encordes"), как альпинисты со своими коллегами-гражданами, как современный французский философ Роберт Редекер говорит, осуждая дегенеративную западную моду, сфокусированную только на больном «эго», сведенному к одному физическому телу, "Egobody", как он это называет, и старающемуся приукрасить его искусственным вмешательством или странными трюками, такими как татуировки, пирсинг, имплантаты грудей и т.д. Благопристойные традиционные люди должны иметь "страну-колыбель", язык, т. e. собственные слова, которые являются частью их интимной идентичности, идентичности, которая должна связывать с помощью "давней истории" или памяти, которые должны быть внедрены в подлинной истории и в песнях, стихах и романах, которые принадлежат им, а не импортируются. Интеллектуалы, конечно, всегда имели более открытое мышление и могли уехать за границу, но это, конечно, не повод, чтобы злобно отказаться от самих себя и создать искусственно космополитические общества и псевдоценности, полагая, что они являются единственными ключами к будущему, т. e. космополитические общества, которые неолибералы а-ля Сорос теперь называют "открытым обществом". Общество опасно "открыто" когда все его члены потеряли свои воспоминания и когда они пронумерованы как серия банок с тушенкой. Понятие народ (Volk) было впервые введено философом Иоганном Готфридом Гердером, который оказал большое влияние в России и вдохновил "народников". Это побудило царя в XIX веке платить лингвистам и грамматикам, чтобы они составили первую научную грамматику русского языка, а также, несколько десятилетий спустя, грамматику балтийских языков. Позже даже советская система помогла лучше сохранить малочисленные народы современной Российской Федерации, такие как мордва, чуваши, марийци и т.д. и дать им автономные округа или республики, которые сохранили их культурное наследие нетронутым и не угрожали Советскому Союзу или нынешней России как наднациональному целому. Это также является наследием мышления Гердера, что было "другим Просвещением", совершенно отличным от Просвещения, которое сгенерировало западную идеологию. Конечно, вы можете сказать, что советская система этнических республик привела к трагедии Чечни и опасности исламского восстания в Татарстане или Башкортостане. Я отвечю на это возражение, помня, что другие республики, как и, конечно, Осетия, остались абсолютно верными связям, которые у них есть уже около двух веков с Россией, и что мусульманские религиозные власти в Казани развивали ислам, который является оригинальным и имеет иммуннитет перед всеми ложными соблазнами ваххабизма.
 
Религиозные ценности могут сохраниться только в "этническо-идеационных" рамках, которыми “Volker” объективно и являются, без ханжеских или фанатичных выводов. Большие перенаселенные города представляют опасность для человеческого рода не только в Европе, в Японии или в России, но и в Африке (см. ужасы трущоб в Нигерии) и в Латинской Америке (Мехико и его преступные группировки превратили эту бедную страну, которая когда-то давно очаровала английского писателя Дэвида Герберта Лоуренса в "несостоявшееся государство"). Более того, идея разнообразия народов на поверхности Земли, выраженная несколько десятилетий тому назад бретонским мыслителем Янн Фуэре и его ирландскими товарищами из истинных лидеров Ирландии (Де Валера, Макбрайд, и т.д.), является истинной и приемлемой "международной" идеей, т. e. идеей общего "между народами" (лат. "inter nationes»), т. к. люди «реально существуют», а псевдо-международные и космополитические идеи являются лишь химерами. Вы не можете продать космополитические идеи парижских интеллектуалов а-ля Бернар Анри Леви в Африке. Китайцы искусно отказываются навязывать свои понятия африканцам, что помогло им завоевать рынки в самых заброшенных государствах Черного континента, потому что их лидеры были сыты по горло морализаторством и навязчивым вмешательством Запада в их внутренние дела. Франкоязычный поэт и писатель Леопольд Седар Сенгор, который стал президентом Сенегала, был внимательным читателем графа де Гобино, описанном во всех возможных "антифа" книгах и статьях как "отец расизма". Пару страниц Гобино, посвященных африканским народам в его "Эссе о неравенстве человеческих рас" не расстроили будущего президента Сенегала, когда он читал их будучи студентом, участвуя в  движении "негритюд" во Франции и французских колониях в Африке. Сенгор подчеркивал необходимость иметь в каждой возможной культуре: в Африке, Европе или в каком-либо другом месте мира, фигуры "conteur", "рассказчика", который передает память народа к будущим поколениям. В развитой стране коллективным "рассказчиком" могут быть историки и филологи, которые, конечно, живут лучше всего в наших обществах, но вытеснены с первого плана всевозможными отрицательными фигурами современности, такими как банкиры, экономисты, юристы, технократы и т.д., которые уничтожили коллективную память в наших развитых обществах, уничтожая то, что Редекер, как внимательный читатель Хайдеггера, называет "encordements", "бархатным канатом единения", оставляя после себя несчастный искалеченный (суб?)человеческий род, который не в состоянии реагировать должным образом перед всеми вызовами эпохи постмодерна.
 
Постмодернистская мысль могла бы избавиться от западной идеологии, которая претендует на статус единственного наследника эпохи Просвещения 18-го века и как таковая является только "истинно" приемлемым способом мышления: все другие формы мысли неприемлемы как расистские, фашистские, не демократические и т.д., и автоматически становятся противоправными и, несомненно, будут полностью игнорироваться средствами массовой информации (что противоречит принципам "Правам человека" как таковым, запрещающим политические преступления, осуждающие граждан на "гражданскую смерть") или отнесены к международным бандитыам, чье государство будет занесено в "черный список" презренных стран "оси зла". Армин Мёлер, который написал самую памятную книгу, дающую представление о всех аспектах так называемой  немецкой «консервативной революции» и просил всех нонконформистских европейцев в 60-х и 70-х гг. показать фактическую солидарность во всех государствах, которые США назвали "государствами-изгоями" - надеялся в 1988-89 гг., всего за несколько месяцев до разрушения Берлинской стены, что постмодернистские тенденции подточат западную идеологию, которая в Германии стала должной в версиях, придуманных сэром Ральфом Дарендорфом ( который был британским гражданином) и Юргеном Хабермасом. Никто не мог продумать и разработать идеологический корпус за пределами лишь нескольких путей, указанных Хабермасом, желчным профессором, который всегда поднимал указательный палец. Постмодерн означает прежде всего релятивизм. Кто-то, возможно, нуждался в релятивизме именно чтобы "релятивизировать" новую обязательную догматическую идеологию не только в Германии, но и повсюду в Западной Европе.
 
К сожалению, для Западной Европы и для бывшего СЭВ, в настоящее время включенного в ЕС, релятивизм некоторых постмодернистских мыслителей не смог выполнить работу, на которую надеялся Мёлер. Релятивизм постмодернистской мысли приводит к еще более "чувственному" миру распада, которому поздний и сожалеющий французский мыслитель Филипп Мюрэй дал имя "festivism", смеясь над текущей тенденцией придумывать новые «постмодернистские» торжества типа гей парадов для замены традиционных и литургических религиозных праздников и церемоний. Мёлер надеялся, что постмодерн восстановил бы ироническую критику на основе традиционной иронии древнегреческой философии (Диоген), знаменитой "философии молота" Ницше с целью обобщения "радостного знания" и на некоторых аспектах Хайдеггерианской воли к "разжижению понятий", чтобы устранить всю ригидность, которую концепты приобрели со временем из-за плохих привычек официальных философов, которые только и могли, что тупо повторять то, что их блестящие учителя сказали в прошлом, так что они постоянно теряли суть и основу форм. Конрад Гробер, приходской священник Хайдеггера (который как выдающийся теолог позднее стал архиепископом Фрайбург-им-Брайсгау) заставлял его учить концепции Аристотеля для того, чтобы думать не только жесткими понятиями, которые схоласты неуклюже извлекают из подлинных аристотелевских материалов. Согласно Гроберу концепции Аристотеля были более динамичными, чем статичными: схоласты не поняли должным образом значение времен греческой грамматики, которые выражают различные значения времени, среди которых некоторые были довольно статическими, а другие динамическими. Школяры сохранили только статический смысл в своих скудных мозгах. Гробер хотел восстановить динамические оттенки и сохранить католическую веру (это была его главная цель!), которая подверглась склерозу из-за слишком статической интерпретации понятий Аристотеля в схоластической традиции.
 
Во всем мире адаптация бедной безсущностной космополитической мысли, конечно, уничтожит этнические и этические ценности, т. e. ценности, означающие "Volker" и "volkisch" Гердера и народников, которые хотели сохранить постоянную активность поэтов, археологов, филологов, историков и грамматиков, а также те религиозные традиционные ценности, которые хотели восстановить такие выдающиеся люди, как Генон, Эвола, Туччи, Шуон, Кумарасвами и т.д. «Национализм» в положительном смысле этого слова, как его понимал Гердер, который хотел дать импульс в Германии, России и других странах, означает, что вы чувствуете за собой обязанность погрузить себя в национально-этническо-языковое окружение как фактическую и не вымышленную среду, в ваше "Nahe", ваше соседство, как Хайдеггер учил нас и как он практиковал это, выпивая пиво со своим любимым и часто забываемым братом Фрицем в пабе в своем родном городе Мескирх и подолгу прогуливаясь по тропинкам Черного леса рядом с его небольшим шале Тодтнауберга. Хайдеггер также подчеркивал важность "Nahe" в речи, которую он держал для жителей Мескирха в 1961 г. Речь была о телевидении: Хайдеггер объяснил, что телевидение - это дьявольское устройством введения "удаленности" ("die Ferne") в нашу «близость» (наш "Nahe"), разрушающее укрепления и реальные связи, в которых мы нуждались как стабильные и укорененные существа. В настоящее время современные устройства, как MP3, плееры и другие бесполезные безделушки, все возможные события или зрелищные фантазии постоянно вторгаются в нашу повседневную жизнь: резкие или какофонические GSM-колокола звонят, когда вы находитесь в своей ванной, в трамвае, в романтическом ресторане, в постели своей подружки или на серьезном совещании, ученики могут посмотреть фильм в классе, не будучи пойманным ничего не подозревающим учителем, молодые девочки и мальчики излучают любопытные звуки в автобусе, потому что они слушают громкую сумасшедшую музыку и осознают шумят. Этот вид субчеловечества вы можете наблюдать сейчас в вашей повседневной жизни, может быть, является человечеством "последних моргающих людей" (Ницше), но это, безусловно, "люди без центра", как Шуон назвал их в своей интересной книге "Avoir un centre", пытаясь одновременно найти и лекарство от этой антропологической катастрофы. Шуон выбирал место для медитации в пустыне Сахара или у сиу в Северной Америке.
 
Это те самые результаты потери всех форм литургии в религиозной жизни: Лоуренс предупреждал против такой потери в своем эссе "Апокалипсис", а Мирча Элиаде посвятил почти всю свою жизнь изучению реальных конфессий. Может быть, как объясняет Орландо Файджес в "Танец Наташи", его последней книге о русской интеллектуальной жизни до большевистской революции, "старообрядцы" выступали против современного мира в 16, 17 и 18 веках потому, что ритуалы и литургическое таинство были выхолощены из русской религиозной жизни... Можно, конечно, создать виртуальное сообщество "националистов" или "традиционалистов" в сети, получать много информации со всех частей света, но свой долг, тем не менее "hic et nunc", здесь и нигде больше, сейчас, а не в прошлом или в гипотетическом будущем, здесь, в литургической традиции и жестах, которые сплотили общины ваших предков. Если эти традиции были забыты или ушли прочь, вы просто должны помнить о них, и дать возможность помнить вашим землякам, выполняя иногда скромную должность филолога, этнолога или археолога, как Гердер нас побуждал делать. Множество людей в Западной Европе в настоящее время пытаются возрождить былые благородные и хорошо сбалансированные традиции, несмотря на молчание основных СМИ.
 
Массовая иммиграция представляет собой оружие, направленная на уничтожение обществ, бывший посол США Чарльз Ривкин признал это: современные европейские общества разрушаются по причине релятивизма - индуцированные современностью и дьявольской постмодернистской подрывной интеллигенцией люди не могут найти положительное решение для этой проблемы. Иммигранты также разрушаются тем простым фактом, что их традиционные семейные ценности также будут уничтожены, так как все они в краткосрочной перспективе станут "бесцентровыми" существами.
 
- А как бы вы связали традиционные "volkisch" идеи с предложением профессора Дугина, сформулированное в его Четвертой политической теории, для которой "народ" или “Volk”  являются субъектом истории, но не выраженные в виде "нации" на земле или "классе", но как "Dasein", согласно философии Хайдеггера?
 
Сложно ответить на этот вопрос, поскольку я не читал "Четвертую политическую теорию" Дугина. "Volker" больше не может быть эффективным субъектом истории, даже если иногда есть и явные исключения, например, протестующий исландского народ, который смог избежать удушья космополитической политики банкиров, или венесуэльский народ, стоящий за Уго Чавесом (Мадуро). Карл Шмитт очень хорошо объяснил, что сейчас реальными субъектами истории являются "Grossraum" ( "большие пространства»), свободные объединения этнических или не этнических стран вокруг гегемонистской (супер)державы. Малые народы не могут ничего добиться в настоящее время, за исключением внутренней политики сплоченности, что, конечно, необходимо. БРИКС-страны в настоящее время это "большие пространства" и являются гегемонами на своих собственных внутренних территориях, они также могут собрать вокруг себя и малые державы по соседству.
 
"Dasein" буквально означает на немецком языке "быть там" или "бытие-здесь", так что мы вернулись к предыдущему вопросу. Я потому что я нахожусь здесь. Я не может "быть" повсеместно в двух или трех разных местах, поэтому я не могу выступать в качестве подлинного "zoon politikon" (Аристотель), если у меня нет места или есть множество локаций, как у так называемых современных «Кочевников», которыми так восхищался псевдо-мыслитель Жак Аттали и предлагал в качестве модели для будущего человечества. Человек связан с его "Ойкос" и не может быть идеальным "zoon politikon", если он живет в другом месте, или если он непрерывно передвигается. Это один аспект. Но Хайдеггер, даже если он называл себя уроженцем Мескирха, конечно, не был близоруким мыслителем. Я предполагаю, что аспект, который хочет подчеркнуть Дугин в своей книге - это понятие "аутентичного человека", желающего уйти из мира современной стандартизации, мира, который ученик и бывшая подруга Хайдеггера Ханна Арендт называла "world of the petty jobs". Мы живем в антропологических руинах (Эвола!) современного мира, где само существование зациклено, скучно и бессмысленно. Это не может быть «реальной жизнью» в соответствии с экзистенциалистом Хайдеггером. Таким образом, "Dasein" разъясняется в узком смысле второго значения в философии Хайдеггера. "Dasein" часто переводится на французский язык словом "экзистенция" (как у Сартра в конце 40-х годов). В таком смысле "Sein" - это просто мир или вселенная, которая имеет смысл, будь то статичная, неживая, материальная или яркая, развивающаяся, динамичная, растительная или животная. Для человека, или лучше сказать для "zoon politikon", "Sein" без данного смысла не достаточно. Он или она должны добровольно перейти к экзистенции и если вы прыгаете из ("ех") неопределенного места, каким простой "Sein" ("res stantes") и является, вы попадете, конечно, в "там", где вы родились или "там", которое вы выбрали, чтобы быть в "ех" "res stantes", т. e. в динамичном, опасном мире "суще-ствования" (“ex-istence”), где вы должны бороться и страдать, чтобы быть аутентичным. Мы не удовлетворены руинами современного мира, беспорядком "фестивистического" постмодернистского общества, в котором мы не можем ничего сделать, кроме бунта. Наш "Dasein" - это восстание, которое является прыжком из этого беспорядка или, лучше сказать, результат готовности к прыжку, на который у нас есть смелость, чтобы не загнить в «аутентичности». Этот мятежный прыжок выполняется тысячами и тысячами людей во всем мире в результате рождения или перерождения в "реальной рискованной и революционной жизни" подлинных людей, которые хотят навсегда остаться традиционным "zoon politikon" или традиционными "кшатриями" или "брахманами". Именно в этом смысле я понимаю ваш вопрос, а затем и позицию Дугина. Дугин мечтает, очевидно, о мировом сплочении "аутентичных традиционных людей", которые сделали шаг назад на фронте хаоса, который представляет современность, тем самым избрав вначале то, что Арнольд Тойнби называл "уходом" для медитации, чтобы воссоздать метафизическую аутентичность в несовременных духовных пространствах, как делали старообрядцы в отдаленных деревнях на берегу Белого моря или в самых глубоких лесах Сибири, чтобы вернуться в один прекрасный день, в день "Возвращения" (Тойнби), когда начнется новый цикл.
 
Размышляя дальше над этим видением Хайдеггера и Арендт "аутентичной жизни", я сейчас читаю работы итальянскиого теолога Вито Манкузо, который написал книгу с точно таким же названием - "La Vita Autentica».
 
- В этом смысле как политическая метафизика может стать актуальной в Европе, где сейчас доминируют сильные светские настроения и в то же время заметен подъем ислама как в европейском обществе, так и на другой стороне Средиземного моря?
 
Дугин, действительно, очень часто использует фразу "политическая метафизика", обращаясь, главным образом, к традиционным корпусам из Генона и Эволы. Десятки авторов после Эволы, Генона, Шуона и многих других возрождают то, что мы можем назвать «политической метафизикой» или просто «метафизикой», где «метафизика», в конечном итоге, может быть политизирована. Метафизика как традиционное знание активных и взаимосвязанных вещей за пределами проявленной физики, как нематериальные, интуитивно понятные и поэтические способности избранных людей, воспринимающих божественные "ноумены" за рамками простого «явления», была постепенно отвергнута как "смешная иррациональность" в западных моделях мышления, а Иммануил Кант провозгласил конец метафизики в последнее десятилетие 18-го века. Многие пытались спасти метафизику от забвения, другие заменили ее "философией культуры" (Гамман, Гердер) или (Гегель, гегельянцы и марксисты). Мир модерна и постмодерна отвергает метафизику с 18-го века, а также с момента последней фазы этого катастрофического сдвига, ведущей через современную видимую "Кали-югу" и культуру как цемент общества, и историю как перспективный шаг к лучшему будущему, потому что как культура, так и история предполагают и обязанности. Кант мог теоретизировать об этическом подходе к долгу без метафизики, потому что он был философом, который заявил, что метафизика была отменена или будет отменена: это чувство кантианского (прусского!) долга было разрушено в долгосрочной перспективе путем крайнего индивидуализма и общества потребления. «Культура» как ее понимали Гамман или Гердер, также исчезла, а история, какой она ранее задумывалась у некоторых экзистенциалистов (Сартр, Камю, Мальро) и марксистов также подверглась издевкам и отвергнута постмодернистским релятивизмом. Даже самая соблазнительная "эрзац" метафизика ныне отвергнута и осмеяна постмодернистским релятивизмом. Тем не менее, здесь нужно сказать, что истинное понимание метафизики было лишь привилегией интеллектуальной или религиозной элиты, которая претерпевала длительный процесс обучения или инициацию: для основного количества людей литургия, религиозные праздники и обряды были фактически более важны, потому что они давали смысл их жизни и являлись ритмом их повседневного существования. Все эти старые крестьянские праздники и обряды, также исчезли из нашей повседневной жизни и им на смену пришло то, что Филипп Мюрэй называет "аттракционами", т. e. трюками в СМИ, или "пародиями", как сказали бы Генон или Эвола. Франческо Ламендола, современный итальянский философ, чьи статьи вы можете найти на интересных сайтах http://www.arianneditrice.it или http://www.centrostudilaruna.it, объяснил нам недавно, что даже официальная Католическая Церковь теперь не в состоянии, несмотря на определенные усилия Папы Бенедикта XVI, возродить метафизику или традиционные практики, так как она слишком долго пыталась подражать современным медиа субкультурам, чтобы спастись от общего распада: его статья была проиллюстрирована фото, показывающее священников и монахинь, танцующих и изгибающих свои тела как сумасшедшая молодежь в стиле хиппи... После того как вы потерпели такое недостойное отношение от самих хранителей вашей религии, вы не легко сможете найти путь назад к более достойным позициям. Светские безделушки вторглись и нейтрализовали все, что можно в религиозной сфере людей в Америке и Западной Европе, что вынудило другого итальянского философа Умберто Джмлимберти определить христианство как "религию пустых небес" ("La Religione Даля Cielo Vuoto").
 
Что касается ислама, вы должны иметь в виду, что мы полностью принимаем истинно традиционный ислам, каким он был показан такими выдающимися личностями как Сейед Хоссейн Наср, Анри Корбен (и его последователь Христиан Джамбет), Мишель Ходкевич или алжирский мыслитель Мерибут. Их взгляды, которые могли бы быть духовными моделями для Ирана и Средней Азии, или могут быть связаны с иранской средневековой мистикой Сохраварди или фламандско-рейнской мистической традицией (Руусбрук, Майстер Экхарт, сестра Хадевих, Николай Кузанский и т.д.), конечно, не имеют ничего общего с современным ваххабизмом или салафизмом или с неадекватными проповедями братьев-мусульман, которые ввергли Сирию в огонь в 1981-82 гг. и еще раз около двух лет назад. К сожалению, сочетание салафизма, ваххабизма и братьев-мусульман в настоящее время соблазняет тысячи молодых иммигрантов в современной Европе, которые отвергают и модернистский лунатизм и здоровые остатки традиционной Европы. Мысли Тарика Рамадана имеют также реальное влияние в настоящее время на мусульман в Европе, но, даже если этот швейцарский мусульманский интеллектуальный лидер высказывает некоторые интересные антизападные идеи, мы не должны забывать, что в соответствии с недавними историческими исследованиями, проведенными в Соединенных Штатах и Германии, его дядя Саид Рамадан, другой видный брат-мусульманин 50-х гг., активно помогал смещению всех проевропейских (и антисоветских) имамов главной мечети Мюнхена и мусульманского религиозного центра в Германии при содействии братьев- мусульман  и агентов ЦРУ, а братья-мусульмане в то время устроили заговор против египетского лидера Гамаля Абдель Насера (прозванному "Фараоном" его внутренними врагами) на благо Израиля, так же как сейчас они действуют против сирийской баасистской властной элиты. Такой ислам, несмотря на "големы"  американского производства типа Аль-Каиды или бен Ладена, является инструментом в руках Соединенных Штатов и Саудовской Аравии и нацелены на реализацию многих других проектов в воссоздании сильной стратегической «связки» исламизированных или полуисламизированных государств (Великая Албания, Косово, потенциально исламизированная Македония, автономные мусульманско-турецкие области в Болгарии, и т.д.) на Балканах против Сербии, Европы и России, как отмечал сербский традиционалистский мыслитель, дипломат и художник Драгош Калаич до своей ранней смерти несколько лет назад. Калаич называл этот проект "dorsale islamique dans les Balkans".
 
- Мы видим, что много людей протестует на улицах различных европейских столиц, но как сопротивление может возникнуть и развиваться в "буржуазном обществе", каким является ЕС?
 
Первое «буржуазное» общество исчезнет, если люди из среднего класса и трудящиеся будут полностью разбиты инфляцией и экономическим кризисом. В Испании, Португалии и Греции можно видеть социальную агитацию, но не революционный дух, который в состоянии изменить общество. В Исландии демонстрации, по крайней мере, вынудили правительство отказаться от выплат, подать в суд на ответственных министров и посадить их в тюрьму. В Италии, где на последних выборах победил Беппе Грилло, стало понятно, что люди не верят в обычные коррумпированные партии обветшалой партократии: это хорошо, что избирательный процесс, представленный в СМИ как квинтэссенция истинной демократии, разрушен, и является чистой подделкой, как только избранные технократы не захватывают власть, несмотря на отказ народа от коррупции и технократического управления. В Бельгии обычные профсоюзы пытались мобилизовать своих боевиков, чтобы отказались от мер жесткой экономии, но они ничего не говорят нам о слишком высоких ценах на энергоносители, продукты питания в супермаркетах и страховых взносах, которые подрывают покупательную способность всех наших сограждан. Во Франции ситуация удивительна: люди устали от неолиберального Саркози, но отвергают и социалиста Олланда, а протесты связаны с гомосексуальными браками. Франция, кажется, отвергает левый вольтеровской панкритицизм и типично французский Май-68, для которых идеология гомосексуализма, гендерные проблемы, преступность, маргинальность и т.д. считались аспектом определенного интеллектуального и морального превосходства перед условной массой гетеросексуальных женщин и мужчин, отцов и матерей: эта ранее не политизированная масса, кажется, теперь уже сыта по горло, и основными медиа показана как низшее сословие (или как потенциальные фашистские головорезы) и над которой издевалась так называемая «интеллектуальная элита». Гендерные спекуляции и гей-парады были также выставлены в качестве выражения истинных "республиканских ценностей", которые в настоящее время отвергнуты более широкими массами граждан, реагирующих не материалистическим, не "чувственным" способом. Это может являться выходом из буржуазной психики, которая, конечно, "чувственна" по определению Питирима Сорокина.
 
- По словам Грамши гражданам требуется консенсус для менеджмента и коэволюции, но, теперь кажется, что евробюрократия и транснациональные финансисты узурпировали все необходимые инструменты для принятия решений...
 
С технической точки зрения мы не живем  больше во времена Грамши, поэтому мы должны избегать всех анахронизмов. Грамши был под влиянием итальянской неомаккиавельянской социологической школы (Моска, Парето, Михельс), где понятие правящей элиты (олигархия) и элиты, бросающей вызов (революционеры), было очень важным. Грамши был основным мыслителем дофашистского итальянского коммунистического движения, в котором он видел инструмент упразднения власти итальянской олигархии (его любимый брат, напротив, видел в Фашизме лучший инструмент для управления олигархией). Для того, чтобы быть эффективными, революционерам пришлось начинать с культурной борьбы, в основном, с помощью популярного и классического театра в качестве инструмента. Так делали и футуристы вокруг Маринетти, которые стали фашистами, и так же Брехт в Германии, который остался коммунистом. В глазах Грамши современная арена итальянских улиц могла бы создать консенсус, но сейчас наследниками являются не коммунисты, а левые (Ленин: "детская болезнь левизны коммунизма») создающие распри во французском обществе, а акции типа Pussy Riot или FEMEN в стиле шестидесятых в основном рассматриваются как вульгарные и смешные. Настоящая «подрывная деятельность» против нынешней власти может осуществляться только через возвращение обычных "порядочных" традиционных обществ, как Джордж Оруэлл хотел в свое время сделать основным вариантом социалистических сил в Великобритании и других странах. Оруэлл и его наследник славист Энтони Берджесс (который больше не читает...) отклонили девиантное поведение левых, так как это было, в их глазах, лучшим инструментом для олигархии разрушить эффективность народного протеста.
 
Еврократия теперь вообще отрицается во всех странах Западной Европы. Политика жесткой экономии приводит к общему оспаривании еврократической власти так, что в конце апреля этого года они объявили официально, что найдут еще одно решение. Но для них невозможно  изменить их тип управления, так как они автоматически и окончательно будут исключены из власти. Европа уже сделала выбор: либо она принимает вариант для близорукой олигархии "экономических / финансовых причин" или она принимает решение в пользу "жизненно важных причин". Первый вариант означает политическую смерть, второе - выживание.
 
- Что политики и геополитики в Европе думают о России и других стран Евразийского пространства, таких как Индия и Китай?
 
Политики и те, кто формирует общественное мнение, в основном следуют тому, что говорит НАТО. Во Франции, несмотря на современные восстание против элит мая 68-го, "новые философы" по-прежнему определяют внешнюю политику. О России говорят, конечно же, плохо, Путин описывается как своего рода "новый Сталин", который управляет всеми выборами в вашей стране. Про Китай говорят, что там полностью пренебрегают правами человека, Тибет раздавлен вместе с уйгурами из Китайского Туркестана (Sin Kiang). Индия, пожалуй, воспринимается лучше, кроме случаев, когда индуистские националисты у власти. Геополитические школы в Европе, наоборот, имеют объективный взгляд на Россию, Индию и Китай. В Германии люди, такие как Питер Шолль-Латур или Александр Рар знают, что Соединенные Штаты постоянно следуют геополитическим взглядам, которые противопречят естественным интересам Германии. Эмрик Шопрад, который опубликовал свои книги по геополитике в издетельстве "Эллипсы" в Париже, был уволен из военной академии, как только Саркози пришел к власти, потому что он хотел остаться верным голлистской независимой французской позиции по отношению к НАТО. Геополитические школы рассматривают развитие стран БРИКС как положительное явление, поскольку это позволит нам избежать Американоцентричной однополярности на международной шахматной доске и, в первую очередь, создать многополярную сплоченности в мире, который будет сильно связан теллурическими, континентальными дорог от Атлантического побережья до Тихого океана.
 
- С точки зрения европоцентризма, что такое Россия? Есть ли опасения по поводу "желтой угрозы"?
 
Когда мы используем слово "европоцентризм" в положительном смысле, мы думаем об исторических периодах, когда своего рода евразийское единство было возможно без особых усилий или де-факто актуализированно. В 18 веке Людовик XVI, Мария Тереза Австрийская и Екатерина в России были союзниками против турок и Британии (по крайней мере, неофициально), и их царства и империи простиралась от Атлантики до Тихого океана. Нужно не забывать, что Россия обладала в то время Аляской, Гавайями и частью Тихоокеанского побережья Северной Америки до Форт-Росс на бывшей русско-испанской границе в Калифорнии! Священный союз или Пентархия (как Константин Франц называл его) был имплицитным альянсом от Ирландии до Аляски, который был специально уничтожен англичанами и французами во время Крымской войны. "Drei-Kaiser-Bund" ("Союз трех императоров») Германии, Австрии и России был также неявным альянсом, но не таким сильным, как два предыдущих, так как западное атлантическое побережье было потеряно, а США стали силой, которые могли бы завоевать калифорнийское побережье после войны с Мексикой и купить Аляску, чтобы дать царю покорить Центральную Азию. Артур Меллер ван ден Брук и "национал-большевики" среди немецких дипломатов или боевиков, хотели, по крайней мере, сделать германо-советский тандем, который мог стратегически объединить половину Европы и советской России от Гамбурга до Владивостока. Повальное увлечение возможной «желтой угрозы» не является особенностью западно-европейских или немецких фобий, даже если император Вильгельм II был, может быть, одним из главных представителей этоих фобических тенденции до 1914 года. Французский славист Жорж Нива проанализировал страх "китайской угрозы" в русской литературе между 1850 и 1914 гг., а также идеологический отказ от азиатской или буддийской моды среди некоторых интеллектуалов-петербуржцев, в результате чего "китайскую угрозу" не следует рассматривать исключительно как расовую, но как отказ от слишком централизованного и бюрократизированного государства. Императорский китайский "мандаринат" рассматривался как угроза для человеческой свободы и свободной воли, как подлинныех добродетелей "христианства" (то есть европейской и древнегреческой культуры). В принципе Китай не представляет опасности, так как Китай сосредоточен на себе. Китай предлагает миру международную организацию, при которой ни одна сила не будет иметь право вмешиваться во внутренние дела других стран. В Африке Китай может создать проблему в том случае, если займется рыболовством: если африканцы не могут извлечь выгоду из рыбных ресурсов вдоль своих берегов, они ужасно рискуют попасть в продовольственную зависимость, которая может иметь катастрофические последствия, особенно вместе с уже существующими дефицитом еды районе Сахеля.
 
- Николай Данилевский в своей книге "Россия и Европа" пишет, что европейцы боялись России из-за ее огромной суши, нависающей над Европой... Кроме того, у нас есть различия в религии, этике и т.д.
 
Мы давно говорили, что русские патриоты качаются между национализмом в стиле Данилевского и традиционализмом, ориентированным на Леонтьева. Данилевский частично был под влиянием дарвинизма как некоторые, но не все "пангерманисты" и увидел грядущую борьбу за выживание и господство между "старыми народами" (Великобритания, Франция) и "молодыми народами" (Россия и славяне в целом). Леонтьев был более традиционным и православным, и хотел сохранить статус-кво, особенно на Балканах. Европейцы опасались демографического бума в России в 19 веке, так же как европейцы и русские боялись китайской демографии или боятся нынешнего африканского или Североафриканского бума перенаселения или, как французы в конце 19-го века были одержимы увеличением немецкого населения, а их собственное население сокращалось. Россия в 19 веке, в основном, представляла угрозу не для Европы, так как Франция, Бельгия и Германия много вложили в Россию, но для британского либерализма и для Британской Индии, так как только царской армии удавалось контролировать страны Центральной Азии до афганской границы: огромные армии готовы были вторгнуться в Индию, краеугольный камнем британской империи и ключом к контролю "Сердцевинного моря", которым является Индийский океан. Крымская война, которая разрушила стратегическое единство Пентархии как воплощения европейской цивилизации и ослабила Россию за несколько десятилетий, является главным источником геополитического и метафизического противостояния между Востоком и Западом, как Достоевский указал на это в «Дневнике писателя». Запад появился в качестве подрывной силы, которая разрушала единство "Христианства" (то есть Европа и Россия воспринимались как стратегическое единство). По словам Константина Франца, отсутствие интереса к европейскому единству во Франции и Англии было связано с колониализмом: французская и британская империй больше не имели центра в Европе и могли выжить без необходимости единства: это непосредственно привело к катастрофе Первой мировой войны. Различия в религии и этосе могут более легко преодолеться при единственном условии, что католики или протестанты не попытаются обратить других всеми средствами, не только в России или в православных странах, но и в мусульманских регионах, в Китае или в Индии. Протестанты американских сект также должны отказаться от своей миссии в католической Латинской Америки. Отказ от прозелитизма должен быть одним из условий мира во всем мире наряду с отказом вмешиваться во внутреннюю политику, о чем говорят китайцы.
 
Французский еженедельный журнал "Valeurs actuelles" недавно (№ 3989)  опубликовал карту мира, изображающую «динамику столкновения между религиями», где не только Ислама или мусульманский фундаментализм выходит на передовую в мусульманских странах, в Африке (Нигерия) или в Индии, но и там, где по большей части процветает американсканская "Евангелическая церковь", поскольку они очень активны в Латинской Америке (и в Испании, в связи с иммиграцией выходцев из Латинской Америки!), в католической Черной Африке (Западная Африка, Конго, Ангола и др.), в Китае, Японии и на Филиппинах. Карта показывает нам также прогрессирование "религиозное разнообразие" в США, в Австралии, во всех европейских странах, в России и в Китае, Корее и Японии. "Религиозное разнообразие" означает, очевидно, снижение социальной сплоченности, когда это разнообразие импортируется и означает, что не стоит забывать, общие проблемы разрушения корней народов, когда "естественная" или "родная" религии исчезают даже в христианстве или исламизированных синкретических формах (см. недавние трагические случаи с мечетями Тимбукту и библиотеками или сербскими православными монастырями в Косово). Завоевания ваххабизма (или салафизма) и американской «Евангелической Церкви" являются доказательствами побед "однополярности", даже если Соединенные Штаты притворяются, что их главный враг - это "Аль-Каида". Оба гиперактивных фундаментализма, т. e. саудовский ваххабизм и американо-извращенный евангелизм, направлены на завоевание или повторное завоевание потерянных территорий или территорий, которые имели иммунитет от пуританско-ваххабитской подрывной деятельности, например, в интеллектуальных и эффективных гражданско-военных развивающихся режимах. Латинская Америка достигла определенного уровня независимости благодаря общему рынку Меркосур, индигенистских позиций Моралеса в Боливии или антиимпериалистической активности и дипломатии покойного президента Чавеса: Южно-Американский континент рискует в долгосрочной перспективе подвергнуться разрушению и повторному завоеванию со стороны социально активных церквей евангельского направления. В Африке очевидно, что тайной целью этих церквей является уменьшения связей франкоязычных стран Африки с Францией и ЕС и замена французского или европейского (и китайского!) влияния на американское господство для того, чтобы получать нефть из этой части мира. В Китае евангелические активисты иметь целью нарушить сплоченность китайского общества и создавать хаос, как было в 19-ом веке, когда гражданская война началась по инициативе обращенных христиан в Китае и унесла жизни более 20 миллионов человек. Так что эта религиозная подрывная деятельность является одним из орудий, используемых для устранения Китая как сверхдержавы-конкурента на Дальнем Востоке, вместе с другим оружием, направленным против Пекина - военным сдерживанием, поддержкой фундаменталистсов-уйгуров в Синьцзяне, кибервойной и т.д. 
 
Увеличение "религиозного разнообразия" в основных странах ЕС означает потерю социальной и политической сплоченности, которая соответствует целям геополитики Роберта Штраус-Хюпе, который стал советником президента США Рузвельта и Трумэна, наряду с Моргентау, который хотел превратить Германию в буколическое аграрное государство в самом центре Европы. Теперь, как опасается социалист Тило Саррацин, Германия будет в состоянии производить необходимое количество инженеров, чтобы немецкая промышленность работала должным образом. То же самое верно и для других европейских стран, так что мечта Моргентау рискует стать реальностью: роль Германии как слабой промышленной страны оживляется сумасшедшими социологами, которые представляют собой праздный класс, что может наложить фестивистский образ жизни (с вездесущей сексуальной вседозволенности и с "femens" как новыми монахинями!), и называть «фашистами» всех тех, кто хочет для себя более рациональное общество (см. Гельмут Шельски "Die Arbeit tun die Anderen»). 
 
- Спасибо, г-н Стойкерс, за интересные ответы на наши вопросы. Вы хотите что-то добавить или пожелать?
 
Такие организации как ваша и наша должны изучать геополитику и историю во всех их аспектах и знать все о силах, которые активизируют мусульманский мир от Атлантического побережья Морокко до мельчайших островов Индонезии. Мы должны создать мировую элиту мужчин и женщин, полностью застрахованную от искусственной агитации созданную американскими медиа-агентствами. Поэтому мы должны встречаться как можно чаще, обмениваться идеями с помощью интервью, но в более беспокойном темпе, чем делалось раньше: другим ведь не лень, поэтому и нам нужно быть не менее активными, в противном случае метаполитическая битва бой будет окончательно проиграна нами.
 
Беседовал Леонид Савин

Euramérique, Eurorussie ou Eurasie?

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Euramérique, Eurorussie ou Eurasie?

Récemment, le site Atlantico a publié un échange de réflexions fort intéressant entre Alexandre Del Valle et Alexandre Melnik sur les perspectives viables pour l’Occident. Les deux Alexandre, qui n’ont de commun que leurs prénoms, prônent deux voies différentes et opposées pour la réaffirmation de l'Occident puissance: l’Alliance continentale Europe-Russie ou l’alliance transatlantique Europe-Amérique.

Cette thématique semble prendre une importance croissante au fur et à mesure que les relations Russie-USA se détériorent, que l’Europe s’enfonce dans la crise et que la Russie regagne stratégiquement des positions, réaffirmant ainsi peu à peu sa position de grande puissance. La même semaine, le site Europe-Israël publiait lui un article intitulé: La morale change de camp, article très élogieux envers Vladimir Poutine et envers la politique russe dans le monde musulman, présentant une Russie devenue la protectrice des minorités, notamment chrétiennes. Le site prenait en exemple les manifestants de la place Tahrir qui dénonçaient l’alliance entre Etats-Unis et Frères musulmans et appelaient la Russie à s’impliquer dans la révolution égyptienne.

L’occident a été historiquement lié à l’Europe, la Méditerranée puis l’Europe du nord et de l’ouest, avant de ne se juxtaposer sur le monde anglo-saxon dès le 17ième siècle via l'empire colonial de l'Angleterre et sa puissance maritime. Ce règne de la rose n’a réellement pris fin qu’après la première guerre mondiale, qui a historiquement marqué la fin des empires européens, y compris l'empire britannique, supplantés par la puissance la plus occidentale et la plus maritime d’Occident: les Etats-Unis d’Amérique.

Ceux-ci achèveront la déseuropéanisation de l’Occident en confirmant leur leadership planétaire en 1991, lors de la mort de l’Union Soviétique. La fin de l’Union Soviétique scellera aussi le destin eurasien de la Russie et donc le déplacement du centre d’attraction du continent vers l’Est et l’Eurasie. La disparition de cet empire permettra donc paradoxalement à l’Europe réelle d’entamer une tentative historique de raccord entre son Ouest et son Est et ainsi de tenter d’affirmer son unité territoriale, continentale et politique. Cela entrainera une rupture sans doute désormais totale et fondamentale entre le monde continental et le monde occidental.

Ce leadership américain qui a été baptisé par le président Bush "le nouvel ordre mondial" s'est développé et affirmé grâce à une formidable domination militaire et économique. Ce dispositif hyperpuissant a mis l'Europe sous contrôle, logiquement étendu sa zone d'influence vers l’Eurasie et l'Asie centrale tout en multipliant les interventions militaires dans le monde musulman. Pourtant, cette domination américaine sera aussi brève, d’un point de vue historique, que ne seront rapides le redressement russe et l’émergence de la Chine, dont on voit mal aujourd’hui ce qui pourrait l’empêcher de devenir la première puissance mondiale dans la décennie qui vient. Si le monde se désoccidentalise rapidement, le centre de gravité des puissances se déplace inexorablement vers l'Asie.

L’Europe de Bruxelles n’a pas transformé l’essai et il est peu probable qu’elle le fasse. L’Union s’est transformée en un "machin" que le Général de Gaulle n’aurait pas pu imaginer même dans ses pires cauchemars: Une entité sans aucune souveraineté politique, comme le souhaitent les donneurs d’ordres de Washington, et gouvernée par une bureaucratie de petits fonctionnaires sans horizons politiques qui espèrent tout en la craignant l’adhésion à l'UE d’une Turquie conquérante et par ailleurs seconde puissance de l’Otan. Pour les plus pessimistes, la crise économique, l’absence de souveraineté, l’échec du modèle multiculturel dans tous les pays d'Europe et l’absence d’élites ne devraient vraisemblablement laisser à Bruxelles que quelques années avant un démembrement volontaire et une sortie de l’histoire par la petite porte. Les nations européennes pourraient-elles y survivre? Sauront-elles le cas échéant renouer avec un nouveau destin continental?

Dans ces conditions, un rapprochement UE-Russie est-il imaginable? La puissance russe n'est pas d'origine maritime, la Russie n’a pas connu la renaissance après le moyen âge, et sa révolution industrielle a été tardive. En outre la démocratie à l’occidentale est encore au banc d'essai en Russie et il semble de plus en plus évident que ce modèle ne soit pas adapté pour gouverner le plus grand territoire de la planète ni de maintenir unis un si grand nombre de peuples si divers. Fait remarquable également, la Russie est le seul empire continental qui ait survécu en maintenant relativement en vie sa sphère d’influence linguistique, culturelle et politique au cœur de l’Eurasie: en Asie centrale et dans le Caucase.

Peut-être à cause de ce parcours historique bien spécifique, la Russie ne fait aujourd’hui encore que peu confiance à un "Ouest" (Zapad en russe désigne l’Occident, ce qui inclut encore aujourd’hui tant l’Amérique que l’Europe de Bruxelles) contre lequel elle a historiquement presque toujours été en guerre ouverte ou larvée. En outre, les modèles de sociétés proposés par l’Occident ne sont pas perçus comme viables ni compatibles avec les souhaits et aspirations de la population russe et encore moins avec le projet global des élites russes pour leur pays. On peut facilement comprendre, au vu des difficultés qu’à connu la Russie pour se redresser et créer un embryon de modèle propre de société (l’État-Civilisation), son souhait de ne pas s’associer ni essayer de s’assimiler à des ensembles politiques et civilisationnels visiblement en crise profonde.

En outre, le basculement lourd et historique du monde vers l’Asie, dans laquelle se trouve 75% du territoire russe ne devrait pas particulièrement inciter Moscou à se tourner à l’Ouest vers la zone euro-atlantique mais plutôt à l’Est, vers la zone Asie-Pacifique pour tenter de profiter du formidable potentiel de la Chine, avec lequel la Russie est d’ailleurs en train de nouer un partenariat historique.

Le 21ème siècle verra-t-il l’émergence d’un tandem gagnant composé des deux ex-géants communistes et de leurs sphères respectives d’influence?

Il semble par conséquent que l’existence d’un Occident-puissance qui, il faut le rappeler reste à ce jour son adversaire stratégique principal, ne soit sans doute pas l’intérêt primordial d’une Russie qui, si elle encore majoritairement slave et chrétienne, n’en reste pas moins aujourd’hui  une puissance eurasiatique et orthodoxe d’abord et européenne ensuite. Le renouveau de la Russie semble du reste à ce jour être inspiré par deux idées ou directions stratégique essentielles, l'une post-byzantine et l'autre postsoviétique (vers l’Eurasie) traduisant sans doute très clairement que la Russie ne se destine pas du tout à devenir un membre du club occidental.

La Russie n'est-elle pas, après tout, l’héritière historique, religieuse et spirituelle de Byzance et donc de l’empire romain d’Orient, et non de l'empire romain d’Occident?

L’opinion exprimée dans cet article ne coïncide pas forcément avec la position de la rédaction, l'auteur étant extérieur à RIA Novosti.

Alexandre Latsa est un journaliste français qui vit en Russie et anime le site DISSONANCE, destiné à donner un "autre regard sur la Russie".

mercredi, 28 août 2013

El fin de la Unión Europea

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El fin de la Unión Europea

El próximo miércoles Durao Barroso “recomendará” a Mariano Rajoy las “reformas” que debe implementar para luchar contra la crisis. Mientras tanto, un grupo de diputados de ERC “pagan” sus impuestos en una “Agencia Tributaria Catalana”, demostrando así lo poco que entienden de lo que pasa y lo mucho que les gustaría tener su propio cortijo. La actitud de estos sujetos, paradigma de la estupidez, la incompetencia y la ignorancia – ERC ha dado en su historia buena prueba de todo ello- es un caso bastante ilustrativo de la clase política europea en general, especialmente en los últimos 25 años.

No puede ser de otra manera: tras llenarse la boca con el asunto de la “construcción europea” hasta machacar los oídos del más insensible, el efecto y las consecuencias de las políticas apoyadas, por activa y por pasiva, por esa misma clase política está conduciendo a la Unión Europea a una desintegración ahora incipiente pero inexorable. Inexorable porque no se ven las palancas por las cuales esa misma Unión Europea puede resurgir y pesar en el conjunto de la escena multipolar del mundo del siglo XXI. En el extremo de esta incompetencia se halla gente como los diputados de ERC que, no solo es que apuesten por las delirantes tesis del nacionalismo catalán, sino que buscan la atomización de algo ya de por si pequeño y, en consecuencia, sujetarnos más aún a la pérdida de soberanía y de libertad que la Unión Europea ha supuesto desde que en 1985 el PSOE nos apuntara a tan singular club.

El hecho puede argumentarse mejor a raíz del último informe del Pew Research Global Attitudes Project (PRGAP). Los informes del PRGAP deben siempre tenerse en cuenta, en primer lugar, por la amplitud de problemáticas que se abordan; en segundo lugar por la variedad de colectivos en los que muestrean, llegando en algunos casos a realizar encuestas de proporciones planetarias. En el caso que nos ocupa, el pasado 13 de mayo, el Pew Research Center hizo público un estudio conducido en 7 países europeos, sobre una muestra de 7,646, encuestados entre el 2 y el 27 de marzo pasados. Los países considerados en el estudio fueron Alemania, Francia, Italia, España, Reino Unido, Polonia, Grecia y República Checa. A los participantes se les preguntó acerca de cómo percibían la situación actual de la UE. Los técnicos del célebre “fact tank”, subsidiario del Pew Charitable Trusts, han apuntado algunas conclusiones inquietantes para el futuro de uno de los principales puntales de la globalización: en primer lugar, la desafección general de los europeos respecto de la UE, siendo ésta máxima en Francia y en España. Se observa, además, un debilitamiento de la integración europea, tal y como es percibida por los europeos.

En segundo lugar, se aprecia una divergencia creciente entre alemanes y franceses y una desconfianza mutua. En tercer lugar, entre 2013 y 2013, ha crecido la desconfianza de los ciudadanos hacia sus líderes –personificados en el presidente del gobierno-, siendo máxima, y por éste orden, en Francia, Italia y España. En cuarto lugar, el pesimismo respecto la situación económica respecto de 2007, se ha incrementado en un 61%, un 54% y un 22% en España, Gran Bretaña e Italia, respectivamente. La situación es especialmente alarmante en lo que los autores del informe denominan “el desafío del sur” (“Southern Challenge”); es decir, España, Grecia e Italia. Pese a ello, el apoyo al euro ha crecido en España y en Italia, si bien aproximadamente un 30% de los encuestados en los siete países apuestan por volver a sus monedas originales.

Naturalmente, el informe es amplio y denso pero el resultado es bastante claro y los técnicos del Pew Research Center hablan de “tendencias centrífugas” en la UE. Curiosamente, preguntados acerca de la manera en que la UE saldría de la crisis, aproximadamente un 70% de los encuestados ha respondido que “recortando gastos”, mientras que solo un 30% apostó por políticas de estímulo. Sin duda, la “austeridad” goza de mucho predicamento entre la misma población que la sufre. Al margen de lo que opine la gente, las directrices económicas de la Comisión, y también de la “troika”, han sido un rotundo fracaso, como se desprende de los índices de paro y precariedad galopantes.

Próximamente, el miércoles esa misma comisión va a recomendar al presidente Rajoy que realice “reformas” en el mercado laboral, que suba los impuestos –especialmente el IVA- porque “hay margen”, que “reforme” las pensiones, en el sentido de desligarlas del IPC y otras medidas similares. Es obvio que supone un gran lastre, por ejemplo, operar con 42 tipos de contrato laboral o que se gasten millones de euros en administraciones duplicadas y a menudo inoperantes. Pero el problema que acarreamos no es un caso de mala gestión, aunque ello pueda contribuir, dado que los mismos problemas existen en la práctica totalidad de los estados europeos. Se trata más bien de una fracaso del modelo económico que apuesta por una financiación cara y escasa de la que se lucran los que controlan esas mismas fuentes de financiación; es decir, del capital privado. Se prima la economía especulativa frente a la productiva.

Gracias a la política del BCE y de la “troika” se está produciendo en las últimas décadas, y especialmente con motivo de esta crisis, un gigantesco trasvase de recursos de los bolsillos de los contribuyentes –asalariados y empresas- al sector privado financiero. Los costos de este trasvase se evidencian en forma de intereses elevados por una financiación que podría obtenerse mucho más barata directamente del instituto emisor en última instancia –el BCE-, evitando el encarecimiento que supone la presencia de intermediarios ávidos de beneficio. El sobrecoste se repercute en los bolsillos de las clases populares en forma de impuestos o en forma de “recortes” de los salarios, mayormente.

Pese a ello, la Comisión sigue pensando que la medicina no es mala sino que es escasa. El hecho de la crisis y el desánimo se intentan conjurar con la promesa de una recuperación que nunca llega. De hecho, de vez en cuando las tesis oficiales –aireadas gracias a una prensa servil para con el partido encargado de gestionar la política económica del momento- sufren el aldabonazo de algún estudio que se filtra pero que jamás tiene consecuencias. Recientemente, la OCDE pronostica un 28% de paro para España en 2014, solo por detrás, y ligeramente, de Grecia. El Ejecutivo calcula que solo se creará empleo en 2016 cuando crezcamos al 1,3%, algo que parece hoy inalcanzable, pero para los analistas de Aspain11, según informa la web finanzas.com, esta cifra debe situarse en realidad en el 2.8% para que nuestro país cree verdaderamente empleo.

¿Qué se deriva de todo esto? Pues que el futuro económico es negro y que la crisis va a seguir por donde ya está. En estas condiciones las turbulencias políticas van a aumentar y las opciones heterodoxas ganarán masa crítica. En el mundo real, los eurócratas tendrán menos apoyo cada vez y es muy posible que la salida de la UE, que hoy es una opinión cada vez menos marginal y más generalizada, acabe desintegrando la Unión por la fuerza de los hechos. Aunque pese a la Comisión, y como sucede en Grecia, no se puede pedir que un país se suicide para ajustar el déficit o salvar una moneda.

Lamentablemente, en un mundo en el que cada vez Occidente pesa menos, el fin de Europa como entidad económica supondrá una indiscutible pérdida de peso político, algo notablemente nocivo para Occidente en su conjunto. Las fuerzas centrífugas antes mencionadas son en los tiempos actuales una pésima noticia, concomitante a la desintegración social y a la crisis espiritual que padecemos. A esto es a lo que un grupo de majaderos en Barcelona está contribuyendo sin ni siquiera saberlo.

mardi, 27 août 2013

La Réserve Fédérale des Etats-Unis empêche l’Allemagne de rapatrier son or

La Réserve Fédérale des Etats-Unis empêche l’Allemagne de rapatrier son or

Ex: Telesur

Les Etats-Unis refusent de rendre l’or que l’Allemagne a mis à l’abri dans la Réserve Fédérale des USA et a, par ailleurs, empêché les représentants allemands de visiter le coffre de la Banque Centrale de ce pays pour vérifier l’état des tonnes d’or entreposées.

 

 

La méfiance par rapport au dollar pourrait s’intensifier après que la Bundesbank allemande ait demandé le rapatriement de son or entreposé dans la Réserve Fédérale des États-Unis, mais que Washington ait refusé de le faire avant 2020.

L’agence d’information russe, RT, a publié que les représentants allemands se sont vus refuser le permis de visiter le coffre de la Banque Centrale des États-Unis.

« L’Allemagne, qui y a entreposé près de la moitié de ses réserves en or, a de bonnes raisons de s’inquiéter. En général, les institutions financières des USA sont connues pour vendre ce qui n’existe pas réellement », écrit RT sur la publication de son portail Web.

Ils citent l’exemple de 2012, lorsque la banque Goldman Sachs vendait des certificats d’or en assurant qu’ils étaient garantis par l’or authentique de ses coffres. Cependant, comme cela s’est su par après, il n’y avait pas d’or dans ces coffres, et la banque travaillait sur base d’un système de réserve fractionnaire, en supposant que peu de dépositaires exigeraient de récupérer leur or.

Le fondateur et président de l’Association Allemande de Métaux Précieux, Peter Boehringer, considère que ce refus des États-Unis est un mauvais signe.

« Nous avons exercé beaucoup de pression sur la Bundesbank, nous lui avons envoyé énormément de questions, ainsi que d’autres entités. Nous voulons savoir pourquoi elle n’agit pas en tant qu’audit approprié, pourquoi ils ne font pas pression sur la banque centrale de son partenaire, tout particulièrement sur la Réserve Fédérale, pour qu’elle soit un audit adéquat. Pourquoi n’est-il pas possible de rapatrier cet or ? Il y a donc énormément de questions sans réponses », dit-il.

« Les USA et la Réserve Fédérale financent actuellement entre 60 et 80% de la dette fédérale récemment publiée, les bons du Trésor. Et son achat libre est une mauvaise nouvelle pour la dette des USA. Cela met en évidence que quelque chose va mal pour la qualité du dollar des États-Unis comme monnaie de réserve. La Chine et l’Inde vont probablement consommer 2.300 tonnes d’or conjointement cette année, ce qui équivaut presque à 100% de la production mondiale », explique-t’il.

La Réserve Fédérale des États-Unis est une des organisations les plus secrètes au monde. Depuis bien des années, elle entrepose de grandes quantités d’or de différents pays. Si auparavant elle était considérée comme l’endroit le plus sûr pour les réserves de beaucoup de pays, maintenant la situation a changé, puisque l’or qui y est entreposé s’épuise du fait de sa vente, son cautionnement ou son utilisation comme garantie financière.

En janvier de cette année, la Bundesbank allemande a informé de sa décision de rapatrier 674 tonnes des réserves officielles d’or déposées à l’étranger d’ici 2020.

Jusqu’au 31 décembre 2012, la banque allemande conservait 31% de son or sur le sol allemand. Avec cette mesure, ils estiment que cette quantité s’élève à 50% avant le 31 décembre 2020.

« Les réserves d’or d’une banque centrale créent de la confiance », indique l’entité financière dans un communiqué qui assure que cette mesure augmentera la confiance en sa propre économie.

L’Allemagne possède la seconde plus grande réserve d’or au monde ; 3.396 tonnes. Au cours des prochaines huit années, 674 tonnes vont être rapatriées depuis New-York et Paris, avec pour objectif que 50% de cet or soit entreposé sur le sol allemand. 13% des réserves d’or allemandes sont entreposée à Londres et y resteront entreposées. Les réserves d’or déposées à New-York devraient passer de 45% à 37%. Les 374 tonnes actuellement entreposées à la Banque de France à Paris retourneront sur le sol allemand.

Source : Telesur

Traduit par SanFelice pour Investig'Action

lundi, 26 août 2013

De l’étude des racines celtiques au projet politique pan-celtique de la République d’Irlande

 

Robert Steuckers:

De l’étude des racines celtiques au projet politique pan-celtique de la République d’Irlande

Conférence prononcée au Château Coloma, Sint-Pieters-Leeuw, le 2 mars 2013.

Prologue:

kahn1.gifQuelle surprise, la veille de notre rendez-vous annuel en ce château, de découvrir à l’étal des librairies un ouvrage sur le thème de notre colloque d’aujourd’hui, les Celtes et le celtisme. Il est de la plume du célèbre Jean-François Kahn, directeur de l’hebdomadaire “Marianne”, du moins de sa version française, puisqu’il existe désormais une version belge qui ne me semble pas avoir le tonus de sa consoeur parisienne, si bien que je ne parie guère sur sa survie. Jean-François Kahn ne semble pas homme, a priori, qui encombre ses réflexions d’un souci permanent des racines celtiques ou gauloises de la France actuelle: ses sujets de prédilection sont à l’évidence les problèmes sociaux, les dysfonctionnements politiques qui affectent son pays. Dans la littérature géopolitique et dans certains atlas historiques, cet “Hexagone” est désormais qualifié d’ “espace gallique”, recouvrant ainsi l’acception de “Francie occidentale” lors du partage de Verdun en 843. Le reste, soit la part de l’Hexagone qui n’est pas “gallique”, est inclu dans un “espace germanique et lotharingien” par les auteurs d’un précieux “Atlas des peuples d’Europe occidentale”, soit Jean et André Sellier (La Découverte, Paris, 1995-2006). L’espace “germanique et lotharingien” étant, pour J. et A. Sellier, l’addition des héritages de Lothaire et de Louis le Germanique (la “Francie orientale”) en 843. Dans son livre “L’invention des Français – Du temps de nos folies gauloises” (Fayard, Paris, 2013), Jean-François Kahn se penche sur ce qui s’est passé sur le territoire aujourd’hui “français” (y compris la part lotharingienne —et burgonde— absorbée et dénaturée) entre 600 av. J. C. (date présumée de l’arrivée massive de tribus celtiques) et 500 après J. C., quand les Francs, venus de nos régions, prennent le relais des Romains moribonds ou disparus. Ces onze siècles, pour Kahn, sont le véritable creuset où s’est formée la “nation française”, en dépit des apports romains et germaniques, campés comme des adstrats sans réelle importance. Ce creuset est celui d’un “invraisemblable capharnaüm de bandes et de hordes, de cités et de nations”, d’où sortira, en bout de course, “un étrange mille-pattes à mille têtes qu’on appellera les Français”. Kahn privilégie évidemment l’idée d’un creuset où se mêlent toutes sortes d’ingrédients hétérogènes au détriment de toutes les homogénéités qui se sont juxtaposées dans les espaces gallique, lotharingien et burgonde. Kahn tente de retracer les épisodes qualifiables d’anarchisants et de libertaires dans ces onze siècles quasi inconnus de nos contemporains, en manifestant sa sympathie pour ce magma tissé de turbulences, rétif à tout ordre politique.

Toujours privilégier les faits romains et francs

Ce qui est vrai dans sa démonstration, comme dans la démonstration de bon nombre de celtisants bretons ou autres, c’est que l’historiographie dominante a toujours privilégié les faits romain/latin et franc/germanique dans l’espace gallique, au détriment de ce que Kahn campe aujourd’hui comme “celtique” ou “gaulois”. Effectivement, le facteur celtique a été longtemps oublié dans l’historiographie dominante. Rome a évidemment apporté la langue latine dans l’espace gallique et, comme l’histoire repose sur l’étude des textes, nous n’avons jamais disposé que de textes latins. Il n’y a pratiquement pas de textes longs, sinon des épigraphies, en langues celtiques continentales. La démarche de l’historien repose sur des textes, sur des travaux sauvés de l’oubli comme ceux de Tacite et de Tite-Live. La Renaissance carolingienne privilégie, elle aussi, le latin, toutefois elle collationne en marge de ses activités des récits populaires germaniques, sous l’impulsion d’Alcuin (natif de York) et d’Eginhard (un Rhénan). Même sous l’égide de Dicuil, moine irlandais au service du pouvoir installé par Charlemagne, le latin triomphe comme langue officielle de l’Empire, pourtant germanisé. Les Germains ont pris le relais de Rome, surtout sur le plan militaire. Dans le bassin parisien, les Francs, venus de Taxandrie et de l’espace rhénan au Nord de Cologne, puis de Tournai et de Soissons, donnent leur nom à l’espace gallique: après eux, on ne parlera plus de “Gaule” mais de “Francie” ou de “France”, de “Franken-Reich”, de l’Empire des Francs. La loi salique, droit coutumier germanique rédigé vers l’an 600 dans une langue dont dérive directement les parlers néerlandais actuels (du moins les dialectes “bas-franciques”), s’impose à tous. La mémoire populaire —non celle des historiens spécialisés dans le haut moyen âge— oublie généralement un apport celtique très important (non linguistique et non démographique), celui des missions irlandaises de Colomban, Columcille, Vergile (Fergill), sauveurs des textes antiques qu’ils se mettront à recopier, parfois en s’opposant, comme Vergile dans l’espace alpin à cheval sur l’Italie et l’Autriche actuelles, à la papauté romaine.

Aujourd’hui encore, les instances officielles campent la Wallonie comme germanique de race et latine de culture

col1.pngEn tenant compte de ce contexte historique lointain, carolingien et bas-lotharingien —il existait une Basse-Lotharingie et une Haute-Lotharingie— la Wallonie actuelle, notamment sous l’impulsion d’un historien haut en couleurs aujourd’hui décédé, Léopold Génicot, et dans un ouvrage sur “Le français en Belgique”, publié par l’ex-Communauté française (devenue la “Fédération Wallonie-Bruxelles”), se pose comme héritière de Rome et du catholicisme, en tant que cadre forgé par un Empereur romain, Constantin. Les Wallons, officiellement, ne revendiquent donc aucune racine celtique, même si a existé un fond pré-romain et pré-germanique, aujourd’hui difficilement définissable. Pour Génicot, les Wallons descendent des Lètes germaniques de l’Empire romain, chargés de garder la frontière contre d’autres incursions germaniques. Rapidement latinisés, avec leurs officiers qui accèdent souvent à la citoyenneté romaine, ces Lètes ont précédé les Francs sur le territoire aujourd’hui wallon, surtout dans la vallée mosane: dans le chef de Génicot, le germanisme avait un droit d’aînesse en Wallonie dans le cadre belge et non la Flandre! Pour les héritiers de Génicot, qui ont confectionné cet excellent ouvrage, très précis, méticuleux et philologique, sur “Le français en Belgique”, les soldats germaniques de l’armée romaine installés en Wallonie actuelle auraient été recrutés, non pas en Rhénanie ou dans les tribus vivant sur la rive droite du Rhin, mais le long des côtes de la Mer du Nord en Hollande, en Frise, dans les régions de Brème et de Hambourg et en Scandinavie parmi les tribus classées sous le nom d’ “Ingwéoniens”. Ce n’est pas moi qui le dit, pour paraphraser Himmler et Degrelle: ce sont les historiens de la dite “Communauté française”... qui ne partagent apparemment pas les vues de Jean-François Kahn quand celui-ci déplore l’oubli des facteurs celtiques dans l’espace gallique et critique la surévaluation, à ses yeux, des facteurs romains et francs. Nous vivons une époque étonnante...

La “Gaule Françoise” de François Hotman

col2.jpgLe facteur celtique a effectivement été escamoté par toutes les renaissances intellectuelles qui ont jalonné l’histoire d’Europe occidentale jusqu’à la fin du 18ème siècle. Nous ne trouvons que quelques vagues évocations au 16ème siècle, où, une fois de plus, les facteurs classiques, gréco-latins, et germaniques sont seuls valorisés. Dans sa critique d’une monarchie française, qu’il considérait comme dévoyée après les massacres de la Saint-Barthélémy (1572), le juriste huguenot français d’origine allemande François Hotman, né à Paris, évoque une “Franco-Gallia” ou une “Gaule Françoise” (1573). Hotman souligne les origines franques-germaniques de la France médiévale. Ces tribus, qui ont franchi le “Rhein” (sic), avaient une notion innée de la liberté, comme le soulignait aussi Tacite: le principe germanique est donc un principe de liberté (et de liberté religieuse pour le protestant Hotman), idée que l’on véhiculera jusqu’à la première guerre mondiale. Il y a donc, d’un côté, cette idée de liberté, et, de l’autre, l’idée féroce de l’absolutisme, qui n’hésite pas à recourir à des massacres comme celui de la Saint-Barthélémy. Quand les principes libertaires germaniques régnaient sur tous les esprits, écrit Hotman, “Les rois n’avaient pas une puissance infinie ni absolue” (cf. André Devyver, “Le sang épuré – Les préjugés de race chez les gentilshommes français de l’Ancien régime (1560-1720)”, Ed. de l’Université de Bruxelles, Bruxelles, 1973). Kahn inverse simplement le raisonnement ancien du Huguenot Hotman: le fonds pré-celtique, celtique et autre est réservoir de liberté, tandis que les systèmes mis en place par Rome et par les Francs sont tyranniques. Pour retrouver leurs libertés face à une droite et une gauche qui deviennent “mabouls”, les Français contemporains doivent, selon Kahn, recourir au fonds hétérogène pré-romain. Chez Hotman, le fonds pré-franc et pré-romain était réservoir de cruelle anarchie: le système libertaire germanique est venu l’humaniser (avant la lettre).

Vogue celtisante et “Sturm und Drang”

col3.jpgLes 16ème et 17ème siècles sont donc peu enclins à redécouvrir le fait celtique dans l’histoire des espaces gallique et lotharingien/germanique. Il faudra attendre la fin du 18ème siècle pour que naisse une véritable “vogue celtisante”, qui se poursuit encore aujourd’hui, notamment dans l’univers de la chanson, dans la bande dessinée et avec un festival comme le “Festival inter-celtique de Lorient”. Le “Sturm und Drang” littéraire allemand secoue les bonnes habitudes ancrées dans la culture européenne. Les protagonistes de ce mouvement littéraire en ont assez de la répétition des modèles classiques. Ils recherchent autre chose. Ils veulent un retour à des thèmes plus variés, comme chez Shakespeare, qui s’inspire certes de la culture classique, mais puise aussi dans les traditions de la très vieille Angleterre et de la Scandinavie du haut moyen âge. Ils espèrent aussi un retour à l’hellénité homérique, plus âpre que l’Athènes classique. Le philosophe Herder démontre dans la foulée du “Sturm und Drang” que l’excellence littéraire vient uniquement des racines, des sources les plus anciennes et non pas d’une répétition ad nauseam des mêmes thèmes classiques. Les frères Grimm, célébrés en 2012 outre-Rhin, seront ses héritiers en Allemagne. Les slavophiles russes le seront en Russie. En Ecosse, James McPherson, un écrivain pré-romantique, épigone du “Sturm und Drang” allemand, prétend avoir découvert les écrits d’un barde celtique ancien et de les avoir traduits. Ce barde se serait appelé “Ossian”. Il n’y a jamais eu d’Ossian: ces magnifiques poèmes, construits sur des canons non classiques, sortaient tout droit de l’imagination de McPherson. La vogue celtisante était lancée. Elle ne s’arrêtera plus.

Nous verrons que ce “Sturm und Drang” et ce “celtisme” britannique sont à replacer dans un contexte révolutionnaire dans la période 1780-1795 mais un révolutionnarisme qui tient compte des racines, tout en se montrant fort virulent dans ses critiques de l’absolutisme royal de l’Ancien Régime. Après Ossian, nous avons la renaissance du druidisme au Pays de Galles et l’émergence des Gorsedd, concours de poésie en langue galloise. Ailleurs en Europe, en dehors des régions où l’on a parlé des langues celtiques jusqu’à nos jours, l’archéologie tchèque (W. Kruta), hongroise (M. Szabo) et autrichienne s’est penchée sur les civilisations celtiques de la Tène et de Halstatt, découvrant un celtisme alpin et danubien, dont le 18ème siècle du “Sturm und Drang” et de l’“ossianisme” n’avait pas encore conscience

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Le Pan-celtisme actuel

Recension et source majeure de cet exposé: Peter Berresford Ellis, The Celtic Dawn – A History of Pan-Celticism, Constable, London, 1993.

col4.jpgAvant de parler de “pan-celtisme”, il convient préalablement de définir le terme, l’“ethnonyme” de “Celte”. Pour la plupart des celtisants ou des militants indépendantistes celtophones, est “Celte” seulement celui qui est locuteur d’une langue celtique, comme le gaëlique irlandais ou le gallois, le cornique ou le breton. A l’exclusion de tous les autres. Cette exclusivité celtophone a posé quelques problèmes, notamment quand les Galiciens et les Asturiens de la péninsule ibérique ont voulu adhérer au club des nations celtiques. Galiciens et Asturiens défendaient leurs positions en arguant qu’une émigration britannique (brythonique!), face à l’invasion des Angles, Jutes et Saxons, s’était installée dans le Nord-Ouest de l’Espagne, en même temps qu’en Bretagne. L’argument des adversaires de leur adhésion était de dire que les dialectes galiciens et asturiens (le “bable”) contenaient moins de mots d’origine celtique que le français ou l’anglais. De plus, le Nord-Ouest de la péninsule ibérique recèle encore d’autres ingrédients ethniques, suèves, wisigothiques, basques et alains. Sont cependant acceptés les locuteurs d’une des deux “linguae francae”, l’anglais et le français, si les postulants peuvent se dire d’origine gaëlique, cornique, bretonne ou galloise, parce que dans leurs régions des langues celtiques ont encore été parlées à l’époque médiévale ou post-médiévale.

Solidarités celtiques

On ne parlait pas de “celtisme” ou de “celtitude” avant la seconde partie du 18ème siècle. Cependant, pour l’historien du celtisme et écrivain Peter Berresford Ellis, Président de la “Celtic League” de 1988 à 1990, on peut repérer, tout au long de l’histoire médiévale des Iles Britanniques, des solidarités politiques inter-celtiques contre la prépondérance des éléments angles, saxons, jutes et normands, notamment quand il s’agit de porter secours à l’Ecossais Robert Bruce en 1314 ou d’aider les Tudor suite à la Guerre des Deux Roses au 15ème siècle. Richard III reçoit effectivement un appui de troupes corniques, galloises, écossaises et bretonnes. Quand les Tudor accèderont au trône d’Angleterre, ils oublieront leurs racines celtiques et se montreront plus anglais que les Anglais, tout simplement parce qu’il auront alors hérité du pouvoir central et que celui-ci, quel qu’il soit, s’oppose toujours à ses marges géographiques et ethniques.

Les pionniers de la redécouverte du fait celtique sont Edward Lhuyd, en Angleterre, dont les oeuvres paraissent en 1707. C’est lui qui réintroduit les termes “celte” et “celtique” dans le vocabulaire (d’abord philologique). Son travail est purement académique. En Bretagne, l’Abbé Pezron se penche pour la première fois sur la littérature celtique et amorce, encore timidement, la “vogue celtique”, qui prendra, comme on l’a vu, sa vitesse de croisière avec James McPherson (1736-1796). Tributaire de la mode lancée par le “Sturm und Drang” allemand, McPherson écrit des ballades et des poésies, attribuées à un barde du nom d’Ossian, qu’il aurait soi-disant traduites du gaëlique écossais. C’est un faux qui aura une postérité incroyable. L’engouement pour la poésie bardique atteint toutes les couches de la société: Napoléon était un lecteur fervent de McPherson. Bernadotte, le futur roi de Suède, figure au départ picaresque et époux d’une Irlandaise née à Marseille, nommera son fils héritier “Oscar”, du nom du fils d’Ossian. A la même époque, les Gallois celtisants organisent leur premier “Eistedfodd”, un festival de musique, de chants et de poésie celtique, ancêtre du fameux “festival inter-celtique de Lorient”.

Méchantes racines et bons nomades

Aujourd’hui, vu l’hostilité des idéologies dominantes aux racines, surtout dans l’espace linguistique francophone, on a tendance à dissocier complètement recours aux racines et volonté révolutionnaire: ne peut être “révolutionnaire” ou “progressiste” que celui qui s’arrache à ses racines, comme le réclame explicitement, sans la moindre nuance, un Bernard-Henri Lévy depuis son fameux “Testament de Dieu”, où, comme Moïse, il nous annonçait, sans rire, les nouvelles tables de la Loi, qu’un hypothétique Yahvé lui aurait confiées. Pour être acceptable, non condamnable, il faut être un “nomade”, un “vagabond” errant partout sur la planète: les “errants” sont les nouveaux Übermenschen pour ce fatras idéologique. Les braves enracinés, les nouveaux Untermenschen. Cette optique hostile à toutes racines est peut-être vraie pour la France, où le Club des Jacobins donnera le ton, et luttera contre les “patois” et les “pequenauds”: ce n’est pas vrai ailleurs et cela explique, notamment, le renversement unanime des révolutionnaires allemands les plus virulents (Fichte, Arndt, Jahn, etc.), qui prendront fait et cause contre la domination napoléonienne, quitte à s’allier aux rois. Cette optique franco-jacobine est fausse pour le monde celtique, où recours aux racines et volonté révolutionnaire ne faisaient qu’un. Dès 1789, Thomas Jones, un révolutionnaire anti-monarchiste, organise les premiers “Gorsedd”, les assemblées druidiques, dont on se gausse au départ. Cependant, tous s’y mettront rapidement avec enthousiasme, au Pays de Galles, en Cornouailles et en Bretagne. Iolo Morganwg lance, le 21 juin 1792, jour du solstice d’été, une assemblée annuelle des Bardes.

Idées républicaines et renaissance des langues

walter_scott_1302553800.jpgEn 1820, se crée en Ecosse la “Celtic Society”, sous l’impulsion, notamment, du célèbre romancier Walter Scott, dont les opinions politiques sont républicaines. Il utilise l’anglais pour son oeuvre mais n’aborde que des thèmes hostiles à la monarchie d’origine normande, en opposant les Saxons (Ivanhoe, Robin des Bois) aux Normands. En Flandre, cette manière de présenter les choses sera reprise par Hendrik Conscience, qui y ajoute, consciemment ou inconsciemment, la thématique du Huguenot François Hotman: l’élément germanique est vecteur de liberté populaire (ou de fougue révolutionnaire — ce qui n’est pas le cas de Conscience, qui a l’appui de Léopold I), l’élément normand (chez Scott) ou capétien (chez Conscience) est synonyme d’absolutisme et de tyrannie. La “Celtic Society” de Walter Scott est à l’origine de deux revues, qui paraîtront jusqu’à la fin du 19ème siècle, le “Celtic Magazine”, et le “Celtic Monthly”. Ces publications se fixent deux buts: 1) promouvoir les idées républicaines; 2) promouvoir la renaissance des langues celtiques. La notion de “république”, que l’on répète inlassablement aujourd’hui en France, sur un ton incantatoire qui nous agace profondément en dehors des frontières de l’Hexagone, ne correspond dont pas du tout à l’idée républicaine véhiculée dans les pays celtiques et en Ecosse à l’époque de la révolution française.

Ainsi, Thomas Muir, proclamé “Président d’Ecosse”, suite à une rébellion républicaine en 1797, fuit en Irlande où il est reçu au sein de la confrérie occulte des “United Irishmen”, opposés aux Anglais et à la monarchie (avec leurs collègues des “United Scotsmen” et des “United Englishmen”). Les “United Irishmen” se révolteront avec l’appui d’unités françaises débarquées en 1797 mais, contrairement aux clivages à l’oeuvre depuis le soulèvement catholique de gauche de Bernadette Devlin en 1972, les nationalistes-révolutionnaires des “United Irishmen” seront plutôt protestants que catholiques, ces derniers, inquiétés par les dérapages de la révolution française en Vendée et en Bretagne, seront plutôt loyalistes.

Des racines celtiques de l’idée républicaine en France

Autre indice, qui confirme la thèse de Peter Berresford Ellis: les députés républicains bretons de l’Assemblée Nationale française, Armand Kersaint et Lafayette (homme de paradoxes...!) réclament une intervention militaire ou navale pour sauver les républicains écossais de la défaite et de la répression. Ces députés bretons sont opposés au centralisme parisien et ne cessent de réclamer l’autonomie de la Bretagne, inaugurant ainsi un filon qui perdure jusque aujourd’hui dans le mouvement breton. Thomas Paine, Gaëlique écossais, rédige le premier manifeste des “Droits de l’Homme”: l’édition gaëlique connaîtra, à l’époque, un chiffre de vente et de diffusion plus important que sa version française, preuve que les Jacobins, les BHListes parisiens actuels et les chaisières du bazar droit-de-l’hommard, de Mitterrand à Hollande, se soucient comme d’une guigne des véritables droits de l’homme, qu’ils galvaudent au rang de pur slogan. Le premier manifeste des “Droits de l’Homme” a été rédigé par un militant, peut-être naïf, diront les conservateurs, mais dont les convictions républicaines ne peuvent être mises en doute ni la volonté d’émanciper ses contemporains, mais cette volonté n’est pas séparable d’un recours aux racines les plus profondes. Robert Price, autre militant celtique du Pays de Galles, écrit en 1776, suite à la révolution américaine, un manifeste “Civil Liberties” qui inspirera les rédacteurs de la première constitution républicaine française: il y a donc en celle-ci un élément républicain gallois. Price en a été l’inspirateur, ainsi que son propre maître Thomas Roberts. Les républicains celtisants insulaires sont donc, à un certain moment, en porte-à-faux par rapport aux Bretons, qui abandonnent l’idéal républicain vicié par les Jacobins et les centralistes parisiens qui refusent la reconstitution du Parlement de Bretagne, et adhèrent à la chouannerie royaliste.

L’oeuvre de Charles De Gaulle (1837-1880)

Au dix-neuvième siècle, le celtisme breton sera structuré par Charles De Gaulle (1837-1880), oncle du général de même nom et prénom. Natif de Valenciennes, dans le Hainaut annexé et toujours occupé, cet homme, malade et invalide, mourra dix ans avant la naissance de son neveu, que l’on prénommera Charles en son souvenir. Les De Gaulle, originaires du Hainaut mutilé et de la Flandre irrédente, ont des origines irlandaises, en la famille d’un certain Sean McCartan, Colonel d’une brigade irlandaise de l’armée royale française. Charles De Gaulle (numéro un) est un infirme: il est paralysé et habite au 282 de la Rue de Vaugirard à Paris. C’est dans ce logis, qu’il ne quittera pratiquement jamais, qu’il va tout imaginer, explique Peter Berresford Ellis. Il devient le secrétaire de “Breurez Breiz”, la société des poètes bretons de Paris, où il rencontre Théodor Hersart de la Villemarqué (1815-1895), qui a publié en 1836 le “Barzaz Breiz”, anthologie remarquée de chants populaires de la Bretagne. Les deux hommes sont également liés à l’Association Bretonne, fondée auparavant par Armand de la Rouerie en 1791. Elle avait pour objectif de restaurer l’autonomie de la Bretagne (comme avant 1532). De la Rouerie restera fidèle à la révolution française, en dépit de son départ pour l’Amérique, jusqu’à l’abolition du Parlement de Bretagne. Il meurt en 1793. Son Association est dissoute mais recréée en 1843, formulant les mêmes revendications. En 1858, elle est à nouveau dissoute par Napoléon III, bête noire des polémistes en Belgique à l’époque, sans doute pour cette hostilité à toute autonomie bretonne mais surtout pour son annexion, jugée totalement inacceptable à Bruxelles, de la Savoie et du Comté de Nice, encore deux fragments de l’ancienne Burgondie impériale détachés d’un Etat héritier de ce Saint-Empire: la crainte était grande de voir Napoléon III, comme auparavant Philippe le Bel ou Louis XIV, diriger ses efforts vers l’espace bas-lotharingien, après avoir grignoté l’espace burgonde ou haut-lotharingien. Charles De Coster, libertaire d’opinion, ne se lassera pas de fustiger ce “Napoléon-le-petit”, comme disait Victor Hugo en exil à Bruxelles, et le Philippe II de son “Tyl Uilenspiegel” est parfois une caricature de Napoléon III.

Charles De Gaulle le celtisant, est royaliste, catholique et conservateur, contrairement à bon nombre de celtisants des Iles Britanniques. Il fait basculer le mouvement breton, jusqu’aux années 60 du 20ème siècle, dans le camp conservateur, avec l’appui, il faut le dire, d’un roman à grand succès, celui d’Alexis-François Rio, intitulé “La petite Chouannerie” (1842). Ce roman donne le coup d’envoi à la volonté récurrente, en Bretagne, de suggérer une autre vision de l’histoire. La revue “Stur” d’Olier Mordrel, avant la seconde guerre mondiale, son livre “Le mythe de l’Hexagone”, les articles de la revue “Gwenn ha Du”, sont autant d’expressions de cette volonté. De Gaulle plaide pour la résurrection de la langue, comme les celtisants des Iles Britanniques s’efforcent de raviver le gallois ou le gaëlique irlandais. Les efforts de De Gaulle seront dès lors plus linguistiques que politiques. Autre petit fait intéressant à signaler: lorsque le Gallois Michael D. Jones fonde une colonie galloise en Patagonie, De Gaulle soutient le projet mais demande de respecter là-bas l’identité araucarienne: nous voyons là l’émergence d’un thème cher à Jean Raspail, la défense de toutes les racines, et au créateur de bandes dessinées Bilal, qui fait émigrer tout un village breton, hostile à des promoteurs immobiliers sans scrupules, vers la pampa argentine. De Gaulle veut une langue celtique unifiée, d’abord en Bretagne même, puis dans l’ensemble de l’espace celtophone. Sous son impulsion, les études celtiques sont enfin prises au sérieux en milieux académiques. Une véritable renaissance peut commencer, se consolider et être sûre de sa pérennité.

Les trois tendances du mouvement celtique

Trois tendances vont alors se juxtaposer dans le mouvement celtique, toutes nations particulières confondues:

1.     Une tendance littéraire avec l’émergence d’une littérature d’inspiration celtique mais rédigée en français ou en anglais. William Butler Yeats en sera l’exemple le plus connu mais son ésotérisme, assez éthéré, sera critiqué notamment par la revue “Stur” en Bretagne, cet ésotérisme oblitérant toute référence directe au réel concret, tout recours fécond au “vécu” (Mordrel).

2.     Une tendance purement philologique qui se focalisera sur la renaissance des langues et leur emploi dans la vie quotidienne et publique.

3.     Une tendance politique, qui englobera le travail littéraire et le travail philologique mais les doublera de revendications politiques et sociales, articulées dans les parlements et dans la vie politique du Royaume-Uni surtout, dont la dévolution sous Blair, avec l’émergence de parlements autonomes gallois et écossais et les tentatives actuelles de faire aboutir un référendum pour l’indépendance de l’Ecosse sont les dernières manifestations.

Cens décent, “fixity of tenure”, Home Rule

La dimension politique du combat celtique, voire pan-celtique, va s’arc-bouter dans un premier temps sur un problème très important et fort épineux: la question agraire, suite notamment aux famines qui ont frappé l’Irlande. La question agraire n’est pas résolue dans le Royaume-Uni au 19ème siècle, ni en Irlande ni en Ecosse. Au Pays de Galles, elle se greffe sur le problème du “tithe”, soit le paiement d’une dîme au propriétaire terrien (généralement protestant et anglais). Le but des “Panceltes” qui veulent résoudre la question agraire est d’imposer aux latifundistes qu’ils se satisfassent d’un cens décent et qu’il acceptent la “fixity of tenure”, soit le droit des exploitants ruraux à ne pas être chassés de leur lopin. Ce combat sera notamment mené par William O’Brien (1852-1928), dont l’inspiration politico-culturelle était panceltique, mais dont l’action était concrète: il fut, outre un combattant pour le droit des petits paysans irlandais contre les propriétaires absents (les “absentee lords”), un défenseur de l’idée de “Home Rule”. Lloyd George, avant de détenir les plus hautes fonctions dans le Royaume-Uni, était partisan d’une alliance parlementaire entre députés gallois et irlandais (la périphérie contre le centre) et d’un “self-government” gallois, équivalent du Home Rule irlandais réclamé à Dublin. Dans le sillage de ce combat pour la question agraire et pour le Home Rule naît l’association culturelle “Conradh na Gaeilge”, visant la renaissance des langues dans la vie quotidienne: elle militera pour le bilinguisme dans les écoles.

Douglas_Hyde_2.jpgA l’aube du 20ème siècle, les anciennes structures panceltiques sont remplacées par le “Celtic Congress” puis par la “Celtic League”. Ce sont des organisations faîtières qui chapeautent tout le mouvement panceltique. La figure principale, la plus notable, dans le cadre de ces organisations a été le Dr. Douglas Hyde (1860-1949), issu directement du “Conradh na Gaeilge”. Il sera le premier président de l’Irlande indépendante en 1937. Avant cela, il fut le premier professeur d’irlandais moderne (“Modern Irish”) à l’Université de Dublin. Des tiraillements existaient dans le mouvement irlandais avant la première guerre mondiale: fallait-il privilégier le combat linguistique, en visant l’ancrage de l’irlandais moderne dans les réseaux d’enseignement? Ou fallait-il privilégier l’union panceltique? La majorité a privilégié le combat linguistique; le combat panceltique était jugé difficile voire impossible sur le plan purement pragmatique à l’époque: de plus, il se heurtait à des clivages religieux qu’on ne saurait minimiser; les Irlandais étaient majoritairement catholiques et puisaient dans les ressources de leur catholicisme des énergies pour combattre l’Angleterre, tandis que les Ecossais étaient majoritairement presbytériens et les Gallois, méthodistes. Dans ces réseaux, issus du “Conradh na Gaeilge”, s’activait un futur martyr de la cause irlandaise, Padraig Pearse (1879-1916), l’un des seize fusillés suite à l’insurrection des Pâques 1916. Pearse mêlait dans son oeuvre des références au passé païen d’avant la conversion de l’Irlande par Patrick à un catholicisme celtique de l’époque mérovingienne, dont l’idéalisme de Columcille, l’un des sauveteurs de l’héritage antique. Il développait une éthique du sacrifice, à laquelle il a eu le courage de ne pas se soustraire.

Une ambiance révolutionnaire

Le “Celtic Congress” avait des dimensions essentiellement académiques. Il voulait celtiser l’enseignement et a donc axé son combat sur la question scolaire en Irlande. C’est à ce niveau que se rejoignent les dimensions culturelles et politiques parce que ce combat devait se gagner forcément dans les assemblées élues et légiférantes. La propagande anglaise soulignait alors l’“archaïsme” qu’il y avait à parler et écrire des langues celtiques: Pearse et ses compagnons rétorquèrent que les parler devenait de ce fait un acte politique contestataire de l’ordre établi. En 1914, avec l’éclatement de la Grande Guerre, le “Celtic Congress” a dû interrompre ses activités. Elles ne reprendront ni en 1915 ni en 1916. Elles reprennent toutefois en 1917, quand le souvenir cuisant de l’échec de l’insurrection d’avril 1916 se fait encore douloureusemet sentir. Ces activités se font à feu doux. Pearse est mort, d’autres sont encore emprisonnés. L’ambiance est révolutionnaire. Parmi les fusillés de 1916, il y avait le fougueux et très original leader socialiste irlandais, James Connolly, adepte et théoricien d’un marxisme virulent (appelé à résoudre la question agraire et les problèmes ouvriers), mais un marxisme “hibernisé”, avec des références à la mythologie celtique. Peter Berresford Ellis, également auteur d’une histoire du mouvement ouvrier irlandais (1), rappelle quelles ont été les grandes lignes de ce marxisme hibernisé. Il repose principalement sur l’idée d’un “communisme primitif” des tribus celtiques irlandaises, avant la conquête anglaise du 12ème siècle. Friedrich Engels apprendra même des rudiments de la langue celtique d’Irlande pour étudier ces structures tribales communautaires, avant d’ajouter un chapitre (jamais achevé) de son ouvrage essentiel sur les “Origines de la famille, de la propriété privée et de l’Etat”. L’appui de Marx et d’Engels à l’indépendantisme irlandais, comme expression de la lutte des classes et de l’émancipation des ruraux exploités par les latifundistes, ont suscité l’enthousiasme non seulement des pionniers du socialisme irlandais mais aussi des nationalistes, qui seront toujours reconnaissants à l’endroit et de Marx et d’Engels.

 

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James Connolly: alchimie marxiste et nationaliste

De cet enthousiasme du “Dr. Marx” qui prend fait et cause pour l’indépendance de l’Irlande, même face à l’hostilité des socialistes anglais, découle le mixte, étonnant ailleurs en Europe et dans le monde, de nationalisme et de marxisme. Pierre Joannon, dans son “Histoire de l’Irlande et des irlandais” (Perrin, Paris, 2006), nous explique très bien l’alchimie nationaliste et marxiste de la pensée de James Connolly, tout comme, en marquant une distance plus nette, l’historien anglais F. S. L. Lyons (2) nous avait démontré comment nationalisme, catholicisme et socialisme s’étaient combinés en une synthèse originale et difficilement transposable en d’autres contextes. Pour Connolly, le socialisme en place, devenu routinier et opportuniste, ne faisait plus que du “syndicalisme étroit aux objectifs limités” (Joannon, op. cit., p. 345). Le socialisme irlandais devait donc recevoir un apport d’énergie complémentaire que seul le nationalisme pouvait lui procurer, surtout le mixte de catholicisme sacrificiel et de nationalisme celtique mythologisé, chanté par Padraig Pearse (3). Ces réflexions sur le combat social, bien ancré dans le mouvement ouvrier et marxiste de son époque, et sur l’apport indispensable de la religion, de la mythologie et du nationalisme, conduisent Connolly à se joindre aux insurgés de Pâques 1916, à être capturé par les Anglais les armes à la main dans le “Grand Post Office” de Dublin et d’être condamné à mort et exécuté. Peter Berresford Ellis rappelle qu’en pleine guerre, les ouvrirers gallois envisagent de faire grève pour obtenir la grâce de Connolly. Ils volent même des explosifs qui seront expédiés en Irlande. Plus tard, des volontaires gallois et écossais (notamment la “Scottish Brigade” de Jim Reeder) se battront aux côtés des insurgés républicains entre 1919 et 1923.

Les événements qui secouent l’Irlande de 1916 à 1923 éveillent les esprits en Bretagne armoricaine. Les militants bretons sont fascinés par la création du premier Etat celtique moderne. Morvan Marchal est l’un de leurs chefs de file. Il appelle en 1925 les peuples celtiques à créer une organisation faîtière pour défendre leurs droits politiques et culturels, doublé d’un “Comité international pour les minorités nationales”. Forts de cette idée, les Bretons de “Breizh Atao” dépassent très vite les limites du seul “panceltisme”; ils appellent Corses, Flamands et Basques à se joindre à leur combat. Du “panceltisme”, on passe à l’idée d’un fédéralisme européen, celui que véhiculeront, chacun à leur manière et en dehors de tout contexte socialiste et marxiste, des figures comme Olier Mordrel, Marc Augier (dit “Saint-Loup”), Jean Mabire ou Yann-Ber Tillenon. “Breizh Atao” est ainsi la toute première organisation politique à énoncer l’idée d’un parlement européen, ne représentant pas des partis (corrompus) mais des populations réelles, concrètes, inscrites dans l’histoire.

De quelques nationalistes écossais

Le clivage gauche/droite, tel qu’il est manipulé par les idéologies dominantes et leurs médias actuellement, n’est nullement de mise quand on évoque les pages de l’histoire du panceltisme. Ainsi, le nationaliste écossais, le baron Ruraidh Erskine, est un aristocrate de vieille famille mais aussi un marxiste et un socialiste, qui va transmettre au nationalisme écossais, jusqu’à nos jours où il enregistre ses meilleurs succès, une idéologie de gauche. Erskine est en faveur d’une “république socialiste d’Ecosse”, tout comme son compatriote John Mclean (1879-1923), mort des suites des tortures qu’il a endurées après avoir protesté contre “la guerre impérialiste imposée aux Ecossais” en 1914. Dix mille personnes suivent son cercueil jusqu’au cimetière, à Glasgow lors de ses obsèques. Erskine, qui prend le relais de ce martyr, encourage, outre la lutte ouvrière comme Connolly en Irlande avant 1914, des aspects plus traditionnels, plus culturels et littéraires, selon les bonnes habitudes prises en pays celtiques. Lewis Spence (1874-1950) s’intéresse ainsi au druidisme, à l’art magique, aux traditions celtiques en général. Hugh MacDiarmid (1892-1978) lance le mouvement de la “Scottish Renaissance” qui ne se borne pas à ressusciter le gaëlique écossais des franges littorales occidentales de l’Ecosse mais aussi les dialectiques germanisés (influencés par l’anglais et le norvégien) des autres territoires écossais. MacDiarmid est également, comme Erskine, partisan d’une “république radicale-socialiste d’Ecosse”. Il est l’un des fondateurs du SNP (“Scottish National Party”) en 1928, ce qui nous ramène à l’actualité britannique, où, justement, ce SNP a le vent en poupe et s’apprête à demander que se tienne un référendum sur l’indépendance de l’Ecosse. Les avatars du nationalisme écossais nous montrent clairement que les démarches panceltiques sont inséparables des questions sociales et du monde ouvrier traditionnel, teinté de marxisme mais d’un marxisme somme toute bien différent de ce que nous connaissons sur le continent.

L’itinéraire étonnant de Hugh MacDiarmid

Revenons à MacDiarmid: son marxisme, rappelle Peter Berresford Ellis, n’est ni celui d’un Marchais et du PCF ni celui de la RDA ou de l’URSS mais, bien évidemment, celui de Connolly. MacDiarmid a également eu sa (brève) période mussolinienne, ce qui étonnera plus d’un simplet qui gobe aujourd’hui les terribles simplismes des médias actuels. Mais Mussolini était un socialiste vigoureux, aimé de Lénine, et, surtout, apprécié de Jules Destrée chez nous, dont l’énorme statue de bronze se dresse sur une place à Charleroi, sans qu’on ne se rappelle qu’il fut un vibrant mussolinien! L’engouement passager de MacDiarmid pour Mussolini ne l’empêche pas de devenir communiste par la suite pour être exclu plus tard pour “déviationnisme national”. Cette exclusion ne l’empêche pas d’être réintégré, à un moment fort mal choisi, en 1956, immédiatement après l’intervention soviétique en Hongrie.

Exclusion des Bretons et discours de De Valera

La persistance d’une fidélité à Marx —qui avait réclamé l’indépendance de l’Irlande dès les années 60 du 19ème siècle et avait ébauché des plans précis pour concrétiser ce projet— fait qu’après la seconde guerre mondiale, les Bretons sont exclus de l’orbe panceltique, vu l’engagement de nombreux nationalistes dans une formation paramilitaire, la “Bezen Perrot”, mise sur pied et armée par l’occupant allemand, pour venger un prêtre philologue très populaire, le paisible Abbé Perrot, assassiné par des militants communistes pro-français. Le mouvement nationaliste breton, en porte-à-faux idéologique par rapport aux autres nationalismes celtiques des Iles Britanniques, subit la répression française de plein fouet à partir de la fin 1944. Dans les Iles, la situation est calme: l’Irlande est restée neutre et les Ecossais et les Gallois ont combattu dans le camp allié. En 1947 se crée la “Celtic Union”, avec l’appui du Président irlandais Eamon de Valera (1882-1975). Celui-ci adresse un message intéressant à relire à ses amis gallois. Peter Berresford Ellis nous en rappelle la teneur et la clarté: “En étant fidèles à leurs traditions et à leurs langues, même dans des circonstances qui peuvent être jugées très critiques, les Gallois ont prouvé qu’une nation peut préserver son individualité tant que sa langue, qui lui procure l’expression le plus parfaite de sa personnalité, demeure utilisée dans la vie quotidienne. Un lien fort relie le peuple du Pays de Galles à celui d’Irlande, non seulement parce tous deux procèdent de la même matrice celtique, mais aussi parce qu’ils marquent une dévotion aux choses de l’esprit; cette attitude a été prouvée au-delà de tout doute possible par le désir passionné de chacune de ces nations à préserver leur culture. Nos deux nations savent qu’en agissant ainsi, elles sauvegardent quelque chose qui enrichit l’humanité toute entière, et, en particulier, renforce les liens qui unissent les peuples celtiques entre eux”. On retiendra de ce discours la nécessité impérieuse de garder sa langue ou ses traditions dans la vie quotidienne. Aussi que toute politique sérieuse, acceptable, toute politique qui n’est pas inéluctablement vouée à sombrer dans la plus veule des trivialités, doit uniquement envisager les “choses de l’esprit”, comme le voulait aussi un précurseur fascinant du nationalisme irlandais au 19ème siècle, Thomas Davis. La primauté accordée au spirituel par De Valera en 1947 permet effectivement d’enrichir l’humanité entière: les idéologies et les pratiques politiques qui n’accordent pas cette primauté à la culture, à la mémoire, constituent donc, sous-entendu, autant de dangers pour tous les hommes, quelles que soient leurs origines, leur race, leur position sur la carte du globe.

En 1947, les Bretons sont toujours exclus des organisations faîtières panceltiques. Mais les Gallois et les Ecossais finissent par apprendre que la répression française ne frappe pas seulement les volontaires de la “Bezen Perrot”. D’autres Bretons, apolitiques et non collaborateurs, parfois fort hostiles à l’idéologie nationale-socialiste allemande, ont été assassinés par les Français, dont le poète Barz Ar Yeodet, l’historienne Madame de Gerny et les écrivains Louis Stephen et Yves de Cambourg. Ces dérapages, les Gallois ne peuvent les admettre. Ils envoient une délégation en Bretagne et en France qui mènera une enquête minutieuse du 22 avril au 14 mai 1947. Le rapport de cette délégation est accablant pour Paris. Il donne tort à la France sur toute la ligne. Les Gallois déclenchent alors une campagne de presse dans tout le monde anglo-saxon qui conduit notamment à la grâce du militant Geoffroy, condamné à mort. Les Bretons sont aussitôt réhabilités et à nouveau acceptés dans les organisations panceltiques: l’attitude de la France est si inacceptable aux yeux des nationalistes gallois marxisés que la collaboration avec l’Allemagne hitlérienne est considérée sans doute comme un pis-aller, de toutes les façons comme un dérapage inéluctable dans le contexte tragique de l’époque.

Sean MacBride

En 1948, les Unionistes pro-britanniques gagnent les élections en Ulster, créant de la sorte les conditions d’une partition définitive de l’Ile Verte. Cette victoire conduit à l’émergence du “mouvement anti-partition”, dont les objectifs se poursuivent encore de nos jours. De Valera: “Pour nous, c’est une simple question de justice. L’Irlande est une; c’est donc une injustice criante que nous soyons partagés entre deux Etats. La partition est un mal qui doit être rectifié”. Dans la suite de son discours, résumé par Peter Berresford Ellis, De Valera exprimait son espoir de voir les peuples celtiques apprendre davantage les uns des autres parce qu’une nouvelle société, partout dans le monde, ne pouvait se construire que sur base de rapports entre ethnies profondément enracinées et non sur base de rapports entre empires ou Etats multi-nationaux, dominés par une seule nation. Il n’y avait pas de meilleur plaidoyer pour un ethnopluralisme planétaire, l’année même où les blocs se formaient suite au “coup de Prague” et allaient enfermer les peuples jusqu’à la perestroïka dont les retombées n’apporteront pas l’émancipation mais un esclavage nouveau sous l’emprise du néo-libéralisme.

SEAN-MAC-BRIDE0002.jpg Le ministre irlandais des affaires étrangères, Sean MacBride, fils de John MacBride, fusillé en 1916, avait été le chef de l’état-major de l’IRA. Cet avocat, fondateur du “Clann na Poblachta”, petit parti nationaliste radical, deviendra aussi le président d’Amnesty International, puis obtiendra le Prix Nobel de la Paix en 1974 et le Prix Lénine de la Paix en 1977! L’homme était un nationaliste irlandais pan-celte. Interviewé par le journal “Le Peuple breton”, il déclare, rappelle Peter Berresford Ellis: “Ce qui manque au monde, c’est un idéal basé sur un système où la liberté et la dignité humaines sont reconnues parce que la liberté, l’indépendance et l’intégrité des peuples sont protégées... les peuples celtiques peuvent aider (le monde) à propager cet idéal, qui est absent aujourd’hui”.

De 1947 à 1954, l’idéal panceltique est porté, entre autres organisations, par la revue “An Aimsir Cheilteach”, soucieuse de l’avenir des langues sans exclure un souci profond et permanent pour les questions sociales, en bonne logique “connollyste”. Cet engagement social rapproche les militants panceltes du “Labour” britannique. Mais suscite aussi les moqueries acides de la presse anglaise. En France, la répression jacobine, portée par son habituelle bêtise à front de taureau, s’abat sur cette revue, qui est interdite. Car le recours aux “interdits”, en bonne logique orwellienne, est une pratique qui coïncide avec la devise de la “République”: liberté, égalité, fraternité... MacBride, avocat, estime, pour sa part, que c’est une violation des droits de l’homme et engage un procès contre l’Etat français, qu’il gagne bien évidemment. Comique: la patrie des “droits de l’homme”, qui se targue de cette qualité depuis les délires à l’emporte-pièce énoncés par le très médiatisé Bernard-Henri Lévy, a été condamnée pour violation des droits de l’homme, lors d’un procès mené par un ministre irlandais des affaires étrangères, Prix Nobel et Prix Lénine de la Paix et président d’Amnesty International... Un petit épisode à rappeler, un sourire narquois aux lèvres, quand on a devant soi un fort en gueule qui pontifie son pauvre catéchisme “droit-de-l’hommard” à la sauce BHL! L’hydre jacobine cède de mauvaise foi: la revue n’est plus interdite. On fait simplement pression pour qu’elle ne soit pas distribuée. Rien de nouveau sous le soleil!

Première session du “Conseil de l’Europe”

En 1949, se tient la première session du “Conseil de l’Europe”, présidé par Paul-Henri Spaak. Les délégués irlandais déclarent que “l’Europe a sombré dans un marécage” et que “la vision celtique (ethnopluraliste définie par De Valera et MacBride) peut la sauver”. John Legonna (1918-1978) abondait dans ce sens, lors de son discours: “par leur exemple et par l’action de leurs dirigeants, les peuples celtiques pourraient fournir à l’Europe une voie pour retrouver le salut et s’extraire du marais dans lequel s’enfonce progressivement la civilisation européenne. Nous, dans les pays celtiques, disposons de tous les éléments nécessaires pour mener à bien une tâche historique de la sorte. Nous, les Celtes, avons toujours une puissante contribution à offrir à la civilisation humaine”. Les délégués celtiques demandent la création d’une “Union Fédérale des Nationalités Européennes”, pour sauvegarder les droits des minorités ethniques. Ce sera en vain: la Grande-Bretagne bloque la résolution parce qu’elle ne veut pas que les Irlandais d’Eire ouvrent le dossier de la partition, qu’ils jugent inique. La France, elle, refuse la constitution d’une “Court européenne des Droits de l’Homme”! Encore un bon rappel pour les zélotes actuels... Les Irlandais, dépités, haussent les épaules: “encore une manifestation des ‘power politics’”, conclueront-ils.

Une autre figure, également mise en exergue par Peter Berresford Ellis, mérite d’être extraite de l’oubli, celle de la juriste galloise Noëlle Davies, auteur d’ouvrages sur le nationaliste romantique Danois Grundvigt et sur Connolly. Elle suggère, pour les peuples celtiques comme pour les peuples européens, un modèle “pan-nordique”, semblable à l’Union Scandinave. En 1961, la “Celtic League” élit comme Président le Breton Alan Heusaff, un ancien combattant de la “Bezen Perrot”, qui lance la revue “Cairn”, qui paraît toujours actuellement.

Le panceltisme, qui permet de penser le politique en dehors du clivage gauche/droite, tel que nous le subissons dans le prêt-à-penser dominant, ouvre des pistes non encore exploitées:

-          l’anti-impérialisme en des termes euro-centrés, centré sur des identités européennes visibles et concrètes et non sur des identités loitaines difficiles à comprendre, soit un anti-impérialisme qui ne soit pas uniquement à l’usage de peuples du dit “tiers monde”, quoique ces derniers ont évidemment bien le droit d’en développer des formes propres, à leur bon usage; l’impérialisme contemporain pratique la colonisation mentale et la dépendance économique en Europe aussi: ce que bon nombre de tiers-mondistes des années 60 et 70 avaient oublié.

-          Un socialisme réel, non détaché d’une certaine matrice marxiste, qui pourrait renouer aussi avec des filons fédéralistes-proudhoniens, comme l’avaient proposé les auteurs d’un groupe animé à Nice par Alexandre Marc ou certains théoriciens italiens; la solidarité populaire, génératrice de formes politiques socialistes, ne peut être optimale qu’au sein d’identité concrètes; les autres formes de socialismes s’accomodent trop aisément du système; on l’a vu avec le néo-libéralisme, la fausse “troisième voie” du travailliste Blair, le bellicisme de ce dernier, les timidités et les atermoiements des sociaux-démocrates qui fâchaient déjà James Connolly.

-          Un féminisme sainement conçu dans le sillage d’une autre héroïne irlandaise, dont il faudra un jour parler à cette tribune, la Comtesse Markiewicz (1869-1927), où la citoyenne d’une république socialiste, nationaliste et panceltique aurait été un “zoon politikon” au même titre que les mâles.

-          Une piste écologique intéressante, où la préservation de la nature est aussi un impératif dicté par le désir naturel de préserver les paysages exaltés par la poésie traditionnelle et les traditions populaires. Cette piste écologique est inséparable d’un recours au local, même de dimensions réduites, au nom du slogan “Small is beautiful” de Kohr et Schumacher, et surtout respectueuse des “lois de la variété requise”, selon l’idée qu’avait formulée le militant breton devenu citoyen irlandais, Yann Fouéré.

S’engager sur les pistes qu’ouvrent les études serrées du panceltisme ou du socialisme irlandais, comme celles réalisées par Peter Berresford Ellis, permet de s’insinuer profondément dans les dispositifs de nos adversaires, d’utiliser leur propre vocabulaire en lui donnant une épaisseur bien plus substantielle, en le ramenant de force à ses matrices historiques: en effet, la métapolitique d’en face procède par affirmations péremptoires, assénées par la répétition ad nauseam dans les “mainstream medias”, par une méthode Coué qui finit par saoûler. Toutes ses affirmations, aussi tonitruantes que boîteuses, qu’elles se réfèrent à une forme ou une autre de marxisme ou au corpus des “droits de l’homme”, sont posées comme détachées de tout contexte historique. Elles n’ont dès lors aucune consistance car leur donner consistance, en les plongeant dans un empirisme historique, serait les transformer en armes redoutables contre le système planétaire, aliénant et amnésique qui nous oppresse. Le nationalisme et le socialisme identitaires des Irlandais a bien fait fléchir l’Empire britannique au faîte de sa puissance. Le système ne veut pas de consistance car toute consistance est, en fin de compte, un matériau pour l’érection d’un môle de résistance à l’homogénéisation globale, à l’homocratie en marche (Jan Mahnert). Nous voulons redonner de la consistance à nos peuples pour qu’ils s’émancipent, tout comme BHL veut nous arracher à nos racines et à  nos mémoires pour que nous soyons d’éternels moutons de Panurge. Le modèle irlandais est une bonne source d’inspiration pour réapprendreà résister.Une source d’inspiration à laquelle nous allons sans cesse retourner, ainsi qu’à d’autres chantiers similaires. J’espère que le résultat de ce colloque sera de susciter de telles vocations.

Robert Steuckers.

(Forest-Flotzenberg, février 2013; version finale: août 2013).

Notes:

(1)   Peter Berresford Ellis, Historia de la clase obrera irlandesa, Ed. Hiru, Hundarribia (Guipuzcoa), 2013 (traduction espagnole d’un livre aujourd’hui épuisé et intitulé A History of the Irish Workig Class, 1985).

(2)   F. S. L. Lyons, Culture and Anarchy in Ireland 1890-1939, Oxford University Press, 1982.

(3)   F. S. L. Lyons, op. cit.; cf. également: Ruth Dudley Edwards, Patrick Pearse, The Triumph of Failure, Gollancz, London, 1977.

Windows 8 kwetsbaar voor NSA-spionage

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Duitse overheid: Windows 8 kwetsbaar voor NSA-spionage

Cryptoloog en veiligheidsexpert vergelijkt Windows 8 met elektronische enkelband - 'Dit is het einde van de persoonlijke computer en smartphone'

De Duitse overheid waarschuwt dat het nieuwe besturingssysteem van Microsoft, Windows 8, kwetsbaar is voor spionage door de Amerikaanse NSA. Volgens IT-experts is Windows 8 uitgerust met de zogenaamde Trusted Computing technologie, waarmee Microsoft - en daardoor ook de NSA, die tenslotte nauw met de softwaregigant samenwerkt - de controle kan krijgen over zowel de hardware als de software van een PC of laptop. Ook kan gecontroleerd worden of de geïnstalleerde software wel legaal is.

Windows 8 is tot nu toe geen groot succes. Veel computergebruikers ervaren het 'tegeltjesscherm' als onhandig en lelijk, en vinden het ontbreken van de kenmerkende startknop met bijbehorend menu maar niets. Microsoft hoopt dat de aanstaande update naar Windows 8.1 de grootste bezwaren van gebruikers wegneemt.

'Gevaarlijke veiligheidslekken'

IT-experts van de Duitse overheid zeggen nu dat Windows 8 aanzienlijke veiligheidslekken heeft en kenmerken deze zelfs als 'gevaarlijk'. 'Door het verlies van de volle soevereiniteit over de informatietechniek zijn de veiligheidsdoelstellingen 'vertrouwelijkheid' en 'integriteit' niet meer gegarandeerd,' concluderen de experts. Om deze reden noemen ze het gebruik van de 'Trusted-Computing' technologie voor de overheid en gebruikers van kritieke infrastructuur 'onacceptabel'.

'Elektronische enkelband'

Op veel PC's en laptops wordt Windows 8 voorgeïnstalleerd. Volgens cryptoloog en veiligheidsonderzoeker Rüdiger Weis verliezen gebruikers door Windows 8 en een geïntegreerde 'bespieder'chip genaamd Trusted Computing Module (TPM)- met name in de veilige opstartmodus- 'de controle over hun eigen hardware en software.'

'Het doet op onaangename wijze denken aan een elektronische enkelband. Zo kan bijvoorbeeld via internet worden gecontroleerd of er op de PC enkel legale software draait. Dit is het einde van de persoonlijke computer en smartphone. Het klinkt als een droom voor oncontroleerbaar geworden geheime diensten en onderdrukkende staten...'

'Droomchip voor NSA'

Vooral het feit dat de geheime sleutel na afloop van het fabricageproces van de chip wordt ingebracht ligt gevoelig, aangezien het op deze wijze eenvoudig is een kopie van alle sleutels te maken. Hiermee is de TPM een ware 'droomchip' voor de NSA en andere veiligheidsdiensten. Volgens Weis is ook het andere scenario, namelijk dat de TPM niet door de NSA maar door de Chinese overheid misbruikt kan worden, niet bepaald geruststellend.

Ook binnenlands internetverkeer kwetsbaar

Uit nieuwe informatie en gesprekken blijkt dat de NSA zeker 75% van al het internetverkeer in de VS kan afluisteren en registreren. Dit kan ook voor Europa en Nederland van belang zijn, want sommige binnenlandse internetcommunicatie verloopt bijvoorbeeld om financiële redenen via het buitenland - een feit dat ook de Duitse overheid heeft toegegeven. Juist daar kunnen geheime diensten, onafhankelijk van de nationale wetten van het land waar de communicatie plaatsvindt, toeslaan. (1)


Xander

(1) Deutsche Wirtschafts Nachrichten

 

EUROPA Y ESTADOS UNIDOS UNA ENEMISTAD CRECIENTE

Enrique RAVELLO:
 
EUROPA Y ESTADOS UNIDOS UNA ENEMISTAD CRECIENTE
 
Ex: http://enricravello.blogspot.com/
 
 
El escándalo del espionaje de la inteligencia norteamericana a los países europeos considerados como “aliados”, ha sacado a la luz una realidad incómoda para el pensamiento oficial, pero que ya no puede ser ocultada por más tiempo: el conflicto creciente entre los Estados Unidos y Europa occidental.
El fin de la Segunda Guerra Mundial, la situación desoladora en la que quedó Europa y la acción del Plan Marshall, una ayuda económica norteamericana para activar la economía de Europa occidental, en gran parte destruida por sus brutales bombardeos durante el conflicto bélico, pusieron  a los países de nuestro continente bajo el paraguas de Estados Unidos.  Un paraguas que se presentaba como el “protector” de nuestra seguridad y nuestra economía, argumento tan absurdo como era pretender que el comunismo soviético era el “protector” y el garante económico de la otra media Europa que vivía bajo su yugo, rusos incluidos.
 
La caída del Muro, el fin del comunismo y la creación de un espacio económico europeo más amplio –que incluía ahora a toda la Europa central y del este- provoco un progresivo alejamiento entre Europa y los  Estados Unidos, cuyos intereses son cada vez más opuestos hasta llegar a lo antagónico.

Económicamente: la creación de un mercado interior europeo significó que la UE se convirtiera en la primera potencia económica mundial. El euro se convertía en la moneda de pago en las grandes transacciones internacionales de compra de petróleo, lo que fue otro de los motivos de la guerra  de Irak.  Estas circunstancias hicieron que Estados Unidos pasasen a considerar de sumiso aliado al rival económico y comercial más peligroso,  inquietándose por  la fuerza de del euro y su papel de moneda franca internacional. El euro tendrá sus defectos, pero entre sus virtudes está la de ser una moneda capaz de hacer frente a la hegemonía de la divisa americana por encima del yen y del chuan; de ahí que sea lógico pensar en el apoyo de EEUU a cualquier acción en contra de la moneda comunitaria.
 
Demográficamente: Decía Guillaume Faye “Desde hace tiempo la estrategia americana ha sido la de evacuar a los europeos de Asia y África para ocupar su lugar y la de animar la creación de un caledoscopio étnico afro-asiático en Europa (…). La Colonización demográfica de Europa por parte del Tercer Mundo sirve a los intereses económicos americanos”. Esta ha sido la realidad del último medio siglo mientras que los Estados Unidos favorecían la “descolonización” europea del Tercer Mundo para transformarla  en su “neocolonialismo multinacional y financiero”, Washington ha promovido con todos sus resortes la llegada masiva de poblaciones del tercer mundo a Europa con el fin de colapsar nuestras economías y nuestros estados sociales del bienestar.
 
Militarmente: La OTAN fue creada con el pretexto de defender a Europa occidental de un posible ataque del Pacto de Varsovia (la alianza militar del Bloque del Este). Llama la atención que una vez disuelto el Pacto de Varsovia, la OTAN sigua existiendo, lo que nos permite deducir que ése no era su real propósito. Pura lógica.  En realidad se trata pura y simplemente del ejército de ocupación de Estados Unidos, al que obedecen sumisamente los gobiernos europeos atlantistas. Es una cuestión primaria darse cuenta de que mientras Estados Unidos tenga desplegadas sus tripas en Europa, ésta será su colonia militar y por lo tanto política. Hay que recordar a dos político europeos, dignos de tal nombre y con visión continental de futuro, Helmut Kolh y François Mitterrand, ambos coincidieron al frente de sus respectivos estados, fue entonces cuando Francia y Alemania escenificaron su definitiva reconciliación –tan vital para todos los europeos-y cuando se creó el Eurocuerpo, embrión de un futuro ejército europeo, que nadie –después de ellos dos- se ha atrevido a impulsar.
 
Geopolíticamente: En su estrategia de alianzas con el islamismo wahabita de obediencia saudí y qatarí, Estados Unidos ha apoyado y financiado todas las operaciones bélicas del mundo islámico contra Europa y su estabilidad. Así Washington apoyó al integrismo checheno y potenció la creación de un cinturón islamista contra Moscú en la zona del Cáucaso central. Apoya a Marruecos, del que es aliado preferencia en la frontera sur de Europa con sus constantes amenazas hacia las ciudades españolas de Ceuta y Melilla. Y fueron ellos los posibilitaron la creación  de dos Estados musulmanes en los Balcanes: Bosnia y el narco-estado de Kovoso.
 
Del mismo modo es la inteligencia y la diplomacia americana la que  apoya la idea de la integración de Turquía - tradicional aliado de Washington- en la Unión Europea.
Los intereses de Estados Unidos en Oriente Medio y Norte de África en materia energética: gaseoducto Nabucco frente a South Stream, primacía del petróleo saudí  y qatarí sobre el de otros orígenes; y políticos: sumisa defensa a ultranza de los intereses del Estado de Israel, no coinciden con los europeos que deben buscar también en estas cuestiones una sinergia con Rusia y con países petrolíferos ajenos a las monarquías wahabitas del Golfo y abogar por una situación de equilibrio y pacificación que dé una salida estable y justa al conflicto palestino-israelí.
 
Culturalmente: la “americanización” de la cultura europea, es decir la asunción de una cultura mundialista de matriz americano-californiana, es a la vez un proceso de desculturización europea y una ausencia de resistencia por nuestra parte a la defensa de los valores propios. Los pueblos europeos deben apelar a la auto-afirmación cultural, a la recuperación de nuestros rasgos identitarios, y a hacer frente a los que nos vienen impuestos por los medios de comunicación americanoformos y culturalmente alienantes.
En definitiva, Europa está cada vez más lejos de Estados Unidos, mientras que se inician los esfuerzos para sincronizar la Europa occidental, fundamentada en el eje París-Berlín, con la Europa oriental que hoy tiene como capitales Belgrado, y por supuesto Moscú. Esta alianza, que no es sólo estratégica sino que también es de civilización, es el mayor temor de los Estados Unidos, que vería peligrar sus delirios de dominio universal conocido como Nuevo Orden Mundial.  Como dijo Mihail Gorbachov cuando habló de una alianza entre la Europa peninsular y Rusia, se trata de “construir nuestra Casa Común”, desde  Galway a Vladivostok.
 
Enric Ravello
Secretario de relaciones nacionales e internacionales de Plataforma per Catalunya (PxC)

 

dimanche, 25 août 2013

Le rêve arabe de l’Occident est parti en fumée...

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“M.”/” ’t Pallieterke”:

Le rêve arabe de l’Occident est parti en fumée...

L’Occident a fait un rêve: le monde arabe en 2013 allait devenir bon et gentil. En Egypte, Morsi, petit à petit, deviendrait un dirigeant compétent. En Syrie, le méchant Assad tomberait, à la suite de quoi, la bonne opposition aurait formé un gouvernement plus ou moins acceptable. En Libye aussi, un pouvoir relativement stable se serait installé. C’était un beau rêve...

La réalité sur le terrain est nettement moins rose. L’Egypte a attiré la une des médias au cours de ces dernières semaines, alors que la Syrie est toujours aux prises avec une guerre civile qui semble interminable. En Libye, la situation est toujours instable. La question arabe était prioritaire dans l’ordre du jour du récent sommet du G8 en Irlande du Nord. L’Egypte est toutefois le pays qui cause le plus de soucis, d’abord parce que le pays est vaste, fort peuplé et exerce un influence prépondérante dans la région. Alors, question: qui fait quoi?

Réticence américaine

Lors de son installation au poste de ministre des affaires étrangères aux Etats-Unis, John Kerry voulait damer le pion aux Européens, dépasser leurs ambitions. Il voulait même donner un souffle nouveau au processus de paix israélo-palestinien. A peine quelques mois plus tard, cette question israélo-palestinienne est passée à l’arrière-plan. Aujourd’hui, les dirigeants américains, bien que soutenus par le travail de nombreux universitaires, doivent constater que leur vieil allié égyptien est devenu un sérieux facteur de risque. Mais il y a une autre donnée dans le jeu, qui devrait susciter l’attention des Européens. Lorsque John Kerry renonce à rendre visite à quelques pays asiatiques pour se diriger immédiatement vers le Moyen-Orient, c’est un signal clair pour les pays frustrés d’Extrême-Orient. Un des principaux conseillers du “State Department” a relevé le fait récemment. Au moment où certains pays d’Extrême-Orient perçoivent de plus en plus clairement une menace chinoise, l’attention que portent les Américains au Moyen-Orient apparait comme “déplacée”. Toutes les régions du monde n’ont pas la même priorité pour les Etats-Unis. De plus en plus de voix s’y élèvent pour dire qu’il est temps que les Européens s’occupent un peu plus du Moyen-Orient.

C’est un fait: les événements du Moyen-Orient ont un plus grand impact sur la sécurité européenne que sur la sécurité américaine. Ce que l’Europe (du moins quelques pays européens) a fait jusqu’à présent témoigne surtout d’une absence de vision. L’Europe n’a pratiqué qu’une politique à court terme, partiellement dictée par l’émotion du moment. La Libye en est le meilleur exemple. Les Britanniques et les Français y ont déployé leur force aérienne mais l’opération n’a été possible que grâce aux missiles américains. De surcroît, les munitions se sont vite épuisées, si bien que l’on a dû, l’angoisse à la gorge, téléphoner à Washington... Récemment, les Britanniques ont considéré qu’il fallait impérativement entraîner 5000 nouveaux soldats et policiers en Libye. Ces effectifs semblent indispensables pour mater les milices rebelles. En parallèle, on a dû prévoir d’autres initiatives encore pour faire face à cette calamité que constituent les réfugiés libyens ou en provenance de la Libye qui, jadis, étaient retenus sur les côtes de l’Afrique du Nord suite à un compromis conclu avec Khadafi.

Et que faut-il penser des services de sécurité européens quand on constate le nombre de jeunes gars qui partent vers la Syrie... et reviennent tranquillement. Ils ne viennent pas seulement de Bruxelles, Anvers ou Vilvorde. Chaque pays européen a des volontaires sur le théâtre syrien. D’après une enquête récente, il y en aurait plus de 600. Qui plus est, un expert des Nations Unies a déclaré qu’un paradoxe s’ajoutait à cette situation: plus on parlait de ces volontaires, plus cela suscitait des vocations chez bon nombre de jeunes issus de l’immigration arabo-musulmane.

Une alternative européenne?

Un diplomate européen, à l’abri des micros et des caméras, a mis le doigt sur la plaie: “Ce qui s’est passé ces toutes dernières années dans plusieurs pays d’Afrique du Nord et du Moyen-Orient a été interprété de manière beaucoup trop ‘idéologique’. On nous disait que c’était une révolution démocratique, une acceptation des libertés occidentales. On fermait ainsi les yeux face à certains faits”. Par exemple, on voulait “oublier” que s’il y avait des élections libres en Egypte, ce serait les fondamentalistes musulmans qui engrangeraient une bonne part des voix. L’Egypte compte bien davantage d’acteurs que les élites éclairées du Caire auxquelles se réfèrent sans cesse les journalistes occidentaux. Il suffit de prendre en considération la population moyenne, qui compte 40% d’analphabètes: elle ne partage évidemment pas les vues des Cairotes éclairés. Quant à ce que donneraient des élections en Syrie, on n’ose pas trop y penser...

L’Europe veut-elle et peut-elle arranger les bidons? D’aucuns estiment d’ores et déjà que l’attention portée au monde arabe est trop importante. La Lituanie, qui prendra bientôt la présidence de l’UE, a profité de l’occasion qui lui était donnée de s’exprimer pour souligner plutôt le danger que représente la Russie. Le message des Lituaniens était donc clair: il faut davantage s’occuper du danger russe. L’obsession des Français et des Britanniques à prendre parti pour les rebelles syriens est vue avec beaucoup de réserve par la plupart des autres pays européens. Ce bellicisme franco-britannique n’apporte aucune solution, au contraire, il crée de plus en plus d’instabilité. Dans les coulisses du monde des diplomates, on entend dire que, dans l’UE, se juxtaposent des “convictions parallèles”, et rarement une unité de vue, en ce qui concerne les pays d’Afrique du Nord et du Moyen-Orient. Entre ce qu’il faudrait faire et ce qu’il est possible de faire, il y a une césure considérable. Dans le passé, on a souvent pu constater la désunion des Européens en matière de politique extérieure. Cette désunion semble le plus grand obstacle à une présence européenne sérieuse dans ces régions du monde en ébullition.

“M.”/” ’t Pallieterke”, Anvers, 17 juillet 2013.

Una nuova sinergia con la Russia

Eu-Rus. Il protagonismo dei popoli europei e una nuova sinergia con la Russia

Autore:

Ex: http://www.centrostudilaruna.it

Aymeric Chauprade è uno degli autori di geopolitica più importanti della nuova generazione. Animatore della Revue française de géopolitique è anche presidente della Accademia Internazionale di Geopolitica. Chauprade afferma le ragioni del multipolarismo: sostiene che per riequilibrare il sistema di rapporti internazionale sia necessario un nuovo protagonismo dei popoli europei, che solo può avvenire in virtù di una forte intesa con la Russia.

La Russia appunto. La vecchia rappresentazione secondo la quale Mosca esprimeva un potere “asiatico” ed ostile, separato dal nostro vivere occidentale da un limes invalicabile (la cortina di ferro) appare vecchia. Una rappresentazione ossidata e tossica. Archiviata per sempre l’ideologia marxista, la Russia torna ad essere nazione europea, per paesaggio, etnia, lingua, cultura e religione. Ed è naturale che gli spiriti più intuitivi del nostro tempo si prodighino per sostenere la vera, autentica “integrazione” per la quale valga la pena di battersi. L’integrazione tra Est e Ovest dell’Europa; il respiro simultaneo dei “due polmoni dell’Europa”, come li definiva con parola ispirata Giovanni Paolo II.

Il 13 giugno Chauprade ha rivolto un’allocuzione ai deputati della Duma russa. “Signore e signori della Federazione Russa – ha esordito l’autore – è un grande onore essere qui per un patriota francese che come me guarda al popolo russo come a un alleato storico”. Poi Chauprade ha proseguito con affermazioni forti di stampo sovranista: “Il nuovo bipolarismo mette di fronte, in un confronto che si amplificherà, da un lato questo totalitarismo globale, che ha distrutto la famiglia e la nazione, riducendo la persona ad un consumatore schiavo di pulsioni mercantili e sessuali e dall’altro i popoli traditi dalle loro elite, assopiti davanti alla perdita di sovranità e all’immigrazione di massa, ma che di fronte all’attacco contro la famiglia iniziano a risvegliarsi”.

Vladimir_Putin_12015Nel clou dell’intervento l’elogio di Vladimir Putin: “Signore e signori deputati, è con il presidente Putin e tutte le forze vive della Russia, che il vostro paese ha intrapreso una ripresa senza precedenti, militare, geopolitica, economica, energetica e spirituale che ispira ammirazione nei patrioti francesi! I patrioti del mondo intero, gelosi dell’indipendenza dei popoli e delle fondamenta della nostra civiltà, in questo momento hanno gli occhi puntati verso Mosca”.

L’idea che la Russia di Putin rappresenti oggi “il polo” per coloro che si riconoscono nel retaggio e nel futuro della civiltà europea è una impressione condivisa.

Chi scrive, nel suo piccolo, ha concepito l’idea di un progetto denominato Eu-Rus e ne ha cominciato a parlare, alla maniera dei ragazzini … su facebook[1].

La “Eu” di Eu-Rus contiene le stesse lettere della sigla UE (Unione Europea) sia pur in un ordine diverso ed evoca anche la radice greca “eu” che nella lingua di coloro che per primi pensarono l’Eu-r-opa[2] significa bene (come nelle parole composte “eudemonia”, “euritmia”, “euforia”, “eucaristia” e – si spera di no – “eutanasia”).

L’intenzione è quella di realizzare con gli amici che sono interessati un network di intellettuali motivati dall’ideale della integrazione Europa – Russia.

Gli spunti di riflessione e di impegno sono tanti:

1. Affermare l’esigenza di una comunità energetica comune, attraverso la realizzazione dei gasdotti North Stream e South Stream.

2. Battersi affinché in tutto il continente si affermi il programma portato avanti da Putin di socializzazione delle fonti energetiche. Socializzazione versus privatizzazione selvaggia.

3. Auspicare il sorgere di un area di libero scambio comune tra Europa e Russia, di integrazione delle risorse tecnologiche e imprenditoriali. I grandi corridoi orizzontali che in questi anni si stanno costruendo devono essere prolungati fino a Mosca e devono diventare strade a doppia corsia: sulla corsia che va verso Occidente scorrono le risorse energetiche e del sottosuolo, sulla corsia che va verso Oriente scorre il know how che l’Europa Occidentale oggi può mettere a disposizione.

4. Riaffermare i principi della rivoluzione nazional-democratica gaullista: capi di governo eletti direttamente dal popolo, come oggi avviene in Francia e in Russia; con un radicale ridimensionamento di tutti i poteri non-eletti (commissari UE, governi tecnici, ONG …)

5. Rilanciare la politica di coesistenza pacifica con i paesi arabo-islamici secondo la linea perseguita sia pur tra difficoltà e/o incertezza dall’Italia con Mattei, Moro, Craxi, Andreotti.

6. Sviluppare anche l’idea di una graduale integrazione militare delle nazioni europee, una integrazione che coinvolga tutte e due le potenze dotate di arsenale nucleare del continente: la Francia e la Russia.

7. Sostenere un ideale di multipolarismo basato sul principio del Balance of Power per evitare le derive belliciste che inevitabilmente derivano dal predominio mondiale di una “Unica Superpotenza”.

8. Affermare una politica sull’emigrazione corrispondente alle esigenze dei lavoratori e dei disoccupati europei, una politica che non segua gli interessi di coloro che mirano ad abbassare il costo del lavoro con l’immissione continua di nuovi soggetti nel sistema economico, ma che segua le indicazioni del formidabile discorso alla Duma di Vladimir Putin del 4 febbraio 2013.

9. Auspicare l’adozione di una politica per la famiglia corrispondente alle esigenze demografiche dell’Europa.

10. Approfondire il dialogo culturale meditando sulle esperienze spirituali dei grandi pensatori russi: Soloviev, Bulgakov, Dostoevskij, Florensky.

11. Per la stessa ragione contribuire al dialogo ecumenico tra chiesa cattolica romana e chiese ortodosse d’Oriente.

12. Rimeditare in chiave post-moderna il tema della III Roma.

Due sono gli errori da non commettere nello svolgimento di questa impostazione:

1. sviluppare i temi con un taglio “estremista”. La geopolitica autentica confina con la diplomazia e non con l’ideologia. La calma, la moderazione, l’equilibrio sono una sostanza migliore rispetto ai fumi dell’ideologia.

2. sviluppare il progetto con una foga polemica contro altri soggetti internazionali. Qui non si vuole essere anti islamici o antioccidentali o anticinesi. Si vuole semplicemente essere nietzschianamente “buoni europei” e dunque elaborare il tema della fratellanza naturale e storica tra i popoli che sono figli della Grande Madre Europa.

Siamo felici che questo progetto possa partire a bordo della nave pirata di Barbadillo. Ne parleremo nelle prossime settimane con gli amici che condividono, nella piena libertà delle loro equazioni personali, le idee di fondo del progetto.

Note

[1] Vedi la pagina https://www.facebook.com/pages/Eu-Rus/489924397713156

[2] Europa era la splendida fanciulla orientale amata da Zeus (nella radice etimologia, Eu-Op, il riferimento ai grandi occhi splendenti). Il grande dio del cielo per sedurla si trasformò in Toro e condusse la fanciulla dalla sponda orientale a quella occidentale del Mediterraneo, nella terra che avrebbe preso da lei il nome.

Questo articolo è stato tratto, con il gentile consenso dell’Autore, dal sito Barbadillo.

samedi, 24 août 2013

La France n’est pas un État de droit !

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La France n’est pas un État de droit !

Ex: http://www.les4verites.com

xavbeb22.jpgJ’ai publié, voici quelques années, un livre que j’avais rédigé avec des amis juristes. J’avais décidé de l’appeler « Avancer vers l’État de droit ».

J’avais choisi ce titre parce qu’il me semblait important de rappeler un fait flagrant et grave : la France n’était pas, et n’avait jamais été, un État de droit au sens strict du terme, c’est-à-dire un pays où les principes fondamentaux du droit sont considérés comme ayant été mis au jour, posés depuis là comme une garantie intangible, et respectés.

J’y soulignais la confusion du droit avec la loi qui est de mise dans ce pays depuis plus de deux siècles, et qui explique l’extrême instabilité institutionnelle qui prévaut depuis la Révolution française.

J’avais choisi ce titre aussi parce que j’avais à l’époque encore un mince espoir : pouvoir contribuer à ce que le pays avance, malgré tout, vers un fonctionnement d’État de droit. Depuis, j’ai perdu ce mince espoir. Ce, pour une raison simple : la régression s’est poursuivie et atteint aujourd’hui des proportions cataclysmiques.

Non seulement des droits fondamentaux, tels que le respect de la présomption d’innocence sont sans cesse bafoués, sous la forme des contrôles d’identité et des contrôles routiers incessants, mais les coupables dont il est avéré qu’ils sont coupables ne sont pas condamnés, ou très peu. L’idée, essentielle pour la justice, que le châtiment doit être proportionné par rapport au crime commun se trouve perdue : les condamnations à la perpétuité réelle n’existent pour ainsi dire plus, même pour les assassins récidivistes, et qu’une, deux, trois, cinq personnes de plus soient tuées ne change quasiment rien à la peine qui peut se trouver infligée.

Il existe des cas où un assassin jugé pour un premier assassinat et condamné à une lourde peine n’a pas vu sa peine aggravée lors d’un jugement pour un deuxième assassinat – tout simplement parce que la peine infligée lors du premier jugement était déjà la peine maximale.

On doit noter aussi que des milliers de peines de prison prononcées chaque année ne sont pas exécutées, parfois faute de place dans les prisons, parfois aussi parce que des peines de substitution sont proposées qui, souvent, sont l’équivalent d’une absence de peine.

On doit noter enfin que des peines pourront être décidées en fonction de la situation sociale du prévenu, ou du risque de troubles susceptibles de survenir en cas de condamnation : un chrétien appartenant à la classe moyenne sera plus aisément et plus lourdement condamné que, disons, un musulman venant d’un quartier dit « sensible » dont l’incarcération pourrait déboucher sur des émeutes, des incendies, des mises en état de siège de commissariats ou de quartiers entiers.

On doit ajouter que des pans entiers du système judiciaire sont aux mains d’organisations de gauche ou d’extrême gauche pour qui le criminel est avant tout une victime d’une société injuste et, dès lors, non coupable, ou quasiment non coupable par définition.

Nous en sommes à un stade où on doit dire que la France est un État de non-droit, un État qui, à la faillite économique, ajoute une dislocation sociale graduelle et le spectre d’une faillite morale.

Des livres viennent parfois rappeler cette faillite morale. C’était le cas, voici quelques mois, de « France Orange mécanique ».

C’est le cas aujourd’hui de « Quand la justice crée l’insécurité ». Le titre peut sembler excessif : il ne l’est pas. Le système juridique et judiciaire français crée effectivement l’insécurité, alors que son rôle devrait être inverse. Ce faisant, il contribue à la destruction de la liberté, car il n’est pas de liberté possible sans sécurité des biens et des personnes. Nous sommes tous dans une situation de liberté précaire et provisoire. Cela ne semble pas près de s’arranger.

L’auteur du livre, Xavier Bébin, est secrétaire général de l’Institut pour la justice. C’est un homme qui se bat. Je crains que son combat soit désespéré. Je n’en tiens pas moins à lui dire ici mon profond respect.

Xavier Bébin
Quand la justice
crée l’insécurité
Fayard

306 pages – 19 €

vendredi, 23 août 2013

L'affaire Snowden, un révélateur des lignes de force en Europe et dans le monde

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L'affaire Snowden, un révélateur des lignes de force en Europe et dans le monde

par Laurent OZON

Ex: http://www.newsring.fr

Edward Snowden, un ancien technicien de la NSA, a dévoilé en juin dernier l'existence du programme Prism, permettant aux renseignements américains d'espionner les communications en ligne. L'Union Européenne aurait notamment été visée par ces écoutes. Une affaire qui révèle de véritables lignes de force en Europe et dans le monde, selon notre contributeur.

Un homme, après bien d'autres, a révélé que l'Etat profond américain espionne (je ne vois pas de raison de mettre cette affirmation au passé) le monde entier. Cet Etat qui dépense à lui-seul plus de 50% des dépenses militaires de la planète est donc bien placé pour continuer à donner des leçons de morale et de paix à la planète entière, avec le culot qui le caractérise. Cette nouvelle crise n'en est une que parce que l'Allemagne a forcé les autres pays européens et l'UE à réagir à ce nouvel abus de la «puissance du bien».  

L'Allemagne, certes privée des attributs militaires du «hard power», exerce néanmoins partiellement sa puissance grâce à ce qui domine les relations internationales depuis 30/40 ans : l'économie. Son modèle économique (capitalisme rhénan) est la seule alternative au libéralisme financiarisé sous contrôle de la FED. Son retournement lent et progressif vers l'Est est le signe évident qu'il existe encore des élites conscientes en Allemagne car de fait, la puissance (et qui niera que l'Allemagne demeure une puissance?) est à elle seule un motif de s'opposer à la puissance. 

L'affaire Snowden, révélateur du manque d'autonomie des Européens

L'UE est travaillée par des volontés contradictoires. Les trois principales sont : 1-L'Allemagne qui dissimule son retour à la politique mondiale derrière la construction fédérale de l'UE. 2-La France, perdue à elle-même, qui ne sait plus quoi faire de cet outil politique, hormis s'aligner sur une volonté politique plus décisive que la sienne. 3-La sphère anglo-saxonne, liée indéfectiblement aux intérêts de l'Etat américain. Cette dernière cherche à faire capoter la puissance potentielle qu'est l'UE (la crise de l'euro est due à la FED et à la City) au profit, soit d'une Europe faible et divisée, dotée un «euro-croupion» (une monnaie-outil non adossée à une volonté politique), soit au profit de souverainismes-irrédentismes nationaux, parfaitement instrumentalisables et qui ne pèseront rien dans le jeu des puissances à venir s'ils sont divisés. 

Cette affaire Snowden révèle donc les véritables lignes de force dans le monde mais surtout en Europe. La France n'a jamais été plus atlantiste qu'aujourd'hui et les intérêts anglo-saxons sont en passe de finaliser le sabotage du projet européen (comme le général De Gaulle l'avait anticipé). Cette crise «Snowden» est un révélateur efficace du niveau d'autonomie des (im)puissances européennes à l'égard de l'Etat américain. L'Allemagne, contrairement aux affirmations péremptoires de certains «Mickeys souverainistes», a ainsi fait la démonstration qu'elle disposait encore d'une autonomie plus grande que celles des élites françaises. Une Allemagne qui est pourtant fédérale, tout comme la Suisse et la Russie ... Mais c'est une autre histoire.

mercredi, 21 août 2013

NSA Surveillance Through the Prism of Political Repression

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NSA Surveillance Through the Prism of Political Repression

 
Ex: http://www.geopolitica.ru
 
July 28th marks the 35th anniversary of the political assassination of two Puerto Rican independence activists, Carlos Soto Arrivi and Arnaldo Dario Rosado, in the infamous Cerro Maravillai case. This case, which was widely followed among Puerto Ricans, involved an agent provocateur that led the activists to an ambush that resulted in their brutal murder by paramilitary agents within the colonial police force. The event led to two investigations, the second of which revealed a conspiracy to cover up both the assassination plot as well as the destruction and manipulation of evidence carried out by the colonial police and justice department, and well as the federal justice department and FBI. Cerro Maravilla symbolizes for many the most outstanding recent example of repressive measures, from surveillance to political assassination, unleashed by US imperialism against the anticolonial movement in Puerto Rico.

The recent revelations of NSA spying by Edward Snowden have provoked mass outrage across the globe. Much of the consternation comes from what is commonly understood as a violation of privacy. In the official media, Snowden’s actions have been framed as a debate between ‘national security’ and ‘privacy’. However, framing the question in these terms is pure subterfuge. The Puerto Rican experience shows that the true objectives of surveillance programs by intelligence agencies like the NSA, CIA, and FBI having nothing to do with ‘security’ or ‘protection’ but rather political repression. Systematic surveillance can only be understood as an essential part of state repression, the purpose of which is to intimidate those that question the status quo by promoting a culture of fear. One can never be separated from the other.

The systematic surveillance and repression of Puerto Rico’s anticolonial movement is obviously just one example of many. A brief historical sketch of US imperialism’s repressive efforts against anticolonial forces in Puerto Rico must begin with the political intrigues that preceded the 1898 military invasion as well as the martial law that characterized both military and civilian colonial governments in its immediate aftermath. This history goes on to include the surveillance and repressive attacks against the Puerto Rican Nationalist Party and its followers from the 30s through the 50s, which included massacres of unarmed civilians, political assassinations and imprisonments, the harassment and attacks against labor unions and newly emergent socialist organizations of the same period, as well as COINTELPRO operations against resurgent nationalist and socialist political formations during the 60s and 70s.ii Indeed, in 1987 it was revealed that over 130,000 files on individuals and organizations had been accumulated through systematic surveillance on the island. This history is an integral part of the parallel campaigns of systematic state repression unleashed within the United States against groups such as the Black Liberation Movement, the American Indian Movement, the Chicano Liberation Movement, radical labor organizations, progressive students and antiwar activists, as well as communists.iii As such, what constitutes a scandal for the broader public is in fact part of the daily reality for those that fight for freedom and an end to oppression.

Snowden’s revelation that the United States Security Group Command’s Sabana Seca installation, located in the northern coastal municipality of Toa Baja, is part of an international surveillance network, which includes the Fornstat program, comes to no surprise to Puerto Rican anticolonial activists. From Sabana Seca, US naval intelligence monitors and gathers Internet, phone, and other forms of communication. In 1999, Duncan Campbell and Mark Honigsbaum of The Guardian already highlighted the naval intelligence’s “Echelon” operations from Sabana Seca and other locations both in the US and internationally as part of joint US British surveillance programs.iv

What is critical to highlight about US imperialism in Puerto Rico is the continued military character of colonialism on the island. For the benefit of those that may be unaware or who take the position that US militarism characterized only the past history of colonialism in Puerto Rico, a few contemporary examples serve to illustrate the point. Over the past decade and a half, Puerto Ricans have mobilized en masse to oppose a proposed military radar system intended for the Lajas valley in the southwestern part of the island, to end the practice of using the eastern island of Vieques as a bombing range by the US military and its allies (It should be noted that there was also a successful campaign to end the militarization of Culebra island also off the eastern coast of the main island in the 70s), and in more recent times against a system of potentially toxic and environmentally destructive antennas used both by the military and cellular companies that have proliferated across the island. In an article in the current issue of Claridad, the spokesperson for the grassroots Coalition of Communities Against the Proliferation of Antennas, Wilson Torres, sheds light on the US military’s Full Spectrum Dominance program currently being implemented in Puerto Rico. v

Understood in the context of pervasive unemployment, which serves to ensure an ever present pool of recruits used as cannon fodder in US military campaigns throughout the world as well as the structural dependence of large parts of the colonial economy on the Pentagon, this picture constitutes the modified form of US militarism in Puerto Rico in the present context. One may add the militarization of the colonial police force in the ongoing attacks against residents of public housing and other marginalized communities to this reality.

It would not be difficult to draw parallels between much of what is described immediately above and the realities faced by many North Americans. Heavy-handed policing and economically depressed communities dependent upon military or prison industries are a familiar reality for many. Yet the notion that the United States of America is characterized by a repressive state is much more difficult for the average person to accept. The narrative of 9/11 provides the pretext that results in the conflation of national security and state repression in the minds of many.

Notwithstanding, the revelations about the NSA spying program have provoked the condemnation of all except the most recalcitrant sycophants of US imperialism. Yet, it is absolutely necessary to place these programs in the context of the long history of state repression and militarism. Those on the left must push to extend the public discourse beyond questions of personal privacy to a discussion of systematic political repression within increasingly militarized “liberal” democracies. The experiences of anticolonial activists and militant, class-conscious revolutionaries from Puerto Rico lend valuable insights that add to the discussion around the significance of what Snowden’s leaks reveal: systematic surveillance and state repression are two sides of the same coin.

An insightful comment by Marx, writing in the New York Daily Tribune about British imperialism in India during the mid 1800s and often repeated among Puerto Rican comrades, is a useful starting point for the US left:

“The profound hypocrisy and inherent barbarism of bourgeois civilization lies unveiled before our eyes, moving from its home, where it assumes respectable form, to the colonies, where it goes naked.”

mardi, 20 août 2013

Joschka Fischer: écolo payé par les lobbies de l’énergie nucléaire...

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Joschka Fischer: écolo payé par les lobbies de l’énergie nucléaire...

Joseph Fischer, dit “Joschka” Fischer, a été le ministre vert des affaires étrangères de la RFA sous le “règne” du Chancelier socialiste Gerhard Schröder. Aujourd’hui, le voilà qui travaille pour les consortiums de l’énergie nucléaire! Il est effectivement actif comme “lobbyiste” pour Siemens, BMW, l’OMV et RWE. Si on examine bien sa biographie, son itinéraire politique, force est de constater que sa vie est un long cortège de contradictions. Dans ses jeunes années, Fischer était l’un de ces extrémistes de gauche typiquement allemands, convaincu et fanatique. Il a été membre de l’APO (l’“Opposition Extra-Parlementaire”), du groupe radical et militant “Lutte Révolutionnaire” (“Revolutionärer Kampf”) puis des “Cellules Révolutionnaires” (“Revolutionäre Zellen”) et a entretenu des contacts avec des militants de gauche qui ont assassiné le ministre hessois de l’économie Heinz Herbert Karry.

Cet homme qui, jadis, combattait le capitalisme au sein de la gauche radicale la plus dure, cet homme qui bastonnait les policiers hessois, est le même qui, devenu membre du gouvernement fédéral rouge-vert, donna son approbation à l’engagement de troupes allemandes dans des conflits extérieurs, pour la première fois depuis la fin de la seconde guerre mondiale. Il a livré ainsi à l’OTAN des régiments allemands pour qu’ils soient engagés au Kosovo d’abord, en Afghanistan ensuite.

Fischer, l’homme qui, dans son jeune temps, avait ouvert une “Librairie Karl Marx”, prononce désormais des conférences à la tribune de Goldmann-Sachs et à celle de Barclay Capital et se remplit les poches avec l’argent de l’industrie nucléaire.

Les extrémistes de gauche professionnels ne sont donc plus ce qu’ils ont été...

(note parue dans “zur Zeit”, Vienne, n°33-34/2013; http://www.zurzeit.at ). 

lundi, 19 août 2013

Villes et communes allemandes à bout de souffle

“Anton BESENBACHER” (’t Pallieterke):

Villes et communes allemandes à bout de souffle

La ville de Detroit aux Etats-Unis est en faillite. Nous l’avons tous appris. Cette ville, pionnière de l’industrie automobile, ne peut plus payer ses factures. Par le biais de Dexia, cette affaire prend une petite tonalité belge... Passons... En Allemagne, les villes et les communes ne peuvent pas faire faillite. Si une ville ne peut plus payer ses créanciers, le Land intervient. Et si le Land ne peut plus payer les factures, alors le niveau fédéral saute sur la brèche. Et si l’Allemagne toute entière perd crédibilité en matière de crédit, alors les contribuables doivent tout simplement payer des impôts supplémentaires.

L’idée qu’un pouvoir public puisse faire banqueroute est incompatible avec la législation mais aussi avec la vision que l’on a toujours cultivée en Europe de ce que doivent être des pouvoirs publics. Les pensions du personnel communal ne seraient plus payées en cas de faillite d’une commune ou d’une ville. Les fonctionnaires seraient tous jetés à la rue, les hôpitaux et les écoles fermeraient leurs portes et on mettrait un terme à toute une série d’initiatives sociales. De tels scénarios, nous, Européens, ne pouvons pas nous les imaginer!

C’est sans doute une bonne nouvelle. Passons maintenant à la mauvaise nouvelle. Dans le jargon spécialisé, il existe une expression: “moral hazard”. Les sociologues universitaires entendent, par cette expression, le fait que les gens, les institutions, les établissements d’enseignement et les entreprises deviennent très vite imprudents voire totalement irresponsables quand ils pensent que les factures seront toujours payées en fin de compte, même par des tiers. Fortes de cette certitude, les communes et les institutions prennent des risques inconsidérés, engagent des dépenses déraisonnables qu’on ne prendrait pas si on savait que la facture finale serait pour sa propre escarcelle. A cela s’ajoute que les villes et les communes peuvent emprunter à des taux très avantageux, aux tarifs des pouvoirs publics allemands dont elles relèvent. Le niveau fédéral allemand accorde de toutes façons sa garantie. Les villes qui ont de fortes dettes peuvent continuer, sans aucun problème, à s’alimenter sur le marché des capitaux et ne sont pas sanctionnées par des taux d’intérêts plus élevés. Bref, c’est le scénario grec en Allemagne!

Si on examine les administrations locales, on doit bien constater que la Grèce se trouve aussi en Germanie. Des centaines de villes et de communes allemandes sont en fait en état de banqueroute et ne sont pas déclarées telles officiellement pour les riasons que nous venons d’évoquer et parce que les lois permettent  ce tour de passe-passe.

Oberhausen, au Nord-Ouest de la région de la Ruhr, compte plus ou moins 210.000 habitants. Cette ville s’était développée jadis grâce à ses mines de charbon. Offenbach, dans le Land de Hesse, près de Francfort sur le Main, est également baignée par cette rivière du centre du pays et compte, elle, quelque 120.000 habitants. Bremerhaven compte à peu près autant d’habitants et est, comme son nom l’indique, une ville portuaire. Elle se trouve sur la Weser et s’appelait jusqu’en 1947 Wesermünde. Ce sont les trois grandes villes allemandes qui sont financièrement au bout du rouleau aujourd’hui. On le remarque d’ailleurs tout de suite. Les infrastructures comme les piscines publiques sont fermées. Les rues ne sont plus entretenues. Les écoles sont dans des états déplorables. Si le désastre financier qui les frappe prend encore un peu d’ampleur, les pouvoirs publics de plus haut niveau n’interviendront plus. Le fête finit toujours par s’achever.

Ah! Si ces villes allemandes étaient Detroit...

Seuls les bons connaisseurs de l’Allemagne pourront situer Oberhausen, Offenbach et Bremerhaven sur la carte. Berlin, Hambourg et Brème sont toutefois des villes connues bien au-delà des frontières allemandes. Pour les amateurs de nouvelles déprimantes: Detroit, aux Etats-Unis, laisse une dette de 20.500 euro par habitant. Les habitants de Hambourg, eux, ont une dette de 20.800 euro par tête. Pour les Berlinois, c’est mille euro de plus. Brème tient le pompon avec une dette urbaine de 34.200 euro par habitant. Donc Brème respirerait si elle pouvait échanger ses dettes contre celles de Detroit.

Selon la Ligue des contribuables allemands, la situation est bien plus dramatique. Pour ce groupe de pression, qui s’est donné pour tâche de veiller à un bon usage de l’argent du contribuable par les pouvoirs publics, les villes et les communes ne pourraient en réalité reprendre que 44% de leurs dettes dans leurs budgets. Les villes les plus touchées luttent contre des déficits structurels patents. Elles se trouvent surtout dans la région de la Ruhr, où elles s’étaient développées avec brio jadis grâce aux mines et à la sidérurgie, ou dans le Nord où les chantiers navals avaient généré le bien-être général. Ces temps heureux sont passés. Le déclin est vite venu. Les revenus de ces villes ont chuté parce que bon nombre d’habitants sont devenus chômeurs et parce que, de ce fait, les dépenses sociales ont augmenté.

Comme les édilités locales n’aiment pas prendre des mesures impopulaires, elles ont tenté de maintenir à flots le paiement des revenus de substitution, tout en diminuant considérablement —jusqu’au minimum du minimum— les investissements sur le long terme. L’an passé, les villes et les communes ont dépensé 187 milliards d’euro; dans cette somme, seuls 20 milliards étaient consacrés à des investissements, soit 11% de moins encore qu’en 2011. La politique que ces édilités poursuivent est donc de combler les trous à court terme, de façon à accroître encore leurs dimensions sur le long terme.

Les administrations communales se plaignent parce que les citoyens font de plus en plus appel aux pouvoirs publics locaux pour toutes sortes de choses, anciennes et nouvelles. L’Etat doit toujours être prêt à financer ces exigences ou à apporter son soutien. Augmenter les impôts serait fatal pour les édilités communales lors des élections à venir. Emprunter est donc beaucoup plus facile...

Anton BESENBACHER.

(article paru dans “ ’t Pallieterke”, Anvers, 24 juillet 2013).

vendredi, 16 août 2013

Albert II et la fin de la haute finance belge

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Angélique VANDERSTRAETEN:

Albert II et la fin de la haute finance belge

Nous sommes en présence d’un paradoxe: sous le règne d’Albert II, le vieil établissement financier belge s’est effondré, alors que tous les souverains de la famille des Saxe-Cobourg en Belgique avaient été liés à ces cercles et avaient toujours entretenu de bons rapports avec eux!

Lors d’une émission de la VRT, “Ter Zake”, diffusée le jour où Albert II avait annoncé son intention d’abdiquer, Pierre-Alain de Smedt était dans le studio. Ce P.-A. de Smedt est parfaitement bilingue mais ses origines sont francophones et il fut le président de le FEB (“Fédération des Entreprises de Belgique”). Les images en disaient long. De Smedt avait la gorge serrée quand il évoquait le départ d’Albert II; il se remémorait des souvenirs d’antan, lorsque le chef de l’Etat n’était encore que le Prince Albert et participait à toutes sortes de missions économiques et commerciales.

Dans les années 70 et 80, le Prince Albert a noué d’excellents contacts avec le monde des entreprises. Le monde des affaires a été très longtemps un apanage francophone en Belgique. La famille régnante des Saxe-Cobourg était en prise directe avec la haute finance belge, avec Etienne Davignon, Maurice Lippens, la famille Solvay-Janssen-Boël, la famille Delhaize et toute une série de personnalités autour de la “Société Générale”. C’était eux qui portaient l’économie belge à bout de bras.

Les encouragements de la Cour au bon fonctionnemen de la haute finance sont connus. L’événement qui parle le plus à nos imaginations fut la reprise ratée de la “Société Générale” par les Néerlandais d’ABN Amro en 1997. L’établissement économique francophone a tout fait pour bloquer cette reprise, si bien que la “Société Générale” est tombée entre les mains du groupe Fortis de Maurice Lippens. On raconte que c’est Albert II lui-même qui aurait assuré les préparatifs de la reprise par Fortis et aurait téléphoné directement à plusieurs personnes pour empêcher tout contrôle par ABN Amro. Une fois l’affaire conclue, Maurice Lippens a été promu comte. C’est une rareté, dans un tel contexte, mais c’est à coup sûr une récompense pour services rendus.

En 2001, Albert II a soutenu l’initiative visant à sauver une partie des actions de la Sabena et à créer la compagnie aérienne SN Brussels Airlines. On a ainsi rassemblé 180 millions d’euros provenant des banques mais aussi de Solvay, d’Umicore, de l’UCB et de Suez-Tractebel. Ce coup fut vraiment la dernière convulsion de l’ancien régime belge. Depuis lors, le vieil établissement tenu en ultime instance par la haute finance s’est décomposé. En 2005, il a encore une dernière fois tenté de rouler les mécaniques, lorsque Herman de Bode, figure de proue du consultant McKinsey et membre de la boîte-à-penser “De Warande”, plaida pour une Flandre indépendante. Georges Jacobs de l’UCB (“Union Chimique Belge”), dinosaure de l’établissement financier belge, a réagi avec colère. Herman de Bode avait dû faire marche arrière.

Trois ans plus tard, avec l’effondrement de Fortis, la haute finance a reçu le coup de grâce. Pas seulement parce que bon nombre d’actionnaires ont perdu des millions au cours des tribulations de cette banque devenue mégalomane. La fin de Fortis signifiait aussi la fin de l’établissement rassemblé autour du duo Lippens-Davignon. Le réseau de la vieille aristocratie financière, où l’on maintenait tous les Flamands dehors parce qu’on les craignait, s’est désagrégé.

Ce qu’il en reste, ce sont des individus ou de petits groupes, des personnalités fortes de leur capital, certes, mais il n’y a plus, dans le lot, des figures capables de déterminer l’avenir économique de la Belgique. Ces personnalités viennent encore serrer quelques paluches au Palais mais leur toute-puissance a vécu. Le réseau autour de la famille Solvay a certes encore un rôle à jouer à Bruxelles et possède un lien qui l’unit encore à la Wallonie mais, quand on compare cette situation à celle du passé, la gloire s’est bel et bien envolée. Le financier wallon Albert Frère est désormais, depuis quelques années déjà, un investisseur français pur jus, avec ses deux bras droits, Ian Galienne (son beau-fils) et Gérard Lamarche.

Les liens qui liaient jadis ces milieux avec les riches cercles flamands des affaires sont plus ténus aujourd’hui qu’hier. Il existait une passerelle entre ce monde établi et la famille des armateurs flamands (mais francophones), les Saverys, ainsi qu’avec Luc Bertrand du groupe Ackermans & Van Haaren. Or ces derniers ont émis à plusieurs reprises, au cours des mois qui viennent de s’écouler, des avis sur les dysfonctionnements patents de la Belgique. Nicolas Saverys a déclaré, par exemple, qu’il quitterait la Belgique si le PS restait au pouvoir. Luc Bertrand évoquait un “gouvernement marxiste”. Il y a peu de temps, des contacts discrets existaient entre les principaux entrepreneurs flamands et la haute finance francophone: ils avaient pour but de ne pas émettre trop de critiques pour éviter toute déstabilisation supplémentaire de la Belgique. Aujourd’hui chacun fait à sa guise. Les grands entrepreneurs flamands, qui déclarent publiquement qu’ils en ont marre de la Belgique, ne sont plus rappelés à l’ordre.

Au bout des vingt ans de règne d’Albert II, le bilan de la haute finance belge s’avère très négatif. Au cours de ces dernières années, voire de ces dernières décennies, on a dû constater plus d’échecs que de bons résultats: la gestion désastreuse du Congo (via l’Union Minière), le déclin de la “Société Générale” en 1988 et, l’effondrement, vingt ans plus tard, de Fortis, etc. L’histoire retiendra les mésaventures d’une bande de faillis, de perdants, de “losers”.

Angélique VANDERSTRAETEN.

(article paru dans “ ’t Pallieterke”, Anvers, 10 juillet 2013).

 

mercredi, 14 août 2013

Presseschau - August 2013

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Presseschau

August 2013

 

Wieder einmal einige Links. Bei Interesse einfach anklicken...

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AUßENPOLITISCHES
 
Gauck hat kein Verständnis für Snowden
 
Abhörskandal: Friedrich fordert Entschudigung von USA
 
(Abhörskandal)
Deutschland, Verbündeter 3. Klasse
Eine Kolumne von Jakob Augstein
 
US-Spionage in Deutschland: Die lieben Verbündeten
 
(Abhörskandal)
Asylanträge bitte ab jetzt immer so schnell entscheiden
 
Snowden: Wir haben Stuxnet gebaut
 
NSA: Schluß mit dem Gejammer!
 
USA: Auch Briefpost ist nicht mehr geheim
 
Internet-Sicherheitsexperte Felix von Leitner
Der Überwachung entgehen? Das macht richtig viel Arbeit!
 
Snowden ruft Amerikaner zum Widerstand auf
 
Nichts zu verbergen?
 
Putin will das Problem Snowden schnell loswerden
 
NSA-Skandal Prism: Spaziergang ruft Staatsschutz auf den Plan
Neues NSA-Abhörzentrum in Deutschland bestätigt
 
Assange gründet Wikileaks-Partei
 
Staatsverschuldung
Verrechnet!
Es war eine jahrelange ökonomische Gewissheit: Bei mehr als 90 Prozent Staatsverschuldung rutschen Länder in die Armut ab. Das sagte ein berühmter Wissenschaftler, daran hielten sich Politiker in der Euro-Krise. Bis ein Student zu zweifeln begann. Rekonstruktion eines Rechenfehlers
 
„Europa ist auf einer schiefen Ebene“
Deutsche-Bank-Ökonom Mayer: Eurozone ist auf dem Weg zu postsowjetischem Rubelrussland
 
Ex-EZB-Ökonom Jürgen Stark
„Die Krise wird sich im Spätherbst zuspitzen“
 
(älter, aber nicht unwahr)
Nobelpreisträger Joseph Stiglitz
"So naiv kann Obama sein"
In die Fußstapfen seines Vorgängers Bush sei Barack Obama getreten, wirft ihm Ökonomieprofessor und Nobelpreisträger Joseph Stiglitz im Interview mit dem stern vor. Die Banken würden Gewinne privatisieren und Verluste sozialisieren. Stiglitz fordert eine Abkehr vom "Schein-Kapitalismus".
 
„Dann könnte er wieder laufen“
Griechischer Folklore-Sänger pöbelt gegen Schäuble
 
Bankrott erklärt
Detroit liegt am Boden
 
Ruinen in Detroit
Der Zerfall von „Motor City“ in Bildern
 
(Identitärer Kongress in Stockholm)
„Identitär Idé V“: Identität versus Globalisierung
 
Übergriffe aus Brüssel
von Michael Paulwitz
 
Dramatischer Appell auf Lampedusa: Papst fordert mehr Solidarität mit Flüchtlingen
 
USA
Die Trayvon-Martin-Lüge
 
(Zum Fall Trayvon Martin)
Tagesthemen ein seriöses Nachrichtenmagazin?
 
Italien: schwarze Ministerin mit Orang Utan verglichen
 
Zugunglück
Paris: “Jugendliche” plündern Tote und Verletzte
 
USA denken über Angriff auf Syrien nach
 
Rebellen laufen zu Assad über
 
Libyen steht vor dem Zerfall
 
Iran's president signals softer line on web censorship and Islamic dress code
 
Indien: Ordensfrau entführt und vergewaltigt
 
Malaysia
Musliminnen bei Miss-Wahl disqualifiziert
 
Kamerun
Bürgerrechtler Eric Lembembe
Toter Homo-Aktivist: Regierung fordert Strafe
 
Georgien will Stalin-Denkmal wieder aufstellen
 
INNENPOLITISCHES / GESELLSCHAFT / VERGANGENHEITSPOLITIK
 
Steuerlast
Ausgequetscht wie eine Zitrone
 
 (dazu auch…)
Karl Heinz Däke
"Keiner kennt seine tatsächliche Steuerlast"
 
10 Prophezeiungen von MESSIAS für die nächsten 10 Jahre (Nr.2)
 
(Höhnen über deutsche Zahler)
Scheißdeutsche
 
Zwangsabgabe: Ab 1. August steigt das Risiko für Bank-Kunden erheblich
 
Fast 400 Banken zahlen Sparern keine Zinsen mehr
 
Versteckte Risiken: Deutsche Banken sind nicht sicher
 
US-Hedgefonds-Manager erklärt deutsches Gold für verschwunden
 
Ifo-Chef Sinn
„Der Wohlstand einer ganzen Generation ist bedroht“
 
Alternative für Deutschland zur Bundestagswahl zugelassen
 
AfD verkündet Wahlantritt in allen Bundesländern
 
(hier wird bereits aus allen Rohren geschossen)
Nordrhein-Westfalen
AfD fürchtet Unterwanderung durch Neonazis
 
(Hier ebenfalls. Antifa-Experte Alexander Häusler darf lospoltern…)
AfD tritt in allen 16 Ländern zur Bundestagswahl an
 
Alternative für Deutschland - Radikale Schlipsträger ohne Perspektive
 
Soziologe wirft AfD Demokratiefeindlichkeit vor
 
Identitäre Bewegung Fulda “capture the flag”
 
In dubio pro Israel – Werner Sonne über bundesdeutsche Staatsräson
 
Hessens Innenminister sorgt sich um homosexuelle Polizisten
 
Küppersbusch über die Piraten
 
History
Gründungsparteitag der Grünen 1980
 
Abgründe einer Stauffenberg-Diskussion
 
Vertrieben bleibt vertrieben – ein Abgesang
 
Polens Kriegsverluste
 
(unvergleichbar)
Hitler-Vergleich kostet Betriebsrat das Amt
 
Wiesenthal-Zentrum sucht nach letzten Nazi-Verbrechern
 
Wolffsohn wirft Simon-Wiesenthal-Zentrum Wichtigtuerei vor
 
(Beutekunst. Die Russen behalten sie, die Deutschen geben sie zurück.)
Beutekunst im Zweiten Weltkrieg
Familie Schulenburg gibt geraubte Bücher an Russland zurück
(Ein Leserkommentar mit verinnerlichtem Schuldkult: "Die Worte Graf von der Schulenburgs geben ein erfreulich klares Zeichen moralischer Urteilskraft. Auch wenn die Frage der Rückgabe verschleppter deutscher Kulturgegenstände in die Sowjetunion zunächst vergleichbar zu sein scheint, ist die rigorose Einforderung der Rückgabe ganz und gar unangemessen angesichts der deutschen Kriegsschuld und der systematisch durchgeführten Raubzüge des Nazigesindels. Außerdem: Wer den bronzezeitlichen Goldschatz von Eberswalde zum Bestandteil nationaler deutscher Kultur erklärt, weiß offenbar nichts von den historischen Entwicklungen in den letzten 3000 Jahren. Es ist viel angemessener, diese historischen Artefakte in den kulturellen Entwicklungskontext europäischer Kultur zu stellen. Es ist schön, wenn das in deutschen Musseen geschieht, aber die Möglichkeiten der angemessenen Präsentation gibt es auch in Russland. Die Kreise, die so ungehemmt auf die nationale kulturelle Karte setzen, sollten sich schon einmal überlegen, was sie den Ägyptern, den Irakis und anderen Nationen entgegnen wollen, wenn diese Kulturgegenstände wie die Büste der Nofretete, den Pergamonaltar, das Ischtar-Tor, die byzantinischen Kunstwerke aus dem Bode-Museum usw. zurückfordern.")
 
Vermisste Kunstschätze
Nazi-Beutekunst in Pfälzer Burg entdeckt
 
Voerde behält Hindenburgstraße
 
Das deutsche Jahrhundert (I)
 
Thorsten Hinz: “Der Weizsäcker-Komplex”
 
LINKE / KAMPF GEGEN RECHTS / ANTIFASCHISMUS
 
Bundesregierung fordert neue Ermittlungen gegen Sarrazin
 
Staatsanwaltschaft lehnt neues Verfahren gegen Sarrazin ab
 
„Zentrum für Jugend, Identität und Kultur“ in Dresden eröffnet
 
(Zum Dresdner Zentrum)
Antifa und Polizei
 
Die Karbener Welle
Über den Fall der Karbener Projektwerkstatt – ist hier wirklich alles so, wie es scheint?
 
Aufklärung!
Eine Chance für die Projektwerkstatt Karben
 
solid
Linksextremer Jugendverband erhält öffentliche Gelder
 
(Junge Freiheit vs. Deutsche Stimme)
Ineinandergreifende Strategien
Das Duisburger Institut für Sozialforschung seziert den völkischen Nationalismus der Rechtspresse
 
Tochter von NSU-Opfer
Semiya Simsek bekommt Auszeichnung
 
NSU-Untersuchungsausschuß will „interkulturelle Kompetenz“ der Polizei stärken
 
Zschäpe-Anwältin Sturm von linken Anwälten, Türken- und Araberlobby weggemobbt
 
Streit um Straches Facebook-Profil
 
(Linke Antiparlamentarier wappnen sich für den Aufstand)
S.P.O.N. - Im Zweifel links: Am Schmelzpunkt des sozialen Systems
 
Kein Bett in Berlin für David Irving
 
Marburger Marktfrühschoppen: Gericht erlaubt Volksfest
 
Pädophilie-Vorwürfe: Grünen-Gründungsmitglied belastet Cohn-Bendit
 
(Antifa-Posse in Duisburg)
Raus aus der Schule – ran an den Trog
 
Deutsche Friedensgesellschaft verteidigt Brandanschlag auf Bundeswehr
 
(Hier die Vita des Geschäftsführers der DFG-VK, Monty Schädel)
 
(Auch eine Logik)
Innenminister gibt Rechtsextremisten schuld an linker Gewalt
 
Erzieherin mit NPD-Kontakt muß gehen
 
Katholischer Priesterschüler wegen Freiwild-Konzert rausgeworfen
 
SEK stürmt Wohnung wegen Hitler-Bild
 
Freies Netz Süd auch in Regensburg aktiv: Innenminister lässt Nazi-Kameradschaft sprengen
 
(Und die nächste Sommerloch-Aktion…)
Terrornetzwerk
Razzia gegen rechtsextremes "Werwolf-Kommando"
Vorbild NSU? Neonazis sollen ein rechtsextremes Terrornetzwerk gegründet haben. Bei einer europaweiten Großrazzia schlugen Ermittler zu. Der mutmaßliche Kopf ist dem Verfassungsschutz bekannt
 
Polizeischutz für Kölner Oberbürgermeister
 
Linksextreme bekennen sich zu Anschlag auf SPD-Zentrale
 
(wer hätte anderes erwartet?)
Neonazi-Gegner
Prozess gegen Jugendpfarrer nimmt peinliches Ende
Der Jenaer Jugendpfarrer Lothar König soll zu Gewalt gegen Polizisten aufgerufen haben. Nachdem der Prozess geplatzt ist, müssen die Behörden sich vorwerfen lassen, im Verfahren manipuliert zu haben.
 
Österreich
Faymann-Staatsanwältin stellt Verfahren wegen linker Morddrohung ein
 
EINWANDERUNG / MULTIKULTURELLE GESELLSCHAFT
 
(mal wieder die Bertelsmann-Stiftung…)
Bertelsmann-Studie
Deutschland fehlt die Toleranz
Migration hat keinen Einfluss auf den Zusammenhalt einer Gesellschaft - das widerlegt die Studie. Ein wichtiger Faktor ist dagegen die Toleranz. daran fehlt es in Deutschland.
 
(…und noch eine. Diesmal für den europäischen Zentralstaat)
Internationale Studie: Expertenteam sieht enormes Sparpotential für die EU
 
Studie zum Zusammenhalt
Kommentar: Knackpunkt Toleranz
 
SPD für Vielfalt
 
(Begriff "Vielfalt")
Was bleibt, ist Gleichschaltung
 
 (Zeltlager in Berlin)
„Das ist gelebter Multikulturalismus“
 
(Zeltlager in Berlin)
Auf der Suche nach dem guten Leben
 
Polizei ermittelt gegen Asylbewerber vom Oranienplatz
 
Schwäbisch Gmünd
Asylbewerber weisen Vorwurf der Sklaverei zurück
 
Trayvon Martin, Daniel S. und der neue Rassismus
 
Staatsbürgerschaftsrecht
„Nein, ich will kein Deutscher sein“
 
Linkspartei gegen Anwerbung arbeitsloser Südeuropäer
 
Schweiz
Kriminelle profitieren von verschleppter Ausschaffung
 
Norwegen
Familie konvertiert “unter Tränen” zum Islam
 
25.000 fanatische Anhänger Erdogans marschierten in Düsseldorf
 
Offenbach
Attacken auf Redner
Gewalt bei islamkritischer Kundgebung
 
Zahid Khan in Offenbach
Sieben Festnahmen bei Anti-Islam-Kundgebung
 
Streit um Religion?
Schießerei im Wald: Schütze ein Islamkritiker
 
Festnahme am Duisburger Hauptbahnhof
"Scheiß Deutsche" - Mann verletzt Mitreisende in Zug
 
Hamburg-Altona: 150 Anwohner legen sich mit Polizei an
 
Polizeieinsatz in Altona Altstadt: Pfeffer, Knüppel gegen Jugendliche?
 
(Das gleiche Schmierentheater in Offenbach)
Sache für die Staatsanwaltschaft
Kontrolle folgt Protest gegen Polizeigewalt
 
Hagen
Tumult im Gericht nach „Ehrenmord“-Urteil
 
Offenbach
Passantin Opfer eines Überfalls
Belästigt und ausgeraubt
 
Offenbach
Angriff auf Radfahrer
Erst lange gehupt, dann Pfefferattacke gestartet
 
(Bosnier)
Schweiz: "Pink Panther"-Räuber gelingt Flucht aus Gefängnis
 
KULTUR / UMWELT / ZEITGEIST / SONSTIGES
 
Architektur
Wie der Charakter deutscher Ortschaften zerstört wird
In deutschen Dörfern ging der ursprüngliche Charakter im Modernisierungswahn der 60er-Jahre verloren. Die negativen Folgen von Zweckmäßigkeit und Kostendruck sind unübersehbar.
 
Unser Dorf soll hässlich werden (Dieter Wieland, 1975)
 
Uffenheim ist überall
Der Umgang mit einer barocken Vorstadt entsetzt Denkmalschützer - ist aber kein Einzelfall
 
(Kaiser Wilhelm kehrt nach Wuppertal zurück)
Aus Spenden finanziert: Vier Fürsten für die Elberfelder Rathaus-Fassade
(Leserdiskussion beachten)
 
(dazu)
Fürsten am Rathaus: Die SPD hält wenig davon
 
(Auf Druck wurde das Projekt nun gestrichen)
Jung setzt Strich drunter: Kaiser-Denkmal abgesagt
Projekt zur Nachbildung der Fassade des Elberfelder Rathauses wird gestoppt.
 
Wuppertal: Fürsten unerwünscht
 
Berlin
Spenden für Siegfriedbrunnen
Denkmal soll nächstes Jahr saniert werden
 
(Ein Artikel aus dem Jahr 1949 über die SBZ)
Vernichtet, verschleudert, verschludert...
Schlösser und Herrenhäuser unter der Spitzhacke – Das Schicksal der sächsischen Museen und Sammlungen
 
Gotteshäuser
Deutsche Kirchen – entweiht, umgenutzt, abgerissen
Die Gemeinden in Deutschland geben ihre Kirchen auf. Gotteshäuser werden zu Kitas, Fitnesscentern oder Sparkassen. Aber ist der Trend zur Umnutzung wirklich eine Strategie – oder eine Selbstlüge?
 
USA: Eröffnung Katholischer Themenpark
 
Frau Pfarrer glaubt nicht an Gott
Pfarrerin Ella de Groot in Muri-Gümligen steht offen dazu, dass sie mit einem realen Gott nichts anfangen kann. Kein Problem, sagt die Kirche.
 
Evangelische Pfarrerin leugnet Existenz Gottes
 
Fast-Food-Plagiat in Thailand
KFC will Hitler-Restaurant verklagen
 
Thailand
Hitler auf einem Bild mit Comic-Helden wie Superman
Abschiedsgruß in Bangkok: Hitler-Banner für die Graduierten
 
Kampfemanze will Männer kastrieren
 
Abschied vom starken Geschlecht
Invasion der Loser
 
Ende des Patriarchats Der Feminismus hat sich verirrt
Ja, wir leben im Patriarchat. Aber es sind die Männer, die viel mehr und heftiger daran leiden als die Frauen. Ein Aufschrei und drei Forderungen.
 
Just let me be myself – Über Polyamorie und andere Beziehungsmodelle
 
"Girls" startet auf ZDFneo
Zwischen Werkbank-Sex und Buch-Karriere
 
Neues Buch von Manfred Kleine-Hartlage: Die liberale Gesellschaft und ihr Ende
 
Karl Otmar von Aretin zum 90.
Ein Missverständnis mit dem Grafen Stauffenberg
Mehr als das alte Reich: Diesem Historiker sind die Zusammenhänge anschaulich und nicht nur durch Aktenstudium gegenwärtig. Zum 90. Geburtstag Karl Otmar von Aretins.
 
Kulturforscher
"Auf dem besten Wege in die absolute Verblödung"
Der Jugendforscher Bernhard Heinzlmaier beklagt die zunehmende Verdummung der heranwachsenden Generation. Schuld sei ein Bildungssystem, in dem nur nach ökonomischen Aspekten unterrichtet werde.
 
Ökonomismus und Verdummung
 
50.000 Zuschauer mehr
Wie die RTL-II-"News" die "Tagesschau" abhängen
 
Kenneth Minogue zum Überstaat und seinen Sklaven
 
Energiewende von unten: Die Strompiratin
Luise Neumann-Cosel hat eine Genossenschaft gegründet, um das Stromnetz Berlins zu übernehmen - vom Konzern Vattenfall. Dass sie dazu 100 Millionen Euro braucht, stört sie dabei nicht.
 
Marihuana-Anbau in Kalifornien
Blumenkinder, wie die Zeit vergeht!
In Kalifornien gerät der Anbau von Marihuana außer Kontrolle. Wo einst Hippies ein paar Pflanzen kultivierten, zerstören heute Unternehmer mit großen Plantagen ganze Ökosysteme. Die Hippies flüchten vor dem "Grünrausch".
 
Tune in, turn on, boot up
Wie die Gegenkultur der 60er Jahre zum Personal Computer führte - Ein Report aus der Frühgeschichte des Silicon Valley
 
Gutjahr: “Apple hat mehr für Journalismus getan als die Verlage”
Der bekannte Blogger Richard Gutjahr redet im Interview mit Jakob Steinschaden über die Zukunft der Medienwelt.
 
Kontrollraum Internet
Das Ende der Utopie
Die bekanntgewordenen Aktivitäten des «grossen Bruders» jenseits des Atlantiks (und jenseits des Kanals) geben Gelegenheit, an die Befreiungsutopien aus der Frühzeit des Internets zu erinnern – Utopien, deren Gegenteil Wirklichkeit geworden zu sein scheint.
 
The East" im Kino
"Ich erkenne mich selbst nicht mehr"
 
75 Jahre Götz George – Film über den Vater Heinrich George
 
Krieg. Und alle schauen zu
Psyche. Eine Vergewaltigung in New York zeigt, warum wir auf das Szenario einer Total- überwachung so lethargisch reagieren
 
„Große Gesundheit“
 
Politiker wollen Bushido verklagen
 
Bushido: Stress Ohne Grund
Songtext
 
 
 

lundi, 12 août 2013

Zone euro

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Laurent OZON:

Zone euro: En Europe, la gouvernance économique a surtout besoin d'une gouvernance politique

Ex: http://www.newsring.fr/

 

François Hollande a proposé l'instauration d'un gouvernement économique de la zone euro lors de la deuxième conférence de presse de son quinquennat, le 16 mai 2013. Pour Laurent Ozon, le problème de l'euro provient de notre incapacité à lui assigner une direction politique.

L'actuelle crise de l'euro est le résultat d'une opération d'instabilisation menée par le monde financier et le gouvernement profond US pour maintenir le statut du dollar comme monnaie de change internationale. Cet outil monétaire (le dollar) est ce qui permet aux USA de continuer à financer leur domination par une dette contractée sur le monde entier dans une unité de change qui n'a que la valeur du papier sur laquelle elle est imprimée. De fait, le problème de l'euro est celui de notre incapacité à lui assigner une direction politique et cette difficulté provient en premier lieu de la difficulté d'une organisation politique comme l'UE à définir les contours d'une volonté politique claire, tiraillée entre les volontés contradictoires de ses membres, les empiètements des multinationales, les tentatives répétées de sabotage des USA (via ses satellites) etc.

De fait, toute monnaie non adossée à une volonté politique est un outil problématique. Ceci est valable pour toutes les monnaies, qu'elles soient nationales ou européennes. La question fondamentale est donc bien de savoir où peut se constituer une volonté politique capable d'une direction économico-financière souveraine et conforme à ses intérêts. La seconde question qui découle immédiatement de la première est: quels seront ses moyens réels d'action (en matière monétaire et au delà) face à une hégémonie financiaro-militaire de plus en plus agressive.

La nation par son unité héritée de l'histoire, peut apparemment fournir un environnement de pouvoir mieux maîtrisé et donc un potentiel de volonté politique opérationnel plus simple à obtenir qu'une fédération d'États aux intérêts parfois contradictoires comme l'UE. En clair, la France, par exemple, peut imaginer se donner une monnaie et lier les conditions de sa politique monétaire à ses intérêts souverains. La question qui se posera secondairement sera: quel poids aura la France face à cette hégémonie, compte tenu de son niveau d'autonomie vivrière, énergétique, militaire, médiatico-culturelle, économique et financière ? Un poids faible à n'en pas douter. D'autant plus faible que le niveau d'intégration de la France dans l'économie mondiale ne repose pas seulement sur sa monnaie mais sur un dispositif d'imbrication beaucoup plus vaste et infiniment plus profond que ne le croient ceux qui rêvent d'un destin politique retrouvé, l'œil dans le rétroviseur. C'est un partisan du protectionnisme et de la relocalisation qui l'affirme, dans l'état actuel des choses, il faudra des efforts immenses et du temps à une France isolée des grands systèmes monétaires et des sphères d'influence correspondantes, pour pouvoir résister aux pressions du système financier et militaire de la première puissance mondiale, pour ne pas évoquer les autres.

Confrontée probablement dans les vingts années à venir à une crise civile grave, dépendante de ses importations, sans autonomie industrielle (pièces, technologies, etc.) et sans puissance militaire de premier ordre ni ressources capables d'impacter les rapports de forces géopolitiques mondiaux, la France ne profitera de sa liberté monétaire que bien peu de temps. Celui de s'enfoncer dans la guerre et la ruine, sort qu'elle ne pourra in fine conjurer qu'en passant sous contrôle total d'une puissance dont elle pensait s'affranchir.

De fait, je le pense, la France n'a pas les moyens de faire cavalier-seul. Adossée aux centaines de millions d'européens tournée vers la Russie, elle pourrait se donner dans l'UE, les moyens d'une politique monétaire conforme aux intérêts de son économie. Car ce qui peut être fait en France peut être fait en Europe, certes dans un premier temps plus difficilement, mais à la condition préalable d'une vigoureuse refondation des institutions communautaires qui permettrait à une Europe débarrassée du Royaume-Uni et autres satellites US, de retrouver les moyens de son retour à l'histoire dans un monde multipolaire et de défendre ses choix avec plus de poids que celui d'un pays en pré-guerre civile ne disposant pas des moyens de puissance pour maîtriser, isolé, les conséquences de ses coups de mentons monétaires.

En bref, évoquer la question de la sortie de l'euro sans évoquer celui des rapports de forces internationaux et des implications vitales induites relève au mieux de l'amateurisme politique. De ce point de vue, un gouvernement économique de la zone euro pourrait être une solution, si il n'associait pas les habituels porte-avions américains au sein de l'UE et si la France et l'Allemagne s'engageaient à ajouter une dorsale russe à l'axe Carolingien... 

C'est en tous cas le moment, à quelques mois des élections européennes d'ouvrir sérieusement le débat non ?

jeudi, 25 juillet 2013

L'Europe en phase finale d'américanisation

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L'Europe en phase finale d'américanisation

par Jean-Paul Baquiast

Ex: http://zentropaville.tumblr.com

Les évènements se précipitent. Peu d’européens en sont encore conscients. D’autant plus que pour s’en apercevoir il faut un minimum de culture stratégique, afin de déchiffrer des évènements qui autrement paraissent anodins.

Appelons américanisation de l’Europe le fait pour celle-ci d’acquérir le statut non d’un nième Etat de l’Union – ce qui peut conférer quelques droits constitutionnels et civiques - mais d’un Etat complètement subordonné, colonisé pour reprendre un ancien terme, sur le modèle des ex-colonies africaines de la France.

Cette américanisation est en cours depuis la seconde guerre mondiale, sinon la première. Ces guerres ont vu l’Europe, emportée par ses divisions internes, perdre une grande partie des éléments faisant son ancienne puissance. Ceci au profit des Américains. Face à l’URSS d’abord, face aux puissances émergentes d’Asie, principalement la Chine aujourd’hui, l’Amérique a su convaincre les européens qu’ils devaient lui confier leur défense, quitte à lui livrer en échange tout ce qui leur restait de souveraineté.

On peut avec un certain optimisme estimer qu’au cours du dernier demi-siècle et aujourd’hui encore, 100.000 européens au maximum ont toujours voulu refuser ce marché de dupes. Pour eux, l’Europe avait les moyens de se défendre et de se développer sans rien abandonner de ses atouts scientifiques, économiques, militaires. Sous le gaullisme en France, quelques 50.000 Français avaient accepté de tenir le pari. Aujourd’hui encore, ils sont peut-être 50.000 à tenter de résister, provenant de diverses horizons. L’Airbus A350 qui vient de réussir son premier vol à Toulouse est un des derniers descendants de ce rêve héroïque.

Mais ces réfractaires à l’américanisation, en France comme en Europe, se heurtent en Europe, dans chaque Etat comme au sein même de l’Union européenne, à des résistances formidables. Il y a d’abord l’inertie de centaines de millions de citoyens qui pensent que tout ira bien pour eux s’ils suivent les modes de vie et modèles américains, s’ils obéissent aux consignes implicites venues d’outre-atlantique. Mais il y a aussi ceux qui ont mis toutes leurs cartes dans la servilité à l’égard des intérêts américains, afin d’en être grassement récompensés. L’actuel président de la Commission européenne en est un bon exemple.

Comme ceux-là détiennent au sein de l’Union européenne à peu près tous les leviers de commande dont l’Amérique a bien voulu leur confier l’emploi, ils constituent une barrière infranchissable aux tentatives des 100.000 européens évoqués ci-dessus qui voudraient reprendre leur indépendance.

Une accélération brutale de l’américanisation

Tout ceci, diront les lecteurs, n’a rien de nouveau. Or ce n’est plus le cas. La conquête de l’Europe par le Big Brother américain s’accélère brutalement. Divers évènements ont mis en évidence ces derniers mois, sinon ces dernières semaines, trois mécanismes qui se conjuguent pour accélérer de façon exponentielle la domination de l’Amérique sur l’Europe.

Le premier mécanisme est d’ordre sociétal. Il découle de la numérisation continue de l’Europe, au sein notamment de l’Internet, qui en est la partie visible. L’Internet et plus généralement l’informatisation des outils et contenus de création et d’échange en découlant n’auraient que des avantages, y compris pour les Européens, si ceux-ci s’étaient donné des gouvernements et des entreprises capables de faire jeu égal avec la concurrence américaine. Or ce ne fut pas le cas. Non seulement l’informatique et les télécommunications ont été depuis les origines monopolisées par les américains, mais aussi les serveurs et entreprises du Net qui recueillent et mémorisent, dans leurs bases de données, l’ensemble de la production intellectuelle des Européens.

L’exemple le plus visible en est Google. Les Européens, par facilité, profitant de la dimension mondiale que Google a réussi à prendre, lui confient dorénavant le soin de recueillir, transporter, utiliser et vendre les valeurs ajoutées de tout ce qu’ils produisent, sans parler de leurs « données personnelles », c’est-à-dire de tout ce qui représente, non seulement la citoyenneté européenne, mais aussi la civilisation européenne.

Pour capter tout cela, Google et ses homologues américains ont mis en place des centres serveurs informatiques immenses, et développé les milliards d’instructions permettant de naviguer dans les données ainsi mises en mémoire. Ils sont de ce fait seuls à pouvoir réutiliser ce qui mérite de l’être dans les cerveaux européens et les produits de ceux-ci. Ce n’est rien, dira-t-on, nos cerveaux nous restent. Quelle erreur. Laisser Google et ses homologues dominer et progressivement diriger le contenu de nos cortex associatifs, de la partie noble de nos cerveaux, aboutit au pire des esclavage, esclavage soft, mais néanmoins esclavage.

Le deuxième mécanisme confirmant la soumission de l’Europe à l’Amérique est politique. Il était soupçonné depuis longtemps par quelques spécialistes, mais vient d’éclater avec ce que l’on a nommé le scandale PRISM-Snowden. Inutile d’y revenir ici. Non seulement nous acceptons de confier à Google et ses homologues, pour exploitation commerciale, nos données personnelles et le contenu de nos créations intellectuelles, mais nous acceptons de les livrer sans aucune protection aux services secrets américains. Ceux-ci s’en servent, disent-ils, pour lutter contre les supposés ennemis de l’Amérique. Ce faisant, disent-ils aussi, ils nous protègent contre des ennemis intérieurs ou extérieurs, car les ennemis de l’Amérique sont nos ennemis. Que ces ennemis existent ou pas n’est pas la question. La question aurait été de dire à nos amis américains que nous préférons nous protéger nous-mêmes de nos ennemis. Car pour le moment, qui nous protégera de nos amis américains, de leurs intrusions, des mécanismes politiques de surveillance et de contrôle qu’ils ont dorénavant la possibilité de déployer à notre égard. Quis custodes custodiat.

Les services secrets américains disposent pour ce faire, comme l’a révélé le scandale PRISM-Snowden, non seulement du contenu des immenses centres serveurs de la NSA, conçus pour mémoriser tout ce qui circule sur les réseaux numériques, non seulement des milliards de dollars de logiciels développés par des sociétés assermentées pour exploiter ces données, mais aussi de l’ensemble des contenus des serveurs commerciaux tels que Google, précité. La NSA et les autres agences de renseignement ont dorénavant une porte ouverte, un « open bar », une « back door » sur les contenus de ces serveurs. C’est-à-dire, répétons le, sur les contenus de nos cerveaux.

De plus, ces services secrets et, en arrière plan, l’ensemble des moyens militaires du ministère de la Défense américain, ont davantage de possibilités d’intervention que les équipes de Google et de ses homologues. Ils ont de fait sinon de droit, pouvoir de vie et de mort, par destruction physique ou annihilation virtuelle, à l’encontre de tous ceux qu’ils déclarent être des ennemis de l’Amérique, ennemis déclarés ou ennemis potentiels. Ecrivant ceci, je suppose que je dois en faire partie, comme vous qui me lisez, comme tous les Européens qui voudraient devenir indépendants de l’Amérique.

Ajoutons que les équipes du général Keith Alexander, directeur de la NSA et chef du Cyber Command du Pentagone, ne sont pas seules à pouvoir utiliser ces moyens. Elles sont doublées ou remplacées par des milliers de contractuels affrétés par l’US Army auprès de sociétés privées. Ces contractuels, bien qu’assermentés, peuvent se livrer en toute impunité à toutes sortes d’activités personnelles voir criminelles. Certains peuvent même, horresco reférens, trahir leur employeur pour motifs éthiques, au risque de leur vie, Comme Edwards Snowden, dont on est sans nouvelles à ce jour.

Un troisième mécanisme est à considérer, dans la perspective d’un futur proche. Il s’agit d’un élément capital, le cerveau global capable de conscience artificielle. Ceux qui connaissent le développement rapide des neurosciences et de l’intelligence artificielle savent que dans quelques années verront le jour un ou plusieurs cerveaux artificiels répartis sur l’ensemble des réseaux numérisés. Or Ray Kurzweil, qui est le meilleur technicien capable de développer de tels cerveaux, a rejoint comme nul n’en ignore les équipes de Google. Il a sans doute ce faisant la totale bénédiction de la NSA.

Mais, direz-vous, les Européens n’ont-ils pas l’intention d’étudier la mise en place pour leur compte d’ un tel cerveau. Il s’agit du Human Brain Project européen, qui vient de recevoir la promesse d’un financement s’élevant à 1 milliard d’euros. Ce serait naïf de le croire. L’US Big Brother veille depuis le début de cette initiative. Le responsable en chef de ce projet est un Suisse, tout dévoué aux intérêts américains. De plus, IBM, qui avait déjà fourni le super-ordinateur nécessaire aux premiers pas du projet, vient d’ajouter de nouveaux moyens.

Je cite:
IBM Blue Gene/Q memory enhancements (14/06/2013)
The Blue Brain Project (c’est-à-dire le projet suisse/IBM initial, repris dans le projet européen) has acquired a new IBM Blue Gene/Q supercomputer to be installed at CSCS in Lugano, Switzerland. This machine has four times the memory of the supercomputer used by the Blue Brain Project up to now…

Est-il besoin de traduire? Quant à ceux qui ignoreraient qui est IBM, je rappellerai que ce fut dès les origines du Plan calcul français l’adversaire principal contre lequel s’était battu Charles de Gaulle. Après avoir réussi à monter une entreprise européenne (Unidata, avec CII, Siemens, Philips) capable de tenir tête au géant, les promoteurs de celle-ci ont été trahis par un européen, un certain Giscard d’Estaing.

Ce sont d’autres Européens de même calibre, dotés d’une vision stratégique aussi pénétrante, qui se battent aujourd’hui pour que l’Europe s’engage dans les négociations avec les Etats-Unis en vue de réaliser un grand marché transatlantique. On apprend aujourd’hui 15 juin que la décision en ce sens vient d’être prise. Victoire cependant pour la France. Le culturel devrait en principe être exclu. Cela nous laissera toutes latitudes afin de financer des intermittents du spectacle qui distrairont les touristes américains et chinois quand ils nous feront la grâce de dépenser leurs devises en France. Ce sera tout ce qui nous restera à vendre.


Jean-Paul Baquiast (Europe solidaire, 15 juin 2013)

dimanche, 14 juillet 2013

Eu-Rus. Il protagonismo dei popoli europei e una nuova sinergia con la Russia

Eu-Rus. Il protagonismo dei popoli europei e una nuova sinergia con la Russia

da Alfonso Piscitelli
Ex: http://www.barbadillo.it
 

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Aymeric Chauprade è uno degli autori di geopolitica più importanti della nuova generazione. Animatore della Revue française de géopolitique  è anche presidente della Accademia Internazionale di Geopolitica. Chauprade afferma le ragioni del multipolarismo: sostiene che per riequilibrare il sistema di rapporti internazionale sia necessario un nuovo protagonismo dei popoli europei, che solo può avvenire in virtù di  una forte intesa con la Russia.

La Russia appunto. La vecchia rappresentazione secondo la quale Mosca esprimeva un potere “asiatico” ed ostile, separato dal nostro vivere occidentale da un limes invalicabile (la cortina di ferro) appare vecchia. Una rappresentazione ossidata e tossica. Archiviata per sempre l’ideologia marxista, la Russia torna ad essere nazione europea, per paesaggio, etnia, lingua, cultura e religione. Ed è naturale che gli spiriti più intuitivi del nostro tempo si prodighino per sostenere la vera, autentica  “integrazione” per la quale valga la pena di battersi. L’integrazione tra Est e Ovest dell’Europa; il respiro simultaneo dei “due polmoni dell’Europa”, come li definiva con parola ispirata  Giovanni Paolo II.

Il 13 giugno Chauprade  ha rivolto un’allocuzione ai deputati della Duma russa. “Signore e signori della Federazione Russa – ha esordito l’autore – è un grande onore essere qui per un patriota francese che come me guarda al popolo russo come a un alleato storico”. Poi Chauprade ha proseguito  con affermazioni forti di stampo sovranista: “Il nuovo bipolarismo mette di fronte, in un confronto che si amplificherà, da un lato questo totalitarismo globale, che ha distrutto la famiglia e la nazione, riducendo la persona ad un consumatore schiavo di pulsioni mercantili e sessuali e dall’altro i popoli traditi dalle loro elite, assopiti davanti alla perdita di sovranità e all’immigrazione di massa, ma che di fronte all’attacco contro la famiglia iniziano a risvegliarsi”.

Nel clou dell’intervento l’elogio di Vladimir Putin:  “Signore e signori deputati, è con il presidente Putin e tutte le forze vive della Russia, che il vostro paese ha intrapreso una ripresa senza precedenti, militare, geopolitica, economica, energetica e spirituale che ispira ammirazione nei patrioti francesi! I patrioti del mondo intero, gelosi dell’indipendenza dei popoli e delle fondamenta della nostra civiltà, in questo momento hanno gli occhi puntati verso Mosca”.

L’idea che la Russia di Putin rappresenti oggi “il polo” per coloro che si riconoscono nel retaggio e nel futuro della civiltà europea è una impressione condivisa.

Chi scrive, nel suo piccolo, ha concepito l’idea di un progetto denominato Eu-Rus e ne ha cominciato a parlare, alla maniera dei ragazzini … su facebook[1].

La “Eu” di Eu-Rus contiene le stesse lettere  della sigla UE (Unione Europea) sia pur in un ordine diverso ed  evoca anche la radice greca “eu” che nella lingua di coloro che per primi pensarono l’Eu-r-opa[2] significa bene (come nelle parole composte “eudemonia”, “euritmia”, “euforia”, “eucaristia” e – si spera di no –  “eutanasia”).

L’intenzione è quella  di realizzare con gli amici che sono interessati un network di intellettuali motivati dall’ideale della integrazione Europa – Russia.

Gli spunti di riflessione e di impegno sono tanti:

1. Affermare l’esigenza di una comunità energetica  comune, attraverso la realizzazione dei gasdotti North Stream e South Stream.

2. Battersi affinché  in tutto il continente si affermi il  programma portato avanti da Putin  di socializzazione delle  fonti energetiche. Socializzazione versus privatizzazione selvaggia.

3. Auspicare il sorgere  di un area di libero scambio comune tra Europa e Russia,  di integrazione delle  risorse tecnologiche e imprenditoriali. I grandi corridoi orizzontali che in questi anni si stanno costruendo devono essere prolungati fino a Mosca  e devono diventare  strade  a doppia corsia: sulla corsia che va verso Occidente scorrono le  risorse energetiche e del sottosuolo, sulla corsia che va verso Oriente scorre il Know How che l’Europa Occidentale oggi può mettere a disposizione.

4. Riaffermare i principi della rivoluzione nazional-democratica gaullista: capi di  governo eletti direttamente dal popolo, come oggi avviene in Francia e in Russia; con un radicale ridimensionamento di tutti i poteri non-eletti  (commissari UE, governi tecnici, ONG …)

5. Rilanciare la  politica di coesistenza pacifica con i paesi arabo-islamici secondo la linea perseguita sia pur tra difficoltà e/o incertezza dall’Italia con Mattei, Moro, Craxi, Andreotti.

6. Sviluppare anche l’idea di una graduale  integrazione militare delle nazioni europee, una integrazione che coinvolga tutte e due le potenze dotate di arsenale nucleare del continente: la Francia e la Russia.

7. Sostenere un ideale di multipolarismo basato sul principio del Balance of Power per evitare le derive belliciste che inevitabilmente derivano dal predominio mondiale di una “Unica Superpotenza”.

8. Affermare una politica sull’emigrazione corrispondente alle esigenze dei lavoratori e dei disoccupati europei, una politica che non segua gli interessi di coloro che mirano ad abbassare il costo del lavoro con l’immissione continua di nuovi soggetti nel sistema economico, ma che segua le indicazioni del formidabile discorso alla Duma di Vladimir Putin del 4 febbraio 2013.

9. Auspicare l’adozione di una politica per la famiglia corrispondente alle esigenze demografiche dell’Europa.

10. Approfondire il dialogo culturale meditando sulle esperienze spirituali  dei grandi pensatori russi: Soloviev, Bulgakov, Dostoevskij, Florensky.

11. Per la stessa ragione contribuire al dialogo ecumenico tra chiesa cattolica romana e chiese ortodosse d’Oriente.

12. Rimeditare  in chiave post-moderna il tema della III Roma.

Due sono gli errori da non commettere nello svolgimento di questa impostazione:

1. sviluppare i temi con un taglio “estremista”. La geopolitica autentica confina con la diplomazia e non con l’ideologia. La calma, la moderazione, l’equilibrio sono una sostanza migliore rispetto ai fumi dell’ideologia.

2. sviluppare il progetto con una foga polemica contro altri soggetti internazionali. Qui non si vuole essere  anti islamici o antioccidentali o anticinesi. Si vuole semplicemente essere nietzschianamente  “buoni europei” e dunque elaborare il tema della fratellanza naturale e storica tra i popoli che sono figli della Grande Madre Europa.

Siamo felici che questo progetto possa partire a bordo della nave pirata di Barbadillo. Ne parleremo nelle prossime settimane con gli amici che condividono, nella piena libertà delle loro equazioni personali, le idee di fondo del progetto.



[2] Europa era la splendida fanciulla orientale amata da Zeus (nella radice etimologia,Eu-Op, il riferimento ai grandi occhi splendenti). Il grande dio del cielo per sedurla si trasformò in Toro e condusse la fanciulla dalla sponda orientale a quella occidentale del Mediterraneo, nella terra che avrebbe preso da lei il nome

@barbadilloit

A cura di Alfonso Piscitelli

lundi, 08 juillet 2013

La Russie, le fournisseur d’armement idéal pour la Suisse

La Russie, le fournisseur d’armement idéal pour la Suisse

par Albert A. Stahel,

Institut für Strategische Studien, Wädenswil

Ex: http://www.horizons-et-debats.ch

Alors qu’avant 1992 l’Union soviétique possédait encore une excellente industrie de l’armement qui développait et produisait des armes modernes, ce secteur fut laissé à l’abandon sous la présidence de Boris ­Eltsine. L’exportation d’armes russes fut limitée pendant de nombreuses années à des livraisons d’armes provenant des arsenaux de l’armée russe. Toute nouvelle production fut interrompue.


Ce n’est qu’avec l’accession au pouvoir de Vladimir Poutine que le secteur de l’armement a recommencé à être soutenu par l’Etat. Au cours des dernières années, l’industrie de l’armement de la Fédération de Russie a développé et mis en service diverses armes modernes. En font partie la série des systèmes de missiles guidés S-300 contre les avions et des missiles guidés balistiques sol-sol, dont la plus ancienne version S-300PS fut mise mis en service dans les années 1982/83.1 En 1998, la version améliorée S-300VM était à disposition et en 2007 la S-400 Triumph. La S-400 a une portée de 250 kilomètres. Avec ce système des missiles guidés, on prévoit d’intercepter et de détruire à l’aide d’une ogive conventionnelle des armes balistiques à courtes et à moyennes distances (portée de 5500 km). Un développement plus récent est le missile guidé 40N6 d’une portée de 400 km, qui devrait être disponible en 2013. Le S-500 Prometheus, d’une portée de 500 à 600 km, est également en train d’être développé. Cet engin permettra même d’intercepter et de détruire des missiles guidés balistiques intercontinentaux sol-sol (d’une portée de plus de 5500 km, dotés d’une ogive nucléaire). Pour tous ces systèmes de défense, on a également développé les radars de désignation et de poursuite d’objectifs correspondants.


Si ces indications sont exactes – en raison de la tradition de l’industrie d’armement russe dans le développement d’armes anti-aériennes on ne peut pas en douter –, les performances de la S-400 dépassent de loin celles du missile guidé de défense américain Patriot PAC-3. Le PAC-3 possède une portée de 15 à 45 kilomètres contre des cibles aériennes et des cibles balistiques.


Depuis la mise hors service irréfléchie des missiles guidés anti-aériens Bloodhound sous le conseiller fédéral Ogi en 1999, la Suisse n’a plus de système de défense aérienne contre des cibles de ­longues portées. Avec l’acquisition du système de défense S-400, la Suisse serait protégée non seulement contre des avions de combats mais aussi contre des missiles guidés balistiques.


La Russie produit également d’autres équipements militaires, qui pourraient être intéressant pour un petit Etat en raison de leur rapport qualité–prix. Cela comprend notamment la série des avions de combat polyvalents Su-27 de Sukhoï. Depuis le manœuvre spectaculaire du Cobra de Pougatchev à l’Aéroport Paris-Le Bourget en 1989, d’autres types d’avions (chasseurs et chasseurs-bombardiers) ont été développés par Sukhoï sur la base du Su-27. Il s’agit notamment des modèles Su-30, -33, -35, -35S et -37. Mais le Su-27, qui a été mis en service en 1984, jouit – avec sa vitesse maximale de Mach 2.35 et un rayon d’action de 3530 km – toujours d’une excellente réputation au niveau international. Il y a quelques années, les Su-30 de l’armée de l’air indienne se sont avérés supérieurs aux F-15 américains lors d’un exercice de combat aérien.


La Suisse en tant que petit Etat, qui est de plus en plus traité d’Etat-voyou et soumis au chantage par de soi-disant «amis», ainsi que le Conseil fédéral et le Parlement seraient bien avisés à l’avenir de prendre au sérieux l’offre d’armement de la Russie.


Contrairement aux «amis» occidentaux, les dirigeants russes ont toujours traité la Suisse avec respect au cours des dernières années. Compte tenu des siècles de bonnes relations et d’amitiés entre la Suisse et la Russie – mentionnons l’amiral Pierre le Grand, le Genevois F. J. Lefort (1656–1699), le colonel et éducateur du Grand-duc Alexandre, le Vaudois F. C. de Laharpe (1754–1838) et le général et conseiller militaire de divers tsars, le Vaudois Antoine-Henri Jomini (1779–1869) –, ce pays est pour la Suisse le fournisseur d’armes idéal en ces temps difficiles.     •

1    Jana Honkova, Current Developments in Russia’s Ballistic Missile Defense, The Marshall Institute, 2013, p. 10/11.

vendredi, 05 juillet 2013

Achtung! “Freund” hört mit!

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Achtung! “Freund” hört mit!

„Zugeben, man habe mitgemacht oder zumindest das ganze Ausspionieren geduldet, wird kaum einer“   schrieb ich in meinem letzten Beitrag hinsichtlich einer möglichen Zusammenarbeit eines österreichischen Geheimdienstes mit jener berüchtigten NSA. Nun wird bekannt, daß zumindestim Falle der  Bundesrepublik Deutschland,  wahrscheinlich aber auch Österreich, eine solche Mitarbeit zutreffen soll.                                                     

Nach Angaben der britischen Zeitung “The Guardian” haben einige Länder, in hohem Maße aber Deutschland,  regelmäßig aus digitaler Kommunikation gewonnene Daten an die US-Sicherheitsbehörde NSA (National Security Agency) weitergegeben. NSA und andere haben also nicht nur spioniert, sondern auch Material zugesteckt bekommen. Das Blatt beruft sich auf Enthüllungen eines ehemaligen NSA-Mitarbeiters.

Die geheuchelte Empörung der  Politiker wird besonders im Falle Berlins verständlich, wenn man bedenkt, was da für die hochverräterische politische Klasse auf dem Spiel steht. Mehr als ihre Glaubwürdigkeit jedenfalls.                                                                                   

Daß Deutschland ein bevorzugtes Angriffsziel seiner „Freunde“ ist, erklärt zwar dessen ökonomische Stärke und Innovationskraft auf technischem und wissenschaftlichem Gebiet, aber auch dessen für besondere „Freunde“ unergründliche,  immer noch schwer durchschaubare Seele. Man mißtraut den Deutschen, trotz allem.

Das  nun ins Gerede gekommene Überwachungssystem sollte nicht wirklich überraschen, sind doch seit spätestens 2001 ähnliche Systeme (von der EU befürwortete “Echelon” z. B.) in Betrieb und bekannt. Nicht zuletzt wurden angeblich nach dem Kriege in Geheimverträgen den Siegermächten von Bonn Überwachungsrechte zugestanden, die zum Teil heute noch in Kraft sein sollen. Was einer in einem östlichen Überwachungsstaat aufgewachsenen und diesbezüglich eher schweigsamen Kanzlerin nicht wirklich merkwürdig erscheinen muß.

Interessant an der ganzen Sache ist auch, daß Washington nur die englischsprachigen Länder  Großbritannien, Kanada, Australien und Neuseeland zu seinen wirklichen Freunden zu zählen scheint. Deutschland gehört, so liest man, trotz einflußreicher atlantischer Netzwerke und US-Anhänglichkeit führender  Eliten, nicht zum engeren Kreis. Was an der  Wertschätzung des einst großen Vorbildes durch deutsche (auch österreichische) politische “Mitarbeiter”, die durch NSA- und andere Einsichten und Zugeständnisse längst erpressbar geworden sind, wenig ändern wird.                                      

Jacob Augstein schreibt ganz richtig: „Sie (aber wer ist das? Anmerkung von mir) streben die totale Kontrolle an – über jeden einzelnen von uns. Dieses Bestreben macht ausgerechnet das Land, das wie kein anderes auf der Welt für die Freiheit des Einzelnen stand, zu einem totalitären Staat.“ Nur dieses eine Land?                                                            

Man darf  gespannt sein, ob der deutsche Michel (oder der österreichische Herr Karl) daraus etwas lernen kann  bzw. wie sich der Jahrhundertskandal auf die Wahlen im September auswirken wird.

 

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Österreich und Uncle Sam – nicht unbedingt eine „Love Story“

 

Der Datenskandal rund um den US-Geheimdienst NSA  schlug auch in Österreich erhebliche Wellen. Sollten, wie kolportiert, das Heeresnachrichtenamt und möglicherweise auch andere Stellen mit der NSA kooperieren, wäre dies, angesichts der  realen Machtverhältnisse in Nachkriegseuropa, nicht überraschend.                                                 

Daß die Bundesregierung deshalb alarmiert gewesen sei, halte ich daher für wenig wahrscheinlich. Aber der Öffentlichkeit gegenüber mußte man wohl  irgendwie den über die Jahre Ahnungslosen spielen. Zugeben, man habe mitgemacht oder zumindest das ganze Ausspionieren geduldet, wird kaum einer.  

In diesem Sinne wäre der Innenministerin offizielle Anfrage an die US-Botschaft, ob mit dem umstrittenen Spionageprogramm PRISM personenbezogene Daten auch von Österreichern oder österreichischen Firmen verarbeitet wurden, als rein kosmetischer Formalakt zu betrachten.

Ein groteskes Theater immerhin, daß  sich eben vor der Kulisse der  von den Alliierten hergestellten Ordnung nach 1945  und vor dem Hintergrund der  die Außenpolitik der USA bestimmenden Doktrin entsprechend einordnen läßt.  Daß die USA seit Jahrzehnten den nicht immer ganz vornehmen und rücksichtsvollen Hauptakteur in den Beziehungen der beiden Länder geben, läßt sich kaum verheimlichen.                                                               

Die US-Außenpolitik kann  unter dem janusköpfigen Wilson-Motto, „die Interessen der anderen Nationen  sind auch die unseren“  (ähnlich brüderlich formulierte man es auch einmal in Moskau) zusammengefasst werden. Es wurde und wird von Washington weltweit unterschiedlich Druck ausgeübt und gegebenenfalls unter dem Motto „America first!“dem Anlaß gemäß  interveniert. Auch im neutralen  Österreich.

In den 175 Jahren diplomatischer Beziehungen zwischen Wien und Washington  herrschte nicht immer eitel Wonne. Das zeigte sich etwa 2005 als Österreich bei den EU-Beitrittsverhandlungen mit der Türkei nicht gleich begeistert mitmachte. Damals drohte ein hochrangiger Mitarbeiter des US-Außenministeriums in einem Telefonat mit der Botschafterin in Washington: „Wenn Österreich die Türkei quält, wird es einen Preis dafür zahlen.“ Das genügte, und Österreich gab seinen Widerstand auf. 

Ähnlich das Ergebnis in jenem Fall wo es vor wenigen Jahren vorerst noch um die von Washington „gewünschte“ hochoffizielle Übermittlung von bestimmten Daten ging. Hatte doch der US-Kongreß ein Gesetz verabschiedet, wonach Länder die das Visa-Waiver- Programm (Einreise ohne Visa) behalten wollen, mit den USA im Kampf gegen transnationale Verbrechen kooperieren, eben Daten übermitteln müßten.

Die USA wollten demnach aufgrund des Abkommens „über die Vertiefung der                 Zusammenarbeit bei der Verhinderung und Bekämpfung schwerer Straftaten” Zugriff auf DNA-Datenbanken, Fingerabdruckdateien und die Identitäten von Terror-Verdächtigen bekommen. Den haben sie inzwischen, etwa vor einem Jahr, bekommen, konkret von der schwarz-roten Koalitionsmehrheit des österreichischen Parlaments.                                  

Mit dem Abkommen wird den US-Behörden ein Zugriff auf die österreichischen Polizei-Datenbanken ermöglicht. Das österreichische Außenministerium umschrieb dies mit „flankierenden Sicherheitsmaßnahmen“.

Konkret bezieht  sich der Vertrag auf terroristische und schwerwiegende Straftaten, wobei schon eine Strafdrohung von mehr als einem Jahr Freiheitsstrafe maßgeblich sein kann. Neben der Übermittlung von Fingerabdrücken und DNA-Profilen soll auch in Einzelfällen die Weitergabe von Daten über politische Einstellung, sexuelle Orientierung, Religionszugehörigkeit und Mitgliedschaften in Gewerkschaften möglich sein.               

Zuvor hieß es, sollte das Abkommen im österreichischen Nationalrat nicht beschlossen werden, drohe die  Wiedereinführung der Visapflicht für Österreicher. US-Botschafter William Eacho hatte  diesbezüglich “Druck aus Washington” eingeräumt. Dieser sei aber nicht “übermäßig” gewesen, sagte derselbe Diplomat in einem Interview mit der  Zeitung „Die Presse“. Erpressung sei das keine gewesen, so das österreichische Außenministerium. Wer kommt auch bloß auf so eine Idee?

Leider stehen die Fakten immer wiederkehrender diplomatischer oder politischer Interventionen – sei es in Asylfragen oder  solchen ökonomischer Wichtigkeit – in krassem Gegensatz zu dem beschönigendem (oder naivem?) Bild, das 1946, also ein Jahr nach Ende des Zweiten Weltkrieges, der damalige österreichische Außenminister Dr. Karl Gruber (1)  in einem Vortrag vor der Österreichisch-Amerikanischen Gesellschaft (2) in Wien zeichnete, und dem viele Österreicher noch immer anhängen.                                             

Demnach gehe es US-Amerika nur um die Sicherung des Friedens und  um die Offenhaltung des Handels für alle Mächte, d.h. Beseitigung der Handelsschranken.  Man habe, so Gruber, in Österreich sonst keine Interessen. Wie schön.

Mit 1945 begann eine neue Phase der  Beziehungen                                            

Willige Eliten in Politik und Gesellschaft hatten ab 1945 für eine Heranführung und enge  Bindung an  die allgütige Siegermacht Sorge zu tragen hatten. Wie in  der späteren Bundesrepublik Deutschland, aber weniger ausgeprägt vielleicht,  galt nach 1945 auch für Österreich, was der US-Autor und Soziologe James Petras so charakterisiert:                        „Die Ausbildung kollaborierender Herrscher oder Klassen entsteht aus diversen kurz- und langfristigen politischen Maßnahmen, angefangen bei direkten, militärischen, den Wahlkampf betreffenden und außerparlamentarischen Aktivitäten bis hin zu mittel- bis langfristigen Rekrutierungen, Training und Ausrichtung von vielversprechenden, jungen Führern über Propaganda und Erziehungsprogramme, kulturell-finanzielle Anreize, Versprechen von politischer und wirtschaftlicher Unterstützung bei der Übernahme politischer Ämter und über erhebliche verdeckte finanzielle Unterstützung.“ (3)

Zwar sind in Österreich nicht in dem Ausmaße  wie in der  so benannten Bundesrepublik dieselben starken transatlantischen Netzwerke  entstanden, aber eine Teil der österreichischen Elite wurde doch in solche eingebunden. Dadurch wurde  die  massive US-Einflußnahme auf Politik, Wirtschaft und Kultur, besonders auf die Medien.(Amerikanisierung  bzw. Westernisierung) durch auch heute noch vorhandene US-nahe Seilschaften ermöglicht.. Ihren Beitrag dazu leisteten auch die Fulbright-Stipendienprogramme, an denen seit 1951 tausende Österreicher teilnehmen durften.   

Daß die nach einem US-Senator benannte Fulbright-Kommission stark vom CIA unterwandert war  und wahrscheinlich noch ist, kam erst 1966 an das Tageslicht. Sie ist heute noch auch in Österreich präsent und tätig (Ehrenvorsitzende: Wissenschaftsminister  Töchterle und US-Botschafter Eacho).                                                   

Der erwähnte Petras ganz allgemein zu solchen und ähnlichen Kooperationen: „Die Geschichte hat gezeigt, dass die geringsten Kosten bei der Aufrechterhaltung von langfristiger, umfassend angelegter imperialer Herrschaft („Imperial Domination“) durch die Förderung von lokalen Kollaborateuren entstehen, egal ob in der Form von politischen, wirtschaftlichen und/oder militärischen Führern, welche von den Klientel-Regimes aus operieren.“

Ganz im Banne der  wirtschaftlichen Nöten war die Öffentlichkeit weniger daran interessiert, was hinter den Kulissen geschah, sondern mehr daran, was auf den Teller kam. Große Beliebtheit in der auf Lebensmittel-Hilfslieferungen angewiesenen österreichischen Bevölkerung erfuhren daher die von 22 US-Hilfsgesellschaften versandten „CARE“-Pakete (4).  Die erste Lieferung traf im Juli 1946 in Wien ein, insgesamt kamen rund eine Million Pakete  zur Verteilung. (Anmerkung: Wie  sonst auch muß hier zwischen von aufrichtiger Anteilnahme getragener  Hilfsbereitschaft vieler US-Amerikaner und  offizieller politisch-strategisch motivierter  Hilfe der US-Regierung unterschieden werden.)                                                                                                                      

Sehr vertrauensbildend und förderlich war  wohl auch der  bis heute hochgelobte und politisch gut vermarktete „uneigennützige“ ;Marshallplan.  Auf einer übergeordneten Ebene  hat er sogar die  (west)europäische Integration vorangetrieben, andererseits aber die Blockbildung ermöglicht. So wie er konzipiert war,  konnte ihn die UdSSR nur ablehnen.

 

Im Rahmen des Marshallplans lag das Hauptaugenmerk auf dem Wiederaufbau der österreichischen Wirtschaft. Österreich mußte, auch im Sinne der beginnenden Blockbildung, hochgepäppelt und leistungsstark gemacht werden. Erst kamen Lebensmittel und Brennstoffe, dann Maschinen und Traktoren, und schließlich wurde Geld, u. a. für die Grundstoffindustrie, für die Energieversorgung und den Fremdenverkehr, zur Verfügung gestellt.                                                                           

Gleichzeitig wurde Österreich durch Einbindung in das Europäische Wiederaufbauprogramm (ERP) sowie in die Organisation für Europäische Wirtschaftliche Zusammenarbeit (OEEC) und in die Organisation für wirtschaftliche Zusammenarbeit und Entwicklung (OECD) wirtschaftlich in das westliche System integriert. Bis 1962 stand die Verwaltung der aus Marshallplan und ERP-Mitteln  entstandenen Fonds unter Kontrolle der US-Amerikaner.                                                              

Auf halbstaatlicher Ebene sorgte die Wirtschaftssektion der Österreichisch-Amerikanischen Gesellschaft für eine Intensivierung der Wirtschaftsbeziehungen zwischen den USA und Österreich. Bei der Gremial-Haupttagung des „Gremium der jüdischen Kaufleute, des Gewerbes und der Industrie“, (1946!) kündigte der Generalsekretär der Österreichisch-Amerikanischen Gesellschaft“ auch die Gründung einer Österreichisch-Amerikanischen Handelskammer an.  Schließlich bekundete die Gesellschaft auch Interesse  an einem Beitritt Österreichs zu dem  1944 erfolgten Abkommen von Bretton Woods,  das in der Folge zu Internationalem Währungsfonds und Weltbank führen sollte.                                                                                                                                               

Neben der Österreichisch-Amerikanischen Gesellschaft war  es besonders dem „Österreichisch-Amerikanischen Klub“, dem Persönlichkeiten des öffentlichen Lebens und der Besatzungsmacht angehörten,  ein Anliegen, den Meinungsaustausch zwischen Österreichern und Amerikanern anzuregen. Unter anderem wurden von diesem auch Englisch-Kurse angeboten. Eine Anglizismen-Welle wie heute gab es damals allerdings noch nicht.                                                   

„Reeducation“ – der Schlüssel zum Erfolg

Eine immer stärker werdende Aufmerksamkeit schenkten die US-Besatzer natürlich dem Kulturleben und dem Erziehungswesen, was allgemein unter dem Titel „Reeducation“ Eingang in das Bewußtsein vieler  Österreicher gefunden hat.  Die von  langer Hand geplante  Umerziehung auch der Österreicher hatte vor allem die Durchdringung des Bildungswesens mit US-amerikanischen  Vorstellungen  bzw. Inhalten vor Augen. Denken und Leben der Österreicher sollten ganz im Sinne des „american way of  life“ und auf der Basis eines neuen prowestlich geprägten Geschichtsbildes  ausgerichtet werden.                                                                                                                                           

Wie in Westdeutschland  ging man dabei äußerst raffiniert vor, so daß die Besiegten am Ende diese Änderung auch dort wo sie zu ihrem Nachteil ausfiel, als eine freiwillig angenommene empfanden.  Wie später auch noch: die Verhöhnung tradierter Werte,  die Verächtlichmachung von „typisch deutschen“ Einstellungen und  Gewohnheiten, vor allem auch solche des Konsums und der  Freizeitgestaltung. sofern sie den Erwartungen des „Big Business“ oder  den Vorlieben experimentierfreudiger  Ideologen im Wege standen.

Der selbstgewählte Anschluß, dieses Mal nicht an Deutschland, sondern an die US-amerikanische Business- und Konsum-Welt und den dafür geeigneten US-Lebensstil war  also auch ein wesentliches Ziel des Umerziehungsprogramms, was mit dem Austausch der Eliten, der Rückkehr von deutschsprachigen Kulturschaffenden aus der Emigration  und dem Einsatz moderner  Kommunikationsmittel und Werbemethoden umso leichter voranging.                                                                                                                                   

Der Übernahme US-amerikanischer Kulturmuster  folgte  jene Selbstverständlichkeit des Imports und Kaufs amerikanischer Produkte auf dem Fuß,  so daß, z. B., von den im Jahre 2011 gezeigten Filmen in Österreich bereits 80 Prozent US-amerikanischer Herkunft waren (5). Auch heute noch dominieren im öffentlich-rechtlichen Fernsehen US-amerikanische oder diesen nahe verwandte Produktionen.

Als “Zwingburgen” des US-Kulturimperialismus fungierten nach dem Kriege an erster Stelle die „US-Information Centers“ (USIC), die später in Amerika-Häuser  umbenannt wurden. Deren oberster Chef, Shepard Stone, legte Austauschprogramme auf, gründete im Auftrag der  CIA über die Ford-Stiftung den Kongress für Kulturelle Freiheit  (7) und trieb damit, wie in Deutschland, den Kampf um kulturelle Hegemonie auch in Österreich voran.   

                                                                                                                                           Den Amerika-Häusern ging es darum, den Österreichern die US-amerikanische Kultur  und deren „demokratische Ideale“ nahezubringen. Dies geschah in Form von Vorträgen, Konzerten, Ausstellungen, Filmen usw.; ebenso dienten  sie als Leihbibliotheken und Leseräume.                                                                                                                             

Insgesamt wurden im Rahmen der „Psychologischen Offensive“ zwölf Amerika-Häuser (6)  in Österreich errichtet, davon nur mehr jenes in Wien in Betrieb ist. Insgesamt waren diese Amerika-Häuser ab 1947 auch dazu da, an der kulturellen Front den Kalten Krieg zu gewinnen. Heute wird das alles unter dem Begriff der „Cultural Diplomacy“   zusammengefasst. Die Funktion des Amerika-Hauses  ist, wenn auch eingeschränkt, da Mission im Wesentlichen erfüllt, wohl die gleiche geblieben.

Bis 1955 standen der US-Besatzungsmacht im kulturellen Aufmarschgebiet  noch weitere Organisationen und Instrumente zur Verfügung: Der Rundfunksender Rot-Weiß-Rot sollte die Österreicher „zu einem gut unterrichteten Volk machen“ (Gen.Maj. W.Robertson) und als Gegenpol zur sowjetisch kontrollierten Radio Verkehrs AG (RAVAG) dienen. So wurden Schriftsteller wie u. a. Ingeborg Bachmann, Milo Dor, Jörg Mauthe und Hans Weigel gefördert.                                                                                                                                     

Der  erstmals  im August 1947  im Stil eines Boulvardblattes erscheinende Wiener Kurier war eine Gründung der US-Besatzungsmacht und diente vor  allem dazu, die US-amerikanischen Propagandabotschaften zu transportieren. Sein erster Chefredakteur war der Presseoffizier Colonel Albert W. Reid,  Einer seiner Nachfolger, der Emigrant Hendrik J. Burus vom „Office of War Information“, gestaltete den Kurier im US-Stil und setzte sich für die „Reeducation“ ein , wobei Berichte über den „american way of life“ diese unterstützen sollte. Aber  der Kurier diente auch als  Abwehrriegel  gegen die Sowjetpropaganda.                                                                                                                        

Die Zeitschrift das  Forum (finanziert von dem von der CIA gegründeten und beeinflußten  Kongreß für kulturelle Freiheit) war ein “Kind” des  1952 aus der Emigration zurückgekehrten Schriftstellers Friedrich Torberg und richtete sich an das linksliberale intellektuelle Publikum. Torberg, dem später eine besondere Beziehung zu Kreiskys Frau nachgesagt wurde, sorgte sogar dafür, daß Brecht lange Zeit am Burgtheater nicht aufgeführt werden konnte.                                                                                                        

Als Antwort auf das sowjetische Informationszentrum wurde schließlich 1950  im Rahmen der „Psychologischen Offensive“ das Kosmos-Theater  gegründet. Dessen Direktor wurde der ehemalige Emigrant Ernst Haeussermann, der als Radio- und Filmoffizier für die „Information Services Branch (ISB)  tätig war. So genannte „Highlights“ des US-amerikanischen Kulturschaffens standen dabei auf dem Programm.        .                         

1951 wurde das „US-Information Service Theater“ gegründet, „um die Breitenwirkung des amerikanischen Theaters zu erhöhen“. Dessen Aushängeschild war ab 1953 der aus einer polnisch-jüdischen Familie stammende Marcel Prawy, der 1946 als Kulturoffizier der US-Streitkräfte nach Österreich kam und das Musical populär zu machen versuchte. Was auch einigermaßen gelang.                                                                                                

 

Bereits  kurz nach Kriegsende wurde übrigens auf  politisch-gesellschaftlicher Ebene  mit der Gründung des Europäischen Forum Alpbach des Remigranten Otto Molden  (1918-2002)  – dessen Bruder mit der Tochter  des OSS-Leiters und späteren CIA-Chefs  Allen Welsh Dulles verheiratet war – ein Gerüchten zufolge von CIA-Quellen finanziertes  international  besetztes Forum für einen Dialog zu Fragen der Gesellschaft, der Wirtschaft und Politik geschaffen.                                                                                                                      

Dazu wieder ein passendes Zitat von James Petras: „Die Geschichte hat gezeigt, dass die geringsten Kosten bei der Aufrechterhaltung von langfristiger, umfassend angelegter imperialer Herrschaft („Imperial Domination“) durch die Förderung von lokalen Kollaborateuren entstehen, egal ob in der Form von politischen, wirtschaftlichen und/oder militärischen Führern, welche von den Klientel-Regimes aus operieren.“

 

Vor allem Dank der tatkräftigen Unterstützung ehemaliger Emigranten (ohne die die  Umerziehung nicht gelungen wäre) traten der weiteren Amerikanisierung kaum Hindernisse entgegen.  So konnten neben dem Fulbright-Programm auf dem Gebiet des Unterrichtswesens mit dem  nach Kriegsende reaktivierten  „Austro-American of Education“, das bereits vor dem Krieg  österreichische Studenten an US-Hochschulen vermittelte, sowie der Patenschaft US-amerikanischer Schulen über Wiener Schulen, bedeutende Schritte in Richtung eines US-amerikanisch orientierten bzw. beeinflußten  Kultur- und Geistesleben gesetzt werden.                                                          

 

1951 trat neben dem Forum Alpbach auf europapolitischer Ebene  – als Ableger der  Jahre zuvor auf westeuropäischer Ebene von US-Geheimdiensten mit Geldern aus Ford- und Rockefeller-Stiftungen gegründeten Europäischen Föderalistischen Bewegung (EFB) -  die Europäische Föderalistische Bewegung Österreich in Erscheinung, in der sich heute  dessen Präsident, der ehemalige freiheitliche bzw. liberale Politiker Friedhelm Frischenschlager, stark macht.                                                                                                                                 

Doch außenpolitisch tat sich in demselben Jahr einiges anderes:: Seit der Moskauer Konferenz von 1943, wo es um den Einfluß im Nachkriegseuropa ging, war Österreichs künftige Rolle bereits ein Gesprächsthema. Mit Beginn der fünfziger Jahre alsokristallisierten sich dann schon konkreter auf Seiten der Alliierten aus verschiedenen Quellen gespeiste weitergehende Überlegungen zu einem Staatsvertrag (8)  mit Österreich heraus. Über dessen Zustandekommen bildeten sich verschiedene Mythen und Legenden. Dem damaligen, angeblich weinseligen österreichischen Außenminister Leopold Figl wird dabei eine maßgebliche Rolle angedichtet. Tatsächlich wurden die entscheidenden Schritte anderswo gesetzt.

 

Für Frederik W. Marks (9), Biograph von US-Außenminister Dulles, waren die Amerikaner entscheidende Akteure dabei. Dulles soll mit seiner Verzögerungstaktik bei den Verhandlungen und seiner angeblichen Drohung, abzureisen, wenn die Sowjets stur bei ihren Forderungen blieben, den Durchbruch erzielt haben. Moskau wollte eigentlich Deutschland ebenfalls neutral sehen, was den auf Europa-Dominanz ausgerichteten USA sicher nicht munden  konnte.                                                                                                    

 

Gewiß  hat das beharrliche Eintreten österreichischer Politiker für einen Staatsvertrag nicht unwesentlich zu dessen Abschluß beigetragen. Österreichs Neutralität änderte  aber nichts Grundsätzliches  an der Ausrichtung  der, sagen wir US-Kolonialpolitik, die den Anschluß des „befreiten“  Österreichs an den Westen, sprich: US-amerikanisch dominierte westliche Welt, bei gleichzeitiger Verschmelzung mit einer transnationalen Konsum- und Marketingkultur, zum Ziele hatte. Dies ist, nicht überraschenderweise, bestens gelungen.                                 

 

Auf dieser Basis konnte daran gegangen werden, unter dem Schirm einer von den USA ausgehenden und geförderten Globalisierung, den Einfluß auf das österreichische Geschehen auch die Jahre nach dem Kalten Krieg unter anderen Vorzeichen zwar, aber weiter im Sinne allumfassender US-Interessen wahrzunehmen. Und so konnte eben nach dem Ende der Blockspaltung die gewünschte marktwirtschaftliche und konsumgesellschaftliche Uniformität in vielen Bereichen der österreichischen Gesellschaft erreicht werden.  Ökonomisch und gesellschaftlich sollte Österreich ja später, wenn auch etwas behutsamer als die Bundesrepublik Deutschland, über die europäische Integration  mit dem politökonomischen System der USA zusammengeführt werden. Wozu ein europäischer Bundesstaat bestens geeignet scheint.                                                                  

Daß die Supermacht USA dabei die Zügel des  ihren Vorstellungen entsprechenden Ordnungsmodells nicht aus der Hand gleiten ließen, war zu erwarten, dennoch konnte Österreich innerhalb desselben gelegentlich einen eigenen kleinen Gestaltungsspielraum, etwa unter Kreisky, wahrnehmen.

 

Doch immer wieder werden Österreichs Grenzen aufgezeigt

 

 Letztlich aber wurden dem kleinen Land  immer wieder auch die Grenzen seiner „Souveränität“ aufgezeigt. Sei es im Fall Waldheim, wo zu Tage kam, wer in den USA wirklich das Sagen hat, oder während der schwarz-blauen Regierung. Sei es, daß Österreich im Irak-Krieg US-Flugzeugen seinen Hoheitsraum öffnen oder der österreichische Verfassungsschutz, laut „Corriere della sera,“  bei von  der CIA geplanten  Entführungen von Muslimen kooperieren  mußte,  Sei es, daß bei Problemen in Restitutionsfragen im Zweifelsfall US-Bürger obsiegen sollten.                                                   

 

Der Druck aus Washington war und ist evident, der umso stärker ist, sobald Israel mit von der Partie ist. So etwa, wenn es um den Iran geht und Österreich dabei betroffen ist.  In das US- Visier kam deshalb vor Jahren der damalige Chef des österreichischen  Inlandsnachrichtendienstes BVT, Gert Polli, dem, laut News, vom deutschen Nachrichtendienst BND unterstellt wurde, Informationsmaterial an Teheran weitergegeben zu haben.                                                                                                             

Polli dazu: “Ich gehe mit Recht davon aus, dass es sich um eine Retourkutsche für meine Amtsführung in Österreich handelt. Es ist ja allgemein bekannt, dass ich viele amerikanische Operationen aufgrund der österreichischen Rechtslage negativ bescheinigt habe. In einem Rechtsstaat ist so etwas selbstverständlich.”                                             

Hinter den Angriffen auf seine Person steckten, laut Polli, “ohne Zweifel die amerikanischen Sicherheitsbehörden”. Auch die Terrorgefahr würde manchmal nur als Alibi für derartige Operationen dienen. Inzwischen wohl nicht nur manches Mal.

 

Derselbe Ex-Geheimdienstler Polli nun erst kürzlich wieder  in einem österreichischen Medium zum aktuellen NSA-Skandal: „Das Datensammeln der NSA ist nur eine Serviceleistung für die US-Geheimdienste. Und die reduzieren sich schon lange nicht mehr auf die CIA oder andere Sicherheitsbehörden.“ Dazu gehörten auch Sicherheitsfirmen und harmlos erscheinende NGOs.                                                                                                            

Zur Gesamtstrategie gehöre auch ein gewaltiges Spitzelnetz von US-Konzernmitarbeitern., die Wahrnehmungen über mögliche Verstöße an Meldestellen zu berichten hätten. Auf den Plan gerufene NSA-Agenten hätten dann die Aufgabe, Personen in persönliche und berufliche Abhängigkeit zu bringen. Das beginne etwa mit dem Aufbau von persönlichen Freundschaften. Wer nicht kooperiert, werde diskreditiert und fertig gemacht. Das schließe Rufmord und sogar Erpressung ein, wird  Polli zitiert.

 

Laut dem ehemaligen Präsidenten des deutschen Bundesnachrichtendienstes (BND), Ernst Urlau, sei ersichtlich, daß US-Dienste in Österreich “Begehrlichkeiten” hätten, die “sehr nah an die Grenzen der Rechtsstaatlichkeit und manchmal auch darüber hinaus” gingen.     Nichts Neues unter der Sonne also.                                                                                    

Washington glaubt sieben Jahrzehnte nach dem auch von ihm betriebenen Krieg im neutralen Österreich so schalten und walten zu können wie sie es traditionell in der Bundesrepublik Deutschland hinter den Kulissen und davor zu tun beliebt. Die BRD eine quasi US-Firma getarnt als Bundesrepublik, die, nach angeblichen Worten von Präsident Obama vor US-Soldaten in der US-Militärbasis Ramstein, „besetzt sei und so bleiben werde“?                                                                                                                                               

Tu felix Austria? Irrtum, dazu braucht es in einem so kleinen Land keine Militärbasen, Konzernzentralen und ein freundlicher Botschafter genügen,  und notfalls ist Ramstein einen Katzensprung entfernt.

 

 (1) Grubers  proamerikanische Einstellung war ein Hindernis für einen Staatsvertragsabschluß mit der Sowjetunion. Grubers Memoiren “Zwischen Befreiung und Freiheit. Der Sonderfall Österreich” im Ullstein-Verlag und die darin erneut thematisierten Figl-Fischerei (wie die Gespräche von 1947 bezeichnet wurden) brachten ihn zum Sturz.
Gruber trat als Außenminister zurück und wurde am 19. Jänner 1954 zum Botschafter in Amerika ernannt. Die russische Presse nahm den Rücktritt Grubers als Außenminister mit Genugtuung auf. 

(2)„Die Österreichisch-Amerikanische Gesellschaft“, Nr.5/1946                                               

(3) Siehe auch: Stefan Scheil: Transatlantische Wechselwirkungen. Der Elitenwechsel in Deutschland  nach 1945: Dunker & Humboldt 2012                                                                  (4)Cooperative for American Remittances  to Europe“ (CARE), gegründet 27.11.               

(5) Rentrak-Marktstatistik 2011                                                                                                 

(6) In Salzburg, Linz, Wien, Steyr, Wels, Zell/See, Innsbruck, Hallein, Graz und Ried (OÖ) 

(7) Congress for Cultural Freedom (CCF) mit Hauptsitz in Paris (1950-1969). Die vom Kongress für kulturelle Freiheit über Zeitschriften favorisierte Kunstrichtung war abstrakte Kunst, die als informelle Kunst bzw. als Abstrakter Expressionismus bezeichnet wurde. In den 1960er Jahren bestand eine wichtige Kampagne des Kongresses in einer Entideologisierung, die insbesondere auf Journalisten und Medienschaffende abzielte. Ziel im Kalten Krieg war, hochrangige europäische Künstler und Schriftsteller in ihrem Sinne zu beeinflussen, in prowestlichen Haltungen zu bestärken und gegen das kommunistische Lager zu positionieren.                                                                                                                       

(8) Der Österreichische Staatsvertrag, im Langtitel Staatsvertrag betreffend die Wiederherstellung eines unabhängigen und demokratischen Österreich, gegeben zu Wien am 15. Mai 1955, juristisch kurz Staatsvertrag von Wien, wurde am 15. Mai 1955 in Wien im Schloss Belvedere von Vertretern der alliierten Besatzungsmächte USA, Sowjetunion, Frankreich und Großbritannien sowie der österreichischen Bundesregierung unterzeichnet und trat am 27. Juli 1955 offiziell in Kraft.[1]                                                  

Gegenstand des Vertrages war die Wiederherstellung der souveränen und demokratischenRepublikÖsterreich nach der nationalsozialistischen Herrschaft in Österreich (1938–1945), dem Ende des Zweiten Weltkrieges (V-E-Day) und der darauf folgenden Besatzungszeit (1945–1955), in der Österreich zwar formal wiederhergestellt, aber nicht eigenständig souverän war. Der Staatsvertrag gilt auch als Kernindikationsfaktor für die Entwicklung eines eigenständigen Österreichbewusstseins

(9) Frederik Marks:  „Power and Peace – Die Diplomatie von J.F. Dulles“, Westport, 1993

Tartuffe au pays des espions et des écoutes

REVELATIONS SNOWDEN : MAIS QUI EN DOUTAIT ?

Tartuffe au pays des espions et des écoutes

Jean Ansar
Ex: http://metamag.fr
L’ancien agent des services secrets américains, Edward Snowden, a rendu public ce que tout le monde savait sans jamais vouloir le dire. Traitre ou héros, employé aigri ou idéaliste courageux, le résultat est le même. Personne ne peut plus se faire d’illusions sur le monde dans lequel nous vivons.

Nos démocraties sont des tartufferies

On présente au citoyen des régimes virtuels très éloignés des systèmes réels. Dans un monde global et technologique  de communication, il est bien évident que celui qui tient l’information tient le monde. Qui donc peut s’étonner que la première puissance mondiale, chancelante mais qui tente de le rester, mette tous ses moyens pour savoir ce que ses  concurrents objectifs et ennemis potentiels préparent et pensent. Dis-moi avec qui tu parles je te dirai qui tu es.


Il y a dans l’indignation actuelle sur l’espionnage américain  de l’hypocrisie  parfois teintée d’une naïveté confondante. Bien sûr que tout le monde tente d’espionner tout le monde depuis Dalila cherchant le secret de la force de Samson. Sinon  pourquoi y aurait-il des services d’espionnage et de contre-espionnage ? Alors dire on n’écoute pas ses amis est assez ridicule car il n’y a pas d’amis dans la compétition mondiale.

Tout le monde écoute tout le monde et il n'y a pas de raison que cela change. C'est en substance ce que Barack Obama a répondu  à tous ceux qui s'offusquaient des révélations du désormais intouchable Edward Snowden, via le Spiegel puis le Guardian, sur les grandes oreilles installées par la NSA dans des bâtiments officiels européens.  38 ambassades et missions diplomatiques sont décrites comme des « cibles » par le document divulgué.
 
"Les cyniques, les cinéphiles et les amateurs de séries américaines mais pas seulement se retrouveront pour dire qu'il n'y a là rien de bien surprenant. Après tout, l'espionnage est une pratique reconnue dans les relations internationales et, comme l'a rappelé John Kerry, le secrétaire d'Etat américain, tous les gouvernements ou presque ont recours à « de nombreuses activités » pour sauvegarder leurs intérêts et leur sécurité ». Le journal La Tribune dit ce que tout le monde sait et feint ignorer. D’ailleurs tout n’est pas secret loin s’en faut.


Prism : surveiller les e-mails et les réseaux sociaux

PRISM est le nom du programme de la NSA qui consiste à accéder directement aux serveurs de Facebook, Google, Microsoft, Apple et d'autres entreprises d'internet, pour y chercher des informations sur des citoyens en principe non américains. La NSA et le gouvernement américain en ont confirmé l'existence, et la justifient par des objectifs de sécurité nationale. Par le biais de PRISM, les services de renseignements peuvent surveiller les e-mails, les chats vidéo et audio, les vidéos, les photos, les conversations sur Skype, les transferts de fichiers, ou encore les réseaux sociaux. Le Washington Post a détaillé ce week-end la manière dont la NSA, le FBI et la CIA s'organisent pour collecter et analyser les informations qui leur parviennent des serveurs des géants du web avec lesquels ils sont interfacés. Tout le processus est décrit, depuis la requête sur un élément spécifique (un nom, un numéro de téléphone, un mot-clé...) jusqu'au rapport d'analyse, en passant par l'extraction automatisée des données, et la validation par le FBI que les informations ne concernent pas un citoyen américain.

Le contenu des communications n'est pas la première information visée. Il s'agit plutôt de savoir qui communique avec qui, où et quand. Lorsque la NSA cible une personne, ses réseaux à deux degrés de séparation près (les personnes qui communiquent avec celles qui communiquent avec la cible) sont ainsi cartographiés. Le Guardian explique en détail quel genre d'informations est contenu dans les métadonnées, à quoi elles ressemblent et comment elles peuvent être utilisées. Il s’agit ainsi de dresser une carte mondiale de l’information répertoriée grâce à l’espionnage global.

Les Britanniques font très fort eux aussi, en se branchant directement sur plus de 200 câbles de fibre optique servant aux liaisons télécoms transatlantiques, pour écouter tout ce qui y transite, avec la possibilité de stocker ces quantités gigantesques de données pendant 30 jours. Le nom de code de ce programme est Tempora, et l'opération a également été révélée par Snowden, qui affirme que le Royaume-Uni est encore "pire que les Américains", d'autant qu'il collabore avec l'administration Obama, en partageant ses informations avec la NSA. 

En France aussi, des technologies d'écoutes électroniques sont mises en place, par le biais de Thalès, pour pouvoir surveiller les Sms, les conversations téléphoniques, internet... En fait tous les états qui en ont les moyens le font…au nom de la démocratie qui protège nos libertés…. Il n’y a que les benêts qui peuvent continuer de le croire, c’est leur problème.

Maintenant ceux qui mettent tout ou presque de leur vie et de leurs pensées sur les réseaux sociaux ou les sites de rencontre qui se multiplient pour la plus grande joie des  technologies de l’ ombre  sont des inconscients ou des victimes consentantes alliés objectifs d’ un monde qui les indigne mais qu’ils alimentent volontairement par  une vanité de l’égo qui plus que jamais mène le monde.

Les grandes oreilles qui fâchent l’Europe

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Les grandes oreilles qui fâchent l’Europe

Ex: http://fortune.fdesouche.com

 

 

 

«L’Oncle Sam se comporte très, très mal» : voilà le titre de l’éditorial du Monde qui, face aux révélations – non démenties par Washington – du Spiegel selon lequel l’Agence de sécurité nationale américaine (NSA) visait aussi l’Union européenne via son programme Prism, est très choqué par le fait que les Européens soient désignés dans ces documents comme «des cibles à attaquer». D’ailleurs, le Guardian a raconté que la France, l’Italie et la Grèce figuraient parmi les cibles privilégiées de la NSA.

Cette «expansion» de la politique sécuritaire américaine «paraît aujourd’hui totalement incontrôlée», déplore le quotidien français. Mais «considéré par certains comme un traître, M. Snowden a en fait rendu un grand service à son pays en révélant l’ampleur des excès de cette politique. Intégré à nos vies, l’univers numérique les expose en permanence à l’ingérence des gouvernants et des géants de l’Internet. Visiblement, les agences américaines en profitent au maximum.»

De l’hypocrisie

Mais pour le Standard de Vienne, qu’a lu et traduit le site Eurotopics, l’attitude de l’UE paraît bien malvenue dans cette affaire, car «de toute évidence, les services européens ont bénéficié sans sourciller des conclusions des Américains. Et ce sans le moindre scrupule quant aux méthodes de collecte de ces informations.»

Conclusion, logique, du quotidien autrichien : «A partir de là, les élans d’indignation des politiques européens, qui bien sûr ignoraient tout de ces machinations, s’apparentent à une incroyable symphonie d’hypocrisie. Le point décisif […], ce n’est pas que la NSA ait étendu sa surveillance aux Européens. C’est surtout que, frappés d’une bizarre présomption de culpabilité, de grands pans du trafic Internet aient été surveillés et épluchés, en toute légalité, mais de façon éminemment illégitime.»


Danger pour le TTIP

La Stampa de Turin, citée et traduite par Courrier international, pointe aussi les réactions hypocrites : «Il y a quelque chose de comique à voir que des régimes reconnus pour leur capacité à contrôler leurs propres citoyens et à réprimer leurs dissidents, font de Snowden un héros et d’Obama le méchant Big Brother. Ainsi, les télévisions moscovites peignent l’ex-collaborateur de la NSA comme un Robin des bois opprimé dans le pays qui a inventé le Web.»

Le site Presseurop a lui aussi épluché les journaux européens pour en tirer la substantifique moelle, à quelques jours de l’ouverture des négociations du Traité transatlantique de libre-échange (TTIP). Est-ce pour cela que Die Welt, par exemple, «tente de dédramatiser la situation» ? Dans son commentaire, le journal allemand écrit ainsi qu’«il n’est pas sympa d’espionner ses amis, […] mais que cela arrive tant dans la vie privée que dans la politique.»

Vie privée et vie politique

Il y a une différence, cependant : «Dans la vie privée, cela peut se solder par un divorce, dans la politique en revanche, une séparation durable n’est admise que de façon passagère. Tôt ou tard, on aura à nouveau besoin de l’autre.» Le gouvernement allemand continuera donc «à accepter des indices» servant la lutte contre le terrorisme et à «s’en montrer reconnaissant, car ses propres services secrets sont soumis à des coupes budgétaires».

Il faut dire qu’en Allemagne, le choc est rude, constate la Gazeta Wyborcza polonaise : le respect de la vie privée y est comme souvent considéré comme un des droits humains, «qui ne doit être restreint qu’en dernier recours. La dévotion à ce principe est particulièrement forte là […] où le traumatisme historique né du totalitarisme nazi puis de l’expérience communiste de la RDA est encore présent.»

Un «Watergate du XXIe siècle»

Donc rien ne semblerait «pouvoir échapper aux grandes oreilles transatlantiques», écrit L’Humanité, qui qualifie le scandale révélé par Edward Snowden de «Watergate» du XXIe siècle. «Nous sommes tous les cibles, en effet, car la collecte d’informations […] a frappé des millions de citoyens européens.» Ces révélations, «si elles ne sont pas totalement surprenantes pour qui connaît l’histoire de la première puissance mondiale, n’en sont pas moins révoltantes et méritent une réponse ferme des Européens», poursuit le quotidien communiste français, qui en appelle à la «résistance à Big Brother» et au «courage politique».

«Silence, l’ami t’écoute», écrit pour sa part le Corriere della sera, jouant sur les mots d’une célèbre affiche de la propagande de Mussolini. Pour le quotidien milanais, «nous sommes amis, certes, mais au moment de rendre les comptes, c’est chacun pour soi. […] Aujourd’hui, l’Europe proteste, avec raison. Elle demande des explications aux Etats-Unis […]. Et certains invoquent des rétorsions commerciales. Mais personne ne peut nier que les gouvernements de l’UE, quand ils le veulent, collaborent avec les Américains.»

Du venin dans le négoce

N’empêche : pour El Periódico de Catalunya de Barcelone, «les relations entre les Etats-Unis et l’UE sont désormais gravement compromises». Car les Européens sont «furieux», écrit de son côté le Financial Times, selon lequel ces révélations «menacent de compliquer un défi déjà difficile à relever», celui du fameux TTIP : «Ce traité doit non seulement donner un coup de fouet aux économies stagnantes mais aussi solidifier les relations entre les Etats-Unis et l’Union européenne pour les générations futures.» De quoi envenimer encore davantage «la discussion sur la protection des données personnelles qui a déjà causé des difficultés profondes ces dernières années».

Le Temps

Qui dit qu’il y a pas d’Europe ? Et celle de l’infamie ?

Qui dit qu’il y a pas d’Europe ? Et celle de l’infamie ?

Ex: http://www.dedefensa.org

«On peut sauter sur sa chaise comme un cabri en criant “L’Europe ! L’Europe ! L’Europe !”...», disait fameusement le général en 1965. Il doit bien rire. Ils ne sautent plus sur leurs chaises et ne crient plus «L’Europe ! L’Europe ! L’Europe !» ; non, ils font leur coup en douce, comme des petits commissionnaires des dernières instruction impératives, montrant le complet alignement de l’Europe sur les consignes-Système des USA, après qu’on ait montré, deux jours auparavant, qu’on les espionnait comme dans des latrines à tous vents. Qu’un ministre bolivien, Ruben Saavedra de la défense, qui était dans l’avion avec Morales (nous y venons) puisse déclarer comme s’il parlait des gouvernements européens comme de services annexes du département d’État, pour lesquels il suffit d’appuyer sur un bouton pour qu’ils agissent comme on a décidé pour eux  : «This is a hostile act by the United States State Department which has used various European governments.», – qu’il puisse dire cela et que cela ne soulève en nous aucun réflexe de scepticisme, ou d’interrogation, ou d’indignation enfin, voilà qui nous en dit des tonnes et des tomes, – parce que cela est vrai...

Il s’agit de l’affaire de l'équipée de l’avion du président bolivien Morales dont il semble qu’il s’est vu interdire, au moins pendant quelques heures, l’espace aérien de trois ou cinq pays européens c’est selon, – dont la France fameuse pour son indépendance et sa souveraineté, – parce que des rumeurs sans doute recueillies par l’efficace et attentive NSA, – on travaille au niveau des caniveaux, – avaient suggéré que Snowden se trouvait à son bord. Il y a beaucoup de comptes-rendus de cette affaire extraordinaire, avec des interprétations différentes, qui conduisent tout de même à constater qu’on a transféré élégamment les bornes de la légalité internationale au-delà de toutes les normes concevables, et de toutes les violations déjà accomplies par un groupe d’États souverains et d’honorable et vertueuse réputation... (Voir Russia Today le et le Guardian le 3 juillet 2013.) Ci-dessous, on donne un extrait du compte-rendu de EUObserver du 3 juillet 2013. Il y a aussi quelques précisions sur les réactions d’autres États d’Amérique du Sud (avec d’autres précisions plus récentes sur ce point dans le Guardian du 3 juillet 2013).

«Bolivian President Evo Morales' plane was forced to land in Vienna early on Wednesday (3 July) amid suspicions it was harbouring fugitive whistleblower Edward Snowden. Morales was en route from an energy meeting in Moscow held on Tuesday, where he had told Russian TV that Bolivia would consider granting Snowden asylum. He said he was keen “to shield the denounced.”

»According to media reports, France, Spain, Italy and Portugal later denied his plane the right to fly over their airspace. Morales, his defence minister Ruben Saavedrd, and their crew are currently waiting in the Austrian airport’s VIP lounge. Austria’s foreign ministry has since confirmed that Snowden was not on the flight. All countries except Spain – then lifted the flight ban.

»Saavedrd said he considered the whole fiasco as a hostile act perpetrated by the United States which uses EU governments as proxies. Meanwhile, Bolivian foreign minister, David Choquehuanca, said France and Portugal initially refused flight entry citing “technical issues.” “They say it was due to technical issues, but after getting explanations from some authorities we found that there appeared to be some unfounded suspicions that Mr Snowden was on the plane,” he noted. Bolivia's vice president, Alvaro Garcia, went further. He said Morales had been “kidnapped by imperialism” in Europe.

»In a a sign that the incident could turn into an international diplomatic dispute, Cristina Kirchner, the president of Argentina, said Peruvian president Ollanta Humala is to organise a meeting of the Union of South American Nations to discuss the issue. “Tomorrow is going to be a long and difficult day. Be calm.” she tweeted. Rafael Correa, the president of Ecuador, said Latin American leaders need to take action. “Decisive hours for Unasur! Either we graduated from the colonies, or we claim our independence, sovereignty and dignity. We are all Bolivia!” he tweeted.»

Officiellement, rien n’a été dit de précis de la part des pays démocratiques et spécialistes de la liberté de parole, de la légalité internationale et ainsi de suite, qui ont commis cette forfaiture qui devrait rester comme un beau cas d’école dans l’histoire du droit international. Cette attitude officielle introduit d’ailleurs une certaine dose de confusion sur les conditions réelles de l’incident, dans la mesure où l’on voudrait espérer reconstituer ces conditions réelles, les différents pays concernés préférant donner des indications très floues où l’on joue sur les mots, sur le temps des verbes, sur les précisions imprécises des circonstances. Le Guardian, qui avait mis en place une série “nouvelles-après-nouvelles“ dite Live Update sur l’affaire, ce 3 juillet 2013, rapportait successivement 

• «Individual European Union member states have the right to refuse access to their airspace but it was unclear why France and Portugal cancelled air permits for a plane carrying the Bolivian president Evo Morales, an EU Commission spokeswoman said. She told Reuters: “At the moment it is not entirely clear what happened this morning, why the French and Portuguese decided to divert the flight.”»

• «This is very strange. AP is reporting that both French and Spanish officials have denied refusing to let Morales's plane cross their respective airspace. “French officials denied on Wednesday that France refused to let the Bolivian president's plane cross over its airspace amid suspicions that NSA leaker Edward Snowden was aboard. Spain, too, said the plane was free to cross its territory … [...] Two officials with the French foreign ministry said on Wednesday that Morales's plane had authorisation to fly over France. They would not comment on why Bolivian officials said otherwise. They spoke on condition of anonymity because they were not authorised to be publicly named according to ministry policy. An official with Spain's foreign ministry said on Wednesday that the country on Tuesday authorised Morales's plane to fly within its airspace and to make a refuelling stop. The official said Bolivia asked again this morning for permission and got it. She spoke on condition of anonymity because of department rules...»

Ce silence officiel sous forme de brouillage des informations en multiples versions plus ou moins officieuses ne doit pas nous empêcher de poursuivre un commentaire dont il nous étonnerait qu’il ne soit pas au moins justifié par l’esprit de la chose (au moins évidente dans le refus unanime de droit d’asile pour Snowden dans les pays de l’UE), dans quelque condition qu’elle ait été développée. (A moins que la NSA nous révèle qu’elle détient quelques milliers de coups de téléphone montrant que Morales est un maître monteur de circonstances provocatrices, sans doute en se trompant sur le nom et la fonction du bonhomme.) Donc, ce “silence officiel” sur l’affaire du vol de Morales s’accompagne du travail entrepris au sein des institutions européennes pour obtenir de la part des USA des explications sur leur espionnage massif, ce qui trace un parallèle ubuesque donnant à toute l’affaire un autre caractère absolument inédit. La présence de la France parmi la “bande des trois ou cinq” ayant réalisé le kidnapping du chef d’État bolivien en rajoute une couche appétissante, sur le plan très sacré des principes de souveraineté et d’indépendance qui font partie de l’arsenal dialectique de la Grande Nation devenue entièrement la nation-poire. Mais quoi, nous sommes bien à l’époque de l’infamie à la petite semaine, commise en catimini par des êtres très bas et complètement dépassés par des responsabilités qui leur font horreur, donc incapables de mesurer l’infamie de leurs actes, et les conséquences de cette infamie. Une telle forfaiture au niveau international pourrait ne pas être sans conséquences diplomatiques, notamment sur l’appréciation qu’auront les autres, notamment les pays d’Amérique du Sud, des pays européens qui constituent avec les USA le centre moteur du bloc BAO prétendant conduire et inspirer les destinées du monde

Toute cette éructation étant répandue, il reste tout de même quelques aspects mystérieux. Nous voulons dire par là que l’extrémité de l’infamie elle-même pose un problème et fait s’interroger sur l’état psychologique, à la fois de ceux qui ont suggéré l’une ou l’autre consigne, à la fois de ceux qui se sont obligeamment exécutés. Il y a l’aspect d’une complète absence de mesure, voire de simple prudence, qui fait songer à un état psychologique de panique comme le dit Norman Solomon à Russia Today le 2 juillet 2013There is an element of panic in US policy towards Edward Snowden and this entire issue»). Notre hypothèse est que cette panique n’est pas seulement US mais commune au bloc BAO, devant ce qui est perçu comme une menace fondamentale contre l’un des fondements du Système (l’ensemble NSA/GCHQ britannique et son complexe global) pour la surveillance assurant une sécurité du Système que ces mêmes psychologies paniquées ne cessent de percevoir de plus en plus menacée. A cet égard, ces psychologies ne font que refléter la panique du Système lui-même devant ce qu’il perçoit comme une menace diffuse, et, selon cette psychologie obsessive selon quoi plus grande est la puissance, plus vulnérable est la sécurité à la moindre des menaces. (Par ailleurs, l’aspect pyramidal et interconnecté de cette puissance implique effectivement qu’un élément mineur, voire microscopique, qui possède le bout d’un des fils composant l’ensemble, peut détricoter l’ensemble...). Il y a certainement là un effet déjà constaté dans d’autres occurrences de la terrorisation des psychologies des directions-Système, une sorte d’“empire de la terreur“ tenant aussi bien le Système lui-même que ses composants (les pays du bloc BAO) dans la crainte-panique d’une action, si minime soit-elle, qui déséquilibrerait l’ensemble et précipiterait l’effondrement.

Les pays de l’UE, qui font partie de l’UE, sont donc confrontés à une véritable schizophrénie de leurs psychologies. D’un côté, ils sont victimes de l’agression de ce puissant élément constitutif du Système qu’est le complexe de surveillance avec la NSA au centre, et leur réaction reste malgré tout furieuse et d’une intense frustration, d’être l’objets de surveillance et espionnage illégaux, intrusifs, sans aucun respect de la souveraineté et dans des conditions frisant la trahison des liens d’alliance, – et essentiellement sinon exclusivement parce que tout cela est étalé publiquement. D’un autre côté, ils sont les complices, voire les serviteurs inconditionnels du Système et ses obligés bien sûr, et ils jugent leurs destins liés au sien. Par conséquent, il doit leur apparaître également impératif de tout faire pour assurer sa protection au niveau d’un de ses composants essentiels, y compris les actes les plus illégaux. Dans ce cas, la frustration d’être la victime des actes de surveillance du monstre est complétée d’une façon horriblement antagoniste par la panique communicative de la psychologie du monstre devant de prétendues “menaces” contre l’intégrité de sa puissance, – et cette panique finissant par transformer ses “prétendues menaces“ en menaces effectives, selon l’habituel évolution dynamique de la surpuissance en autodestruction.

 

Mis en ligne le 3 juillet 2013 à 20H27